E’ finito in tribunale il caso di una coppia di ex conviventi di Trento, in contrasto su chi debba accompagnare al catechismo la loro figlia. Fa il resoconto della diatriba, tra gli altri, il Trentino. La coppia, dopo aver troncato la relazione, si è accordata per l’affidamento congiunto. La bambina, di nove anni, è stata iscritta dalla madre, cattolica praticante, al catechismo in vista della comunione. Il padre, che non ha interferito sull’educazione religiosa imposta dalla madre, da non credente si rifiuta però di accompagnare la figlia al catechismo. Il giorno stabilito per la catechesi però coincide proprio con quello in cui il padre ha in affido la bambina.
La madre per questo si è rivolta al giudice, che potrà decidere di cambiare il giorno di affidamento o costringere il padre a condurre la piccola in chiesa. I giudici sono portati a favorire in casi analoghi la tradizione religiosa.
Valentino Salvatore
cambiare semplicemente il giorno in cui la bambina sta col padre è troppo insensato?
mi sfugge il bisogno di costringere il padre a portarla a catechismo.
cosa che, tra l’altro, comporta una perdita del tempo che lui può passare con la figlia.
Io non ho capito la psicosi sviluppata dall’ateismo del padre. se è vero che non si è opposto all’educazione religiosa per quale motivo ora si oppone?
non mi risulta nessuna psicosi (a meno che secondo qualcuno quella sia psicosi, chiaramente. un po’ come la tua necrofilia secondo fromm e affini) del padre.
mi risulta un semplice litigio tra genitori divorziati su come educare i figli. o, più probabilmente ancora, ripicche tra genitori divorziati con i figli come pedine.
ops, mi sono accorto in ritardo che anche @gianluca e @lyra aveva già sollevato il problema. Non ho molto da aggiungere
ops poffarbacco e acciderbolina…
Perche’ non ti domandi delle psicosi sviluppate dalla superstizione della madre teologo?
ma magari, chiedere alla figlia SE vuole DAVVERO praticare catechismo e, a seconda della risposta, ADEGUARSI (il che vale tanto per la mamma quanto per il papà) è parso troppo complicato ai genitori?
in una situazione del genere, dubito che la bambina darebbe la risposta reale.
chiederglielo servirebbe solo a metterla in difficoltà, dato che sarebbe come chiederle quale dei due genitori preferisce.
credo che dipenda da CHI le fa la domanda e COME. se lo chiede una psicologa nel modo giusto, magari dopo qualche seduta ed essere entrata in confidenza, senza evidenziare la domanda come una scelta tra i genitori ma come un reale interesse per i veri desideri della bambina….
ma anche solo se i genitori, invece di farsi la guerra e voler ciascuno imporre il proprio volere, avessero chiesto SUBITO la cosa alla bambina SENZA presentarle la cosa come una scelta tra loro ma proprio come una SUA scelta su quello che vuole fare, tutta la faccenda non sarebbe mai nata….
Non mi risulta inoltre che sia previsto il parere degli interessati: i bambini vanno al catechiesmo, punto.
Dateceli tra i 5 e i 12 anni e saranno nostri per sempre, diveva un monsignore del diciannovesimo secolo…
è chiaro che quel che dici, night, presuppone che i due genitori siano sufficientemente intelligenti da mettere i desideri della bambina sia al di sopra dei propri, che al di sopra del farsi la guerra 😉
ho i miei seri dubbi che sia questo il caso ideale.
@kaworu
non per nulla il mio primo intervento era appunto una critica a come i due genitori hanno affrontato l’intera faccenda
Non si capisce se il padre è contrario a portarla perché essendo contrario al catechismo nel giorno in cui tocca a lui occuparsi della figlia fa quello che ritiene meglio, o perché gli girano le scatole che con un giorno solo a settimana per stare con la figlia debba pure rinunciare a qualche ora per farle fare il catechismo. Nel primo caso, mi sembra stupido: se hai accettato che facesse il catechismo, portagliela. Nell’altro caso basta davvero solo cambiare giorno.
@ Gianluca
Perfettamente d’accordo! Se il padre è contrario perchè vuole stare il più possibile con la figlia basta solo cambiare il giorno (non me ne intendo, ma non penso sia una cosa legalmente difficile od impossibile….). Se invece è contrario per il semplice motivo di essere non credente non mi sembra una persona coerente, dato che precedentemente aveva deciso di non interferiere sull’educazione religiosa ed ha accettato che la figlia frequentasse il catechismo! Tra l’altro occorerebbe sempre un po’ di elasticità mentale…mi spiego: anche mio padre non è credente, mentre mia madre è cattolica(per fortuna però sono felicemente sposati!), ma quando si trattava di portarmi a catechismo non è mai sorto nessun problema sul chi mi dovesse accompagnare: dipendeva da chi era libero quel giorno a quella determinata ora(e molto spesso era mio padre).
@ Lyra
Ti dirò di più:
è esattamente la situazione in cui mi troverò io quando mio figlio sarà in età di catechismo. Sono ateo sposato con rito misto con una cattolica (non estremista, ma talebana abbastanza da voler a tutti i costi battezzare i figli), ma quando si tratterà di portare i figli al catechismo li porterò io e seguirò pure attentamente l’ “indottrinamento” provvedendo subito dopo a smontare le cose che non mi aggradano. Un episodio: nell’andare a parlare con il prete per il matrimonio, io e mia moglie siamo passati davanti a una seduta di catechismo. C’era il diacono che diceva ai bambini “Voi siete pecorelle che dovete fare quello che dice Gesù…”. Mia moglie è uscita da lì schifata. Almeno in questo siamo d’accordo: NO a tentativi di instillare nei figli il concetto che tutto quello che dicono i preti sia giusto e che siano pecorelle. Dignità, innanzi tutto.
@Gianluca
E’ vero non bisogna instillare nei figli il concetto che tutto quello che dicono i preti sia giusto e che siano pecorelle: è dannoso, non fa sviluppare una coscienza critica, che pensa autonomanente e non deve appoggiarsi sull’autorità altrui. Secondo me, ancor di più in una “coppia mista”, è importante che si parli di religione ai figli, in modo da lascir loro libera autonomia nel decidere se credere o meno, ma mai in modo acritico a mo’ di gregge.
Penso che vostro figlio sarà fortunato, perchè con una madre cattolica ma non fondamentalista ed un padre ateo, vedrà e capirà, crescendo, che nel vissuto quotidiano è possibile tra credenti e non credenti un’ armonica convivenza, senza che nessuno si consideri migliore o superiore, e che ci sono molti punti di convergenza nella ricerca del bene comune. 🙂
“ma talebana abbastanza da voler a tutti i costi battezzare i figli” gianluca vedo che hai molta considerazione per tua moglie: francamente non capisco come uno possa così incoerente da spostare una persona che non rispetta abbastanza, da momento che arriva comunque a definirla “talebana”.
c’è pure una terza possibilità (che spero sia quella vera): che il padre sappia che la bambina non ha alcun interesse verso il catechismo e preferirebbe stare a casa, e allora non la vuole obbligare a fare una cosa che, perdipiù, nemmeno condivide….
ma se questa possibilità non è vera, allora concordo con quanto detto da gianluca e lyra
Da quanto scritto sul giornale, la bambina sta con il padre da venerdi a domenica, ed è proprio di venerdi che c’è catechismo.
Se come immagino la bambina è stata battezzata, il catechismo non era un’ipotesi piombata tra capo e collo al padre.
Mi sembra poco flessibile questo padre, sta dando un sacco di importanza a qualcosa che non ne ha, il catechismo qui l’abbiamo fatto tutti, e guarda che risultati!! : – )
Cosa cambia, che la figlia faccia catechismo di venerdi e pallacanestro, faccio per dire, di martedi o viceversa? Il problema per quest’uomo è la vicinanza fisica di una parrocchia? E se la figlia un giorno volesse andare a giocare in oratorio con la sua amica del cuore?
Sta dando dei divieti al contrario, e questo è decisamente contrario all’idea di educare al pensiero critico. Se la figlia ci vuole andare, che ce la porti e basta. Oltretutto si deve abituare, fra qualche anno la figlia potrebbe decidere di uscire con qualcuno che non gli piace per niente (un ciellino per esempio), e allora si’ che non potrà farci niente. Meglio che si abitui invece ad affrontare situazioni di conflitto con la figlia.
Ottimo intervento. Saggezza e semplice analisi del fatto. Che ne esce male se vogliamo, è il padre che sta dando importanza ad una situazione che non poteva che essere qual’è.
Può anche darsi che per il buon vivere non metta becco sull’educazione religiosa importita (ma forse imposta) alla figlia, ma che non voglio poi oltre al danno pure la beffa di essere lui quello a portare la figlia alla madrassa cattolica!
Insomma la madre vuole che la figlia faccia il catechismo perché cose le aggradare: bene! ma se ha voluto la bicicletta, che sia lei a pedalare.
E vabbé, ma non è importante stabilire se la madre è str.nza, la cosa importante qui è la bambina che non deve essere usata come una bicicletta!
Catechismo porta via penso un’ora massimo due al padre, impuntarsi alla fine danneggia solo la bambina che si trova a subire i dispetti dei genitori, mi sembra piu’ sensato lasciare perdere la madre, far finta che sia lezione di nuoto, e intanto farsi un giro, per esempio andare in una libreria o biblioteca, scegliere un bel libro da leggersi insieme, un libro per pensare magari, no? O progettare una gita, insomma, qualcosa di speciale per far crescere serenamente la piccola.
Lampante la mancanza di sensibilità della madre, cioè, proprio il giorno stabilito x vedere mia figlia io devo rinunciare a vederla?
E’ questo poi l’ennesimo caso in cui, i diritti sacrosanti di un padre sono calpestati.
sembra quasi che per i giudici dei minori il padre sia solo un portatore di spermatozoi o debba solo pagare gli alimenti.
Ma un padre, x la giustizia italiana, non può essere capace come la madre di educare i figli?
A quanto pare la paternità, non ha la stessa dignità della maternità, e così ci sono migliaia di padri in Italia che soffrono, nel silenzio delle istituzioni, perchè vedono col contagocce i loro figli.
che tristezza, questi casi… povera bambina.
Mi sembra sensato cambiare giorno, anche perché obbligare qualcuno a portare una figlia dove decide il giudice (salvo necessità legate a problemi di salute o simili) non mi pare legalmente sostenibile. Mi sembra triste che si debba arrivare davanti a un giudice per cose del genere, forse si è un po’ perso di vista il bene della bambina.
Chiedo una cosa che non so: credevo che l’affidamento congiunto comportasse una maggiore flessibilità rispetto all’affidamento a un solo genitore, invece i padri anche in questo caso possono vedere i figli solo in un giorno alla settimana prestabilito? Non è cambiato niente da questo punto di vista?
teoricamente dovrebbe cambiare (da wiki, io non studio legge)
L’affido congiunto si verifica quando il figlio, in caso di separazione o divorzio dei coniugi, viene affidato ad entrambi i genitori ai quali è richiesto di cooperare nella gestione dei minori.
Al contrario dell’affido condiviso, che non presuppone cooperazione fra i genitori, l’affido congiunto è strutturato in modo da condividere sia le responsabilità specifiche che la genitorialità.
Pensavo che ci fosse più equilibrio nella frequentazione dei due genitori, invece a quanto pare non è così, almeno non nella maggior parte dei casi.
mi sembra assurdo il solo pensare di mettere a confronto stare con il padre con portare la figlia al catechismo
in questo caso prevale evidentemente la relazione tra padre e figlia
se la madre ci tiene all’indottrinamento della figlia, faccia in modo che cio’ sia possibile, chiedendo di cambiare parrocchia o chiedendo gentilmente di cambiare giorno al padre che vuole invece stare con la figlia
NB: magari il padre sapendo che quel giorno era quello nel quale aveva diritto di stare con la figlia, ha organizzato la sua vita e i suoi impegni in tal senso. Che ora subisca anche danni perche’ la figlia “deve” (deve??) andate a catechismo e’ assurdo.
ricordo il discorso che fece il vescovo quando a circa 10 anni feci la cresima
piu’ o meno: “non state a sentire i vostri genitori, se pensate di avere la vocazione venite con me anche contro la loro volontà” (letteralmente uno sfasciafamiglie)
Matteo 10,34: “Non pensate che sia venuto a portar pace sopra la terra: non sono venuto a portare pace ma la spada. Sono venuto, infatti, a separare l’uomo da suo padre, la figlia dalla madre e la nuora dalla suocera; i nemici dell’uomo saranno i suoi stessi familiari.”
Tutti sono avvertiti…
”… I giudici sono portati a favorire in casi analoghi la tradizione religiosa…”
E ricusare i giudici?
@ Diocleziano
Non sarebbe male, ricusare i giudici.
Io ho avuto l’accortezza, la lungimiranza e anche la fortuna di non affrontare mai un processo di qualsiasi tipo, ma sinceramente non mi sento tanto rappresentato da un sistema giudiziario che espone “La legge è uguale per tutti” sormontata da un crocifisso di 70 cm.
In che Stato viviamo…
@Diocleziano: non servirebbe a nulla. I giudici hanno il preciso obbligo di legge – in caso di vuoto legislativo – di considerare gli usi e i costumi locali. Non lo fanno certo perché “gli gira così”.
Più che altro mi sembra il classico caso di scambio di dispetti e ripicche tramite un figlio innocente in cui cadono spesso le coppie divorziate…
Dall’articolo non si può dedurre che esista (anche se potrebbe), “uno scambio di dispetti tra coniugi”, a me sembra (da quanto letto), che ci sia qualcuno che “mena le mani”, la madre, e qualcun altro che “le prende di santa s-ragione”, il padre.
A parti inverse: la madre obbligata a portare il figlio al calcetto, l’unico giorno in cui ha in affido il bambino.
La notizia è stata riportata anche dal quotidiano “L’Adige”, che ovviamente punta a dare un immagine negativa del padre, mentre la madre sarebbe una santa donna…
🙁
è credibile un vescovo che dice:
“non state a sentire i vostri genitori, se pensate di avere la vocazione venite con me anche contro la loro volontà”
mentre non ho mai sentito un vescovo dire:
“non state a sentire i vostri genitori, se pensate di non avere la vocazione andate via di qui anche contro la loro volontà”
la libertà individuale dei minori dovrebbe valere anche all’inverso, no?
Che perle di genitori.
Se questa bambina la desserono in adozione alla famiglia Manson se la passerebbe meglio.
il padre doveva cercare di creare una mentalità critica alla bambina, esponendo sempre il suo modo di vedere. a quel punto la bambina avrebbe quasi certamente preferito non partecipare al catechismo. ora non credo che il giudice possa obbligare il genitore ad accompagnare la figlia al catechismo, visto che ha la stessa facoltà educativa della madre. cioè in altre parole si potrebbe oppore alla stesa educazione cattolica. secondo me tutto dipenderà dalla cultura del giudice chiamato a decidere.
Perché “non interferire sull’educazione religiosa imposta dalla madre”?
Fosse per me non manderei la bambina all’ora di religione. Forse, e dico forse, è meglio fare avere dei colloqui alla bambina con una psicologa e quest’ultima poi parla coi genitori.
In generale, sull’affidamento, siamo fermi al medioevo.
I giudici sono mostri burocrati e basta… dei “Vogon”
gli avvocati non ne parliamo…
i bambini: della merce di scambio
i sentimenti delle persone e i loro rapporti più umani: cose da calpestare allegramente
C’è molta più umanità durante la vendita di cuccioli di cani e gatti…
concordo in pieno
Col mio compagno credente siamo scesi a compromessi e ci siamo accordati prima del concepimento. Io ho accettato il battesimo, lui ha accettato l’esenzione dall’ora di religione cattolica a scuola. Gli altri orpelli sacramentali sarà nostra figlia a decidere se farseli impartire, ne qual caso non mi opporrò. Ma a farsi raccontare le favolette di vergini che partoriscono e Tony Binarelli vari ce la porta lui, se ci tiene tanto.
Patti chiari, amicizia lunga.
Perfettamente daccordo, ma se non ho capito male anche in questo caso i patti erano chiari sull’educazione religiosa della bambina, come hanno detto molti bisogna capire se si tratta di ripicche tra i genitori o di motivi concreti.
Ad ogni modo io ho chiarito alla mia compagna che quando avremo un figlio, se avrà intenzione di battezzarlo l’unica alternativa che ha e scappare col figlio e farlo battezzare di nascosto a me….. patti chiari amicizia lunga eheh
Noto che avete una grande intesa sui valori fondamentali e sulla educazione da impartire ai figli. Si al battesimo e no all’ora di religione. Viva la coerenza !
te giuseppe non hai ben chiaro come gli italiani vivono il cattolicesimo, vero? 😉
Lassafà Kaw, a questo discendente di Torquemada gli rode solo il kiul perché la mia relazione prova che atei e credenti possono coesistere facendo l’amore e non la guerra eterna come lui e la sua cricca di talebancattolici vorrebbero.
Poi può dire quel che vuole, Estiquaatsi di quello che dice Giuseppe pensa che è sua opinione personale e quindi va rispettata.
Se non gliene frega a lui di fare più bella figura a stare zitto…
Gran furbone il suo compagno ha preso il sicuro (il battesimo) che vale per l’eternità per l’insicuro (l’ora di religione) ; mi perdoni, ma da atea (cosi mi pare di capire) non si sente gabbata?
mi perdoni, ma da cattolico (cosi mi pare di capire) non si sente tonto?
Mi perdoni, lei che ha evidentemnte tempo da buttare, potrebbe cortesemente rendersi conto che per come la vedo io il battesimo vale meno di un chewingum cianciugato, mentre l’educazione scolastica è di gran lunga più importante?
Inoltre, volendo a tutti costi concepire la vita come una ricerca perpetua di qualcuno da inkiuMare, le chiedo, chi è che veramente tra me e il mio compagno ha gabbato l’altro?
E che ci creda o meno, la risposta è: nessuno dei due.
Ma ho i miei seri e ragionevoli dubbi che arriverà a capirlo.
mi perdoni, sicuro in che senso?
La verità è che un po’ d’acqua in testa ad un neonato non condiziona la vita, mentre un’educazione taleban-cattolica in età scolastica può influenzarla negativamente.
Ma questo un credente non può capirlo…..
Proviamo a immaginare il caso reciproco: la madre costretta a portare regolarmente la bambina alle riunioni dell’Uaar, nel giorno in cui la bambina è affidata a lei.
non è esattamente il caso reciproco, in quanto un ateo non deve per forza far parte dell’uaar 😉
però sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la madre del fatto che il padre possa spiegare il proprio punto di vista alla figlia.
se la cosa è irrilevante per lei, è più probabile che sia una questione di “ti piazzo il catechismo così stai meno con la bambina, gne gne gne. e ti metto il catechismo pure per spregio, perchè il prete ti sta sui marroni”.
Per gli atei non esiste nulla come la catechesi
che imho e’ un vero caso di circonvenzione d’incapace.
eh appunto, quindi purtroppo o per fortuna non esiste un reciproco del catechismo.
Per fortuna. Altrimenti addio libera scelta.
Bravo fadate, hai centrato il punto: la mancanza di reciprocità, quella reciprocità che i cattolici tanto pretendono ad esempio quando lamentano la situazione esistente negli stati islamici (mancanza di chiese ecc.).
La mancanza di reciprocità consiste in questo caso, proprio nel fatto la madre non sarebbe MAI costretta a fare un’attività contraria al proprio pensiero, come invece avviene nei confronti del padre.
Poichè non esiste il catechismo ateo, non essendoci alcuna religione atea, un giudizio equo dovrebbe tenere conto di questa disparità di condizioni e trovare una maniera di compensare la mancanza di reciprocità.
Per esempio dando la bimba al padre 2 giorni anzichè 1.
Una tempesta in un bicchiere d’acqua e molto molto pretestuosa.
Ad avere la peggio sarà il paparino, che ha accettato fin dall’inizio le pretese educative della madre sulla bambina. Che vuole, ora?
Sarà fortunato se il giudice gli cambierà il giorno di affidamento. Non ci si comporta così. Nessuno lo obbliga ad entrare in chiesa o ad assistere al catechismo.
La sua posizione è pretestuosa a meno che il catechismo non sia usato sistematicamente dalla madre per ridurre il suo tempo a disposizione per stare con la figlia.
Solo in questo caso lui ha una ragione da far valere.
infatti non capisco come certe questioni, decisamente importanti, non vengano discusse prima.
se interessano davvero, chiaramente.
Ha accettato o ha subito le scelta della convivente?
è la parrocchia (la sua o un’altra) a doversi adeguare alla famiglia
effettivamente, gente che considera la famiglia come la più alta espressione bla bla bla, dovrebbe adeguarsi ad essa.
Atei e cattolici praticanti che si sposano.
Questo si che è contro natura.
Non mi capacito di come relazioni del genere possano cominciare.
Avrei capito un ateo ed un cattolico all’italiana, ma con uno praticante!
Sarò io ad essere strano ma in giro vedo molta superficialità nell’allacciare rapporti sentimentali.
probabilmente era una cattolica all’italiana. una volta che le strade si separano però, anche l’identità religiosa può diventare motivo di litigio. un po’ come le guerre o l’elettorato della lega..
Se si sono sposati in chiesa, anche se ateo, lui ha dovuto dichiarare di non avere nulla in contrario all’educazione religiosa dei figli, condizione senza la quale non si puo’ celebrare il matrimonio in chiesa. Se é cosi la smetta di fare tante storie; ci poteva pensare prima di sposarsi. E la madre della bambina é nel pieno diritto di garantire alla figlia l’educazione che le é più congeniale.
ex conviventi
e pensa che la madre della bambina è anche molto cattolica 😆
La bontà dell’educazione che certi cattolici impartiscono ai figli si giudica da queste piccole cose. 🙂
Consistency? What is consistency?
una clausola come nei contratti per permettere poi ai cattolici di educare il bimbo come meglio credono loro, tenendo conto che potrebbe non essere “finchè morte…”?
quindi facendo così il padre ha rinunciato al pieno diritto a garantire alla figlia l’educazione che più gli è congeniale?
il vostro rito misto è quindi una rinuncia dei diritti di un genitore nei confronti di un figlio, come gli islamici che proibiscono matrimoni donna islamica – uomo non islamico perchè i figli sono proprietà del padre?
siete talmente diabolici e disgustosi che se gesù fosse esistito bestemmierebbe sè stesso.
ma la cosa non tocca i due ex CONVIVENTI.
e ribadiamo che la donna si dice CATTOLICA PRATICANTE.
buahahhahahaha tutta da ridere! 😆
@ ateo3
“il vostro rito misto è quindi una rinuncia dei diritti di un genitore nei confronti di un figlio, come gli islamici che proibiscono matrimoni donna islamica – uomo non islamico perchè i figli sono proprietà del padre?”
Niente affatto. Ti rimando alla risposta che ho dato a giuseppe più in basso. Quello che dici tu potrebbe essere vero se una parte è fondamentalista cattolica tipo gli americani estremisti – e in questo caso dubito che un ateo, con tutto l’amore che si possa provare per un’altra persona, accetti di viverci una vita insieme -, ma in caso contrario le cose si possono benissimo far conciliare
Giuseppe per lui quel “contratto” ormai non ha piu’ valore.
@ giuseppe
L’ho fatto anch’io (ateo sposato in chiesa che ha accettato di dare un’educazione religiosa ai figli), ma impartire un’educazione religiosa non vuol dire insegnare ai bambini che tutto quello che dice la chiesa sia vero. Anzi, insieme all’educazione religiosa io insegnerò ai miei figli il senso critico e a non prendere per vero qualsiasi cosa ti dicsno (ma questo in tutti gli ambiti, non solo in quello religioso). Dovrò faticare un po’ per trovare esempi sulle fallacie logiche del ragionamento per un bambino, ma confido nella sua intelligenza.
Naturalmente è impossibile rinsavire, eh, giuseppe?
un consiglio.. mi trovo in una situazione simile. L’ex convivente ha iscritto a mia insaputa nostro figlio all’ora di religione(3 anni, inizia l’asilo). In origine la domanda di iscrizione è stata presentata con l’opzione della partecipazione alle attività alternative. Lei dice che quella fu una mia decisione imposta (palle), in realtà sono sempre stato disponibile al confronto (come per la questione di non farlo battezzare), solo che lei si è sempre rifiutata di discuterne serenamente. Ed ora questa “sorpresa”.. Che fare?
Quello che farei io è cercare di fare soffrire il meno possibile il bambino. Se la religione diventa pretesto per uno dei due per punzecchiare l’altro, non le darei troppa soddisfazione, vuol mandarlo a religione, ci vanno gli amichetti, bene che vada. Poi però ti fai raccontare cosa dicono, e se c’è dai un’occhiata al materiale che danno a scuola. E ne parli con tuo figlio.
I miei genitori ci provavano sempre con i miei figli, e io lasciavo fare. Poi loro mi raccontavano dei miracoli, le madonnine, le preghierine, e ne parlavamo. A un certo punto mia madre diede una copia del libro di catechismo che un altro nipote (il ramo credente della famiglia) aveva alle elementari. L’abbiamo letto in parte, e in alcuni punti i bambini stessi saltavano fuori a dire “ma non è vero, ma quante frottole”.
Io ho sempre chiesto ai miei figli se volevano fare religione a scuola, e li ho portati un paio di volte a messa, anche perché è giusto che abbiano un’idea di quello che è un rito religioso.
Lascialo libero, e fai in modo che arrivi a dare le sue risposte, anche se non sono le tue non importa, è il metodo di costruirsele che conta. Se poi ha la testa per la religione, o per l’ideologia, secondo me c’è poco da fare. Ah, e prendigli libri di divulgazione scientifica, adesso ce ne sono di davvero belli, e leggili con lui, crea la tua ora alternativa, secondo me è anche meglio così. In bocca al lupo!
grazie Sandra, le tue parole sono sagge. Il rischio che pavento però è quello di sentirmi dire o peggio, accusare, dalla madre di ostacolare la “sua scelta” educativa.
Applausi a Sandra!
Splendidi consigli.
Perché, le “scelte” educative sono privilegio intangibile delle madri?
Non cedere! Quando i miei andavano all’asilo, temendo per una ripercussione psicologica del bambino causata dall’allontanamento dalla classe (stiamo parlando di bambini di 3, 4 e 5 anni!) e avendomi fatto credere che l’insegnante non avrebbe fatto realmente religione, ma che avrebbero trattato temi come l’amicizia e cose simili, mi son fatto abbindolare.
Quando ho visto mio figlio arrivare a casa con i disegni della genesi e le parole scritte della bibbia, in cui si raccontava come erano stati creati l’universo, la luce, le montagne, i fiumi, gli animali e poi l’uomo, mi sono arrabbiato e sono andato a parlare con l’insegnante. Secondo me i bambini hanno di bisognoi di conoscere per davvero tutto ciò che li circonda e, vista l’età, non possono che credere che sia VERO ciò che l’adulto racconta loro. Ho contestato il fatto che al posto di raccontare veramente come è nato l’universo, come sono nati gli oceani, come si sono evolute le specie viventi sulla terra, la prima versione che imparano della vita è quella romanzata dalla genesi. Altro che amicizia. L’insegnante, candidamente, ha tirato fuori la legge sull’IRC e ha detto: questi sono gli argomenti che si devono insegnare e voi avete accettato l’IRC.
Alle elementari non mi sono fatto più fregare!
La ghettizzazione era l’aspetto che spaventava anche me.
Per fortuna nella scuola che frequenta mia figlia ci sono anche altri bambini di altre religioni che non si avvalgono dell’IRC, quindi non ci sono stati problemi a negare il consenso.
Ricordiamoci che la gran parte di noi è cresciuta in ambiente cattolico.
Battezzati, cresimati, oratorio, ora di religione a scuola, confessione, comunione, ecc.
Eppure ne siamo usciti.
Certo forse ci è rimasta qualche tara… 🙂
Comunque trovo che i suggerimenti di Sandra siano i migliori.
grazie a tutti, im caso scrivo sul forum.
L’ho detto, ripetuto e lo ripeto ancora: bisogna vietare le religioni ai minorenni.
Non entro nel caso specifico, ma la questione dell’educazione religiosa o laica dei figli potrebbe riguardarci tutti e forse è bene non essere così remissivi come lo è questo padre… e i giuduci italiani!
Teniamo conto che certi parroci non concedono affatto in maniera scontata il matrimonio cattolico, il battesimo e gli altri sacramenti ai figli se uno dei partner manifesta in maniera ben esplicita di non essere credente e di non volere impartire un’educazione religiosa, bensì laica, ai figli. Esprimere apertamente i propri intenti educativi non cattolici senz’altro aiuta!
Qui, invece, siamo di fronte all’atteggiamento di un non credente che di fronte al catechismo dice: “male non fa!”, anche se dentro di sè forse è convinto del contrario.
Rompere questo silenzio aprirebbe un mare di prospettive per un dibattito critico all’interno della famiglia sulla religione, e questo sarebbe davvero ricco di valore pedagogico. Certamente non sarebbe sbagliato l’input di un mediatore che aiuti a vedere in queste diverse prospettive una ricchezza e un’occasione di dialogo, e non un motivo per l’ennesimo muro contro muro tra coniugi separati.
Certo sarebbe stato meglio se ne avessero parlato prima di generare la figlia…
Ho sempre visto problemi nelle coppie etero-religiose o religioso-atee, riguardo alla religione da “insegnare” ai figli.
Tanto che personalmente “sconsiglierei” non dico le unioni, ma almeno di generare figli, fra coppie etero-religiose o religioso-atee… a meno che una delle due persone sia assolutamente sicura in partenza di sopportare che agli eventuali figli venga insegnato il pensiero dell’altra persona.
C’era poi la battuta-limite di Woody Allen: “Io e mia moglie siamo una persona atea e una persona agnostica… Ora non sappiamo decidere a quale non-religione educare i figli…”.
Scusate, ma a me non sembra sensato cambiare giorno. E proverò a spiegarlo. In primis perchè, vista la situazione, la cosa più sensata è lasciare che la bimba decida da sola. Ora ha nove anni e ovviamente non può scegliere senza essere condizionata dalla madre, dal prete che vorrà strappare un’anima all’ateismo dai nonni ecc., ma poi crescerà e potrà decidere da sola se essere cattolica, protestante, buddista, maomettana, atea o quel che le pare. Questa è la regola che mi sembra più di buon senso, regola alla quale la madre si sarà opposta con le unghie e con i denti, visto che, come ogni buon cattolico, non vuole sentir regione (non ne hanno).
Secondo, piano a giudicare le persone per “sentito dire” o più precisamente per ciò che raccontano i giornali.
Il padre, si dice che non abbia interferito. Questo non significa che ne fosse consenziente, ma che le condizioni famigliari erano già tese sull’argomento, e magari, si sa come sono i bambini, con la figlia che insisteva ad andare perchè lì c’erano anche le amichette, che ad un certo punto, portato all’esasperazione avrà anche detto alla moglie “ma fà un po’ quello che ti pare!”
Adesso che sono separati, e con una moglie del genere, che ha voluto imporre a tutti i costi la sua religione su una più ragionevole scelta attendista, figuriamoci se a lui sono concesse giornate “supplettive” per vederla o magari anche in momenti non strettamente concordati nella separazione. E’ chiaro che ( ammesso che le cose siano andate come me le sto immaginando, ma guardando ed ascoltando le innumerevoli storie di separazione non credo sia tanto lontano dalla verità) in situazioni del genere quando il padre si è sentito dire dalla moglie che il catechismo l’avevano messo nella data del suo giorno di visita, beh avrà pensato “cazzi tuoi e della tua chiesa di m.” e avrà avuto un’arma in più, sia pure spuntata, per evitare di continuare a soddisfare i capricci della ex-moglie.
Io sto dalla parte del padre!
Al padre sono stati assegnati tre giorni da passare con la figlia, da venerdi a domenica. Il venerdi è il giorno in cui cade catechismo.
e potrebbe benissimo usarli per fare gite fuori città senza l’assillo del catechismo.
Naturalmente il giudice deciderà in un’aula addobbata con il simbolo della CCAR: a garanzia di assoluta imparzialità! O no?
@red
però così metti la bimba in mezzo, la costringi a scegliere tra un genitore e l’altro. non mi sembra giusto né educativo. non capisco che problema ci sia a cambiare giorno.
Ma che logica è mai quella che se un genitore dice di non accettare che LUI accompagni la figlia in cerimonie religiose (senza opporsi alle scelte personali) è un cattivo genitore, mentre l’altro ha imposto tutto e riceve anche la solidarietà.
Mettiamola così. Il padre non intende farle mancare niente, nè il pane, nè gli affetti. Semplicemente chiede di non dover pagare lui per una scelta religiosa della madre. Potrebbe cambiare giorno? E perchè, per spezzare i suoi fine settimana in nome del “tanto non fa male a nessuno”. Sembrano le scuse dei genitori che iscrivono i figli all’ora di religione. E invece serve un genitore che si comporti in maniera coerente: impedisce come può una cammino religioso preso da altri (visto che la bimba non ha ancora l’eta per scegliere o per giudicare) e che lui ritiene sbagliata. Di mezzo non ci va la bimba ma la madre e tutti i pretuncoli che ci stanno dietro. Al posto di portarla a catechismo la può portare al parco giochi e vedi che i problemi infantili – veri o presunti- svaniscono dalla mente della piccola.
Ripeto, in questo momento solidarizzo con il padre.
no, no, non ci capiamo. non sono quel tipo di genitore. sto dicendo una cosa diversa, provo a spiegarmi meglio: secondo me far carico della scelta alla bambina è uno scaricabarile, irresponsabile e dannoso. è la madre che dovrebbe organizzare le cose in modo che la sua scelta educativa – legittima, anche se personalmente non la condivido – non pesi sul tempo passato col padre. perché altrimenti mi ricorda il famoso proverbio, tutti generosi coi soldi degli altri
Dunque:
Se il genitore credente vuole dare al figlio una educazione di stampo dogmatico è tolleranza.
Se il genitore non-credente NON vuole dare al figlio una educazione di stampo dogmatico è intolleranza.
Se il genitore non-credente volesse dare una educazione prettamente atea al figlio sarebbe ancora più intolleranza.
Mentre se il genitore non-credente rimane passivo davanti al dictat del genitore credente ma si rifiuta di collaborare alla sua attuazione è sempre intolleranza.
In poche parole, il genitore credente decide unilateralmente e il genitore non-credente è un intollerante anche se fosse la persona migliore di questo mondo, salvo non esegua tutti gli ordini del partner.
Mi resta solo un dubbio: cosa si direbbe del genitore non-credente se acconsentisse di dare al figlio una educazione religiosa ma pretendesse di partecipare nella scelta della religione al pari dell’altro coniuge? (è retorica, sarebbe sempre lui ad essere intollerante)