Il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, durante il recente convegno a Cesena della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, ha parlato con preoccupazione dei tagli all’editoria. “Si addensano nubi minacciose”, ha detto, perché sono “a rischio di sopravvivenza decine e decine di testate”. “Una simile prospettiva significherebbe”, ha aggiunto “anche un impoverimento del pluralismo informativo, del dibattito pubblico, del patrimonio culturale e informativo del Paese”.
Valentino Salvatore
Sta per chiedere sovvenzioni speciali per il “pluralismo assolutistico” dei giornali cattolici?
Parrebbe di sì,
io però sono disposto a comprare giornali cattolici…
purché siano stampati su carta morbida.
Molto morbida.
diciamo igienica e/o da cesso e non separla più !
Parole sante…
non “scomunicatemi”, ironizzo.
L’imprenditoria con i soldi publici… comodo! Sembra più statalismo che libero mercato. Coerenza della destra italiota.
P.S.: non si capisce perchè dovremmo sovvenzionare i deliri di uno stato straniero, povera patria.
Mons. Mariano Crociata puo’ stare tranquillo, tanto se non ricevono finanziamenti pubblici posso sempre contare sui loro fedeli. 🙄
“possono”
Come mai l’UAAR non si lamenta di questi tagli?
L’Ateo non è fra le testate a rischio?…
sicuramente radio radicale – e relativo giornale anticlericale- è finanziata dallo stato, anche se poi si lamenta dei finaziamenti pubblici… degli altri.
Hai dimenticato di aggiungere: che in Birmania si usa molto i curry in cucina.
Io non ho parlato di radio radicale (che c’entra?), ma della testata degli atei: “L’ateo”.
Naturalmente chi non ha argomenti, come te, non poteva che svicolare.
questi buffoni per legittimare la propria parassitaggine devono invocare l’esistenza delle sovvenzioni a radio radicale (che eventualmente trasmette i lavori parlamentari senza interruzioni). Senza discutere dei sottoprodotti di fogna prodotti dal partito radicale (ma che lorsignori squallidi ciellini non disdegnano quando tali sottoprodotti diventano portavoce del loro governo baciapile preferito) mi suona un po’ comico.
477 parlamentari – deputati e senatori, di entrambi gli schieramenti – hanno sottoscritto l’appello al Governo perché individui le risorse necessarie a coprire il rinnovo della convenzione per il triennio 2012-2014.
Mettiti l’anima in pace teologo.
Smetterla con i finanziamenti pubblici ai giornali è una cosa sacrosanta (notare il termine usato). Non rompesse le balle, è finita l’era del parassitismo, di ogni colore e religione. Basta.
Incipit lamentazio.
Pioggia di incudini sulle rotative di tutte le testate sovvenzionate. Il fatto ha ombrello apposito. Nella compagna anti-evasione hanno omesso i parassiti col gonnellone. Dimenticanza o appecoronamento, la seconda, ovvio e scontato.
A rischio testate cattoliche.
Anche tante teste di ca..o.
La CEI denuncia innanzitutto le conseguenze sulla stampa cattolica, ma dovete sapere che coi tagli all’editoria previsti dall’attuale Governo è TUTTA la stampa ad essere a rischio, non solo quella cattolica.
Se i tagli alla stampa (cattolica o no) li avesse denunciati il vostro amico P. Odifreddi, voi sareste lì ad applaudirlo… ma siccome i tagli li ha denunciati un Vescovo (Mons. M. Crociata), voi non perdete occasione per attaccare la Chiesa: che obiettività è questa?
Mah io non vedo perchè lo stato debba “truccare” il libero mercato, sopratutto nell’epoca delle testate online che dimezzano i costi di gestione.
Che lo “denunci” Odifreddi o un Vescovo poco importa: perchè lo stato dovrebbe finanziare industrie fallimentari? Anche i quotidiani di mr B campano a colpi di finanziamenti statali.
@marco
L’hai detto tu stesso che non riguarda solo la stampa cattolica (o presunta tale), ovviamente tu hai criticato giustamente il Monsignore perché si riferisce solo a quest’ultima… ma allora poi perché passi a chi dice esattamente le stesse cose che dici te?
Non vedo perché lo Stato debba sovvenzionare i giornali, che siano cattolici o altro. Tanto più che pochi italiani li comprano, e meno ancora li capiscono. I giornalisti pagati dal sistema politico tendono a essere poco obiettivi per ragioni di sopravvivenza con chi li nutre, e un sistema dell’informazione pagato dalla politica, e non soggetto a valutazioni di merito, alimenta la mediocrità.
Guarda che Odifreddi NON SI SAREBBE SOGNATO di perorare la causa dei finanziamenti statali alla stampa cattolica (o alla stampa in genere, credo).
Se l’avesse fatto, qui non avrebbe trovato uno straccio di sostenitore.
Mica siamo come i credenti, che cambiano idea quando il Papa cambia le mutande di pizzo e parlano in sincronia con lui.
se questo intervento lo avesse fatto uno assennato me ne sorprenderei, ma siccome lo ha fatto quel poveretto di marco ci rido sopra non aspettandomi di meglio.
Cosa vieni a blaterare qui?
Quali finanziamenti perderebbe la nostra testata “L’Ateo”?
Mantenersi da soli costa fatica eh?
Voi siete sempre a spremere soldi a chi non è cattolico.
Cavolo, non ha preso il “rispondi” a Marco delle 15:57
“a rischio di sopravvivenza decine e decine di testate”.
Non vedo dove sia il pericolo.
Il problema è, come molte cose in Italia, più complesso di quello che appare.
Da un lato e “sacrosanto” – come è stato detto in altro intervento – che la stampa non sia sovvenzionata, nel rispetto di una concezione liberale dell’economia e della vita, che personalmente condivido.
Dall’altro c’è da notare che l’Editoria è forse il settore più imbalsamato e illiberale per quanto riguarda i rapporti di potere che in esso vigono e quelli di lavoro che ne derivano.
L’esistenza dell’Ordine dei Giornalisti e le prerogative dei direttori, eredità di un sistema che aveva necessità di un controllo completo dell’informazione, e dei conseguenti rapporti di lavoro rendono pressoché impossibile un’impresa economicamente autonoma che gestisca un giornale.
Pochissime le eccezioni, tra cui certamente “Il Fatto Quotidiano”, che ha saputo individuare una movimento molto forte e motivato da rappresentare, nell’esatto momento storico in cui c’era motivo di farlo.
Anche Montanelli o Feltri hanno saputo dare vita a giornali al momento di successo perché in grado di rappresentare movimenti o settori fortemente motivati.
Ma che ne è stato del Giornale senza Montanelli o che ne sarebbe del Fatto senza Travaglio (o senza Berlusconi)?
Il semplice fatto è che in Italia l’Editoria di informazione, salvo pochissime momentanee eccezioni, non può sopravvivere senza uno “Sponsor” e questo Sponsor può solo essere:
– un potentato politico-economico
– lo Stato attraverso sovvenzioni
Dunque le sovvenzioni dello Stato potrebbero essere l’unico elemento che assicura indipendenza politica, ovvero l’unica alternativa per un giornale all’essere organo di qualche partito o potentato economico.
Il vero peccato è quando tali sovvenzioni alimentano proprio gli organi di tali partiti e sovvenzioni, ma tutto non si può avere.
Dunque le sovvenzioni le prendono Libero e i giornali cattolici, ma anche il Manifesto, l’Unità e decine di testate locali di ogni colore politico.
Non essendo i nostri legislatori capaci di elargire sovvenzioni in modo da privilegiare organi indipendenti e rappresentativi dei cittadini, accontentiamoci del fatto che favoriscono comunque una pluralità delle fonti di informazione, che è un bene più scadente dell’indipendenza, ma è meglio di un’informazione di sole veline da parte di pochi organi.
Infine, per fare bassa politica: se le pressioni per ridurre le sovvenzioni avessero successo chi pensate che ne farebbero di più le spese? Forse i giornali cattolici? Forse i giornali che comunque sono vicini al potere? O invece, tra quelli che oggi sono sovvenzionati, proprio i più piccoli, indifesi e quei pochissimi veramente indipendenti?
Lascio a voi la risposta e per concludere vi confesso che, per quanto ingiusto in uno Stato liberale, nel nostro Stato illiberale sentirei come un decadimento che non esistesse più il Manifesto così come anche Libero (malgrado quest’ultimo lo legga molto raramente).