Nuovo numero de “L’Ateo”: La lezione di Stephen J. Gould

È in corso di distribuzione il primo fascicolo dell’anno della rivista L’Ateo, il bimestrale dell’UAAR.

Il numero è dedicato alla lezione di Stephen J. Gould e presenta articoli di Cavazzini, Rossi, Buiatti, Turriziani Colonna, Turchetto, Castagnoli, Salvadori, Visigalli, D’Alpa, Carcano, Lemarchand, Borgio, Bernardeschi.

La Redazione


12 commenti

Massimiliano

A me la rivista è già arrivata.

Divertente la lettera che ci ha scritto Suor Maria Clotilde delle Sante e Purulente Piaghe di Nostro Signore in Croce, al secolo Giovanna Scarpato “Sponsa Christi”; e altrettanto divertente la risposta di Maria Turchetto.
Quella lettera meriterebbe un posto fra le Ultimissime.

perchè?

Appena mi è arrivata l’ho fatta vedere ad alcuni miei amici, una di queste lavora nella scuola come insegnante di sostegno ed è stata contenta di leggerlo, oltretutto è nache la proprietaria del bar dove vado di solito a passare un po’ di tempo. Ci sono sempre dei nuovi contenuti e approfondimenti di temi già triti e ritriti, ma ritornarci sopra serve per nuove riflessioni.
Molto bene il nuovo numero.

giuseppe

Avete chiuso la discussione sullo Ior. Evidentemente non volete che si legga la notizia che riporto.

Sentenza Corte distrettuale Usa: nessuna responsabilità della Santa Sede nella truffa dell’affarista Martin Frankel (Radio Vaticana)
Sentenza Corte distrettuale Usa: nessuna responsabilità della Santa Sede nella truffa dell’affarista Martin Frankel

Negli Stati Uniti, la Corte distrettuale del Mississippi ha emesso una sentenza definitiva sul caso “Dale v. Colagiovanni” stabilendo che la Santa Sede non ha alcuna responsabilità nei traffici dell’affarista Martin Frankel. Quest’ultimo, sottolinea l’avvocato della Santa Sede Jeffrey Lena, ha utilizzato illecitamente il nome del Vaticano per continuare le sue attività finanziare illegali a danno della reputazione della stessa Santa Sede. I cinque soggetti che avevano denunciato il Vaticano hanno dunque deciso spontaneamente di ritirare le accuse. Il servizio di Alessandro Gisotti:

La scelta di chiamare in causa la Santa Sede per gli affari di Martin Frankel si è rivelata “sbagliata”: è quanto afferma l’avvocato Jeffrey Lena che, in un comunicato, ripercorre i passaggi principali che hanno portato alla sentenza del caso “Dale v. Colagiovanni”. Il legale ricorda innanzitutto che, nel 1998, la Santa Sede – attraverso il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano – aveva “categoricamente rifiutato” la possibilità che Frankel, che agiva sotto lo pseudonimo di “David Rosse”, potesse creare una Fondazione vaticana. E, tuttavia, l’affarista aveva creato una Fondazione fittizia, la “St Francis of Assisi Foundation to Serve and Help the Poor and Alleviate Suffering” (SFAF), presentandosi come “consigliere finanziario del Vaticano”, e millantando che la Fondazione fosse stata addirittura autorizzata personalmente da Giovanni Paolo II. Dunque, scrive l’avvocato Lena, la Santa Sede “è diventata la vittima inconsapevole della frode di Frankel” che ha utilizzato il nome del Vaticano nella sua attività di “saccheggio di compagnie assicurative”.

Nel comunicato, si evidenzia la massima disponibilità mostrata dalla nunziatura negli Stati Uniti e dalle autorità vaticane nel chiarire che Frankel non aveva ricevuto alcuna autorizzazione ad istituire la Fondazione. In particolare, si menziona una testimonianza sotto giuramento del cardinale Giovanni Battista Re che ribadiva come la creazione in Vaticano di tale Fondazione fosse “impensabile e impossibile”. L’avvocato Lena osserva, quindi, che da una parte la Santa Sede ha dovuto pagare delle spese legali non necessarie; dall’altra che il concentrarsi sul Vaticano ha sviato l’attenzione di chi avrebbe dovuto invece controllare meglio le attività illecite di Frankel. Infine, il legale della Santa Sede rileva che “Dale v Colagiovanni” è uno di tre casi in cui – dal 1999 al 2002 – è stato chiamato in causa negli Stati Uniti il Vaticano e lo Ior. Tutti e tre chiusi con l’assoluzione, con formula piena, da ogni accusa.

Diocleziano

giuseppe,

”…An official of the Roman Curia , Monsignor Emilio Colagiovanni, agreed to sign a letter falsely stating that the Foundation received funding from the Vatican …”

Gratta gratta, un prete salta sempre fuori… e, come si dice, il più pulito ha la rogna.

Sandra

giuseppe

“Nel 2002 D’Ercole balza agli onori della cronaca per aver accettato, alcuni anni prima, 10mila dollari per la sua congregazione, regalati dal faccendiere e truffatore americano Martin Frankel, che sfruttava i suoi crediti in Vaticano per condurre attività fraudolente.”

Sandra

giuseppe,

“A questo punto Colagiovanni mette a disposizione la propria fondazione, la «Monitor ecclesiasticus», informando Piovano, Salerno e il cardinale Giovanni Battista Re, allora sostituto per gli Affari generali della segreteria diStato. Jacobs avvisa e coinvolge anche Pio Laghi, ex nunzio apostoli-co negli Usa.
Infine lo Ior consegna a Frankel una missiva firmatadal direttore Scaletti, che conferma i buoni rapporti fra l’Istituto e la«Monitor ecclesiasticus». Di sicuro Colagiovanni si presta alle attività spregiudicate di Frankel: il monsignore fornisce infatti le garanzie necessarie per il trasferimento ai Caraibi di ingenti somme di denaro. Mentre rimane ancora incerto l’utilizzo di conti dello Ior per portare fuori dagliStati Uniti i soldi della truffa. Secondo il «New York Times», la«”St. Francis of Assisi Foundation” era riuscita ad avere accesso a unconto dello Ior, di solito off-limits per gli stranieri», lasciando cosìdedurre che il legame con i banchieri del papa era diretto. Colagiovanni firma degli affidavit, garanzie in cui sostiene che la fondazione di Frankel è coperta finanziariamente dallo Ior. Così Frankel ottiene il credito per frodare le autorità statunitensi. Non solo. Il faccendiere avrebbe ricevuto da Colagiovanni alcune attestazioni in cui si conferma che la fondazione opera con il sostegno del Vaticano. In realtà, per gli affari di Frankel non sono individuabili responsabilità dei sacri palazzi se non quelle, magari, di un mancato controllo sull’insolito iperattivismo finanziario di alcuni monsignori.”

Vedi giuseppe? Il vaticano era già stato dichiarato non responsabile diretto della frode, anche se un po’ distrattino… del resto quando girano tanti soldi, che ci vuoi fare, qualche milioncino scappa. e se la Chiesa è fatta di uomini molto potenti e quindi molto corrotti, non è mica colpa sua.

da vaticano spa, Gianluigi Nuzzi

Sandra

giuseppe….,

“Mons. Colagiovanni è un influente ex giudice della Sacra Rota ed è il direttore del “Monitore Ecclesiastico”, l’ organo ufficiale della giurisprudenza canonica. Frankel propone a Monsignor Colagiovanni di creare una fondazione benefica cattolica e di intitolarla a un nome che è una garanzia: San Francesco d’ Assisi. Promette di incanalare miliardi in esborsi caritatevoli per le opere pie della Santa Sede e per sé chiede in cambio soltanto due cose: di poter vantare una “vatican connection” negli Stati Uniti con lettere di raccomandazione, naturalmente per ottenere più elemosine, e poi di poter lavorare con l’ Istituto per le Opere Religiose, lo Ior, la banca della Santa Sede. No, gli rispondono, non si può. La Fondazione San Francesco sembra morta sul nascere, fino a quando intervengono personaggi ancora più potenti nella gerarchia, il vescovo Saverio Salerno e monsignor Gianfranco Pivano, sollecitati da Colagiovanni. Il vescovo Salerno è un pezzo grosso davvero: all’ epoca dei primi contatti con Frankel era Prefetto per gli Affari Economici della Santa Sede, il ministro dell’ economia vaticana.”

Moderazione Ultimissime

@ Giuseppe
Le discussioni sono automaticamente chiuse dal sistema dopo 48 ore. E tu l’hai riaperta su un post che non c’entra nulla, andando platealmente OT. Giusto per ricordarti pubblicamente che, se rispetti i precetti cattolici come rispetti il regolamento di questo blog, andrai dritto dritto all’inferno :-).
@ gli altri
Per cortesia non rispondete a un OT.

fab

Questo delle 48 ore non è certo l’unico problema di apprendimento di cui giuseppe soffre.

Commenti chiusi.