Uno studio condotto dalla Swiss Federal Institute of Technology, di cui dà notizia The Local, ha mostrato come la religione abbia un impatto sulla pratica sportiva. I ragazzi cresciuti in una famiglia atea hanno infatti rivelato maggiore forza, coordinazione e agilità. Risultati meno brillanti, nell’ordine, hanno invece ottenuto protestanti e cattolici. Disastrosi i musulmani, in special modo per le ragazze: la religione praticata in famiglia le instillirebbe infatti una sorta di riluttanza per attività che comportino la possibilità di contatti fisici. Secondo Andreas Krebs, che ha guidato la ricerca, i più ‘sportivi’ verrebbero comunque da famiglie benestanti e istruite.
Raffaele Carcano
Studio svizzero sulla pratica sportiva: avere una famiglia atea è un vantaggio
36 commenti
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gli atei quindi sono di più in famiglie benestanti ed istruite…niente di nuovo sotto il sole 😉
quindi l’ateismo aiuta nella lotta della vita a calpestare i più deboli, a mentire a corrompere per arricchire ?
parroco,
No, quello che dici è ciò che hanno sempre fatto i cattolici quando hanno un minimo di potere nella cosa pubblica.
No, l’ateismo, in quanto fonte di liberazione mentale da amici immaginari, rimuove le costrizioni che voi religiosi vi mettete da soli permettendoci di eccellere dove vogliamo senza ostacoli.
Certo che se dicono di coglionate ………ci mancava questa dal fenomeno di turno.
Fosse vero sarei milionario ora, credo che ci sia un legame tra povertà e religiosità, ma non credo nella proposizione ateismo => ricchezza e nemmeno nella sua inversa ricchezza => ateismo, semmai libero pensiero cultura, almeno in uno stato di diritto
ERRATA CORRIGE
Tra libero pensiero e cultura manca una doppia implicazione, che è saltata.
Protestanti e cattolici passano troppo tempo in ginocchio…
Mussulmani passano troppo tempo a sdraiarsi a terra…
E’ piuttosto ovvio che solo chi e’ abituato a tenere la schiena ben dritta, risulti essere migliore nelle pratiche sportive! 😉
Senza togliere nulla a nessuno, ma e’ anche ovvio che le pratiche dei protestanti e dei cattolici che rendono omaggio a dio in chiesa almeno una volta a settimana (campa cavallo!), sottraggano del tempo da dedicare ad un’eventuale pratica dell’attività fisica.
C
osì come e’ ovvio che i mussulmani, dedicando molto più tempo alla preghiera rispetto a protestanti e cattolici, siano ancora più fetecchie nelle attività sportive.
Famiglie Atee, va da sè che non spediscono i loro figli all’indottrinamento o dedichino il loro tempo alla preghiera…Ne consegue, soprattutto in famiglie benestanti ed istruite, che queste invitino i loro figli a praticare uno sport o dedicarsi alla cura della propria salute, attraverso attività fisica.
Visto questo studio in chiave Evoluzionistica come la vogliamo mettere??? 😀
Un futuro di non credenti, forti, coordinati ed agili, e credenti mollicci, storti e con i piedi di piombo!? 😀
nessuna parrocchia infatti ha mai fatto nascere nessuna società sportiva.
(“Un futuro di non credenti, forti, coordinati ed agili, e credenti mollicci, storti e con i piedi di piombo!?”:
questa era un classico del fascismo)
Davvero parroco, sapresti dirmi dove lo hai letto?
@parroco
Più sotto, alle 12.35 del 4/12, rispondendo a fab entro nel merito degli oratori/società sportive. Non ho mai detto che negli oratori non si pratichi sport in assoluto, ma che se ne pratichi di meno, rispetto ad altre realtà, dovrebbe essere naturale, no!?
Oppure vuoi dirmi che gli oratori sono nati per “attirare” ragazzini nelle parrocchie???
“Forti, coordinati ed agili” sono gli aggettivi riportati dallo stesso articolo di Ultimissime e, se ti prendi la briga di aprire il link dell’articolo, vedrai che sono anche le stesse parole usate dalla stampa svizzera.
Sono dell’idea che sia solo una questione di tempo che viene dedicato allo sport. Bambini di famiglie credenti, ne fanno certo, ma in misura minore rispetto ai bambini di famiglie non credenti, solo perchè dovrebbero sottrarlo alle pratiche religiose.
E’ stato proprio il cattolicesimo a spazzare via il culto classico della bellezza fisica (e, passatemi il termine, anche spirituale). Se non erro una cosa del genere la affermò Friedrich Nietzsche, ma dovrei andare a cercarla…
Confermo Nietzsche. 😉
Qui sembra che ad incidere parecchio sulla rendita nelle attività sportive dei bambini presi in esame (600 ragazzini per 4 anni), sia anche la lingua di origine, ossia i ragazzini di lingua tedesca se la cavano meglio degli altri, ed anche il concetto stesso di bellezza che citavi tu qui sopra. Lo studioso che ha condotto la ricerca infatti afferma:
“I ragazzi provenienti dal sud-est dell’Europa hanno un livello diverso di accesso allo sport, ed anche un’idea diversa di “bellezza ideale”.
Mmmmh… in Italia lo sport nasce spesso negli oratori (se pensi a faticare non pensi al sesso); non so se varrebbero gli stessi risultati.
Non lo so fab…E’ vero che qualche oratorio e’ attrezzato per la pratica dello sport, ma non tutti…Ed e’ anche vero che nonostante i finanziamenti da parte dello Stato agli oratori per farli tornare dei veri e propri centri di aggregazione giovanile, questi non sono frequentati quanto si vorrebbe far credere. Almeno per ciò che e’ relativo allo sport.
D’altro canto, al giorno d’oggi, la stragrande maggioranza delle famiglie che vuole far praticare uno sport al proprio figlio, non gli indica un oratorio, ma una società sportiva di uno sport specifico, o una palestra dove e’ possibile trovare del personale qualificato ad insegnarglielo. Per tutto questo infatti, servono soldi (le famiglie benestanti citate nell’articolo), e istruzione (quantomeno per capire che lo sport fà bene alla salute).
P.S: Fare sport fà bene anche al sesso!! 😉
Naturalmente, lo sport praticato in maniera dedicata non è da oratorio, ma lo è quello “preparatorio”: le partite a calcio o a basket, le corse…
L’oratorio, però, è molto proficuo per la corsa dei ragazzi, soprattutto di quelli che vogliono sottrarsi alle attenzioni dei preti pedofili.
bah
Kaka un campione ed Evangelico,Pele Maradona non sono atei,CristianoRonaldo,Messi:(sono Cattolici,e, sono i migliori calciatori al mondo),state zitti enon dite idiozie come sempre.
scommetto che gli atei sanno anche scrivere nella propria lingua madre (in linea di massima), cosa che invece risulta particolarmente ostica alla maggior parte dei cattolici presenti su questo sito.
Puoi scommettere anche sul come scrivano nella loro lingua madre, i personaggi del calcio citati da Ale… 😉
@aletroll
Non vivo di pallone
Non parlo di Figone
Non porto vesti buone
Dunque sono fuori da ogni discussione…
-La mia Parte Intollerante, CapaRezza
🙄
Tranquillo, Aluccio, se questi sono i modelli di successo che hai tu nessuno te li tocca. Mai messo in dubbio che chi usa soltanto i muscoli è il credente perfetto.
Io sono ateo ma anche superpigro… Però è interessante la ricerca, nel senso che indica come i comportamenti religiosi influenzino qualunque aspetto della vita. O forse è meglio dire che danneggiano qualunque aspetto della vita.
“Secondo Andreas Krebs, che ha guidato la ricerca, i più ’sportivi’ verrebbero comunque da famiglie benestanti e istruite.”
C’é altro da dire ? Dati alla mano la povertà è sempre più diffusa tra le famiglie con bambini ed adolescenti. E la povertà genera un effetto a cascata sulla salute, sull’istruzione e sulle prospettive di questi minori. La “sportività” non è altro che uno tra i molti risvolti del problema.
L’articolo chiude con la frase: “for Krebs, the most important differences relate to the social status of the family”. Ne devo dedurre che il taglio religioso dato al pezzo dipenda da un bias di chi l’ha riportato e, probabilmente, non dallo studio effettuato.
Interessante anche l’accenno alla lingua di orgine. Chi non parla bene il tedesco ha risultati peggiori rispetto agli altri: probabilmente più per il fatto che le difficoltà di comprensione spingono gli “allenatori” a tralasciare quei piccoli atleti che richiedeno più tempo.
L’hai letto l’articolo?
Perchè lo spiega benissimo il perchè i bambini di madrelingua tedesca risultani migliori di quelli a madrelingua bosniaca o albanese. Si tratta di una questione di “accesso allo sport” nei loro paesi di origine.
A me sembra una trollata nata per prendere in giro i religiosi, ma non ce n’era bisogno visto che sono già bravi a farlo da soli. Comunque gli atei non hanno l’accesso che hanno i religiosi di eventi sociali, come catechismo, messa ecc.ecc. e quindi trovano altri spunti: palestra, nuoto, ecc.ecc. E poi è risaputo che fare sport e salutare, mentre per un fedele quando si becca il cancro gli basta pregare padre pio (funziona volta su un milione, una percentuale sufficiente per gridare al miracolo)
Mah! Questi studi lasciano il tempo che trovano, quello che è certo è che gli atei hanno una maggior consapevokezza della vita nonostante o forse grazie ai dubbi che li accompagnano.
Mi sembra la classica ricerca degna di concorrere al “premio ignobel”.
Lo Swiss Federal Institute of Technology (ETH) e’ piuttosto autorevole invece. Se vogliamo criticare lo studio, dovremmo farlo per il campione preso in esame…600 bambini non sono tantissimi. Ma immagino che seguire i progressi di 600 bambini, fargli dei test ginnici per 4 anni, non deve essere stata una cosa semplice.
A me sinceramente sembra uno studio piuttosto ridicolo.. cioè non vedo come si possano collegare le cose..
Mi sembrano un po’ forzate le conclusioni e che si mischino effetti cumulati e complessi.
Prima di tutto si parla di ragazzi senza un background religioso, il che non li identifica con figli di atei che rappresentano solo una parte dei non religiosi (sei non religioso se sei fuori dalle chiese ufficiali e, forse, se sei un credente tiepido, non osservante).
Sicuramente c’è un’influenza se sei strettamente osservante, cioè fondamentalista, perché la cura del corpo viene vista negativamente ed in genere accompagnata da una visione maschilista che esclude o vede negativamente lo sport femminile (molto evidente nel caso dei musulmani, ma anche in famiglie cristiane bigotte).
Concordo, anche per esperienza personale da sportivo praticante e tesserato, sulla conclusione che la differenza principale si abbia in funzione della classe sociale e dello status economico della famiglia: per potersi occupare di sport bisogna avere anche le possibilità economiche di farlo. Per le famiglie povere e magari numerose (cose spesso collegate) le difficoltà sono maggiori.
Vera anche la considerazione sulla lingua parlata, ma nel senso che la disponibilità a praticare sport è anche un fatto culturale e i popoli di lingua tedesca hanno una notevole tradizione culturale sportiva, ma che non va disgiunta anche dalle loro condizioni di benessere, sicuramente ben superiori a quelle di albanesi o bosniaci, sarebbe stato più interessante un confronto con quelli di lingua francese o italiana.
Infatti Muhammed Alì è notoriamente ateo.
Altrimenti come avrebbe potuto essere quello straordinario atleta che è stato!
Spero che quando questo studio vincerà il premio ‘Ignobel’ la redazione avrà cura di darne notizia.
A Roma c’è un centro sportivo bellissimo in via flaminia 311 gestito da preti e completamente finanziato dalla provincia. Naturalmente i preti non pagano un euro di tasse. Guadagano milioni di euro. Ma ci andranno,mi chiedo,cattolici o atei finti cattolici? Ai preti non gliene frega niente. Basta che le loro casse si arricchiscano!
Concordo con chi dice che la correlazione lascia il tempo che trova. Le statistiche (fatte in modo superficiale) sono piene di correlazioni apparenti tra due fenomeni, che invece a uno studio più serio risultano essere ENTRAMBE legate a una terza cosa, ma non legate direttamente tra di loro. Come a dire che “le macchine di color rosso vivo tendono a fare più incidenti di quelle grigie”: è vero, ma non certo perché il colore delle macchine aumenti o diminuisca la probabilità di incidenti, bensì perché è molto probabile che, in media, chi sceglie di comprarsi una macchina rosso vivo, tenda ad avere una guida più aggresisva e ad andare più veloce, ovvero sia più esposto a incidenti per altri motivi.
Ossia, mi sembra molto più probabile che entrambi i fattori (essere di mentalità laica ed eccellere nello sport) non siano direttamente causati l’uno dall’altro, ma siano due conseguenze indipendenti che discendono entrambe di un terzo fattore, che ha a che fare con il livello culturale ed economico dei genitori. E in linea di massima direi che conta più l’aspetto culturale che quello strettamente economico.
Certo, può sempre esistere la singola eccezione del ragazzino proveniente da una famiglia semplicissima e sprovveduta che non attribuisce nessuna importanza all’educazione fisica, e che tuttavia ha un fisico dotatissimo che viene notato da un insegnante o da un pediatra, e incoraggiato a fare sport anche se i genitori non ci avevano pensato… ma in linea di massima, sui grandi numeri, è molto più facile che quelli che vengono avviati allo sport fin da piccoli siano i figli di genitori che hanno studiato di più e sono più consapevoli socialmente. E guarda caso, è anche più facile che tra questi vi siano più persone dalla mentalità laica, non necessariamente *atei* , ma che tendono ad avere un approccio laico alla vita di tutti i giorni…
Lisa