Intervistato su La Stampa, il vescovo di Mazzara del Vallo mons. Domenico Mogavero dice la sua sul rapporto tra Chiesa e malavita organizzata. Il prelato, postulatore per la causa di beatificazione di don Pino Puglisi, parroco ucciso dalla mafia, ammette: “nella Chiesa ci sono ancora omertà e connivenze con i mafiosi”.
Alla mafia, afferma, “si è attribuito a lungo un compito di garante verso gli interessi di chi non poteva ricorrere ai poteri istituzionali”. Per questo “in piccolo comuni persino qualche sacerdote si è prestato a dare protezione ai mafiosi”. Sulla mafia “persiste omertà nel clero”, se da una parte ci sono preti “che non hanno alcun timore di denunciare pubblicamente i comportamenti dei malavitosi”, “non mancano quelli che fanno finta di non sapere e di non vedere e magnificano uomini cui attribuiscono profili lontanissimi da quelli che risultano dalle indagini”. Secondo il vescovo, “la verità è che molti parroci hanno paura dei malavitosi perché temono di essere vittime più o meno dirette della loro malvagità”. D’altra parte, “non sarà facile convincere chi ha ricevuto benefici dai malavitosi a sconfessarli”. Ma “le parole nette di Benedetto XVI rilanciano l’anatema del ’93 di Wojtyla nella Valle dei Templi”, aggiunge.
Valentino Salvatore
Tutte cose già note.
E meno male che stavolta le ha dette un prete. Perchè se le diceva l’UAAR tutto il mondo cattolico gli dava addosso.
“…le parole nette di Benedetto XVI rilanciano l’anatema del ‘93 di Wojtyla nella Valle dei Templi…”
Parrebbe che in diciotto anni non sia cambiato niente.
Forse i don Abbondio sono più forti di questi papi teologi?
Mi immagino i Riina ed i Provenzano ancora in libertà, che ghignano impunemente a questi anatemi…Sai quanto gliene frega a questi degli anatemi!? 😉
@Paul Mannoni.”Mi immagino i Riina ed i Provenzano ancora in libertà, che ghignano impunemente a questi anatemi…Sai quanto gliene frega a questi degli anatemi!?”
Ne sono convinto anch’io. Ma cio’ dimostra che tali individui sono atei … grazie a Dio …
Saluti.
ma anche no.
il credere in divinità assortite in un modo quasi tribale non implica l’essere atei.
@Cesare b
Dai un’occhiatina alla disposizione degli stessi Circoli UAAR nel Sud Italia…Ti fornisce la misura di quanto affermi…Senza aprove come tutto il resto peraltro. 😉
Tale atteggiamento peraltro, non dimostra affatto che siano disinteressati a dio, a Padre Pio, alle madonne ed ai vari cristi…Tale atteggiamento, e lo ripeto, dimostra che del Papa e delle sue parole se ne fregano. Semplice no! 😉
@ Massimo. Veramente queste cose le ha già dette all’inizio dell’800 tale Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi”: un prete intimidito-connivente con il potente del paese, un padre provinciale dei Cappuccini che accetta di rimuovere un suo frate che sa essere nel giusto per non rompere il modus vivendi con una famiglia-consorteria importante…
Nei PS Renzo Tramaglino si lamenta degli amici che dopo tante promesse si rifiutano di aiutarlo a reagire contro le prepotenze di don Rodrigo. Se fosse riuscito a raccogliersi attorno a lui avrebbe fondato… la mafia lecchese. Secondo autorevoli critici la Mafia ebbe origine come associazione di difesa contro le prepotenze dei feudatari; poi, siccome l’appetito viem mangiando…
Manzoni dopo la riconversione al Cattolicesimo non cessò di essere illuminista, e anche abbastanza anticlericale.
Questo per dire che l’intervento UAAR non è sgradito, almeno da chi ha un minimo di intelligenza, ma non è poi così nuovo.
Una domanda a conclusione. Se un membro palermitano dell’UAAR è minacciato di guai grossi dai “protettori di quartiere” della Mafia come si comporta? Fa l’eroe oppure paga il pizzo a denti stretti e tace “connivendo”come gli altri?
Quindi un componente palermitano della UAAR e un prete, per te, sono la stessa cosa!
Nel senso che è naturale aspettarsi la stessa reazione in tale situazione da ambedue.
Quindi, davanti a tali situazioni, essere preti o atei non fa differenza.
Quindi ci deve essere una cosa che accomuna il prete e l’ateo.
E cosa è questa cosa?
Verrebbe da rispondere: la paura, …..ma non è così!
E’ la mancanza di fede!
@ Alterego. Se non ho capito male. Lo spirito è forte, ma la carne è debole; inoltre “Se uno non ha il coraggio, non se lo può dare.” (Don Abbondio ). Ma scusi, non siete voi a dire che la morale atea produce gli stessi effetti, o addirittura effetti migliori rispetto a quelli delle morali a base religiosa? E adesso chiede a un prete di dare di più di un ateo?
Ovvio che il prete fa male; oltretutto non deve aver paura di “vendette trasversali” sui suoi familiari. Dico solo che ciascuno può venire a sapere quali sono le sue convinzioni profonde solo quando si trova a rischiare molto o moltissimo.
Florenskij
al prete si chiede di più perchè pretende di più.
Tra i membri dell’UAAR ci potrà essere sia quello che deciderà di fare l’eroe, sia quello che deciderà di sottomettersi. Ma ogni membro dell’UAAR, sia nel bene che nel male risponde esclusivamente per se stesso. Non è l’UAAR che si ritiene portatrice della “moralità” e della “verità assoluta ” e che tenta di imporre i suoi “presunti valori”a tutti gli altri.
@ Alex. Capisco. Non sto chiedendo all’UAAR di rispondere per i suoi singoli membri. Ho scritto UAAR solo per meglio precisare l’immagine di un ateo militante. Potrebbe non essere iscritto a niente. Però non sembra di vedere che nel suo giudicare con puntiglio ogni sgarro o deviazione dei membri della CCAR l’UAAR si pone proprio come una specie di ente morale a sorveglianza dei “valori”?
@Flo’
“Però non sembra di vedere che nel suo giudicare con puntiglio ogni sgarro o deviazione dei membri della CCAR l’UAAR si pone proprio come una specie di ente morale a sorveglianza dei “valori”?”
Questo solo se si ragiona unicamente in base alla logica dell’autorità, secondo cui solo i (detti) intelligenti possono dire cose intelligenti e i “semplici” possono dire solo stupidate non tenendo mai conto della prova contraria…
Caro Flo,
a me pare che il mons. non abbia denunciato che esistono preti minacciati e intimoriti dalla mafia.
Ha parlato di “omertà e connivenze con i mafiosi” e non di vittime del potere violento e aggressivo delle organizzazioni criminali.
Ha scritto di sacerdoti che si sono prestati (“prestati” e non obbligati) “a dare protezione ai mafiosi”.
Ha dichiarato che ci sono preti “che fanno finta di non sapere e di non vedere e magnificano uomini” sospettati di essere mafiosi.
Lei (non il mons) confonde chi è vittima con chi è complice: non è questione che non vogliono fare gli eroi, ma che sono partecipi e corresponsabili.
Alex
Quindi fammi capire. La morale di Papa Giovanni Paolo II contro la mafia a voi dell’UAAR non sta bene perchè sarebbe un’imposizione indebita di valori assolutie dogmatici da parte della Chiesa.
Non si deve quindi essere “assolutamente” contro la mafia, piuttosto “relativamente”, a seconda di come gira a quel tal componente della UAAR.
Così se quel tal componente sgarrasse, la colpa non ricadrebbe certo sull’UAAR che ha lasciato piena libertà di coscienza, ovvero come se gli avesse detto: “Fa’ come … vuoi!”
vede caro flo,
se un postino spaccia droga io non andrei dicendo che le Poste sono un organizzazione malavitosa. A meno che…
ci siano migliaia di postini che per decenni spacciano droga
e che le Poste, messe al corrente di chi sono i delinquenti, non facciano nulla per denunciarli,
e non collaborino mai con la giustizia,
e non si attivino neppure per evitare che i criminali loro dipendenti commettano di nuovo il reato,
e cerchino di nascondere gli episodi pagando le vittime, etc. etc. etc.
In questo caso avrei qualche dubbio sulla condotta etica dei responsabili delle poste, o no?
Stessa cosa dicasi dell’uaar o della chiesa, una qualunque, quella cattolica come quella pastafariana…
@ Non ho alcun dubbio sulla corruzione di alcuni preti, quanti in percentuale non so; certamente quelli corrotti devono essere individui moralmente detestabili, o almeno psicologicamente disastrati. Ricordo il caso di un parroco che parecchi anni fa venne arrestato perchè stampava banconote false nella tipografia della parrocchia. Le uniche uscite a lui bene accette erano gli inviti a pranzo e a cena da parte dei parrocchiani. Ciliegina finale: sotto il letto aveva pacchi di gioranli pornografici.
A me interesssa salvare la percentuale di preti moralmente sani e appassionati dalla loro missione. Non ne conosco l’estensione perchè non ho la sfera di criastallo. Potrei trascrivere qui un articolo appena letto su un parroco in fase di beatificazione ma ve la risparmio.
C’è però la zona grigia dei mediocri, “a Dio spiacenti e a’ nemici sui…”
A proposito di cose di Mafia, mi chiedo se ci sia una distinzione netta tra conniventi e “obbligati alla connivenza”. Ho letto di casi di medici OBBLIGATI ad assistere e curare i mafiosi, credo anche con una specie di affiliazione forzata.
Flo,
torno a dirle che qui non è una questione di attegiamenti individuali o singoli (come quelli da lei citati): il fenomeno della pedofilia ha dimensioni così estese (in ogni parte del mondo) e così diffuse (in moltissime diocesi) che investe la chiesa nelle sue fondamenta e chiama la sua gerarchia a rispondere delle responsabilità delle mancate denunce, della mancata collaborazione con le autorità civili, della mancata tutela delle potenziali vittime.
Se lei continua a sottovalutare il problema, non fa del bene alla sua chiesa: io, se vi appartenessi, sarei il primo a chiedere chiarezza (cos’è successo e com’è potuto succedere?) e a esigere punizioni esemplari per chi è responsabile di omertà e complicità (e tanto più in alto nella gerarchia è il responsabile di questo schifo, tanto maggiore è la pena che merita).
Riguardo alla seconda domanda, a me pare che il mons. parli MOLTO chiaro e parli di connivenze con la mafia di preti compiacenti e non di povere vittime delle minacce mafiose.
Senti chi parla. Come se l’intera chiesa cattolica non fosse un’associazione a delinquere di stampo mafioso.
Comunque Mazara del Vallo si scrive con una z sola
@ Florenskij:
………..Se un membro palermitano dell’UAAR è minacciato di guai…………………….
E chi lo sa? Bisognerebbe chiederglielo.
@ Ratio. Bisognerebbe intendersi sui termini. In generale l’ateo dice di tener fermo alla massima per cui “si vive solo una volta”; perciò godersi la vita ( senza esagerare tanto da rovinarsi la salute ) e non mettersi in condizione di perderla inutilmente, come in guerre assurde.
Però ci sono situazoni in cui anche un ateo dona la vita: è, ad esempio, il caso dei partigiani. Credo che in queste situazioni scatti un impulso biologico: l’indignazione è tale che l’individuo sente di essere una cellula del “corpo sociale” con tale intensità da sacrificare la sua esistenza fisica.
E’ qui che scatta la definizione di “religione in senso lato”: l’insieme di credenze, miti, riti che danno libero corso all’impulso biologico di sentirsi parte di un tutto più importante: la famiglia, la patria, il partito… l’umanità, se ci fosse un’invasione di Marziani! Da lì si riversa l’adrenalina che rende possibile il SACRIficio ( ribadisco il termine SACRI ).
In questo senso parlava di “religione” anche Foscolo, personalmente ateo.
beh, la differenza, caro Flo, è tra chi fa qualcosa per ottenere un vantaggio personale, un beneficio privato (che ne so, la protezione della casa, della famiglia, del lavoro da parte di dio o del mafioso di turno) e chi, invece, lo fa “in senso laico”, per il bene comune, non solo per se stesso o per quelli che la pensano come lui, o pregano il suo dio, o votano il suo partito, ma per costruire una società migliore per tutti.
Io mi riferivo alla tua ipotesi “se un palermitano dell’UAAR ecc.” ipotizzare una cosa del genere e ipotizzare le conclusioni mi pare tempo perso.
Credo che l’impulso biologico di aiutare gli altri stia a monte delle religioni, io sono ateo dall’età prescolastica, ho sempre provato un senso di repulsione per preti, chiese, feticci e quant’altro eppure sono iscritto all’AIDO da tanti anni, sono socio sostenitore della P.A. del mio paese e se mi capita di dare una mano a qualcuno lo faccio sempre volentieri, per chiunque.
E ti assicuro che sono Ateo!
Ratio
Forse ti riferisci all’impulso biologico del…Gene egoista?
Ratio
A proposito di Gene egoista.
“E’ anche possibile che il grosso cervello dell’uomo e la sua predisposizione a ragionare matematicamente si siano evoluti come un meccanismo capace di ingannare in modo sempre più sottile e di riconoscere sempre meglio l’inganno degli altri. Il denaro è un esempio formale di altruismo reciproco ritardato.”
Mi sa tanto che hai sbagliato parrocchia.
Ah, oltre che scriversi con una sola Z si trova in provincia di Trapani, non di Palermo:-)))
Chiesa….. mafia…. politica,la storia si ripete inesorabile !!!!
“la verità è che molti parroci hanno paura dei malavitosi perché temono di essere vittime più o meno dirette della loro malvagità”
Incredibile… la preghiera e la fede non bastano !
@ whichgood. Il primo ad avere paura fu il primo papa, san Pietro. Tre
rinnegamenti prima del canto del gallo.
Flore, Pietro non fu affatto il primo papa, né fu mai vescovo.Molti storici e teologi autorevoli contestano finanche che egli sia mai arrivato a Roma (neanche Paolo ne parla e dire che sarebbe stato il fondatore insieme a lui della comunità romana, che in realtà non fonòdarono né Pietro né Paolo ma ignoti giudeo-cristiani). Il Liber pontificalis di Egesippo (che fa la lista dei papi Pietro, Lino ecc.) composto intorno al 160 d.C. è inattendibile e privo di valore storiografico quanto alla parte più antica. Tutti i grandi padri della chiesa ignorarono il primato di Pietro. Così Giustino vissuto nel 150 d.C. che nomina due volte Pietro chiamandolo semplicemente “uno degli apostoli”. Come ricorda Deschner, il termine “papa” (padre) fu un titolo onorifico di tutti i vescovi a partire del III secolo e restò in uso fino alla fine del primo millennio. Per distinguere il papa dagli altri “papi” nel V secolo si usò l’espressione “papa della città di Roma”. Solo con Gregorio VII il papa cominciò a credere di avere una speciale supremazia su tutta la Chiesa (oltre che sull’Impero). Ma siamo nel 1075 d.C.! Pensi che al Concilio di Nicea del 325, Silvestro I, vescovo di Roma risultò assente. La primazia papale è una delle tante invenzioni della Chiesa Cattolica
E’ vero, l’ho letto su La Stampa del 19 maggio 33.
Il titolo in prima pagina recitava più o meno così:
“Chicchirichì! Il gallo ha cantato 3 volte”
“Come previsto da Gesù, il futuro capo della futura Chiesa, tale Pietro, rinnega tre volte di essere intimo conoscente e discepolo del mago Otelma ebreo”
Florenskij. assolutamente non provato il papato di Pietro e molti dubbi anche sulla sua presenza in Roma (troppe le interpolazioni dei testi e quanto alla devozione popolare ha la stesa valenza degli itinerari ad martyres che glorificavano le sorelle martiri Fede, Speranza e Carità, figlie di santa Sofia…; e risparmiamoci la querelle tra Margherita Guarducci e padre Ferrua). Quanto alla questione del primato romano, esplosa dai contrasti contro il patriarcato “universale” constantinapolitano, qualora non si voglia a tutti i costi identificare con Roma l’ecclesia quae est in Babylone coelecta (1 Petri 5, 13), la si vuol far nascere da una lettera di papa Clemente alla Chiesa di Corinto, in cui quella che ad una lettura capziosa potrebbe, forse, apparire, come la teofania di un primato, va, tutt’al più, letta, come notava finemente E. Buonaiuti, come un primato spirituale “di servizio” nei confronti delle altre comunità in difficoltà. Nelle ventisette proposizioni del Dictatus papae, poi, si trovano anche concetti che non hanno alcun riscontro nella tradizione anteriore, che hanno una valenza decisamente politica e contingente e che vanno infatti chiaramente inquadrati nella lotta per le investiture. Ma siamo, appunto, nel 1075, epoca in cui il papato romano ha già attuato la propria configurazione, il proprio potere, le proprie auctoritates e i proprii miti.
Flo, no, i rinnegamenti furono quattro ,io ero presente.
@hexengut
Perchè non riscrivi tu la storia del cristianesimo e visto che ci sei anche tutti i Vangeli? Ovviamente con il generoso apporto di Wiki ed affini.
Se voi dell’UAAR metteste il medesimo impegno nella ricerca anti-cristiana anche in fisica, a quest’ora avreste risolto da un pezzo l’enigma della velocità superluminale del neutrino.
Ma ogni tanto pensate in positivo o agli atei il negativo viene naturale come dalla stessa etimologia del termine?
Non si tratta di riscrivere la storia del cristianesimo, si tratta di descriverla.
Sappiamo che il tema della successione apostolica si sviluppò nel II secolo.
La Chiesa Cattolica fa derivare il primato papale dal verso, attribuito a Gesù in Matteo 16:14-18.
Il nome di Pietro, però, non compare nei primi elenchi dei vescovi di Roma del I, II e III secolo d.C.:
1) Ireneo, vescovo di Lione dal 178 al 200 d.C., è il primo teologo cristiano ad parlare del principio della successione apostolica:
elenca con precisione la sequenza della successione vescovile Romana ma, come primo vescovo, indica Lino e non Pietro.
2) Nella “Costituzione Apostolica” del 270 d.C. si afferma che Papa Lino (nominato anche da Ireneo di Lione come PRIMO vescovo di Roma) ottenne la sua nomina da Paolo; non da Pietro.
3) Nella Lettera ai Romani, Paolo menziona vari esponenti della comunità protocristiana, ma NON menziona mai Pietro, presunto Vescovo di Roma in quel tempo e, di conseguenza, massima autorità religiosa e riferimento di cui tutti i cristiani, compreso Paolo (che invece non gli rivolge neanche un saluto…).
4) Nel Nuovo Testamento non esiste riferimento a Pietro come vescovo di Roma.
5) I primi a menzionare Roma come “Cattedra di San Pietro” e a citare il “Primato di Pietro” (ricordo che Pietro NON era il vero nome dell’ apostolo, ma un appellativo) furono Cipriano di Cartagine e Tertulliano, a metà del III° secolo d.C. .
Vogliamo pure insinuare che dichiarare un falso la famosa Donazione di Costantino sia un riscrivere la storia cristiana?
“…l’anatema del ‘93 di Wojtyla nella Valle dei Templi”
Wojtyla prima stringeva le mani insanguinate di Pinochet e Videla e poi lanciava anatemi contro la mafia… Quando si dice poche idee ma ben confuse…
@dv64
In quell’intreccio di mani, c’erano anche quelle di Robert Mugabe…Quello dei crimini contro l’umanità, per intendersi. 😉
@FLORENSKIJ
O sarò stato io a spiegarmi male o è lei bravissimo a rigirarsi le parole.
Al mio post c’era ben poco da rispondere, nel senso che affermavo che se sia l’ateo che il prete non rimangono fermi nella loro fede avranno la medesima reazione di viltà.
L’ateo, quello veramente convinto e saldo nelle sue idee e nei suoi pricipi morali, dovrebbe provare una tale indignazione a tali situazioni che dovrebbe avere non dico una azione violenta, ma quasi anche perchè la sua scelta di vita se vissuta con sincera convinzione giorno per giorno ha come requisito principale quello che la maggior parte chiamerebbe “coraggio”, ma che per il “vero” ateo è la normalità.
Forse che la stessa cosa non è riferibile anche ad un “vero” prete?
Anzi il prete, se veramente saldo nella sua fede, sa Chi ha dalla sua parte e forse darebbe dei calci in c….ancora più forti dell’ateo, ma se ambedue non hanno la vera fede, allora la paura li divorerà e allora potremo dire che non stavamo parlando nè di un “vero” prete, nè di un “vero” ateo, ma solo di due comuni mortali.
C’è da ricordare poi che il vile muore tante volte, per tutte le volte che la paura determina le su scelte, il coraggioso può morire solo una volta.
Quindi non pretendo di più da un prete rispetto ad un ateo, ma sostengo che ambedue “dicono” di aver fatto una precisa scelta e da loro mi aspetto la medesima reazione, ma se ciò non accade, penso di poter dire che non siamo di fronte nè ad un prete, nè tantomeno ad un ateo.
Scusami Alterego
ma ti rendi conto della sciempiaggine?
“..potremo dire che non stavamo parlando nè di un “vero” prete, nè di un “vero” ateo, ma solo di due comuni mortali.”
Ne viene che un falso ateo ed un falso prete siano due comuni mortali, mentre un vero ateo ed un vero prete, cosa sarebbero, di grazia?
“la verità è che molti parroci hanno paura dei malavitosi perché temono di essere vittime più o meno dirette della loro malvagità”….esatto, l’ordinazione sacerdotale non trasforma in eroi…. per altro non è un reato temere per la propria vita.
Ma i parroci non vanno direttamente in Paradiso?
@ Ratio. Nessuna facilitazione speciale per parroci, monaci e prelati: anzi padre Pio sosteneva che Gesù avrebbe voluto fulminare il gran numero di preti indegni.
padre pio per primo, immagino
Francesco Forgione, quale meravigliosa auctoritas! quale raffinato esegeta! e quale afflato di amore cristiano e francescano! quasi quasi gradirei la ricomparsa di padre Gemelli
si, una parte di preti ha paura e agisce magari sotto ricatto/minaccia.
Un’altra non si piega alla mafia, la sfida, ne denuncia i crimini e difende il principio di legalità.
Ma altri (ed è la ragione dell’uscita del mons.) sono conniventi, ricevono “benefici”, “si prestano a dare protezione ai mafiosi”, “fanno finta di non sapere e di non vedere e magnificano uomini cui attribuiscono profili lontanissimi da quelli che risultano dalle indagini”.
Non è bello che lei manipoli le dichiarazioni di un monsignore, nei confronti del quale, le ricordo, secondo il suo catechismo, lei è deve mostrarsi “sottomesso” e “obbediente”.
Da come parla sembrerebbe che quasi tutti i preti condannano esplicitamente la mafia, mentre quelli conniventi sono una minoranza. Invece è il contrario, e di gran lunga.
I Puglisi, come i Diana, sono uno su centomila, non la norma. La norma è omertà del clero.
@ Florenskij:
Una domanda da ateo: come fai a sapere che non c’è nessuna facilitazione per parroci ecc. non dirmi che ti basi su quanto sosteneva p. Pio perché allora ti chiedo come faceva lui a sostenerlo.
@Ratio
Ogni tanto posa sul comodino il Capitale di Marx ed apri i Vangeli così scoprirai anche tu l’arcano.
come fai a sapere che non c’è …
Loro lo sanno, Dio fà quello che decide la ccar.