Starebbero cominciando a produrre i loro inevitabili frutti i favori che, a partire dall’approvazione della legge n. 62/2000, i governi di centrosinistra e centrodestra hanno concesso alla scuola paritaria, in buona parte cattolica. Peraltro acccompagnati da ricorrenti e corposi tagli alla scuola pubblica. Salvo Intravaia, su Repubblica, scrive infatti che “in appena sei anni – dal 2004/2005 al 2010/2011 – gli iscritti nelle scuole elementari, medie e superiori delle paritarie sono cresciuti del 10 per cento”, mentre “nelle statali si registra una sostanziale stabilità”. Va ricordato che, stando ai calcoli Uaar, i fondi che lo Stato e le amministrazioni locali destinano annualmente alle scuole cattoliche sfiorano i settecento milioni. E senza dimenticare che, secondo le inchieste dell’Ocse, la qualità delle scuole private italiane risulta decisamente inferiore a quella delle scuole pubbliche.
Raffaele Carcano
Aumentano gli studenti delle scuole paritarie
65 commenti
Commenti chiusi.
premesso che io sono favorevole alla scuola pubblica.
-se lo stato stanzia 700 milioni, ne risparmia però 6.000
-che la scuola paritaria sia inferiore alla pubblica, qualche dubbietto ce lo avrei (ma non è certo cosa che mi faccia piacere)
-se lo stato stanzia 700 milioni, ne risparmia però 6.000
Cosa e’ un altro dei vostri dogmi?
no, sarebbe quello che lo stato spenderebbe anche per gli studenti della paritaria.
(che poi la scuola fosse tutta statale, mi andrebbe benissimo)
Se non me lo dimostri parroco, resta sempre un dogma.
Se lo stato non desse nemmeno quei 700 milioni, il risparmio sarebbe di 6.700 milioni… diamo alla chiesa l’opportunità di fare la sua parte!
@francesco e amichetti
http://www.ilgiornale.it/interni/la_scuola_paritaria_fa_risparmiare_sei_milioni_euro/15-10-2011/articolo-id=551725-page=0-comments=1
@francesco bis
qui forse è più chiaro
http://www.ilgiornale.it/interni/se_stato_dara_piu_soldi_private_risparmiera_500_milioni_euro_alanno/cronaca-scuola-scuola-pubblica-privata-risparmio/29-03-2010/articolo-id=433490-page=0-comments=1
Teologo, ma a te e al parroco non vi passa per la testa che quello risparmia lo stato lo pagano le famiglie per mandare i propri figli nelle scuole private e anche le famiglie che non mandano i propri figli alle scuole private, con gli incentivi sborsati dallo stato e che la chiesa ingorda ne vorrebbe avere ancora di piu’? Lo stato dovrebbe fare il proprio dovere e non arrivare al paradosso che chi non puo’ permettersi di mandare i propri figli alla scuole private sonvenzioni quelle che hanno i soldi per potersele permettere con le tasse, in questi casi sarebbe giusto anche che lo stato ci rimettesse, cosa non vera perche’ se lo stato smettesse di elargire a piene mani soldi nei confronti della chiesa (un esempio lo stato sperpera i soldi in tanti altri modi) i soldi si troverebbro eccome. L’avevo gia’ letti da tempo questo articoli (io mi informo prima di parlare, ne esistono ancora altri) e sapevo gia’ che qualche credente me la avrebbe postato, sono contento che l’abbia fatto tu, visto che ti vanti spesso di usare questa tecnica per far cadere in contraddizione, ci sei cascato con Odifreddi (ma Odifreddi e’ Odifreddi) ma che tu ci sia cascato pure con me, teologo.
– lo stato non dovrebbe elargire soldi a scuole che non siano pubbliche sopratutto alla luce dello stato disastroso in cui versano
– la scuola paritaria è inferiore alla pubblica; non è un’invenzione delll’UAAR o degli anticlericali , lo dicono le ricerche OCSE
http://www.repubblica.it/scuola/2010/12/10/news/pubbliche_private-10029837/
sui risparmi non mi pronuncio in quanto tutti da dimostrare, il problema della qualità è più interessante perché riguarda tutta la scuola pubblica (statale e paritaria) ci sono punte di eccellenza in entrambe e alcune situazioni oggettivamente disastrate (o decisamente fuorilegge). Lo stato probabilmente dovrebbe trovare il modo di valutare l’operato di tutte le scuole pubbliche, ma è un problema abbastanza complesso su cui non si riesce a trovare molti punti di concordia
E comunque lo scopo istituzionale della scuola pubblica NON E’ quello di far risparmiare soldi allo stato, ma è quello di garantire l’istruzione a tutti, anche nel caso che questo dovesse comportare delle spese in più.
Che poi le scuole debbano essere gestite in modo da evitare sprechi inutili, non ci piove, e l’intento di risparmiare deve rientrare tra gli intenti “secondari” della gestione del servizio. Ma l’obiettivo principale del servizio stesso non è certo quello.
Lisa
d’accordo.
si parlava solo per dire che “a soldi” lo stato ci guadagna
con questa logica, risparmierebbe di più togliendo l’obbligo scolastico
sono d’accordo.
si facevano i conti della serva
Caro parroco, impara a leggere. L’ammontare dei finanziamenti pubblici verso le scuole private paritarie è di circa 700 milioni di euro.
Il risparmio cui ti riferisci è il risultato di uno studio della prof.ssa Luisa Ribolzi dell’Università di Genova ma si tratta di SEI milioni eueo non seimila!!!
Riassumendo lo stato regala 700M di euro ai preti a fronte di un risparmio dello 0.85%.
Fa un altro effetto così, vero Funesto?
no, il risparimio sarebbe di sei miliardi. Ovvio che riporto notizie, non sono io a fare il calcolo.
“La ribolzi osserva che lo Stato non sarebbe in grado di reperire le risorse per finanziare i maggiori costi che si scaricherebbero sulla scuola statale se le scuole paritarie smettessero di funzionare. In un dossier dell’Agesc, l’associazione che riunisce le scuole cattoliche, si fa notare che se le paritarie chiudessero si interromperebbe la “sussidiarietà all’ incontrario”, cioè le famiglie “sussidiarie” dello Stato non sosterrebbero più l’istruzione dei loro figli con quei oltre SEI MILIARDI di euro sborsati ogni anno. ”
http://www.ilgiornale.it/interni/se_stato_dara_piu_soldi_private_risparmiera_500_milioni_euro_alanno/cronaca-scuola-scuola-pubblica-privata-risparmio/29-03-2010/articolo-id=433490-page=0-comments=1
Se vedessi che razza di inetti arrivano dalle private, i dubbietti ti cadrebbero all’istante.
i dubbi non ci sono mai stati
Non ti sto capendo.
Questo, mi si perdoni, è anche la conseguenza di una denigrazione della scuola pubblica considerata poco efficiente per colpa… anche alla distanza di più di quarant’anni… del famigerato ”68, demonizzato a destra e a sinistra mentre si auspica paradossalmente il ritorno di fatto ad una scuola autoritaria come condizione per diventare più moderna. Cioè più efficiente, cioè finalizzata interamente alle esigenze della produzione, considerando la funzione formativa di coscienze libere un lusso che una cultura ormai completramente asservita alle esigenze di un liberismo selvaggio non poteva e non può più permettersi. Questo nonostante la presenza di tanti insegnanti impegnati seriamente in questa funzione, che solo mentalità miopi considerano contrastanti con una preparazione tecnica adeguata. Il tutto condito dall’esaltazione di una meritocrazia che in realtà non faceva, e non fa, che mettere in primo piano la logica della concorrenza. Dimenticando tra l’altro che puntando solo sull’efficienza imposta daile esigenze del potere politico ed economico le scuole più ‘produttive’ sono sempre state quelle dei paesi governati dalle dittature (fascismo, nazismo, stalinismo). Con le conseguenza che tutti possono verificare,
Ed è in questo contesto culturale… ovviamente sotto la pressione dei vari confessionalismi (in Italia la ccar) e la connivenza di una classe politica interamente subalterna proprio sul piano dei cosiddetti valori… che – anche qui paradosalmente ma non poi tanto – si mandano i propri figli nelle scuole private, soprattutto cattoliche, perchè lì la disciplina dovuta ai ‘valori’ (in realtà ad uno solo) è tale che poi si può anche chiudere un occhio sull’efficienza. E magari, mentre si esalta la meritocrazia, si ‘promuovono’ poi le varie… Trote.
Sostengo tutto ciò (e altro che adesso non richiamo qui) basandomi in gran parte sula mia esperienza di insegnante nella scuola pubblica.
Sì, però i pessimi risultati delle scuole pubbliche italiane nei punteggi di confronto internazionale non sono un’invenzione: la scuola italiana (autoritaria o sessantottina che sia) pubblica non dà buoni risultati e quelle private ancora peggio. Ed è un male del tutto italiano, perché in tutti gli altri paesi d’Europa non solo ottengono risultati migliori (mentre noi da terzo mondo) ma le scuole private risultano essere spesso d’eccellenza soprattutto nel modello anglosassone.
le pubbliche in realtà non sono così male stando alle classifiche ocse…
@ seriver
Ma con quali parametri vengono giudicate le scuole degli altri paesi? Non esitono per caso anche qui, come per l’economia, delle agenzie specifiche che riflettono le esigenze di un certo tipo di società, per cui i risultati, pessimi od ottimi, attribuiti ai veri sistemi scolastici sono poi da valutare su queste basi ideologiche?
Un esperienza personale, per quel che può valere. Quando insegnavo esisteva (immagino esista ancora) un progetto inernazionale che consisteva nello scambio di alunni tra i vari paesi da inserire in una classe equivalente delle rispettive scuole pubbliche. In genere alunni delle classi penultime di un cicli scolastico. Ebbene, ecco cosa ha riferito una mia allieva di ritorno da questa esperianza fatta negli Stati Unitii (per onestà devo dire che nsegnavo in un liceo scientifico, cioè in una scuola costituita in qualche modo da studenti già selezionati): nella scuola, pubblica e in una classe equivalente, in cui era inserita, il livello di insegnamento era quanto di più scadente si potesse immaginare. Test su test, e non solo per le materie umanistiche dove l’apporto critico e l’elaborazione personale erano praticamente nulli, ma anche per le materie scientiifiche, per cui, ad esempio in matematica, il livello medio era di poco superiore a quanto vigeva in Italia nel primo anno delle scuole di secondo grado (e qui si parla del quarto anno). Al punto che l’insegnante di matematica spesso, di fronte a certi problemi, chiedeva lumi a lei. Idem per altri allievi, provenienti anch’essi dagli Stati Uniti. Dove certamente esistono le scuole di eccellenza, ma per chi può perfmettersele, mentre a mio parere lo stato del sistema scolastico di un paese deve essere valutato nella sua globalità. E le conseguenze del basso il livello culturale di gran parte della popolazione scolastica americana lo si può vedere – solo per fare un esempio di questii giorni – dai ‘valori’ presenti nei programmi elettorali di quelli che molto probabilmente avranno la maggioranza nelle prossime consultazioni.
Infine, se il livello delle scuole italiane, di ogni ordine e grado, è così scadente, come mai, proprio in campo scientifico, sono così ricercati e apprezzati giovani laureati italiani? La cui necessità di andare all’estero non credo di penda dall’struzione ricevuta…
Ecco, io personalmente mi sono sempre chiesta che razza di test siano e che cosa misurino, quei famosi test standardizzati internazionali che “dimostrano” che gli studenti italiani siano i più somari d’Europa… visto che (almeno, nella quasi totalità dei casi che conosco io), ogni volta che si fa un confronto tra programmi e contenuti della scuola italiana rispetto a quella di altri paesi, a parità di anno di corso, viene fuori che noi siamo quelli che fanno di più.
Un anno fa ho avuto, in una prima superiore, una ragazza che si era reinserita in classe ad aprile inoltrato dopo aver fatto (per motivi personali di famiglia) quasi tutto un anno di scuola in Inghilterra: nonostante fosse stata considerata “brava” e fosse uscita dalla scuola inglese con voti altissimi, non sapeva un cavolo di niente, aveva fatto sì e no un quarto degli argomenti che avevamo fatto noi, e ha dovuto farsi un mazzo così per recuperare.
Ogni tanto mi è capitato di avere a che fare con ragazzi che fanno un anno o un semestre all’estero con progetti del tipo “intercultura” o affini: a parte le ovvie differenze locali sulle materie umanistiche (non possiamo pretendere che in Canada o in Portogallo facciano il programma di letteratura italiana), a me sembra che mediamente, quasi sempre, venga fuori che hanno fatto molto di meno anche sulle materie scientifiche, che in generale, in una scuola equipollente, dovrebbero essere le stesse per tutti.
Ossia, tutta questa scarsità della scuola italiana francamente non la vedo…
Lisa
ecco, Bruno ha postato esattamente in contemporanea a me, dicendo praticamente le stesse cose 🙂
Lisa
Mi fa molto piacere.
E ne approfitto per ribadire anche un altro punto… senza tema di far sembrare la mia una difesa corporativa (la Casta degli insegnanti! (^_^)). Non credo certo di avere costituito una specie di eccezioine nel panorama scolastico italiano perchè, anzi, colleghi molto valenti, e proprio con riferimento al tipo di scuola proposto, li ho incontrati in tutte le scuole dove ho lavorato. E se, nonostante tutto, nonostante le continue riforme sempre più lontane dai veri obiettivi che una scuola dovrebbe porsi, qualcosa funziona ancora è a questi insegnanti che lo si deve, non certo a chi vorrebbe scimiottare certi modelli atranieri.
Forse le private apparirebbero un po’ peggio se dovessero accettare anche
immigrati e poveri, e magari essere obbligate a tenere aperte sedi in zone
disagiate economicamente e geograficamente…
Nelle corse a handicap si dà il vantaggio ai cavalli più deboli, non ai più forti.
Ma questo è ovvio: chi va alla privata, è perché pensa di avere un servizio migliore.
Il problema è che la percezione personale di “avere un servizio migliore” non ha necessariamente a che fare con l’effettivo livello della preparazione raggiunta, bensì con la sensazione SOGGETTIVA di “essere stati accontentati” in quello che si voleva.
E che piaccia o no, esistono anche famiglie che nella scuola non cercano affatto la preparazione culturale più elevata possibile… ma cercano solo (alle elementari) l’ambiente protetto dove i figli siano tenuti lontani da zingari, extracomunitari, handicappati e sfigati vari, oppure (alle superiori) cercano la corsia preferenziale dove siano promossi facilmente con voti alti faticando il meno possibile. O magari, che cercano esplicitamente la scuola di elite sociale, non perché sia migliore come preparazione, ma solo perché è frequentata da figli di famiglie “in vista”, in modo che i propri figli possano fare amicizie vantaggiose.
E’ chiaro che questo genere di utenti sarà prontissimo a giurare e spergiurare che la scuola privata “è migliore” di quella statale, perché loro ci si sono trovati benissimo. Ma non vuol dire che il livello di insegnamento sia migliore, quello non c’entra niente…
Lisa
i miei figli sono andati prima al nido comunale, poi alla scuola dell’infanzia (non “materna”, per favore, la centralità è sull’infanzia, non sulla maternità), poi alle elementari, ora la più grande alle medie
ho trovato sempre una grande qualità, una capacità di formare senza indottrinare
unico neo, l’insegnamento “in conformità con la dottrina della Chiesa” della religione cattolica, che cosa allo Stato 1,5 miliardi di euro l’anno: i miei figli non la frequentano, assieme ad alcuni loro compagni, e ne sono ben contenti
idem
@ R. Grendene. Invece io personalmente, ovviamente ai tempi, ho trovato particolarmente utile l’insegnamento della Religione Cattolica perchè già alle medie si facevano le cose seriamente. L’esame dei singoli comandamenti portava a distinzioni e sottodistinzioni di casistica etica sottili ma molto importanti, qualcosa di simile alle fattispecie del codice penale. Ad esempio: GIUDIZIO TEMERARIO: affermare o anche solo pensare di qualcuno qualcosa di negativo senza avere solide pezze dì appoggio. MORMORAZIONE: esprimere giudizi negativi su qualcuno in sua assenza e di soppiatto. Il tutto corredato da esempi aneddotici e conseguente impressione indelebile ( positiva ) a vita. Quanto alle superiori… ho appreso le prime critiche alla veridicità storica dei Vangeli proprio sui testi di religione. Il tutto ben diverso dall’andazzo tenuto oggi da parecchi insegnanti IRC: “Oggi parliamo dell’amicizia… ogi parliamo dei problemi dei giovani… oggi vediamo un film…”.
Credo che la propensione di non pochi genitori verso le scuole paritarie dipenda dal desiderio di immetterli in ambienti tranquilli e abbastanza selezionati, nel senso del “per bene” o del “perbenino”. Chi ha insegnato in scuole medie di periferia ( estrema ) sa quanto il lavoro sia ritardato di fatto dalla presenza di alunni caratteriali o con meccanismi relazionali abnormi per la media della popolazione. Con tutta la buona volontà di darsi da fare per loro, rimane il fatto che gli altri ne risentono.
Il prof. gGalerzi converrà, spero, sul fatto che l’insegnamento, almeno nelle materie umanistiche, è ANCHE una tecnica che richiede la necessaria preparazione culturale, ma SOPRATTUTTO un’arte, che coinvolge la personalità e la esprime; per cui l’elemento essenziale è l’accensione e l’alimentazione della motivazione ( tutto in rima ) sia del’insegnante che degli alunni. Ora, a proposito di scuola pubblica e privata, chiedo come possa generarsi la motivazione ( elemento eminentemente etico e di apertura sociale ) al di fuori da una ideologia di supporto, sia pur vissuta con larghezza e liberalità di vedute.
Non credo di sbagliare affermando che le abituali autogestioni – occupazioni tardoautunnali nelle superiori corrispondono a loro modo a questa esigenza, frammista con quella della “convivialità” largamente evasa durante l’insegnamento ordinario: una specie di ATPS ( avviamento alla tendenza progressista di sinistra ) che costa il pagamento a vuoto degli insegnanti di un’intero istituto per una decina di giorni all’anno o anche più.
Quanto alla convivialità… credo proprio che mi sia mancata nelle serissime scuole ( pubbliche che ho frequentato ). sarà stato per l’impronta militaresca allora vigente in tempi postfascisti, ma la freddezza- asciuttezza degli insegnanti mi ha nuociuto. Il problema che la convivialità diciamo generosa toglie tempo all’insegnamento istituzionale: una specie di quadratura del cerchio. ma nche il terrorismo è disfunzionale: alunni con i crampi allo stomaco per cinque ore al giorno difficilmente ameranno la cultura.
“Ora, a proposito di scuola pubblica e privata, chiedo come possa generarsi la motivazione ( elemento eminentemente etico e di apertura sociale ) al di fuori da una ideologia di supporto, sia pur vissuta con larghezza e liberalità di vedute.”
Un’ideologia di supporto? Intanto questa ideologia non deve essere vissuta religiosamente (espressione che uso abitualmente sperando, che – pur non approvando – mi si capisca), e quando un’ideologia è già di per sè religiosa…
A parte questo (per altro fondamentale) una scuola laica deve essere caratterizzata da una pluralità di ideologie… e la mia esperienza di insegnante nella scuola pubblica questa pluralità l’ho sempre verificata, sia pure spesso col limite esiziale da parte di alcuni docenti (e fra questi certamante si sono distinti molti sessantottini, o ex sessantottini, incapaci di cogliere la nacessità di rinnovamento della scuola solo approfittando dell’inevitabile trambusto che ciò provocava) di, appunto, testimoniarle ‘religiosamente’.
In quanto poi alla ‘convivialità’, non ho ben chiaro cosa tu intenda. Se per convivialità intendi una rapporto di reciproca fiducia… ebbene, certamente il crearlo fa parte di ciò che tu chiami un’arte (e non solo per le materie umanistiche), la quale però deve essere supportata dalla convinzione che senza convivialità (io dico ‘reciproca fiducia’) si trasmette poco e si insegna male e con fatica. E a questo proposito, magari proprio come reazione al ’68, si sente sostenere, anche da ‘esperti’ – come tali ascoltati ‘religiosamente’ – che ai ragazzi non bisogna dare troppa confidenza, confondendo, non so quanto in buona fede essendo esperti, autorevolezza con autoritarismo.
Lascio da parte le tante altre questioni che l’argomento comporta e di cui.. mi pare proprio anche replicando a te… ho discusso più volte.
“Invece io personalmente, ovviamente ai tempi, ho trovato particolarmente utile l’insegnamento della Religione Cattolica”
Florenskij, tut sei proprio la dimostrazione di come ti puo ridurre lo studio della religione cattolica.
Ok, ma in tal caso ammetterai che chi vuole la scuola “selezionata”, in cui il proprio figlio sia esposto SOLO al contatto con la fascia privilegiata della popolazione, e sia tenuto lontano dalla media della realtà quotidiana di tutti (che, piaccia o no, comprende anche ragazzi problematici, che siano disabili, o dislessici, o con problemi comportamentali, o stranieri con difficoltà linguistiche, o “caratteriali” che è una parola arcaica che non si usa più, o socialmente sfigati di qualsiasi tipo)…
…allora debba scucire i soldini di tasca sua e debba pagarsela tutta e senza sconti.
O non va bene nemmeno questo?
Perché i sostenitori della scuola privata vorrebbero che questa percepisse fondi dallo stato (ancora più sostanziosi di quelli che ha già), e CONTEMPORANEAMENTE vorrebbero che mantenesse il suo carattere di scuola “protetta”, selezionata, elitaria, isolata dalla media della società normale, e in cui ci si possa ritrovare a cantarsela e suonarsela tutti fra di loro, tra persone che la pensano tutte allo stesso modo e che conducono stile di vita uguale.
E allora, francamente, c’è qualcosa che non quadra.
Lisa
Su questo punto, ho già risposo in un altro thread: e vorrei vedere che non fossimo nemmeno pagati, visto che in quei giorni siamo comunque obbligati per legge a prestare le normali ore di servizio, e a fare regolarmente lezione a chiunque scelga di non partecipare alla manifestazione e di entrare in classe. Cosa credevi, che gli insegnanti potessero liberamente approfittarne per restarsene a casa a dormire?
Lisa
Dev’essere solo una cosa momentanea, forse i genitori degli studenti si sono spaventati vedendo che dalle pubbliche è uscita gente come il Trota.
Io ho sempre sentito dire che il Trota sia riuscito a prendere la maturità da privatista, dopo ben due bocciature alla scuola pubblica.
A parte la faccenda Trota, nella mia città sento che parecchi genitori scelgono di mandare i figli alle scuole private per non farli “contaminare” dagli immigrati.
Invece nella mia città, su un muro una mano anonima ha scritto: Immigrati salvateci dai leghisti.
Beato te che vivi in una città più civile!
Curioso il titolo: “Aumentano gli studenti delle scuole paritarie”.
E’ allora? Dov’è il problema? La concorrenza con la scuola pubblica?
C’è un principio che a voi uaaretti non va proprio giù, ed è quello della libertà di educare.
I genitori hanno il dovere E IL DIRITTO di educare i loro figli come meglio credono.
Non c’è un’educazione neutra, cari uaaretti. Questa è solo nelle vostre testoline piene di segatura.
A partire dal battesimo, passando per le scuole dove si insegnano principi graditi ai genitori, fino a quando i figli, divenuti maturi, liberamente sceglieranno se accogliere gli insegnamenti riicevuti o rifiutarli.
Anche a te non è chiaro che ciò è avvenuto perché mancano i soldi alla scuola pubblica. Non è stata una scelta del tutto volontaria.
Troppo difficile da comprendere? O è solo una questione di volontà? 🙄
“A partire dal battesimo, passando per le scuole dove si insegnano principi graditi ai genitori, fino a quando i figli, divenuti maturi, liberamente sceglieranno se accogliere gli insegnamenti riicevuti o rifiutarli.”
Hai capito che capolavoro pedagogico ci propina questo redicoppe? Prima si plagiano i figli indottrinandoli ben bene (a partire addirittura dal battesimo!)… poi, una volta maturi, che scelgano LIBERAMENTE!
Infatti, lui ha scelto liberamente di rimanere condizionato a vita…
Gualerzi, non offendere la tua intelligenza.
Ho detto “educare”, non “plagiare”.
Io (che sono intelligente) non direi mai che plagi tuo figlio indottrinandolo all’ateismo.
@ redicoppe
Vorrei vedere che fossi tu ad usare il verbo ‘plagiare’! Lo uso io perchè tale ritengo ciò che tu naturalmente chiami educazione. Che tu non sia d’accordo era scontato… ma lascerei perdere l’intelligenza.
E se poi, invece di blaterare di ‘testoline piene di segnatura deli uaarini’, ti prendessi la briga di leggere anche solo ciò che viene scritto in questo post a proposito della laicità della scuola ‘indottrinare all’ateismo’ non esiste proprio, se non ritenendo l’ateismo – come da luogo comune ricorrente fra credenti – a sua volta una religione. E anche qui non pretendo certo che tu sia d’accordo, ma per favore, ancora una volta, lascia perdere l’inteligenza. Non è che ti si addica molto.
@ bruno gualerzi
Vedo che continui a offenderti.
Pensi che quella laica sia educazione, mentre quella religiosa non sia tale ma plagio.
Ma ciascun genitore deve poter essere libero di trasmettere a figli ciò che RITIENE essere il meglio per loro.
Io ritengo che per loro sia meglio dare una educazione religiosa, e precisamente cattolica, mentre tu, invece, ritieni che per loro sia meglio dare una educazione laica.
Al riguardo non ho nulla da ecceipre, mentre tu mi eccepisci il plagio.
Con l’arroganza tipica del laico, che non solo ha la pretesa di sapere cosa è buono per i figli degli altri, ma addirittura vuole imporre ai genitori il suo modello di educazione, esautorandoli delle loro prerogative e del loro diritto naturale di educare.
E’ curioso, poi, come dei relativisti accaniti, assumano in questo campo posizioni
assolute, tali per cui l’educazione dovrebbe essere laica e pubblica per definizione.
Senza considerare la pretesa, anche essa assoluta, che l’ateismo non sia una “religione”, o una posizione ideologica. Non accorgendosi che questa non è una pretesa “terza”, ma “di parte”.
Senti, amico duedipicche, se vuoi continuare a far finta di non capire che chi vuole un’educazione religiosa, cioè basata su principi, certo legittimi, ma dogmatici – si trattasse pure di voler educare esclusivamente all’ateismo (che poi non sarebbe vero ateismo, ma qui non è questo il punto) – non può pretendere, in un paese laico, che gliela paghi la collettività… continua pure così.
In quanto all’offendermi… sai com’è, essendo socio uaar e venendo perciò considerato da te una ‘testolina piena di segatura’… o non replico, o, se replico, non posso certo far finta di niente.
Buona giornata.
Bene, Gualerzi.
Sul plagio hai capito (ci sono eccezioni anche fra gli uaaretti), ma cerchi di smarcarti con la solita tiritera sui finanziamenti alle scuole paritarie.
Peccato che questi finanziamenti non sono altro che aiuti alle imprese (le scuole paritarie, infatti, sono imprese) per cercare di creare occupazione e posti di lavoro (la precarietà degli insegnanti è sotto gli occhi di tutti), aiutando lo stesso Stato nel compito educativo.
Senza considerare che, come ricorda il bravo Carcano, le scuole paritarie sono cattolihe solo in buona parte. Dunque non tutte. E chiunque può intraprendere un’attività di impresa avente ad oggetto l’attività scolastica.
Saluti e Buon Santo Natale
@ redicoppe
Buona questa della scuola come impresa, come una Fiat che, per non fallire, chiede aiuti allo stato! Che poi, in una sociatà civile, la scuola debba rappresentare il luogo dove, assieme alle competenze, si formano le coscienze… chi se ne frega? Il valore dominante non è la coincorrenza? E allora, oltre che privilegiare nella scuola, attraverso una presunta meritocrazia, questo ‘valore’… perchè ill mercato con le sue leggi non deve valere anche per la scuola?
Mah!
redipippe sembra imbecille ma non fatevi ingannare, e’ solo un prodotto di scarto della scuola paritaria dove lo usavano come straccio pulisci cessi.
E che c’entra la libertà di educazione con i fondi pubblici? Che li educassero come gli pare, ma di tasca propria. E’ così difficile da capire?
Lisa
Si se sei un operaio con mille euro al mese invece che un professionista. Il finanziamento alle private, cattoliche o meno, dovrebbe permettere di superare questa disparità. Io non ci penso nemmeno a mandare mia figlia in una scuola privata (tranne che adesso all’asilo, poichè quello pubblico era improponibile), ma ritengo che ogni cittadino deve avere la possibilità di scegliere a quale scuola mandare il figlio. Non si vede perchè lo stato non debba venire incontro ai cittadini, soprattutto quelli meno abbienti, visto che anche loro nel loro piccolo pagano le tasse. Tanto più che lo stato a quanto sembra ci risparmia pure. Devo dire che non capisco questa difesa ad oltranza della scuola statale, che mi sa tanto di rimasugli marxisti. In Francia, che certo non sono meno laici, tutte queste paturnie non se le fanno, anzi, da quanto mi risulta, lo stato francese soprattutto negli ultimi anni sta favorendo le private. Che i francesi siano più bigotti e scemi di noi?
Perché l’obiettivo principale di chi manda i figli alla scuola privata è quello di SOTTRARLI da una normale situazione di pluralismo e di varietà che rispecchia la società vera, e di fare in modo che siano esposti solo a un ambiente privilegiato, selezionato e protetto, al quale non abbiano accesso tutti.
Se le scuole private cominciassero veramente ad accogliere TUTTI, compresi ragazzi problematici, disabili gravi, figli di famiglie socialmente sfigatissime o pezzenti economicamente, stranieri dalle tradizioni etniche più imbarazzanti “per le nostre abitudini” … allora la motivazione principale per cui certa gente “sceglie la scuola privata” verrebbe immediatamente a mancare.
Per cui, se il signor Pippo desidera individualmente che i suoi figli facciano parte di una elite (che non è affatto un diritto di scelta sancito dallo stato, ma è solo una esigenza personale sua), che muova le chiappe e si dia da fare privatamente per pagarsi tale privilegio.
Non mi pare difficile da capire.
Lisa
@Paniscus/Lisa
Al contrario di lei io non faccio il processo alle intenzioni. del resto una simile obiezione decadrebbe non appena i figli degli operai e dei meno abbienti avessero accesso facilitato a tali scuole. E non faccio nemmeno guerra agli altri cittadini spinto dal mio furore ideologico. La scuola è pubblica perchè svolge un servizio pubblico che è quello di fornire istruzione, in questo processo può benissimo partecipare anche la scuola privata, che è di fatto in questo pubblica. Giacchè pubblico e statale non coincidono. Dunque a parità di ruoli non si capisce perchè il cittadino debba pagare due volte, tasse e retta della scuola privata.
Rimango sempre stupito di come le persone (e qui faccio un discorso generale) prima si riempiono la bocca di parole come libertà e diritti, ma poi sono prontissime a negarli, senza neppure rendersene conto, a chi gli sta ideologicamente sulle scatole.
Lo stato ha fatto un ottimo investimento, visto anche la situazione di molte scuole pubbliche. E in più rispetta la libertà dei cittadini di studiare dove vogliono.
a te chi ti ha investito giuseppe? ultimamente le tue frasi sono scese al livello di pensierini da bambino semplice. Che ti e’ successo giuseppe?
Liberissimi di studiare dove vogliono, coi loro soldi.
Prima lo stato garantisce un diritto a tutti: poi, e solo poi, se qualcuno vuole spendere del suo nessuno lo impedira`.
le senti ancora le voci? c’e’ ancora l’omone grande grande che ti fa paura la notte in cameretta?
@ giuseppe.
Ceeerto, anch’io volevo studiare in una certa scuola privata di gran lusso.
Però purtroppo lo Stato QUELLA scuola non me la paga: a quanto pare, non è cattolica.
L’ottimo investimento sarebbe quello di licenziare dalle scuole superiori private, una massa di cittadini pressocchè analfabeti e privi di cultura e basi? Perchè parliamoci chiaro, le scuole private sono veri e propri diplomifici, e questo lo sai benissimo. Vige l’assurda legge che chi paga, non deve impegnarsi troppo ad imparare…!
Dici che lo stato delle scuole pubbliche sia pessimo, ma non ti chiedi il perchè e non ti soffermi a pensare che forse, se quei 700 milioni venissero investiti nel pubblico anzichè nel privato, qualcosa andrebbe decisamente meglio.
Ci sono famiglie che vogliono la libertà di far studiare i propri figli dove meglio lo ritengono opportuno? Bene…Benissimo e liberissimi! Ma che lo facciano CON I LORO SOLDI, e non con i soldi pubblici. Dove sta scritto che lo Stato debba diventare una sorta di pappone e maniaccia che nel nome del “risparmio” o dell’investimento, finanzia l’abbassamento della cultura?
A.A.A. CALAMANDREI CERCASI!! 👿
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20040402172721
Non me lo dire. A Firenze hanno avuto il coraggio di intitolare proprio al nome di *Piero Calamandrei* una sciaguratissima scuola privata dove finiscono tutti i bocciati delle statali a fare due anni in uno, o a cambiare indirizzo di studi in tempi improbabili. E la cosa peggiore è che ha anche avuto la parificazione, per cui non devono nemmeno tornare a fare gli esami di idoneità fuori, ma vengono promossi d’ufficio direttamente all’interno della scuola, con diploma valido…
Lisa
beh, se tu hai frequentato una scuola paritaria non sei proprio una buona pubblicità…
non c’è problema, cosi si risolve pure il problema della fuga dei cervelli per le prossime generazioni 🙁
Come la mettiamo con la c.d.laica Francia paga gli insegnanri (con gli stessi stipendi di quelli statali) di due milioni di scolari (il 20% degli scolari in Francia) che frequentano le scuole cattoliche contractuelles (scuole pubbliche non statali) dove c’é pure l’insegnamento della religione cattolica. Altro che 500 milioni che lo Stato italiano su un bilancio di oltre 50 miliardi per le scuole pubbliche statali pffre alla scuole pubbliche non statali (la terminologia é quelle che si trova nella legge del comunista Luigi Berlinguer).
Ma lo sanno i razionalisti che la laica Francia sostiene con numerose sovvenzioni la CCAR locale. Con un reddito annuo di 55.000 euro si pagano in Francia (se sei celibe e senza figli) 10000 Euro (molto meno che in Italia, ove si pagherebbe il doppio)
Se però hai donato 3000 euro al vescovo (capo della association diocésaine) puoi dedurre dalle tue imposte 660×3 = 1980 Euro e pagherai solo 8020 Euro.
Mica male per la CCAR in uno Stato ove vige una rigorosa laicité (salvi Haut e Bas-Rhin e Moselle).
In Olanda funziona così “Publicly and privately run schools are financed in the same way by the Ministry of Education, Culture and Science and evaluated in the same way by the Inspectorate.”. Ossia lo Stato paga per tutti, ma lo Stato CONTROLLA tutti. Chiaramente funziona in uno stato ad alta trasparenza. Da noi è per ora utopia. Se lo Stato controlla, non ci sono scuole che possono rifiutarsi alunni su base di differenze etniche, finanziarie o di capacità/handicap. Non conosco di prima mano il sistema scolastico olandese, ma indirettamente mi sembra molto improbabile che ci siano scuole esclusive per figli di papà o diplomifici finanziate dallo Stato. Dai dati per la scuola primaria, che in Olanda va fino ai 12 anni, si vede che il 30% frequenta la scuola statale, il 70% alla “Bijzonder” (preponderante la presenza delle scuole confessionali).
Leggevo che in Finlandia, il paese al top dell’indagine Pisa, i docenti sono considerati alla stregua di professionisti e avvocati, e che vengono selezionati tra il 10% di migliori laureati. Anche in Finlandia il sistema scolastico è sovvenzionato al 100% dallo Stato. Ma anche lì, hanno quello che a noi manca, il controllo equo e il concetto di merito.