Ora di religione, anche i sindacati confederali in ginocchio dai vescovi

Sedici anni fa la laicità della scuola pubblica segnò un deciso passo indietro. Con la legge 186/2003 il secondo governo Berlusconi regalò il posto fisso agli insegnanti di religione cattolica, che fino a quel momento, essendo la loro una materia opzionale, avevano al massimo contratti annuali. L’anno successivo ne furono assunti in ruolo circa 14mila, con quello che si può definire il più grande concorso per raccomandati mai visto in Italia. Per partecipare, infatti, occorreva avere il benestare del vescovo. È una delle clausole capestro del Concordato: chi è privo del nulla osta vescovile non può insegnare religione cattolica nella scuola pubblica.

A distanza di quindici anni c’è chi si sta battendo per un nuovo concorso per assumere a tempo indeterminato altri 5mila insegnanti di religione cattolica. Sono i sindacati confederati della scuola, Flc-Cgil, Cisl-scuola e Uil Scuola Rua, che unitariamente hanno deciso di ricorrere anch’essi alle raccomandazioni: hanno infatti chiesto il sostegno della Conferenza episcopale italiana, che li ha ricevuti il 4 giugno scorso organizzando per loro un incontro con il responsabile del Servizio Nazionale per l’Irc don Daniele Saottini. Dalle organizzazioni sindacali ci si aspetterebbe una dura battaglia contro le discriminazioni nei processi di selezione per le assunzioni nella Pubblica amministrazione. I sindacati confederali cercano invece nella Cei un alleato, sorvolando sul fatto che saranno i vescovi a selezionare i candidati al concorso. La conseguenza più evidente è un clientelismo che si innesta nella scuola pubblica, con l’immissione di docenti aderenti alla dottrina cattolica che saranno riconoscenti alla Chiesa che gli ha permesso di ricevere uno stipendio fisso, garantito e pagato dallo Stato fino alla pensione. Altra conseguenza, non meno grave, è legata ai criteri con cui i vescovi concedono il nulla osta necessario per partecipare al concorso. Si tratta di un vero e proprio controllo di moralità religiosa, con intromissioni nella vita privata dei cittadini volte a escludere candidati non graditi alle gerarchie ecclesiastiche.

Il posto pubblico viene così negato a chi non è battezzato, a chi non è credente, alle ragazze madri, a chi si è sposato in comune, a chi è unito civilmente o ha partner dello stesso sesso, a chi sostiene l’importanza diritti civili quali l’aborto, il divorzio, l’accesso ai contraccettivi e alla contraccezione d’emergenza. In altre parole, a chi ha condotte morali pubbliche in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa. Non sono regole codificate in circolari del ministero dell’istruzione: sono criteri che si rintracciano nei documenti diocesani che trattano dell’ottenimento e del mantenimento dell’idoneità all’Insegnamento della religione cattolica (Irc). Il ministero si limita a recepire il verdetto dell’autorità ecclesiastica. Una situazione surreale, che ricorda regimi che impongono l’osservanza dei precetti della religione dominante. E che vede tutti gli attori della scuola voltarsi dall’altra parte: ministro, dirigenti scolastici, docenti e gli stessi sindacati preposti alla difesa dei diritti dei lavoratori. Non si è voltata da un’altra parte l’Uaar, che quando ne ha avuto la possibilità ha presentato ricorso contro bandi di concorso ad hoc per soli insegnanti di religione: il caso risale al 2017, quando la Giunta Raggi riservò 50 posti nelle scuole dell’infanzia di Roma a docenti preventivamente scelti dal vescovo. Il ricorso è ancora pendente, ed è volto a tutelare i diritti degli insegnanti generici per questi alunni dai 3 ai 5 anni di età. Insegnanti entro i quali il Vicariato avrebbe comunque potuto individuare, in un secondo tempo e secondo le norme vigenti, quelli disponibili a insegnare anche la religione cattolica.

Roberto Grendene

Articolo pubblicato su Left n. 24, del 14 giugno 2019

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7 commenti

bruno gualerzi

“Non si è voltata da un’altra parte l’Uaar, che quando ne ha avuto la possibilità ha presentato ricorso contro bandi di concorso ad hoc per soli insegnanti di religione”
Ricorso senz’altro necessario… ma credo che l’impegno prioritario per ogni associazione veramente laica consista nel chiedere l’abolizione dell’ora di religione, tanto più quanto più questo intervento dei sindacati sta dimostrando a che punto è giunta la sudditanza verso il vaticano. Per esempio… e questo rivolto soprattutto proprio ai sindacati… mostrando, tra l’altro, come venga ignobilmente strumentalizzato il bisogno di tanti giovani di trovare comunque un impiego: è’ noto, risaputo, come, pur di trovare un’occupazione, tanti giovani si improvvisano ferventi devoti, e come i vescovi mostrano tutta la loro ipocrisia fingendo di crederlo.
PS. Visto che qui – se ho letto bene – non se ne accenna, UAAR è ancora impegnata per organizzare, suggerendo particolari contenuti, la cosiddetta ora alternativa? Personalmente, ma non solo, ritenevo, e ritengo, questa scelta controproducente in quanto diventa una sorta di legittimazione dell’ora di religione.

Diocleziano

È evidente, da ciò che è detto qui sopra, che è una situazione del tutto incostituzionale.
Il difensore supremo della costituzione che fa, tace?

Manlio Padovan

Pensa che sta proteggendo il risparmio degli italiani, ma non s’è accorto che per la più parte degli italiani il risparmio è costituito dalla pensione che, da quando c’è l’euro, si è ridotta del 50% almeno! A lui piacciono i cacciatori di dollari.
Pure se è presidente del CSM di nulla si è accorto all’interno del CSM: un mestiere facile facile, insomma.
Ti pare che possa avere qualcosa da dire?

Frank

Sarebbe molto più facile far abolire l’ora di latino, di greco, di matematica, di fisica…. insomma di una di quelle materie dove si deve studiare e non un’ora di cazzeggiamento come quella di religione, simmo n’Italia paisà.

dissection

Costituzione, art. 1: “L’Italia è una repubblica teocratica fondata sul lavoro regolamentato dal Vaticano, per ogni ulteriore controversia si vedano i Patti Lateranensi.

mafalda

Diciamo che la colpa sta nel mezzo, anche se pesa di più quella del sindacato: è molto raro infatti, sentire le voci dei dirigenti e degli insegnanti contro l’ora di religione. Sarebbe interessante fare un sondaggio tra maestri e professori (non di religione, ovvio)per vedere se vorrebbero abolita questa assurdità anticostituzionale.

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