Una studentessa turca che da dicembre ha intenzione di frequentare la facoltà di Scienze presso l’Università di Torino chiede uno spazio di preghiera. Melek, islamica osservante, vuole infatti poter pregare a mezzogiorno, nel pomeriggio e al tramonto tra una lezione e l’altra. Il prorettore dell’ateneo, Sergio Roda, dice che “è una questione che dovremmo discutere”.
Valentino Salvatore
Uno spazio di preghiera all’università?
Ma non basta loro il loro proprio tappetino e la loro propria bussola per individuare la direzione della Mecca, dovunque si trovino? 😯
E allora perchè no anche uno spazio di preghiera nei supermercati, nei cinema, nei treni, negli autobus, nei giardini pubblici…
Saremmo proprio a posto!!! 😯
Lo sai qual è il problema: in alcune università c’è una cappella (ovviamente cattolica) (al politecnico di bari c’è), quindi è normale che vogliono gli stessi “diritti” (leggi privilegi).
Ecco perchè bisogna eliminare tutti i privilegi.
concordo
Certo, bisogna eliminare le cappelle dalle università (nonchè dalle stazioni ferroviarie, eccetera).
Già ci sono, in Italia ma anche in Europa, un’infinità di chiese (peraltro poco frequentate), tanto vale recuperare agli edifici “statali” o cmq non eccelsiastici i gli spazi che sono loro propri.
Sarebbe da stolti, ignoranti e ingrati, non dare la possibilità e quindi la libertà di culto agli stranieri che vivono in Italia. E’ da tonti tollerare religioni nemiche della laicità e della vita, intolleranti e depravate, come la nostra.,
Scusa ma nessuno le impedisce di pregare. Può mettersi in un aula vuota e pregare quanto vuole… non vedo perchè l’università dovrebbe concedere spazi privilegiati a questa o quella religione.
C’è differenza fra rispettare la libertà di culto e concedere assurdi privilegi.
Non trovo giusto nemmeno che possa pregare in un aula. Se ne esce dall’università e va in moschea, altrochè…
@Arnaldo
Vabbè mo’ non siamo talebani, se si mette in un cantuccio 5 min di preghiera non glieli si può vietare.
Io quando ancora ero credente una preghiera la facevo così (ebbe sì lo ammetto sono stato un cattolico parecchio praticante :()
Perché non può pregare in aula, scusate? Quali sono le motivazioni?
@Francesco S.
Si, ma questa pretende di stendere il suo tappeto nella stanza, probabilmente un rispettoso silenzio…… e perchè non una guida spirituale in loco?
Penso sia necessario essere intransigenti verso queste richieste, veri e propri grimaldelli per indebolire ulteriormente la pseudo laicità delle istituziomi italiane.
Non commettiamo l’errore fatto con i cattolici, gli abbiamo dato il dito si sono presi l’intero corpo e il “bello” è che continuano ad avanzare richieste.
Il tappeto può anche stenderlo, si può portare chi vuole ma non deve pretendere né di poter disturbare né (parimenti) di non essere disturbata.
E questo mi sa poteva farlo anche prima.
Spazi dedicati no.
Non chiede libertà di culto in quanto straniera, ma in quanto musulmana.
Mia cara studentessa, esci dall’università, cerchi un giardinetto dove non disturbi nessuno e preghi. Perdi qualche lezione e ti laurei uno o due anni dopo? Cosa vuoi che sia di fronte alla tua bella e grande testimonianza di fede?
esatto… la libertà di culto non significa negare le libertà di altri…
Tra l’altro se ti metti a pregare alla tua maniera, fanciulla mia cara, conoscendo la fame sessuale degli universitari……… 🙂 🙂 🙂
in una facoltà di Scienze…
mah
Noi pastafariani pretendiamo di poter accedere alle mense aziendali ad ogni ora, per poter venerare adeguatamente i nostri amati spaghetti. Ramen.
Rothko 61, mi unisco alal richeista. E non solo mense aziendali, ma mense e cucine di ogni genere. E poi chiediamo la soppressione delle diete dimagranti, che offendono il nostro amato dio: la pasta. Di cui gli spaghetti sono il profeta. AHAHAHAH!!! Una richiesta assurda come quella della studentessa merita una risposta come la tua.ciao
i mussulmani chiedono… anzi basta una mussulmana che si mobilita il prorettore, perchè sennò, i mussulmani si offendono… si sa che sono animi così sensibili e teneri, s’offendono per nulla… ma è bene sapere perchè questi pericolosi dementi pregano 5 volte al giorno e seppellirli dalle risate:
Il nostro Profeta Muhammad (*) raccontò anche del suo colloquio con il Profeta Mosè (pace su di lui) sulle 5 preghiere:
“Al mio ritorno (dalla discesa dei sette cieli), quando arrivai a Mosè –e che buon amico egli fu per voi!- mi chiese: ‘Quante preghiere ti sono imposte?’ Risposi che erano cinquanta al giorno, al che replicò ‘La preghiera in comune è pesante, e la tua gente è debole…Ritorna dal tuo Signore e chiediGli di alleggerire il peso per te e per la tua gente’. Così tornai e chiesi al Signore di rendere il peso più leggero, ed Egli ne cancellò dieci. Quindi tornai da Mosè che mi ripeté quello che aveva detto prima, così io tornai e altre dieci vennero tolte, eccetto cinque al giorno. Allora tornai da Mosè che ancora mi chiese la stessa cosa; gli risposi: ‘Sono tornato dal mio Signore talmente tante volte e Gli ho tanto chiesto che me ne vergogno. Non tornerò più indietro’, e per questa ragione che colui che compie le 5 preghiere, con fede e fidando nella munificenza di Dio, avrà una ricompensa equivalente a cinquanta”.
Hanno contrattato con dio, quanti tappeti gli han poi venduto? 🙂
Questa diminuzuine dopo contrattazione, da 50 a 5, mi ricorda il mercanteggiamento di Abramo con Dio, circa il numero di giusti sufficiente per salvare sodoma e gomorra. Ma poi il signore mando da Lot a Sodoma due messaggeri troppo carini, una folla di Sodomiti li voleva per il bunga-bunga e sappiamo come è finita… Forse il profeta Muhammad faceva qualche confusione quando orecchiava le storie ebraiche e cristiane.
E’ molto da laici e liberali apostrofare come “dementi” i seguaci di una religione come l’islam. . Ricordo a tutti che credere nella transunstanziazione o nel paradiso con sette vergini a testa o nel fatto che la stirpe umana discenda da un primate non c’è differenza….
La differenza c’è ed è quella che intercorre fra scienza e superstizione…
belisario, la storia che ho postato, penso che sia una delle cose più demenziali che abbia mai letto in vita mia, indifendibile, alla signorina turca in questione, basterebbe leggerle ‘sta cosa, chiederle se ci crede ed a risposta affermativa, riderle in faccia e mandarla a quel paese, sghignazzando…
in quanto alle tue obiezioni, tu sai che il genoma umano è stato mappato, ebbene da li sappiamo con certezza gl’antenati dell’uomo, perchè quei geni li abbiamo nel nostro dna, sono prove scientifiche, mentre di strani trans… di paradisi con 72 vergini (non 7 adesso non tentare di contrattare anche te, s’era detto: 72…) ed altre amenità religiose NON v’è prova alcuna, la differenza è tutta li: la scienza propone teorie supportate da prove, le religioni propongono solo favole.
Il problema non è quello che uno pretende, il punto è “è una questione che dovremmo discutere” anzichè “vai ad evacuare il crasso facendone tanta”.
Concordo.
Io non penso sia corretto, né giusto, concedere che siano permesse attività religiose all’interno degli orari e delle attività scolastiche. Quale “tolleranza” implicherebbe questa concessione, che saprebbe tanto di discriminazione al contrario, come si trattasse di una persona diversamente abile?. E’ una pretesa assurda.
Scusate un attimo! Mi sono perso qualcosa o alle donne musulmane non era vietato studiare, lavorare, respirare? Sti religiosi sono devoti solo quando devono rompere le uova nel paniere al prossimo.
La religione in questi casi viene usata come strumento improprio per introdursi nelle istituzioni con mezzi surrettizi diversi da quanto legittimo e praticabile per i cittadini rispettosi delle istituzioni democratiche e repubblicane che ovviamente sono e devono rimanere non-confessionali.
Sì alle scuole per islamici, se le vogliono 🙂 così come a quelle per romani cattolici che già esistono.
Le istituzioni italiane penso debbano rimanere con appena qualche punto di cultura Evangelico-Garibaldina, così come sono nate, il che non dispiace a nessuno.
Un grave errore, figlio dell’ignoranza e della voler trasformare la scuola e l’università pubblica italiana in un ambiente condizionato dalla subcultura clericale e cattolica romana: un gravissimo errore (vedasi per esempio l’obbligo di tenere i crocifissi).
No a qualunque privilegio confessionale nelle istituzioni pubbliche 😉
Un grave errore, figlio dell’ignoranza e della slealtà voler trasformare la scuola e l’università pubblica italiana in un ambiente condizionato dalla subcultura clericale e cattolica romana
Sono le conseguenze di uno stato laico solo sulla carta che nella realtà è uno stato confessionale e quindi il credente di turno si sente autorizzato ad anteporre il suo credo alle etiche di convivenza civile di uno stato aconfessionale.
hmm non mi convince il tuo ragionamento.
In francia,che tutti additano come esempio di laicità,gli islamici avanzano le stesse richieste.
“purtroppo” è vero che in molte università (tutte?) c’è sempre un centro pastorale o qualcosa del genere.
ora, se si dà uno spazio o dei bonus o altro a una religione particolare, ecco che questo apre le porte alle rivendicazioni di TUTTE LE ALTRE religioni.
l’ideale sarebbe non concedere nulla a nessuno per evitare appunto situazioni simili (“no bella, nessuno ce l’ha e se vuoi pregare vai a casa, in moschea o altro, così come tizio va a casa sua o in una chiesa e caio va in sinagoga”).
ma vai a farlo capire alla gente, per non parlare delle marionette vaticane che fino ad ora ci hanno governato.
Ma sai che non lo sapevo?? Una volta non era così, ho trovato che l’Ufficio per la Pastorale universitaria in Italia è stata istituito nel 1990 presso la CEI.
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new_v3/v3_s2ew_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=7818
Sono dei mostri. E’ la Chiesa con i suoi tentacoli che si è intrufolata nell’università, e in quella statale non c’è alcuna ragione per farlo, né culturale né storica. Se vogliono pregare, cattolici e musulmani, aria, fuori dalle aule!
sono perfettamente d’accordo con te
CL…Ho detto abbastanza. 😉
A islamici e cattolici sfugge il fatto che (almeno in Europa) il sapere scientifico o la cultura universitaria non fanno parte della religione, e sono indipendenti dalla religione, qualsiasi essa sia.
O si crea lo spazio di preghiere *anche* per gli islamici (e quindi anche per gli indù, shintoisti, buddisti e pastafariani).
O non si da spazio alle preghiere di nessuno, e quindi si toglie lo spazio di preghiera *anche* ai cattolici.
O si da uno spazio di preghiera *comune* a tutte le religioni.
Che senso ha creare spazi ovunque per tutti???
Abbiamo chiese, moschee, templi ecc… per pregare.
In universita, uffici, palestre, studi medici ecc… facciamo altro.
Se vuoi pregare in giro hai il diritto garantito per legge di farlo, ma non diventiamo patetici con una sala preghiere in ogni supermercato o garage pubblico.
Per un ateo poco.
Ma per i credenti ha senso.
E, purtroppo, i credenti esistono.
Anche i mafiosi esistono se è per questo. Non togliamo loro la libertà di ammazzare. Giusto sciocchino?
Se i cattolici dispongono di luoghi di culto all’interno delle università, bisogna riconoscere lo stesso diritto ai mussulmani (anche se fosse una sola personain tutta l’università), ma anche agli induisti, buddisti, ebraici, shintoisti, giainisti, neopagani, hare khrisna, spiritisti, animisti, mormoni, raeliani, wicca, pastafariani, scientologisti, sahaja yoga, reikiani…
Se poi fossimo veramente democratici e sensibili ad ogni dipo di fede e credenza, dovremmo offrire questa possibilità anche a: milanisti, juventini, romanisti… (affinchè possano pregare prima delle partite, almeno quelle importanti), oroscopisti, pranoterapeuti, fidanzati e fidanzate soggetti a filtri d’amore, gioccatori d’azzardo di qualsiasi tipo…
Si fa prima a togliere gli spazi di culto a tutti. Preghino a casa loro o nei luoghi preposti (chiese, moschee, etc etc) Non si limita in questo modo la liberta’ di nessuno.
è quel che dico anche io.
ma qui siamo abituati a dare di tutto e di più ai cattolici.
che però non riescono a capire che così facendo, anche le altre religioni si sentono autorizzate a pretendere.
e non capiscono che non saranno sempre loro “la maggioranza”…
Concordo con entrambe.
Se poi penso che per loro sono proprio “gli ateacci amici di satana” quelli che sono troppo permissivi nei confronti della gigantesca “invasione islamica”, e della pericolosissima perdita delle “tradizioni e radici cristiane”, mi verrebbe pure da sghignazzarci sopra…Ma anche no! 🙄
Questa è la soluzione!:
http://www.uaar.it/news/2011/11/09/impazza-il-gebetomat/
LOLLONE!! 😆
Leggendo Repubblica, mi è parso che la ragazza non chieda uno spazio solo per sè o per i soli musulmani, ma una semplice aula appartata dove, quando deve pregare, può farlo senza dover pregare per i corridoi in mezzo alla gente, tanto è vero che la referente musulmana nell’articolo si riferisce proprio alla ‘stanza del silenzio’.
Ora, se non è taqqya (ma, direi, non facciamoci prendere dalla paranoia vedendo ovunque la taqya anche dove non ci sono indizi) mi sembra una richiesta ragionevole: anzi, sarebbe l’occasione per togliere l’egemonia agli spazi esclusivi dei cattolici, come riferisce Kaworu, e gestire un’aula tra i vari religiosi (e non solo, anche per chi pratica meditazioni e robe simili o comunque ha bisogno di momenti di concentrazione…esistono persone che ne hanno bisogno) e farebbe sì che chi passa per i corridoi non si trovi nell’imbarazzo di urlare vicino a uno che prega, perchè tanto una situazione del genere è inibente per chi usa i corridoi, come giusto, per due parole ed un po’ di polleggio.
Dove è il problema? Se vuole pregare si accomodi in un luogo adatto e preghi. Non ci dovrebbe essere difficoltà da parte della università.
se c’è la cappella dell’università è giusto che ci sia anche un luogo per le altre centomila religioni…………..a meno che non vietino anche ai cattolici di pregare all’università…ahahaha è giusto così o tutti o nessuno, io da ateo voglio la mia stanza del relax o mi devo far religione per ottenere la mia sacra stanza del relax?
sai che spesso viene voglia anche a me di avere la stanza del relax? basterebbe mettere qualche poltrona reclinabile in biblioteca XD
A me basterebbero che aggiustino le aule, ah maledetto Politecnico di Bari!
Magari la cappella all’università l’anno costruita 50 o più anni fa quando la mentalità in Italia era ancora moolto condizionata dalla struttura religiosa del Vaticano; fare oggi gli stessi ragionamenti è da ignoranti.
Suggerisco una risposta: donna schiava zitta e lava, stai a casa che è meglio!
Tutto è partito da una richiesta assurda di una musulmana ed alcuni cerebrolesi sono riusciti a girare la colpa sul cattolicesimo. Certo che se sono queste le menti che escono dall’università italiana…
Questa studentessa studierà e probabilmente si laureerà in scienze: però non capirà mai che è stata condizionata fino al punto di ripetere gesti illogici per tutta la vita.
Qui dipende… é una questione di diritti umani. Se nella scuola vi é già uno spazio di preghiera cristiano, bisogna poter offrire lo spazio anche al musulmano, non necessariamente progettato o costruito, potrebbe essere anche uno sgabuzzino o locale adibito ad altre cose. È da vedere più come una soluzione speciale e d’emergenza. Se invece nella scuola non c’é lo spazio di preghiera cristiano, dipende anche qui. Se tutti gli allievi sottoscrivono che a loro non interessa pregare, non deve essere concesso neanche lo spazio alla preghiera musulmana. Se non c’é il locale cristiano, ma vi é un studente cristiano che lo vorrebbe, anche il musulmano ha lo stesso diritto.
Le tasse universitarie le pagano tutti, credenti e non. Con i soldi di tutti, bisognerebbe assicurare servizi validi per tutti. Per i servizi pretesi da alcuni, e godibili solo ad alcuni, paghino alcuni.
Non mi sembra giusto il tuo ragionamento. Qui non si tratta di soldi ma di provilegi che non c’entrano niente con l’ambito universitario. Non basta pagare per avere uno spazio per pregare, semplicemente è fuori luogo e punto. L’università non è un luogo di preghiera e la preghiera non è un bisogno fisiologico (se dovesse diventarlo a causa di “interpretazioni” si può sempre fare qualche spazio in bagno).
Ti dò ragione, ma il mio più che un ragionamento era una protesta.
@ Giorgio Pozzo
Ho interpretato male la tua protesta. Alla fine però stiamo dicendo la stessa cosa: che i servizi esclusivi vanno sostenuti da chi li vuole senza dover per questo togliere risorse o alterare altri ambiti.
😉
L’università deve essere laica al 100% sempre! La religiosità che sia cristiana, ebraica, musulmana, budista, induista e chi più ne ha più ne metta deve essere praticata in altri luoghi, ma di certo non negli spazzi pubblici. Bisognerebbe seguire l’esempio di Atatürk che vietò di ostentare in pubblico simboli religiosi, con particolare riguardo all’abbigliamento.
La richiesta è lecita. Se c’è una soluzione applicabile mi pare giusto applicarla.
La soluzione c’è: un luogo di raccoglimento per ogni religione esistente.
E ricordo che esiste anche il culto degli adoratori di Zeus.
Si, va bene… mettiamo anche delle aule e laboratori di chimica in moschea allora. La soluzione è “ogni cosa al suo posto”.
opsss… mi rendo conto di un lapsus… immagino che un laboratorio di chimica nelle moschee potrebbe risultare utile per alcuni…
Si reca in mosche e va a pregare nel ruolo preposto.
Chi vuole pregare vada nei luoghi preposti, chiese, moschee, sinagoghe e templi vari.
Un’università non è un luogo di culto.
L’invadenza delle religioni e dei religiosi deve essere contrastata.
Il concetto di “libertà di culto” non è sovrapponibile con la richiesta mossa dalla studentessa turca, in quanto questo suo diritto non è mai stato messo in discussione. Il discorso qui è un altro: esistono già dei luoghi adibiti all’esercizio della propria fede (anzi, ne esistono fin troppi), se la signorina avverte la necessità di pregare, nessuno le vieta di recarsi presso la moschea più vicina. L’Università deve restare un luogo laico e ciò è a maggior ragione vero per una Facoltà di Scienze, tempio del sapere scientifico e della razionalità.
Leggo in diversi commenti discorsi tipo “se nelle università ci sono i luoghi di culto per cristiani, dovrebbero esserci anche per le altre religioni”. Con tutto il rispetto, io non capisco come si possa considerarsi difensori della laicità e poi sostenere una simile tesi. Non possiamo arrenderci all’idea che la presenza di cappelle nelle università sia usata come un cavallo di Troia dalle altre religioni per affondare i loro tentacoli nei nostri centri di alta istruzione. Al contrario, dovremmo impegnarci affinchè neanche le cappelle cristiane siano ammesse ed ammissibili nelle università, così come dobbiamo impegnarci per far sì che sulle pareti delle scuole inferiori campeggino solo carte geografiche e tavole periodiche, e non un inquietante mosaico di croci, lune crescenti, stelle di David, svastiche e pentacoli. Fino ad oggi in Italia il numero di religioni che sono riuscite ad infiltrarsi in modo significativo nella cosa pubblica è pari a uno: il nostro obiettivo deve essere quello di portare questo numero a zero, non di offrire a tutte le altre religioni una fetta della torta.
Noto purtroppo un atteggiamento diffuso tra noi laicisti italiani, una preoccupante disposizione a concedere privilegi e benefici a qualsiasi religione purchè non sia quella Cattolica, di solito come risultato di una erronea interpretazione dei concetti di tolleranza e di apertura nei confronti delle altre culture: anche questo, amici miei, è razzismo. Dobbiamo mostrare fermezza con TUTTE le religioni, senza preferenze e senza eccezioni. Già è abbastanza grave il fatto di avere dei simboli religiosi nelle scuole di ordine inferiore, ora vogliamo pure lasciare che mini-templi spuntino come funghi velenosi tra i banchi e i laboratori delle nostre università? No dico, è così che ci impegnamo per difendere la laicità dello Stato e della cosa pubblica? A questo punto perchè non lasciare che si costruisca un bel pantheon in ogni edificio pubblico?
Concordo completamente.
Ancora con questa menata delle 5 preghiere al giorno. Si poteva capire come passatempo in una società arcaica dove la gente non aveva altro da fare che pascolare le capre, ma al giorno d’oggi a queste richieste il prorettore dovrebbe indicare a queste persone il più vicino centro CPS
Scommetto che se si trovassero in un loro negozio in un momento in cui esplode di gente (col termine l’esplozione non intendevo fare apologie) non si fermerebbero neanche 10 secondi per pregare !
Per completezza di informazione, non mi risulta che la studentessa turca abbia fatto la domanda al Politecnico di Torino (dove non esiste la Facoltà di Scienze) bensì all’Università, di cui è Prorettore il Prof. Sergio Roda.
Mi auguro che venga rifiutata questa richiesta perché con la carenza di spazi di cui soffre l’Università di Torino, che peraltro ha sedi localizzate in la città… , ci mancherebbe solo che destinassero delle aule per la preghiera, di qualsiasi religione beninteso!!!
E Io voglio una stanza di riflessione per atei nella moschea del mio paese.Ma io dico non si rendono conto questi immigrati islamici che sono emigrati proprio per colpa della loro società che è dominata da una delle religioni più reazionarie. Se lo capissero sarebbero più laici nel paese che li ospita.
Io comunque proporro al mio paese di chiudere-abolire tutti i luoghi di culto poi farò richiesta direttamente al presidente della repubblica per tutta l’Italia e in seguito ancher al Papa per il suolo Vaticano.
Alcuni punti:
– ‘Si rechi in moschea’…la moschea e il rapporto con le preghiere non ha nulla a che vedere con il discorso delle chiese a cui siamo abituati, per cui è un paragone con i cattolici che non tiene; è facile documentarsi.
– ‘Allora si devono fare anche nei supermercati o nei bus’ Le cinque preghiere giornaliere vanno fatte entro determinate fasce orarie (non in un preciso minuto), per cui un conto sono luoghi in cui passi tantissime ore (scuola o lavoro), un altro luoghi in cui si passano pochi minuti o un’oretta come il supermercato; l’islam prevede altresì che le preghiere saltate si possano recuperare (per cui se eccezionalmente si va al supermarket si recupera), diventa problematico recuperarle se devono essere sistematicamente saltate, come a scuola o al lavoro che sono attività costanti.
– ‘A scuola non si va per pregare’…ciò non toglie che una scuola si possano svolgere brevi preghiere, altrimenti vanno puniti anche gli alunni che chiacchierano per i corridoi, o addirittura tutte le attività associative che nelle università gli studenti svolgono, nè credo che ciò comprometta didattica o produttività più di quanto non lo facciano attività non religiose.
– ‘C’è carenza di aule’…non si esageri, si parla di un’aula, anche minima, dove chiunque possa andare a concentrarsi in silenzio, non di una piccola moschea, la quale peraltro nulla c’entra con le cinque preghiere: all’università di Bologna, via Zamboni 38 (Lettere e Filosofia) ricordo un sacco di aulette di professori o assistenti o subassistenti praticamente sempre chiuse, e si badi bene qua non si parla di una sala islamica permanente, se si legge l’articolo di Repubblica credo sia chiaro.
-‘Così ogni religione vorrà la sua aula e anzichè migliorare ogni religione vorrà la sua’…pregherei di leggere l’articolo di Repubblica, in special modo alla fine dove si parla della ‘stanza del silenzio’.
Ovviamente queste faccende delle preghiere a noi fanno sorridere, ma se c’è liberà di culto bisogna garantire a tutti di poter pregare (e non si tratta di preghiere che sottraggono granchè di tempo al lavoro o allo studio, non più dello studente che si prende un caffè o se ne va un quarto d’ora in bagno a fumare) in condizioni decenti, sia per chi prega sia per chi non prega ma non vuole gente che prega intorno a lui.
In cocnlusione: condivido in pieno il discorso su burqa o niqab vietati nei luoghi pubblici, ma in questo caso secondo me stiamo esagerando, rischiando di vietare attività non in contrasto con la Costituzione o con l’ordinamento legislativo vigente.
L’università valuterà con maggiore cognizione di causa su spazi e tempi, ma partire con una pregiudiziale sulle preghiere non mi sembra un atteggiamento molto in linea con la tolleranza, che vale nei limiti in cui non si è davanti ad un’intolleranza inversa: in questo caso, a livello di principio, il limite non mi pare proprio essere oltrepassato.
Ma nelle universita’ non ci sono i gia’ i bagni, che sono un luogo di preghiera adatto per tutte le religioni? 😆
Vada a La Mecca.
E i cattolici nelle chiese.
concordo completamente con fabio.
Questa vuole frequentare la facoltà di scienze… ergo: fra poco tempo non sentirà più la necessità di pregare.
non sapevo esistessero luoghi di preghiera per i cattolici nelle università, ma se esistono non si potrebbero riconvertire a multi-culto, tipo quelle sale negli aereoporti ?
Io preferirei riconvertirle in laboratori, ma se i culti devono aver spazio nelle università che condividano i locali.
Una studente islamica/turca… smettiamola di violentare l’italiano.
La nostra zelante islamica potrebbe iscriversi all’università cattolica del sacro cuore: sono certo che vedrà esaudita ogni sua richiesta!
Rifiutatele il visto per indebita intromissione negli affari interni di uno stato sovrano e laico, e si risolve il problema. E’ vergognoso vedere chi dovrebbe difendere la neutralità e la laicità delle università di Stato, favorirne al suo interno la proliferazione di comunitarismi religiosi. Sarebbero da licenziare in tronco.
A me se serve la mortadella vado all’alimentari sotto casa, non pretendo che il salumiere venga a casa a portarmela.
Se ho bisogno di spedire una raccomandata, vado all’ufficio postale, non pretendo che il postino mi compili il modulo o che mi ritiri la raccomandata mentre sono al lavoro.
All’università, come al lavoro o in altri posti, ci si và per fare cose specifiche e possibilmente solo quelle…Quindi se i credenti (e parlo di TUTTI i credenti), sentono l’esigenza improvvisa di pregare, dovrebbero farlo nei luoghi adibiti a tale pratica. PUNTO.
Questa studentessa all’Università vuole che il salumiere gli porti la mortadella ed il postino gli ritiri le raccomandate!!…Vuole anche che il rettore le massaggi i piedi mentre ascolta la lezione, o si accontenta che lo faccia qualche altro suo collega studente!?!?
@ BATRAKOS
“‘Allora si devono fare anche nei supermercati o nei bus’ Le cinque preghiere giornaliere vanno fatte entro determinate fasce orarie (non in un preciso minuto), per cui un conto sono luoghi in cui passi tantissime ore (scuola o lavoro), un altro luoghi in cui si passano pochi minuti o un’oretta come il supermercato; l’islam prevede altresì che le preghiere saltate si possano recuperare (per cui se eccezionalmente si va al supermarket si recupera), diventa problematico recuperarle se devono essere sistematicamente saltate, come a scuola o al lavoro che sono attività costanti.”
Non posso lamentarmi se in una chiesa (leggi edificio il cui scopo preminente è il culto specifico di una religione specifica) non mi predispongono un angoletto per rimanere nudo.
“- ‘A scuola non si va per pregare’…ciò non toglie che una scuola si possano svolgere brevi preghiere, altrimenti vanno puniti anche gli alunni che chiacchierano per i corridoi, o addirittura tutte le attività associative che nelle università gli studenti svolgono, nè credo che ciò comprometta didattica o produttività più di quanto non lo facciano attività non religiose.”
Le attività associative studentesche nelle università sono e devono essere APERTE a tutti senza distinzioni religiose o sessuali.
E’ possibile pretendere lo stesso da un gruppo di musulmani riunito in una “stanza del silenzio”?
“C’è carenza di aule’…non si esageri, si parla di un’aula, anche minima, dove chiunque possa andare a concentrarsi in silenzio, non di una piccola moschea, la quale peraltro nulla c’entra con le cinque preghiere: all’università di Bologna, via Zamboni 38 (Lettere e Filosofia) ricordo un sacco di aulette di professori o assistenti o subassistenti praticamente sempre chiuse, e si badi bene qua non si parla di una sala islamica permanente, se si legge l’articolo di Repubblica credo sia chiaro.”
Sarebbe più coerente con gli scopi di un’università adibire le aule che avanzano a luoghi finalizzati allo studio, o comunque al pubblico incontro culturale senza alcun tipo di discriminazione.
“-’Così ogni religione vorrà la sua aula e anzichè migliorare ogni religione vorrà la sua’…pregherei di leggere l’articolo di Repubblica, in special modo alla fine dove si parla della ’stanza del silenzio’.”
In una università pubblica ogni attività in ogni stanza deve essere DI PRINCIPIO fruibile da tutti senza distinzioni di religione, sesso, ceto sociale, idee politiche e simili: è possibile, di principio, fruire dei rituali islamici che si svolgono nella “stanza del silenzio” pur essendo infedeli?
Se non ho letto male la stanza richiesta non è per soli musulmani; se lo fosse, ho sbagliato tutto e chiedo scusa.
Una chiesa non è un ente pubblico; in un ente pubblico, io personalmente non avrei grossi problemi al nudismo (o almeno sarebbe da discutere, senza averci mai pensato su non vedo nulla di ostativo a prima idea), il problema pratico è che esso è vietato per legge, la preghiera non lo è; e siccome un luogo è pubblico quando ha facoltà di imperio (ovvero far applicare la legislazione statale), va da sè che, finchè non cambia la legge, il nudismo non sarebbe permesso.
Alla fine, è ‘ente’, non ‘luogo’, pubblico.
Che non rompa. Se vuole pregare vada in chiesa, moschea, sinagoga, ecc.