La vittoria elettorale del Partito Popolare spagnolo è stata commentata sul quotidiano dei vescovi italiani Avvenire da Marco Olivetti con un articolo dal titolo La Spagna si libera dello «zapaterismo» sogno-incubo di radicale disunione. L’autore ha accusato il premier uscente Zapatero di aver voluto “demonizzare l’avversario (non solo in campagna elettorale, ma anche nella politica quotidiana)”, qualificandolo “come «estrema destra», neofranchista e clericale”, nonché di non aver “neppure esitato a riaprire le dolorose ferite della guerra civile degli anni Trenta, che la transizione spagnola degli anni Settanta aveva tentato di seppellire”. La Chiesa spagnola, ha continuato Olivetti, “è stata dipinta come un’arca neofranchista e addirittura vilipesa per sette anni. Lo spirito dell’anticlericalismo repubblicano degli anni Trenta è stato ripreso in tutto fuorché nel ricorso alla violenza”. L’articolo si concludeva sostenendo che “ora la politica spagnola ha di nuovo un volto serio e rispettabile e smette di essere vuota propaganda”, mentre “sul sogno-incubo Zapatero giudicherà la storia”.
Nessun accenno, in pratica, alla crisi economica, che è quasi universalmente considerata la principale se non unica causa della sconfitta socialista. Una riprova la si ha analizzando i flussi elettorali: il PSOE, rispetto alle precedenti elezioni, ha perso quattro milioni di voti, ma il PP ne ha intercettati solo cinquecentomila. Il resto dell’elettorato socialista ha preso altre direzioni: il non voto (un milione e trecentomila), la sinistra unita (settecentomila) e le altre liste minori progressiste (oltre un milione), tutte attestate su posizioni laiche identiche o perfino più avanzate del programma socialista.
La circostanza è stata evidenziata, in Italia, quasi soltanto da Concita De Gregorio, che su Repubblica ha sottolineato come la responsabilità dell’esito elettorale sia stata soprattutto del PSOE. La stessa De Gregorio, in un altro articolo, ha ricordato però agli indignados che “le loro legittime ragioni hanno prodotto il risultato più lontano da quel che servirà d’ora in avanti, al paese, ad avere pari opportunità e scuole pubbliche migliori, laicità, giustizia sociale, tutela dei lavoratori”.
Il riferimento alla laicità non è piaciuto al polemista di Avvenire, Rosso Malpelo, che in un commento intitolato Africa e Spagna: tra luci e ottusità inguaribili… ha accusato la De Gregorio di “mancanza di intelligenza”, di aver sostenuto che Zapatero “è senza colpa”, e di intendere la laicità come “ancora «guerra alla Chiesa»”. E l’ha pertanto invitata a rileggere “Cazzullo e La Spina: questa era la vecchia ricetta, sconfitta e finita”. Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera, si è in realtà limitato a riprendere voci del mondo cattolico, senza aggiungere significativi commenti personali; mentre Luigi La Spina, su La Stampa, ha si parlato di “nuova ricetta”, ma di una ricetta economica, in un articolo che non entrava nel merito delle questioni laiche.
Raffaele Carcano
La stampa cattolica è sempre “voltafrittata” e nemica della verità, come dice bene l’articolo.
Ora gli Spagnoli rischiano di veder distrutte le riforme sociali di Zapatero, e se ne pentiranno.
…..e con buona pace dei cosiddetti “indignados” che d’ora in poi sarebbe più corretto chiamarli “ottusos”. ( scusate lo spagnolo maccheronico).
Chi ha fatto cadere Zapatero non è certo sceso in piazza contro le banche. Al massimo contro le tasse, da bravo liberista.
Il “difetto” del duopolio destra-sinistra è che la gente piccola vota immancabilmente ora l’uno ora l’altro, seguendo brillantemente il concetto “chi è al governo mi fa pagar le tasse quindi voto l’altro”.
Per il resto: la chiesa è una dittatura destrorsa, è solo naturale che rimpianga la vecchia dittatura franchista…
Credo che la gran parte degli indignados non abbia votato (scelta legittima, ma la quale porta spesso a brutte sorprese come questa) e che molti socialisti delusi dalle linee economiche di Zapatero abbiano votato Izquierda o altri partitelli della galassia di sinistra (la frantumazione non è un problema della sola sinistra italiana).
I cinquecentomila voti in più per i popolari, bottino che alla fine seppur non grande è risultato determinante per la vittoria, fanno parte della fisiologia del bipolarismo, come dice Gianc.
“Avvenire” è un giornale la cui attendibilità compete con quella della Pravda. Anche i lettori sono simili: fedeli e parroci che non discutono il Verbo da una parte, militanti e funzionari del Pcus dall’altra.
Direi che la Pravda in confronto è un media indipendente. 😀
“Riaprire le ferite degli anni trenta” poi… detto da quelli che gestiscono ad oggi luoghi “ameni” come la Valle de los Caídos.
“Riaprire le ferite degli anni trenta” ai preti non gli va bene perchè hanno la coscienza lercia, Franco ce l’hanno messo loro.
Avvenire: il giornale dei ciarlatani.
Insomma, per questi raffinati analisti, la crisi economica e la sua gestione sono un accidente talmente minimo rispetto alla caduta di Zapatero che non va nemmeno trattato adeguatamente…
Prendendo per assurdo sul serio le loro argomentazioni, faccio presente che sulla demonizzazione dell’avversario un certo Berlusconi ha comandato quasi vent’anni; se poi vediamo la Chiesa Cattolica, attraverso la demonizzazione della controparte ha comandato per millesettecento anni (formalmente in Italia fino a Porta Pia, ma anche oggi non è che conti poco…).
Poi, certamente, Francisco Franco era uno che si pose sempre in apertura e dialogo con la controparte, non tanto nella guerra civile, ma anche negli anni del potere……..
Ma certo… Ignori forse, caro Batrakos, che tutti i mali del mondo oggi dipendono dal fatto che le persone non aderiscono incondizionatamente ai valori cristiano/cattolici? E’ una tiritera trita e ritrita sentita e risentita tante di quelle volte…
Zapatero ha perso per la sua politica economica liberista stile Tony Blair, che ha tradito le aspettative dei ceti popolarei e dell’ opinione pubblica di sinistra , certamente non per le sua ottime riforme in senso laico. I clericali come al solito dicono frottole tenbtando di fare credereche la gente stia dalal loro parte.
caro enrico matacena, purtroppo al giorno d’oggi i leader dei paesi occidentali non possono esimersi (salvo isolamento internazionale e ritorsioni) dall’applicare tutti il medesimo programma liberista…..resta un po’ di margine solo negli altri campi
Purtroppo devo darti ragione e, in questo senso, concordo con gli “indignados”.
Mi pare che il liberismo sfrenato e il mercato onnipotente stiano portando a una nuova forma di schiavismo globalizzato.
Ai preti va bene così.
In realtà se è vero che il ricatto dei poteri economici oggi è stato rivolto verso nazioni occidentali (Grecia, Italia e Spagna su tutti) è altrettanto vero che si tratta dello stesso strumento che nel ventennio ’70-’80 è stato utilizzato per pilotare la gestione di molte nazioni sud-americane, a volte come nel caso del Cile in maniera anche violenta. Negli anni ’90 la medesima politica è stata rivolta verso le nazioni dell’ex blocco sovietico e verso molte nazioni asiatiche ed africane. Ora tocca all’Europa occidentale. La cosa tragica è che in nessun caso le politiche imposte da FMI and friends hanno portato ad un reale sviluppo sociale. Nel migliore dei casi (vedi Russia e nazioni satelliti) si è osservato un generale miglioramento economico, accompagnato tuttavia da un aumento nella forbice tra classi meno e più abbienti. L’unica vera reazione che ha interrotto questa tendenza è stata l’emergere delle nazioni dell’ALBA che, come nel caso del Venezuela di Chavez, hanno puntato sul nazionalismo di stampo socialista.
I leader dei paesi occidentali non possono esimersi perché non vogliono farlo, essendo in maggioranza di destra. Se volessero esimersi, basterebbe che si accordassero nel nazionalizzare le banche (scelta del tutto sensata, essendo il credito un bene pubblico) e operare politiche fiscali e del lavoro simili (scelta del tutto sensata, se si vuole evitare una concorrenza fra stati che porta soltanto a un’emorragia di risorse). Fine del problema. Ma si preferisce l’ideologia.
Aggiungo che, essendo stato in Spagna questa estate, chiunque non abbia gli occhi foderati di prosciutto puo’ toccare con mano, visitando questo Paese, la presenza di tutti gli altri problemi indotti dal blairismo seguito pedissequamente da tutti i socialisti e socialdemocratici europei: forte speculazione edilizia con conseguente deflagrazione della bolla speculativa, problemi legati alla delocalizzazione, alla “flessibilita'” del lavoro, all’immigrazione dal Nord Africa, etc.
Comunque la Spagna di Zapatero era ed e’ molto piu’ avanti dell’Italia non solo sul fronte dei diritti civili, ma anche su quello dell’amministrazione pubblica e dello sviluppo economico: ad es. nel periodo 2000-2010 la Spagna è cresciuta in termini di PIL e reddito medio pro-capite del 22,43%, mentre l’Italia clericale di Berlusconi nello stesso periodo e’ cresciuta del 2,43%, ponendosi al pnultimo – 179simo – posto su 180 Paesi presi in considerazione. Un risultato notevole per la Spagna, anche considerando che questo grande Paese e’ uscito da pochissimo, rispetto a noi, dalla devastante esperienza clerico-fascista di Franco.
neverclean,
non voglio minimamente contestare quello che dici, sono d’accordo sugli enormi errori fatti negli ultimi trent’anni nella progettazione economica dell’Italia, ma bisogna tener conto da dove è partita la Spagna (dato che non conosco) per fare un esempio: se qualcuno aprisse una drogheria nel Benin, il suo PIL farebbe un balzo del 5%…
Diocleziano,
hai perfettamente ragione dal punto di vista matematico: se da1 passi a 2 hai un incremento percentuale del 100%, mentre se da 10 passi a 11 hai un incremento del 10%. A parità di incremento (1) hai un incremento percentuale superiore di 1 ordine di grandezza (10 volte).
Il problema è che non c’e’ un ordine di grandezza di differenza nei parametri utilizzati per valutare Italia e Spagna, come indica l’incremento percentuale nel periodo 2000-2010.
Peraltro che l’Italia sia stata ferma rispetto agli altri Paesi in questo periodo lo affermano tutti gli economisti e lo confermano tutti gli indicatori economici.
Non e’ retorica affermare che Berlusconi ha pensato solo per se’ in questo periodo.
L’Italia attualmente non ha una politica industriale, non ha una politica estera, non ha una politica energetica, …
Non ha una politica in generale: se la politica finanziaria sono i tagli lineari a prescindere, questa e’ l’antitesi d una qualunque politica. Perche’ la politica e’ scegliere.
ciao.
@ neverclean
Condivido buona parte delle tue osservazioni, ma trovo però una contraddizione nel tuo ragionamento che, in termini quantitativi, ha un’enorme importanza.
Il principale motore della crescita spagnola del decennio 2000/2010 è stata infatti proprio quella bolla immobiliare che poi, nel 2009, è esplosa in Spagna con una ricaduta incomparabile rispetto a quella degli altri paesi europei: fin dai tempi del governo conservatore di Aznar, infatti, vige in Spagna una legge che permette indiscriminatamente la costruzione dovunque il costruttore abbia a disposizione il terreno (anche se non edificabile), abolendo di fatto gran parte delle forme di pianificazione territoriale e di tutela paesaggistica.
Questo ha permesso, in parallelo, la costruzione di enormi cubature di case e, nonostante l’esplosione dell’offerta, anche il rapido incremento del valore/mq per molti anni: il tutto in un paese, come la Spagna, dove la percentuale di famiglie che vivono in una casa di proprietà era già la più alta d’Europa (superiore anche a quella italiana) e dunque la domanda prevedibile piuttosto bassa.
Senza gli introiti per le casse pubbliche che nel decennio sono derivati da questa bolla speculativa, probabilmente sarebbero mancate le risorse ANCHE per finanziare un altro dei principali motori della crescita economica iberica nel decennio: la costruzione di infrastrutture (autostrade, linee ferroviarie ad alta velocità, ecc).
Peraltro anche questo settore è stato “drogato” da un eccesso di intraprendenza (il problema esattamente opposto a quello che abbiamo in Italia): se alcune infrastutture realmente strategiche, o almeno realmente utili, sono state in effetti costruite, c’è stata anche la costruzione di molte opere inutili, parte delle quali ho visto con i miei occhi: ad esempio l’autostrada che percorre nord/sud le zone interne della Spagna al confine con il Portogallo (dalla Galizia a Siviglia): un’opera faraonica con scarsissimo traffico, quando parallelamente c’era già, e c’è tuttora ma è deserta, una rete di statali a 4 corsie che corre parallela e che sarebbe bastato ammodernare con bypass delle principali città attraversate per renderla aduguata alle esigenze di traffico e di rapidità.
Un’opera, oltretutto, che ha impoverito le zona attraversate perchè l’indotto generato dal traffico dei camion è stato spostato dalle comunità locali agli autogrill, rendendo alcuni paesi dell’interno dei veri e propri villaggi fantasma, costellati di motel chiusi o in via di chiusura e con tutto l’indotto locale azzerato e la popolazione spinta a emigrare in cerca di lavoro.
Oppure ci sono casi come certe linee interne di alta velocità ferroviaria (AVE) , spesso volute per accontentare il potentello della provincia locale che voleva la sua tratta di AVE, con corse ferroviarie che sono state successivamente abolite perchè i viaggiatori si contavano in poche unità/giorno e dunque mantenere qualla cors/quella linea generava dei deficit insostenibili.
Da ultimo, ma non ultimo in ordine di importanza, occorre anche considerare che molta della crescita delle “Autonomie” (più o meno le nostre regioni) è stata conseguita con enormi indebitamenti di tali enti locali (la celeberrima e sempre osannata Catalunya è uno dei peggiori esempi di questo fenomeno), che si vanno ad aggiungere, aumentandolo in modo molto significativo, al debito pubblico statale.
Insomma: se è vero che la Spagna ha fatto molto nel decennio, va anche detto che, se lo depuriamo del “doping economico” che ho citato e che ha finito per causare gli inevitabili danni, il “miracolo spagnolo” di cui si parlava sino a 3 anni fa deve forse essere riclassificato in un, molto più normale, periodo di crescita accettabile.
In ogni caso, resta un periodo migliore dell’inerzia italiana degli stessi anni.
Possiamo dire che paradossalmente il peggior difetto di Zapatero è quello di aver applicato senza cambiarla d’una virgola la stessa politica economica di Asnar, sicché appena sono cambiati i presupposti il castello economico che carta che si era costruito è crollato inesorabilmente. Morale della favola anche col centrodestra al potere la situazione spagnola sarebbe stata la stessa di oggi.
Be’ mammina: imprecisioni del genere manco Bruno Volpe o Carlo di Pietro… 😀
Se posso dire la mia vistoche vivo da 14 anni in Spagna e di governi ne visti un po’:
Zapatero all’inizio della prima crisi (quella dei subprime per intenderci) ha messo la testa sotto la sabbia semplicemente negando la crisi.
Quando la disoccupazione è ascesa alle stelle, è partito con filippiche contro il capitalismo e l’opposizione, ma a parte questo non ha fatto nulla.
Per onestà intellettuale dico che non sono certo a favore del partito popolare, non solo perché è cattolico-fascista, ma perché prima anche Aznar ha contribuito alla crisi economica della Spagna, non svincolando il paese dalla dipendenza dal mattone e dal turismo.
Il PSOE ha pagato il suo fannullismo, qui da 3.000.000 di disoccupati, siamo adesso a + di 5.000.000 (ufficiale + una quantità di sommerso che non vi dico).
Se c’è una cosa buona che ZP ha fatto, questà è il matrimonio omosessuale e la possibilità di adottare.
Non so se le “riforme laiche” di Zapatero e le sue polemiche con la Chie siano state causa (o concausa) della sconfitta elettorale del suo partito. Ma una cosa e’ evidente: non hanno per nulla portato quel partito a vincere. Del resto, in circostanze analoghe, di solito, molti che sul piano economico/sociale avrebbero un orientamento di sinistra le voltano le spalle per ragioni morali, mentre e’ improbabile che chi e’ di destra si rassegni a votare per la parte opposta in virtu’ di “riforme” di quel tipo, anche se in cuor suo le trova desiderabili.
In altre parole: certo “laicismo”, politicamente, “non paga”, anzi … “costa”.
Saluti.
certo “laicismo”, che sarebbe “il compiere qualunque azione senza la lingua bene inserita nel deretano del vescovo di turno”.
Saluti
Le leggi laiche di Zapatero verranno ridimensionate o annullate ?
Annullate mi sembra difficile, almeno nell’immediato,e anche nel medio periodo. Ridimensionate con prudenza, penserei di si’.
Comunque la loro provata inefficacia per salvare il partito di Zapatero dalla sconfitta elettorale e il verosimile contributo alla vittoria della destra fara’ si’ che per molto tempo qualunque politico europeo ci pensera’ su due volte prima di fare d’ una “laicita'” di quel genere la sua bandiera.
L’onda lunga della recente vicenda spagnola v’ inseguira’ per molto tempo.
Saluti.
caro cialtrone,
secondo te Zapatero ha perso per le leggi sui diritti umani introdotte dal suo governo?
comunque noto che anche tu sei uno degli utenti rivoltanti che gioiscono quando vengono negati i diritti a certe categorie di cittadini. Le tue allusioni compiaciute e mafiose al futiro delle politiche dei leaders europei ti qualifica.
Saluti con molto disprezzo
Curioso veder abbinate le seguenti due frasi:
1. qualificandolo “come «estrema destra», neofranchista e clericale” (il riferimento è ovviamente a Zapatero);
2. “[…] questa era la VECCHIA RICETTA, sconfitta e finita” (il riferimento è alla scelta di intendere l’affermazione della laicità come contrasto alle ingerenze della chiesa).
Su queste basi, la domanda è questa: dare a Zapatero dell'”esponente dell’estrema destra, neofranchista e clericale” laddove i preti introducevano la messa ringraziando il caudillo è una ricetta “sconfitta e finita” o è la stessa, solita solfa dei “discriminatori cui è impedito di discriminare”, con tutto il codazzo di accostamenti tra la “persecuzione laicista contro i cattolici/ebrei”, di “streghe cattoliche perseguitate”, di “chiacchiericci infondati sui preti pedofili”, dove vittima e carnefice si scambiano allegramente (o meno allegramente) le parti?
Non è forse questa la tritissima, lisa ricetta del negazionsismo con triplo avvitamento e trasferimento sull’avversario delle proprie colpe più nere (tutte in fila e senza dimenticarne una)?
Bè, Avvenire ha dato l’ennesima dimostrazione di essere un quotidiano ne serio ne obbiettivo.
Nulla di nuovo sotto il sole.
Uscite pure fuori dai gangheri, ma il risultato delle elezioni in Spagna avvia per voi una strada in salita.
Non pretendo che Zapatero abbia “perso per le leggi sui (cosiddetti, in questo caso) diritti umani introdotte dal suo governo”. Mi basta (da quel “cialtrone mafioso” che secondo voi sono) che NON LO ABBIANO AIUTATO ad evitare la sconfitta e che, probabilmente, vi abbiano, anzi, contribuito (se pure, forse, in modesta misura). Mi basta perche’ un tale esempio certamente indurra’ i politici d’ogni Paese democratico a grande prudenza (qualunque cosa pensino in cuor loro) prima di assumere analoghi atteggiamenti e di proporre analoghi provvedimenti.
Vi dispiace?
Cavoli vostri.
A me fa piacere?
Cavoli miei.
Il mondo e la democrazia sono belli proprio perche’ sono vari.
Saluti.
a malta si vuole introdurre il matrimonio omosessuale.
te lo ripeto: vergognati per il compiacimento che provi per il fatto che ad alcune categorie vengano negati i diritti civili. Vergognati. Il mondo sudafricano era bello perche’ vario quando la segregazione veniva forzata per legge provocando il piacere di ignobili cialtroni che mi ricordano qualcuno? Gli ipocriti striscianti come te, troppo vigliacchi per dire apertamente quello che pensano, costituiscono quello strato melmoso che impedisce alla societa’ di progredire.
P.S.: Saluti
P.P.S:
Squallide false equivalenze. Sono certamente cavoli tuoi, ma se ti fa piacere o meno cambia le cose perche’ gli ipocriti come te creano quella massa critica di “la societa’ non e’ pronta per …”, omettendo che non e’ pronta perche’ siete voi stessi con la vostra squallida moraluccia benpensante a decidere che non e’ pronta. Quindi non sono cavoli tuoi, perche’ il modo in cui la pensi (e tu si e’ capito come la pensi) detemina azioni che rovinano eventualmente la vita di altri. Ma ovviamente agli ipocriti menefreghisti questo non tange, perche’ non e’ colpa vostra, e’ la societa’ a non essere pronta.
Sinceramente non vedo perché esultare. La sconfitta è chiaramente di stampo economico. Il cambio della guardia avrebbe avuto ragione di essere, per pura questione di principio o di cosiddetta “fede”, già nel 2008, DOPO che Zapatero aveva introdotto il matrimonio gay (2005). E invece il Partito popolare mantenne, più o meno, i suoi voti dal 2004 al 2008:
2004: 9.763.144
2008: 10 169 173
2011: 10 830 693
Dal 2004 a oggi poco più di un milione di elettori ha ritenuto di spostare il proprio voto in favore del PP. Considerando che dal 2008 ad oggi il Psoe ha perso più di 4 milioni di voti (passando da 11milioni a poco meno di 7), mancano all’appello cattolico 3 milioni di voti.
Quindi è sicuramente una sconfitta socialista. Ma non certo è un trionfo clericale che possa preludere a prudenti suggerimenti! (Anche perché i paesi scandinavi se la passano assai meglio, anche economicamente).
Condivido l’analisi di Sandra.
E soprattutto mi preme ribadire un punto che lei ha già detto chiaramente, ma che voglio ulteriormente sottolineare a beneficio di “Cesare b”:
il PSOE di Zapatero, andato al potere nel 2004, ha mantenuto la maggioranza anche nel 2008, DOPO che aveva già approvato la legge che estendeva il riconoscimento dle matrimonio anche alle unioni fra persone dello stesso sesso.
Se fosse stata questa legge la causa di una perdita di popolarità, allora le elezioni del 2008 avrebbe dovuto perderle.
Il problema di ZP è stato invece di carattere economico: quando la bolla immobiliare e finanziaria gli è scoppiata in mano (fine 2008), non poteva dire che aveva fatto qualcosa per prevenire il disastro (perchè sotto questo aspetto aveva continuato le politiche economiche del PP di Aznar) e non è stato nemmeno capace di capire tempestivamente la grandezza del problema e di trovare misure efficaci almeno per circoscriverlo, almeno agendo le leve di cui poteva disporre: e quando l’economia va male e il governo non dà risposte convincenti, la sconfitta elettorale è inevitabile.
Sono d’accordo con Sandra. L’improntitudine dei baciapile è davvero vomitevole.
Siccome non si vive solo di diritti civili, come dicevo in un altro thread, molti spagnoli progressisti, schifati dalla politica destrorsa dei socialisti, si saranno astenuti o avranno votato per l’estrema sinistra.
Quando si è perso il lavoro e si hanno poche prospettive di trovarne un altro, certi ricatti morali del tipo ” vota per noi, altrimenti torna il baubau” risultano meno convincenti.
Prevale l’amarezza e la disillusione.
Si farebbe bene a considerare anche il finanziamento della chiesa che il governo Zapatero ha mantenuto ed incrementato: La financiación de la iglesia (Wikipedia):
Desde 1978 la Iglesia recibe del Estado una dotación con cargo a los presupuestos generales del Estado. En 1988 se articuló una asignación tributaria para la Iglesia Católica, consistente en el 0,5239% del impuesto sobre la renta de las personas físicas. Sin embargo esta asignación nunca cubrió las necesidades de la Iglesia, por lo que se tuvo que instrumentar un complemento estatal con cargo a los presupuestos. (nota 1: histórico con las cantidades recibidas por la Iglesia del IRPF).
Es importante señalar que a partir de la declaración de la renta de 2007 (declaración de 2008) este porcentaje sube al 0,7% y desaparece el complemento estatal, lo que previsiblemente supondrá un incremento de 30 millones de euros. No obstante, todavía no hay datos con la nueva norma, por lo que nos ceñimos a los más recientes (2005): 128.682.326 € del IRPF + 12.787.354 € del complemento estatal.
Adicionalmente a estas cantidades, la Iglesia recibe otras cantidades con cargo a los presupuestos generales del Estado:
Profesores de religión y otros cargos religiosos: el Estado aporta 500 millones de euros para pagar los sueldos de 33.440 profesores de religión, más 17 millones de euros para los sueldos de capellanes en cuarteles, hospitales y cárceles. A esto hay que añadir las indemnizaciones que ha tenido que abonar el Ministerio a los catequistas, en respuesta a sus reclamaciones.
Conciertos educativos: existen 2.376 centros concertados (el 80% de los centros privados), con 1.368.237 alumnos y 80.959 profesores. En total, 3.200 millones de euros.
Exención de impuestos: le supone un ahorro a la Iglesia de 750 millones de euros, considerados a efectos de estos cálculos como una ayuda más del Estado a la Iglesia (ver nota 2).
Donación de solares para templos: en Valencia se han cedido al menos 10 parcelas en la última década.
Ayudas directas a la Iglesia para el sostenimiento de su patrimonio artístico e inmobiliario: 280 museos, 103 catedrales o colegiatas con cabildo y casi mil monasterios. Las administraciones públicas en 2005 gastaron 200 millones de euros para obras de conservación o reforma.
Desgravación de los donativos: las donaciones a la Iglesia Católica desgravan un 25% del IRPF (caso de personas físicas), y un 35% del Impuesto de sociedades (caso de personas jurídicas). Pero el Estado devuelve a los fieles, y por tanto aporta, el 25% (o el 35%) de esa cantidad. Esto supone 71 millones de euros(ver nota 3: estimación)
Asignación tributaria (0,5239% del IRPF)
129 Mill. €
Complemento estatal
13 Mill. €
Profesores de religión y otros cargos religiosos 517 Mill. €
Conciertos educativos
3.200 Mill. €
Exenciones de impuestos
750 Mill. €
Sostenimiento de patrimonio artístico e inmobiliario
200 Mill. €
Desgravación de donantes
71 Mill. €
Del total de partidas que la Iglesia Católica recibe del Estado, la Asignación tributaria es la única en la que los ciudadanos podemos manifestar nuestra opinión, en concreto quienes declaramos el impuesto sobre la renta.
Entendemos que es un termómetro del sentir de la gente. Mientras que todos los gobiernos de la democracia han mantenido una actitud tan servicial con la Iglesia, tan sólo el 33,4% de los declarantes del IRPF han marcado la casilla en la declaración de 2005 frente al 45,2%, que han marcado la de “fines sociales”.
Fuentes:
http://www.laicismo.org/PHP/p_documento.php?id=2739
Informe “La realidad de las relaciones económicas entre la Iglesia Católica y el Estado español”, de la web de la Conferencia Episcopal Española.
Notas:
Nota 1: Histórico con las cantidades recibidas por la Iglesia del IRPF (Columna Asignación Tributaria), y el Complemento estatal, entregado por el Estado para alcanzar las necesidades de la Iglesia.
Año
Asignación
tributaria
(0,5239% del IRPF)
Complemento estatal
Total dotación
presupuestaria
1978 37.619.811,27 37.619.811,27
1979 40.833.447,53 40.833.447,53
1980 45.614.126,19 45.614.126,19
1981 51.087.843,93 51.087.843,93
1982 55.685.749,88 55.685.749,88
1983 62.368.047,79 62.368.047,79
1984 66.421.970,60 66.421.970,60
1985 71.071.508,42 71.071.508,42
1986 76.188.657,70 76.188.657,70
1987 79.998.088,78 79.998.088,78
1988 41.677.652,28 41.520.363,18 83.198.015,46
1989 44.854.967,64 40.838.988,28 85.693.955,92
1990 54.788.763,51 33.476.011,09 88.264.774,60
1991 70.187.976,04 21.526.471,09 91.714.447,13
1992 80.773.719,86 10.940.727,27 91.714.447,13
1993 85.429.538,71 6.284.908,42 91.714.447,13
1994 91.287.367,90 18.697.847,20 109.985.215,10
1995 90.001.092,95 23.806.559,14 113.807.652,09
1996 93.876.542,13 23.897.789,85 117.774.331,98
1997 91.738.822,84 29.136.731,59 120.875.554,43
1998 101.081.716,63 22.318.088,64 123.399.805,27
1999 107.141.044,71 18.479.957,06 125.621.001,77
2000 97.690.982,85 30.442.441,84 128.133.424,69
2001 107.289.392,74 23.406.723,52 130.696.116,26
2002 105.692.430,08 27.617.608,92 133.310.039,00
2003 115.715.090,05 22.980.670,95 138.695.761,00
Nota 2: En 2007 y bajo presiones de la Unión Europea, Iglesia y Estado han pactado eliminar la exención del IVA de la Iglesia Católica en la adquisición de bienes inmuebles y la no sujección en la adquisición de objetos destinados a culto. No obstante, ya que los datos manejados en estos cálculos son de periódos anteriores a dicho acuerdo, consideramos esta ayuda.
Es importante señalar aquí que, siguiendo ese mismo criterio, no hemos sumado los 30 millones de euros que supondrá, previsiblemente, la subida de la asignación del 0,5239% al 0,7%.
Se mantiene la exención en la renta, el patrimonio, IBI, sucesiones, donaciones y transmisiones patrimoniales.
Nota 3: Según esta página de la campaña “Por tantos”, la asignación del Estado por IRPF (128.682.326 €) supone el 25% de los ingresos de la Iglesia Católica, de lo que se deduce que el total de ingresos asciende a 514.729.304 €. Si restamos otras subvenciones (véase El papel del Estado), entendemos que la aportación de los católicos supone el 55% de estos ingresos (283.101.117 €). El 25% de estas donaciones a la Iglesia, es devuelta en el IRPF a los propios donantes. Esto supone 70.775.279 €.
Con questo voglio dire che ancora una volta “pecunia non olet” ed è ben accetta dal clero. Lamentarsi è gratis.
Che il Vaticano e il clero (e, per loro conto, il sempre allineato Avvenire) esultino per la sconfitta del partito dell’odiato Zapatero naturalmente non è affatto sorpendente. L’accesso al matrimonio uguale per tutti (etero o gay) è certamente un fattore ideologico importante ma soprattutto i vescovoni e cardinaloni si sono legati al dito il fatto che tale governo abbia ridimensionato il loro potere sugli spagnoli. Ma chiunque ragioni sa benissimo che la sconfitta di Zapatero nasce essenzialmente dalla crisi economica, tant’è gli spagnoli alle ultime elezioni politiche lo hanno riconfermato Premier per una seconda legislatura. Poi (dagli USA) è partita la grande crisi globale che continua ancora oggi.