La Corte di giustizia europea ha deciso riguardo la possibilità di brevettare biotecnologie che utilizzano ovuli “attivati” in modo diverso dalla fecondazione. La direttiva europea 98/44/EC del 1998 infatti vieta già l’assegnazione di brevetti (ma non la pratica tout court, regolata da altre leggi) a processi di clonazione umana, ingegneria genetica sulla linea germinale degli esseri umani, usi industriali e commerciali di embrioni umani (art. 6, 2 a. b. c.). Andando ad esaminare il dispositivo oltre i titoli ad effetto, si legge che la Corte era stata chiamata ad esprimersi su tre punti:
- se per “embrioni umani” si intendano ovuli appena fecondanti, ovuli con impianto di nuclei di cellule adulte, ovuli stimolati con partenogenesi, cellule ottenute da blastocisti
- cosa si intende per “usi industriali e commerciali”, se la ricerca scientifica è compresa nella non-brevettabilità
- se le “istruzioni tecniche” siano da considerarsi non-brevettabili quanto comportano la distruzione di embrioni o necessitano di materiali che ne comportano la distruzione
I giudici hanno quindi stabilito:
- che anche ovuli non fecondati ma che possono svilupparsi sono da considerarsi embrioni per la questione dei brevetti; la corte non decide per le cellule da blastocisti, è da chiarire alla luce della ricerca se questi organismi possono svilupparsi ulteriormente come esseri umani
- di esclude i brevetti anche per tecniche di ricerca, permettendoli invece per diagnosi e terapie benefiche all’embrione
- di escludere anche gli insegnamenti tecnici che comportano distruzione di embrioni
La causa era stata sollevata da Greenpeace in Germania contro il ricercatore Oliver Brüstle che voleva ottenere il brevetto per un trattamento basato sulla purificazione di staminali pluripotenti.
Flavio Pietrobelli
Quando si tratta di porre limiti alla brevettabilità sono sempre d’accordo, perché oggi giorno i tempi dei brevetti sono troppo lunghi rispetto la velocità delle nuove scoperte e rischiano soltanto di rallentarla immotivatamente. Però sul resto mi piacerebbe capire che conseguenze avrà questa decisione sulle future ricerche sulle cellule staminali.
Pur condividendo molte cautele sulle questioni poste dalla “brevettabilità” nel campo della genetica, penso che la strada percorsa da Greenpeace (e che ha, ahimè, molto seguito) su questi temi sia ideologicamente dottrinale, per non dire antimoderna. Se deve condurre ad implicazioni forse nefaste, sarebbe meglio che continuassero ad abbracciare qualche sequoia. E mi spiace dirlo, poichè mi sento ecologista e per nulla negazionista sui cambliamenti climatici. Ma il talebanismo su ogm e ricerca mi fanno ancora più orrore. Ritengo che una cosa sia scuoiare un coniglio per vedere l’effetto della crema lifting, altro è chiedere pronunciamento sull’uso di una cellula.
concordo pienamente: bisogna separare la giusta discussione sulla brevettabilita’ dagli slogan ignoranti su ogm e ricerca che purtroppo finiscono per trasformare istanze che vanno affrontate razionalmente in prese di posizione indistinguibili dai vari credi per come vengono presentate e avanzate.
Sono d’accordo. Un conto sono la prudenza e l’opposizione ai brevetti che mirano esclusivamente allo sfruttamento commerciale, un altro conto sono le cieche ideologie non solo religiose che ostacolano la ricerca a priori.
Io sono contrario alla brevettabilità sempre e comunque in campo medico, che è cosa diversa dalla ricerca.
Ancora un po’ e la Corte di giustizia europea dichiarerà la sacralità e inviolabilità della vita fin dal primo istante e fino alla sua fine “naturale”. In Vaticano stapperanno lo champagne.
Comunque questa affermazione:
«anche ovuli non fecondati ma che possono svilupparsi sono da considerarsi embrioni per la questione dei brevetti»
mi sembra assurda.
Così com’è scritta, è una questione di linguaggio. Hanno dato una definizione valida solo nel contesto dei brevetti, atta ad impedire la brevettazione di certi ovuli non fecondati.
Poi sarebbe assurdo prendere queste definizioni e forzarle in altri contesti (scommetterei che succederà).
Scomoderei il presidente onorario Flamigni per una dotta opinione al rigurardo.
Dal mio punto di vista, definire embrione l’ovocita fecondato è come affermare che la terra è piatta.
e la facilità etica con qui la corte europea nega la brevettibilità degli enbrioni a preocuparmi più di qualche doc franchestain
Specialmente non si vede la consequenzialità logica fra imbrevettibilità e distruzione di embrioni, è come dire che fra le caratteristica necessarie per un brevetto di debba anche essere l’eticità del suo procedimento, cosa che allora dovrebbe impedire la brevettabilità di qualsiasi cosmetico testato sugli animali
Inoltre, se non erro non è vero che all’impianto di materiale genetico esterno in un ovocita consegue necessariamente uno sviluppo “umano”, anzi non dovrebbe essere possibile nemmeno potenzialmente allo stato attuale.
Sarebbe bello non avere brevetti in campo medico, ma quale compagnia spenderebbe soldi per trovare un prodotto da cui non può trarre un buon profitto?(la compagnia spende soldi in ricerca e trova una nuova cura per una determinata malatti: non la può brevettare e così oltre a lei tutte le altre compagnie iniziano a vendere tale prodoto). A meno che nn si cambi legge sui brevetti a livello mondiale, non credo sia utile la cosa: semplicemente un’altra ditta di un’altro continente brevetterà la scoperta e sarà lei a prendersi i profitti.
Detto questo sul problema dei brevetti, se il motivo é che sono “embrioni umani” io mi domando che coerenza ci sia a questo punto nel permettere l’aborto ma non nel brevettare prodotti dove si debbano sopprimere “embrioni umani”.
Appunto: logicamente il prossimo passo sarà proibire l’aborto. Strano che nessuno veda il nesso e si preoccupi (questa notizia “devastante” non suscita quasi commenti).
“che anche ovuli non fecondati ma che possono svilupparsi sono da considerarsi embrioni per la questione dei brevetti”
L’ambito è ben circoscritto, un utilizzo diverso dall’ambito brevettuale è erroneo. Concordo però che avrebbero fatto meglio a introdurre un’altra definizione e vietare i brevetti anche per quella, per evitare strumentalizzazioni.
A mio avviso la Corte Europea ha posto un limite alla brevettabilità/commerciabilità, non alle ricerche sugli embrioni in se’.
Bisognerebbe sviscerare bene le implicazioni sia scientifiche sia etiche sia di mercato di una tale decisione.
Se hanno sentenziato che “…dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano…” e che “…deve essere riconosciuta questa qualificazione di embrione umano anche all’ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura e all’ovulo umano non fecondato indotto a dividersi e a svilupparsi attraverso partenogenesi…” non mi sembra che la questione sia di poco conto e legata solo alla brevettabilità.
Non è un caso se i “santi difensori della vita” (sic!) siano felicissimi.
A parte che la fecondazione PUO’ dare avvio al processo di sviluppo, ma può anche non darlo, quindi la formulazione è quantomeno dogmatica, qui siamo alla scintilla divina o poco ci manca.
Ciliegina sulla torta (che per certi versi, mi si scusi il paragone improprio, ricorda la sentenza sul crocifisso: “…spetta al giudice nazionale stabilire, in considerazione degli sviluppi della scienza, se una cellula staminale ricavata da un embrione umano nello stadio di blastocisti costituisca un «embrione umano”.
A che pro allora dare una definizione così restrittiva se poi la si rimanda ai singoli stati?
[composizione della Corte: dal sig. V. Skouris, presidente, dai sigg. A. Tizzano, J.N. Cunha Rodrigues, K. Lenaerts, e J.‑C. Bonichot, M. Safjan (relatore) e dalla sig.ra A. Prechal, presidenti di sezione, dal sig. A. Rosas, dalla sig.ra R. Silva de Lapuerta, dai sigg. K. Schiemann, D. Šváby, dalla sig.ra M. Berger e dal sig. E. Jarašiūnas, giudici].
Notizia incredibilmente poco commentata,eppure questi qui della corte UE si divertono a moral-faggheggiare come i vari esponenti religiosi.
L’embrione è solo un potenziale essere umano,ma quella che io chiamo “masturbazione mentale” ,ovvero riempirsi la testa di dilemmi etici o morali,non solo non salverà queste “potenziali” nuove vite,ma avrà delle ovvie conseguenze a livello economico per brevettare procedure di produzione farmaceutica con cellule staminali che comportino la distruzione di embrioni,non sarà più possibile in Europa…ma questo non significa che fuori dai nostri confini questo non avverrà.
c’è un refuso
perchè per brevettare
invece di
per brevettare.
sry.
Dio mio, che ignoranza!
Qui si fa un pasticcio tra concetti di embrione, ovuli, esseri umani e via discorrendo!
Mamma mia, in mano a chi stiamo!
Sarebbe bello se si potesse semplicemente andare a donare degli spermatozoi o delle cellule uovo come si dona il sangue e poter salvare delle persone malate di tumore o di parkinson. Visto questa tendenza però è più probabile che si ritorni a mettere in discussione l’aborto ecc.. A me viene il vomito dal nervoso, almeno leggendo i vostri commenti non mi sento completamente solo.
No senz’altro alla brevettabilità, ma si allo sviluppo ed alla ricerca sull’utilizzo delle staminali nella creazione di specifici medicinali.
La sentenza non credo sia frutto di un falso moralismo o di pressioni della chiesa cattolica ma soltanto frutto di interessi.
Chi è informato sa che questa nuova frontiera promette con una certa certezza scientifica – è solo questione di tempo – cure definitive a moltissime malittie. Ma chi le vuole le cure? Di certo non le vogliono le stesse case farmaceuitiche che fanno milioni di Euro vendendo i ‘vecchi’ medicinali per trattare cancro e tumori attraverso la chemioterapia, che si sa, a poco serve, se non a riempire le tasche di questa gente.
Quindi anche la nostra beneamata Comunità Europea nella quale riponiamo tante speranze non potendole più riporre nella malata Italia, è in mano alla politica degli interessi dei più potenti.
Andiamo bene!