I Radicali Italiani lanciano una campagna “InformeRai” sui privilegi del Vaticano

Dallo scorso agosto, mese in cui il governo Berlusconi ha varato un’importante manovra finanziaria, i principali organi di stampa nazionali si sono occupati a vario titolo di un tema che era stato evidenziato per prima dall’UAAR in un suo comunicato stampa: i privilegi fiscali della Chiesa cattolica. L’argomento è dilagato anche su blog e social network con una mobilitazione senza precedenti per chiedere che vengano rivisti i privilegi concessi al clero. L’unico organo d’informazione che si è distinto per l’assoluto silenzio è la RAI. Per questo motivo i Radicali Italiani hanno lanciato sul loro sito una specifica campagna InformeRai per chiedere alla AgCom, l’autorità garante delle comunicazioni, di intervenire ordinando alla RAI di svolgere in pieno la sua funzione di servizio pubblico dando a questo tema lo spazio dovuto. L’UAAR sostiene quest’iniziativa dei Radicali Italiani ed invita soci e simpatizzanti a compilare il breve modulo per inviare la denuncia all’AgCom. (NB: l’AgCom invierà al segnalante una e-mail automatica di risposta).

L’associazione

25 commenti

Tommaso

D’ altronde con la nomina alla RAI della presidentessa “molto vicina al Vaticano” questo volevano e questo stanno ottenendo.

Sarebbe giunta l’ ora di proclamare lo SCIOPERO del pagamento del Canone RAI !!!

cartman666

ma guarda,informazione farlocca per informazione farlocca, meglio avere le tv tutte private, senza pagare il canone, cosi’ si risparmia.

Paul Manoni

Segnaliamo l’iniziativa a tutti i nostri contatti nei social network, e inviamo il link anche agli amici attraverso email e quant’altro! 😉
Intasiamo la casella postale dell’AgCom!! 😉

Alfonso

E’ da anni che lo denuncio: la Rai e tutte le altre tv private, nazionali e locali, sono tutte sotto il controllo del Vaticano (il maestro della MENZOGNA), potentissimi strumenti di propaganda cattolica in tutte le 24 ore di palinsesto. Inoltre OGNI singola notizia criminis, da quella più importante (pedofilia, scandali finanziari) relativa alla chiesa oppure alle sue infinite organizzazioni laiche, vengno scientemente e sistematicamente censurate, oppure abilmente edulcorate Obiettivo primario e impellente di Tutte le associazioni laiche è, e deve essere, quello di mettere fine a questa colossale e inaccettabile mistificazione della realtà.

Paul Manoni

Ed i milioni di euro ad Avvenire o ad altre centinaia di testate pseudo giornalistiche della CCAR, dove li mettiamo?

Oltretutto pare che ti sfugga che per Radio Radicale (che svolge un servizio pubblico!), si tratta di “milioni di euro”, mentre per i tuoi amici TALEBANI, si tratta di MILIARDI DI EURO.

Nel tuo caso si tratta di due pesi e due misure, malafede, o sparate senza senso per dare fiato alla bocca???

crebs

Attenzione, secondo le voci che si rincorrono sui giornali le aliquote irpef, almeno alcune, aumenteranno.
Questo significa che automaticamente l’importo dell’8z1000, per circa il 90% fraudolamente attribuito alla chiesa cattolica, invece di diminuire aumenterà.
Io penso, dopo aver assistito alle “dimenticanze” e ai “disguidi” relativi a ministri e sottosegretari di questo governo tecnico, che Monti non se ne sia reso conto (o – e questo sarebbe molto triste – è in malafede)
Qualcuno è in grado di avvertire questo esecutivo tecnico che, se è necessario aumentare le tasse, non per questo bisogna aumentare il “prelievo forzoso” da parte del Vaticano?

spapicchio

Ma perché continuare a difendere preti e prelati e gerarchi cattolici quando è chiaro che siamo nel baratro proprio a causa di loro?

fab

Certo, giuseppe, tutto è sullo stesso piano; bravo. Ora curati la discalculia.

nightshade90

@teologo

mi par di capire che, tra tutti gli studi che hai fatto, evidentemente nessuno di essi riguardava l’educazione civica o la semantica. vediamo se riusciamo a farti un’aggiornamento:

se la chiesa riceve 1000 in ogni sua attività, mentre tutti gli altri, radio radicale compresa, ricevono 10, quando non direttamente 0, si tratta di PRIVILEGIO. non è che se io ricevo 1000 euro dallo stato per il servizio pubblico e destinato a tutti che faccio, allora non mi posso lamentare del fatto che un’altro riceve 1.000.000 euro per lo stesso servizio, quando non direttamente per non praticamente nulla o addirittura per fare un servizio destinato unicamente ai propri amici….questa è una logica che funziona solo ed unicamente nella tua testa (e solo ed unicamente se tu sei quello che prende 1.000.000 per non fare nulla o per favorire gli amici e quello che si lamenta è l’altro. altrimenti a ruoli invertiti sei il primo a gridare allo scandalo e alla persecuzione anticristiana, sappiamo bene come funziona il tuo sistema a due pesi e due misure.)

FSMosconi

@Teologo

Anche tu a ragionare a reparti stagni della serie “vediamo chi ce l’ha più lungo”?

teologo cattolico

@max..lunedi mattina avrei da fare, ma spero di leggere la sintesi. faro i miei appunti..

@night: privilegio è quando si sospende l’applicazione di una legge ad arbitrio per interessi personali; non è privilegio rispettare le leggi.

maxalber

Non è privilegio rispettare le leggi?
E quando le leggi sono ingiuste o sbagliate?
Ma che perdo tempo a fare….

nightshade90

@teologo

quindi i “diritti speciali” della nobiltà e del clero parigino dell’epoca assolutista del ‘700 non erano privilegi, visto che erano sanciti per legge. che strano, epensare che la parola “privilegio” nacque proprio da lì……

andrea pessarelli

per l’ennesima volta ripubblico le modalità di finanziamento di radio radicale, al fine di decostruire la demagogia trollesca. sono d’altra parte consapevole che contro la malafede vi è ben poco da fare

Come si finanzia Radio Radicale [modifica]Radio Radicale riceve ogni anno un finanziamento pubblico di 8,33 milioni di euro per la convenzione con lo Stato per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e 4 milioni 431 000 euro dai fondi per l’editoria in quanto organo della Lista Marco Pannella. Nell’agosto 2008 Radio Radicale è stata l’unica emittente esclusa dal ridimensionamento dei fondi pubblici per l’editoria in quanto impresa radiofonica privata che ha svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 230.

La legge che riconosce le “imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale” venne approvata nel 1990 per riconoscere le emittenti radiofoniche che avessero nei tre anni precedenti «trasmesso quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti» e avessero «esteso il numero di impianti al 50 per cento delle province e all’85 per cento delle regioni». Nello stesso anno – proprio a partire dall’esperienza di RR – è approvata la cosiddetta “Legge Mammì”, che attribuisce alla RAI il compito di trasmettere le sedute parlamentari.

Radio Radicale è l’unico soggetto tra quelli che ottengono i finanziamenti pubblici ad avere una rete nazionale e spende oltre 3,7 milioni di euro l’anno solo per la gestione tecnica della rete, ed è anche l’unica a destinare la quasi totalità del palinsesto per mandare in onda programmi di servizio pubblico.

Nel 2007 Radio Radicale ha sostenuto costi per 2,986 milioni di euro per la produzione di programmi audio-video relativi a eventi politici di tutti i partiti, delle associazioni, delle diverse istituzioni. Queste produzioni sono state per quanto possibile trasmesse per radio, e comunque tutte archiviate e pubblicate in internet in forma integrale.

Nella gran parte dei casi, la registrazione di Radio Radicale continua ad essere l’unica effettuata. Quando quindi si parla dell’archivio di Radio Radicale, ormai riconosciuto da tutti un patrimonio unico, non bisogna mai dimenticare che, la mancata continuità nell’attività di produzione attuale, avrebbe come conseguenza la perdita irrecuperabile della documentazione puntuale di moltissimi degli eventi in questione.

Alcuni esponenti politici e non, come il senatore Alessio Butti del Pdl [7] considerano la convenzione dello Stato con Radio Radicale per la trasmissione delle sedute del parlamento come uno spreco di denaro a causa dell’analogo servizio già assicurato dalla Rai con la rete Gr Parlamento.

Tuttavia, quando il governo Prodi nel 1997 aveva rifiutato di rinnovare la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione del parlamento e la Rai si accingeva a creare la propria rete radiofonica con 7 anni di ritardo dalla legge che la istituiva, personalità del calibro di Norberto Bobbio, Carlo Bo, insieme a tutti i senatori a vita, otto presidenti emeriti della Corte Costituzionale, chiesero al governo di considerare decaduta la disposizione della legge Mammì che imponeva la realizzazione della rete radiofonica Rai per il Parlamento, di prorogare per altri 3 anni la convenzione con Radio Radicale, e di affidare la convenzione in occasione del rinnovo successivo tramite una gara.

Un accurato dossier realizzato dai radicali con le dichiarazioni rilasciate in sedi istituzionali dagli stessi vertici Rai, dimostrava come i costi necessari per la realizzazione di Gr Parlamento fossero notevolmente maggiori di quelli necessari per la convenzione con Radio Radicale.

Dopo un serrato confronto politico, accompagnato da manifestazioni e forti iniziative nonviolente condotte dai radicali, viene approvata la legge 11 luglio 1998, n. 224 “Trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari e agevolazioni per l’editoria”. Mentre la legge confermava “lo strumento della convenzione da stipulare a seguito di gara” e nelle more rinnovava la convenzione con Radio Radicale per un ulteriore triennio, veniva mantenuto l’obbligo per la Rai di trasmettere le sedute parlamentari tramite Gr Parlamento, impedendole però di ampliare la rete radiofonica fino all’entrata in vigore della legge di riforma generale del sistema delle comunicazioni.

Nel 2001, 2004 e 2006 la convenzione con Radio Radicale è stata rinnovata ogni volta all’interno delle disposizioni della legge finanziaria. La convenzione prevede l’impegno da parte della concessionaria a trasmettere, nell’orario tra le ore 8.00 e le ore 21.00, almeno il 60% del numero annuo complessivo di ore dedicate dalle Camere alle sedute d’aula. Tali trasmissioni non possono essere interrotte, precedute e seguite, per un tempo di trenta minuti dal loro inizio e dalla loro fine, da annunci pubblicitari o politici.

Il Parlamento risulta inadempiente rispetto alla legge approvata nel 1998, e non è più stato rispettato il principio, introdotto grazie all’azione radicale, dell’assegnazione del servizio pubblico in ambito radiotelevisivo attraverso una gara. La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta in questo dibattito con la segnalazione a Governo e Parlamento del 9 marzo 1998 riguardo al disegno di legge su Radio Parlamento:

«Nel corso della sua attività istituzionale, l’Autorità ha più volte sottolineato come un servizio pubblico o una parte di esso possano essere efficacemente svolti da soggetti diversi dal concessionario pubblico, garantendo comunque il pieno raggiungimento degli obiettivi di interesse generale. In particolare, è stato più volte evidenziato come da un lato l’universalità del servizio non implichi l’esclusiva a favore del soggetto pubblico, e dall’altro come la procedura della gara sia la più adatta a riprodurre i positivi effetti della concorrenza laddove, per vari motivi, non sia possibile prevedere l’accesso di più di un solo operatore.

L’Autorità perciò rileva con soddisfazione come tale principio sia stato recepito nel disegno di legge AS 3053 per la porzione di servizio pubblico radiofonico costituita dalla trasmissione dei lavori parlamentari.

Il disegno di legge sospende inoltre, fino al 31 dicembre 1998, l’efficacia dell’art. 14 del contratto di servizio tra la Rai e il Ministero delle Comunicazioni, che prevede l’avvio della rete parlamentare da parte della stessa Rai. L’Autorità ritiene che debba essere non sospeso ma abrogato quest’obbligo della Rai, perché nel caso la Rai risultasse vincitrice della gara, sarà la successiva convenzione con lo Stato a disporre i relativi obblighi, e nel caso di vittoria da parte di un’altra emittente si avrebbe un’inutile duplicazione del servizio finanziata dal canone di abbonamento».

Il rinnovo della convenzione per il 2010 [modifica]È attualmente in corso di approvazione la Finanziaria per l’anno 2010, durante la quale in Parlamento si discuterà anche del rinnovo della convenzione triennale tra il Ministero dello sviluppo economico e il Centro di produzione S.p.A., per il servizio pubblico di trasmissione delle sedute del Parlamento da parte di Radio Radicale. Attraverso una pagina comparsa sul quotidiano il Foglio il 22 ottobre 2009[4] i radicali hanno lanciato un allarme riguardo alla possibilità che tale rinnovo non venga effettuato, in virtù di alcune dichiarazioni da parte di esponenti della maggioranza. Tra questi il più agguerrito risulta essere l’onorevole Alessio Butti, del Pdl, secondo il quale “il Finanziamento a Radio Radicale” sarebbe un “inutile spreco del denaro pubblico”[5]. Nonostante il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola abbia garantito il suo appoggio al fine di assicurare il rinnovo e nella stessa direzione si sia formalmente impegnato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, gli organi dirigenti del Partito radicale hanno ritenuto opportuno dare avvio in Senato ad una raccolta di sottoscrizioni; sebbene sia ancora in corso, l’iniziativa ha già incontrato il consenso di oltre 200 membri del Senato della Repubblica, tra i quali numerosi esponenti della maggioranza e pressoché tutto il gruppo del Pd, a cominciare dalla presidente Anna Finocchiaro: ben oltre le soglie della maggioranza assoluta, che richiederebbe la raccolta di 162 adesioni. Tra i firmatari anche Ignazio Marino e Dario Franceschini, del Pd. Secondo Marino “il ruolo di Radio Radicale nel nostro Paese è importantissimo per tanti aspetti [ed] è una finestra sui palazzi del potere”, mentre per Franceschini, Radio Radicale “svolge da più di trent’anni una fondamentale funzione di vero e proprio servizio pubblico, diffondendo ogni giorno in tutto il Paese i lavori parlamentari e l’attività delle istituzioni. Spegnere la sua voce, in un momento così delicato per l’informazione e la democrazia in Italia, sarebbe un ulteriore, triste segnale”[6].

luigi

Ottimi commenti di tutti,tranne quelli dei cattotroll. Sarò fazioso,ma chi se ne frega: Paul Manoni e Roberto Grendene GRANDISSIMI!

DANX

Non si parlerà mai di pedofilia e di soldi sottratti all’erario, ma fa sorridere come ci siano spessi casi di coniugi separati ogni giorno nei programmi tipo Forum presenti anche in Rai.
Ma come, secondo loro la monogamia che dura tutta una vita è naturale e poi in migliaia si separano (quando va bene!)?

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