Steve Jobs incerto sulla fede: “Credo in dio fifty-fifty”

Nella biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson è riportata anche una intervista al capo della Apple, in cui questi parla del suo rapporto con la religione, come riporta anche il Daily Telegraph.
“Fifty-fifty”, questa l’espressione usata da Jobs: “a volte credo che Dio esista, a volte no”. “Vorrei credere nella vita ultraterrena, ma ho il timore che alla fine ci sia solo un tasto on-off, un click, la luce se ne va e tu non ci sei più”, avrebbe detto. Comunque, dopo la scoperta della malattia che l’ha portato alla morte, credeva  “un po’ di più”. Il sito Friendly Atheist riporta anche un episodio della vita di Jobs, quando era ragazzino e i genitori lo mandavano in presso una chiesa luterana. Nel luglio del 1968 la rivista Life pubblicò una copertina con dei bambini che soffrivano per la carestia in Biafra. Jobs la mostrò al pastore presso cui andava a scuola la domenica, chiedendogli se Dio vedesse anche questo. Il pastore gli rispose: “So che non capisci, ma sì, Dio conosce anche questo”. A quel punto, Jobs annunciò che non voleva più avere a che fare con l’adorazione di un Dio del genere e non tornò in chiesa.

Valentino Salvatore

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30 commenti

god afternun

L’intelligenza che vince sull’ipocrisia. Grande Jobs !

alesssandro

dicendo che la credenza è aumentata in seguito alla malattia ha implicitamente evidenziato il ruolo illusorio delle religione e degli dei 🙂 Proprio non ci arrivi?

Southsun

@ teologo.

Avesse dato uno sguardo ai bambini del Niger con la faccia DIVORATA dalla stomatite cancrenosa (mandata da dio per punire i bambini infami peccatori, evidentemente) avrebbe moltiplicato per due il primo fifty e buttato nel cesso il secondo.

Però, così facendo, si sarebbe beccato un bel boicottaggio della lobby cristianista, e in tempi di crisi i soldi puzzano ancor meno del solito.

myself

Tenetevi pronti che nel giro di qualche anno i cattolici tireranno fuori che Steve Jobs era un cattolico modello e andava in chiesa tutti i giorni.

Southsun

Sì, e tra qualche decennio metteranno anche Stalin nella lista.

PINK

L’idea di una possibile vita eterna non mi affascina per niente; naturalmente ci ho pensato mille volte, passando dalla fase ” bè non sarebbe mica male” alla fase attuale.
L’essenza dell’uomanità, dal mio punto di vista, è la scoperta, la crescita giorno per giorno, lo studiare, il cercare; se fosse possibile la vita eterna l’essere che ne disporrebbe ne sarebbe soffocato proprio per la fine di quanto detto prima. Lo stato di eterna beatitudine che qualcuno avanza mi lascia molto perplesso.
La vita che si rinnova continuamente prendendo strade inimmaginabili è la spiegazione più affascinante e credibile che ho trovato.

myself

“L’idea di una possibile vita eterna non mi affascina per niente”

A me invece non spiacerebbe, se fosse una bella vita. Il punto cruciale è che non ha importanza cosa ci piace o meno, ma come stanno i fatti: non c’è nessun motivo razionale per credere che la nostra esistenza continui dopo la morte biologica, anzi tutti i dati mostrano che la nostra consapevolezza è dovuta ai processi chimici del cervello e non si è mai osservata consapevolezza senza un cervello. Inoltre anche ammesso che la nostra esistenza prosegua oltre la morte perchè mai dovrebbe continuare nel paradiso che ci dice il cattolicesimo? Perchè non nell’aldilà dell’islam? Perchè non nell’aldilà degli antichi egizi?

Gianluca

@ myself

Non solo ci sarebbero i diversi paradisi, ma secondo me la natura umana è fatta per vivere stati d’animo alternati: tutti noi sappiamo che la felicità è tale quando arriva dopo un periodo se non nero, anche apatico. Essere sempre felici vorrebbe dire non esserlo più, così come soffrire sempre alla fine porterebbe ad assuefazione. Questa è la natura umana ed è per questo che io credo nell’inesistenza di paradiso e inferno. A questa obiezione che ho mossa un prete cattolico mi ha detto:”Ma quando muori dio ti rivelerà la tua vera natura che non è quella terrena”. La mia vera natura può mai essere più riduttiva di questa? Se a tutta la gamma di emozioni umane tagli quelle negative sei più ricco o meno? In tale modo non c’è bisogno di morire, anche in vita uno inizia a drogarsi senza arrivare mai alla lucidità ed è sempre, come un ebete, felice. Se è chiaro a tutti che all’inferno uno non sarebbe libero, ma costretto a soffrire, neanche in paradiso l’uomo avrebbe il libero arbitrio, altrimenti sarebbe capace di fare li male anche lì.

Può essere mai che un uomo è libero in vita per essere schiavo (di fare del bene) in paradiso?

No grazie, preferisco l’uovo oggi.

Gianluca

Inoltre, consideriamo questo aspetto:anche assumendo per buona l’esistenza di un’anima immortale noi prima della nascita non ne abbiamo memoria. Cosa sono anche 100 anni di vita rispetto all’eternità? Niente, meno di un microsecondo. Mandare una persona in paradiso o all’inferno in base al suo comportamento in vita è come far vivere una persona 50 anni, poi levargli la memoria di colpo e in base al comportamento che ha nei successivi 2 millesimi di secondo dopo la perdita della memoria rinchiuderlo a vita in galera o dargli illimitati soldi e agi per tutta la vita…

Assurdo…

Chiericoperduto

se mi fosse data la certezza della vita eterna direi che potrebbe essere anche un incubo. La nostra mente non è psicologicamente strutturata per accettare serenamente il concetto di infinità. Il vivere in un non-limite, senza il libero arbitrio di “farla finita” potrebbe portare alla pazzia.

Lorenzo Galoppini

Questo potrebbe essere se non ci fosse la possibilità di interromperla.

bruno gualerzi

Sul paradiso, sull’inferno, sulla morte.
“In ogni caso non potremo in alcun modo prefigurarci davvero una situazione di sola felicità o di solo dolore, come non concepiremo mai una realtà fatta solo di essere o solo di nulla, almeno fin che viviamo. Inesorabilmente l’uno rimaderebbe all’altro. E quando ci si arresta, quando la nostra mente si arresterà perchè non più in grado di operare questo gioco al rimando, sarà la morte…”

Florasol

non mi è mai stato simpatico… ma da oggi un po’ di più sì 😀

Roberto Grendene

“i genitori lo mandavano alla chiesa luterana”

la solita arma dell’indottrinamento infantile

Sbronzo di Riace

ok è rimasto sconvolto dai bambini del biafra a tal punto da non credere più, ma le terre rare che servono a produrre computer e cellulari dove pensate che vengano estratte?

proprio in paesi la vita umana vale zero anche grazie alle multinazionali e ai governi corrotti locali

si forse è impegnato come azienda a migliorare le condizioni di lavoro degli operai che producono per Apple?

insomma a me Jobs con tutto il rispetto per un morto mi sembra un po’ paraculo

pAolo

Probabilmente la verità è vicina a quello che hai scritto.
Non mi sembra però che la notizia l’abbia “beatificato” 😉 e nessuno qui lo paragona a Gandhi.
E’ uno spunto di riflessione, una storia giunta al suo epilogo, Jobs è il mezzo di riflessione. E non c’è la storia del povero sig. Cipputi perché durante la sua vita non ha potuto godere di alcuna esposizione mediatica.

bruno gualerzi

“Comunque, dopo la scoperta della malattia che l’ha portato alla morte, credeva “un po’ di più””

Non più fifty-fifty?

fab

Avrebbe dovuto credere di meno; ma a quanto pare l’evidenza è un optional.

pAolo

Anche da bambino era molto determinato 🙂

Il Fifty-fifty mi sembra un po’ sospetto: penso fosse per un fifty ateo, e per l’altro fifty volesse compiacere l’elettorato cristiano.

Mario 47

Relativamente all’immortalità, consiglio di leggere nel testo integrale dei viaggi di Gulliver (libro di satira sociale e politica – non per ragazzi – scritto da Swift nel settecento) la descrizione degli uomini immortali che sporadicamente nascono nel paese di Laputa. Molto più realistica, se non più triste, dell’eterna contemplazione di dio.

mario

Congo

Credo nella vita ultraterrena come credo nell’avere 10 milioni di euro nel mio conto corrente…
Pia illusione…

Però, ammesso che esista la vita ultraterrena, non penso sia possibile immaginarla, né, a mio avviso, è possibile interpretarla alla luce di ciò che proviamo con i nostri sensi terreni.

Già abbiamo grosse difficoltà a descrivere com’è la neve a chi non l’ha mai vista, figurarsi la difficoltà di cercare di comprendere una realtà così “altra”…

Il nostro corpo è chimica pura e risponde alle sue leggi, anche per quanto riguarda le emozioni.
Parlare di “felicità” in una vita ultraterrena è una pesante semplificazione, una analogia a qualcosa che in qualche modo già conosciamo, non certo un trasferimento paripari della nostra esperienza terrena di “felicità” in un altro contesto completamente diverso.
Quindi, dire che provare felicità per un periodo infinito è noioso è un’affermazione priva di senso.

Batrakos

Non capisco che interesse abbiano le dichiarazioni di un genio dell’informatica (e del marketing) su temi in cui era un ‘comune mortale’ come noi, dunque nemmeno entro nella discussione ma vorrei capire quale credenziali abbia un Jobs su questi temi che non siano quelle riconducibili ad un evidente culto della personalità.
L’evento Jobs mostra come il culto della personalità sia un topos umano che va oltre il comunismo storico, il quale spesso è accusato di averla sostituita a dio, accusa giusta ma parziale in quanto circoscritta alla sola esperienza comunista.
Che Jobs sia ammirato e spontaneamente compianto per aver dato molto all’umanità è luogo comune, confermato dal fatto che nessuno si è interessato della morte, quasi contemporanea a quella di Jobs, di Greatbatch, inventore del peacemaker impiantabile (che credo abbia dato all’umanità più di Jobs): tutto questo ci mostra come sia la scelta dei mass media ad orientare le nostre emozioni e le nostre valutazioni degli individui; scommetto che se i media avessero tenuto un clima più dimesso di Jobs non ci sarebbe stata la medesima reazione agiografica della gente di fronte ad un inventore, che per quanto grande è da mettere al pari di tanti altri inventori, che magari erano meno svegli di lui nella costruzione dell’immagine e del marketing.
Semplicemente l’industria dei santi della società dell’immagine va avanti, cosicchè possano far fare soldi anche da morti, come contribuirà a fare la biografia di Jobs.
Dunque, una frase di nessun contributo intellettuale (il fifty fifty non mi sembra gran riflessione) che non verrebbe nemmeno presa in considerazione se non l’avesse detta Jobs.

Andrea Del Bene

Jobs si sbaglia di grosso, alla fine della vita non c’è un click, ma si puà distinguere chiaramente la frase “arresto del sistema in corso” 🙂

Southsun

Veramente è un bel BSOD seguito da schermo nero e silenzio dagli altoparlanti….

Andrea Del Bene

No dai il BSOD no! Magari un kernel panic, se sei proprio sfortunato 🙂

dario colombera

Io invece di credere, cerco e quello che ho trovato non ha nuilla a che vedere con quanto affermano i preti. Mi resta poco da vivere e vorrei che sul mio necrologio fosse scritto.” Cercò la verità senza trovarla, ma l’infame bugia contro la vita, quella l’ho contestata”

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