La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha indagato per truffa i responsabili dell’Università ‘Giovanni Paolo I’, chiudendone il sito. Si trattava di una università fittizia, senza vere strutture nonostante su internet venissero reclamizzate varie attività e facoltà. Indagato il “rettore” Luciano Ridolfi, di cui L’Espresso ripercorre le gesta.
Già dal 1993 l’ateneo era stato diffidato dal Ministero dell’Istruzione e dell’Università. I titoli rilasciati non hanno alcuna validità nel nostro ordinamento. Organizzazione, quella che gestiva l’università, che però aveva contatti con istituzioni e politici. E persino con prelati e Vaticano. Il vescovo di Acerra Antonio Riboldi e un religioso, Giorgio Lise, figurano tra i fondatori dell’università. Lo stesso rettore si fregia e coltiva entrature nel mondo cattolico e partecipa a kermesse, anche di alto livello.
Per diversi anni l’ateneo virtuale ha conferito lauree honoris causa a politici, ma anche religiosi e vip cattolici. Tra cui un ignaro Lino Banfi, insignito della laurea in Scienze della Comunicazione nella Biblioteca Vallicelliana, spazio concesso dal Ministro dei Beni Culturali. Avvenimento ripreso persino dal Tg1 e con messaggi di plauso dall’allora sottosegretario Gianni Letta e dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ottengono la laurea pure Joaquin Navarro-Valls, già portavoce del Vaticano, mons. Emery Kabongo, i parenti di Albino Luciani, ovvero il papa che dà il nome all’università. Ma anche Rocco Buttiglione (Udc), occasione nella quale è concessa persino una sala in Parlamento.
E’ ironico come in Italia, per far riuscire meglio una presunta truffa, si ritenga utile intestare un’università a un papa, richiamare testimonial cattolici di grido offrendo lauree e coltivare contatti con svariati politici e religiosi.