Benedetto XVI incontra gli ambasciatori

Stamattina, durante l’incontro con gli ambasciatori, Benedetto XVI ha toccato vari temi, in particolare le relazioni internazionali tra gli Stati e la Chiesa, i diritti umani e i conflitti nel mondo. La crisi mondiale deve essere “uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica”, ha esordito.

Quindi si è appellato alla comunità internazionale poiché il “rispetto della persona” deve “essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza”. E’ necessario costruire “società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso” perché ciò “costituisce un orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze elettorali”.

L’educazione in questo senso è “tema cruciale”, perché da essa “dipende tanto il sano sviluppo di ogni persona, quanto il futuro di tutta la società”. Deve “condurre i giovani alla conoscenza piena della realtà e quindi della verità”, ma “ha bisogno di luoghi”. Tra questi, “anzitutto la famiglia” ma, precisa, quella “fondata sul matrimonio di un uomo con una donna”. La ‘vera’ famiglia “non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società”. “Pertanto, le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità”, ha sentenziato. “Il contesto familiare è fondamentale nel percorso educativo e per lo sviluppo stesso degli individui e degli Stati”, ha aggiunto, “di conseguenza occorrono politiche che lo valorizzino e aiutino così la coesione sociale e il dialogo”.

In questo senso, Benedetto XVI ha  accolto “con soddisfazione la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta di brevettare i processi relativi alle cellule staminali embrionali umane, come pure la Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso”. Il papa è detto “convinto” che “si oppongano all’educazione dei giovani e di conseguenza al futuro dell’umanità le misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili”.

Importante anche il ruolo delle istituzioni educative nello “sviluppo della persona”. Istituzioni che però “faticano a compiere il compito loro proprio se viene a mancare un’armonia di intenti con la realtà familiare”. Per questo servono “politiche formative affinché l’educazione scolastica sia accessibile a tutti e che, oltre a promuovere lo sviluppo cognitivo della persona, curi la crescita armonica della personalità, compresa la sua apertura al Trascendente”. Benedetto XVI ha auspicato che il “contributo” della Chiesa nel campo delle istituzioni scolastiche e delle accademie “sia riconosciuto e valorizzato anche dalle legislazioni nazionali”.

Un’opera educativa è “efficace” se postula il “rispetto della libertà religiosa”, che è secondo il papa “primo dei diritti umani” in quanto “esprime la realtà più fondamentale della persona”. Ma questo diritto è “ancora limitato o schernito”, ad esempio nei Paesi in cui i cristiani subiscono persecuzioni. Non solo, ma in altre zone – con riferimento molto probabilmente ai Paesi occidentali – “si riscontrano politiche volte ad emarginare il ruolo della religione nella vita sociale, come se essa fosse causa di intolleranza, piuttosto che contributo apprezzabile nell’educazione al rispetto della dignità umana, alla giustizia e alla pace”. Il papa riconosce i danni causati dal “terrorismo motivato religiosamente” ma ha sostenuto che “la religione non può essere usata come pretesto per accantonare le regole della giustizia e del diritto a vantaggio del ‘bene’ che essa persegue”.

Benedetto XVI prende come esempio la Germania, dove “i padri costituenti” hanno avuto nella “visione cristiana dell’uomo” la “vera forza ispiratrice”, come anche i “fondatori dell’Europa unita”.  Tra i “segnali incoraggianti nel campo della libertà religiosa” in Europa, il papa ha menzionato anche “la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane”. La sentenza è arrivata dopo una lunga battaglia legale per la laicità promossa dall’UAAR. E il compiacimento del papa è l’ennesima dimostrazione di quanto fossero dubbi i presupposti del pronunciamento definitivo da parte della Grande Chambre e di come effettivamente il crocifisso imposto nei luoghi pubblici sia tutt’altro che un simbolo neutrale.

Ma il papa non ha mancato di rivolgere “un particolare pensiero” all’Italia, per i 150 anni dall’Unità. Se è vero che “le relazioni tra la Santa Sede e lo Stato italiano hanno attraversato momenti difficili”, nel tempo “hanno prevalso la concordia e la reciproca volontà di cooperare, ciascuno nel proprio ambito, per favorire il bene comune”. A cominciare, vale la pena di ricordarlo, con un concordato sottoscritto col regime fascista nel 1929. Benedetto XVI ha auspicato che “l’Italia continui a promuovere un rapporto equilibrato fra la Chiesa e lo Stato”, come “esempio” per gli altri Paesi.

Ultima, la nota ‘ecologista’. Il papa ha detto che “una educazione rettamente intesa non può che favorire il rispetto del creato” e che “la salvaguardia dell’ambiente, la sinergia tra la lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici costituiscono ambiti rilevanti per la promozione dello sviluppo umano integrale”.