Stefano Marullo*
Ti guardo, Rabbi. La notte è scesa a strapiombo e un flebile fuoco ormai ci scalda. Il tuo viso avvolto nel sonno, per un attimo, fuga le mie paure e questo silenzio che assopisce il brandello di umanità stipata che ha deciso di seguirti sembra dissipare le molte voci contraddittorie sulla tua missione che pervicacemente vuoi portare a compimento. Cosa accadrà a Gerusalemme? Gira voce tra noi che allora si manifesterà la potenza di Dio che ti consacrerà Messia. Tu però continui a usare parole sibilline; che le vie del Signore non sono quelle degli uomini, che dovrai soffrire molto e che il Regno promesso non è la riedificazione di quello di Davide. Un’intuizione molesta mi turba: succederà qualcosa di terribile laggiù, e ne sei consapevole, ma è come se ci preparassi con gradualità.
Ci hai chiesto di dirti chi dice la gente che tu sia, e chi tu sia secondo noi, quelli che condividono con te questa vita raminga e quest’avventura che non sappiamo più dove ci stia portando che però sembra ci sbarri la strada nel momento più importante della tua missione (“dove sarò io voi non potrete seguirmi”, così hai proferito). Per i più, tu sei Elia, e prepari la fine dei tempi, come vuole il profeta Malachia: ti hanno infatti sentito dire, all’inizio della tua predicazione “il tempo è compiuto” e “la liberazione è vicina”. Tra i tuoi tutti pensano che tu sia il Messia ma nessuno è disposto ad accettare in cuor suo che ti comporti più da sacerdote in procinto di un rito sacrificale che da guerriero e giudice. I tuoi nemici hanno armi affilate. I dottori della legge dicono che stravolgi le scritture che conosci bene ma usi secondo le tue convenienze. Ricordi l’altro giorno l’adultera che hai sottratto ai suoi aguzzini? Li hai lasciati con un palmo di naso. Ma hai stupito anche noi. Hai salvato la vita a quella donna ma le hai detto solo “va e non peccare più”, come se la vita fosse solo scampare alla morte. Perché non le hai chiesto dove abita, perché si è ridotta in quello stato. Non sapremo mai se ricomincerà a peccare. Ed ancora quando raccogli le spighe di sabato ti prendi gioco dei tuoi interlocutori (“il sabato è fatto per l’uomo”), li sfidi ma accresci il numero dei tuoi avversari. Gli zeloti ci mandano a dire che se tu sei veramente il Cristo devi essere pronto a metterti a capo del movimento per scacciare i Romani che tengono il popolo sotto il loro giogo e corrompono con oro gli scribi e i capi del sinedrio. Quanto ai tuoi parenti, tua madre e i tuoi fratelli, dicono che hai la mente ottenebrata e non ci stai con la testa. A Nazareth ti conoscevano tutti, ad un certo punto hai preteso di insegnare a quelli della sinagoga e ti sei presentato come “colui che deve venire”. Come pretendevi di essere accettato dai tuoi? Neanche il Battista ha osato tanto. Già, il Battista. Molti suoi discepoli ti hanno seguito dopo il suo arresto, perché pensavano che tu prendessi il testimone. Molte tue parole sulla conversione e la penitenza sembrano le sue. Ma la gente non vuole più saperne di profeti martiri che predicano un Regno che sembra non arrivare mai. Hai promesso il centuplo per chiunque avrà lasciato terre, parenti o amici; neanche un centesimo costoro hanno visto e tu prefiguri croci da portare, persecuzioni e tradimenti.
Perdona la mia insolenza, Rabbi. Una stanchezza soffocante intrappola i miei pensieri. Il mio peggior nemico è sempre stato il tempo. Ho passato metà della mia vita a riflettere su chi o cosa io fossi, poi sei arrivato tu e compresi che era il tempo del che fare, di agire. E il tempo diventa ancora più prezioso se sai già come impegnarlo, non puoi permetterti di sprecare nulla. Tu da liberatore sei divenuto per me pietra d’inciampo. Continui a ripeterci che molte cose le capiremo quando non ci sarai più e che la tua parola è verità. Sai, Rabbi, questo popolo è esausto, non è sempre necessario conoscere la verità, ammesso che essa renda liberi, per essere felici. Talvolta è addirittura d’intralcio la verità.
Forse dovresti capire un po’ di più le nostre inquietudini. Quando Simone ha protestato con te perché hai detto che a Gerusalemme avresti sofferto molto, ricordo bene che tu lo chiamasti “Satana”. Da allora nessuno osa più parlare di questo. Se davvero a noi è dato conoscere i misteri del Regno, perché non possiamo insieme decidere cosa è meglio per te e per tutti? Sì, sono temerario, Dio abbia pietà di me, tu proclami ogni giorno di fare la volontà del Padre tuo, non siamo che meri strumenti dei suoi divini disegni. Immensa è la sua sapienza e imperscrutabili le sue vie. Ma non dice forse la Torah che Abramo tentò di convincere l’Altissimo a desistere dalla distruzione di Sodoma ? Od ancora che Giacobbe duellò con Jahvé presso il torrente Iabbok e lo vinse?
Sei venuto per la salvezza di molti. Anche se ci parli di porte strette, tribolazioni e disastri cosmici. Perché non parli chiaro in modo che tutti ti intendano? Cosa vuol dire che taluni “vedendo non vedano e udendo non intendano”? Forse che ti compiaci della durezza del loro cuore? E poi ti indigni con noi perché non siamo capaci di cogliere il senso delle tue parabole? Anche il nostro cuore è duro? Se dai a chi già possiede e togli a chi non ha quel poco che ha, se gli operai dell’ultima ora sono pagati come quelli che hanno lavorato un giorno intero, se il figlio dissennato viene trattato meglio di quello ubbidiente, se bisogna perdonare settanta volte sette, come potremo parlare di giustizia? Come possiamo accettare che ci mandi come agnelli in mezzo ai lupi? Ma se i lupi brindano alla loro sazietà chi pagherà per il sacrificio degli agnelli?
Il mio parlare è ormai senza verecondia, il cielo abbia misericordia di me. Tu hai detto “Io ho vinto il mondo”: dov’è dunque il Signore degli eserciti, le schiere degli angeli vittoriosi, dove il giudizio terribile di chi separerà il grano dalla zizzania? Non si dovevano rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili? E coloro che hai proclamato beati? Chi consolerà gli afflitti, quale terra possiederanno i miti? E quelli che hanno fame, chi li sazierà? Rabbi hai detto che non serve all’uomo conquistare il mondo se perde la sua anima. Temo che codesti disgraziati perderanno la loro anima per avere smarrito ogni speranza senza avere conquistato il mondo. Gli esseni e i monaci delle grotte da tempo vivono separati dal mondo e si preparano alla lotta finale, ma almeno hanno la consapevolezza di essere i figli della luce, gli eletti. Tu vuoi che stiamo nel mondo e ci ricordi che non siamo del mondo. Eppure questo mondo ci consuma e l’incertezza ci fa trasalire.
Rabbi, se a Gerusalemme non andrai a prenderti il Regno, non andare affatto. Un discreto stratega talvolta è più grande del migliore dei profeti. Io non ci sarò con te. E forse anche tu lo sai già. Mi fissasti a lungo l’altro giorno mentre dicevi “chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro non è adatto per il Regno dei cieli”. Confesso il mio peccato: voglio essere fedele alla terra e morire per il mio popolo. Dicesti che quando tutto sarà finito andrai a prepararci un posto accanto ai beati. Troppo zelo, Rabbi, io scelgo l’ignominia di chi dimenticato dalla storia ha cercato di asciugare qualche lacrima. Lo Spirito del Signore guidi i tuoi passi e ti protegga dalle intemperanze, Gesù di Nazareth. E voglia il cielo che il tuo nome non sia mai associato ai dominatori di questo mondo, tu che potevi essere a capo di una nazione e hai preferito guidare un manipolo di miserabili.
* Laureato in Storia, ha compiuti studi di filosofia e teologia. È membro dell’Attivo del Circolo UAAR di Padova.
NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
Carino. Ma scusa Stefano, com’è che hai studiato teologia? Volevi forse farti prete?
Le contraddizioni dei vangeli e del personaggio sono tante e tali che proprio non si riesce a capire come per 2000 anni i cristiani non abbiano voluto vederle. E fra questi cristiani ce n’erano alcuni indubbiamente molto intelligenti (diciamo Dante, S. Tommaso, Galileo, Rahner, Urs von Balthasar ecc.). E ancora oggi tanti bravi cristiani con indubbie doti (Florenskij, fra pallino, Rosy Bindi, Zichichi (!) ) ci sbattono il naso su su queste contraddizioni, ma non le vedono, non vogliono vederle. E continuano a costruire romanzi su questo povero diavolo che fu Gesù. L’ultimo romanziere, tale Ratzinger, ha pubblicato due tomi su quel povero diavolo, mi sembra di 400 pagine l’uno, strologando a ruota libera, e senza nemmeno aver letto tutti i precedenti romanzi sul personaggio (col rischio di ripetere cose già dette e ridette).
“Chi dicono che io sia?”. Commovente questa domanda di Gesù. Aveva dei problemi di identità? Era curioso di sapere cosa si diceva sul suo conto? Ma non doveva già saperlo essendo nientepopodimeno che Dio? Il povero Battista – che pur l’aveva battezzato ed aveva sentito la voce dall’alto – “Questo è il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto” – aveva lo stesso dei dubbi e mandò a chiedere se era proprio lui il messia tanto atteso. E Gesù a questo punto “si vanta” e sciorina i pezzi del suo repertorio: ridona la vista ai ciechi, risuscita morti, ne fa di cotte e di crude, come si può ancora dubitare?
Le debolezze di Gesù – il romanziere Ratzinger preferirebbe dire “umanità di Gesù” – inclinano (m’inclinano) a pensare che quel povero diavolo davvero è vissuto e fece la triste fine che sappiamo.
Tuttavia devo dire che ogni tanto ne azzeccava una. Consigliare di essere semplici come colombe e astuti come serpenti, per esempio, è un consiglio che mi piace. A dir la verità è un po’ la quadratura del cerchio, cioè impossibile (o sei serpente o sei colomba), ma mi sembra un’ideale a cui tendere (non essere solo serpente, non essere solo colomba).
@ Sergio
Caro Sergio, tra i bravi cristiani con indubbie doti hai posto anche Florenskij, fra pallino e Zichichi. Voglio sperare che la tua sia solo un’ironia letteraria alla Goethe…
@ Sergio
Il coming out lo lascio a Florenskij, vedi più sotto. Quando vorrò parlare di me, metterò su un blog.
Non si devono confondere i cristiani (evangelici) con i cattolici (romani) della CCAR: fare questa confusione è un errore grossolano trattandosi quantomeno di due religioni tra loro molto diverse.
dire “carino” mi sembra limitativo; a mio avviso è letterariamente un buono scritto; ed esegeticamente mostra la conoscenza dei testi e ben rileva la loro l’equivocità, anche se mi sembra denoti una sofferenza partecipe che, personalmente, mi è estranea. Mi piace soprattutto il finale, con le notazioni relative al “discreto stratega più grande del migliore dei profeti” e alla “scelta dell’ ignominia di chi dimenticato dalla storia ha cercato di asciugare qualche lacrima”, molto politiche e molto alla Saramago.
😉 Mi piace!
Caro Stefano, ecco la mia reazione ad una prima lettura di questo tuo così intenso ‘monologo’:
come avrebbe potuto essere ‘umano’ ciò che viene attribuito a Gesù di Nazareth se non fosse tutto vanificato dal ‘divino’!
E come purtroppo è ancora oggi difficile – come lo fu allora – far passare la ‘verità’ di tante elementari (‘elementari’, che non vuol dire semplici o banali) esigenze dovute alla condizione umana se non la si fa venire ‘da fuori’, far cadere dall”alto’… e tanto più in grado di far presa quanto più viene espressa in forma oracolare, ‘oscura’. Perchè fa ancora troppo paura scoprire che il ‘re’ (i Rabbi, i Profeti, i Guru e compagnia predicante) in realtà è ‘nudo’, ricoperto di abiti tanto più appariscenti quanto più inesistenti.
Io, come il solito, ho gustato l’aspetto umano e politico e debbo dire che l’ho trovato non solo ben scritto e convincente, molte frasi attribuite al rabbi sono note ai più, ma anche e soprattutto commovente nella rappresentazione di quale battito animi il cuore dell’uomo e della sostanziale impotenza delle persone di buona volontà.
Bello: potrebbe uscirne un monologo teatrale!
Secondo me questo racconto, inserito nella vicenda letteraria di Gesù, ha un valore aggiunto in quanto ravalica il solo Gesù: spessissimo i grandi riformatori, o chiunque è investito da un compito pubblico di rilievo, è quasi costretto a trascurare le persone a lui vicine, cioè quello che nei vangeli è chiamato ‘il prossimo’.
Forse il bello di questo racconto è proprio in questa chiave di lettura: far vedere un Gesù che, tutto assorto dal suo sentimento messianico, trascura proprio il suo prossimo, cioè quel manipolo di persone che gli sono state accanto fin dall’inizio, generando sbigottimento e paura nel prossimo stesso e mostrandoci come sia molto più difficile amare il prossimo, individuo concreto con cui abbiamo a che fare, piuttosto che un concetto molto astratto e vago come l’Umanità.
Almeno a me piace leggerlo così.
@ Batrakos
Sì, quello che scrivi è giusto. Tuttavia devi anche considerare che ogni grande riformatore vede le cose secondo un punto di vista, diciamo così, hegeliano: per lui non contano i singoli uomini, ma solo l’Uomo ha importanza in quanto estrinsecazione del Geist che governa la storia.
“(…) per lui non contano i singoli uomini, ma solo l’Uomo ha importanza in quanto estrinsecazione del Geist che governa la storia.”
Ed è proprio questo il guaio, come rimarca anche Batrakos. Non esiste l’Uomo, esistono solo i singoli uomini, che come singoli e non come umanità debbono far fronte alla condizione umana. E’ il singolo uomo che nasce e muore e ne ha coscienza, non la specie umana (almeno fino ad ora). I ‘grandi riformatori’, puntando a ‘riformare’ un’umanità teorica, si sono sempre riferiti ad un uomo puramente virtuale.
Fino a che non si rinuncerà a confidare in qualche ‘Grande Riformatore’, o ‘Uomo della Provvidenza’ che dir si voglia, Messia o altro, l’alienazione, con relativa carica autodistruttiva, sarà sempre dietro l’angolo.
Tocchiamo di nuovo un tasto molto problematico.
Se una società diventa invivibile ed oppressiva, è normale che chi si adopera per organizzare una lotta per modificarla non possa che essere, almeno leggermente, hegeliano, nel senso di rifarsi ad un concetto generale più che a uno individuale, perchè purtroppo senza lotta e senza mettere in conto l’ipotesi che alcuni periscano perchè il potere quando rischia seriamente di perdere i suoi privilegi è sempre violento anche davanti ad una protesta nonviolenta (nonviolenza che è diversa dalla passività), nulla mai muterebbe.
D’altronde, se, in un sistema violento e ingiusto di cui sopra, nulla mutasse, sarebbero pur sempre i singoli a dover sopportare la violenza di un sistema e magari a morire e soffrire di inedia e di mancanza di dignità di vita proprio perchè non si vuol rischiare di soffrire e morire per cambiare il sistema stesso…una sorta di circolo vizioso della sopravvivenza!
Quello che qua mi premeva enfatizzare è che spesso i ‘grandi rivoluzionari’ hanno difficoltà a relazionarsi con gli affetti più semplici e quotidiani (la famiglia, gli amici ecc..) proprio perchè il loro compito li tiene lontani da quella che è una normale dimensione quotidiana e spesso si rischia il paradosso che un rivoluzionario è maggiormanete conosciuto e compreso dall’umanità in senso generale che dai suoi congiunti.
Che poi si debba mantenere sempre senso critico anche davanti alle person autorevoli senza idolatrarle e cadere nell’alienazione del principio di autorità, è concetto che condivido in toto.
@Batrokos
>Quello che qua mi premeva enfatizzare è che spesso i ‘grandi rivoluzionari’ hanno >difficoltà a relazionarsi con gli affetti più semplici e quotidiani (la famiglia, gli amici >ecc..)
In molti scritti agiografici ed apologetici i cristiani (che leggevano alla lettera il passo del vangelo in cui Gesù sosteneva che chi amava il padre o la madre, la moglie e il figlio o se stesso più di lui non era degno di lui)ostentano un grande disprezzo per i propri congiunti e familiari, di fronta alla loro “missione”. San Girolamo scriveva al monaco Eliodoro: “Anche se il tuo nipotino ti si attaccasse al collo, o tua madre con i capelli scamigliati e gli abiti stracciati ti mostrasse il seno a cui ti ha nutrito, o tuo padre sulla soglia di casa, ti implorasse di restare, tu allontanati e, senza versare una lacrima, corri verso il vessillo di Cristo” (cit. da Deschner in “Storia Criminale del Cristianesimo” tomo I p.139-140)
Stamattina me ne sto uscendo con la frase vecchia e frusta ( la pronunciò perfino Mussolini in un momento di smarrimento ai tempi del delitto Matteotti ) : SOGNO O SON DESTO ? Possibile che finalmente sul blog UAAR si trovi un testo amplissimo in cui qualcuno si interroga su Gesù col cuore in mano e con la mente assorta nella meditazione?
Perchè il punto centrale della questione sta proprio qui: IL FASCINO DI GESU’ ( al quale, come corollario cattolico aggiungerei il fascino della Vergine Maria ). Quel fascino di Gesù che ha fatto dire a Dostojewskij la frase volutamente “scandalosa”: SE DOVESSI SCEGLIERE TRA CRISTO E LA VERITA’ SCEGLIEREI CRISTO”. Frase che fa il paio con l’altro grande pronunciamento “pazzesco”, quello del bollente Tertulliano nel II secolo: ” CREDO QUIA ABSURDUM”, “CI CREDO PERCHE’ E’ ASSURDO”.
Anzitutto nngrazio Sergio per avermi collocato nella schiera dei “bravi e con indubbie doti”. Accetto il “bravo” nel senso di “persona di buona volontà”; sarei vanitoso al contrario se lo negassi. Invece mi fa sorridere l’attribuzione di doti speciali. Io non ho nessuna dote speciale; semplicemente ho un temperamento scalpitante, corretto, spero, dal “Discorso della Montagna” ( “Beati i miti…” e quant’altro ) e, per quanto riguarda la veste di “apologeta” enciclopedico del Cattolicesimo ( con falle nella preparazione scientifica, ma per mestiere sono semplicemente o piuttosto complicatamente un letterato versato nella saggistica ) mi viene da citare una frase che mi piace enormemente ( forse di Goethe, forse di altri: “IL GENIO E’ UNA LUNGA PAZIENZA”. In questo senso: le doti che ad altri sembrano innate emergono per una specie di sintesi semispontanea e “involontaria” di elementi messi insieme “volontariamente” con una fatica assidua e intensissima; fatica diurna e notturna ( gli studi “matti e disperatissimi” di Leopardi, che però io a questo punto ritengo “speranzosissimi” ). E’ come se si fosse presi dall’impulso irresistibile di costruire un orologio composto da migliaia e migliaia di pezzi, cesellandoli uno per uno con inverosimile pazienza, senza mollare mai., neanche per un minuto.
Perchè sottoporsi a una simile “mostruosa” corvee? E’ presto detto: perchè fin dall’infanzia, con un condizionamento assolutamente minimo da parte della famiglia ( ho due fratelli per quasi tutta la vita non praticanti ) e senza frequentazioni oratoriane ho sentito il fascino della religione cattolica nel suo nucleo essenziale come assoluto, senza la minima incrinatura, come quello di un accordo musicale perfetto. Quel “capoccione” germanico ( svizzero tedesco ) di Hans Urs von Balthasar, maestro di Ratzinger e per me il più grande teologo del ‘900, nel suo volume “Gloria” ( grande saggio di “estetica teologica”, ovvero di teologia della bellezza) ha parlato di “Gestalt” perfetta, cioè di una forma che si impone da sè, con una specie di “forza tranquilla ma irresistibile della semplicità”, come sarebbe un accordo di Do maggiore ( do, mi, sol ) che si impone con forz propria.
Tuttavia, da secchione studioso ( però mai primo della classe ) con una travolgente passione enciclopedica fin dalla terza elementare, non potevo non rendermi conto precocemente della selva di dubbi che pungevano da ogni parte chi volesse considerare in modo critico Gesù, il Cristianesimo e la Chiesa. Il problema che mi ponevo già a tredici anni era:”TUTTO QUESTO E’ MERAVIGLIOSO: MA SARA’ ANCHE VERO?”
La questione era cruciale, assolutamente di vita o di morte psicologica, ma da trattare con una onestà intellettuale totale e accanita, la stessa onestà senza infingimenti che mi era stata inculcata dal “Discorso della montagna” ( il vero centro emotivo della religione cattolica ); per cui se avessi deciso di abbandonare la fede, sarebbe stato paradossalmente proprio per quanto là insegnato. La critica anticristiana e antireligiosa, che raccoglievo tutt’intorno ( facendo centro nel derisorio “Perchè non sono cristiano” di Bertrand Russell, vero “dandy” del pensiero radicale ) era tale da scuotere tutta la struttura delle credenze su cui avevo costruito la mia personalita’ e il mio rapporto col mondo; perciò mi misi di buzzo buono a dipanare uno per uno tutti i dubbi possibili e immaginabili contro la visione religiosa del mondo, il Cristianesimo e la Chiesa.
Il risultato a cui sono giunto è questo: nonostante l’enormità e direi la legittimità dei dubbi, soprattutto sul problema del Male, che una persona minimamente acculturata non può non porsi, quanto insegnato dalla Chiesa Cattolica è altamente credibile per una mente abituata al pensiero razionale e capace di autodifendersi dal “whishing thinking”. Pensiero razionale che è tale in quanto accompagnato dall’umiltà di chi considera che non si può pretendere di chiedere a Dio risposta pronta e immediata a “dieci domande” come a Berlusconi epr i suoi “bunga bunga”. Questo significa sottoporre Dio ( che se esiste è il Signore dell’universo ) a un inqualificabile processo sommario. La convinzione della razionalità degli elementi a discarico dell’imputato Dio può essere raggiunta solo con un percorso lunghissimo, sostenuto dalla passione e, ripeto il termine, di chi, appunto perchè ha studiato, sa di non sapere, ne seno di non essere “nato imparato”. Un esempuio che mi sembra passabile è quello dei difensori dell’innocenza del capitano Alfred Dreyfus: una ricerca attenta e minutissima degli elementi a discarico, con un lavoro durato anni e anni, no senza l’insorgere di dubbi negli innocentisti stessi, sgomenti davanti all’enormità eella posta in gioco.
Una persona intelligente alcuni mesi fa ha parlato di “effetto subliminale” del testo biblico ( io direi in particolare di alcuni testi biblici ): mi riferisco in particolare al Deuteroisaia, quello delle grandiose promesse messianiche, come qualcosa che ha un centro perfetto proprio perchè si dilata in tutte le direzioni: il cielo, la terra, il passato, il futuro: l’esternazione, a ben vedere, del dominio dello spazio da parte della CROCE. “una voce grida: “Preparate nel deserto la via del sgnore… Ogni valle sarà colmata, ogni monte e colle sarà abbassato; il terreno aspro si trasformerà in piano e quello scosceso in pianura… Una voce dice: “Grida” e io rispondo “Che dovrò gridare”? Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce… secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre”.
Un dominio assoluto dello spazio e del tempo che si ritrova nelle ultime parole del Nuovo Testamento, in quel testo grandioso – terribile che è l’Apocalisse: “IO SONO L’ALFA E L’OMEGA, IL PRIMO E L’ULTIMO, IL PRINCIPIO E LA FINE”.
Ora, sulla spinta di quella semplice – geniale osservazione ( di un aderente all’UAAR ! ) mi propongo di studiare quanto possibile della metrica dei testi biblici appunto per comprendere il meccanismo di quell’azione subliminale, indubbiamente quella che mi ha tenuto attaccato alla Chiesa proprio nello stesso momento dell’adolescenza in cui mi rendevo conto di quanto fosse fitta la selva oscura dei legittimi dubbi.
Sulla base di osservazioni analoga, fatte da lungo tempo, ma non così ben mirate, credo di poter offrire un controargomento a chi solleva dubbi pesanti e a suo parere tombali sulla veridicità storica del racconto evangelico.
La pratica della storia letteraria, richiesta dal mio mestiere ( non oso dire “professione” per la nota irrilevanza stipendiale ) mi portato a riflettere sul problema della creatività letteraria. Sono giunto a queste conclusioni. LA CAPACITA’ UMANA DI INVENZIONE DEI STORIA ( DI “FABULAZIONE” ) NON E’ ILLIMITATA. Nessuno scrittore crea “ex nihilo”, dal nulla, ma sulla base di elementi messi in campo da altri, nella sequenza di una lunga tradizione, e si dimostra “genio” in quanto li unifica e li porta per così dire a compimento in un “oltre” che ha il sapore dell’assoluto. Così Dante compare non all’inizio o a metà, ma alla fine dell’elaborazione culturale del Cattolicesimo medievale. Il fenomeno può essere chierito in modo illuminante dalla celebre frase di Hegel: “La nottola di Minerva ( cioè della comprensione consapevole ) appare sul far del crepuscolo”.
Tralasciando per il momento la questione relativa a Shakespeare ( talmente grande da rendere quasi impossibile credere che la sua sia stata una creazione puramente umana ) vi chiedo: E’ POSSIBILE CHE UN GRUPPO DI PERSONE MODESTAMENTE ACCULTURATE, comunque non dei genii ( tranne forse san Paolo e san Giovanni ) ABBIANO POTUTO COSTRUIRE A TAVOLINO, MAGARI ANCHE CON IL COPIA E INCOLLA, UN PERSONAGGIO SUBLIME, NEL SENZO PIU’ ASSOLUTO E TOTALE, COME QUELLO DI GESU’? Sublimità, si noti, che non consiste nella semplice “gonfiatura” di un uomo, sia pure autorevole, a dimensioni di semidio, ma nell’unione paradossale di quanto più alto con quanto di più terrestre: il persdonaggio che si trafigura nella luce è lo stesso che consola la vedova di Naim e LAVA I PIEDI ai suoi discepoli; e questo senza perdere un filo della sua dignità.
Un’immagine che potrà forse spiegare: IL SOLE CHE ILLUMINA UNA ROZZA TONACACCIA ( come per l'”alter Christus” san Fancesco d’Assisi ).
Ebbene, credo intutta onestà, nel corso delle mie letture, che non posso non indicare come vastissime e per quanto possibile con apertura a 360 gradi, NON HO MAI, ripeto mai, TROVATO UN PERSONAGGIO PARAGONABILE A GESU’ PER IL SUO INCREDIBILE, DIREI OSSIMORICO CONTEMPERAMENTO DI ALTO E DI BASSO, DI UMILE E SUBLIME.
Se ne potrà cogliere qualcosa ascoltando la Corale della “Passione secondo san Matteo” di Bach, che ritengo, anche sulla base di autorevoli pareri, come il brano più sublime – umile della produzione musicasle di tutti i tempi e di tuitti i paesi: “O Haupt voll Blut und Wunden… O capo insanguinato e piagato, straziato e deriso, incorionato di spine per beffa e scherno! O capo un tempo adorno di sommi onori e gloria ed ora tanto ooltraggiato: a te rivolgo il mio saluto!”.
Il resto è una conseguenza.
Potrei dire che la cultura non crea la fede, che nasce da un sentimento di assoluta fiducia, come quella che un bambino prova petr la mamma; mira a togliere le pietre di inciampo, che nel dnostro tempo di amplissima.quasi sterminata comunicazione culturale sono ENORMI, per cui personalmente ritengo l’agnosticismo ( non l’ateismo ) come la posizione più ovvia per chi ha studiato in po’.
Le frasi paradossali di Dostojweskij e di Tertulliano per me voglione semplicemente dire questo: l’immagine di Gesù si impone con una tale
Ho letto davvero tutto – anche se mi ero proposto di non leggere più i suoi messaggi (questo dovrebbe essere anche il più lungo, quasi un trattato).
Che dire? Non me la sento di fare dell’ironia, sarebbe credo fuori luogo. Ma niente, assolutamente niente di ciò che ha scritto mi ha toccato, incuriosito, interessato. E non per partito preso (ah, è Florenskij, allora …). Non faccio nessuna fatica a riconoscere virtù e meriti di chi non la pensa come me (un po’ come Gide). Ma qualcosa in comune bisogna avere che permetta un minimo di comprensione. Davanti al suo testo resto attonito. Mi dico: ma questo vive in un altro pianeta, è un marziano o un venusiano, non c’è nessuna possibilità di capirsi.
A me Gesù non è affatto simpatico, non è quel personaggio così sublime che dice lei e che diceva persino Pasolini. Era chiaramente fuori di testa – come dicevano sua madre e i suoi fratelli, raccontano i vangeli {fratelli che non erano né fratellastri né cugini).
Alcuni mesi fa ho letto il libro di un ex teologo cattolico, «Der Jesuswahn» (Wahn = follia). Un bellissimo libro, per me, di un esperto teologo, uno che sicuramente conosce i testi di base e l’infinito commento su quei testi. La conclusione a cui il teologo Kubitza è giunto è che la Bibbia è il libro più sopravvalutato in circolazione e altrettanto sopravvalutato è Gesù. Che è tutt’altro che buono e misericordioso (comunque non sempre): arriva a minacciare il fuoco eterno a chi dirà “raca” al fratello (nel celebre Discorso della Montagna, anche questo infinitamente sopravvalutato). L’inferno per dare dello scemo a qualcuno! Ma andiamo! Nel vangelo secondo Matteo il buon Gesù arriva a minacciare una settantina di volte l’inferno, lui che dice di perdonare settanta volte sette. Ma andiamo! E in suo nome si sono perseguitati torturati e uccisi nei secoli chissà quanti poveri cristi, rei di qualche cosiddetta eresia o qualche comportamento non gradito ai potenti, ai sacerdoti! Non basta scusarsi come ha fatto il buon Wojtyla con non poco ritardo.
(Sì, quella frase è di Goethe: “Genie ist eine lange Geduld”. Ma sarà vero?)
@ Sergio
La conclusione a cui il teologo Kubitza è giunto è che la Bibbia è il libro più sopravvalutato in circolazione e altrettanto sopravvalutato è Gesù.
Concordo.
” Questo significa sottoporre Dio ( che se esiste è il Signore dell’universo ) a un inqualificabile processo sommario.”
E’ veramente straordinario lo scenario qui prospettato! Non sai, revochi in dubbio (se le parole hanno un senso, questo dici) se dio esiste… ma ritieni inqualificabile ‘sottoporlo ad un processo sommario’, riguardante magari la teodicea o il libero arbitrio!
L’unico ‘processo’ cui si può sottoporre un ente che non si sa se esista o meno può solo riguardare… la sua esistenza o meno, e tutto il resto non può che esserne una conseguenza! Ora tutto ciò che si può attribuire a questo ente che esiste in realtà solo come esigenza destinata a rimanere tale, è solo un proiettare questa esigenza in altro da sé, alienando la propria umanità.
Questa è la vera umiltà, caro Florenskij, cioè riconoscere i limiti conoscitivi dell’uomo e vivere la condizione umana per quello che è, non per quello che si vorrebbe fosse. Credimi, il ‘fascino’ di un uomo così inteso è ben più coinvolgente, trattandosi di un uomo reale, non virtuale, di qualsiasi emozione procurata dalla fuga dalla condizione umana propria di ogni religione.
Questo del resto credo sia il senso del bellissimo ‘monologo’ di Stefano Marullo.
Inesorabile poi la proposta da parte tua del solito specioso (questo sì inqualificabile)argomento: “E’ POSSIBILE CHE UN GRUPPO DI PERSONE MODESTAMENTE ACCULTURATE, comunque non dei genii ( tranne forse san Paolo e san Giovanni ) ABBIANO POTUTO COSTRUIRE A TAVOLINO, MAGARI ANCHE CON IL COPIA E INCOLLA, UN P”ERSONAGGIO SUBLIME, NEL SENZO PIU’ ASSOLUTO E TOTALE, COME QUELLO DI GESU’?”
Lasciamo perdere il fatto che persone ‘non modestamente acculturate’, dei ‘geni’ come li chiami tu, abbiano ritenuto invece il personaggio Gesù niente affatto sublime… la vera ‘genialità’ che si dovrebbe riconoscsre a qualsiasi persona riguarda il suo modo di porsi di fronte ai problemi esistenziali: e questo può valere anche per un analfabeta.
@ Florenskij
Contento lei…
Che nello stesso post si possa dire di avere “mente abituata al pensiero razionale e capace di autodifendersi dal “whishing thinking” (sic) [wishful thinking] e dare di questo un magnifico esempio, citando come ciliegina sulla torta la frase di Dostoevskij “Se dovessi scegliere tra Cristo e la verità sceglierei Cristo” ha del miracoloso.
Ma ci siamo abituati.
A suo beneficio e per comodità (da Wikipedia):
Wishful thinking is the formation of beliefs and making decisions according to what might be pleasing to imagine instead of by appealing to evidence, rationality or reality.
@Flo’
Tralasciamo che Paolo ritenesse che Gesù avesse combattuto e fosse stato crocifisso non da uomini bensì da forze spirituali come bellamente ammette in 1Cor 3:4-9 e Ef 6:10?
Tralasciamo che la sublimità di un concetto non è ad esso intrinseco ma riguardante unicamente l’osservatore?
Tralasciamo che le basi per questa costruzioni a tavolino erano già belle che abbondanti BEN DA PRIMA della nascita di Paolo e, se mai fosse esistito, di Pietro?
Così come ben tralasciamo che la stessa Enciclopedia Cattolica ammetta che i nomi dei vangeli non abbiano nulla a che vedere con chi effettivamente li scrisse, con tutte le implicazioni del caso (se non è stato Marco a scrivere il suo testo giustamente non può averlo fatto sotto l’egida di Paolo)?
E ancora: tralasciamo che Giustino metteva in bocca a Papia, sé-dicente testimone oculare, le parole dell’apocrifo di Baruch?
Per non parlare che il più recente testo canonico sia stato datato come del 75 B.c.e come data più recente? Superato come età dai loghia del Vangelo apocrifo secondo Tommaso, quello che indica ESPLICITAMENTE come fratello questo? Tralasciamo in più che tutti i vangeli si sian copiati l’un l’altro eccezion fatta per Giovanni datato ben 90 anni dopo la presunta morte del soggetto a cui si riferirebbe?
Quante altre cose dobbiamo ancora tralasciare, eh?
Florenskij, lo sa che hanno ottenuto un qualita’ di cocomeri giganti semplicemente leggendo i suoi commenti vicino alle piante?
Confesso tutta la mia sprovvedutezza: per un attimo ho pensato che Stefano avesse proposto la traduzione di un frammento di qualche vangelo gnostico. Poi, rileggendo attentamente il testo, mi sono accorto che le parole tradiscono una sensibilità letteraria decisamente moderna. Insomma, non può non essere roba sua. Caro Stefano, anche se il mio giudizio in questo campo conta ben poco, le tue qualità di scrittore sono sorprendenti: la Yourcenar delle Mémoires d’Hadrien non avrebbe saputo fare di meglio.
Qual è il senso di questo monologo? Credo che l’esegesi sia meglio lasciarla allo stesso Stefano. Ad ogni buon conto, mi pare lecito affermare che nel testo si affronti il problema della messianità di Jeoshua, ovvero il suo rapporto difficile e contraddittorio con le condizioni politiche di Israele sotto la dominazione imperiale romana. Da profano di storia delle religioni quale sono, da tempo ho sviluppato la convinzione che il cristianesimo derivi essenzialmente da un fenomeno di sincretismo tra il movimento apocalittico del giudaismo medio ed i vari culti misterici (soprattutto orfismo e mitraismo) praticati nel mondo ellenistico: la morte e resurrezione di Gesù non è altro che la traduzione “semitica” della morte e resurrezione di Dioniso-Zagreus e di altre divinità affini delle religioni di mistero. Ma Jeoshua, almeno se diamo per scontata la sua esistenza storica, fu accusato dall’autorità romana di volersi fare “rex Judaeorum”, e per questo se ne decise la condanna a morte: niente ci consente oggi di escludere a priori che egli fosse semplicemente un agitatore politico, il quale volle mettersi a capo del movimento di liberazione di Israele e combattere i sadducei e l’aristocrazia sacerdotale di Gerusalemme ormai ampiamente collusi con il potere imperiale romano. Come si vede, i problemi storici inerenti all’origine del cristianesimo sono tutt’altro che semplici da sbrogliare, e credo che Stefano abbia fatto benissimo a stendere un velo di ambiguità sulle parole di questo anonimo discepolo.
Dimentichi le sovrabbondanti influenze mazdeista per tramite essenico (se non dirette, se si accetta l’essenismo come proto-cristianesimo)… 😉
@ FSMosconi
La tua competenza in materia di storia delle religioni è senza dubbio superiore alla mia. Tuttavia ti ricordo che l’essenismo rientra INTEGRALMENTE nel movimento apocalittico del giudaismo medio: attesa del regno di dio ormai imminente, lotta finale dei figli della luce e dei figli delle tenebre, trionfo di Israele sui suoi nemici ed instaurazione della Gerusalemme Celeste.
@Giordanobruno
Certo, ed è appunto quello più inflazionato di “mazdeismi”. Un paio di esempi:
Doppio mandato messianico (per cui vedi commento sotto delle 22:03) da Levi-davide = Due Saosyant. Notabile che quest’ultimi debbano nascere da vergini
Purificazione con fuoco (n.d.s.: Libro dei Sogni, Apocalisse di Baruch e vari testamenti) = Purificazione col fuoco
Gerusalemme Terrestre = Terra Purificata
Figli delle Tenebre e Figli della Luce = Seguaci di Ormazd e Daeva
Belial/r/s-Melchiresha e Messia-Melchizedek= Azi Dahaka-Angra Mainyu e Saoshyant-Thraetaona
E via dicendo con nomi sempre più singolari 😉
*Gerusalemme Celeste*
@ stefano marullo
Spero che ormai sia chiaro a tutti: dal momento che non sono una storico, non posso fare a meno di nutrire un’invidia “dispettosa” nei confronti di chi, come te e come lo stesso FSMosconi, ha competenze storiche decisamente superiori a quelle, modeste e dilettantesche, che purtroppo possiedo io. Certo, se poi vado a leggere gli interventi di Florenskij, un po’ di coraggio me lo faccio: a questo mondo c’è chi è messo molto peggio di me. Però l’invidia rimane.
Immagina ora di essere un prof universitario, ed immagina anche che io, in qualità di studente, venga dopo la lezione ad assillarti con quei discorsi oziosi e petulanti, con i quali gli studenti adorano asfissiare i loro prof. Non volermene per questo: da parte mia c’è solo il desiderio di comprendere bene certi fenomeni storici. Nient’altro.
a) Tu hai menzionato (GIUSTAMENTE) il rapporto genetico tra essenismo e cristianesimo ed hai ricordato (sempre GIUSTAMENTE) le analogie tra la figura di Gesù così come è riportata nel NT e quella del Maestro di Giustizia menzionato nella letteratura qumranica. Ma l’essenismo è parte integrante del movimento apocalittico del giudaismo medio, e questo risulta inequivocabilmente proprio dall’esame della vasta letteratura scoperta a Qumran.
b) Sono altresì innegabili i legami storici del cristianesimo con le religioni di mistero praticate nel mondo ellenistico. Tu sai meglio di me che cosa significava per un teloumenos mangiare la carne e bere il sangue del dio: se andavi ad Eleusi a farti iniziare ai grandi misteri, prima avvolgevano il tuo corpo nudo in un sudario funebre, quindi ti facevano bere il kykeòn, ovvero il sangue del dio, i cui effetti psichedelici erano talmente potenti che, dopo un’iniziale stato di “coma farmacologico” simile alla morte, tu compivi un lungo viaggio mistico-allucinatorio nell’oltretomba. Non dimenticare, del resto, che le migliori descrizioni letterarie dell’esperienza psichedelica non le trovi in Ginsberg od in qualche altro “profeta” moderno dell’LSD, ma proprio in Platone (il filosofo ateniese usa spesso la parola “lysis” per indicare l’evento misterico, e da questo è stato ricavato il termine moderno “acido lisergico”). Considera adesso il più importante sacramento cristiano: l’eucarestia. Certo, in quest’ultima manca l’evento misterico propriamente detto, che è appunto l’esperienza psichedelica; però non hai notato che, anche in essa, si mangia la carne e si beve il sangue del dio? Non ti dice niente tutto questo?
c) Su Rahner ed il suo trascendentalismo atematico ti posso dire ben poco. So solo che, sulla sua produzione teologica, si è scatenata una querelle molto aspra dopo che, negli anni ’80, il tomista ed ultrareazionario card. Siri dette alle stampe il suo “Getsemani”, nel quale sparava ad alzo zero contro il teologo gesuita. Ma queste sono “beghe condominiali” interne al cattolicesimo, che a me interessano ben poco.
Qui concludo. Scusa se ti ho annoiato con le mie chiacchiere.
@giordanobruno
Senza volerti contraddire di punto in bianco ma, per quanto in buona fede visto che tali pratiche erano già adusate in India e in Mesoamerica, dubito che Platone abbia scritto il Libro X della Repubblica o il Fedone sotto sostanze psicoattive. Difatti con un minimo di attenzione si riescono a notare le analogie col Timeo (ad es. il fascio di luce corrisponde al piolo che passa per tutta la Terra cioè l’Axis Mundi) a sua volta compendio di visioni più o meno univoche dell’epoca se non prima: che gli astri venissero mossi da dei è nozione già acquisita nell’Avesta e non meno nell’Astronomia-Astrologia Vedica così come l’Axis Mundi sia in forma di monte che in forma d’albero si ritrova presso le popolazioni turco-mongole oltre che presso gli indoeuropei, così come si può dedurre che fosse già noto ai Babilonesi (cui le Ziggurat sarebbero una mera rappresentazione, con tanto di suddivisione nei sette cieli per i pianeti più due rappresentanti le case delle eclissi).
In tal proposito consiglio vivamente la lettura del Mulino di Amleto di Santillana. Un po’ prolisso ma tutto sommato chiaro…
@ FSMosconi
No, Platone non ha scritto la Politeia od il Phaidon sotto l’effetto della psilocibina e degli alcaloidi dell’acido lisergico, ma era comunque un iniziato ad Eleusi e conosceva bene la letteratura orfica. La sua dottrina delle idee, che è alla base di tutta la filosofia idealista occidentale, non è altro che la traduzione metafisica dell’importante mito orfico dello specchio di Dioniso.
@ giordanobruno
>Qual è il senso di questo monologo? Credo che l’esegesi sia meglio lasciarla allo stesso >Stefano
Dare troppo marcatamente un “senso” ad uno scritto vuol dire propriamente fabbricare un testo ideologico. Non c’è niente di più sbagliato che lasciare che un autore faccia l’esegesi del suo testo, sarebbe come chiedere ad un cantante di giudicare la sua canzone. Ho sempre pensato che una creazione letteraria non appartenga più al suo creatore dal momento che “esce” dalla sua penna. Sarò influenzato dalle mie letture zen, ma penso che più che altro sia lo scritto che si ‘serva’ dello scrittore per venire alla luce; credo che scrivere sia una sorta di pratica ‘mistica’ che fa sì che chi scrive sa che “deve farlo” senza sapere perchè avendo solo una vaga idea di quanto dovrà scrivere che attua scrivendo, un po’ come il pittore che comincia a dipingere e alla fine “scopre” quanto è riescito a creare.
Una cara amica saggista mi ha detto di stupirsi spesso di quello che riesce a scrivere e ogni volta che si “rilegge” apprende cose nuove dalla sua stessa scrittura. Finanche la mia personale chiave di lettura rispetto al “Monologo del discepolo perduto” sarebbe parzialissima e non ne esaurisce la eventuale complessità. Ogni testo è sensibile ad averne molte (quella di Batrakos la trovo molto suggestiva) persino “contro” le intenzioni dell’autore. Mi è capitato di avere trovato interpretazioni su qualcosa che ho scritto (che dal momento che è scritto non è più “mio”) a cui io non avevo pensato e che a rigore erano più fedeli al testo di quanto io non avessi voluto, insomma ho dovuto riconoscere che la “mia” interpretazione sul “mio” testo era incoerente.
>ho sviluppato la convinzione che il cristianesimo derivi essenzialmente da un fenomeno di >sincretismo tra il movimento apocalittico del giudaismo medio ed i vari culti misterici
>(soprattutto orfismo e mitraismo) praticati nel mondo ellenistico>
Temo non sia così semplice capire come nasca il cristianesimo. Sergio accennava a “contraddizioni dei vangeli” (che gli studiosi seri sanno non essere il “vangelo” e cioé scritti storici propriamente intesi) e “del personaggio” Gesù che probabilmente non sono affatto casuali. Alcuni autori hanno ipotizzato che dietro alla figura di Gesù Nazareno si celi Giovanni figlio di Giuda il Galileo, lo zelota. Altri hanno visto un rapporto molto stretto tra la predicazione di Gesù e la comunità dei Terapeuti di Egitto che pure avevano stretti rapporti con gli Esseni di Palestina. Peraltro le parole e le gesta di Gesù ricordano molto il Maestro di Giustizia di essena memoria. D’altronde sembra che tra gli apostoli alcuni fossero di simpatie zelote (gli zeloti erano il “braccio armato e politico” degli esseni) e alcuni provenivano tra le file dei seguaci del Battista che a sua volta aveva molta vicinanza, quanto a predicazione e stile di vita, con gli esseni. Altri mettono in dubbio la stessa esistenza storica di Gesù di Nazareth che è divenuto il Cristo per elaborazione successiva attraverso un processo di ellenizzazione culminato nel IV secolo con la sua divinizzazione. Quello che è acclarato, da Bultmann a Geza Vermes passando per Barbaglio, che Gesù fu un “fenomeno locale” ed ebbe poca risonanza tra i suoi contemporanei che vedevano sovente messia e salvatori (e forse anche guaritori). La lettura del teologo Ratzinger su Gesù e sulla “storicità” dei vangeli è assolutamente sentimentale e priva di rigore scientifico e manda in soffitta decenni di studi serissimi di teologia critica. Il fascino sulla figura di Gesù cui accenna Florenskij può essere lecita; ma la sua seduzione può rimanere nell’alveo della creazione letteraria e mitologica e non ne giustifica “necessariamente” i suoi attributi storici e men che mai soprannaturali
Caro Stefano, nella fretta di postare la mia risposta ho cliccato il comando sbagliato. Se vuoi leggere la mia risposta (1 aprile 2012, 23.42) devi andare sopra. Perdona la mia sbadataggine.
@ giordanobruno
E tu saresti uno storico dilettante? Allora io cosa dovrei dire? E però credo che su Gesù di Nazareth si possa formulare un giudizio per ciò che ha rappresentato, e continua a rappresentare, nella storia della civiltà, quale che sia la verità storica sulla sua figura e sulla sua predicazione. Anzi, con la tipica presunzione dell’ignorante, credo che la ricerca puntigliosa della sua identità storica finisca per essere più di danno che di aiuto per un confronto ‘utile’ con lui.
E’ comunque con questo ‘spirito’ che ho letto il pezzo di Marullo, considerandolo una bella, sommamente utile proprio per questo, invenzione. Quale che fossero le sue intenzioni.
Mi unisco alle considerazioni del buon Gualerzi. Alla faccia dello storico dilettante! Io non saprei dire di più rispetto a quanto tu non abbia già detto, giordanobruno. Il discorso sulle sostanze allucinogene, se devo dirla tutta, mi lascia un po’ perplesso
@ stefano marullo
Comprendo le tue perplessità in ordine al problema delle sostanze psicoattive. Purtroppo qui in Italia si trova una bibliografia scarsissima sull’influsso molto rilevante, che l’uso rituale di allucinogeni ha avuto fin dalle epoche più remote sullo sviluppo storico delle religioni. Mai come in questo caso la censura cattolica si fa sentire! Se ti interessa, però, ti riporto alcune fonti classiche:
Platone, Simposio 209e-210a, 210e-211b
Platone, Fedro 247 a-c, 250 b-c
Aristotele, Perì Philosophìas, fr. 15
Plutarco, fr. 178
Apuleio, Metamorfosi II, 23 (qui si parla non dei misteri di Eleusi ma di quelli di Iside, tuttavia la sostanza non cambia molto)
Ti consiglio poi la lettura di “The Road to Eleusis” di Wasson, Hofmann, Ruck, Smith. Lo puoi scaricare facilmente in formato pdf. Ricorda che Albert Hofmann è il chimico svizzero, che negli anni ’40 del XX secolo scoprì l’LSD.
Anche la lettura (o la semplice consultazione) di G. Colli, La Sapienza Greca (Adelphi) può essere utile.
Mi rendo conto che ti ho proposto una bibliografia alquanto striminzita. Ma come eisagoghè può anche andare.
Ricordo all’utente Florenskij che i suoi ripetuti commenti kilometrici (sebbene ottimi spunti per la riflessione) sono in aperto contrastro con il punto 4 del regolamento UAAR: http://www.uaar.it/news/regolamento/
Intendiamoci, il regolamento non è un codice di diritto penale, ma è bene evitare la prolissità in quanto si rischia di appesantire il confronto fra le parti interlocutrici.
Se devo essere sincero, il pezzo mi è quasi piaciuto.
Rende bene l’idea del perchè un uomo non debba sentirsi “costretto” a credere, nè trovare la sua incredulità messa con le spalle al muro.
Credo che i pensieri che il sig. Marullo ha esposto siano più o meno gli stessi che hanno attraversato le menti degli Apostoli i quei tre giorni famosi.
Almeno fino alla Resurrezione…
confesso che il tuo intervento mi ha fatto dubitare che a scrivere fosse il ben noto joseph, Almeno fino alla Resurrezione…
Bello il ritratto di Dioniso con tutta la testa circondata di pampini da cui pendono chicci succosi. Peccato che poi la vite si è seccata e quei bei tralci si sono trasformati in corone di spine. Anche l’albero della vite, da cui colava l’inebriante dionisiaca bevanda, si è trasformato nel sinistro albero della croce da cui non cola più il vino, ma cola sangue e sangue.
Io sto con Dioniso. Le ultime parole di Nietzsche furono: “Sono stato capito? Dioniso contro il Crocifisso!” Provate a meditare bene su queste parole.
Certo, ad andare ancora a ritroso si ritrovano quelle cerimonie agresti lievemente cruenti con finti re, sostituti sacrificali (spessissimo capre, sebbene tra i mesoamericani venisse utilizzato il locale cane-coyote simbolo si Sirio): chiamalo Marmar, chiamalo farmakòs, chiamalo Capro Espiatorio sempre simbolo del ciclo naturale di sole-venere è…
In proposito: mai pensato allo strano nome del ladrone? Bar-Abba cioè figlio del padre, o meglio figlio Del Padre, a cui le versioni siriache e del Codex Vaticanus di Matteo aggiungevano Iesuos “Gesù”: eccoti il citato sostituto. Assieme ovviamente al Didimo Giuda Tommaso cioè “il Gemello Benedetto/Splendente Gemello” rispettivamente in greco e in aramaico… E vogliamo parlare del messia-prima-del-messia Il Battista?
D’altronde anche Dionisio/Bacco aveva il sostituto Zagreo no?
Su Bar-Abba, farei notare che nella letteratura ebraica c’è anche l’attestazione di Abba come nome proprio di persona, citato decine di volte nel Seder ha Dorot e nove nel Berakhot (in cui compare anche un Abba Barabba), e, ove anche Yeshua era nome di persona, il problema di uno che si chiamava Yeshua Barabba non esisterebbe, se non nell’ordine teologico alla Origene per cui un malfattore non poteva avere lo stesso nome del Cristo e che spiega come l’altro nome di Barabba, cioè Gesù (per cui Gesù figlio di Abba) fosse un pochino problematico, un po’ come per l’apostolo Giuda ‘non l’iscariota’ si ricorse meglio all’uso del nome Taddeo per evitare problemi di questo tipo.
Certo si potrebbe dire che molti di questi Abba della letteratura ebraica siano posteriori all’epoca gesuana, ma nella Mishna di Pea 2,6, comparata alla luce della Ghemara del Nazir 56b, si cita un Abba vissuto in quell’epoca e che per un discorso linguisitico (quel passo della Mishna è in ebraico e non in aramaico, e proprio il raffronto con la Ghemara in aramaico è importante, a detta degli esperti) rende, a chi si intende di queste lingue, difficile pensare che quel termine possa essere ‘padre’.
Per cui, a mio modesto avviso, il nome (Gesù) Barabba è uno dei nodi storici meno problematici rispetto ad altri (ad esempio: la data non corrispondente del censimento o lo strano modo del Sinedrio di riunirsi nel processo a Gesù)
Per il resto, a me gli eccessi di comparativistica non convincono mai troppo per un fatto metodologico, ovvero per il fatto che per troppa furia di comparare spesso si ignora un altrettanto importante criterio sulle fonti: quello della discontinuità.
Ineccepibile Batrakos, come quasi sempre (lasciamo stare Voltaire, scherzo naturalmente)
@Batrakos
Appunto più che altro il problema viene quando si notano le analogia con le sette apocalittiche: (quasi) sempre un secondo mandato: ma allora nei vangeli chi è l’Hosedarma – paredro del Saosyant – cioè il Messia di Levi?
In più: la cosa non si risolve nemmeno spulciando tutte le presunte profezie citate dagli stessi scritti (discontinuità, no?): come mai tutti si riferiscono a un Messia guerriero e mai a quello che i vangeli vogliono fargli dire? 😐
Il resto è ipoteticissima identificazione successiva… 😉
P.S.: Ma Taddeo non è un soprannome ancor più imbarazzante? Flavio parla di un tal Teuda di Cirene, così come di un tal Eleazar fratello di Simone, Giuda e Giacomo… un po’ sospettosa come cosa.
@giordanobruno
Nel caso, se proprio non si riuscisse a spiegare il significato dell’Abba si potrebbe provare a tirare fuori la caviglia dalla gomena: Abba potrebbe essere lo storpiamento di Apat acqua in persiano confuso con l’Absu babilonese dal medesimo significato cui forse avrebbe dato origine. Indi per cui Figlio dell’Apat o Napam-Apat altro nome del Messia in persiano corrispondente al Figlio dell’Uomo apocalittico. 😐
Mosconi.
Non è detto che se il 99% di sette apocalittiche avesse una certa concezione (il doppio messia)non ce ne possa essere stata una leggermente diversa in alcuni punti (tantopiù che parliamo di argomenti -le sette escatologiche- di cui non abbiamo larga documentazione) , ammesso poi che il gruppo gesuano fosse realmente apocalittico, concetto su cui gli storici dibattono parecchio (gente come Doening, Flusser o Falk avrebbero molto da ridire su questo assunto…).
Sul nome Barabba, visto che è spiegato bene come patronimico, mi sembra che per il principio di parsimonia questa spiegazione sia sufficiente senza improvvisarmi etimologo e senza avere studi scientifici di etimologia alle spalle.
Su Taddeo e dunque il fatto che ‘coraggioso’ alludesse a un affaire proto zelota (tesi, quella del Gesù zeolta, di Brandon del 1983 che in Italia ha avuto molto successo tra storici non accademici e dilettanti) la questione mi sembra opposta.
Se su 12 apostoli 3 (Simone lo Zelota, Giuda Taddeo, Giuda Iscariota se iscariota viene reso con sicario) hanno connotazioni zelote, altri le hanno accennate (Giovanni, Giacomo e Pietro) da una parte ci fa notare che difficilmente il gruppo fosse di oreintamento zelota -sarebbe un nonsense, come definire un brigatista che sta in una colonna BR come ‘il brigatista- dall’altra, parlando di quelle accennate (Giovanni, Giacomo, Pietro) ci fa pensare come nel mondo ebraico molti individui assorbivano idee dai vari filoni del giudaismo -come capita in tutte le culture- senzanecessariamente rientrare nettamente in una della varie suddivisioni che oggi si fanno in modo così categorico per comodità me spesso, eccezion fatta per le avanguardie, erano vaghe scuole di riferimento (Gesù potrebbe essere definito un fariseo se si prendono alcuni punti, in altre uno zelota, in altre un enochico…e perchè avrebbe dovuto rientrare tout court in una precisa categoria?) .
Mosconi.
Lazzaro è nome ebraico diffuso, ancor più Giovanni, Giacomo e ancor più lo è Giuda, forse il nome più comune (e comunque nessun Giuda è attestato come fratello di Giacomo e Giovanni) e allo stesso modo sarebbe assurdo prendere un nome, Teuda, lasciano un ghost del genere se si voleva costruire una sorta di complotto a tavolino ante litteram.
Anche le somiglianze o il richiamo a due o tre nomi diventa poco scientifico se forzato.
Sulle profezie: quello delle profezie è un mondo talmente vasto e generico che si può costruire il proprio personaggio prendendone alcune e non altre, e infatti il filone scelto vangeli è soprattutto quello dei profeti minori e di alcuni passi di Isaia in cui il messia ha una connotazione più dimessa rispetto al messia guerriero: infatti nemmeno i più fanatici direbbero che Gesù ha avverato tutte le profezie anticotestamentarie.
Se poi prendiamo Mt in cui i riferimenti all’Enoch etiopico sono continui, la questione diventa ancor più ingarbugliata.
Probabilmente la figura del messia in quel periodo cominciava ad essere più problematica di quel che pensiamo, contando che abbiamo la Palestina ellenizzata già da parecchio tempo per cui, se alcuni rimanevano fermi all’idea del re messia, altri cominciavano a dubitare della veridicità dell’avvento di questo messia o a rimodellarne la figura, senza per questo, come detto sopra, dover aderire in tutto e per tutto ad una delle varie suddivisioni interne tra gruppi, come detto prima per altro aspetto.
Nulla toglie che l’ipotetico Gesù vedesse di malocchio i Romani, ma probabilmente pensava che se l’elite ebraica non avesse abbandonato la corruzione morale e materiale di cui (a sua idea) si circondava, ogni altro passorso il Regno di Dio sarebbe stato impossibile…insomma, tutto molto umano.
I falsi profeti ti fanni credere che, se gli uomini fossero giusti, il messaggio evangelico sarebbe valido.I veri proefeti ti fanno capire che il messaggio evangelico è inadatto all’uomo.
molto tempo fa scrissi sul mio vecchio blog (che ora non seguo più), un post sul fallimento di cristo. mi permetto di lasciare il link senza postare un intervento dove ripeterei più o meno le stesse cose visto che è più o meno quello che vorrei dire qui adesso… saluti.
http://livellodiosservazione.bloog.it/?s=fallimento+cristo
Non è poi così vero che Gesù sia simpatico a tutti. Nella sezione canzoni del sito trovate un pezzo dei Crass “Reality asylum” che non lo trattano molto bene. Alla fine del pezzo dicono che “Gesù è morto per i suoi peccati, non per i miei”
Certamente, Gesu’ e ‘morto per aver osato profetizzare criticando esplicitamente la CCAR, dalla cui casta sacerdotale e di potere e’ stato crocifisso sicche’ ancora oggi la CCAR impone di celebrare quell’evento 😆
sbagliavo il link è questo
http://livellodiosservazione.bloog.it/il-fallimento-di-cristo.html
Il messaggio dei cattolici romani della CCAR e’ questo: siate buoni, prostratevi al Vaticano ed alla sua gerarchia ed al suo ordine sacerdotale, lasciatevi all’occorrenza anche ammazzare dalla CCAR, che poi se siete stati buoni con essa stessa, ossia la CCAR, risorgerete!
Al contrario, se non sarete buoni servizievoli ed accondiscendenti con lei, la grande prost…ta (cioe’ la CCAR) morirete soltanto, come tutti i noncredenti.
STUPENDO!!!!!!!!!!!!!
Grazie Stefano Marullo!