Marco Accorti (1947-2012)

Marco AccortiCi è giunta la brutta notizia della morte di Marco Accorti.

Da anni componente del comitato di redazione della rivista dell’Uaar L’Ateo, negli ultimi mesi vi ha pubblicato diversi dossier (alcuni dei quali disponibili online, quali I casti costi e La cazzuola e l’aspersorio), e ha contribuito in maniera significativa alla campagna oneri e alla realizzazione del sito I costi della Chiesa. Socio attivo del circolo di Firenze, per il quale ha condotto diverse iniziative (come quella contro la messa universitaria promossa dal rettore), Marco ha scritto anche diverse Opinioni per le Ultimissime: Gentile Oreglio, La beffa dell’8×1000 continua, La Chiesa arricchisce Palazzo Vecchio, Da non crederci, Tanto rumore per nulla, La Chiesa cattolica e l’Ici: elusione o delusione?

L’Uaar lo ricorda per il suo grandissimo impegno, profuso fino all’ultimo, a favore delle ragioni della laicità e dell’incredulità. Grazie Marco. La tua opera rimarrà.

Marco Accorti sarà ricordato domani alle ore 15:00 presso la Sede Civica del Quartiere 4, Villa Vogel a Firenze.

55 commenti

Roberto Grendene

Grazie Marco.

Hai scritto e ragionato molto bene.

Batrakos

Me li ricordo alcuni suoi interventi sulle ultimissime.
Mi dispiace.

Paul Manoni

Ciao Marco… 🙁
Ci mancherai tantissimo ma faremo il possibile per portare avanti i valori che a tuo modo ci hai insegnato.
Un sentito abbraccio anche alla famiglia.

stefano marullo

Brillante e colto. L’UAAR è più povera senza di lui.

bruno gualerzi

Conosciuto solo attraverso le sue ‘opinioni’ su Ultimissime. Alcune veramente preziose.
Sicuramente una dolorosa perdita anche per UAAR.

whichgood

Lo avevo conosciuto attraverso i suoi interventi nelle ultimissime. Mi dispiace, mi sono piaciuti molto i suoi interventi. Fortunatamente ci rimane il suo pensiero e il suo contributo.

Paul

Attendo gli sciacalli che arriveranno a catechizzare su come un vero ateo dovrebbe vivere un lutto e bla, bla, bla…

fra pallino

non c’è bisogno di catechizzare nè di fare gli sciacalli.
Visto che lo state vivendo in modo molto cristiano, ossia rivolgendovi a lui come ancora potesse sentirvi, con tanti ciao, grazie, ci mancherai, ecc..
Ma, siete atei o cosa…?

Fossi ateo sinceramente eviterei queste goffe figure retoriche e sarei più coerente.
Mi sentirei un po’ autobeffato se in casi come questo mi ritrovassi sulle labbra un linguaggio che anche lontanamente affermasse quello che nego con tutta la vita..
insomma..
Dal caso è venuto al nulla è tornato, quello che ha fatto si e no durerà qualche annetto, poi come tutto ripiomberà nel non senso e nel nulla, mi terrei il mio (eventuale, dipende dai legami più o meno stretti di parentela che il caso ha voluto ci fossero tra me e lui) dolore senza senso, compatendo quello dei familiari, e andrei avanti…

Pace all’anima sua, in ogni caso, e che il buon Dio abbia misericordia.

Bee

“Visto che lo state vivendo in modo molto cristiano, ossia rivolgendovi a lui come ancora potesse sentirvi, con tanti ciao, grazie, ci mancherai, ecc..
Ma, siete atei o cosa…?”

… sai che questo discorso non ha senso, vero?

Diocleziano

l’hai detta giusta, sono figure retoriche, ma tu hai fatto la solita figura di m…

Giona sbattezzato

“Visto che lo state vivendo in modo molto cristiano, ossia rivolgendovi a lui come ancora potesse sentirvi…”

L’antichissimo culto dei morti… “modo molto cristiano”?
I credenti si arrogano i sentimenti umani di tutti, dicendo che sono roba loro, che comportamento meschino e squallido.
La solidarietà umana ad esempio? E’ fratellanza cristiana. Per cui chi non è cristiano… lo sappiamo vero? Non ha veri sentimenti caritatevoli.

Southsun

Fra pallone (gonfiato),

come al solito strumentalizzi il sentimento di cordoglio (antichissimo, esistente ben prima che OGNI marcia religione vedesse la luce) per invocazione tacita alle vostre divinità.

Fai parte di una Chiesa così autoreferenziale e presuntuosa che la signorina Rottermayer è meno odiosa di voi, e per nulla puttæna come voi.

Batrakos

Fra Pallino.

Il fatto di rivolgersi in modo colloquiale ad una persona che si sa non esserci più è una concessione al sentimento e all’immaginazione (e, se si vuole, ci arriverò dopo, anche un salutare inconsciamente una parte di sè ipostatizzata nel defunto)…insomma una concessione ad un lato umano non razionale (ma non irrazionale e ci arrivo anche qua dopo) che però ci fa uomini e non computer.
Ma, e qui c’è la sostanza del discorso, nessun ateo pensa che ci sia una comunicazione con il defunto e che l’anima del morto sopravviva; è semplicemente un atto sentimentale consapevole, nel senso che non si dà certo un valore oggettivo al saluto diretto e dunque non si diventa irrazionali; lo si diventerebbe se si pensasse che quel saluto diretto abbia qualcosa di oggettivo e comunicativo e non sia solo un modo umano di salutare una parte di se stessi che ci lascia con la persona scomparsa.
E infatti -parlando personalmente- a me che non ho mai avuto realmente nulla da spartire con Accorti, ma lo conoscevo virtualmente per alcuni interventi qua, non è venuto nemmeno l’istinto di salutarlo direttamente, proprio perchè non lo conoscevo, e dunque non provo sofferenza umana forte ma solo generico dispiacere per una persona secondo me intellettualmente stimabile e sarei ipocrita a dire che una parte di me se ne è andata con lui.
Altro quando muore una persona cara.

Vittorio

@ fra pallino
Ma è mai possibile che non riescano a starsene zitti, nemmeno di fronte alla morte! Se non riescono a buttar fuori le loro idiozie, si non si sentono soddisfatti.

Marco, riposa in pace: sarai sempre nel nostro ricordo!

fra pallino

@batrakos

sì, è ovvio che non può essere che così in una persona che si dica veramente atea.
Anche se, a rigor di logica, la negazione della sussistenza di qualcosa del sè dopo il disfacimento fisico, non dovrebbe essere legata necessariamente ad una concezione atea dell’esistere.
Mi spiego: uno potrebbe essere ateo anche concependo una qualche forma di sussistenza svincolata dall’ipotesi Dio.

Converrai in ogni caso che il ricorrere così frequente a certe figure retoriche interlocutorie da parte di sedicenti atei è piuttosto stridente. E leggendo più sotto la cosa continua e si colora con nuove sfumature.

Probabilmente si stratta dell’anelito insopprimibile di qualcosa di innato che non vuole arrendersi al susseguente autoconvicimento che con il disfacimento fisico tutto sia veramente finito e piombato nel non senso e nulla assoluto. Poi si precisa pure che sono figure retoriche: sì, ma intanto si sono usate quelle e non altre.

Southsun

@ fra pallino.

Tipica arrampicata di specchi da sofista inveterato.

Spiegaci allora COME avrebbero reagito gli uomini primitivi alla morte di un loro simile – e intendo ominidi – che religione non ne conoscevano.

Lo dovresti sapere, visto che i tuttologi di dio sanno sempre tutto, anche quello che pensano gli atei ancora prima che lo pensino.

Osvaldo

O forse siete voi cristiani a vivere il lutto in modo semplicemente umano?

Batrakos

Fra Pallino.

Sul discorso che un ateo possa, in linea di principio, pensare in qualche modo ad una sussistenza dopo la morte…ciò potrebbe pur essere; non credo sia il caso del razionalismo a cui si ispira lo statuto UAAR.

—Probabilmente si stratta dell’anelito insopprimibile di qualcosa di innato che non vuole arrendersi al susseguente autoconvicimento che con il disfacimento fisico tutto sia veramente finito e piombato nel non senso e nulla assoluto—-

E’ esattamente la stessa ritrosia istintiva alla morte -istinto di conservazione- che c’è negli altri animali quando ce l’hanno vicina e la percepiscono per istinto (vedi gli animali al mattatoio); ovvio che la ragione umana sublimi il tutto e che, per la forte dimensione culturale dell’animale-uomo, questa paura della morte diventa anche dolore per la perdita dell’altro e tendenza a non rassegnarvisi (cosa che succede istintivamente anche ad alcuni altri animali, vedi i cani che vanno sulle tombe dei padroni, casi documentati a bizzeffe).
Ora, se anche c’è qualcosa di innato ed istintivo che non si arrende al ‘nulla eterno’ ciò non significa -a rigor di logica- che l’esistenza di qualcosa dopo la morte debba essere necessariamente vera perchè noi al ‘nulla eterno’ non ci rassegnamo.

fabrizio

Fra’ pallino, invece a tge ti mando direttamente a fare in C°°°LO! CHIARO, da vivo e da morto!!

Giorgio Pozzo

fra pallino critica le figure retoriche ma non si accorge di quelle non retoriche (nel senso che sono figure di guano) che sta facendo lui stesso con i suoi interventi.

Invece di criticare la presunta “cristianità” di certe parole dei necrologi ateistici, dovrebbe infatti sforzarsi di capire l’enormità di due errori da lui fatti.

Per prima cosa, noi non veniamo affatto dal caso. E qui, dovrebbe sforzarsi un poco di studiare biologia ed evoluzione.

Punto secondo, l’appello agli atei di essere più “coerenti”: appello che arriva da uno che professa l’incoerenza pressochè totale dei dogmi. E qui, dovrebbe sforzarsi un poco di studiare psicologia e magari informatica o logica.

Paul

infatti, più o meno quel che mi aspettavo. ma era facile 🙂

neverclean

Una grave perdita per l’associazione tutta e il circolo di Firenze in particolare.
Un abbraccio ai familiari e agli amici del Circolo fiorentino.

antoniadess

sono sorpresa e veramente dispiaciuta, ho collaborato con lui al progetto editoriale de L’Ateo dedicato ai Maestri laici, in quell’occasione abbiamo avuto frequenti scambi e l’ho conosciuto come persona veramente squisita, colta e impegnata. Condoglianze alla famiglia
Antonietta Dessolis

Enrico

Dal disconoscimento delle caratteristiche proprie della umana natura (gran parte delle quali tutt’altro che commendevoli), dall’illusione di poter raddrizzare il legno storto dell’umanità sono discesi solo guai e sciagure.
Tutto tracolla, tutto si inabissa. Il naufragio della specie umana si va ineluttabilmente consumando. Il nostro ultimo approdo è il Nulla.

Southsun

La tragedia più grande è che sono proprio le religioni ad affannarsi nell’illusione di poter “raddrizzare il legno storto dell’umanità”.

E lo fanno a colpi d’accetta, spesso e volentieri.

FSMosconi

@Enrico

Stai tentando un Appello ai Sentimenti, vero?
No, perché se così fosse sarebbe di gran lunga patetico.

whichgood

Il legno storto dell’umanità sarebbe la vostra trave ?

fabrizio

Non c’è nessun legno storto se non nella tua testa, COGL°°NE!

Gianni

io non l’ho conosciuto e non ho letto di lui, sicuramente era una brava persona da quello che leggo quì, da cristiano cattolico mi associo alle condoglianze e, sempre da cristiano, pregherò per lui

stefano marullo

Grazie Gianni, le persone oneste intellettualmente come te sono sempre benvenute in questo sito. Non ci sono solo cristiani cattolici seminatori d’odio come in certi siti “razionali”

ser joe

Grazie per il tuo impegno. Ti ho letto sempre molto volentieri.
Condoglianze atee ai famigliari.

giordanobruno

Per un vero materialista, quale eri tu e quale sono anch’io, la morte semplicemente non esiste: non può riguardare i vivi perché sono vivi e non può riguardare i morti perché sono morti. La tua vita, con tutto quello che hai fatto, pensato, detto, scritto, amato e odiato, resta lì, e nessuno la può cancellare. Per questo evito di darti l’ultimo saluto. Se ora potessi leggermi, sicuramente mi comprenderesti.

Manlio Padovan

Non mi pare di averlo conosciuto di persona in occasione dei congressi cui ho partecipato; ma ricordo bene l’interesse con cui ho sempre letto i suoi interventi su queste ultimissime e dai queli ho sempre imparato qualcosa di nuovo.
Grazie Marco.

Bruno Rapallo, apostata e ateo

Marco Accorti, che ho conosciuto solo tramite i suoi scritti su questo sito, grazie a quei testi e alle sue gentili risposte a vari interlocutori mi aveva dato la netta impressione di una persona colta, intellettualmente onesta, pacata e cortese, sempre documentata e precisa, dotata di garbata ironia e di umana simpatia; mi dispiace molto che sia scomparso prematuramente, ancora relativamente giovane: è certo una perdita dolorosa per tutto l’UAAR e ci mancheranno i suoi contributi alle battaglie per una vera laicità; mi auguro per lui che non abbia sofferto e che si sia spento serenamente come voglio immaginare che abbia forse vissuto.
Mi sia consentito, anche da persona del tutto sconosciuta ai suoi famigliari e amici, di esprimere a tutti loro sentite condoglianze e partecipazione al grave lutto che li ha colpiti.

giuseppe

stefano marullo risponde:

giovedì 8 marzo 2012 alle 17:17

Grazie Gianni, le persone oneste intellettualmente come te sono sempre benvenute in questo sito. Non ci sono solo cristiani cattolici seminatori d’odio come in certi siti “razionali”

Veramente tutta questa onestà intellettuale non si riscontra in voi quando si parla di morti cattolici. E spesso me ne sono lamentato. Basti pensare al vostro non rispetto sulla morte di Dalla, usato come strumento di polemica contro la chiesa.

Southsun

Veramente è stata proprio la Chiesa a strumentalizzare la fede di Dalla “dimenticandosi” di dire – anzi, facendo di tutto per nasconderlo – che era omosessuale, praticante e convivente.

Ci risentiamo quando morira (tocca ferro) Renato Zero. Vorrò vedere allora cosa s’inventerà la tua Chiesa. Farà la finta tonta o per l’epoca avrà finalmente mollato le sue odiose pippe mentali sui gay?

Mauro Ghislandi

L’ateo che muore vive ancora nel pensiero di chi è vivo e ha conosciuto il suo pensiero, anche se non lo ha conosciuto di persona. Questa è l’unica forma di sopravvivenza che abbiamo, quella che desidero anche per me.

Edoardo

Non l’ho mai conosciuto di persona. Ma ho sempre letto con piacere quanto scriveva.

Francesco D'Alpa

Ciao Marco, e non addio per sempre! Sarai sempre in mezzo a noi; perché la tua anima è viva, come salda memoria in chi ha avuto la fortuna di conoscerti ed apprezzarti. Ma non potrò più dirti arrivederci, perché non ci rivedremo più, in nessun posto. Ricorderò sempre con particolare affetto l’ultimo incontro di qualche mese fa. Temevamo oramai il limite minaccioso della tua vita, forse così vicino; ma ciò non rende meno doloroso il distacco.
E’ difficile scrivere qualcosa in questo momento, ma sento di doverlo fare, anche per testimoniare. Con gli occhi pieni di lacrime per la perdita di un amico, così lontano e così vicino, cui mi legavano stima e affetto, cresciuti nel tempo.
Da quanti anni ci confrontavamo sul nostro ATEO?, Tanti! Cominciammo con le tue tante puntualizzazioni sulla lingua italiana; con la tua richiesta di usare nei messaggi caratteri più grandi, per facilitarti la lettura, allora che ignoravo la tua sofferenza da ammalato. Ma tu guardavi sempre avanti, più di noi, con animo sempre propositivo. L’ultima volta a Firenze avevamo discusso di cucina, e delle tue amate api; e mi raccontavi dei tuoi nipotini. Di quali altre cose non potremo parlare quest’anno?
La lontananza mi impedisce di partecipare al tuo funerale, ma idealmente sarò lì presente, ad alzare la tua bara, come si dove ai grandi.
Addio, prezioso amico!
franco

Marcus Prometheus

Condoglianze sentite alla famiglia, agli amici all’Uaar, a tutti noi, ed un pensiero rispettoso ed affettuoso a Marco Accorti, ed un grazie per la sua opera che resta con noi.

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