Religioni e paura della morte: islamici più timorosi, meno gli atei

Si ritiene generalmente che le persone religiose siano meno spaventate dalla morte e che i più terrorizzati, perché senza alcun appiglio spirituale e senza la promessa di una vita dopo la morte, siano i non credenti.

Una ricerca di Chris Ellis dell’università di Malaya, a Kuala Lumpur, mette in dubbio questo luogo comune. Nello studio, circa 5.000 interviste e tre Paesi a confronto: Turchia, Malaysia e Stati Uniti. Secondo le rilevazioni, esisterebbe piuttosto una correlazione positiva tra religiosità e paura della morte, sulla base della cosiddetta death apprehension theory. Soprattutto per religioni come l’islam e l’ebraismo, in cui la divinità è rappresentata come vendicativa. E i cui fedeli potrebbero temere una possibile ‘resa dei conti’ dopo la morte, se non sono così sicuri di aver rispettato in maniera ligia i dettami del dio che adorano.

Come riassume Secular News Daily, vi è un deciso andamento in tal senso in Malaysia (paese a maggioranza islamica e fortemente confessionale). Meno netto in Turchia, nazione più laica. Negli Usa il terrore della morte colpisce maggiormente i credenti ‘medi’. Inoltre, in media le donne sarebbero più credenti e più intimorite dalla morte rispetto agli uomini. Anche gli islamici sarebbero più spaventati dalla morte, rispetto a cristiani e non credenti. Gli atei e gli agnostici in America e i cristiani in Malaysia – ovvero delle minoranze dal punto di vista religioso – sono quelli che hanno invece meno paura. Uno studio precedente, effettuato in Gran Bretagna, aveva evidenziato come gli islamici hanno più timore di un’eventuale dipartita, rispetto a cristiani e increduli.

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49 commenti

benjamin l'@sino

La morte… se non fosse per la sofferenza implicita nel momento del passaggio, può essere agevolmente sconfitta ricorrendo a questo banale assundo epicureo: «la morte non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è lei, e quando c’è lei non ci siamo più noi».

Un modo ancor più efficace per sconfiggere la morte e pure la sofferenza in toto è nelle mani dei potenziali genitori. Ci pensino bene, prima di imporre la vita (e con essa sofferenza e morte) a chi ancora non esiste. Ci pensino bene, perché saranno responsabili delle proprie azioni e delle loro conseguenze. Ammesso che siano in grado di pensarci, che abbiano voglia di farlo, e che il loro livello etico sia sufficientemente significativo…

Dark_Elf

A meno che non sei tra quei fortunati che muoiono improvvisamente nel sonno 🙂

mistergrey

D’accordissimo sulla seconda parte dell’intervento di Beniamino. In genere asserzioni siffatte provocano fiere levate di scudi da parte dei Filistei, anche laici. La vita è bella, dicono, e se non è un dono del cielo è comunque un dono. Le cose non stanno così.E’ fin troppo ovvio che se tutti la pensassimo così il genere umano si estinguerebbe, ma non c’è questo pericolo, dato che in molte parti del pianeta si sfornano figli come se niente fosse. In teoria una coppia benestante che avesse tutto questo bisogno di genitorialità potrebbe adottare un bambino senza famiglia, quindi già beneficiario di questo prezioso cadeau, piuttosto che generare l’ennesimo condannato a morte. Comprendo però il peso dei condizionamenti culturali.

Per quanto riguarda l’asserzione di quel grande sapiente, un antesignano delle teorie atomiche, temo che un semplice sofisma non possa fronteggiare l’angoscia della morte. Sarebbe troppo facile

Antonio

Depressione a 1000… I problemi li abbiamo tutti ma da qui a dire “La vita fa schifo, sarebbe stato meglio se non fossi nato” ce ne vuole, se cercassimo tutti di goderci la vita forse anche le religioni avrebbero meno appigli, la filosofia di vita che applico è “fregatene, fatti meno problemi possibile, non pensare troppo, segui la corrente, fai ciò che ritieni giusto”.

teogarno

>Ammesso che siano in grado di pensarci, che abbiano voglia di farlo, e che il loro
>livello etico sia sufficientemente significativo…

A ognuno la propria etica, chi ti dà il diritto di ritenerti dalla parte della ragione? Io sono contento della mia vita e morirò contento di averla vissuta da agnostico e umanista, e dunque non mi sembra di imporre sofferenza ad eventuali figli e nipoti.

benjamin l'@sino

Guarda che ognuno ritiene se stesso dalla parte della ragione, tu compreso. Diversamente, chi ti dà il diritto di mettere in discussione il mio punto di vista? Come vedi, siamo in una posizione di stallo simmetrico, quindi è inutile procedere lungo questa linea.

In secondo luogo, non è in discussione il “diritto” (che non esiste) di mettere o non mettere al mondo figli, quanto piuttosto l’attribuzione delle responsabilità, nel bene e nel male. Fortunatamente, nel bene e nel male, io non sono responsabile di quel che è accduto, accade o accadrà ai tuoi figli, tu sì. E questo è un fatto.

Responsabili di quel che accadrà ai tuoi nipoti, invece, saranno i tuoi figli, non tu. La responsabilità (non solo quella penale,ma anche quella etica) è personale.

teogarno

@ benjamin l’@sino 11:56

Fuor di polemica, questo è il sunto del mio pensiero: non c’è scritto da nessuna parte che se sei ateo, rinunci a mettere al mondo figli. Non è che se ci sono momenti di merda, tutta la vita fa schifo e tanto vale non essere nati. La responsabilità di un genitore è di mettere il figlio nella migliore condizione di essere felice (ed È possibile); di ciò che è fuori dal nostro controllo, non siamo responsabili.

benjamin l'@sino

La scelta se imporre o non imporre l’esistenza a chi ancora non esiste è sotto il controllo di ciascuno di noi, a livello individuale e di coppia. Dunque, la responsabilità rimane, senza sconti. Certo che è genitore ancor peggiore colui/colei che non si adopera ai massimi livelli per «mettere il figlio nella migliore condizione di essere felice».

Quanto al valer o non valer la pena d’esser nati, e una considerazione estremamente soggettiva, e l’aspirante genitore non ha modo di sapere come la propria prole (che, ribadisco, non esiste prima della sua azione) prenderà la cosa. Ciascuno decide, accollandosi oneri ed onori, se intende farsi carico del rischio oppure no.

Rimane la certezza della morte per tutti coloro che vengono portati alla vita.

In questo, l’ateismo c’entra ben poco. Sono in gioco altri fattori.

P.S. Vorrei sgomberare il campo da un equivoco molto frequente: quando si parla di “figli” viene subito alla mente un bambino/a o, al limite, un ragazzo/a; ciò è fuorviante, perché il concetto di “figlio” si estende anche a quei vecchietti barcollanti e doloranti che trascinano i propri ultimi anni di vita tra un ospedale e un ospizio/badante. Il fatto che a quel punto il genitore sia già morto e dunque non veda quella fase del percorso vitale è irrilevante.

Mario 47

Il detto epicureo era più vero al tempo degli antichi greci e comunque fino a non molto tempo fa: ora le capacità diagnostiche e terapeutiche della medicina moderna consentono di vivere per lungo tempo con la sicurezza di morire e con qualità di vita pessima (vedi ad esempio malati terminali di tumore, alzheimer, malattie degenerative irreversibili etc.). Al tempo di Epicuro casi come quelli di Eluana Englaro, Welby, Terry Schiavo non erano realisticamente ipotizzabili.
E’ l’attuale stato dell’arte della scienza medica, unito alla concezione assoluta della sacralità della vita, a portare a tante situazioni assurde.
Sono uscito 8 anni fa da un tumore maligno e da allora vivo bene: la coscienza che in caso di una recidiva – più probabile che una guarigione totale ed eterna – potrò decidere se avvalermi o meno di nuovi cicli di cura e – se il caso – assumere medicinali che possano terminare la mia esistenza è per me un fattore di grande serenità: in questa prospettiva posso sì pensare che fino che io vivo non c’è la morte e che quando ci sarà la morte non ci sarò più io.

mario

mistergrey

“E’ l’attuale stato dell’arte della scienza medica, unito alla concezione assoluta della sacralità della vita, a portare a tante situazioni assurde.”

Diciamo pure che sono le ciniche , anzi direi criminali, interferenze dei baciapile.

Quanto alla loro concezione assoluta di sacralità della vita, mi viene da ridere se penso a Mastro Titta e agli innumerevoli pari suoi.

Sono stati alcuni intellettuali laici/materialisti(magari anche cristiani, ma senza appoggiarsi all’insegnamento delle loro chiese) a prefigurare, a torto o a ragione, una futura civiltà in cui l’uccisione di qualsiasi essere umano (non feti o embrioni, tanto per intenderci) sia considerata un tabù ,
lasciando nel contempo ad ogni individuo la possibilità di liberarsi dal peso di un’esistenza (“oggettivamente”) divenuta intollerabile.

benjamin l'@sino

Per fortuna ad ogni angolo di strada si possono trovare pusher in grado di fornire a prezzo ragionevole i “medicinali” occorrenti per l’eventuale “fai-da-te” individuale o famigliare. Con poche centinaia di euro. Certo, una soluzione entro i limiti della legge sarebbe decisamente preferibile, ma piuttosto che incorrere in tormentosi calvari tanto angoscianti quanto insensati come alcuni di quelli ai quali ho avuto modo di assistere va bene anche quello.

Dariok

Ribalto la cosa, secondo me sono le persone che hanno paura della morte ad abbracciare facilmente la religione

Nathan

Nella maggior parte dei casi la religione non si abbraccia, ma ci viene stampata dentro fin da piccoli. Diventa una cosa identitaria, come la lingua e la cucina. Infatti si dice: la religione dei padri, la lingua madre, la cucina della nonna. Ora nell’occidente più o meno secolarizzato, è concepibile da adulti scegliere se restare nella religione impostaci da bambini, cambiare religione o abbandonarle tutte, anche se le due ultime scelte sono minoritarie.La maggioranza diventa cristiana di nome, molto tiepida. Nei paesi islamici è inconcebibile poiche molto riprovato socialmente abbandonare l’islam, al massimo si può essere poco osservanti..

giulio

@ nathan

“Nei paesi islamici è inconcebibile poiche molto riprovato socialmente abbandonare l’islam, al massimo si può essere poco osservanti..”

In molti paesi islamici lasciare l’islam per altra religione non è solo riprovato ma è un reato, in alcuni paesi punibile con la pena capitale.

Red Passion

Quoto il tuo intervento. In più, aggiungo che l’islam è una religione ossessivo-compulsiva che instilla la paura di allah in maniera molto forte, fin dalla tenerissima età. E’ un continuo ricordare ai propri fedeli le punizioni nell’aldilà, costantemente. Nel leggere il libro “il bambino che leggeva il corano”, l’autore, musulmano critico di origina pakistana, nel ricordare la sua vita, ricorda come anche il fare la pipì per un maschietto ha le sue regole religiose. Il pisello va tenuto con la mano sinistra e mai con la mano destra, mano per i musulmani, di dio. Grave sacrilegio è quello di sporcarsi le mani con l’urina, liquido empio, secondo i musulmani, e che porta a punizione i bambini incapaci di seguire questi “semplici” dettami.
Nel libro si racconta degli innumerevoli obblighi da seguire. Le punizioni fisiche, anche molto pesanti, a volte invalidanti, in quel paese sono inflitte ai bambini, anche per instillare il ricordo e la paura del dolore, al fine di ricordare che con la morte, le punizioni di chi non ha rispettato i precetti islamici, sarebbe incredibilmente superiore a quello patito in vita.

bardhi

probabilmente c’è un legame, cioè chi ha paura della morte tiene stretta la religione che li hanno inculcato da piccolo, oppure sceglie una ancora piu radicale o adatta alle sue esigenze, invece chi di suo non ha paura della morte puo svincolarsi piu facilmente dalla religione che li hanno affibbiato.

Gérard

Questi precetti di fare la pipi con la mano sinistra, mai con la destra, pulirsi la punta dell’ ucello con una pietra particolare , di entrare nel bagno col piede sinistro etc… vengono applicati presso famiglie molto religiose . La stragranza maggioranza degli musulmani ( almeno nord africani ) se ne frega…

Federico Tonizzo

E per la paura della propria morte, molti psicopatici hanno ucciso (“per volere di Dio”) milioni di persone che non condividevano il la loro psicopatologia, o che ne avevavo una un pochino diversa.
Come dire “Uccido in te la MIA paura della morte, così “esorcizzo” la mia morte!”, ovvero “Do la morte a te, in modo da sentirmi come Dio e avere il potere di vita e di morte, così provo meno paura della morte” 😯
Se uno si sente minacciato dalla morte, una reazione può essere il “prenderne le parti”, cioè identificarsi con essa: http://it.wikipedia.org/wiki/Identificazione_con_l'aggressore 😯

Reiuky

Va be’… la scoperta dell’acqua calda. Il risultato era scontato: la religione è, prima di tutto, un modo per esorcizzare la paura della morte, senza però affrontarla. Un Ateo, invece, più probabilmente con questa paura ci deve fare i conti, affrontarla.

Però dall’articolo non si capisce come siano stati portati avanti questi studi, né quali siano i dati precisi.

MASSIMO

Una persona logica si rende conto che dopo la morte non c’è niente.

La religione postula l’esistenza di una cosa immaginaria detta anima, che però non esiste.
Non esiste per il semplice fatto che qualsiasi cosa di organico, dopo la morte va in putrefazione. Per essere incorruttibile dovrebbe essere un qualcosa fatto di niente, come un’onda elettromagnetica. Ma anche le onde elettromagnetiche muoiono, disperdendosi nello spazio.

Poi, secondo i teologi, questa cosa fatta di niente, dopo la morte andrebbe a vivere in dei luoghi immaginari (inferno e paradiso). Ma anche questi luoghi immaginari sono invisbili e pertanto fatti di niente. Infatti l’uomo non li ha mai scoperti nella realtà.

Dulcis in fundo, alla fine del mondo questa anima fa una magia e si riprende il suo corpo. Anche qui non si capisce come fa in quanto il corpo per allora sarà andato in putrefazione e pertanto non esisterà più.

Infine una volta che uno è diventato nuovamente vivo, si rende conto che il mondo è finito. E quindi non c’è più niente da mangiare, non c’è più aria per respirare e acqua da bere. E allora come farà a vivere?

Mah…..se uno è ragiona in modo logico pensa che queste sono solo delle seghe mentali.

Nathan

@Massimo
Dicono che il nuovo corpo sara glorificato, senza poi spiegare che significa, poichè non lo sanno proprio. E vivranno tutti felici e contenti, in nuove terre sotto nuovi cieli, eccetto quelli cattivi o seguaci di religioni più o meno diverse, che saranno dannati per sempre, non si capisce bene se con l’anima immortale eternamente torturata, o anche loro con un corpo glorificato, ma eternamente torturato.
I mussulmani invece, quelli buoni benintesi, in particolare i martiri della jahad, vivranno in un giardino di delizie, trombando continuamente le magnifiche urì semprevergini, per omnia secula seculorum, Amen!
PS.L’ultima che hai scritto, sebbene un po volgarotta, sembra avere un fondamento di verità….

Lumen Rationis

O si pensa o si crede. Diceva Shopenhauer

Aggiungo che da bambini insegnano a non pensare con la propria testa a proposito della religione ma a pensare con quella dei preti. Molti lo fanno, spaventati dalla morte, per autoilludersi di essere immortali.

L’Uomo, Autocoscenza dell’Universo, è prigioniero di credenze inventate da popoli tribali dell’età del bronzo o giù di lì.

MASSIMO

Vero. Anni fa ho conosciuto un illuso che diceva di seguire la religione perchè credeva che con questa sarebbe stato immortale.

Gérard

Il paradossale è che molte persone che pretendono credere in Dio, non credono ad una esistenza dopo la morte !!

alessandro pendesini

L’ansietà e/o paura irrazionale risulta (in moltissimi casi) dall’esperienza traumatica correlata all’infanzia e adolescenza.
Tre dimensioni costituiscono la paura irrazionale:
–Emotiva (il sentire il proprio corpo come un vissuto oppressivo)
–Psicologica (vedere il mondo come un continuo pericolo imminente)
–Comportamentale (essere di continuo iperattento a tutto cio’ che succede, continuamente in agguato per poter « fuggire »)
La lotta contro la paura irrazionale o eccessiva passerà attraverso la comprensione e il controllo progressivo di queste tre dimensioni !
Una cultura sana, esente da qualsiasi forma di misticismo, puo’ contribuire ad evitare qualsiasi tipo di paura irrazionale.
E come diceva Henri Laborit : « La fede genera l’angoscia del Peccato, non punito qui sulla terra, ma nell’altro mondo »!

giordanobruno

Sul modo, in cui l’islamico medio si rapporta alla propria dipartita da questo mondo, non posso pronunciarmi, dal momento che ci tengo a non avere contatti umani con simili individui. Ognuno ha diritto alle proprie idiosincrasie, ed io ho le mie. Tuttavia conosco bene molti cattolici, e vi posso garantire che nessuno più di loro percepisce con angoscia il problema della morte.

Io sono un materialista abbastanza sereno. Se a qualcuno di voi la cosa può interessare, vi posso riassumere brevemente l’atteggiamento di un vero materialista verso “il” morte:

a) Il morte semplicemente non esiste, dal momento che non riguarda affatto i vivi in quanto sono vivi e non riguarda affatto i morti in quanto sono morti. Avete mai riflettutto sul fatto, abbastanza paradossale e sconcertante, che alle vostre esequie voi non sarete presenti? Ci saranno gli altri, ma non voi.

b) La vita è bella (chi lo mette in dubbio?) ma è bella proprio perché è destinata a finire. Provate ad immaginare per un attimo che cosa sarebbe la vostra vita se dovesse prolungarsi all’infinito: nient’altro che la più atroce delle condanne. C’è una verità, che millenni di cristianesimo ci hanno fatto dimenticare: l’uomo non è “psicologicamente” fatto per esistere in eterno. Se voi campate molto a lungo, prima o poi finite con il provare noia o disgusto verso tutto quello che vedete: è inevitabile. Ma, allora, in questo caso non è meglio lasciare SERENAMENTE questo mondo, ed addormentarsi felicemente spossati come accade dopo una giornata di lavoro faticoso ma anche gratificante?

Approfitto infine del tono allegro di questo thread per accennare brevemente al modo più idoneo, in cui secondo me dovrebbero svolgersi le esequie di un non credente: una selezione di brevi letture tratte da quei testi che più hanno inciso nella formazione intellettuale ed umana dell’estinto, il ricordo da parte di coloro che più gli sono stati vicini e gli hanno voluto bene. E soprattutto niente lacrime.

Stefano

@ giordanobruno

Avete mai riflettutto sul fatto, abbastanza paradossale e sconcertante, che alle vostre esequie voi non sarete presenti? Ci saranno gli altri, ma non voi.

Contesto, giuseppe ha ammesso che parteciperebbe al suo funerale musulmano 🙂

Concordo assolutamente con quanto dici sulle esequie.
Aggiungerei solo un pò di buona musica.

giordanobruno

@ Stefano

Hai ragione, fratello. A me ad esempio piace molto la Native American Music: non dovrebbe assolutamente mancare alle mie esequie.

ser joe

…addormentarsi felicemente… ecc, ecc…
Mi hai fatto venire in mente quella vecchietta che recatasi nel suo Comune per prenotare un loculo chiese espressamente che non fosse nella parte bassa perchè in basso è umido e lei soffriva di reumatismi.

giordanobruno

Mi pare di aver sentito il belato di una pecora cattolica appena uscita dal suo ovile. Lo avete sentito anche voi?

ser joe

@ giordano bruno

ti riferisci a quanto ho postato io?

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Landau

“b) La vita è bella (chi lo mette in dubbio?) ma è bella proprio perché è destinata a finire. ”

Per ora! Sviluppi futuri della scienza ci permetteranno di prolungare la nostra vita
pressoché indefinitamente.

“Provate ad immaginare per un attimo che cosa sarebbe la vostra vita se dovesse prolungarsi all’infinito: nient’altro che la più atroce delle condanne. ”

Io messo di fronte ad un aut aut tra una vita lunga meno di un secolo ed una “infinita”,
opterei comunque per la seconda, ma in realtà questa è una falsa dicotomia: chi dice
che non si possa vivere diecimila anni, nei quali provare tutti gli studi, i lavori, le esperienze in senso lato che ci possano interessare, e alla fine, presi probabilmente
da noia, morire QUANDO PARE A NOI?

“C’è una verità, che millenni di cristianesimo ci hanno fatto dimenticare: l’uomo non è “psicologicamente” fatto per esistere in eterno. Se voi campate molto a lungo, prima o poi finite con il provare noia o disgusto verso tutto quello che vedete: è inevitabile.”

Il problema è decidere quanto è lungo “molto a lungo”.
Un miliardo di anni già equivale probabilmente, per la mente umana, all’eternità;
ma che dire di diecimila anni? E un milione?
Inoltre la stessa scienza che fosse in grado di darci l’immortalità ci darebbe anche, verosimilmente, i mezzi per godercela: l’eterna giovinezza, ovviamente, ma anche tutti gli ausili medici e psicologici necessari (per esempio la possibilità di gestire i propri ricordi, e, in generale, la propria mente).

“Ma, allora, in questo caso non è meglio lasciare SERENAMENTE questo mondo, ed addormentarsi felicemente spossati come accade dopo una giornata di lavoro faticoso ma anche gratificante?”

Ma quante volte il momento della morte non è affatto sereno? Inoltre il problema
di una vita lunga meno di cento anni è soprattutto esistenziale: una cappa sul futuro che limita, per alcuni in modo intollerabile, le possibilità.

giordanobruno

@ Landau

Ci fosse mai una volta che quello che io scrivo viene compreso secondo il suo giusto senso. Magari una volta sola! Allora rimbocchiamoci le maniche e sotto con i “dovuti” chiarimenti … Le religioni, come quella cristiana, tentano di accalappiare proseliti soprattutto strumentalizzando la paura della morte, che è insita in ogni essere umano, e lo fanno prospettando un’idea equivocissima di eternità. Adesso, io non so quale sia il numero giusto di anni da trascorrere in questo mondo senza che uno debba morire con il rimpianto di essere campato troppo poco o troppo a lungo, però una cosa è certa: l’uomo, intendo dire ogni essere umano, non è fatto per l’eternità, perché la sua stessa struttura mentale non glielo consente. Con il passare del tempo, è inevitabile che intervenga una certa “stanchezza dell’esserci”: le cose che suscitano il suo interesse divengono sempre di meno, finché egli giunge ad un punto in cui tutto quello che fa, vede, sente, tocca gli appare come un’accozzaglia grigia ed informe di cose senza alcun senso. Piaccia o non piaccia, questa è la fine ineludibile che attende coloro che restano troppo a lungo in questo mondo: noia e disgusto verso tutto e verso tutti ed anche verso se stessi. Domanda legittima: stando così le cose, è saggio desiderare l’immortalità?

Lorenzo Galoppini

“…stando così le cose, è saggio desiderare l’immortalità?”

Questo lasciamolo decidere alle singole persone.

giordanobruno

@ Lorenzo Galoppini

Giusto! E io so già quale risposta danno i cattolici (QUESTA CHI LA VUOLE CAPIRE LA CAPISCE.

Sam Raf

Vorrei fare un plauso agli islamici, che nonostante, a quanto pare, abbiano piu paura della morte, sono anche quelli che si fanno esplodere piu sovente di tutti..

Gérard

Pero una cosa è sicura : loro sono piu convinti dell’ Aldilà che gli seguaci delle altre religioni …..

Fabio

Il credente che ha paura della morte è doppiamente coglione, si rovina la vita pensando alla vita nell’aldilà e ha paura di andare nell’aldilà quando finalmente finisce di rovinarsi la vita nell’aldiqua…e comunque avete mai trovato uno sguardo intelligente in una persona che crede in una divinità? Uhm, si potrebbero sfruttare, quasi quasi mi faccio prete….

fab

Non so davvero come ci si possa stupire dei risultati dello studio: è ovvio che più temi qualcosa più cerchi di consolarti.

alessandro pendesini

Se l’immortalità non esiste, non è per necessità biologica, ma solo perché essendo biologicamente inutile, non è stata selezionata dall’evoluzione.
Bichat definiva la vita come « un insieme di fenomeni che si oppongono alla morte », ma avrebbe dovuto dire: la vita risulta da una miriade di fenomeni, o processi biologici, che hanno « saputo » utilizzare la morte nell’interesse della vita biologica, umano compreso.
NB Potremmo solamente immaginare come sarebbe la nostra vita sulla Terra (a superficie limitata !) se la morte non esistesse ?
Inoltre il concetto di morte non è molto chiaro : Ovidio diceva
« Tutto si cambia e nulla puo’ morire ». (Omnia mutantur, nihil intuit)
Chi oserebbe dargli torto ?

Batrakos

Mi pare evidente che le religioni soteriologiche peschino più tra quelli che hanno una spropositata paura della morte; se non ne avessero non crederebbero all’aldilà, visto che l’aldilà non è certo qualcosa di evidente nè di probabile razionalmente, anzi…

Dico ‘spropositata’ perchè anche io ho paura della morte e penso che sia normale, nè mi pare risolutivo l’argomento epicureo (mi pare fosse suo) in proposito, per cui quando c’è la morte non c’è più vita dunque per un vivo non ci sarebbe morte, dal momento che ogni vivente sa che morirà e tutta la vita si gioca con l’ombra della morte, nè si sa come saranno i momenti che precedono la morte, che sono ancora vita…e dunque avere paura della morte è normale proprio perchè oggi si è vivi.
Esiste poi anche la paura della morte delle persone care, che non ci tocca direttamente in quanto vivi, ma ci procura dolore e nostalgia, dunque non è propriamente una sensazione gradevole.

Su una presunta futura immortalità terrena data dalla scienza…essa sarebbe un fardello se fosse costrizione all’immortalità, ma se ognuno potesse essere immortale volendolo, ma smettere di vivere se la vita gli venisse pesante, beh la questione cambierebbe di molto.

Antonio

Forse il mio ragionamento è troppo marxista ma credo che se la scienza finirà per scoprire come garantire l’immortalità a goderne saranno soltanto gli individui con un conto in banca che supera abbondantemente il miliardo, tutti gli altri dovranno campare soltanto il tanto che basta per produrre e mantenere la ricchezza di costoro per poi finire nella tomba.
Non mi ha mai convinto l’immortalità concessa a tutti, forse ne approfitterebbe troppa gente e il pianeta è già sovrappopolato adesso, figuratevi se non morisse quasi più nessuno.
Il modo migliore per allontanare la paura della morte è a mio parere anche il più semplice: non pensarci. Sono sicuro che le persone più cerebrali sono anche le più infelici e inoltre il mio ingresso nell’ateismo si è accompagnato a una buona dose di menefreghismo che mi ha reso più leggero di 100 confessioni di seguito.

Batrakos

Antonio.

Quando parlavo dell’immortalità della scienza, stavo parlando in linea puramente astratta rispetto al discorso che una vita tendenzialmente infinita dovesse essere noiosa.
Non intendevo affrontare un discorso concreto sulle varie possibilità sociali che uno scenario del genere aprirebbe e che mi lasciano molte perplessità, alcune delle quali le hai espresse tu ora.
Sul ‘non pensarci’ io credo che molto dipenda dall’indole, dall’età, da quanta gente vicino a te hai visto crepare e da altri fattori di tipo soggettivo ed emotivo, dunque non generalizzabili razionalmente.
Che le persone cerebrali siano sempre le più infelici non saprei, anche qua dipende dall’indole: c’è chi pensa, pensa, pensa e più pensa più va in paranoia mentre c’è chi pensa e trae soddisfazione e un certo qual grado di piacere nel farlo.
Insomma, c’è molta soggettività e singolarità individuale rispetto a questioni del genere, almeno a mio modesto parere.

Gérard

L’ immortalita o quasi immortalita ci sara quando l’uomo avrà fatto fare il salto della sua intelligenza dal corpo alla macchina . Potra cosi abbandonare il suo struttura di carne e ossa deperibile per una struttura pressochè indistruttibile …

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