Enna, preferisce la galera al centro d’accoglienza francescano

David Catalano, arrestato e mandato agli arresti domiciliari presso una casa di accoglienza gestita dai frati francescani, è fuggito per ben due volte. Non per darsi alla macchia: si è presentato alla caserma dei carabinieri di Troina, in provincia di Enna, chiedendo di finire in galera. Il giovane, originario di Zafferana Etnea (CT), preferisce infatti il carcere alla casa d’accoglienza Santa Maria degli Angeli. Già lo scorso 21 novembre Catalano era scappato dalla struttura religiosa, sostenendo di provare disagio nella casa religiosa, ma il giudice di Nicosia gli aveva imposto i domiciliari sempre nella stessa casa d’accoglienza.

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46 commenti

Roberto Grendene

che triste quadretto.. il condannato è la figura più civile

civis romanus sum

Quoto.
E la figura più da cani la fa la Giustizia italiana.

John

Solo per questo meriterebbe la grazia, quella con la minuscola… 8)

Alb

“…sostenendo di provare disagio nella casa religiosa”. Ma povero caro, e dove vorresti farli i domicilari, all’Hilton? Dicci, dicci dove possiamo mandarti per non farti “provare disagio”, non sia mai!

(assumendo che in questa casa non lo costringessero a seguire messe, pregare etc)

alfonsotoscano

Lo ha detto lui stesso dove vorrebbe farli, in carcere!

Paul Manoni

Peraltro, in carcere per il 90% degli aspetti relativi alla detenzione, si sta 1000 volte peggio che in un centro di accoglienza francescano… 😉

Xeanu

“sostenendo di provare disagio nella casa religiosa”….
vuoi vedere che temeva per l’incolumità del suo popò?

diego

ma non so se in carcere l’incolumità di quel posto sia salva!!! Forse in carcere ci son più giovani!

Steve

a 31 anni suonati saprà pur dire di sì o di no, non credi … o vogliamo ancora crogiolarci nelle fantasie a base di docce comuni e saponette sfuggite di mano …:-|
Suvvia, il discorso rischia di diventare un filino … omofobo .

teologo cattolico

evidentemente avverte l’incompatibilità tra il suo essere delinquente e l’essere ospite in un casa di accoglienza francescana.

Laverdure

@Teologo
E dove sta l’incompatibilita ?
Il ruolo della Chiesa non e’ forse quello di redimere e riportare al gregge le pecorelle smarrite ?
O forse alle gente sta sempre piu’ sul c£%%$(licenza poetica)il suo ruolo di pecora ?

Francesco

Scrivevi conflitto di interessi e facevi prima, teologo prolissologo.

teologo cattolico

@laverdure

è il tizio colpevole di non so cosa che non si sente a suo agio nella casa francescana. Non sono i francescani che non lo vogliono.

@Murdega

Ammetterai che sono abbastanza creativo. Quasi per ogni notizia ne tiro fuori uno (di congli) e non sempre lo stesso (o almeno cerco); ammetto che però alcune notizie proprio non mi ispirano.

Reiuky

è inquietante….

cioè, sto tizio è scappato dagli arresti domiciliari (e ok) e… si è presentato in caserma chiedendo di essere messo in carcere???????????????????????????

io vorrei tutta la testimonianza del ragazzo su quello che gli è successo.

Senjin

in effetti è inquietante. Per essere peggio di un carcere cosa succede in quella casa di accoglienza.?

Steve

niente sigarette o droghe (da leggere a pesanti)? Nessuno con cui condividere interessi? un ambiente completamente privo di ogni stimolo che non fosse quello “religioso”?

Voi ci stareste in un convento? 😉

Laverdure

@Steve
Per le sigarette ,come pure gli alcolici e forse anche le droghe non credo che ci siano molti problemi di “reperibilita”in un convento,specialmente se adibito a “casa di accoglienza”.
Ovviamente bisogna vedere qual e’ il prezzo richiesto,in denaro o “prestazioni” varie.

teologo cattolico

@steve

sicuramente un delinquente come quello non ci sta.

Laverdure

@teologo
Le persone perbene infatti ci stanno benissimo.
Il Divo Giulio anni fa non passava la villeggiatura proprio in un convento ?(Ovviamente adeguatamente attrezzato )

paniscus

Per quanto riguarda gli alcolici, i francescani non lo so, ma i monaci di derivazione benedettina, e in particolare i trappisti, sono un’autorità in fatto di amari e grappe 🙂

Lisa

FSMosconi

Ma non esiste qualcosa tipo la Carta dei Diritti dei Detenuti o simili? E poi: ma che diamine succede in quel centro? 😯 😯

Paul Manoni

In Italia, nelle galere non sanno nemmeno cosa sia la Carta dei Diritti Umani, figurati se sanno cosa possa essere la Carta dei Diritti dei Detenuti…Pura fantascienza nel paese i cui governi, per una bassa questione elettorale, moltiplicano le leggi, riempiono le galere ed insano i tribunali.

Diocleziano

Questo giovane, se non sopporta la vicinanza dei francescani, non può essere davvero cattivo… :mrgreen:

teologo cattolico

o lo è veramente. Il fatto che sia stato riconosciuto colpevole di qualche reato, mi fa supporre di aver qualche ragione

Francesco

Grazie teologo, visto che la chiesa e’ stata riconosciuta colpevole di enormi e atroci crimini, tu stai dando ragione a noi. :mrgreen:

Maurizio_ds

Eh, certo che fra due galere è meglio scegliere quella dello Stato. Almeno lì le cose sono chiare e nessuno cerca di convertirti; al massimo di stuprarti (ma ci può provare anche un prete…)

Batrakos

Un amico mio sin dall’adolescenza, tuttora e da una vita tossicodipendente, arrestato varie volte per piccoli reati reiterati contro il patrimonio, e già reduce da una comunità terapeutica fallita, l’ultima volta che fu arrestato preferì il carcere alla comunità o alla casa famiglia e cose simili imponendo all’avvocato di non chiedere affatto queste destinazioni.
La spiegazione?
Mi disse che in carcere vi è una libertà maggiore, mentre in quei posti ci sono una serie di regole cavillosissime (dal numero delle sigarette al giorno alla costrizione ad attività di socialità al ‘colloquio’ obbligatorio con gli psicologi) che gli rendevano preferibile il clima della cella, dove, a suo dire, si discute liberamente come fuori, nessuno ti impone queste cose e c’è, sempre a suo dire, un clima meno oppressivo.
Leggendo questa ultimissima non poteva non tornarmi in mente.

Alb

@batrakos: lungi da me il voler difendere l’ennesimo esempio di attività “delegate” alla CCAR dallo stato, ma non sono cosi’ sicuro che un ambiente meno “oppressivo” sia la soluzione migliore. I detenuti non sono dei mentecatti, ci mancherebbe, ma almeno in teoria la detenzione dovrebbe avere funzione rieducativa, non punitiva: sono peggio i colloqui obbligatori con gli psicologi (non preti, sia chiaro: gente qualificata), oppure l’essere abbandonato in una cella senza la possibilità di alcun colloquio costruttivo se non quelli con gli altri detenuti?
Certamente l’esperienza può non piacere, perchè rimettere in discussione se stessi ed il proprio modo di vivere può essere pesantissimo, ma siamo sicuri che l’alternativa sia migliore?
Difficile valutare, credo dipenda da caso a caso, da situazione a situazione, da struttura a struttura: tuttavia il “disagio” del detenuto dovrebbe essere solo uno degli elementi di valutazione, non l’unico.

Alb

Batrakos

Alb.

Lungi da me dire che il mio amico avesse ragione; era solo una testimonianza: visto che una misura alternativa è solitamente considerata più leggera del carcere, c’è da notare che non sempre poi di fatto è così.
Poi il discorso è complicato, nel senso che, a mia esperienza, è difficile avviare percorsi di uscita da una dipendenza se essi non sono scelti con decisione, ma sono un modo per evitare il carcere; così come, in teoria, anche in carcere puoi (non devi, a parte la visita di routine appena sei arrestato per vedere se sei a rischio suicidio, ma poi in carcere, vista la situazione, tra la teoria e la prassi c’è differenza enorme) avere visite dello piscologo; così come è difficile non pensare a come tanti reati connessi alla droga non ci sarebbero al di fuori dei costi proibitivi della sostanza che il proibizionismo genera, per cui forse certe situazioni, che non di rado finiscono in tragedia (vedendo i numerossisimi suicidi in carcere non capita mai che si ammazzino condannati definitivi per mafia, ma quasi sempre piccoli delinquenti come il mio amico), si potrebbero risolvere con un po’ di buonsenso.
Ma qua apriremmo un discorso infinito e off topic: semplicemente dico che, a parer mio, se un detenuto preferisce il carcere alle misure alternative va tendenzialmente accontentato, visto che non pretende nulla di migliore (come se uno con un biglietto del treno per la prima classe che vuol viaggiare in seconda…assurdo ma perchè impedirglielo?) anche se poi, fosse un uso diffuso, si creerebbe un sovraffollamento allucinante. Ma, fosse diffuso, sarebbe un dato ulteriore per riflettere sull’assurdità delle nostre carceri, dove quasi tutti i detenuti sono in attesa di giudizio e spesso per reati di droga o microcriminalità e raramente pericolosi delinquenti…se poi vediamo quanto poco peso hanno i reati finanziari in Italia c’è da riflettere anche di più.

teologo cattolico

@batrakos

Sei sempre un gradino sopra i tuoi amici uaarini.

giuseppe

Infatti, in quelle strutture tentano di rieducarli ( spesso con risultati brillanti) mentre in carcere escono peggio di prima. O si suicidano !

Francesco

Continui sempre a vivere nel mondo dei sogni, giuseppe.

(A causa della frequentazione di queste ultimissime di sottosviluppati fan dell’Uccr, dichiaro che questo commento non e’ da considerarsi offensivo nei confronti delle vittime dei recenti attentati in Nigeria, si capisce ma con loro non si sa mai)

Batrakos

Non sempre, Giuseppe: conosco persone che sono uscite dal carcere e si sono rifatte una vita normale, come persone che sono uscite da tentativi di rieducazione peggio di come sono entrati, magari perchè andare lì era un modo per evitare il carcere e soprattutto avere diverse tutele sociali scontata la pena (se esci dal carcere ci sono meno meccanismi di reinserimento sociale e lavorativo rispetto ad una comunià o affini).
Certamente la statistica dice che chi va in carcere una volta ha buone possibilità di recidività, ma anche chi va in comunità ha alte possibilità di ricaduta nella droga (se di droga si parla), mentre per reati non legati alle tossicodipendenze non so bene come stiano le cose.

myself

Catalano avrebbe potuto fuggire e basta, invece si è presentato alla caserma dei carabinieri, quindi significa che è intenzionato a scontare la sua pena, lo Stato dovrebbe dargliene la possibilità mettendolo in carcere. Non esiste alcuna legge che lo possa obbligare a passare i domiciliari con dei frati francescani.

luigi

Il condannato ha IL DIRITTO ASSOLUTO di stare in carcere e non in un centro di accoglienza religiosa! Lui sì che è la persona è più civile!

Giona sbattezzato

I francescani probabilmente non sono alla sua altezza. Ma è ovvio, credono a fiabe demenziali, chi mai vorrebbe essere obbligato a stare con gente simile.

Murdega

@Murdega

Ammetterai che sono abbastanza creativo. Quasi per ogni notizia ne tiro fuori uno (di congli) e non sempre lo stesso (o almeno cerco); ammetto che però alcune notizie proprio non mi ispirano.
___
Ho sempre percepito la presenza della tua intelligenza, tutto stà a capire perchè
la tua intelligenza ti porta ad essere teologo (e ci può stare), non capisco
il tuo difendere la ccar in tutto e per tutto, ritengo che sia un’applicazione
malefica dell’intelligenza che ti porta profitto.

giuseppe

Che vada pure in carcere, poi invocherà i francescani di riprenderlo.

FSMosconi

Difficile se ha tentato già di scappare.
Cosa che non per niente ha avvenuta.

Non noti niente in tutto ciò?

fab

Come al solito, giuseppe capisce quello che vuole capire; i fatti sono irrilevanti.

Lorenzo Galoppini

Il fatto che, almeno in questi tempi di sovraffollamento, condizioni inumane e suicidi, abbia preferito il carcere al convento, dovrebbe dirla lunga su come si doveva stare in quel convento. A meno che l’individuo in oggetto non fosse pazzo, ma dalla notizia non sembra risultare.

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