Il suicidio assistito in Svizzera di Lucio Magri, tra gli storici fondatori de ‘il manifesto‘, ha riaperto – volenti o nolenti – il dibattito sull’eutanasia e la scelta di morire. Dopo i numerosi commenti sui giornali di ieri, si sentono anche diverse voci cattoliche. Per il copresidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita “vanno evitate strumentalizzazioni” e deve esserci una “riflessione non demagogica”, ma così commenta: “ogni volta che un uomo si toglie la vita è una sconfitta per l’intera società”. Società che “non è riuscita a prendersi cura di una persona nella massima fragilità”. Inoltre, “elogiare questo gesto estremo veicola un messaggio pericoloso e destabilizzante che vede l’eutanasia come l’unica soluzione alla depressione o ad altro”. Quindi “giustificare e legalizzare l’eutanasia introdurrebbe nella società una cultura devastante”, commenta. Ciò, si chiede, “non è che una forma distorta di compassione, una deresponsabilizzazione collettiva spacciata per filantropia?”.
Il Centro dell’Ateneo di Bioetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto da Adriano Pessina, commenta con una nota: “il suicidio è sempre un fallimento” e non “una battaglia di civiltà”. “Mascherati sotto gli appelli al silenzio, alla pietas, al rispetto di una decisione personale”, si legge, “esponenti della cultura e della politica non hanno fatto mancare il loro giudizio avanzando una interpretazione politica di un gesto di disperazione umana”. Gesto “per quanto possa essere compreso, non può essere né condiviso, né accettato”. Il suicidio assistito è un “radicale stravolgimento che subisce l’arte medica quando si presta ad avallare un inesistente diritto di morire”. Il commento è critico verso “molti mass media” che hanno “collegato la scelta di Magri con la depressione, definita malattia inguaribile”. In un momento di crisi non c’è bisogno di “un messaggio che radicalizzi l’estremo gesto della solitudine e della disperazione di un uomo come un modello da cui trarre insegnamenti politici”.
Valentino Salvatore
Certo che e’ divertente sentire dei cattolici dichiare certe cose sul suicido assistito, considerando come morto il loro messia che praticamente si e’ suicidato, “assistito” dai legionari romani. 🙄
Il credere in entità “sovrannaturali”, inventate da altri, è il vero fallimento della ragione.
I cattolici non possono pretendere di decidere e di imporre le modalità del fine vita, perché questo comporta il prendere possesso dell’esistenza, anche se terminale ma non solo, di un soggetto libero e pensante, il quale entro certi limiti (che naturalmente non possono essere decisi solo da cattolici ma anche dai cristiani, dagli evangelici, dai laici, ecceteri) deve poter decidere della sua sorte e delle modalità del fine vita.
Chissà quando la tecnologia sarà in grado di fornire un dispositivo elettronico di cui ogni cattolico degno di tale nome vorrà sicuramente dotarsi, in grado di monitorare qualsiasi intervento esterno che possa influire sulla propria dipartita, a cominciare dagli alti prelati, giù giù fino l’ultima bigotta. Se a un papa sfuggirà “lasciatemi andare alla casa del padre”, zac, giù intubate e nutrizione artificiale, alla boia chi molla. Per ogni cattolico che desideri il funerale in chiesa, si deve poter dimostrare che la dipartita è avvenuta in modo assolutamente naturale, senza aiutini e scorciatoie. No terminal chip, no funeral party.
Che malafede! L’unico messaggio politico che si può trarre non è “se siete depressi suicidatevi”, come vorrebbero far credere i gonnelloni, ma “la vostra vita appartiene a voi stessi e sta a voi l’ultima parola”. Il che, a ben vedere, fa ancora più paura alla chiesa, perché li esautora da tutte le loro pretese di controllo sulla vita altrui e sugli altrui corpi.
Non esiste un diritto a morire” Già perchè invece il diritto di vivere viene garantito a tutti!. Ma lasciamo perdere. Di fronte ad una determinazione forte che farebbe la società, costringerebbe il “malato” a cure psichiatriche obbligatorie? O lo circonderebbe di preti con i loro sermoni inutili,che probabilmente spingerebbero il malcapitato ad affrettare i suoi propositi? Per impedire i quali la camicia di forza e psicofarmaci ad libitum, fino a schiantargli le meningi? E questa poi sarebbe cultura della vita,e misericordia. Gia è irritante definire il suicida un malato (in effetti un demente secondo loro), ma poi poichè tutti amiamo la vita, questo dovere di vivere mi sembra pleonastico,ed allora perchè viene citato?Gli antichi ponevano il suicidio come un opzione possibile del proprio trapasso, non solo se erano depressi o malati, ma anche se preferivano evitare le infermità e inabilità della vecchiaia,o evitare le conseguenze di sventure politiche, era una scelta che compivano serenamente, poichè consideravano la morte come il compimento naturale della vita,e l’accettavano con coraggio pur amando la vita con una pienezza che ci è ormai sconosciuta.
I cattolici si dedichino a pregare e farsi i C..ZZI propri.
Amen
“ogni volta che un uomo si toglie la vita è una sconfitta per l’intera società”.
Le solite frasi a effetto che non significano niente.
E’ un delirio di onnipotenza, come se volendo si potesse cancellare la sofferenza degli altri. A volte è possibile, almeno in parte, altre volte no.
“ogni volta che un uomo si toglie la vita è una sconfitta per l’intera società”.
amnche ogni aborto è una sconfitta per la società. ma questo non significa assolutamente che vada vietato, anzi, in quanto una donna costretta a partorire un bambino contro la sua volontà o ad abortire da una mammana è una sconfitta ancora peggiore. il meglio sarebbe che ogni donna incinta desiderasse il suo bambino, il meglio sarebbe che ogni uomo amasse al vita che ha al punto da non desiderare togliersela neanche davanti alle peggiori sofferenze. ma quando questo non avviene, vietare aborto od eutanasia non è una solozione, è solo un modo per fingere che vada tutto bene mentre con tali atti si rendo solo le cose ancora peggiori.
@ nightshade90
Quotone!
Lode a Mishima e a Majakovskij, e ora anche a Magri. Di fronte alla grandezza di chi ha avuto il coraggio di decidere fino in fondo del proprio destino qualsiasi critica non è altro che brusio di fondo.
E non dimentichiamo Mario Monicelli!
BRAVO !!!
Majakovskij non so chi fosse, ma Mishima (che non era depresso) praticò il seppuku (suicidio rituale) come estremo gesto di protesta contro il degrado della società giapponese e delle giovani generazioni che andavano sempre più “occidentalizzandosi”. Voleva richiamare il Giappone all’antico spirito dei samurai che non temevano la morte e le sofferenze ad essa connesse. Non sarebbe mai andato in Svizzera per cercare la morte indolore…
Lo stesso concetto si applica ai monaci birmani che si danno fuoco per protestare contro le repressioni a cui sono soggetti.
Magri ha scelto di porre fine a una profonda sofferenza e va rispettato per questo, magari con un po’ di rammarico per il fatto che non ha potuto/voluto trovare una soluzione diversa, ma va rispettato. Punto.
Di qui a farne un eroe e un esempio, ce ne passa…
rederick@ Majakowskij, era uno dei maggiori esponenti dell’avanguardia letteraria Russa, forse il maggiore dei Futuristi Russi, suicidatosi per una combinazione di motivi qui lunghi da spiegare attinenti alla sua vita privata ed alla sua attività artistica e politica. Comunque hai ragione non è il caso di trasformare Magri in un eroe per quella che è stata una scelta nata dal dolore, ma anche se fosse stata una serena scelta esistenziale non sarebbe comunque un atto di eroismo, si tratta però di difendere la dignità di una persona, e del suo gesto, cheè da rispettare comunque .
Ma siamo poi sicuri che fosse depresso? C’era una diagnosi seria in tal senso o sono solo supposizioni? Magari era semplicemente triste per la morte della moglie. E come dargli torto? Come si fa a reinventarsi una vita a 79 anni quando si perde la compagna di sempre? Che senso ha? Che differenza fa vivere una manciata di anni in più o in meno?
Proponiamo il suicidio assistito per tutti i vedovi che lo richiedano… almeno poverini non li lasciamo soffrire…
Certo che dire che “ogni volta che un uomo si toglie la vita è una sconfitta per l’intera società” è davvero straparlare. Chi di voi si sente sconfitto? Mi sento sconfitto quando qualcuno vuole prendere decisioni che solo un individuo può prendere per se stesso e non lo può fare perché qualche clericale ha messo un a legge per impedirglielo.
Già. Il fatto che non si sia stati capaci di convincerlo ad andare avanti nè a fargli trovare cose belle per cui valesse la pena di vivere non è affatto una sconfitta. Il fatto di aver lasciato un uomo nell’oscurità della disperazione è una sfolgorante vittoria.
convincerlo? trovare cose belle per cui valesse la pena di vivere?
mi pare che non fosse un ragazzo in crisi adolescenziale.
pensi davvero che se tu avessi avuto modo di incontrarlo saresti riuscito a spiegare ad uno con la sua esperienza di vita quanto questa sia bella?
hai una gran fiducia nei tuoi mezzi, complimenti.
B’Rat, guarda che queste responsabilita’ ve ne dovreste fare carico voi credenti, quindi se esiste un fallimento innanzitutto e’ il vostro.
Suicidio ed Eutanasia sono 2 cose diverse, stanno confondendo i 2 concetti perché sono in malafede o perché sono ignoranti
Direi che a ottant’anni e passa, Magri era pienamente in grado di decidere come far finire la sua esistenza. Era una scelta sua, che spettava soltanto a lui e nessuno ha il diritto di giudicarla. Tantomeno i cattolici, che vorrebbero imporre a tutto il mondo come vivere e come morire.
Vorrei ricordare a questi signori che il cattolicissimo Dante esalta il suicidio di Catone e vede nel suo gesto un nobilissimo esempio di amore per la libertà. Altro che il bigottismo dei cattolici di oggi.
@giustificare e legalizzare l’eutanasia introdurrebbe nella società una cultura devastante
Io vivo in Svizzera…non mi sembra che ci sia questa devastazione…o almeno non più che in paesi dove l’eutanasia non é legalizzata.
Un’alternativa interessante sarebbe quella di punire il tentato suicidio con la pena di morte.
😀 (risata amara)
“Gesto “per quanto possa essere compreso, non può essere né condiviso, né accettato”.
Non mi risulta che a Mario Cal sia stato negato il funerale religioso…
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/quel-funerale-suicida-saveva-da-fare-o-no-che-differenza-c-welby-e-mario-28163.htm
Il problema per loro è sempre la visibilità del fenomeno. Ho assistito a funerali in chiesa di persone suicide e non sembrano aver creato problemi. Se non raggiunge il pubblico riescono a comportarsi in modo umano, l’atteggiamento cambia quando le cose sono pubbliche e riescono a tirare fuori il peggio di loro stessi e dimostrare quanto retorico sia il loro amore, la loro compassione ed il loro non giudicare.
Secondo i dati ISTAT negli ultimi 20 anni il numero di suicidi è diminuito di oltre il 25%, passando da poco più di 4000 a meno di 3000 suicidi all’anno, dove le donne rappresentano meno di 1/4 del totale. Telefono amico sostiene che questi dati siano per difetto per problemi di contabilità e che quindi il dato più corretto debba essere aumentato a 3500-4000 suicidi all’anno.
I dati ISTAT e Telefono amico indicano chiaramente come la tendenza al suicidio cresca con l’età: infatti mentre meno di 1% dei suicidi avviene sotto i 18 anni (cioè all’interno di circa il 18 % della popolazione), tra gli over 65, che rappresentano il 20% della popolazione italiana avvengono oltre 1/3 dei suicidi, indicando che c’è una tendenza quasi doppia rispetto alla media nazionale in questa categoria. La causa principale addotta per i suicidi italiani è la malattia psichica (circa il 50%), motivi affettivi, economici, malattie fisiche.
manca un aggettivo: “è una sconfitta per l’intera società teocratica”
riconoscere la libertà sul proprio corpo e’ indice di una società civile
“Si deve rendere conto solo per cio’ che riguarda gli altri: su se stesso sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo e’ sovrano.”
John Stuart Mill
Ottimi commenti. Roberto Grendene sempre GRANDE. Pienamente d’accordo che è ,la persona che è L’UNICA proprietaria della sua vita. Sta a lei e SOLO a lei decidere quando staccare la spina! Sarà mai concesso alla persona questo sacrosanto diritto?
Fermo restando che Magri aveva tutto il diritto di far quello che ha fatto (e nessuno dovrebbe neanche pensare di vietare un bel niente), sulla sconfitta della società sono d’accordo, anche se non come la intendono loro forse.
E’ un problema di tutti il suicidio di un individuo. Viviamo in una società malata ed è colpa nostra, dell’indifferenza e del menefreghismo (comune a credenti e non) agevolati dai ritmi iperaccelerati della società, che impediscono la riflessione profonda.