Il dumping sui rosari

Costano venti euro nelle botteghe che circondano il Vaticano. Ma sono pagati sette centesimi a chi li fabbrica, in Albania. La Repubblica ha pubblicato sul suo sito un’inchiesta sul “dumping” dei rosari. L’UAAR, da parte sua, ricorda che gli oggetti in vendita nella sua area shop sono di provenienza equo-solidale.

La redazione

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26 commenti

whichgood

Come dice Teologo merdologo:

” per noi cattolici non è peccato fare soldi ”

Dumping?, io lo definerei “slavery” .

M.

ehm, comunque l’articolo dice che i rosari sono venduti nelle botteghe di privati commercianti romani (che per quello che ne sappiamo possono essere pure atei/agnostici/razionalisti/liberipensatori ecc.), non dal Vaticano.
Inoltre nella stessa inchiesta si legge “Per Anna può essere una condizione accettabile, visto che Skutari offre poco più e che ci sono persone, come suo fratello o l’associazione italiana Giovanni XXIII, che si occupano di lei.” (e l’Associazione Giovanni XXIII non è certo atea/agnostica ecc.)

paniscus

“ehm, comunque l’articolo dice che i rosari sono venduti nelle botteghe di privati commercianti romani (che per quello che ne sappiamo possono essere pure atei/agnostici/razionalisti/liberipensatori ecc.), non dal Vaticano.”
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A quanto mi consta, i piccoli commercianti di souvenir nel centro storico di Roma, compresi anche gli spacciatori di ciarpame religioso per turisti, sono per la maggior parte ebrei. Non è un pregiudizio complottistico, è un dato di fatto storico ben riconosciuto dalle comunità ebraiche stesse.

Anzi, semmai è l’esatto opposto del pregiudizio complottistico, che vedrebbe gli affaristi ebrei come potentissimi gestori internazionali di traffici mondiali su grande scala. Qua invece si parla di piccoli commercianti di livello modestissimo, con la bancarella ambulante o con il negozietto nello scantinato… che complessivamente non sono messi meglio di una dignitosa famigliola di immigrati bengalesi o ecuadoriani.

L’unica differenza è che questi non sono affatto stranieri, ma profondamente romanacci in tutto e per tutto 🙂

Non so se questa sia vera, ma mi hanno anche riferito che sono ebrei anche la maggior parte dei figuranti in maschera che si aggirano intorno al Colosseo vestiti da centurioni o da gladiatori, facendosi fotografare per qualche spicciolo.

Lisa

alec

a pubblicità comparativa è una forma di comunicazione commerciale o corporate volta a promuovere un prodotto che nella sua rappresentazione viene messo a confronto con un bene o un servizio presente sul mercato relativo ad uno o più concorrenti.
Questo tipo di strategia pubblicitaria se sfruttata al meglio può favorire di gran lunga l’azienda sia a livello di vendite che a livello d’immagine percepita dai consumatori.
Con la comparazione si mettono a confronto due o più prodotti e si offre al consumatore la differenza effettiva o presunta che, tramite la comunicazione, permette di mostrare cosa ha in più rispetto all’altro l’oggetto del messaggio.
“La pubblicità comparativa è suddivisibile in tre principali categorie:
– comparativa superlativa; mera esaltazione dei pregi del prodotto,
– comparativa indiretta; confronto tra prodotto pubblicizzato e genere o categoria merceologica a cui appartiene l’oggetto del messaggio,
– comparativa diretta; confronto con il concorrente che non viene esplicitamente menzionato, ma è riconoscibile,
– comparativa diretta nominativa; confronto con il concorrente palesemente citato sia nel nome e nel marchio”
(Fusi, Testa e Cottafavi – 2000)

Costantino Rossi

Mi sembra che la comparazione riguardi due atteggiamenti, non due prodotti.

faidate

Come giustamente nota il teologo cattolico, “fare soldi non è un peccato per la mia religione”. Forse andrebbe accertato se le parole di Cristo e il simbolo della sua morte (il crocifisso, nda) siano brevettati o se si possano usare liberamente per far soldi senza incorrere in problemi di concorrenza sleale.

Diocleziano

Il proctologo è ormai in piena confusione mentale: non è peccato fare soldi, ma è peccato se è la religione che fa soldi sfruttando il lavoro o il poco intelletto di chi la pratica.

diego

tecnicamente non è questa la tecnica dumping, comunque dai cattolici comportamenti di questo genere sono scontati. Scommetto che non fanno neanche gli scontrini!!

Comunque sarebbe uno spunto per i cinesi per vendere oggetti religiosi in Italia (facendo vero dumping magari) e sempre se la mafia cattolica lo permette!!

ser joe

Anche i rosari provenienti dall’Albania sono di provenienza equo solidale secondo la versione clericale: 7 centesimi alle donne sfruttate e 20 euro in vendita sulle bancarelle vaticane. Vedi più o meno la destinazione percentuale “caritatevole” dop che incassano con l’8×1000

bardhi

in teoria si, la vendeta dovrebbe cadere solo sugli uomini adulti che hanno accettato di armarsi di fucile, ma dal 1991 è in poi le regole del kanun li stano applicando in modo molto elastico, uccidendo pure donne e bambini.

bardhi

diciamo che fino al 1945 la vendetta era regolarizzata facendo rispettare il Kanun dai capi tribù, poi la dittatura comunista riuscirò per 45 a farlo quasi sparire la vendetta e ha fatto sparire i capi tribù, dopo il 91 la gente ricordava solo la vendetta ma non le regole 🙁

whichgood

Siete mai stati allo shuk della città antica di Gerusalemme ?:

http://www.jerusalemshots.com/Albom16-en.html

Tutti questi articolo vengono prodotti a Betlemme da bambini e donne schiavi. Non c’è bisogno di aggiungere che il pubblico è composto principalmente da turismo religioso da tutto il mondo. Ricordo anche che accanto a questo mercato si trova il “santo sepolcro” e lungo il percorso le “stazioni” del via crucis.

Meglio non sapere le cifre astronomiche che girano in questo mercatone della religione dove la schiavitù è servile alla fede.

Gamera

Occhio che (sinteticamente) dumping vuol dire vendere sottoprezzo se non addirittura sottocosto! L’esatto contrario di quello che volete comunicare nell’articolo!

FSMosconi

Lo Sterco del Diavolo, diranno, è sempre un ottimo concime… 😉

firestarter

i soliti laicisti anticlericalisti che redigono le notizie si scordano di menzionare che ogni rosario puo’ essere usato per ben venti misteri raggruppati (5 alla volta) in quattro corone (gloriosi, luminosi, dolorosi, gaudiosi). Poiche’ ogni mistero si esplica nella insulsa ripetizione di 50 ave maria piu’ intermezzi, una stima conservativa porta a

0.07x20x50 = 70 euro

Il prezzo di vendita e’ quindi modico rispetto alle potenzialita’ di utilizzo dell’oggetto.

sempre w santa romana chiesa annunciatrice della paternita’ di dio (cit.) e quindi giustamente avida

paniscus

Tra l’altro i misteri “luminosi” li hanno inventati di recente, qualche anno fa non c’erano 🙂

Lisa

ateopisano

Più che dumping mi sembra un bel ricarico di prezzo….in nome di Dio ovviamente

kundalini444

il prezzo di un oggetto lo fa il mercato.
Possono essere venduti a quel prezzo perchè a quel prezzo c’è chi li compra… il numero si stabilizza laddove domanda e offerta si incontrano

mistergrey

“Come dice Teologo :

” per noi cattolici non è peccato fare soldi ” ”

Ma dai , questo non si era ancora capito. 🙂

Paul Manoni

E’ probabilmente l’unica cosa che rincara, di cui non me ne frega un fico secco! 😀

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