L’opposizione socialdemocratica turca denuncia il tentativo del governo Recep Tayyip Erdogan e del presidente della repubblica Abdullah Gul di rivedere la festa nazionale legata ad Ataturk.
Mustafa Kemal (detto Ataturk, cioé ‘padre dei turchi’) è infatti il simbolo della Turchia moderna e laica. In Turchia si festeggia il 19 maggio, giorno in cui Ataturk nel 1919 arrivò a Samsun per iniziare la guerra che avrebbe portato alla fondazione dello Stato turco dalle ceneri dell’Impero Ottomano.
Secondo la presidenza, le celebrazioni che si svolgono anche nelle scuole ricordano quelle dei regimi, per il tono fortemente nazionalistico. Una recente circolare del ministero dell’Istruzione confina tali eventi nei cortili delle scuole, non concendendo più strutture come stadi e vietandoli nella città di Ankara. Con la motivazione che gli alunni possono ammalarsi o perdere ore di lezione. Gli insegnanti hanno annunciato ricorso contro un provvedimento che a loro avviso mina la laicità della scuola.
Critica l’opposizione, che accusa l’esecutivo di voler rimuovere dall’immaginario la figura di Ataturk, anche con altri provvedimenti, per un cambiamento di rotta in senso più islamico a scapito della tradizionale laicità turca. Erdogan è infatti a capo dell’Akp, il partito islamico moderato, che si sta scontrando sia con i militari (storicamente tutori del laicismo turco) sia con le forze d’opposizione. Come dimostrano i numerosi arresti di giornalisti, accusati di far parte di un’organizzazione che voleva ordire un ‘complotto laico’.
Sembra purtroppo che la tendenza al “passo del gambero” non risparmi nemmeno il paese che, almeno a livello simbolico – e “al netto” molto grossolano dei problemi a Cipro, dello standard dei diritti umani e della grave questione curda – rappresenta nell’immaginario l’incontro tra Oriente e Occidente. A quanto pare, gli effetti della così detta “primavera araba”, che promettevano o potevano far sperare altro – con maggiori probabilità quanto al coinvolgimento di frange più avanzata delle popolazioni, assai meno da parte delle costituende leadership – non siano stati troppo primaverili da nessuna parte nell’area estesa del Medio Oriente. Soprattutto ora, davanti alla crisi dell’Unione, che il Ratto d’Europa passi ancora per l’Ellesponto?
La piega confessionale che hanno assunto le cose un po’ dovunque – altro caso-chiave, la Tunisia – sembra renderlo tristemente probabile.
Massimo i Turchi non sono arabi. Ci sono turchi segiuchidi, curdi, cricassi e zaza… le differenze culturali con gli arabi sono abissali. La primavera araba non c’entra una mazza con la Turchia.
Lo “edroganismo” in realtà è un fenomeno molto più vicino ai populismi destrorsi europei tipo berlusconismo e almeno in Turchi C’E’ un opposizione sia politca che popolare.
Alle ultime manifestazioni contro le belinate religiose di Edrogan nella sola Istanbul è scesa in piazza una folla di 1.5 milioni di persone.
Sinceramente ora come ora ha più possibilità di tirarsi fuori dalla palta la Turchia (che fra l’altro ha il 2 posto come indice di sviluppo dopo la Cina) dell’Italia.
Penso che alle prossime elezioni si vedranno cose interessanti in Turchia.
Resta il fatto che siamo in piena reislamizzazione, e chi difende la laicità in Turchia è sempre più in minoranza.
Quando si parla di Turchia di solito abbiamo in mente solo le grandi città “occidentalizzate”, ma forse sarà il caso di pensare anche alla Turchia interna, ultra-bigotta dove Erdogan fa man bassa di voti, i “laici” riempiranno anche le piazze, ma sono comunque una minoranza e lo saranno sempre di più.
Bisogna stare attenti a non ripetere gli errori fatti dai media durante le ultime cosiddette “primavere arabe”, ovvero confondere le minoranze rumorose con la maggior parte della popolazione.
Be’, all’estremo opposto, neanche gli iraniani sono arabi, ma qualche connessione col discorso “islam/laicità”, forse ce l’hanno…
Il punto non è l’appartenenza a un gruppo etnico.
È che parlare di “primavera araba” sostituendo l’aggettivo con “islamica” sarebbe certo stato un ossimoro, ma il concetto mi sembra chiaro.
Lo stesso movimento palestinese era meno confessionale di altri contesti, prima della… “vittoria elettorale” di Hamas. Lo stesso Iraq, finché è stato retto da un dittatore non troppo più dittatoriale degli altri, è rimasto sanguinario senza essere fondamentalista – cosa che non si può dire altrettanto chiaramente ora.
Al di là degli specifici di ogni zona del Medio Oriente, non credo si possa ritenere che – già e solo per “pura” contiguità geografica e culturale – gli effetti di quel che accade a due passi da casa resti per definizione privo di conseguenze in qualsiasi altro paese dell’area solo in nome di uno “specifico incomparabile”.
Questa è la mia opinione basata solo sul buonsenso, da non esperto di…
“cose turche”…
Non conosco bene la storia e la realtà turca, quindi la riflessione minimale che sto per svolgere può essere una stupidata e bene farete, nel caso, a dirmelo.
A me sembra che il discorso Ataturk mostra come la laicità sia un processo che, per funzionare, deve essere metabolizzato dalle persone e avere uno sviluppo anche culturale oltrechè di imposizioni esecutive. Ci vuole un equilibrio tra la coercizione della legge e lo spontaneismo dell’emancipazione culturale, e non so se Ataturk questo equilibrio lo abbia mantenuto.
Altrimenti, se si tratta solo di imposizione, appena finisce la sua vita il leader carismatico o finisce il suo mandato il governo laico, le pulsioni antilaiche tornano a farsi sentire (senza imposizione alcuna invece sarebbe un processo lunghissimo oltrechè messo in pericolo dall’eventuale uso della forza degli antilaici).
E’ un po’ lo stesso discorso dell’esportare la democrazia: se essa non è un valore sentito dalla gente non la si può esportare. (Fingendo che il discorso dell’esportazione di democrazia sia fatto in buona fede).
Atatürk, che piaccia oppure no, resta l’eroe nazionale turco.
Le sue riforme sono state radicali, volte a modernizzare (*) la Turchia. Molti lo hanno sostenuto e continuano a sostenerlo difendendo le riforme stesse. Il guaio è che questi da maggioranza stanno diventando una minoranza, con tutti i problemi di una minoranza laica che viene zittita dalla maggioranza confessionale.
(*) ovvio che con il termine “modernizzare” intendo esattamente quello che intendeva Atatürk: laicità e conquiste civili.
E pensare che i mutliculturali e multietnici del PD e del PD(meno elle) volevano la Turchia in europa a pieno titolo sperando di farne degli eurobarbitti ed eurobarbutti…Mavaff !!!
E chi non li voleva era solo la lega (volutamente in minuscolo) che ora allinea tra le sue file la madonnella che parla in bergamasco…
Nei paesi arabi che tutti quanti ne cantavano le lodi di primavera…l’alternativa è tra i nazionalisti ed i musulmani…bella m@@@@@!!!
DucaLamberti74
CONCLUSIONE.
Siamo ancora in mooooolto pochi per poter fare un cambiamento a livello mondiale sulla laicità come valore fondante come valore solido (rispetto individuo, tolleranza, volontà di migliorarsi, dedicarsi alla conoscenza ed alla scoperta continua).
“Con la motivazione che gli alunni possono ammalarsi o perdere ore di lezione.”
Se non sono motivazioni pretestuose queste, per oscurare una festa nazionale, quali allora?
Revisionismo, oscurantismo, censura, obbligo all’oblio, ecc, ecc…Se non ci fossero questi ingredienti, la pietanza in salsa islamica proposta da Erdogan altrimenti, che sapore avrebbe? 👿
> Erdogan è infatti a capo dell’Akp, il partito islamico moderato, che si sta scontrando sia con i militari (storicamente tutori del laicismo turco)<
Ecco la chiave di lettura, Erdogan vuole colpire i militari, non gli frega nulla di Atatürk. Concordo con Senjin sul populismo