L’ateismo come “rivoluzione copernicana”

Bruno Gualerzi*

Bruno Gualerzi

Un concetto che accomuna tutti gli atei, quale che sia il rilievo che poi ad esso ognuno dà, è che “non è stato dio a creare l’uomo, ma è stato l’uomo a ‘creare’ dio”. Si tratta di un sorta di ‘rivoluzione copernicana’, che rovescia in modo radicale i criteri cui ricorrere nel valutare la storia umana, la storia della civiltà, qualora la si consideri caratterizzata in modo determinante in ogni sua fase da un pensiero magico-religioso che ne ha costituito, e continua a costituire — pur assumendo di volta in volta facce sempre diverse — uno dei pilastri portanti. Non esiste civiltà, dalle più arretrate alle più avanzate, che non abbia tra gli elementi decisivi per il suo affermarsi una qualche forma di religione, anche qui dalle più elementari alle più sofisticate. Religione che, quale che sia il ruolo che vi riveste l’uomo, lo pone sempre in relazione a qualcosa di esterno alla propria esistenza, a qualcosa che lo ‘guida’ da fuori. E qualcosa, o qualcuno, con cui ritiene di poter entrare in rapporto attraverso un forma di conoscenza resa tale dalla divinità stessa. Trascendente o immanente che sia. Facendo invece derivare tutto quanto riguarda queste credenze dall’uomo stesso si riconosce all’uomo una centralità ben più significativa di quella riconosciutagli dall’umanesimo classico. Il quale parlava sì di una centralità dell’uomo, ma dovuta alla collocazione privilegiata nella creazione voluta per lui da dio.

Quali sono le analogie tra questa ‘rivoluzione’ e la rivoluzione copernicana vera e propria? Prendiamo in considerazione ciò che ha spinto Copernico a passare dal geocentrismo all’eliocentrismo: è stato un puro calcolo di convenienza. Di fronte alle difficoltà sempre crescenti nello spiegare certi fenomeni celesti (crescenti proprio di fronte al crescere degli sforzi per vedere di superarle) valutò l’ipotesi di rovesciare radicalmente il punto di riferimento astronomico e si rese conto che molte di questa difficoltà sparivano, non avevano più alcuna ragion d’essere. Tutta, o gran parte, della speculazione messa in atto per cercare di ‘sistemare’ un cielo al primo sguardo popolato di corpi celesti posti lì a caso (si pensi alla contorta cosmologia dantesca) e che aveva avuto come risultato ingegnosissimi calcoli e costruzione di modelli sempre più complicati ed altrettanto ingegnosi, poteva essere messa da parte di fronte ad una soluzione dei problemi fino ad allora affrontati nella prospettiva tolemaica risolti quasi d’incanto nella nuova prospettiva.

Così può essere per il ‘cielo’ umano. Tutta una serie di elucubrazioni per cercare di rendere ‘a misura d’uomo’, cioè comprensibili e fruibili dall’uomo, i caratteri di una divinità che da un lato non può appartenere alla dimensione umana, deve essere ‘altro’ rispetto alla condizione umana in quanto ha proprio la funzione di esorcizzarla, ma che dall’altro deve pur incidere, condizionare concretamente, questa condizione, altrimenti a cosa servirebbe? Mostrerebbero tutta la loro gratuità se l’oggetto che le ha provocate cessasse di esistere, o quanto meno uscisse dall’orizzonte umano. Ecco allora che, per esempio, tutte le speculazioni della teologia, spesso ingegnose, dialetticamente forti, in grado, sia pure indirettamente (per ragioni che dirò dopo), di cogliere anche aspetti significativi della condizione umana, in realtà poggerebbero su basi inconsistenti. Così come, in generale, accade per tutte le dottrine religiose, elaborate o elementari che siano. Per non parlare dei rituali, dei culti, che ogni religione richiede dai propri fedeli.

Ma il confronto tra ateismo e rivoluzione copernicana può alimentare anche altre riflessioni. Si potrebbe obiettare, superficialmente, che la rivoluzione copernicana toglie centralità alla terra sede dell’uomo per riconoscerla ad un astro che ‘trascende’ la terra, mentre l’ateismo dà centralità all’uomo togliendogli in un certo senso la trascendenza. Si tratta, come detto, di una obiezione capziosa, trattandosi pur sempre di un’analogia; ma l’analogia può rinvenirsi da un altro punto di vista. La rivoluzione copernicana, consistente di per sé nel passare dal geocentrismo all’eliocentrismo, ha tutt’al più messo ordine nel sistema solare, ma non ha certo ‘sistemato’ l’universo dove, sappiamo, non ha senso parlare di centro e di periferia, se non figurativamente. Allo stesso modo la ‘rivoluzione’ operata dall’ateismo ha sì ‘liberato’ l’uomo da una sudditanza del tutto arbitraria, ma non per questo ha recuperato tutto quanto è possibile recuperare riflettendo sulla condizione umana e su ciò che l’uomo ha costruito (e anche distrutto) nel tempo. Ecco, ma proprio come la rivoluzione copernicana ha ‘liberato’ l’astronomia da una falsa credenza aprendo così la strada per un progressiva conoscenza del cosmo facendo tesoro del criterio che ha portato a questa prima ‘sistemazione’ (sarà soprattutto compito di Galileo), allo stesso modo l’ateismo ha aperto la strada ad un modo nuovo di considerare l’uomo, la sua storia, la realtà che lo circonda, facendo tesoro di quella facoltà che lo ha liberato dalla divinità: la ragione.

Ragione per altro (ulteriore riflessione) che, essendo una facoltà della specie umana, ha accomunato da questo punto di vista Copernico-Galileo ai tolemaici, salvo averla usata in una diversa prospettiva; allo stesso modo la facoltà razionale è comune a credenti e non credenti, salvo esercitarla, anche qui, in tutt’altra prospettiva. Ma questo cosa significa? Che il sistema tolemaico, per quanto basato su un’errata concezione, ha stimolato la mente umana per ‘spiegare’ questa concezione, creando le premesse perché se ne potesse cogliere l’erroneità; allo stesso modo il pensiero magico-religioso — esigenza anch’esso propria della condiziona umana — ha affrontato, sia pure in una prospettiva fuorviante, problemi esistenziali non eludibili: della cui soluzione però la ragione porta in luce tutte le contraddizioni. Da qui i contenuti ‘umani’ che — comunque — dottrine religiose, speculazione teologica, contengono in sé.

Per concludere, due brevi — solo accennate — considerazioni.

L’ateismo ha dietro di sé una cultura religiosa di cui è pur sempre l’erede, e non deve illudersi di disfarsene da un giorno all’altro, perché sarebbe pericolosamente antistorico, a sua volta fuorviante, e soprattutto non permetterebbe di cogliere con il dovuto approfondimento razionale, le contraddizioni di una cultura pur sempre derivata da esigenze proprie della condizione umana.

Altra considerazione, solo apparentemente opposta alla precedente. Le contraddizioni della religione, meglio del pensiero magico-religioso, soprattutto la dimensione irrazionale che reca con sé e che alimenta fanatismi vanamente contrastati dai credenti più avveduti, stanno portando l’umanità drammaticamente sempre più vicino ad un punto di non ritorno, per cui l’ateismo, con la sua ‘rivoluzione’, si mostra sempre più come l’unica vera alternativa.

* Insegnante — occasionalmente di storia e filosofia nei licei — ora in pensione

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.

45 commenti

Batrakos

Bella riflessione.

Il problema grosso secondo me è che la rivoluzione copernicana è cosa di cui le masse si sono sempre disinteressate, nel senso che era dibattito di elite; ovviamente poi la rivoluzione industriale -nipote, nel senso di figlia su tempi non immediati, di quella scientifica- portò effetti anche sulle masse, ma queste ‘subirono’ quegli eventi, nel senso che non parteciparono alla costruzione del loro percorso storico.
Qua il problema è differente: perchè possa avere successo presuppone una diffusione del pensiero critico a livello di massa, perchè in questo caso il pensiero critico affronta direttamente la religione, dunque la condizione umana mentre nel discorso copernicano e galileiano queste implicazioni erano al massimo lontane e indirette; potremmo dire che la nuova rivoluzione di cui ci parli ha protagonista il pensiero critico in quanto tale, dunque per funzionare esso deve diffondersi nella società.

Dunque questa tua riflessione la vedo utilissima e propedeutica ad una più ‘strategica’, sui mezzi per diffondere il pensiero critico nella società, a cui l’UAAR sta già dando un grosso contributo.
Ma la via per raggiungere le masse è ancora lontanissima (non perchè le masse siano religiose, ma perchè spesso sono indifferenti e acritiche su certi temi, anche perchè spesso poco preparate, e si sa che la passività della maggioranza garantisce il mantenimento del potere di una minoranza), dunque ingegnarsi nel futuro prossimo per trovare ulteriori vie penso dovrebbe essere benvenuta.

Io il mio consiglio l’ho già dato, cioè partecipare ad iniziative di massa, come già si fa coi pride, tipo manifestazioni antirazziste o di difesa del diritto al lavoro che sempre fa parte dei diritti, ma credo che andrebbe contro lo statuto e le opinioni di molti soci; peccato, perchè stare tra le masse dove esse hanno bisogno di solidarietà, può portare ad un ritorno della solidarietà stessa e un approfondimento delle tematiche atee ed agnostiche in gente che magari è tendenzialmente già vicina all’ateismo, in senso molto embrionale e pragmatico.
Tuttavia questo non si può fare per ragioni statutarie, dunque bisogna pensare altri modi.

Lorenzo Galoppini

“…Tuttavia questo non si può fare per ragioni statutarie, dunque bisogna pensare altri modi.”

Un ritocchino allo statuto?

cyberego

Condivido solo “a metà” le sue considerazioni, professor Gualerzi
(mi scusi per il “dottore” precedente).
E’ vero che l’ateismo nasce come “riflesso critico” del pensiero religioso, e che questo ne
costituisce l”humus”, ma da tale “humus” si sono sviluppate altre forme di pensiero.Non sarò
io a ricordarle la forte spinta data al pensiero razionale dal Positivismo, confortato più che
da indagini maggiormente rigorose della Metafisica, ormai “languente” da un paio di secoli,
dalle continue scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche.L’Illuminismo aveva combattuto la Metafisica, il Positivismo l’aveva resa “scienza” (con i dovuti distinguo a Lei ben noti).
Il processo credo abbia sufficiente “storicità” da permetterci un cambio di direzione senza rischi.Per quanto riguarda la “deriva” del pensiero religioso “magico-superstiziosa”, la valuto
un fenomeno ristretto e quasi “folcloristico” (roba da ciarlatani su canali satellitari, per intenderci).Il vero pericolo è un altro: che la scienza venga “a dosi omeopatiche”
gradualmente deformata a “santa scienza”, subordinata e soggiacente a quella Divinità
della quale ho iniziato a dubitare molto presto, per poi dichiararne ormai la “morte clinica”
in età adulta.E questo è un pericolo che da ex scienziato e convinto “scientista” non mi sento
di voler affrontare.
Con profonda stima.

Congo

Ha esposto benissimo quello che penso pure io.
Finalmente con l’ateismo l’umanità smette di tormentarsi con domande in realtà prive di senso come “perché esiste il male?”.
E inizia a farsi domande più sensate, tipo: “perché i terremoti si concentrano in Giappone?”,
“perché l’uomo sa amare, ma sa anche uccidere?”

La cosa più interessante è che a molte di queste domande sensate si è già data una risposta molto convincente, ma proprio la religione ne ostacola la diffusione, o meglio, continua a confondere le persone con le sue risposte strampalate, tipo: “l’aids è la punizione di Dio per la nostra sessualità promiscua”, “è il diavolo che si è impossessato di questa persona”.

Tra gli altri, uno dei risultati è che l’umanità (con i dovuti distinguo nazionali) esprime in molti casi ancora una mentalità fatalista.
E un popolo fatalista è un popolo facilmente manipolabile dai Governi.

dario colombera

Nel linguaggio attuale, il termine religione è del tutto errato, in quanto accorpa realtà del tutto contrastanti.
Sarebbe meglio limitarsi a parlare di ricerca interiore, volta alla comprensione di una realtà più ampia, scientifica nella prassi.
In questo caso, troviamo pratiche fisico-psichiche di grande valore cognitivo, che nascono sia da trafile religiose che laiche.
Assurdo definire comer religioni o fedi, pratiche prive di qualsiasi scientificità, senza alcun valore adattativo , esistenziale, epistemologico ed evolutivo.
Il cattolicesimo è un fulgido esempio di cultura contraria alla vita, all’etica,
alle scienze, all’umanità. A posteriori, la storia e la cronaca confermano questa affermazione.
Per quanto riguarda il termine Dio, cinquecento anni prima di Cristo, si era capità l’assurdità di voler esprimere con parole, quindi in termini relativi un concetto assoluto e fuori da qualsiasi percezione sensoriale.
Causa lo sviluppo dell’industria moderna, e conseguente distruzione dell’ecumene, una cultura cattolica antiscientifica e Istituzioni laiche criminali ci stanno conducendo al più terribile disastro ecologico, esistenziale, sociale ed economico, per altro già in atto da decenni.

Antonio72

Un sacco di paroloni per ribadire la solita manfrina.
Guarda che è la società scientifico-tecnologica che ha un’immensa fame di energia e che sta portando al disastro ecologico il Pianeta.
E cmq non di certo la cultura cattolica, visto che 1/3 delle emissioni di CO2 globali li causano i paesi orientali (Cina-Giappone-India, ma soprattutto l’atea Repubblica Popolare Cinese con 7 miliardi di tonn CO2 a fronte dei 29 miliardi mondiali) nei quali la cultura cattolica c’entra come i cavoli a merenda. Tanto per dire la Cina in dieci anni ha raddoppiato le emissioni e quindi il consumo di combustibili fossili, in primis il carbone, quello più inquinante, e che in Cina contribuisce per il 70% del fabbisogno complessivo energetico.
Inoltre un americano consuma pro-capite il doppio di un europeo e cinque volte un cinese. E negli USA sappiamo che la Chiesa cattolica conta come il due di picche.
E il cattolicesimo sarebbe contrario alla vita? Ma se è in pratica l’unica voce che si leva contro l’abominio dell’aborto! Anche se con la recente sentenza della Corte di giustizia europea, che vieta la brevettabilità delle cellule embrionali umane, non è più così tanto isolata.

alesssandro

si ad esempio fa di tutto per rovinare la vita ai gay…forse per voi ci sono vite e vite.

Antonio72

@alesssandro (con tre esse)

Anche se fosse vero quello che sostieni e non lo è, mi sa che tralasci un piccolo particolare: la sostanziale differenza tra “rovinare” e “distruggere”.

Sergio

Mi dispiace, ma non mi ritrovo in tutti questi ragionamenti, cioè non ci capisco molto. Ho provato talvolta a porre le mie domandine semplici semplici, ma non ho avuto risposta. Provo a riproporle, senza molta speranza.
Al di là di tutte le dotte speculazioni mi sembra che resti il fatto che “qualcosa ci sfugge” (almeno per il momento): per es. non sappiamo come tutto ha avuto inizio e come finirà o continuerà questa storia di cui siamo parte. La scienza cerca di dare una risposta a queste domande che forse qualcuno considererà ridicole o puerili. Comunque “non sappiamo” (parecchie cose). Questo non sapere o non conoscere (ancora?) lo trovo a volte frustrante o sconfortante. Siamo immersi in una realtà immensa e inafferrabile nella sua totalità (del resto come il Dio dei credenti: anche di là – mi diceva un prete – non potremo mai comprendere Dio, pur essendo beati).
I credenti hanno a questo punto gioco facile: dunque ammettete che non riuscite a capire tutto, che c’è qualcosa al di là della nostra comprensione, qualcosa che ci sovrasta (appunto Dio). Sì, qualcosa ci sovrasta (la natura onnipossente, per dire), ma le puerilità – per non dire idiozie – della fede cristiana non mi soddisfano minimamente.
Comunque questo non sapere m’intriga. Vorrei saperne di più.

Ma che cosa diciamo alla gente semplice – sono miliardi – che non ha letto Feuerbach e tanti altri interessanti autori e comunque “non ci arriva” a capire il sermone di Bruno? Che chiede: sì, vabbè, ma dopo la morte non c’è davvero più niente? Che fregatura!
A me piace la risposta di Candido-Voltaire: “Sì, d’accordo, ma coltiviamo il nostro piccoolo giardino”. O della Hack, essere solare e gioioso, nient’affatto disperata come pretende B16. Il lavoro e lo studio sono ottimi antidoti contro le tenebre e le paure. Però alla fine si muore. Meno male che si muore, diceva Borges, e anche Leopardi (due cose belle ha la vita, amore e morte).

cyberego

Caro amico, hai trovato le risposte da solo.
Alla fine si muore, e come è descritto nel bellissimo finale
di “Martin Eden”:”Sprofondava nel buio.E nel momento stesso in cui lo seppe, cessò
di saperlo”.

Florenskij

@ B. Gualerzi. Anzitutto un apprezzamento per l’equilibrio con cui Lei ha saputo ( soprattutto VOLUTO, nel senso della “buona volontà” ) presentare il ruolo delle religioni nello sviluppo della cultura ( delle culture ) dell’umanità : ad esempio il riconoscimento del valore del sistema tolemaico come importante “passaggio” e preludio all’astronomia moderna. Ritenere più aggiornata la locomotiva elettrica non comporta il disprezzo per quella a vapore. Così la pensava Comte, il fondatore del Positivismo, che dopo aver riconosciuto il valore del pensiero metafisico, intendeva congedarlo & rimpiazzarlo con il pensiero scientifico “positivo”. Lei ha evitato la demonizzazione ( con corredo di sarcasmi ) che altri avrebbero cavalcato indecorosamente. Da osservare che se fossi stato io a fare quelle affermazioni sarei stato subito lapidato metaforicamente, accusato di boria esibizionistica spatafiosa ampollosa e quant’altro.Qualcosa di diverso non sarebbe stato da docente qual è stato lei, come me.

A seguire: un paradosso. A partire dall’affermazione del sistema copernicano la concezione che l’UOMO ha di se stesso nel suo “spazio vitale” ( piùpsicologico che fisico ) è sempre più copernicana. Invece era più eliocentrica nel Medioevo teologizzante. Per favore, piano con la camicia di forza.

SE ASSIMILIAMO DIO ALL’IMMAGINE DEL SOLE, possiamo riconoscere che secondo i pensatori medievali il CENTRO, il perno del mondo era FUORI DALLA TERRA. Volgere gli occhi alle stelle significava contemplare il luogo della Bellezza, dell’Amore e della Pienezza Finale, la PATRIA CELESTE. Per farsene un’idea basta pensare alla Commedia di Dante e al suo elemento ascensivo-stellare ( “…puri e disposti a salire alle stelle.”) “Lassù qualcuno mi ama”: sono così fesso se penso che il culto mariano ( rinforzato dal dogma dell’Assunzione ) mi consente di credere proprio a questo?
Invece nella modernità laicizzante il perno si trova nella Terra. Lo spazio stellare è psicologicamente periferico per l'”uomo della strada” che nel territorio urbanizzato vede i lampioni, non le stelle. ( Chi lo dice? Tra gli altri il saggista Régis Debray, già compagno di lotta di Che Guevara. E poi, qualcuno si ricorderà la canzone di Enzo Jannacci, amico di Dario Fo: “LA LUNA E’ UNA LAMPADINA”. ) Tranne che per gli astronomi professionisti il cielo stellato è uno sfondo tutto sommato irrilevante, oppure, se ci si ferma a riflettere, angoscioso, come fa ben vedere Pascal : la Terra è un granello di polvere in un universo dominato dal caso e caratterizzato dal caos. Nei “notturni” poetici-filosofici della modernità la contemplazione del cielo porta all’idea per cui l’UOMO E’ LO ZINGARO DELL’UNIVERSO ( Jacques Mond, ne “Il caso e la necessità” ). Si tratta di una tematica fondamentale in Pirandello, ateo irriducibile, angosciato e angosciante.

Da notare che la “teiera volante” del sarcastico paragone viene concepita come un satellite della Terra, mentre nella visione religiosa Dio è il centro di rotazione di tutto il sistema, l’Essere Supremo da cui tutto è uscito e in cui tutto punta a ritornare. Le “vie” di san Tommaso sembrano “fuffesche” a chi non si rende conto che vanno concepite nell’ambito di uno spazio incurvato attorno a Lui.

Paradosso connesso: L’UOMO MEDIEVALE NON VOLAVA FISICAMENTE, MA VOLAVA PSICOLOGICAMENTE., NEL SENSO DELLE PLATONICHE “ALI DELL’ANIMA”;
L’UOMO MODERNO VOLA FISICAMENTE MA PSICOLOGICAMENTE E’ INCHIODATO A TERRA.

Murdega

Florenskij scrive:
29 ottobre 2011 alle 15:36
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Si và bene e allora ?

Antonio72

E allora ti risponde Richard P. Feynman, Premio Nobel per la fisica 1965.

“Fra l’altro, dobbiamo chiarire fin dall’inizio che se una cosa non è scienza, non necessariamente è un male. Per esempio, l’amore non è una scienza. Quindi, se diciamo che qualcosa non è una scienza, non vuol dire che, in essa, c’è qualcosa che non va: vuol dire solo che non è una scienza.”

E ancora, Feynman parlando della leggi fisiche:

“Questo carattere astratto è peculiare delle leggi fisiche. La legge di conservazione dell’energia è un teorema riguardante quantità da calcolare e sommare, senza alcun accenno al meccanismo interno, e analogalmente le grandi leggi della meccanica sono leggi matematiche quantitative per cui non abbiamo nessuna spiegazione. Perchè per descrivere la natura possiamo usare la matematica, senza riuscire a spiegare il funzionamento? Nessuno la sa, ma dobbiamo andare avanti lo stesso in questo modo, perchè funziona.”

In sintesi Feynman afferma che la scienza razionale è solo una delle componenti umane, e che costituzionalmente non può spiegare tutto ciò che riguarda l’Universo e quindi l’uomo.
Ridurre l’uomo al materialismo scientifico quantitativo inaridisce l’animo umano, che vive soprattutto di aspetti qualitativi.
Allora gli scientisti-materialisti ricorrono al rovesciamento dei livelli: il livello superiore emozionale viene avvilito a semplice epifenomento, ovvero pressapoco come un miraggio, mentre il livello inferiore computazionale viene elevato a vero motore della complessità vitale umana.
Ovviamente tutte balle…..

LS

@ Antonio72
Come si sa, funzione propria del genio è fornire idee ai cretini vent’anni dopo. (Louis Aragon)

nightshade90

se una cosa non è scienza non è necessariamente un male, se se tale cosa pretende di definirsi la “Verità Inconfutabil”e e di fare affermazioni di principio su ciò che è indagabile dalla scienza in opposizione ad essa, o su ciò che non è indagabile da essa ma pretendendo che tali “verità” abbiano valore oggettivo, generale e valido per tutti, lo è.

Antonio72

@nightshade90

E quali sarebbero queste affermazioni di principio su ciò che è indagabile dalla scienza in opposizione ad essa?
Non è che ogni volta nelle discussioni si deve ritornare ad Adamo ed Eva, ovvero all’incidente della Chiesa con Galilei.

Florenskij

@ ERRORE DI SCRITTURA:lo spazio psicologico-valoriale dell’UOMO MEDIEVALE ERA ELIOCENTRICO, quello dell’UOMO MODERNO E’ GEOCENTRICO.

LS

ma se scrivevi solo queste due righe, al posto del papiro di sopra, non avevi ugualmente espresso bana(na)lmente il tuo pensiero

PS. e non trituravi i ma.rro.ni a tutti

civis romanus sum

Ottima riflessione, come sempre da parte dal buon Gualerzi aggiungo.

Perciò io non mi preoccuperei troppo per il futuro di un Umanità finalmente libera dal primitivo sentimento religioso, lasciamo ai suoi impostori cultori preoccuparsene come stanno sempre più affannosamente facendo peraltro.
Ci si arriverà per un evoluzione naturale della Coscienza Umana, come è avvenuto per tutte le rivoluzioni generate dalla presa di coscienza di un fatto determinato a causa del raggiungimento di una conoscenza superiore, dovuta anche alla pratica o all’uso di una nuova tecnologia, e in questo senso molto aiuta anche Internet.

Vero è che ci si arriverà per gradi, salendone due e magari scendendone poi uno in ossequio alla ciclicità della storia, in un susseguirsi di rivoluzioni e reazioni, ma l’obiettivo finale rimane una certezza.
Ai tempi di Epicuro ( III secolo prima dell’era volgare ) c’era già una grande schiera di intelligenze superiori che si dichiaravano atei, poi ci fu un involuzione dovuta a fattori contingenti, poi ci fu il Rinascimento e poi ancora l’illuminismo ,,, ma il risultato è che la Coscienza Umana continua ad evolversi, inarrestabile, alla faccia di tutti gli impostori intonacati.

Non tutti gli umani poi si evolvono alla stessa maniera e velocità, c’è sempre chi rimane indietro, e per questo magari va aiutato, e da coloro che si sentono portati all’aiuto delle persone più sfortunate.

Io che non sono portato per questa missione ( nun c’ho pazienza ,,, ) e che considero inutile cercare di far evolvere qualcuno che non vuole evolversi, mi ritengo già solo fortunato di appartenere alla categoria degli illuminati, limitandomi a difendere i miei interessi quando posso e come posso, dalle angherie più fastidiose dei sottoevoluti più ignoranti, oppure detti oggi i preti e i loro chierichetti.

Un fatto è certo: La conoscenza rende liberi ,,, studiate, leggete e apprendete figlioli, sarete liberati !

DURRUTI 51

Faccio una osservazione forse un pò superficiale , ma credo non priva di utilità, la rivoluzione copernicana, che è un momento di una più grande ed estesa rivoluzione culturale che segna il passaggio alla modernità abbatta secondo me due elementi, uno è il concetto di assoluto, che scompare almeno dall’osservazione della natura. Il secondo con il prevalere dell’osservazione, e poi dell’esperimento oggettivizza il carattere della conoscenza, pone un metodo condiviso ed un sistema oggettivo per dirimere la verità di un enunciato, chi ne esce distrutto è il principio di autorità. e’ appena il caso di ricordare che nel sitema tolemaico-Tomistico cioè nella dottrina ufficiale della chiesa tutto si teneva: spiegazione della natura, struttura dell’universo e struttura della società e quindi etica, politica etc.e tutto infine sull’Autorità della fede e di chi la gestiva. Credo che questi elementi contengano alcune premesse della rivoluzione copernicana illustrata da Bruno Gualerzi (quella dell’ateismo). Se non accettiamo Dio( la causa incausata,) il concetto di finalità e quindi l’antropocentrismo vengono destituiti di fondamento, il nostro rapporto col mondo cambia, non ci sono più reti di sicurezza, la nostra responsabilità verso noi stessi e l’ambiente cambia e cresce si riduce anche il delirio di onnipotenza,che si basava sull’idea non espressa che l’uomo non può autodistruggersi perchè ciò contrasterebbe il “disegno di Dio” che avendo creato apposta l’universo per noi non avrebbe mai permesso che ci autodistruggessimo. Liberati da questa illusione possiamo fondare su una nuova “oggettività”
il modo in cui pensarci ed in cui progettare il nostro futuro.
Ad Antonio 72@ che sembra temere molto i pericoli della scienza, e del disastro ambientale, preoccupazione che condivido, anche se è incomprensibile in un cattolico per i motivi di cui sopra , vorrei ricordare per l’appunto che i pericoli per l’ambiente e per l’umanità derivano proprio dll’antropocentrismo e dal delirio di onnipotenza che inevitabilmente legato ad esso sia che si basi su un ipotesi di trascendenza apertamente affermata, sia che si basi su un’ipotesi inconscia di “destino” glorioso dell’uomo re della natura.Le religioni monoteiste rivelate, sono antropocentrismo allo stato puro elevate al quadrato, questo vale anche per Florenskj@ che secondo me fa un pò di sofismi per nascondere quello che non si può nascondere.

Antonio72

@DURRUTI 51

C’è una contraddizione palese nel tuo ragionamento. Prima affermi che dopo la rivoluzione copernicana l’autoritarismo della Chiesa è decaduto, essendo decaduta la visione antropocentrica dell’uomo con l’introduzione del metodo sperimentale oggettivo scientifico.
Poi affermi che il pericolo per l’ambiente e l’umanità derivano dal delirio di onnipotenza dell’uomo, dimenticando che questo delirio, l’uomo lo esprime proprio attraverso gli strumenti forniti dalla scienza-tecnologia. Anzi la stesso scopo della scienza-tecnologia è l’onnipotenza, ovvero spiegare e prevedere il Tutto, uomo compreso. La potenza di uno Stato moderno non si misura di certo dal suo livello di religiosità, piuttosto dalla sua capacità tecno-scientifica, in cima alla quale vi è la tecnologia nucleare.
Ha quindi ragione Florenskij, quando distingue l’antropocentrismo spirituale da quello materiale, altro che sofismi!
Tolto di mezzo Dio e qualsiasi componente dell’uomo che non sia quella materiale (la sola spiegabile oggettivamente), resta il puro materialismo. E materia chiama materia. Si comprende anche la progressiva dilapidazione delle limitate risorse materiali del Pianeta.

DURRUTI 51

Antonio 72 , l’antropocentrismo è ovviamente una proiezione dell’uomo e il delirio di onnipotenza una patologia che la psicoanalisi ha studiato, e che è un insufficiente evoluzione della psiche. Le religioni antropocentriche, cioè soprattutto le religioni Abramitiche sono antropocentriche: l’intero universo è stato creato per essere al servizio dell’uomo, creato a somiglianza di Dio, Dio non permetterebbe mai la distruzione del mondo e quindi della sua creatura prediletta. Quindi l’ambiente non è un problema, ma una invenzione neopagana degli ambientalisti. Fa attenzione a quello che si dice nel mondo del cattolicesimo conservatore. Se si segue questa linea di pensiero, l’irresponsabilità si coniuga benissimo con l’idea del Dio creatore e persona cioè quello della Bibbia e del Corano. Perché mi costringi a ribadire ciò che è chiarissimo e senza la minima contraddizione. Dio non inibisce ma esalta l’irresponsabilità. Certo si può creare un altro Dio al posto di quello di Abramo , questo dio si chiama profitto, e produce lo stesso delirio, ma l’atteggiamento è sempre religioso, un atteggiamento materialista sa che il limite dell’uomo, naturale e non creaturale è stabilito dalle leggi , per altro già conosciute, della fisica e della chimica, o li si osserva o si muore o peggio si ritorna bruti e non vi è Dio che tenga.

stefano marullo

Le nitide riflessioni gualerziane hanno suscitato un dibattito interessante quanto variopinto complessivamente pacato a parte le solite volgarità di Antonio 72.
C’è una espressione secondo me molto forte nell’articolo quando si afferma “L’ateismo ha dietro di sé una cultura religiosa di cui è pur sempre l’erede”; parafrasando si può dire che la filosofia piuttosto che ancella, è l’erede di una teologia-teogonia-teosofia, da cui stenta a liberarsi anche nel dibattito contemporaneo. La teologia è esattamente archeologia del pensiero, il segno che se dio si è ritirato (certa tradizione ebraica fino al moderno chassidismo avrebbe molto da dire su questo) dall’orizzonte umano, ne sono rimasti i sintomi e il suo fantasma aleggia. L’ateismo è la convinzione o certezza morale che la sua esistenza come pura ipotesi (e non come apodosi come vuole la teologia catafatica) rende questo mondo, talvolta irresolubile, irreversibilmente assurdo. Anche per noti credenti, penso a Vattimo o Quinzio, la sua esistenza complica maledettamente, per esempio, la questione della giustizia su questo e (l’altro) mondo: come fa dio a essere giusto e misericordioso allo stesso tempo (sollevo solo una delle mille questioni)?. L’ateismo è rivoluzione copernicana nella misura in cui l’individuo si affranca dalla tutela del finalismo e conclude con Brecht che “destino dell’uomo è l’uomo stesso”. E guarda alla morte come compimento senza redenzione, spettacolo ininterrotto di un universo all’insegna dell’eterno ritorno che ha fatto del caso la sua necessità.
Alle preoccupazioni di Batrokos, anche lui “brechtiano” nel disegnare gli atei come una sorta di lievito avanguardista rispetto alla massa, che lo interrogano sulle linee strategiche che l’UAAR dovrebbe adottare, rispondo da militante invitandolo al realismo. Questa è un’associazione giovane, una sintesi felice e una linea di pensiero che ha bisogno, paradossalmente, di rimanere marginale per potere “fermentare” la massa. Quando il pensiero ateo-agnostico diventerà “apertamente” maggioritario, l’UAAR cesserà fisiologicamente di avere un pensiero critico. Non so se quelli che chiami “masse” siano ignoranti o acritiche; il più delle volte le persone adottano atteggiamenti per lo più a costo zero, vere e proprie scorciatoie, portato di noncuranza, opportunismo, mero conformismo. E come ricordava Martorana nella sua “Didattica”, essere atei oggi, almeno in Italia, presuppone la capacità di esporsi e una buona dose di coraggio.
Ti porto un caso concreto. Non ho mai ostentato il mio ateismo come bandiera ma a scuola di mia figlia, per esempio, ho dovuto brandirlo (sul piano sia pur mediato della laicità) in due occasioni (senza le quali altri genitori non avrebbero mai saputo delle mie posizioni); quando ho dovuto duellare per avere l’ora alternativa e quando ho contestato l’arrivo delle bibbie da parte del governatore Zaia. Da questo punto di vista, caro Batrakos, non c’è bisogno di immaginare di andare a ruota, come UAAR, per tutte le (buone) cause; il deficit di laicità di questo paese lo vivi nel quotidiano. L’UAAR ha una mission (che in futuro chissà potrebbe ampliarsi o ridursi, lo stabiliranno i prossimi congressi) ciò non toglie che ognuno di noi possa o debba impegnarsi in altri ambiti che con l’UAAR non hanno nulla a che spartire. Senza per forza trascinarci dentro l’UAAR.

Batrakos

Ciao Stefano.

Faccio tuo l’appello a non tirare in mezzo l’UAAR, cosa di cui pensavo di essermi già premurato, ma debbo dire che non concordo granchè con le ragioni da te espresse e col realismo a cui ti appelli.
Sono d’accordo a non tirare in ballo l’UAAR perchè sono abbastanza disciplinato da non avere l’abitudine a mettere bocca sullo statuto di un’associazione quando non sono stato io a fondarla nè sono io a tirarla avanti o a rappresentarla come organismo dirigente (regolarmente eletto), dunque per ragioni statutarie, come dicevo, la mia idea è infattibile anche per non urtare la sensibilità di tanti soci che magari politicamente hanno altre posizioni.

Concordo anche sulla necessità dell’impegno individuale, di cui to do merito e ti ringrazio per la pratica, ma devo dire che il resto del discorso non mi convince granchè.
Tu dici che i fondamentali del nostro pensiero ha bisogno di stare ai margini per fermentare e poi quando esse diverranno apertamente maggioritarie sarà finita la necessità del pensiero critico.
Ebbene io non credo, e non è mancanza di realismo o almeno non vedo dove, che le idee si diffondano più di tanto automaticamente e se noi che dobbiamo esprimerle stiamo ai margini, se non in tempi ‘geologici’.
Non capisco che male farebbe se le nostre idee fossero diffuse nella pratica e partecipando a situazioni di movimento e lotte per i diritti, dove probabilmente troveremmo persone culturalmente abbastanza affini alle idee laiche (perchè, sia chiaro, non c’è bisogno di fare propaganda atea dura e pura, basta portare le ragioni della laicità, e dell’importanza dlla centralità dell’uomo nel senso che dice Bruno) e non capisco questo come possa fare in alcun modo male alla diffusione della laicità, nè vedo perchè un’associazione giovane debba starsene ai margini, nè che utilità da questa marginalità e situazione defilata la diffusione del nostro pensiero possa trarre.
Dunque, capisco la necessità per ragioni di rispetto statutario, ma non la necessità ‘realista’ che, per fermentare, il nostro pensiero debba rimanere ai margini e richiedere solo una costanza individuale, la quale è necessaria ed encomiabile ma a rigor di logica in alcun modo ostativa per un contemporaneo impegno associativo nelle linee da me espresse.

dario colombera

Andrei oltre, proponendo l’ateismo come vera religiosità, spiritualità e disciplina. Non ho scoperto che l’acqua calda. Buddismo originale, tantra, raja e karma yoga, sciamanesimo messicano, Taoismo, la biologia ultimamente, senza disturbare alcun Dio, hanno proposto discipline interiori che insegnano all’uomo molto di più e meglio di tutte le religioni rivelate messe assieme, su come evolvere, essere felici e conoscere quella realtà allargata, che non prova mai l’esistenza dei vostri Dei.

dario colombera

By the way, ho dimenticato di dire che una via di solito non basta, in quanto siamo tutti diversi e ognuno ha un suo percorso evolutivo ottimale, che varia nel tempo.

dario colombera

Grazie Marullo. L’opera della UAAR dovrebbe concentrarsi sulla diffusione di una religiosità laica. La migliore che conosco si deduce dalla biologia moderna. Vedi in google, gratis, sotto le voci dario colombera. Non sono balle.

Antonio72

Ti riferisci alle recenti scoperte dell’epigenetica che disturbano non poco un ipermaterialista come Dawkins?

bruno gualerzi

Volevo aspettare, come cerco sempre di fare in questi casi, a rispondere dopo che si fossero susseguiti vari commenti direttamente o indirettamente collegati all”opinione’ proposta… ma una cosa devo rilevarla subito. Come si fa a tenere in piedi uno scambio serio quando si è continuamente disturbati da questo Antonio72 (sembra quel tale che riesce sempre a sbucare dietro le spalle degli inviati televisivi… già, ma come farà poi?) sbeffeggiando questo e quello sostanzialmente perchè parlano, sia pure con toni e linguaggi diversi, ‘da atei’? Non per confrontarsi, ma semplicemente per mettere assieme tutti i luoghi comuni disponibili per parlarne male, cercando continuamente la rissa. Magari irrompendo – come fa in questo post – con un bel “Un sacco di paroloni per ribadire la solita manfrina”… quanto di meglio cioè per impostare un confronto sereno.
Poi c’è Florenskij. Per me – lo dico seriamente – un vero fenomeno. Tenendo i piedi in vari post contemporaneamente, risponde a spron battuto a chiunque mettendo assieme in interventi chilometrici considerazioni più o meno inerenti al tema costellati da una tal mole di citazioni a 360° che – dico francamente – mi lascia sbalordito… io, che per mettere assieme un intervento devo riscriverlo più di una volta – oltre che per provare a correggere qualche strafalcione (sempre comunque tanti quelli che ‘sopravvivono’) – per vedere di esprimere al meglio quanto intendo dire.
Proverò a rispondere anche a lui… anche se non ho mai fatto caso alle citazioni (e lui dovrebbe sapere perchè)… quando riesco a cogliere alcune riflessioni tutt’altro che banali, districandomi, appunto, tra una citazione e l’altra. Comunque… anche se un pò meno erudizione e un pò più opinioni personali gioverebbero a lui e agli altri… è tutt’altra cosa, almeno mper me, da Antonio72 e troll vari.
A presto.

Antonio72

In questi blog dell’UAAR sono così proni alla rivoluzione copernicana che hanno anche dimenticato di correggere l’ora legale.
Vi do quindi in maniera gratuita un’altra informazione scientifica (pare che l’unico che posti dati oggettivi da queste parti sia proprio un troll): da oggi, o più precisamente dalle tre della scorsa notte, è tornata l’ora solare. La lancetta lunga (quelle delle ore) va quindi spostata un’ora indietro.

(Commento postato alle ora 14.19 di domenica 30 ottobre 2011).

bruno gualerzi

Antonio72 alias Paolini (mi hanno detto che è questo il nome del disturbatore televisivo).

bruno gualerzi

Antonio72 alias Paolini (mi hanno detto che è questo il nome del disturbatore televisivo).

bruno gualerzi

Antonio72 alias Paolini (mi hanno detto che è questo il nome del disturbatore televisivo).

Antonio72

E’ ovvio dalla risposta al mio commento (che tra l’altro voleva essere solo una nota di servizio) che bruno gualerzi si consideri una specie di trinità.

bruno gualerzi

Quando si è disturabati si perde la concentrazione (lo sanno bene i duisturbatori di professione, che ci campano sopra)) e così, per un intoppo del computer, sono partiti tra commenti simili.
Comunque visto che questo Antonio72 non demorde (questi Paolini sono inossidabili), getto la spugna.

Antonio72

Non volevo di certo offenderla (lo sapevo già dell’intoppo visto che capita talvolta anche a me).
Voi atei non avete proprio il senso dell’umorismo o almeno un briciolo di ironia.
Meno male che c’è qualche troll a portare un po’ di verve in questi blog soporiferi.

Bee

“Voi atei non avete proprio il senso dell’umorismo o almeno un briciolo di ironia.”

Ehi, non siamo noi che ci offendiamo per la pubblività di sky sport…

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