Iran, accuse ‘politiche’ per pastore Nadarkhani, ma legale ribadisce: “condannato per apostasia”

Secondo il governatore della provincia iraniana del Gilan, Gholomali Rezvani, il pastore evangelico Yusef Nadarkhani è stato condannato a morte dal tribunale di Rasht per “crimini contro la sicurezza” e perché ritenuto un “traditore sionista” e non per apostasia. “Non si tratta di una questione religiosa”, ha sostenuto il governatore, “perché nel nostro sistema nessuno può essere giustiziato per aver cambiato fede”, secondo quanto riportato dall’agenzia Fars. Ma il legale di Nadarkhani, Mohammad Ali Dadkhan, conferma che “i giudici hanno parlato di apostasia, senza fare menzione di altri crimini”, segnala AsiaNews. Nadarkhani, nato in una famiglia islamica ma convertitosi verso i 19 anni al cristianesimo, è stato condannato per aver abbandonato “la religione degli antenati” e il suo caso, tornato recentemente all’attenzione della comunità internazionale, ha suscitato proteste e mobilitazioni in tutto il mondo.
Sul Jerusalem Post si parla di nuove accuse a carico del pastore, in particolare per stupro ed estorsione. Ma tali accuse non sarebbero riportate nelle carte del processo ottenute da CNN e FoxNews. Il sospetto, per alcuni, è che si tratti di voci messe in giro per screditare Nadarkhani e distogliere l’attenzione dall’accusa di apostasia.

Valentino Salvatore

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11 commenti

spapicchio

Fantastiche le accuse.

E poi stupendo il pastore evangelico iraniano; succede come qui in Italia, dove i cattolici clericali vogliono essere come Dio, vogliono essere Dio, passando per l’angelicato.

spapicchio

Così come in Italia, in Iran non si può abbandonare la tradizione e la religione degli antenati.

spapicchio

“O pio cor, a cui Dio ha dato Tanto ben, non sii ingrato: Vivi sempre innamorato Colla vita angelicata.” (Fra Iacopone da Todi, Laudi Spirituali) 😀

Gianluca

Io vedo una cosa positiva il fatto che abbiano dovuto cambiare le accuse. Vuol dire che, almeno agli occhi della comunità internazionale, ritengano giusto non perpetrare un crimine per motivi religiosi. Poi a livello interno è un’altra cosa, ma i cambiamenti iniziano così, a poco a poco.

Sandra

Era stato arrestato una prima volta e rilasciato, la seconda in seguito alla sua protesta presso la scuola dei figli, perché era diventata obbligatoria la lettura del corano a scuola.
Di fronte alla prospettiva di stare in galera e non poter crescere i miei figli, io direi di credere a qualsiasi cosa: che se ne fanno questi due bambini di un papà così fanatico da lasciarli soli? Nessuno gli aveva proibito di credere, era pastore, ma in dittatura non si va a protestare contro una legge, senza prevedere le conseguenze peggiori, è da incoscienti se si ha la responsabilità di due figli.

andrea tirelli

@teologocattolico
ma quando hai scritto “la logica non è il forte degli apostati” ti riferivi anche a questo caso?

@Enrico e ai cattolici che ritengono che la maggioranza abbia sempre ragione in virtù del fafto che è maggioranza, non vi pare sia il caso di mettere in discussione questa concezione?

Forse uno stato laico, dove non esistono maggioranze che hanno privilegi e godono di diritti esclusivi e minoranze che subiscono pregiudizi e discriminazioni, conviene un po’ a tutti, vero? Anche a voi, o no?

Sai

“Ma tali accuse non sarebbero riportate nelle carte del processo ottenute da CNN e FoxNews.”
Che comunque sono meno attendibili di Il Giornale, Libero e Studio Aperto messi insieme.

Marcus Prometheus

Dall’inizio della ‘primavera araba’ sono fuggiti circa 100.000 cristiani copti dall’Egitto. Stando a quanto denuncia la Ong EUHRO (Egyptian Union of Human Rights Organizations) sarebbe un numero maggiore non fosse che molti non hanno i mezzi per emigrare.

Le Chiese Cristiane le organizzazioni per i diritti umani gli stati non hanno prodotto proteste al riguardo. La situazione dei copti in Egitto e dei cristiani in tutti gli altri Paesi islamici peggiora di giorno in giorno, ma non si registrano commenti nè proteste. Come mai?

Historically, non-Muslims whose lands were seized by the jihad had three choices: conversion, dhimmitude, or death. Today, however, they have a fourth option largely unavailable to their forbears: quit their lands of origin—emigrate—the latest testimony to the nature of Islam.

A recent report indicates that unprecedented numbers of Copts, Egypt’s indigenous Christian population, are emigrating from their homeland in response to the so-called “Arab spring”:

The Egyptian Union of Human Rights Organizations (EUHRO) published a report today on emigration of Christians from Egypt, saying that nearly 100,000 Christians have emigrated since March 2011. The report, which was sent to the Egyptian cabinet and the Supreme Council of the Armed Forces (SCAF), warned that this emigration has been prompted by the escalating intimidation and attacks on Christians by Islamists. “Copts are not emigrating abroad voluntarily,” said Naguib Gabriell, the director EUHRO, “they are coerced into that by threats and intimidation by hard line Salafists, and the lack of protection they are getting from the Egyptian regime.”

The report goes on to list a number of attacks on Copts and churches—including the killing of Coptic youth in Moqattam, the Imbaba and other church attacks—adding “Salafist clerics, who gained political influence after the January 25 Revolution, have become emboldened, calling Copts Dhimmis who have to pay the jizya (tax paid by non-Muslims to the state) because they are not first class citizens and can never enjoy full citizenship rights, or obtain sensitive posts.”

Indeed, this boldness is a harbinger of things to come—and Copts know it, hence the emigration. Wagdi Ghoneim, a popular cleric and former imam in California, recently called Copts “Crusaders” on Al Jazeera—about the worst thing to call someone in the Muslim world—insisting that they do not deserve equal rights with Muslims in Egypt, because they are infidel dhimmis. Likewise, Abu Shadi, a top representative of the Salafis, told Tahrir News that the Copts must either convert to Islam, pay jizya and assume inferior status, or die. These are just a couple of examples of the countless Muslim leaders openly hostile to Egypt’s native population.

Nor is this phenomenon limited to the Copts of Egypt:

Gabriel sees a parallel with the Christian emigration from Iraq, Palestine and Lebanon. “After the massacre of the congregation of Our Lady of Deliverance Church on October 31, 2010, and other attacks in Iraq, the ratio of Iraqi Christians went down from 8% to 2%; in Palestine to just .5%, and in Lebanon from 75% to 32%. If emigration of Christians, who constitute nearly 16% of the Egyptian population, continues at the present rate, it may reach 250,000 by the end of 2011, and within ten years a third of the Coptic population of Egypt would be gone.”

andrea tirelli

benvenuto tra coloro che lottano per una società laica in cui le fedi di ciascuno sono solo opinioni come tante e non verità assolute, e dove le chiese ed i religiosi non possono ergersi ad autorità e volere che la legge del loro dio diventi legge civile per imporre la propria morale religiosa anche a chi non la condivide.

Dedicato a quanti tra i cattolici (quasi tutti quelli che intervengono su questo blog) ritengono che sia democratico e legittimo che la maggioranza si riconosca per se diritti che nega alle minoranze.

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