Tar Lombardia: “Limiti di età, in pensione anche i professori della Cattolica”

Il Tar lombardo ha respinto il ricorso di due docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore i quali, raggiunti i limiti di età per il pensionamento, non volevano lasciare le cattedre come disposto dallo stesso ateneo. Michele Colasanto, ordinario di Sociologia delle Relazioni di Lavoro, e Cesare Kaneklin, ordinario di Psicologia, avevano fatto ricorso sostenendo che il pensionamento raggiunti i settant’anni vale solo per le strutture pubbliche che ricevono fondi statali. Ma il Tar ha dato loro torto, scrive Il Giornale, anche perché “non può dirsi che le Università libere siano estranee alla finanza pubblica allargata, dal momento che percepiscono contributi dallo Stato”. Per questo motivo, scrivono i giudici, “sono sottoposte al controllo della Corte dei Conti quali enti pubblici non economici”. In questo caso non ha rilevanza, si legge nella sentenza, che “in virtù di varie sentenze della Corte Costituzionale sia stato riconosciuto alle Università libere la possibilità di avere natura confessionale con la conseguenza che la libertà di insegnamento per i docenti va contemperata con l’indirizzo ideologico della università”. Questi atenei hanno “natura di ente pubblico non economico”, perché “svolgono un’attività di interesse pubblico”, cosa “che determina l’equiparazione di status giuridico tra i professori delle università statali e quelli delle università non statali”.

Valentino Salvatore

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11 commenti

Pietro

Che ridicoli. Quando si tratta di finanziamenti la scuola privata deve essere uguale alla pubblica, quando si tratta di pensionamenti no. Che schifo!!!!

god afternun

Che schifoso pasticcio all’italiana. Tagliamoli i finanziamenti pubblici e finito il casino.

Florenskij

Dove sarebbe questo schifoso pasticcio? Si tratta di questione esclusivamente privata. Per certi docenti l’insegnamento è la vita; non insegnare può significare il viale del tramonto, la panchina dei giardini pubblici. L’angosciatissimo vecchio Umberto D. del film di de Sica, che arriva al limite del suicidio era un professione in pensione non solo come personaggio cinematografico, ma anche come persona fisica: ex docente di linguistica. Il grande economista ( non cattolico ) Federico Caffè parecchi anni fa sparì dopo il commossso adddio ai suoi studenti, che sentiva come figli. Da allora non se ne è saputo più niente. Chi l’ha visto?

I due professori ci hanno provato, per motivi non indegni, ma gli è andata male. E allora? Che c’entra il clericalismo?

ateo3

quoto tutto.

l’unico motivo per cui penso sia stata pubblicata sul sito è questo passaggio della sentenza:
“non può dirsi che le Università libere siano estranee alla finanza pubblica allargata, dal momento che percepiscono contributi dallo Stato”

è sulle implicazioni che ne derivano che si potrebbe ragionare.

Diocleziano

”…Da allora non se ne è saputo più niente. Chi l’ha visto?…”
Avrà incontrato l’ammazzacaffè… :mrgreen:

teologo cattolico

Umberto Eco mi sembra abbia insegnato fino a 75 anni (posso sbagliarmi, se qualcuno falsifica la mia tesi).

Florenskij

@ateo3. Messa su questo piano la questione si pone, eccome. Si tratta della susisiadietà, anche nel versante laico.

1) E’ opportuno che un’agenzia di servizi sociali, anche di tipo ideologico-pedagogico riceva contributi economici dallo Stato? Può essere. Penso a una squadra giovanile di paese che, tenuta insieme da “volontari” adulti, incanala le energie degli adolescenti locali in direzioni valide, distraendoli da droga e quant’altro. Penso a un’istituzione come la “Società Umanitaria” di Milano, nata molto tempo fa con un inidirizzo socialista. Penso a Radio Radicale. L’opportunità nasce dal fatto che uno stato non oppressivamente totalitario può lasciare che la trasmissione dei valori, degli stili di vita e delle “arti” in senso lato sia demandata in parte ad agenzie in cui si fa valere la generosa energia del volontariato; energia che è sempre o quasi sempre in qualche modo originata da un’appartenenza ideologica.

2) E’ anche comprensibile che queste agenzie, sostenute prevalentemente dal volontariato, possano e debbano avere anche personale stipendiato; personale che ha il diritto al non licenziamento, tranne che per “giusta causa”.

3) Poniamo che uno stipendiato da una agenzia sovvenuta dallo stato proponga valori e stili di vita diversi e opposti rispetto a quelli dell’agenzia. Un esempio laico laico: un insegnante di pittura e storia dell’arte che tiene corsi all’Umanitaria insiste nel dire che il movimento socialista ha prodotto solo arte deteriore, che l’arte vera è quella che ha una motivazione mistico – religiosa, che il vertice della produzione artistica è nel Medioevo cristiano. Avrebbe o no l’Umanitaria il diritto di liberarsi col licenziamento di un simile dipendente? Io dico di sì. E che dire di un professore di religione divorziato e risposato civilmente, quando il divorzio è considerato dalla dottrrina cattolica di per sè un peccato mortale?

Nei secoli passati la Chiesa si è arrogata la prerogativa di essere l’unica “giusta” agenzia erogatrice di valori e stili di vita; lo stato doveva solo accettare la legittimità di questa pretesa e regolamentarla nei particolari giuridici applicativi.

Negli scorsi decenni la Chiesa ha dovuto rinunciare al monopolio totale ma ha mantenuto l’idea di potere e dovere rimanere la PRINCIPALE AGENZIA DI SUSSIDIARIETA’ ( o arcipelago di agenzie ) all’interno della società italiana, anche e soprattutto per le sue “radici cristiane”.
Una situazione del genere oggi potrebbe essere tollerata dai laicisti come male minore in attesa di tempi migliori nel contesto dei paesi islamici ( legislazione su base islamica, ma senza totalitarismo ). Questa era la “mens” di Togliatti quando fece votare dai suoi l’articolo della Costituzione che dichiarava il Cattolicesimo “religione dello stato”.
In Italia una situazione del genere non potrebbe di fatto reggere a lungo se la Chiesa continuasse a perdere consensi.

Saltando alla conclusione: può l’Università Cattolica imporre l’uscita dai suoi ranghi professorali un docente che dispensa insegnamenti che contraddicano volutamente e violemtemente la dottrina cattolica? Alla fine degli anni ’60 il teoreta prof. Emanuele Severino venne dimesso per questi motivi e non se ne lamentò, dicendo che effettivamente il suo pensiero non era più cattolico; ben diversamente il prof. Luigi Lombardi Vallauri ( cugino dell’attuale portavoce del papa ) il quale si disse vittima dell’oscurantismo e dimesso con una procedura irregolare. Correva voce che durante il suo insegnamento di Filosofia del Diritto ( materia di importanza ideologica cruciale: il tema della Legge Naturale ) avesse dichiarato sant’Agostino, uno dei pilastri della cultura cattolica “il più grande psicopatico della storia del pensiero occidentale”. Oggi insegna in altra università, addita le vie di un misticismo orientaleggiante e si fregia della pubblicazione di un libro a larga tiratura in cui demolisce punto per punto il pensiero etico-giuridico cristiano.

Murdega

….avesse dichiarato sant’Agostino, uno dei pilastri della cultura cattolica “il più grande psicopatico della storia del pensiero occidentale”
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Concordo con quanto sopra.

paolino

Vado un po’ in OT sulla questione dei 70 anni. Ricordo che il mio fu professore di matematica al liceo (statale) aveva ottenuto di insegnare fino appunto ai 70.
Pur che li avrebbe compiuti dopo la fine delle lezioni, avevano cercato addirittura di farlo “saltare” ad anno scolastico in corso.
Io ero già diplomato da anni, ma con quel docente avevo conservato un certo dialogo (avevo avuto la disgraziata idea di provare a studiare ingegneria, lui mi aveva preparato ma non era bastato che per due esami 🙁 ), per cui ho saputo tutto.

E per questo, avrei trovato una goduria vedere quei due buttati in pensione anzitempo :mrgreen:

PS: un docente universitario (statale) aveva detto che lui “avrebbe dovuto” insegnare fino a 73 anni. Allora quello si lagnava a vuoto? 😯

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