Libia, si organizza partito islamico “moderato” di al-Sallabi

Cresce l’interesse intorno ad Ali al-Sallabi, leader islamico che potrebbe diventare una delle figure chiave della nuova Libia. Per anni imprigionato da Gheddafi nella prigione di Abu Salim, è stato in esilio in Qatar durante la rivolta che ha portato alla caduta del dittatore. Tornato in Libia, sta organizzando un movimento di ispirazione islamica che operi in un contesto democratico, simile a quelli in Turchia e Tunisia. Il nome provvisorio del partito è ‘Unione Nazionale per la Libertà, la Giustizia e lo Sviluppo: l’obiettivo è una Costituzione basata sulla sharia, ma in chiave moderata. Al-Sallabi intende tranquillizzare gli interlocutori stranieri che temono una deriva fondamentalista: “Non è un partito islamista, ma nazionalista”, “la sua agenda politica rispetta i principi generali dell’islam e della cultura libica”.

Valentino Salvatore

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12 commenti

whichgood

Capito, dunque gli omosessuali non verranno giustiziati ma “soltanto” rinchiusi in galera.

alesssandro

se si ispirassero alla democrazia turca sarebbe un enorme passo avanti anche sui temi LGBT

cesareTS

Tutto come ampiamente previsto sa chiunque abbia un cervello. Il piatto è servito…

giulio

Ma come mai questi musulmani si definiscono tutti “moderati”?

ser joe

Qualcuno mi può spiegare cos’è una Costituzione basata sulla sharia, ma in chiave moderata?

giulio

Credo che significhi applicazione parziale della sharia, ad esempio come nell’Egitto di Mubarak dove non c’erano le pene coraniche.

Paul Manoni

Il nome e’ tutto un programma…
“‘Unione Nazionale per la Libertà, la Giustizia e lo Sviluppo”
Fa a pugni con…
“l’obiettivo è una Costituzione basata sulla sharia”

Francesco

“Libia, si organizza partito islamico “moderato” di al-Sallabi”

Ali al-Sallabi ha dichiarato: Noi ci consideriamo dei “moderati”, infatti Gheddafi l’avremmo ucciso molto piu’ lentamente.

maxalber

Gli islamici moderati non esistono.
Se esistessero, davanti a fatti come l’attacco a Charlie Hebdo, dovrebbero intervenire con una chiara condanna.
Sono anche loro complici e fiancheggiatori.
E chi, nei paesi democratici, li difende, apre la strada all’oppressione alla violenza e alla tirannia di una religione assolutista.

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