Fair play

Maria Turchetto*

fotina Turchetto

Una strip (di Giancarlo Colombo) pubblicata nell’ultimo numero de L’Ateo mostra una bimba che chiede alla mamma: «mamma, che differenza c’è tra il cristianesimo e la chiesa cattolica?». La mamma risponde «in sostanza, soltanto quattro parole: ‘qua che lo daremo’», provocando la comparsa di un punto interrogativo sopra la testa della bambina. Prosegue il dialogo. Mamma: «il cristianesimo dice ‘date ai poveri’». Bimba: «e la chiesa?». Mamma: «’date qua che lo daremo ai poveri’».

La vignetta, che illustra molto bene l’interpretazione cattolica del principio di sussidiarietà, cui sarà dedicato il prossimo numero de L’Ateo, mi sembra illustri assai bene anche le ragioni della polemica tra Adriano Celentano e le gerarchie ecclesiastiche che ha finito col provocare – dicono le prime pagine dei giornali – il “commissariamento del Festival di Sanremo”.

Non ho visto lo show del Molleggiato, per cui non so che toni abbia usato – non è persona misurata e spesso risulta assai sgradevole. E non ho molte simpatie per il Molleggiato. Ricordo che tanti, tantissimi anni fa (il Molleggiato è molto vecchio e anch’io sono anzianotta), quando cantò Chi non lavora non fa l’amore prendendosela con l’ondata di scioperi allora in corso, mi sembrò molto offensivo nei confronti dei lavoratori in lotta. Qualcuno allora rimarcò il dubbio gusto, ma nessuno protestò più di tanto, le centrali sindacali non pretesero scuse ufficiali, né RAI né Festival di Sanremo vennero commissariati.

Suggerirei ai vescovi italiani maggiore fair play.

* Direttrice de L’Ateo, docente presso il dipartimento di filosofia e beni culturali presso l’università Ca’ Foscari di Venezia.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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72 commenti

Otzi

Condivido; è superfluo dirlo. Aggiungo solo: il potere della ccar è un orribile mostro. Ma niente è invincibile neanche per il fatto che si fregia delle portae inferi non praevalebunt.
Son tutte chiacchiere di nefando potere. Il guaio è che ce l’abbiamo in casa! Ma può costituire anche il suo punto debole.

Florenskij

@ Otzi. Ovviamente da razionalisti critici accettate il contraddittorio. Il controintervento sarà breve, per vostro sollievo, data l’ora.

Non sono un santo, nè un santino nè un santone, ma qualcosa ho imparato fin dall’infanzia dal cosidetto “nefando potere”. Che cosa? Ama ( o sforzati di amare ) il prossimo tuo come te stesso, qualche volta PIU’ di te stesso; perdona sempre e sii duro SOLO quando è necessario per il bene, e nel mostrarti tale sii il meno aspro possibile; anche quando sei costretto a sfoderare la tua competenza nello specifico campo a cui tu sei dedicato ( acquisita con enorme fatica ) pratica il buon uso dell’autoironia e del non prendersi troppo sul serio, o almeno non totalmente sul serio; considera le “Beatitudini” del Discorso della Montagna come il “galateo dell’anima”, che ti vieta non solo di fare il male, ma di compiacerti del pensiero di farlo; fai tutto “ad majorem dei gloriam” e sottoponiti alle peggiori fatiche per fare il poco bene di cui sei capace; ama la Chiesa come Madre, ma senza chiudere gli occhi e le orecchie di fronte alle sue magagne e alle sue colpe: in ogni caso per te sarà sempre “SANTA MADRE CHIESA”.

Diocleziano

Flo,
tolti quei tre o quattro riferimenti alla chiesa, posso condividere il resto
di quello che hai detto. Che non sono altro che valori universali dell’uomo,
validi in ogni tempo e luogo.
Vedi che quando la minestra la fai ristretta, viene meglio?… 😉

Paul Manoni

Concordo con Diocleziano…Sulla “minestra ristretta”, ovvio! 😀

Christian d'IOR

L’analisi è ineccepibile. Tuttavia non scordiamoci che il fair play non potrà mai far parte di una mentalità religiosa e meno che meno di una istituzione religiosa.

Christian d'IOR

Ah in quel campo sono stati sicuramente imbattibili e gli brucia assai non poter continuare la tradizione.

Francesco

I vescovi italiani hanno meno fair play di Luciano Moggi.

Una persona che ha torto non puo’ difendersi da un accusa con la verita’, perche’ ammetterebbe di avere torto, quindi se puo’ la censura, il problema e’ che la chiesa qui in Italia lo puo’ fare.

il parroco di Funo

non tutti possono portare di persona le loro offerte in Papua

quanto alla sussidiarietà non è detto che non sia laica
(nel senso che le piccole comunità che hanno diritto di attuarla
possono essere variegate anch’esse)

Gianluca

Il problema, parroco, è che la chiesa incassa 100 e manda 0,5 in papua…

Luigi Tosti

….manda lo 0,5… La percentuale è troppo ottimistica (per i papuasici)!

marjo

Beh, è risaputo che la chiesa non da mai soldi propri a nessuno. Quelli che vanno ai poveri,
sono sempre soldi degli altri.

Otzi

Volevo ben dire!!! Anzi la ccar racimola soldi e altro anche da -dico da- Papua.

Diocleziano

Ah, ecco dove finisce quell’80% di foraggiamento pubblico di cui non
si sa mai nulla…in Papua. Chissà quanto sono ricchi, ora, i Papuani, eh?

pastore tedesco

Il problema sono le commissioni che applica il vaticano per il servizio che offre. Neanche le peggiori banche arrivano a tanto.Il missionario salesiano mio conoscente, con la sua opera di lecchinaggio, raccimola belle cifre da portare nella sua missione. Una volta li faceva passare per il vaticano. Mi ha detto che su L. 25.000.000 ne arrivavano circa il 10%. Adesso attraverso una suora economa che gestisce una struttura cattolica non esclusivamente commerciale, cioè affitta in nero stanze sui 500 €uro al mese, li fa arrivare alla sua missione senza passare per il vaticano e i soldi arrivano tutti. Poi ci pensano laggiù a sperperarli ma devo dire che buona parte la usano per “aiutare” (dal loro punto di vista) la gente del posto.
Neanche i preti e le suore si fidano del vaticano. Chissà da cosa nasce questa malfidenza.

massi

Se non fosse che proprio la vostra chiesa lavora allo smantellamento dello stato sociale (vedi scuola pubblica, assistenza sanitaria, ecc.), per sostituirlo con lo stato di pietà.

Giona sbattezzato

“non tutti possono portare di persona le loro offerte in Papua”

Invece ci sono molti modi per finanziare direttamente progetti per sconfiggere la povertà o affrontare le calamità di un paese lontano, modi che permettono di far arrivare dal 70% al 100% di quanto versato agli interessati.
I soffitti d’oro delle cripte dei pardi pii ci mostrano che dare soldi alla chiesa non raggiunge l’obiettivo di aiutare chi ha bisogno e ci mostra che c’è della profonda disonestà.
Per cui occorre informarsi e dare il proprio contributo ad altri enti ed associazioni.
Non serve andare in Papua, basta non dare soldi ai ladri

Bulk

Guardi che oggi si può trasferire moneta con le carte di credito, si può mandare denaro ovunque, anche in Papua Nuova Guinea, on occorre andare di persona.

marilena maffioletti

caro parroco di funo il fatto è che la chiesa non parla di sussidiarietà, non dice mai che prende i soldi in una mano e li fa uscire dall’altra non lasciando mai le mani (sue) vuote! L’analisi di maria turchetto è puntuale e veritiera, la carità esibita dalla chiesa non sarebbe necessaria se lo stato sociale fosse garantito a tutti i cittadini dalle istituzioni laiche.

giuseppe

Non ho visto lo show del Molleggiato, per cui non so che toni abbia usato.

E allora non pontifichi.

PLR

Ma senti chi parla di non pontificare su cose che non si conoscono! E’ carnevale, ma non credo che la tua faccia di culo sia una maschera…

PLR

Bee hai ragione, in realtà volevo riferirmi alla pontificazione del papa su temi quali il sesso, ma preso dalla foga ho esagerato con Giuseppe, a cui vanno le mie scuse.

Christian d'IOR

@ giuseppe

Tu dici all’autrice di questo post di non pontificare poichè TU non hai visto lo show di Celentano? Qualcosa mi sfugge…

Roberto Grendene

vedi che dai ragione a Maria Turchetto?

il punto e’ proprio la reazione spropositata a chi si e’ permesso a titolo personale (e come cattolico!) di criticare le gerarchie ecclesiastiche

Celentano ha criticato pesantemente pure la Corte di Cassazione, ma non ho sentito i giudici chiedere il commissariamento ne’ la devota Lorenza Lei fare scuse ufficiali alla suprema corte

gmd85

Ma, vedi, credo che prima dl fir play manchi la ragione. Se quella ci fosse, le reazioni sarebbero ben diverse.

paniscus

Comunque non direi proprio che uno show in diretta televisiva da uno dei palcoscenici più celebri d’Italia, trasmesso su un canale della tv pubblica, e strapagato, sia proprio la stessa cosa di “uno che si permette di criticare a titolo personale”.

Lisa

fab

giuseppe, smettila con la polemica fine a se stessa. Te le canti e te le suoni da solo.

Andrea Del Bene

E’ divertente che i crociati della chiesa se la siano presa con Celentano ma non dicano una parola se una delle vallette è famosa per un video hard e non perde occasione per mostrare labbra vaginali e capezzoli.

Luigi Tosti

I crociati cattolici sono quelli che si indignano per le scene di violenza mandate in onda in orari aperti ai minori ma che trovano perfettamente normale -ed anzi educativo- che il truculento film Passion del sadico Mell Gibson venga proiettato in prima serata dalla RAI.

massi

..sarà stato per “non mescolare il culo con le quarantore” :))

Stefano Grassino

Cara Maria Turchetto, tu suggerisci un maggiore “fair play” ai vescovi. Per come li conosco io, suggerisco al CC di mettere da parte dei soldi per pagare un prossimo domani, la scorta al nostro segretario nazionale, se la nostra associazione dovesse visto mai, crescere e recare disturbo a lor signori molto più di quanto lo reca oggi……

Luigi Tosti

Concordo in tutto con Maria Turchetto. Aggiungo che la critica mossa da Celentano alla Chiesa nient’altro è se non l’antichisimma critica di quei cristiani, che ritengono (giustamente) che la solidarietà debba essere praticata senza arricchirsi ai danni dei poveri e dei creduloni, e di quei laici che ritengono che la Chiesa (e le religioni in genere) non debbano INGERIRSI nella sfera pubblica. E’ strano che nessuno si sia lamentato delle “prediche” che Celentano ha telediffuso da una rete RAI pubblica, parlando di “paradiso”, di “gesù”, di “fine ultimo della vita” e di altre amenità che sono completamente fuori di luogo in una trasmissione pubblica (tanto più di musica leggera) e che sicuramente invadono la sfera di libertà di chi la pensa in modo diverso e di chi non si è bevuto il cervello sino al punto da credere che un UFO sia sceso sul pianeta terra per copulare sotto forma di uccello-volatile con una primate della specie Homo sapiens (sposata e vergine) al fine di generare un primate-UFO da trucidare per salvare (non si sa da cosa) tutti i primati di quella particolare specie.

bruno gualerzi

C’è chi ha scritto, anche su questo blog, che Celentano con la sua predica ha fatto più per la laicità di tutte le iniziative di uaar messe assieme. Una soluzione per recuperare il terreno perduto e mettersi almeno alla pari col Savonarola milionario però ci sarebbe: Raffaele Carcano a Sanremo! Magari in un duetto assieme a Margherita Hack…

Christian d'IOR

Sarebbe davvero fantastico. Tuttavia immagino che per contrastare il duetto Carcano-Hack quelli della Rai troverebbero il modo per inscenare un contraddittorio, magari con fenomeni quali Sgarbi e Socci.
Alla Rai preferiscono di gran lunga qualche squallido reduce da reality, diventato famoso per una bestemmia in diretta e che poi fa pubblica ammenda, o fanfaroni come il Molle-Agiato, che magari attaccano le istituzioni cattoliche ma difendono pur sempre l’essenza della fede “pura”. Chi come Carcano o la Hack aiutano a ragionare sono invece tremendamente pericolosi.

Francesco

Chiedere ai vescovi maggiore fair play e’ come chiedere ad un tirannosauro di diventare vegetariano.

MetaLocX

tra Adriano Celentano e le gerarchie ecclesiastiche che ha finito col provocare – dicono le prime pagine dei giornali – il “commissariamento del Festival di Sanremo”.

Eh!
I preti hanno sempre detto agli altri cosa dire, poi arriva Celentano che inverte le regole del gioco e dice ai preti cosa devono dire… Poverini, devono essersi spaventati!

massi

ergo: neppure le ca77ate si possono dire in modo democratico (altrimenti sembrano proprio quel che sono).

Paolo

A quei tempi, Celentano era consideraqto alla stregua di un sottoprodotto della jungla scimmiesca, poco meno di una scimmia, per questo motivo non suscitò nessuna reazione negli intellettuali della gerarchia ecclesiastica.

massi

Quel potere che si vuol disinteressare dello stato sociale per concentrarsi sulla repressione delle masse ha bisogno di appartarlo ad un ente che non corrisponde alle condizioni dello stato di diritto e la religione serve proprio a questo.

bruno gualerzi

Appena visto, e purtroppo udito, Celentano a Sanremo. Un reprimenda così dura nei confronti della chiesa che non potrà certo dimenticare facilmente quelle parole sferzanti.
Almeno fino a domani…

cosimo varriale

Ha ragione Francesco! E’ una cosa fuori natura…Comunque tutta questa storia di Celentano e la chiesa è veramente penosa. Questioni così importanti trattate in una tribuna ridicola. Il sistema fagocita tutto e poi lo espelle. In fondo, questa pantomima, finisce per fare il gioco del potere (anche ecclesiastico) e della sua stabilizzazione.
Cosimov

Francesco

Si effettivamente, si crea tanto rumore, ma poi tutto resta come prima.

giuseppe

Ma quel ciuffo rosso nella foto cosa é ? Una evocazione del diavolo ? Mamma mia che cattivo gusto !

manimal

@ giuseppe

prima di parlare del gusto altrui, perchè non pubblichi una TUA foto?
ci sarebbe da divertirsi a vedere quanto venga apprezzato il tuo “buon gusto”, qui.

Paul Manoni

Ma quelle scarpette rosse sotto il vestito candido, cosa sono?…Prada??? 😯
Mammamia che cattivo gusto, per uno che parla di poveri e carità a tutte le ore!! 😉

giuseppe

Francesco scrive:

18 febbraio 2012 alle 12:44
I vescovi italiani hanno meno fair play di Luciano Moggi.

Una persona che ha torto non puo’ difendersi da un accusa con la verita’, perche’ ammetterebbe di avere torto, quindi se puo’ la censura, il problema e’ che la chiesa qui in Italia lo puo’ fare.

I vescovi non hanno preteso le scusa di Celentano. Lui ha attaccato il loro giornale e il giornale ha risposto. Non c’é stata nessuna censura. Possibile che vedete anche quello che non c’é ? Poi non dite che siamo noi ad avere le visioni.
Quanto a Celentano, polemiche a parte, é interessante che abbia detto a 16 milioni di persone che bisogna pensare al finale della vita. Con un colpo ha spazzato via anni di pubblicità dell’uaar !

fab

Dev’essere per simili colpi che il governo Monti ha totalmente accantonato la questione.
Voi siete ciechi e sordi davanti a ogni evidenza, ma basta una flebile obiezione a vostro favore per farvi sostenere che gli altri sono un fiasco perfetto.

Diocleziano

giusp,
allora Celentano rappresenta il meglio che la chiesa di oggi può esprimere?
Forse il vecchio della via Gluck sta pensando al finale della sua vita.
Fattene una ragione, di quei 16 milioni, 3/4 non sono praticanti e fra un anno saranno
ancora di più.

gmd85

@giuseppe
Guarda che è stata proprio la CEI a pretendere le scuse. Se l’Avvenire si fosse preso un attimo i fatti suoi Celentano avrebbe fatto altrettanto. Ma i giornali come li leggi? Anzi, li leggi?

La UAAR sostiene il libero pensiero. Ognuno può pensare quello che gli pare, fine della vita o vivere al meglio senza pensare alla morte. Senza influenzare le libertà altrui.

Francesco

Per giuseppe.

Infatti non si e’ visto come l’hanno zittito.

bruno gualerzi

Ecco il vero risultato della tanto strombazzata invettiva celentana contro la chiesa: giuseppe!
Cosa vuoi che sia sparlare un pò della stampa cattolica? Ci può stare, anzi, ogni tanto è bene che qualcuno faccia la predica (non avviene così tutte le domeniche durante la santa messa, e non fa così il papa ogni volta che compare dalla finestra?)… l’importante è che si parli di Gesù e si spieghi quanto sia bello il paradiso! Forse che Famiglia Cristiana e Avvenire dicono il contrario? Solo che per diffondere la buona novella ci vogliono i mezzi e bisogna pur venire a qualche compromesso col mondo… e celentano dovrebbe saperlo. Ma se anche fa finta di non saperlo, visto che – come dice giuseppe – parla del paradiso davanti a 16 milioni di persone (e quando mai si avrà occasione maggiore?), alla fine tanto di guadagnato.

spapicchio

Quando Lutero tradusse la Bibbia ecco cosa scrisse una commissione di prelati cattolici della CCAR in una relazione inviata al papa Clemente VII nel 1533:

”Debbono farsi tutti gli sforzi possibili acciocchè si permetta il meno possibile la lettura del Vangelo […]
Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa, né più di quello sia permesso di leggere a cicchessia.
Finchè gli uomini si contentarono di quel poco, gli interessi della Santità Vostra prosperarono ma quando si volle leggere di più, cominciarono a decadere.
Quel libro, insomma [l’Evangelo], è quello che più di ogni altro ha suscitato contro di noi quei turbini e quelle tempeste per le quali è mancato poco che noi fossimo interamente perduti.
Ed invero, se qualcuno lo esamina attentantemente e diligentemente, e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre chiese, si avvedrà subito della discordanza e vedrà che la nostra dottrina è molte volte diversa e più spesso ancora ad essa contraria: la qualcosa se si comprendesse dal popolo, non cesserebbe di reclamare contro di noi, fino a tanto che tutto non sia divulgato, ed allora diverremmo oggetto di dispregio e di odio in tutto il mondo.
Perciò bisogna sottrarre la Bibbia alla vista del popolo ma con grande cautela per non suscitare tumulti”.¹

Tre secoli dopo, papa Pio VII affermerà che ”…le associazioni formate nella maggior parte d’Europa, per tradurre in lingua volgare e spandere la legge di Dio, mi fanno orrore…Bisogna distruggere questa peste con tutti i mezzi possibili”.²

1 Avvisi sopra i mezzi più opportuni per sostenere la Chiesa romana. Bologna 20 ottobre 1553. Biblioteca Nazionale di Parigi, foglio B, n.1088, vol.II, pp. 641/650.
2 Bolla del 28 giugno 1816.

http://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Clemente_VII

spapicchio

Oggi come allora temo che i vescovi della CCAR se ne sbattano davvero altamente del “fair play” 😆

spapicchio

corrige:

ecco cosa scrisse una commissione di prelati cattolici della CCAR in una relazione inviata al papa Giulio III [nato Giovanni Maria Ciocchi del Monte (Monte San Savino, 10 settembre 1487 – Roma, 23 marzo 1555), papa tra il 1550-1555] nel 1553: […]

😉

spapicchio

Qui ho trovatro un’altra versione con un papa diverso:

(…) nel 1234, il Concilio di Tarragona ordinò che tutte le versioni della Bibbia nelle lingue parlate venissero, entro 8 giorni, consegnate ai vescovi per essere bruciate! Divieti simili furono emanati in tutta Europa da vescovi e da Concili provinciali fino al XVI secolo.

La nuova Inquisizione romana, istituita da papa Paolo III [nato Alessandro Farnese (Canino, 29 febbraio 1468 – Roma, 10 novembre 1549)] con la bolla “Licet ab initio” del 1542, aveva tra i suoi compiti anche quello di controllare la produzione, la vendita e la diffusione degli stampati.

La reazione della Chiesa Cattolica Romana di fronte al “ritorno alla Bibbia” proclamato dalla Riforma protestante del XVI sec. fu che nel 1553, papa Giulio III [nato Giovanni Maria Ciocchi del Monte (Monte San Savino, 10 settembre 1487 – Roma, 23 marzo 1555), papa tra il 1550-1555] incaricò tre dei più dotti vescovi del tempo: Vincenzo De Durantibus, Egidio Falceta e Gherardo Busdrago, di studiare i mezzi per frenare la diffusione della Riforma. Nel documento conclusivo i tre prelati si esprimevano così: “Finalmente — fra tutti i consigli che noi possiamo dare a Vostra Beatitudine, abbiamo lasciato per ultimo il più necessario … — debbono farsi tutti gli sforzi acciocché si permetta il meno possibile la lettura del Vangelo, specialmente in lingua volgare, in tutti i paesi sotto la Vostra giurisdizione. Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa, né più di quello sia permesso di leggere a chicchessia. Finché gli uomini si contentarono di quel poco, gli interessi della Santità Vostra prosperarono, ma quando si volle leggere di più, allora cominciarono a decadere. Quel libro, insomma [il Vangelo], è quello che più di ogni altro ha suscitato contro di noi quei turbini e quelle tempeste per le quali è mancato poco che non fossimo interamente perduti. Ed invero, se qualcuno lo esamina interamente e diligentemente, e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre chiese, si avvedrà subito della discordanza e vedrà che la nostra dottrina è molte volte diversa e più spesso ancora ad essa contraria: la qual cosa se si comprendesse dal popolo, non cesserebbe di reclamare contro di noi, fino a tanto che tutto non sia divulgato, ed allora diverremmo oggetto di dispregio e di odio in tutto il mondo. Perciò bisogna sottrarre la Bibbia alla vista del popolo, ma con grande cautela per non suscitare tumulti” [L’originale di questo documento con le firme autografe dei tre vescovi ed il titolo: “Avvisi sopra i mezzi più opportuni per sostenere la Chiesa romana”, è datato: Bologna, 20 ottobre 1553. Si conserva nella Biblioteca nazionale di Parigi, foglio B, n. 1088, vol. II, pagg. 641-650; cit. da “La Favilla”, Montreal, gennaio 1968.].

Il primo Indice dei libri proibiti fu compilato nel dicembre del 1558 sotto il pontificato di Paolo IV [al secolo Gian Pietro Carafa (in latino: Paulus IV; Capriglia Irpina, 28 giugno 1476 – Roma, 18 agosto 1559)]. Vi erano elencate, tra l’altro, 45 edizioni proibite della Bibbia e del Nuovo Testamento e i nomi di 61 stampatori responsabili della pubblicazione di libri eretici.

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