Egitto: cristiani lasciano il Paese, temono salafiti

Secondo quanto denuncia l’Unione Egiziana delle organizzazioni per i diritti umani, da marzo sono migrati dall’Egitto 100mila cristiani, riporta La Stampa. Tra i motivi, non solo le necessità economiche, ma anche l’aumento delle tensioni tra islamici e minoranza cristiana dopo la caduta del presidente Hosni Mubarak. La crescente influenza delle frange salafite e il sospetto di pressioni sui copti, renderebbero questi più propensi a lasciare il Paese, secondo alcuni.

Valentino Salvatore

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37 commenti

Kaworu

i cattolici nostrani saranno contenti.

le decisioni della maggioranza vanno sempre rispettate, no?

la maggioranza decide…

ah ops, questo vale solo quando la maggioranza sono loro… chissà perchè, ma continuo a scordarmelo.

Kaworu

(ovviamente, prima che qualcuno arrivi piagnucolando ipocrite lacrime, mi spiace per le PERSONE coinvolte e danneggiate dalla follia religiosa)

Stefano

@ Kaworu

Concordo con ogni parola che hai scritto.
Spero i cattotroll abbiano il buon gusto di ingoiare amaro.

Odino

Ovvio.
A ben vedere, però, fatte le debite proporzioni la follia religiosa sta da ambo le parti.
I salafiti sono dei fanatici violenti ma i cattolici preferiscono emigrare piuttosto che abiurare, il che, pur restando vittime, non depone certo a favore della loro apertura mentale.
Io, ateo, se rischio la vita per il mio ateismo lo nascondo, come fanno moltissimi atei nei paesi islamici.
I cattolici, pur avendo il sacrosanto diritto di non farlo e di essere protetti per questa scelta, perché non lo fanno?
È evidente che, dal punto di vista del fanatismo ideologico, non ci sia molta differenza tra vittime e carnefici.
La storia è piena di martiri, ora proclamati santi, che hanno preferito morire. È sanità mentale questa? E non chiamiamoli atti di coraggio, è solo ottusità e fanatismo.

L’islam è sicuramente un grosso problema, oltre ad essere la religione che ha nel suo impianto teologico il maggior richiamo alla violenza, ma il cristianesimo di certe zone arretrate del pianeta è rimasto al medioevo: fede fanatica, ottusità e arretratezza.

Ora, anche i fanatici hanno diritto ad essere protetti quando soverchianti forze di altri fanatici li minacciano, o almeno così pare, ma la storiella ipocrita della superiorità morale dei poveri e miti cristiani vittime della brutalità fanatica degli islamici è stomachevole, specie quando un giorno si e l’altro pure si invoca l’alleanza con l’islam per combattere l’ateismo secolarista.
Sono simili che se le danno fra loro, pronti a far spallucce quando poi il nemico è comune e, pur approvando in pieno ogni tentativo di fermare la violenza, provo un enorme schifo per entrambi.

PS Per qualche troll di passaggio.
Non citatemi Giordano Bruno.
Ritengo anche lui un pazzo fanatico, non per nulla era un prete.

giulio

@ Odino
non credo possano essere messi sullo stesso piano persecutori e perseguitati
inoltre tu dici che esprimere le proprie idee a rischio della vita è da fanatici, ma allora sono fanatici gli atei che muoiono per questo?

Marcus Prometheus

Il Foglio-Daniele Raineri: ” Un prigioniero politico sta morendo al Cairo ”

Maikel Nabil Sanad

Il Cairo, dal nostro inviato.
Maikel Nabil Sanad è oggi al quarantaduesimo giorno di sciopero della fame dentro una prigione del Cairo. Secondo chi ha potuto vederlo è in pericolo di vita, ma giura che non interromperà il digiuno fino a quando non sarà liberato. Considerato che è malato di cuore e che il 10 aprile è stato condannato da un tribunale militare a tre anni di carcere, lui che pure è civile, ma questa è la norma, rischia di diventare il primo prigioniero politico a morire dopo le dimissioni del presidente Hosni Mubarak a febbraio. Il fratello Mark, disperato, dice ai giornalisti che in queste condizioni anche una condanna minima a otto mesi sarebbe stata una condanna a morte. Nabil è stato un problema per i militari egiziani quando ancora la rivoluzione sembrava un’improbabilità della storia. E’ stato il fondatore dello sparuto gruppo di obiettori di coscienza egiziani che rifiutano di prestare il servizio di leva, in un paese dove ancora oggi una parte della popolazione venera le Forze armate, custodi fedeli del paese – così vuole la versione che immancabilmente viene fuori nelle discussioni – davanti allo spettro dell’anarchia. Il gruppo ne ha ispirato un secondo gemellato in Siria, ed entrambi sono confluiti nei grandi movimenti antiregime. Prima di febbraio, però, le tesi di Maikel erano terribilmente indebolite da un dettaglio: lui è un fan esplicito di Israele, in un Egitto che è ancora preda dei suoi demoni peggiori, dove dichiararsi non anti israeliani a prescindere è come minimo un errore di buona educazione, se non un indizio grave di debolezza mentale. “Sono un pacifista – diceva il refusnik proprio un anno fa al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth che si era incuriosito della sua storia – sono contrario a portare armi e ad arruolarmi in organizzazioni militari o paramilitari. Non voglio agire contro la mia coscienza e non voglio agire come una pedina sulla scacchiera delle lotte sanguinose in questa regione. Non voglio puntare un’arma contro un giovane israeliano, obbligato anche lui a fare il servizio militare, che sta difendendo il diritto del suo stato a esistere. Il servizio militare è una forma di schiavitù e ho lavorato anni per avere la mia libertà”. Persino Roee Nahmias, l’intervistatore di Yedioth Ahronoth, ammetteva nel pezzo di essere sconcertato dalla foga del giovane egiziano, che diceva: “Sto con Israele, non voglio prendere parte a operazioni antisemite scatenate da chi nega il suo diritto a esistere in questa regione. Considero Israele uno stato moderno e liberale a carattere religioso. Ho amici in Israele e penso che gli israeliani abbiano il diritto di difendere se stessi”. E ancora, sull’operazione Piombo fuso: “Se i palestinesi avessero una leadership democratica, non sarebbe successo. Hamas ha cominciato. Rifiutano le elezioni a Gaza e la tengono sotto il loro regime, rifiutano di parlare con Israele e sparano razzi, provocandone la reazione. Piombo fuso è stata un’operazione normale: non vedo la differenza con quello che fa la Turchia contro i curdi nel nord dell’Iraq. E’ esattamente la stessa cosa”. Alla domanda se avesse paura a parlare così in pubblico, scrollava le spalle: “Sono otto anni che lo faccio. Sui giornali sono stato accusato di essere una spia, e sono stato arrestato più di una volta. Naturalmente non posso andare in Israele. Gli arabi che sono là e che ho sentito mi hanno detto che preferiscono vivere sotto il governo israeliano che sotto uno arabo”. Dopo le dimissioni a febbraio del presidente Mubarak, Maikel Nabil s’è preso il ruolo di cane da guardia del Supremo consiglio delle Forze armate che è arrivato a prendere il posto del vecchio regime – senza neanche spostarsi più di tanto: il generale Hossein Tantawi, che in questi giorni apre fabbriche e gira in abiti civili come fosse un candidato alle presidenziali (che cominceranno però non prima dell’estate 2012) è stato ministro della Difesa di Mubarak per vent’anni. Era solo uno tra i tanti blogger inebriati dall’aria di cambiamento, ma l’8 marzo ha scritto sul suo sito un lungo post che analizza perché “la rivoluzione è finora riuscita a liberarsi del dittatore, ma non della dittatura”. “Nello studio seguente presenterò tutte le prove e i documenti che dimostrano come l’esercito non fosse schierato al fianco della gente, neanche durante la rivoluzione, e che la condotta dell’esercito è stata ingannevole per tutto il tempo, orientata soltanto a tutelare i propri interessi”. Seguono congetture sul fatto che l’esercito egiziano in realtà aderì al regime fino all’ultimo, ma non si mosse perché preferì abbandonare Mubarak al suo destino per prenderne il posto e cominciare fin da subito ad aiutare una nuova generazione di profittatori politici, e segue soprattutto un lungo elenco di soprusi, dentezioni arbitrarie, torture con getti d’acqua, percosse e scosse elettriche, che dimostrano il carattere autoritario del potere militare. Non tutte le denunce del blog sono fondate. Scrive Maikel: “Sebbene la rivoluzione abbia scardinato la Costituzione del 1971, le Forze armate hanno rifiutato la proposta di una nuova dichiarazione costituzionale. Di fatto l’esercito non vuole emendare quella del 1971 fondata sulla tirannia. Questo dimostra ancora la posizione ambigua delle Forze armate. Allo stesso modo l’esercito insiste su indire nuove elezione presidenziali, prima della formazione di un Parlamento. Un processo inverso garantirebbe l’esistenza di un Parlamento migliore e più sano del precedente”. In realtà, oggi c’è una nuova Carta provvisoria e il presidente secondo un calendario elettorale fissato da poco sarà eletto dopo il Parlamento (anzi, forse con molto ritardo rispetto al Parlamento: ieri si diceva addirittura nel 2013). Il caso Grapel L’ingenuità di Maikel è stata credere che con la caduta di Mubarak fosse scomparso anche il controllo ubiquo sul pensiero e sulle intenzioni degli egiziani. Più ingenuo di lui è stato Ilan Grapel, un cittadino israeliano arrivato nell’Egitto dopo la rivoluzione per vedere il paese e imparare l’arabo. “S’è messo nei guai da solo – dice al Foglio chi lo ha conosciuto al Cairo – Continuava a vantarsi di avere combattuto con l’esercito di Israele in Libano, di essere stato ferito”. E’ in cella da tre mesi con l’accusa di spionaggio. Il Supremo Consiglio, dopo normali verifiche, ha accertato che non si tratta di un agente del Mossad. Eppure per liberarlo aspetta la visita del nuovo segretario alla Difesa americano, Leon Panetta, oggi al Cairo, per ottenere in cambio un aumento degli aiuti americani alle Forze armate egiziane.

Odino

Perché il papa non interviene personalmente in loco invece di limitarsi a fare i monologni in casa? L’islam non doveva essere alleato contro la secolarizzazione?
Vada a parlare con i suoi degni compagnucci tanto, se mai qualcosa dovesse andare storto, c’è la Madonna di non ricordo cosa che lo protegge.

Odino

“monologHi”
chiedo venia, mi è scivolato il dito al tasto di sotto

Roberto Grendene

monologni: è un interessante neologismo
monoghi lagnosi 🙂

Giorgio Pozzo

Roberto, e i “monoghi” sono degli oghi singoli? 🙂 🙂

Manfredi

Odino, non ho capito, per quale dannato motivo, se sono ateo o religioso, devo starmi zitto zitto per non essere ammazzato?
Non vale la pena combattere?
Vale la pena vivere da prigioniero nella mia Patria?
Gli egiziani di religione cristiana avevano tre scelte: 1)convertirsi, 2) combattere contro una stragrande maggioranza di fanatici, 3) andare via.
Siccome io non voglio fare il coraggioso con la pelle altrui, rispetto la loro scelta.
Riguardo alcuni martiri che hanno preferito morire per non abiurare la loro fede o i loro ideali politici, beh, io li rispetto; Pazzi? Fanatici? E’ che a chinare sempre la testa ci si rompe le ……(tu sai cosa), insomma, non liquidiamoli così facilmente.

Odino

Non è questione di chinare o no sempre la testa. Anche io lotterei per certe libertà assumendomi i rischi.
Ma per cosa dovrebbero rischiare la pelle i copti? Per la religione?
Il che, permettimi, è una idiozia, è come un tizio che vuol mangiare maiale in Arabia Saudita. Tutti i diritti di farlo ma ne vale la pena rischiando la pelle?

Io non mangerei maiale ne combattrei apertamente ma lavorerei ai fianchi.
Ne emigrerei visto che nell’emigrare perderei più di quanto perderei non mangiando carne di maiale.

Torniamo alla questione.
Tu poni 3 scelte: Convertirsi, combattere, emigrare.
Secondo te qual è la più comoda?
Combattere (e rischiare la pelle) No
Emigrare (lasciare casa, lavoro, amici ecc.) No
Convertirsi (almeno di facciata) Si.

Se per questa gente emigrare o restare li a prendere mazzate è preferibile a fare finta di convertirsi allora c’è qualcosa che non va.
Decisamente. O sbaglio?
Poi fatti loro, facciano quel che gli pare.
Ma non li ritengo meglio dei carnefici visto che entrambi agiscono per ottusità religiosa.

xCat

Esistono diversi modi per combattere. Non si deve per forza andare alla cieca in campo aperto, esiste anche la guerriglia.
Personalmente ritengo che un ateo dovrebbe avere massima cura della propria vita e della propria capacità riproduttiva, anche a costo di fingersi credente, qualora questo ne minacci la sopravvivenza.
La sola presenza su suolo ostile di una persona pensante è una catastrofe per un regime lobotomizzatore.

Soqquadro

Quindi i copti dovrebbero convertirsi in massa?
Vale anche per gli atei italiani? Dovrebbero convertirsi in massa al cattolicesimo per non venire discriminati? (Anche se ai non musulmani – non solo ai copti- in Egitto, effettivamente, va molto peggio). I copti sono in Egitto da sempre, l’islam come religione è arrivata dopo con le dominazioni.
Sono fondamentalisti anche loro? Possibile, ma questo non vuol dire che debbano venir convertiti a forza da altri fondamentalisti. Sono costretti alla fuga, e li si attacca anche perchè scappano anzichè convertirsi?

Odino

@ Leggi sopra (la risposta a Manfredi), penso contenga risposte alle tue obiezioni.

Una sola precisazione, dovrebbe essere ovvia ma è meglio precisare: non ho detto che è GIUSTO che si convertano ma che è CONVENIENTE che lo facciano, anche per finta.

Odino

A dimenticavo: No, non vale per gli atei italiani, almeno secondo me.
Varrebbe li, non qui.
Qui non ti linciano, qui, sulla carta, non ti discriminano.
Qui, per me, il gioco vale la candela.
La ti fanno fuori o ti spingono ai lati della società.

Manfredi

MMMMMhhhh, Odino, tu pensi, che siccome è soltanto religione, tanto vale…”massì chissene…chiniamo tutti la testa”.
No, non vi deve essere limite al rispetto del pensiero altrui; il laicissimo: “non condivido le tue idee ma mi batterò fino alla morte affinchè tu sia libero di esprimerle” vale anche per i cristiani egiziani.
Ma poi, anche se mi proibiscono di mangiare il maiale, MA PERCHE’?!
Ma chi ti dà il diritto di dirmi cosa mangiare e cosa no?!
E’ il concetto di libertà, che tu, Odino, ridimensioni, tu pensi che “siccome è una religione, allora….”, No! Non perchè è una religione allora richiede una”libertà” minore e più sottomessa.
Se libertà deve esserci, che sia per tutti, abbiamo il dovere di indignarci (perlomeno, davanti ad un computer) anche se si vietano idee per noi frivole o ridicole.

Odino

@Manfredi
Non mi convinci anche se penso che, nella pratica, io e te prenderemmo le stesse decisioni anche se per motivi differenti.

Non ci capiamo perché ci muoviamo in ambiti differenti:
Tu in quello assoluto dei diritti: possono farlo perché ne hanno il diritto, non mi importano le motivazioni.
Io in quello più pragmatico delle motivazioni e dei mezzi pratici.

Sul piano dei diritti io non ridimenziono la libertà, anche se forse da come mi sono espresso può sorgere questo fraintendimento. Io stesso a volte mi accapiglio con conoscenti per bazzecole. Ed infatti non discuto il diritto dei copti a credere quello che più gli piace e se hanno gli attributi per protestare allora bene fanno.
Ma deve essere fatto con cognizione di causa, non allo sbaraglio (e su questo penso che siamo d’accordo).
I principi di diritto sono una bella cosa, specialmente in un mondo perfetto dove tutto è bianco e nero.
Ma in un mondo dove c’è anche il grigio bisogna essere pragmatici perché anche le motivazioni hanno a volte importanza.
E con pragmatismo mi chiedo: belli i diritti ma questo voler mettere la vita, gli affetti, il lavoro e tutto il resto dopo la religione non è da fanatici?
Non è quello che fanno, dal loro punto di vista, anche i salafiti? O i Jihadisti?
So bene che la figura dell’idealista coraggioso che mette a rischio la vita per i propri principi ha molto appeal. Ma è questo il caso?
Dal punto di vista intellettuale i copti non si ostinano a emigrare o rischiare la pelle per gli stessi motivi per cui i salafiti li perseguitano?
Ora tu mi dirai: Si e allora? hanno dei diritti e non importa perché lo fanno.
Ma sbaglieresti bersaglio perché, e lo ripeto, io parlo sul piano delle motivazioni e non su quello dei diritti perchè, sul tale piano, è chiaro che non posso in alcun modo contraddirti (ne volgio visto che concordo).

Ed è per questo che io non mi indigno anche se sono il primo a volere che la smettano di massacrarsi.
Non mi indigno perché non vedo il malvagio che opprime il giusto, vedo due squinternati mentali che se le suonano a vicenda non appena uno è più forte dell’altro.
Mi indigno invece perché vedo che la gente si fa fregare da discorsi retorici sui diritti o sulla superiorità morale delle vittime invece di capire che vittime e carnefici hanno la stesse motivazioni. E sono quelle (i fanatismi) che si devono combattere e non solo i carnefici di turno.
Finché ci muoviamo solo sul piano assoluto dei diritti questi casini non finiranno mai, anzi andrà a finire che avremo ancora più casini di quanti non ne abbiamo già anche a casa nostra.

Gianluca

@ Odino

“Perché il papa non interviene personalmente in loco invece di limitarsi a fare i monologni in casa?”

Parla piano, che sarebbe capace di invitarli qui in Italia per essere mantenuti a vita da noi!

Roberto Grendene

se la religione non venisse imposta fin da piccoli ma lasciata alla libertà di scelta da adulti, di sangue ne scorrerebbe tanto di meno

che altra differenza sostanziale c’e’ tra egiziani copti e musulmani?

o tra gli irlandesi cattolici e protestanti?

o tra gli abitanti dell’India indisti e musulmani?

l’unica rilevante distinzione e’ l’appartenenza religiosa, che non puo’ essere contaminata con frequentazioni o addirittura matrimoni con appartenenti ad altre religioni
e il sangue continua a scorrere

Batrakos

Grendene.

Tra gli irlandesi cattolici e protestanti, parlo di loro perchè degli altri esempi non sono in grado, c’è anche la discendenza (dunque la questione dell’eredità politica, sociale ed economica) dei secondi dai coloni inglesi.
L’Irlanda del Nord fu costituita in modo fraudolento, attraverso il Gerrymandering, uno strattagemma un po’ lungo da spiegare che comunque suddivideva le circoscrizioni in modo che spesso i cattolici risultavano in minoranza anche se erano maggioranza numerica (in qualche modo simile, per capirci, al problema della rivoluzione francese del voto per stato o per testa); la franchigia elettorale che equivaleva ad un suffragio censitario (per votare si doveva essere proprietari di case, che attraverso una serie di provvedimenti, erano possedute molto più da inglesi; e il voto plurimo derivato dal Company vote (diverse quote voti erano assegnati alle Compagnie Commerciali; esse erano spesso in mano dei possidenti inglesi o filoinglesi, per cui questi votavano più volte).
Chiaro che in situazioni simili la religione costituisce un negativo arroccamento identitario da ambo le parti; ma credo che, perlomeno riguardo la questione irlandese, la guerra civile ci sarebbe stata anche senza il suo apporto, il quale comunque c’è stato, c’è e purtroppo temo che ancora ci sarà (anzi in Irlanda del Nord molti stanno spostandosi sempre più verso la religione rispetto all’analisi sociale).

Batrakos

Sul Gerrymandering, ho usato il termine i cattolici per dire gli indipendentisti (ovvero quasi sempre gli irlandesi indigeni)…errore mio! Ma in Irlanda questa attribuzione è quasi un’equazione, anche se errata e capita di caderci se non si pesa ogni parola.

Gérard

Non essendo cattolici, non aderiscono alla verita unica che vede nel papa il rappresentante di Dio sulla terra . Percio Dio, nella sua infinita bonta, manda queste sofferenze ai copti per purificarli …!

Francesco

“sono migrati dall’Egitto 100mila cristiani”

Ma stavolta non ci sono state aperture delle acque, che avessero ragione gli ebrei?

andrea tirelli

chissà che i cattolici nostrani non si convicano che un paese laico è un posto migliore per tutti proprio perché la maggioranza non può riconosce per se stessa diritti che nega alle minoranze.

luigi

Se la religione non venisse imposta sin da piccoli………………….E’ TUTTO LI’ il problema. Qualsiasi scelta: religiosa,politica,filosofica, non deve essere IMPOSTA, ma deve essere una libera scelta della persona. Si eviterebbero tanti DANNI psicologici.

whichgood

I danni come puoi vedere non sono soltanto psicologici e il fatto che venga imposta sin da piccoli è una scelta voluta, l’indottrinamento è più facile nell’età in cui la personalità è ancora tutta da formare e più vulnerabile. La religione è un’arma di potere dove la prepotenza compie un fattore fondamentale.

Brian di Nazareth

Temono i salafiti? Ma non erano l’ateismo e la secolarizzazione i principali nemici del cristianesimo? Dov’è finita l’alleanza tra cattolici e musulmani per combattere i miscredenti, tanto auspicata da Ratzinger?

Alecattolico

Bisogna aiutare i cristiani in Egitto a combattere gli islamici,e,anche gli atei.

Kaworu

secondo la tua logica, la maggioranza vince.

quindi i cristiani d’egitto si devono adeguare.

Brian di Nazareth

non puoi combattere gli islamici, Ratzinger vuole dialogare con loro. Devi adeguarti al volere del rappresentante di dio sulla Terra. Quindi andate in Egitto e dialogate, dialogate, dialogate…

Marcus Prometheus

La stragrande maggior parte dei cristiani egiziani sono “miafisiti” (non monofisiti come si legge spesso) cioe’ eretici dal punto di vista cattolico e greco ortodosso dato che non riconoscono il concilio di Calcedonia.
Pero’ c’e’ stato un riavvicinamento ai cattolici con una dichiarazione congiunta e quasi totale superamenteo della sottile differenza di definizione della natura del Cristo che li divide (o divideva) da Cattolicesimo ed ortodossia.
Esiste anche una chiesa cattolica copta minoritaria costituitasi nel 19esimo secolo, ed esistono chiese protestanti -copte.
Comunque i Copti d’Egitto accolsero l’invasione islamica senza combattere e QUASI felici nonostante le STRAGI iniziali senza neanche rendersi ben conto di cosa avvenisse. L’islam pareva loro una nuova setta monoteista non dissimile da cristianesimo, una nuova eresia minoritaria e pertanto disponibile a MAGGIORE tolleranza del loro particolarismo dottrinario dell’ortodossia greca imposta da Bisanzio con persecuzioni.
PERTANTO MAI e poi MAI in tutta la storia i COPTI hanno combattuto l’islam.
Purtroppo oltre che DHIMMIZZATI (vessati fiscalmente, umiliati e discriminati) sono stati periodicamnte anche attaccati con stragi.
Da Wikipedia:
Il termine copto qualifica nello stesso tempo una lingua, un popolo (Egitto), un culto e una Chiesa. Oggi i copti appartengono a tre principali chiese: la maggioranza dei fedeli si riversa nella più anziana Chiesa copta Ortodossa Tawahedo; gli altri fanno parte della più recente Chiesa cattolica copta e delle chiese protestanti. Il numero di copti in Egitto si suppone oscilli tra il 14% e il 20% (tra 10 e 15 milioni)[senza fonte], anche se il governo egiziano insiste sul fatto che i copti siano molto meno, ossia circa il 6% (4 milioni) della popolazione egiziana. Causa della controversia potrebbe essere il numero crescente di copti nati fuori dall’Egitto. Il numero di copti all’interno dell’Egitto sta comunque diminuendo a causa dell’emigrazione dovuta alle discriminazioni da parte dei musulmani integralisti e del governo egiziano. Il World Factbook del 2006 stima che 7,6 milioni, ovvero il 10% degli egiziani, siano cristiani; i copti sarebbero il 9% della popolazione totale. I copti egiziani sono stati oggetti di discriminazioni e molte autorevoli fonti egiziane hanno rilevato che il governo è stato spesso complice o, perlomeno, noncurante di certi “incidenti” contro di essi[1].
La situazione della comunità copta in Egitto è contrassegnata da numerose contraddizioni. Secondo la Costituzione egiziana, la professione religiosa è libera, ma l’art. 2 pone la shari’a (la legge islamica) tra le principali fonti giuridiche. Le chiese cristiane in Egitto sono soltanto 2.000 e il loro numero è fermo da molto tempo: risulta infatti molto difficile ottenere i permessi per costruire nuovi edifici di culto.
Episodi di marginalizzazione e di vessazione cui sono vittime i cristiani sono stati messi in luce da alcune organizzazioni per i diritti umani. Sono numerosi i casi di donne copte rapite e convertite per essere date in moglie a uomini musulmani. Nel 1976 il Patriarca della Chiesa copta, papa Shenouda III, denunciò la pratica, ignorata dalle autorità egiziane.
Un altro problema riguarda i gruppi radicali islamici. Alcune fonti sostengono che strati delle forze di sicurezza e degli apparati amministrativi abbiano in passato coperto tali formazioni, che si sono rese responsabili di numerosi attacchi armati ed episodi di violenza ai danni della popolazione cristiana, soprattutto nelle zone dell’Alto Egitto.
Nel 1981 un gruppo di fondamentalisti uccise 17 cristiani e ne ferì 112. I copti protestarono per l’accaduto. Ma il presidente Sadat represse la protesta e mise agli arresti il Patriarca Shenouda III. Fu un caso di detenzione unico nei confronti di un primate di una chiesa cristiana nel Novecento, se si eccettuano i paesi comunisti[2].
Nel 2009 è stato pubblicato un Rapporto sul fenomeno del rapimento di ragazze copte da parte di uomini musulmani. Il documento s’intitola «La scomparsa, la conversione forzata e i matrimoni forzati delle donne cristiane copte in Egitto» ed è stato redatto da Michele Clark (docente di Tratta di esseri umani alla George Washington University) e Nadia Ghaly, avvocatessa copta.
Il primo gennaio del 2011 ad Alessandria d’Egitto si è fatto esplodere un integralista musulmano dinanzi alla Chiesa copta dei Santi, nel quartiere di Sidi Bishr, causando la morte di 23 fedeli copti e il ferimento di numerosi altri che partecipavano ad una tradizionale cerimonia religiosa per l’anno nuovo. Dall’esplosione è rimasta danneggiata anche una vicina moschea e 8 musulmani sono rimasti feriti.[3]

Marcus Prometheus

La vicenda storica dei Copti che continuano ad essere perseguitati macellati e discriminati tutt’oggi dopo 14 secoli di ininterrotta sottomissione pacifica ed accettazione delle vessazioni fiscali, umiliazioni e supremazia degli arabo-islamici, e’ una delle piu’ limpide dimostrazioni che con l’islam e’ impossibile convivere in pace su di un piano di parita’ giuridica.
Dunque non si tratta di odio dell’islam per presunti torti ricevuti o per “ottenere rispetto”
Il problema e’ proprio che l’Islam non tollera proprio l’eguaglianza, e nel Corano e nella sharia ha ampiamente teorizzato questo concetto tanto da renderlo fondamentale
Ogni concessione fatta all’islam e’ vista come cedimento e conferma della inferiorita’ altrui, e pertanto incita ad ulteriori pretese ed ulteriori vessazioni.

Batrakos

In Egitto non mi pare vi sia parità giuridica, visto che la sharia è una delle principali fonte del diritto; parità giuridica significa, invece, laicità della legislazione senza deroghe o permessi per alcuna religione.
Altrimenti, se non si vuole parità giuridica, vuol dire che uno, in quanto musulmano, dovrebbe avere meno diritti costituzionali di un altro? Non capisco bene questo punto.

Approfitto per segnalare quella che a me pare un’imprecisione di wiki: la Chiesa ortodossa Tewahedo, chiesa cristiana etiope sganciatasi dai copti d’Egitto nel novecento durante la reggenza di Haile Selassie, dunque non più copta, è diversa dalla Chiesa Ortodossa copta e si trova in Etiopia (con diverse chiese nel mondo occidentale, due mi pare anche in Italia, ma non è una chiesa egiziana e credo nemmeno più definibile come copta dopo essere divenuta autocefala).

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