Saranno consegnati domani presso l’Hotel de Ville di Parigi (il municipio), i due Prix de la Laïcité 2011, col patrocinio del Sindaco parigino. Il premio nazionale andrà a Natalia Baleato, direttrice dell’asilo nido Baby Loup, per la sua “coraggiosa azione a favore della laicità nella vita quotidiana”. La donna dirige infatti l’asilo al centro di una polemica per aver licenziato una maestra che si rifiutava di togliere il velo. Una volta assunta, questa maestra aveva iniziato a mettere il velo nonostante il regolamento. Dopo la convalida del licenziamento da parte del tribunale del lavoro, il caso è stato dibattuto dal tribunale di Versailles in udienza il 24 settembre ma la decisione arriverà a fine ottobre.
L’altro premio, quello internazionale, sarà consegnato alla regista tunisina Nadia El Fani, autrice del film Laïcité Inch Allah! da poco uscito anche in Francia, “realizzato prima e durante la rivoluzione dei gelsomini, testimone di un impegno a favore di una Tunisia democratica e laica”. Con questo premio si vuole “inviare un messaggio di solidarietà al popolo tunisino” e “a tutti i popoli arabi che aspirano alla democrazia, alla libertà di coscienza, all’uguaglianza dei diritti in particolare tra uomini e donne, alla giustizia sociale e alla laicità”.
Valentino Salvatore
Col patrocinio del Sindaco parigino.
Pensa, in Italia il sindaco troverebbe il modo di multarti pure.
@ Gargiulo
Da confrontare con il sindaco di Assisi…
Vero, che memoria corta!. Questa domenica mi flagello con la frusta imbebuta nell’aceto in segno di solidarietà al sindaco.
Ha fatto bene a licenziare quella povera tonta che metteva il velo all’asilo, che razza di insegnamento poteva dare ai bambini, così ricettivi a quell’età?
Riguardo alla regista tunisina ammiro il suo coraggio, queste prese di posizione possono costare (e sono costate) la vita.
Purtroppo, una parte non indifferente della popolazione che ha partecipato alla primavera araba, temo che andrà ad ingrossare le file dell’integralismo.
sono bravissimi, i topi di fogna con le tonache, ad intercettare la disperazione popolare e a stravolgerla, castrarla e poi metterla nel c. alla stessa popolazione che si fa abbindolare.
Altro che tonta : una stron….
Non sarò MAI d’accordo su una cosa del genere. Mai.
Se quella maestra avesse esplicitamente tentato di insegnare valori confessionali ai bambini, sarebbe stato sacrosanto licenziarla (ma in tal caso avrebbe dovuto essere una normale routine prevista dalle regole che ci sono già, NON certo un atto individuale di eroica difesa della laicità da parte della licenziatrice, tanto da meritare un premio). Ma se questo non è avvenuto, io sostengo energicamente fino allo stremo il diritto di ognuno di vestirsi come q*zz gli pare, purché rispetti dei criteri minimi di igiene, di sicurezza e di buon gusto.
Se poi si arriva a sostenere che chiunque possa essere considerato inadeguato al lavoro solo perché la sua posizione religiosa o ideologica è pubblicamente visibile…
…allora non vi rendete conto che, con lo stesso identico criterio, un insegnante potrebbe ANCHE essere licenziato perché è iscritto all’UAAR, o perché scrive su un blog laicista, o perché scrive su un giornale o milita in un partito minimamente controverso?
Ma boh…
Lisa
Sottoscrivo.
Paniscus
La tua argomentazione è totalmente incredibile . Vorrei che ti rileggessi le ” Ultimissime ” apparse in merito a questa facenda perchè non vorrei ripetere per la enesima volta tutti argomenti che si sono esposti in merito a questa facenda .
Sei ovviamente una ” liberale-libertaria ” che rifiuta per definizione ogni intervenzione dello stato nelle pratiche individuali . Con i tuoi argomenti non si avrebbe mai adottato la legge di separazione della Chiesa e dello Stato !
Inutile ripeterti che il velo è il simbolo dell sottomissione della donna all’uomo ed è anche la bandiera dell’ Islam . La volontà di lavorare con questo copricapo pur sapendo che nello statuto dello stabilimento era vietato era tutt’altro che innocente ma provocatorio .