Il cristiano David Kinnaman, presidente della società di inchieste Barna Group e già autore di unChristian: What a New Generation Really Thinks about Christianity… and Why It Matters (nonCristiano: cosa pensa del cristianesimo una nuova generazione, e perché è importante), ha scritto un nuovo libro, You Lost Me: Why Young Christians are Leaving Church and Rethinking Faith (Mi hai perso: perché i giovani cristiani stanno lasciando la Chiesa e ripensando la loro fede). Ne parla Hemant Mehta su Friendly Atheist, sottolineando come le sei principali ragioni alla base di questi abbandoni risiedano soprattutto in atteggiamenti sbagliati da parte dei leader cristiani. In sintesi, i sei motivi identificati da Kinnaman sarebbero i seguenti:
– la Chiesa tende a definire cattivo o sbagliato ogni cosa si collochi al di fuori di essa;
– non appare così significativa o interessante alle nuove generazioni;
– i cristiani sono troppo contrari alla scienza;
– hanno un atteggiamento troppo negativo nei confronti del sesso;
– sono troppo esclusivisti: o sei dei loro o rappresenti un nemico;
– sono ostili al dubbio e a chi lo esprime.
Due studi interessanti sono stati pubblicati anche sul numero di settembre del Journal for the Scientific Study of Religion. Joonmo Son e John Wilson hanno studiato il rapporto tra religiosità e benessero psicofisico, trovando che, in passato, è stato sovente sovradimensionato: in realtà la fede produrrebbe benefici soltanto in situazioni basate sull’autovalutazione; non ne produrrebbe, invece, sulle malattie croniche, o su quelle che limitano la vita quotidiana (Religiosity, Psychological Resources, and Physical Health). Scott Schieman, in Education and the Importance of Religion in Decision Making: Do Other Dimensions of Religiousness Matter?, rileva invece come sia meno probabile che le persone in possesso di alti livelli di istruzione facciano affidamento alla Bibbia o a una dottrina religione nel prendere le proprie decisioni.
Raffaele Carcano
Tutte queste critiche (non nuove per la verità se non in quanto ‘aggiornate’ in relazione ai mutamenti della società) sono mosse da un cristiano ai leader… ma può un ‘cristiano’ andare oltre le critiche ‘interne’ (ripeto, non nuove) e attribuire invece i mali della chiesa alla religione?
Domanda retorica, ovviamente… ma allora, a mio parere, si tratta di critiche senza particolare significato.
In quanto agli altri studi sulla religione, certamente interessanti… messi però così, uno vicino all’altro, mi sembra che dicano tutto e il contrario di tuto (parere poco ‘scientifico’, ne sono consapevole (^_^))
Io direi anche un’altra cosa.
Una volta non c’erano gli svaghi di oggi e andare in chiesa era un modo per ritrovarsi. Questo era vero sopratutto nei piccoli paesini.
Ma oggi esistono tantissmi interessi. E perchè mai un giovane del 21° secolo dovrebbe andare la domenica mattina a sentire la messa? Forse per conoscere delle ragazze? Ma oggi c’è facebook che è molto meglio.
In effetti era il giorno in cui ci si vestiva con l’abito buono e era anche l’occasione settimanale per incontrare gli altri abitanti del paese sparsi per i casolari della campagna. Insomma, era festa!
Mi verrebbe voglia di dire che “grazie a dio” (nel senso della sua assenza) oggi ci sono televisione ed internet, telefonini e motorini, ecc…ecc… e il loro dio per quanto onnipresente non ce la fa a stare dietro a tutto e così perde terreno anche perchè gli “angeli custodi” citati dal papa, a forza di andare a divertirsi in discoteca con i loro affidati, stanno anche loro aprendo gli occhietti ed hanno già avviato le procedure per l’apertura di un sindacato che tuteli i loro interessi.
È dall’elezione di Albino Luciani che penso che oggi, la chiesa, qualsiasi cosa faccia, sbaglia: se parla troppo ‘rompe’, se tace viene emarginata. Il declino è inarrestabile per una ovvia constatazione: se nel futuro della società c’è maggior larghezza di vedute, come può la chiesa porsi come arbitro in un mondo dove tutti i suoi paletti sono caduti?
In quanto al preteso benessere psicofisico dato dalla religiosità, penso che vada inteso come uno stato di sicurezza garantito dalle certezze apparenti che la religione stessa fornisce. Le certezze fornite da una formazione positiva danno lo stesso benessere, ma con consapevolezza. Il problema è che, specialmente nei ceti medio-bassi, non c’è praticamente alternativa all’indottrinamento.
Kinnaman dimentica il settimo motivo, che in realtà è il primo: sono tutte balle e, fra l’altro, molto, molto poco convincenti.
questa lui non la poteva scrivere… 😛
Non la poteva scrivere proprio perché la dimentica; continuamente.
Nulla di nuovo sotto il sole.
Sono sempre stato curioso di conoscere la percentuale nella popolazione dei credenti con un livello di istruzione universitario.
Mi aspetto una percentuale inferiore alla media totale.
Non è detto: tieni conto ad esempio la capacita’ di CL di manipolare i traguardi universitari dei suoi adepti in lombardia, avvantaggiandoli sui comuni studenti. Questo permette loro di risentire in maniera minore degli ostacoli che portano all’abbandono degli studi, molto frequente nelle università italiane
..- non appare così significativa o interessante alle nuove generazioni;
francamente non capisco perché una religione dovrebbe essere interessante o significativa per tutti.
Ci si dovrebbe chiedere se si può vivere senza religione e l’ossessione di dio, e la risposta è :
si, si può vivere senza religione e senza dio, ed anche bene!!
Manca una cosa:
Sono venute meno le ragioni per usare la religione per spiegare il mondo.
Mi piacerebbe ci fossa anche:
le persone sono più interessate a ciò che la religione vorrebbe spiegare in modo esclusivo e tendono ad approcciare criticamente e razionalmente quello che le religioni propongono come dogma.
“Sono venute meno le ragioni per usare la religione per spiegare il mondo.”
Magari così fosse. La religione non ha ‘mai’ spiegato il mondo… però ha sempre offerto l’illusione di saperlo fare nei modi utili per venire incontro alla ‘paura’ che incute il mondo. Paura che, se si guarda al di là di certe punte che per altro ci sono sempre state, è tutt’altro che superata dalla stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Forse cambia il modo di esorcizzare questa paura… e qui certi aspetti delle religioni tradizionali non reggono più (e si corre ai ripari come fa questo ‘cristiano’)… ma non è il caso di illudersi troppo.
“Mi piacerebbe ci fossa anche:
le persone sono più interessate a ciò che la religione vorrebbe spiegare in modo esclusivo e tendono ad approcciare criticamente e razionalmente quello che le religioni propongono come dogma”
Qui hai adombrato ciò che, a mio parere, dovrebbe essere il modo migliore per emanciparsi dalla religione: partire dall’esigenza che ha fatto sorgere e diffondere le religioni, non per negarla come esigenza, ma per dimostrare quanto fasulla sia la risposta che ha ricevuto dalla religione.
E… anche a me ‘piacerebbe’
Hai fatto come Massimo Troisi nel suo film quando rassicura il frate che si sarebbe segnato il suo ammonimento?
“Pentiti e ricorda che devi morire”
Mi sembra che nello studio di Kinnaman manchi il motivo principale: si lascia la chiesa dopo la presa di coscienza che non esisono né dei né profeti, e quindi non ha senso appartenere a un’organizzazione basata sul nulla (nel senso che i suoi dogmi sono nulli.)
Però probabilmente da un cristiano non ci si poteva attendere una conclusione basata sulla semplice logica.
No, Maurizio questo motivo non c’entra nulla. Il libro di Kinnaman non parla di coloro che diventano Atei/Agnostici ma di coloro che lasciano la chiesa pur rimanendo credenti. Parla di coloro che “ripensano” la loro fede, non di quelli che l’abbandonano.
“In sintesi, i sei motivi identificati da Kinnaman sarebbero i seguenti:
– la Chiesa tende a definire cattivo o sbagliato ogni cosa si collochi al di fuori di essa;
– non appare così significativa o interessante alle nuove generazioni;
– i cristiani sono troppo contrari alla scienza;
– hanno un atteggiamento troppo negativo nei confronti del sesso;
– sono troppo esclusivisti: o sei dei loro o rappresenti un nemico;
– sono ostili al dubbio e a chi lo esprime.”
Manca un motivo fondamentale: LA GENTE SI STA ACCORGENDO CHE NON ESISTE ALCUN DIO!
Ovvio che tu abbia ragione, ma sto pensando che se oggi diamo questo messaggio in maniera così esplicita agli italiani, guardandosi in torno, cosa vedranno che gli rimane?
E questo potrebbe essere un punto di forza dal quale ripartire per la chiesa.
Insieme al messaggio che non esiste alcun dio, siamo in grado noi, oggi, di dargli l’unica alternativa possibile che è quella della cultura?
La gente se ne accorga pure, ma che si accorga pure che esiste un’alternativa altrimenti daremo ragione a Marx quando diceva che in assenza di quel minimo di benessere il popolo non poteva che drogarsi che con la religione.
Il brodo di coltura delle religioni sono l’ignoranza e il malessere sociale, ma di certo non sono io a dover ricordare queste cose. Scusa!
Certamente quello dell’alternativa è un punto centrale. È lo stato laico che deve provvedere ad acculturare la società. La chiesa si arroga il monopolio di guida morale e lo stato italiano è assente.
Concordo con Alterego e con Diocleziano. La cultura e il benessere economico, che ci sono stati derubati la prima dal ventennio berlusconiano e il secondo dal ventennio berlusconiano e anche dalla crisi economica dell’Occidente, faciliterebbero di molto la presa di coscienza della gente della vacuità delle religioni. Quello che noi possiamo fare è diffondere informazione: l’informazione sui danni che la religione ha fatto all’umanità, e in particolare sui danni che la chiesa fa in Italia.
…forse cominciano anche a capire che non è necessario avere un intermediario (la chiesa). Intermediario di cui spesso devono vergognarsi.
La religione ha (avuto) un unico modo per apparir vera e dettar la sua legge: essere la sola a parlare “al popolo” – da ciò i pulpiti e gli altari.
Ora più comodamente sostituiti dalla televisione.
Già.
Se il clero (in particolare il papa) non avesse a disposizione la televisione ITALIANA, avrebbe molto meno seguito.
Aveva già scritto tutto sull’autoreferenzialità della Chiesa 20 anni fa un prete cattolico irlandese, Peter De Rosa, nel suo libro “Vicari di Cristo”.
Una documentatissima critica “dall’interno” del potere assoluto e autoreferenziale di una Chiesa che si è creduta – e si crede tuttora – padrona del mondo e dell’universo.
Infatti ci fu un Papa che lo dichiarò chiaro e tondo: padrone del mondo e dell’universo, delle cose e delle persone. Gregorio IX, se non sbaglio.
Un criminale psicotico che solo una Chiesa fondata sulla menzogna poteva mettere sul cadreghino più alto della sua montagna di sterco.
@Bruno Gualerzi
Prof. ha mica letto le 6 motivazioni principali dell’abbandono fornite da CATTOKinnaman??? 😉
Mi dica lei se non ricalcano in modo quasi lineare le motivazioni che le fornivo io solo qualche gionro fà…! 😉
Va da sè che nel caso in cui B16 voglia continuare a chiudersi a riccio sulla “tradizione cattolica”, inasprendo la dottrina, non aprendosi al mondo circostante in continua evoluzione, e via dicendo, automaticamente, la CCAR continuerebbe a perdere terreno ed ovviamente fedeli. 😉
Ho la sensazione che se ci comportassimo esattamente al contrario di come si comporta la Chiesa, otterremmo una degna soluzione per un corretto funzionamento delle cose. Proviamo a “ribaltare” i sei punti forniti da Kinnaman e vediamo che succede:
-Tutto ciò che e’ al di fuori della Chiesa, e’ giusto e corretto.
-Fornire alle nuove generazioni interessi razionali, educativi e tendenti al progresso.
-Essere favorevoli alla scienza.
-Rompere tutti i tabù legati al sesso, per educare a comportamenti responsabili.
-Pluralismo, Laicità, Ugualianza, Democrazia e Libertà.
-Favorire dialogo tra chi la pensa in modo diverso.
A me non sembra che una società basata su questi cardini, possa essere una pessima società…Anzi! 😉