L’ultimo eretico

Stefano Marullo

Fotina Marullo 2

Il prof. Andrés Torres Queiruga, le cui opere teologiche sono finite nel mirino della Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza episcopale spagnola (Queiruga è galiziano), se può consolarsi, è in ottima compagnia, candidato ormai inevitabile ad essere attenzionato dalla più autorevole Congregazione (Vaticana) per la Dottrina della Fede (già Sacra Congregazione, già Sant’Uffizio, già Santa Inquisizione), per la quale il lavoro della prima commissione locale rappresenta un utile dossier.

Capitò anche al teologo brasiliano Leonardo Boff che, subito dopo la pubblicazione del saggio Iglesia: carisma e poder, vide sottoposte le tesi contenute nel suo libro alla Commissione Archidiocesana per la Dottrina della Fede di Rio de Janeiro, che nella persona del professor Urbano Zilles usò toni sferzanti parlando di “metodo di demistificazione del tutto somigliante a Nietzsche, Freud e Marx” (paragoni che farebbero montare la testa a chiunque, sogno di essere insultato in questo modo per quello che scrivo n.d.r.). Non passò molto tempo che Boff fu convocato dal card. Ratzinger a Roma, per essere sentito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui il futuro Benedetto XVI era prefetto. L’epilogo lo conosciamo.

Come per Boff, chi vuole colpire Queiruga lo fa strumentalmente con l’intento di colpire tutto un indirizzo teologico. E’ avvenuto così anche con la condanna delle opere del gesuita belga Jacques Dupuis, teorico della teologia del pluralismo religioso a cui lo stesso Queiruga per certi versi si richiama, e con Jon Sobrino esponente della teologia della liberazione verso la quale Queiruga non ha mai lesinato le sue simpatie. Nella Nota la Commissione, con istituzionale ipocrisia, tiene a sottolineare come “ha tenuto un dialogo lungo e minuzioso con l’Autore, in seguito al quale ha considerato necessario offrire un chiarimento sul suo pensiero teologico”.

In realtà si è trattato di un unico colloquio, a giochi fatti, in cui Queiruga è stato messo al corrente di quanto già era stato deciso nei suoi confronti. Leonardo Boff, proprio nel libro succitato Chiesa: carisma e potere, illustra molto bene cosa voglia dire essere convocato da una Commissione o Congregazione che tuteli la Dottrina della Fede. Le sue parole sono inequivocabili e tristemente profetiche per il medesimo (per i lettori sarà utile ricordare che Boff scriveva queste cose da religioso credente e cattolico, mica da pericoloso ateo anticlericale):

Il processo viene aperto dando ascolto alle accuse, senza che lo stesso accusato ne sia a conoscenza. In una fase posteriore, quando si sono assunte posizioni all’interno della stessa Congregazione, l’accusato viene informato e sollecitato a rispondere ai vari quesiti in questione. Generalmente si tratta di frasi estrapolate dal contesto loro proprio, mozzate e, non di rado, mal tradotte in latino dall’originale. L’accusato non può accedere agli atti, né alle accuse concrete, né ai vari pareri dei teologi della Sacra Congregazione. Per questo c’è un apposito Relator pro auctore. Ma l’accusato non ne conosce il nome, né può nominarlo lui stesso. Si tratta di un processo dottrinale kafkiano, in cui l’accusatore, il difensore, il legislatore e il giudice sono la Sacra Congregazione e le medesime persone. Non c’è diritto ad un avvocato, nessun possibile ricorso ad altra istanza. Tutto si svolge in un segreto che, per la mancanza di un diritto acquisito, provoca dicerie, dannose alla persona e all’attività dell’accusato. L’unico diritto dell’accusato è quello di rispondere alle sollecitazioni che gli vengono dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Egli non può contare su una sua qualunque risposta o domanda, né può essere informato sull’andamento del processo. La lettera incriminatrice già gli arriva, previamente a ogni difesa, con le qualifiche della condanna. Le proposizioni dell’accusato sono theologicae incertae, periculosae, erroneae (corsivo mio, n.d.r.). Alla fine, ancor prima della risposta dell’accusato, già si ha la punizione: egli non può più né scrivere né parlare sui temi in questione. Ciò che gli resta, generalmente, non è altro che firmare la propria condanna.

Interessante notare che queste cose Boff le scriveva in un capitolo che significativamente è intitolato: La questione della violazione dei diritti umani nella Chiesa, tema spesso ripreso anche dal teologo spagnolo Juan José Tamayo, e che tra le note Boff cita un caso divenuto da manuale per “rozzezza e violenza ideologica” (sono sempre parole di Boff), il processo a Ivan Illich:

Così iniziò l’interrogatorio << Io sono Illich – Va bene – Monsignore, come si chiama il signore? – Il suo giudice – Io pensavo di poter sapere il suo nome! – Questo non ha importanza. Il mio nome è Casoria >> Volevano obbligare Illich, sotto giuramento, a tenere  il segreto assoluto su tutto quanto sarebbe avvenuto nelle sale della S. Congregazione, cosa che Illich non accettò. L’interrogatorio mescolava bagattelle della vita di un istituto, con domande su cinquanta persone, su problemi di fede, proposizioni teologiche, interpretazioni sovversive (corsivo mio n.d.r.). Tra cui figurava, per esempio, questa: <<E’ vero che il signore vuole che le donne si confessino in confessionali senza grate? >>.

Torniamo però ad Andrés Torres Queiruga, prete oltre che teologo, tra l’altro, una delle firme più prestigiose della  rivista Concilium, da sempre su posizioni progressiste e molto critica sul neo-centralismo romano. La Nota della Commissione della conferenza episcopale spagnola segnala almeno “sette errori dottrinali”. La condanna di Queiruga era nell’aria da qualche anno. Il teologo galiziano era nel recente passato incappato in spiacevoli episodi quando gli era stato finanche   impedito di parlare in qualche diocesi.

Della sua vasta produzione, in particolare, sono da segnalare due opere che ho trovato suggestive oltreché coraggiose e, per certi versi, dirompenti, entrambi riferibili al discorso sulla trascendenza di Dio e sull’escatologia. Una è (riporto la traduzione in italiano) La resurrezione senza miracolo, nella quale Queiruga, nega la natura storica dell’avvenimento, spogliandolo dai sui crismi soprannaturali e parlando solo di esperienza interiore e psicologica dell’avvenimento medesimo da parte degli Apostoli e di altri testimoni. La narrazione neotestamentaria dell’evento resurrezione secondo Queiruga risente dal contesto entro cui nasce a partire da una mentalità “capace di produrre, leggere ed interpretare questo tipo di narrazioni”. Storica è, secondo Queiruga, non la resurrezione del corpo di Gesù, ma la sua morte e la fede pasquale dei discepoli. Altra opera, meno intrigante dal punto di vista espositivo e forse meno originale da quello dottrinale, è L’Inferno, nella quale Queiruga nega la possibilità di un Inferno immortale, luogo di pena perenne per le anime in eterna dannazione, ritenendola in contrasto con le stesse Scritture e con le riflessioni di alcuni Padri della Chiesa come Gregorio di Nissa o Teodoro di Mopsuestia oppure con Origene (le cui tesi furono in seguito dichiarate eretiche, ma che forse fu intellettualmente il più dotato tra i pensatori cristiani dei primi secoli), i quali hanno parlato della cosiddetta apokatastasis o riconciliazione-restaurazione finale in cui tutte le cose “in cielo e in terra” ritorneranno alla suprema armonia in Cristo (angeli decaduti compresi).

Superfluo aggiungere che la dottrina dell’apokatastasis è stata condannata da più di un concilio, ma che il pensiero teologico non ha cessato di esserne affascinato (solo qualche nome: Karl Barth, Teilhard de Chardin, Von Balthasar, Leonardo Boff e, naturalmente, lo stesso Queiruga). La riflessione di Queiruga al riguardo è, a dir poco, brillante e molto razionale. Il teologo spagnolo riesuma un vecchio adagio scolastico: Nihil volitum, quin praecognitum, che sostanzialmente vuol dire che nessuno può ragionevolmente scegliere di dannarsi perpetuamente senza conoscere le conseguenze della sua scelte. Senza dire, anche qui Queiruga è molto efficace, dell’intima contraddizione di un peccato (sia pur “mortale”) che dispiegandosi sul piano temporale ha conseguenze su una sfera preternaturale (immortale).

La teologia razionalista (lasciatemi passare il termine) di Andrés Torres Queiruga implica un netto rifiuto dell’interventismo divino (il richiamo al dio “tappabuchi” di Dietrich Bonhoeffer è qui inevitabile) perché si possa avere una nozione corretta della creazione e delle leggi della natura (che Dio stesso ha voluto e al quale per primo si conforma; le suggestioni leibniziane anche qui sono molto forti). Anche la cosiddetta preghiera per i defunti è messa seriamente sotto accusa dal teologo galiziano: “l’oggettività delle preghiere e dei riti procede troppe volte come se noi fossimo i buoni, amorevoli e misericordiosi, che stanno cercando di commuovere un dio crudele, giustiziere e terribile”.

Insomma, ce n’è abbastanza perché a breve scoppi un nuovo “caso” Torres Queiruga, (dopo i “casi” Hans Küng, Edward Schillebeeckx, Giulio Girardi, Gustavo Gutiérrez, Leonardo Boff, Tissa Balasuriya e compagnia “eretica” tutti passati sotto le forche caudine dell’ex Sant’Uffizio).

Un ultimo particolare, che la dice lunga sul delirio di onnipotenza del Magistero Ecclesiastico: quello fatto osservare dal teologo José Maria Castillo il quale ha opportunamente osservato che nella Nota della Commissione per la Dottrina della Fede, i censori non siano ricorsi alla Bibbia, ai Padri della Chiesa, ai grandi teologi (Castillo osserva che delle 80 note del documento solo in una si incontra una citazione di Tommaso d’Aquino) ma continuamente citano il Catechismo della Chiesa Cattolica e i documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede. Un segnale inequivocabile, se ce ne fosse bisogno, del solipsismo di cui irrimediabilmente soffre il Magistero Cattolico.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.

Archiviato in: Generale, Opinioni

92 commenti

bruno gualerzi

Scusa Stefano se rimarco un aspetto della tua ‘opinione’ non proprio centrale che mi conferma però – se mai ce ne fosse bisogno – a proposito di una questione ampiamente dibattuta sul blog, e che è tornata per me di attualità discutendo con amici credenti dai quali è considerata un’invenzione di comodo, una forzatura preconcetta: parlo della equiparazione di certi regimi sedicenti atei a vere e proprie teocrazie, che ricalcano in tutto e per tutto i metodi – ANCORA OGGI VIGENTI NELLA CHIESA – tupici dei tribunali dell’Inquisizione. Cosa distingue infatti i procedimenti della Santa Cogregazione per la Dottrina della Fede (presieduta a suo tempo da Ratzinger) da un qualsiasi processo avvenuto ad esempio in epoca staliniana tendente a condannare gli ‘eretici’ che interpretavano il marxismo (la ‘bibbia’ marxista, a dispetto del povero Marx) in modo non conforme all’interpretazione autorizzata dalle autorità?
Con la differenza che, appunto, di questi ultimi è stata fatta storicamente giustizia, mentre la chiesa continua imperterrita nei suoi vergognosi procedimenti processuali. Cosa occorre ancora per ritenere più che giustificata questa definizione di certi regimi sedicenti atei cometeocrazie di fatto che riprendono pari pari le pratiche della chiesa?
(Ripropongo questa considerazione nel blog ‘provocata’ dal tuo pezzo perchè ho spesso riscontrato più di una perplessità sulla questione anche da parte di alcuni amici atei)

bruno gualerzi

Dimenticavo. Si dirà che spesso gli ‘eretici’ condannati dallo stalinismo venivano eliminati anche fisicamente mentre gli ‘eretici’ da te citati non subisono questa sorte… adesso!

Batrakos

Una differenza c’è: la pressione internazionale contro l’URSS e la chiarezza in Stalin del fatto che lasciare campo alle teorie di Trockij o anche a quelle di Bucharin (il cui processo, per inciso, fu pubblico e abbiamo la testimonianza di un giornalista statunitense che considerava il processo regolare) significava indebolire l’URSS e in certi momenti è difficile poter essere tolleranti e democratici: guerra civile e attacco occidentale, embargo verso l’URSS da parte degli inglesi e assoluta necessità dell’industrializzazione pesante per poter produrre armi e non avere dipendenza energetica dal nemico rendevano difficilmente concepibile una serena dialettica liberale che storicamente si sviluppa solo in situazioni di pace e benessere.
Pensiamo anche all’assassinio di Kirov, numero due del partito e fedelissimo di Stalin (su cui si è tentato di scaricare la colpa) e vediamo che Stalin non era poi così paranoico come sembra.
Le stesse collettivizzazioni servivano per reggere questo sforzo che apparirà pure inumano garantendo cibo alle città nonostante i kulaki avessero ammazzato metà degli animali (dati che si trovano ovunque) e distrutto il grano per boicottare la collettivizzazione, sforzo inumano sì, ma se messo a paragone con l’industrializzazione occidentale fatta in trecento anni, costata fenomeni come il genocidio degli amerindi o la tratta atlantica degli schiavi, è una bazzeccola.
Senza l’industrializzazione, le purghe, il patto Ribbentrop Molotov e l’attacco alla Finlandia a due passi da Leninngrado (Finlandia che rifiutò accordi commerciali perchè guardava con simpatia al nazismo) probabilmente Hitler avrebbe attaccato subito l’URSS -e il Patto di Monaco va letto più in questo senso, sperare da parte occidentale in uno scontro immediato Germania/Urss pensando di placare l’espanzionismo nazista togliendosi di mezzo il comunismo visti i persistenti rifiuti occidentali di ogni paino di siucrezza collettivo e l’imposizione da parte dell’Inghilterra alla Francia di rompere i trattati bilaterali coi sovietici- che ingenuamente come calabraghismo) e se si pensa che anche il Giappone ci provava (vedi l’attacco alla Mongolia respinto dall’Armata Rossa) e la guerra avrebbe probabilmente preso un altra piega possiamo forse storicizzare meglio la questione.
Stalin sapeva bene che l’aggressione nazista era inevitabile (chiari furono sempre i proclami di Hitler) e possiamo ben dire che la repressione staliniana salvò indirettamente un numero altissimo di vite umane perchè se l’URSS fosse stata presa il numero di vittime sarebbe stato allucinante, e le cifre di morti come i 20 milioni di Conquest sono ormai rigettate dalla storiografia più seria sin dall’apertura degli archivi negli anni ’90.
Capisco che oggi noi possiamo permetterci di leggere la storia in modo idealista e senza tener conto del quadro internazionale, ma il paragone con l’Inquisizione mi pare improprio visto che allora non c’era un Hitler.

Batrakos

Aggiungo, per evitare fraintendimenti che quando si parla di Stalin sono sempre in agguato, che anche io sono fortemente critico verso Stalin, in particolare per la Spagna (su cui la questione sarebbe comunque lunga, in prospettiva della guerra antifascista globale e al quadro del precedente rapporto occidente-Urss avrei alcuni punti critici anche se sarebbe lunga) e per aver esasperato comunque il livello di controllo e repressione, anche se va detto che, contrariamente a quanto si pensa, questo livello fu molto forte anche verso i burocrati (consiglio sempre Getty in merito), coerentemente col documento sulla ‘vertigine del successo’ e comunque considero sempre quella un’epoca molto diversa dalla nostra, oggi che grazie ad una diversa situazione le categorie liberali possono essere pienamente accolte a sinistra.
Io credo che il prevalere di Trockij sarebbe stato nettamente più pericoloso per la pace (accelerazione delle rivoluzioni occidentali che in quel momento avrebbero indebolito l’occidente favorendo il nazismo che aveva liquidato ogni possibilità rivoluzionaria) mentre quello di Bucharin (industrializzazione leggera e sviluppo maggiore dei manufatti anzichè dell’industria pesante) non avrebbe garantito un rafforzamento del genere dell’industria pesante, che si rivelò necessario nella guerra.
Quello che voglio dire è che spesso non si storicizzano i paragoni, e credo che il culto della personalità fosse molto comune all’epoca (Roosevelt visto come il nuovo Cristo in una delle tante lettere dei suoi fans, l’attaccamento viscerali di quasi tutti gli inglesi alla Corona per citare due esempi) e che spesso partì dalla base, (un aneddoto: Stalin rifiutò di mutare il ‘marxismo-leninismo’ nel ‘marxismo-leninismo-stalinismo’ nella costituzione, dicendo che ‘non si può paragonare il c….o alla torre dei pompieri così come Rossevelt non ascoltò mai i paragoni con Cristo a cui arrivavano lettere dei suoi ‘devoti’), mentre la sospensione della dialettica interna allo stesso partito va comunque confrontata con lo stato di eccezione, che con l’Inquisizione non c’entra molto visto che il nazismo metteva a rischio il mondo intero (cosa che Churchill seppe capire molto meglio dei suoi predecessori).
Poi come in tutti i fenomeni del genere ci vanno di mezzo un sacco di innocenti ma io mi domando sempre quanti innocenti ci sarebbero stati nel mondo se l’Urss fosse caduta e temo, per quel che ho potuto leggere, che senza quel cinismo spietato (e che poteva essere certamente meno disumano anche se l’estensione di un territorio come quello permetteva molti abusi dei burocrati intermedi) che ebbe Stalin essa sarebbe caduta, mentre per le questioni dottrinali dei preti tutto questo non si dava, al massimo si rischiava la consistenza interna della Chiesa (seguendo le teorie degli storici più filoclericali) ma non la catastrofe dell’asservimento dell’Europa alla sedicente razza ariana.

bruno gualerzi

Mi dispiace Batrakos ma non condordo affatto cone le tue considerazioni.
D’accordo sulla necessità di contestualizzare… ma già qui invece di riscontrare una differenziazione, se non puramente formale, a me sembra che ci sia piuttosto una convergenza sostanziale col ricorso alla contestualizzazione proprio di chi nella chiesa ha inteso, e intende, legittimare ‘a posteriori’ quanto non è più difendibile.
Entrando più nel merito. Non credi che anche l’Inquisizione avesse come scopo quello di combattere tutte quelle tendenze e opinioni che avrebbero potuto indebolire il ruolo della sacra romana chiesa minacciato – in questo caso – dal diffondersi della riforma’? E tieni in coinsiderazione che ‘anche per la chiesa’ si trattava di evitare che il mondo cadesse nelle mani di chi si era lasciato ingannare da satana… e per i tempi questo era considerato il pericolo principale per chi intendeva rappresentare tutta la cristianità… e non vale l’ovvia considerazione che il paricolo nazista era ben più concreto di quanto non fosse per la società europea il possibile inquinamento luterano (anzi, se è per questo, ne avrebbe solo guadagnato), perchè se fosse stato per Stalin (questi sono i dati storici che ho ricavato non dalla pubblicistica capitalista, ma dalle testimonianze di quanti, comunisti coerenti, sono scampati alle purghe staliniane), se Hitler non avesse deciso nel suo delirio di invadere l’URSS, poteva anche continuare a sterminare i suoi oppositori ‘occidentali’ (v. il patto Molotov- Ribbentrop), ed è stato il popolo russo con incredibili sacrifici a resistere e respingere l’invasione nazista. Magari sorretto dalla fiducia incrollabile nelle superiori doti strategiche del capo supremo, nella sua visione superiore degli eventi, ne convengo, ma ciò non credo sia dovuto all’indottrinamento cui questo stesso popolo russo era stato sottoposto dal regime, ma, nel momento più critico della resistenza (v. Stalingrado), da puro e semplice istinto di sopravvivenza. E non mi interessa il fatto che Stalin fosse o non fosse paranoico (lo era almeno nella misura in cui lo sono tutti i dittatori), perchè non credo lo fosse – se non nello stesso senso – il Grande Inquisitore di dostoevschiana memoria.
In quanto poi ai richiami al culto della personalità tutt’altro che assente anche nel mondo occidentale, non sono certo io a negarlo (ne abbiamo convenuto più volte insieme), ma il mio intervento era rivolto esclusivamente a controbattere chi sostiene che il fallimento comunista (che tale poi è stato ‘per merito’ soprattutto proprio dello stalinismo) sia dovuto al fatto che si trattava di un regime ateo.
In definitiva, caro Batrakos, penso che il nostro disaccordo sia pur sempre riconducibile a ciò che tante volte abbiamo discusso, e cioè alla sostanziale identità – dal mio punto di vista, che pone in primo piano il condizionamento psicologico che si traduce iun alienazione – tra fede religiosa con riferimento esplicito alle religioni formalizzate, istituzionalizzate, e fede in qualcosa o qualcuno che porta alla stessa alienazione.

Batrakos

Bruno.
Guarda, secondo me invece il crollo dell’Urss si deve al post Stalin, cioè a Krusciove e al ‘battere il capitalismo’ sul suo stesso terreno coesistente, e ho sempre visto con diffidenza il rapporto Krusciov che riprendeva pari pari la propaganda quando fu proprio lui a burocratizzare maggiormente l’URSS lasciando minimo controllo del comitato centrale sulla burocrazia.
Per il resto, io continuo a pensare che il rischio nazista sia incommensurabilmente diverso dal rischio di tensione sociale interno alla Chiesa, tantopiù che Hitler aveva reso manifeste già nel Mein Kampf i suoi propositi, per cui nemmeno credo valga molto pensare che la percezione dei fenomeni sia la stessa; e proprio Krusciov attribuisce il merito al solo popolo russo, così come i burocrati militari la attribuivano all’Armata Rossa e basta (come se la produzione bellica del popolo non contasse), non tenendo in nessuno dei casi conto del fatto che gli sforzi del popolo russo erano quelli indicati da Stalin e il Patto Ribbentrop Molotv servì proprio ad arrivare a trasportare il materiale bellico finoltre gli Urali prevedendo che prima o poi Hitler avrebbe rotto il patto (che poi Stalin sbagliò a non credere nella data precisa non è così rilevante anche perchè erano già stati allertati due precedenti attacchi mai datisi) ed è difficile non attribuire questa scelta di grande astuzia tattica a Stalin, così come è difficile negare le sue capacità di motivare la base popolare che quegli sforzi doveva reggere, riprendendo temi patriottici e prendendo decisioni molto forti, come quella di celebrare la Festa del Lavoro durante l’assedio tedesco. Per cui attribuire il merito al popolo contro Stalin non mi pare una chiave di lettura giusta perchè introduce una dicotomia che secondo me nei fatti non era in quei termini.
In verità i più grossi nemici di Stalin erano le correnti interne rivali (dunque gli intellettuali), i quadri burocratici intermedi piccoli satrapi (e Stalin colpì molto duramente costoro, vedi il caso Rumjancev), proprio quei quadri che (eccezion fatta per gli intellettuali) con Krusciov si rafforzeranno.
Per il resto, io quando guardo la Storia sono assai materialista e non posso sapere cosa avrebbe fatto Stalin se non ci fosse stato Hitler (anche perchè tutta la politica mondiale sarebbe stata assai diversa) nè posso esimermi dal constatare un fatto: la vittoria del nazismo avrebbe avuto conseguenze imparagonabili per tutto il mondo.
Poi ognuno può pensarla come vuole, ma penso (in generale e non mi riferisco a te) che questi punti su cui ho precisato debbano essere esaminati con maggiore attenzione dalla storiografia manualista, dal momento che gli storici lo stanno facendo già da una quindicina d’anni.

Batrakos

Scusa l’imprecisione, la commemorazione ed il discorso erano per l’anniversario della rivoluzione e al discorso del 6 novembre 1941.
Invece l’Operazione Urano. per rendere con un esempio quel che ho provato a dire sopra, è sintomo che perlomeno Stalin seppe circondarsi di ottimi strateghi, e appunto leggere la vittoria antifascista come una vittoria del popolo contro i vertici del partito mi sembra non tener conto dell’immenso sforzo organizzativo centrale, sia che esso venga considerato come improvvisato sia che, più fondatamente, sia già da inserire nella strategia elaborata sin dal tretntacinque, all’indomani del potenziamento successivo ai sacrifici enormi che il popolo dovette subire nel primo piano quinquennale e parallelamente dell’ascesa della Germania nazista ma che, alla prova dei fatti, si rivelò una scelta vincente durante la guerra.
Se Hitler avesse vinto la guerra, il mondo intero avrebbe dovuto subire sacrifici molto più tragici, vista l’idea di Hitler di popolare razzialmente ad est di ‘ariani’ i territori conquistati asservendo o eliminando le ‘razze inferiori’ ivi presenti per tornare all’aristocrazia ariana pseudostorica che loro vagheggiavano per il Reich millenario.

bruno gualerzi

@ Batrakos
Ormai è chiaro che non ci intenderemo mai su questo piano.
Nel ribedire la mia convinzione, lascia però che esprima tutto il mio sconcerto nel vedere sempre alla fine posti sotto accusa quanti si sono opposti, pagando di persona, ai vari regimi oppressivi perchè così facendo avrebbero ‘indebolito’ l’ordine costituito… non importa a quale prezzo ‘costituito’ – a giustificare il quale alla fine si tira sempre in ballo una qualche ‘ragion di stato’ per le cui esigenze ogni sacrificio è giustificato. Quella ‘ragion di stato’ che, nei momenti cruciali, viene sempre a costituire il ricatto per cui tutti devono mobilitarsi per difendere la collettività quando non si può più fare diversamente. Così come, dopo aver fatto di tutto per rendere possibile l’avvento del nazismo, era evidente che bisognava lasciar perdere le ragioni di quanti avevano vanamente avversato le cause che poi lo avrebbero reso possibile perchè a quel punto ne andava della sopravvivenza di tutti. E così il reazionario Churchill è diventato l’eroe della seconda guerra mondiale incuranti del fatto che le sue imprese imperialistiche avessero contribuito a creare le condizioni perchè scoppiassero le guerre. La I° GM, le cui conseguenze saranno poi la causa principale – assieme ovviamente ad altre – dell’avvento del nazismo e della assoluta necessità della IIGM.
In quanto alla vicenda dell’Urss… scusa Batrakos, ma ritenere che causa del suo fallimento sia stato Kruscev, magari perchè ha cominciato a scoperchiare – anche solo in minima parte e certamente in modo puramente strumentale, questo è innegabile – che cosa aveva subito il popolo russo sotto lo stalinismo, mi sembra una lettura degli avvenimenti storici molto poco materialistica. Almeno per come intendo io il materialismo.

enrico

@ Batrakos

“Le stesse collettivizzazioni servivano per reggere questo sforzo che apparirà pure inumano garantendo cibo alle città nonostante i kulaki avessero ammazzato metà degli animali (dati che si trovano ovunque) e distrutto il grano per boicottare la collettivizzazione”

Ha una vaga idea di cosa sia stato perpetrato in Ucraina nel biennio 32’33’.
Lei veramente crede ciò che scrive?

“l’attacco alla Finlandia a due passi da Leninngrado (Finlandia che rifiutò accordi commerciali perchè guardava con simpatia al nazismo)”

Allucinante

enrico

“Stalin sapeva bene che l’aggressione nazista era inevitabile”

Infatti erano già state preparate le contromosse rispetto l’invasione “certa” che Stalin sapeva inevitabile.
Come no.

Batrakos

Non ho detto ‘perchè ha iniziato a scoperchiare’, ma perchè è quello che ha tolto il controllo del centro politico sulla burocrazia, burocrazia che lo fregherà con la presa del potere e della totale burocratizzazione brezneviana, proprio quei quadri che la sua destalinizzazione andò a favorire rispetto alla base.
Se si pensa che Krusciov aveva un Paese ancora devastato da risollevare egli ha anche le sue scusanti, ma fu proprio un eccesso di ‘tecnicismo’ (di qui la nascita di tanti ‘feudatari’ che non seguivano le indicazioni centrali) legato ad una sopravvalutazione dell’industria pesante e dello sviluppo tutta stalniana pur senza le necessità che aveva Stalin, io questo ho detto ed è per questo che il rapporto Krusciov non mi ha mai convinto, senza andare su quelle che sono riprese della propaganda un po’ poco oneste che ora richiederebbe troppo tempo.

Batrakos

Sul resto, Bruno, lascio stare perchè al di là di discorsi astratti sulla ‘ragion di Stato’ che spesso si cita a sproposito ma che talvolta esiste davvero (e credo che la minaccia nazista fosse quantomai concreta visto come è andata…, mentre, a proposito di Krusciov, una guerra tra le due potenze era nei fatti molto difficile una volta che l’URSS ebbe anch’essa l’atomica) non ho capito, davanti a tutti i fattio che ho riportato e se essi non vengono contestati con altri fatti e non con princìpi, se e come, adottando un modello alternativo, sarebbe stato possibile raggiungere una produzione tale da sostenere la guerra nei modi in cui di fatto si diede e che dunque non avrebbero consegnato l’Europa al nazismo. Abbiamo visto come l’idea che a vincere fu il popolo contro il centro politico è un falso kruscioviano, ora vorrei capire come tu pensi che si potesse vincere la guerra mantenendo una concezione liberale e libertaria e senza imporre alle masse i sacrifici dell’industrializzazione.
Mi pare che una risposta di questo genere non ci sia nella tua replica e sinceramente se si fosse affrontato Hitler con la purezza dei princìpi e degli ideali, questi sarebbero finiti in quattro e quattrotto nei lager insieme a chi li professava.
Forse non ci si rende bene conto di cosa sarebbe stata l’Europa e il mondo se Hitler avesse vinto, e pensare che è lui stesso a dirlo nel Mein Kampf a chiare lettere…

Batrakos

Enrico.

Beh, se si studia Wolkogonow (peraltro un forte critico di stalin in politica dunque non certo una fonte di parte) e si vede l’incremento della produzione bellica durante il Patto e soprattutto la produzione di industria bellica mobile che consentì la produzione anche durante l’attacco stesso vedrà che le contromisure c’erano.
Tanto è vero che il classico topos con cui la propaganda nazista giustificò l’attacco all’URSS era un imminente attacco di quest’ultima alla Germania nazista, concezione ovviamente assurda nel quadro geopolitico, ma che aveva proprio quel fondamento lì.

Io non capisco come si possa avere una lettura talmente ideologica, inversamente equivalente alle cecchie ‘santificazioni’ a Stalin, da negargli anche quello che ha fatto, rimanendo peraltro ad una storiografia anni ’70, che non qualche nostalgico fanatico, ma proprio gli studiosi accademici statunitensi (Archibald Getty, Sheila Fitzaptrick) e inglesi (Robert Williams Davies) ormai lontani dal clima della guerra fredda e con conoscenze successive all’apertura degli archivi che Conquest e gli altri non conoscevano, stanno fortemente ridiscutendo.

Batrakos

Enrico.

Non avevo letto…sulla carestia saprà bene anche qua ciò che dice Getty, ovvero che la macellazione apposita degli animali da parte dei kulaki (documentata da tutte le fonti) e il nascondere le derrate alimentari o il rivenderle al mercato nero furono un grosso motivo della carestia, e, in ogni caso, anche l’industrializzazione occidentale portò a miserie e carestie allucinanti in tutto il mondo conosciuto, e a massacri indegni (come quello in Tasmania di cui tutti, liberali e comunisti, si disinteressano insieme ad altri) senza il problema del nazismo alle porte.

Sulla Finlandia…il rifiuto della proposta commerciale per difendere Leningrado e una certa simpatia verso il nazismo in chiave anitsovietica sono fatti, magari poco noti, ma fatti.
Sarà allucinante, ma intanto è stato un altro tassello del mosaico che ha impedito la vittoria nazista e io, che stimo Machiavelli, penso che in casi come questi la vittoria contro il nazismo valesse la Finlandia.

bruno gualerzi

@ Batrakos
“ora vorrei capire come tu pensi che si potesse vincere la guerra mantenendo una concezione liberale e libertaria e senza imporre alle masse i sacrifici dell’industrializzazione.”

A questo punto, se poni la questione su questo piano, mi costringi a ‘difendere’ concezioni politiche che non condivido almeno quanto te. In questo senso: bada che la guerra contro Hitler non è stata vinta solo da Stalin, ma, almeno nella stessa misura, da quelle potenze occidenali che – è la logica perversa di ogni guerra… che è poi inutile condannare dopo aver contribuito a renderla inevitabile – hanno a loro volta imposto alle cosiddette masse nuovi enormi sacrifici in aggiunta a quelli che, anche in occidente, aveva comportato l’industrializzazione, sia pure in modi e tempi diversi da quelli imposti da Stalin. Si tratta, permettimi, del solito presunto realismo che viene rivendicato quando le cose sono ormai precipitate… magari bollando come utopisti quanti si sono spesi perchè non si arrivasse a questo punto.
In conclusione. Non credo che siano stati i veri e propri massacri staliniani perpetrati contro il popolo russo per difendere una rivoluzione, quella leninista, che in realtà veniva puntualmente tradita in tutti i suoi presupposti eliminando chi intendeva richiamarvisi (così come la chiesa ha tradito quel tanto di umano che si può pur sempre trovare nel messaggio evangelico), a rendere possibile la vittoriosa resistenza russa all’aggressione nazista. Vittoriosa ‘nonostante’ quelle tragiche epurazioni, e che poteva essere tale pure se la rivoluzione d’Ottobre non avesse preso la piega impostole da Stalin. Naturalmente, dirai, la storia non si fa con i se e con i ma… ma i milioni di russi morti per ‘consolidare’ la rivoluzione non sono un’ipotesi.

Batrakos

Enrico.

Le debbo alcune precisazioni, rimandandola ad approfondimenti sulla Finlandia (che per riprendersi i territori non esitò ad entrare in guerra a fianco dell’Asse quando ormai tutti sapevano cosa era il nazismo) e sulle proposte precedenti all’invasione; se vuole domani potremo entrare anche sulla Polonia che oggi non abbiamo toccato.
Tuttavia non è nemmeno quello il punto centrale, per cui anche avessi torto lì il centro del discorso non uscirebbe invalidato.
Le dico, e questo è il punto fondamentali, che tutte le industrializzazioni nella fase dell’accumulazione primitiva hanno portato morti, fame, guerre, carestie e repressione (l’ho già scritto sopra e isolando i punti dovrebbe tener conto delle argometazione espresse anche in modo lunghissimo, ma su questioni delicate come questa credo sia necessario) , e basta vedere quello che è costata l’industrializzazione occidentale che ha avuto anche tempi più lunghi, per cui uno sforzo industriale realizzato in poco più di un decennio, come fu in Urss, non poteva che costare fame, morti e repressione.
La domanda è una: si poteva evitare in URSS un’industrializzazione fatta in quel modo e con quei costi (posizione di Bucharin) ? Alla luce di tutto quel che ho scritto sopra e di cui ho indicato i riferimenti bibliografici (lascio perdere Losurdo o Martens per un certo uso disinvolto delle fonti, ma Getty, Fitzpatrick e Davies hanno un metodo molto più scientifico) io credo che in quel contesto storico e in quella situazione fossero inevitabili, e il perchè l’ho scritto sopra.
Mi aspetto a questo punto che chi punta così il dito sui morti di Stalin fino a paragonarlo ad Hitler dovrebbe per onestà usare gli stessi termini per l’industrializzazione occidentale…Gualerzi questo lo fa (l’ho letto spesso) con grande onestà intellettuale, lei non so.

Batrakos

Bruno.

Certo che a guerra iniziata fu fondamentale per l’URSS stessa l’appoggio occidentale, anche se non si aprì il terzo fronte e l’URSS rese ampiamente il favore in Manciuria, tantochè probabilmente senza la bomba atomica l’URSS avrebbe avuto un peso molto maggiore anche nel fronte del Pacifico, ma qui si parlava di Stalin e dell’URSS.
Sul resto, io non vedo particolarmente il leninismo come concezione democratica tradita (semmai è la concezione marxiana di una rivoluzione possibile solo nel capitalismo maturo ad essere stata accantonata), nè alla luce di tutto credo possibile che senza l’industrializzazione pesante fatta in quel modo (da cui tutte le tragedie dell’epoca staliniana derivano) l’URSS avrebbe potuto prendere tempo e fare una parte enorme della guerra antifascista…e se il nazismo avesse vinto l’umanità avrebbe pagato un prezzo allucinante per la purezza razziale e dunque la tragedia sarebbe stata più pesante.
Ma non ho la verità in tasca…ho espresso le mie posizioni (che non sono solo le mie nè di qualche circolo filostalinista in stile Pmli di cui mai ho fatto parte) e la Storia forse un giorno saprà rispondere con sicurezza; sappi che rispetto le tue posizioni e mi scuso per i toni, ma queste sono questioni molto delicate che spesso accendono gli animi.

Manfredi

Batrakos, Bruno, il guaio e’ che sotto certi aspetti avete ragione entrambi.
E’ pacifico che tutt’e tre ( modestamente mi aggiungo anch’io), siamo x una visione libera e democratica del mondo, pero’ anche le piu’ antiche nazioni parlamentari tutto erano, tranne che libere e democratiche (perlomeno non come le intendiamo oggi).
L’Inghilterra ha costruito la sua rivoluzione industriale col sangue dei lavoratori per esempio, nella stessa perfida Albione i marinai della marineria velica erano arruolati forzosamente tra gli ubriachi, negli States, a Boston, c’erano delle botole che in prossimita’ delle locande una volta aperte facevano cadere gli ubriachi che poi si risvegliavano sulle navi a vela.
Il perche’ del fatto che noi troviamo stalin un sanguinario è che prima ancora del comunismo, lui voleva far diventare la Russia una superpotenza, e questo, in drammatico ritardo rispetto alle altre nazioni, dove in fatto di diritti umani si era piu’ evoluti (relativamente e mai, caso strano, con le colonie).
Dove Batrakos sopravvaluta stalin è nel fatto che lui preferiva, come quasi tutti i dittatori, circondarsi di stupidi fedeli piuttosto che di validi collaboratori.
Prova ne sia che l’armata rossa, l’aviazione e la marina, per quanto potenti e x certi versi, quasi pari con le altre nazioni, quasi si squagliarono di fronte all’invasione nazista che Batrakos ricorda gia’ prevista dai sovietici.
Di chi la colpa?
Sicuramente di stalin, che nelle sue purghe aveva fatto fuori le migliori menti delle tre forze armate, salvo poi, a guerra inoltrata, rimettere ai posti di comando i pochi validi sopravvissuti e riesumare le teorie dell’arte della guerra (sopratutto la condotta dei carri armati) di chi passo’ a miglior vita x causa sua.
L’ Urss vinse piu’ che x patriottismo (che c’era, come c’era voglia di farla finita con stalin), grazie alla paura instaurata dallo stesso stalin, grazie al popolo tutto (militari e civili), agli ingegneri che costruirono macchine eccezionali come il carro armato t-34 e aerei caccia-carri, e a teorici della guerra che furono studiati attentamente nel dopoguerra dagli esperti occidentali.
Mi piace pensare che le democrazie occidentali sono un po’ come gli alberi di ulivo, alberi che spaccano la schiena ai nonni ed ai padri x far godere dei frutti i nipoti/figli.

Batrakos

Manfredi.

Questa è una critica davvero seria e ragionevole. Io dico che, parlando di miltari, Kirov, la mente più brillante e fedele a Stalin, non fu ucciso dallo stalinismo nè penso che la tattica di Tucacevski e dei suoi fossero ragionevoli, perchè una guerra preventiva sarebbe stata controproducente.
Poi, certo, una soluzione così dall’alto (anche se per me il vero bonapartista era proprio Tukacevskij) piegava ogni voce critica, ma credo che le soluzioni di Bucharin (validissimo intellettuale che però sottovalutava il quadro internazionali) nè tantomeno quella iper-rivoluzionaria di Trockij avrebbero portato conseguenze migliori.
Sull’Armata Rossa, a me risulta che fu proprio l’industrializzazione staliniana a rafforzarla dal punto di vista moderno, soprattutto per quanto riguarda i carrarmati e i mezzi meccanici: l’Armata Rossa prima dell’industrializzazione secondo me e secondo le mie modeste letture non avrebbe avuto la forza di reggere una guerra moderna come la seconda, essendo un esercito molto meno mobile.
Se sbaglio su questi punti, lieto di essere corretto.

Manfredi

Batrkos.
ebbene si, quei mezzi che salvarono l’Urss furono creati proprio in epoca staliniana, su una rivista che purtroppo non ho sottomano “Storia Militare”, un generale statunitense disse che i russi avevano molti buoni mezzi e combattevano bene, ma non avevano camion x portarli al fronte e gli autocarri furono il vero aiuto degli Usa.
Ritornando alle differenze dittature teocratiche/laiche, il non piccolo “vantaggio” dellle dittature laiche (quelle comuniste perlomeno), è nell’impulso dato all’industria e alla tecnologia, ma sopratutto, una scolarizzazione di massa sia degli uomni che delle donne.
Insomma, all’indomani del crollo dell’Urss la Russia si trovava ancora con una industria pesante forse non all’altezza di quelle occidentali, ma pur sempre presente, cio’ che ha salvato la russia e’ la cultura ingegneristica e di ricerca che non li ha fatti partire da zero.
E’ pur vero che in Iran ci sono scienziati ed ingegneri, ma non si e’ raggiunta quell’autosufficienza tecnologica degna di un paese occidentale (molte componenti militari sono ricopiate di sana pianta da quelle occidentali).
Tirando le somme, nel blocco sovietico si coltivavano eccellenze in campo femminile e maschile, in Iran le donne devono faticare non poco nelle università, e mi figuro che in ingegneria non avranno vita facile (non mi sorprenderebbe se ingegneria fosse preclusa del tutto al gentil sesso),
mi piacerebbe saperne di piu’ al riguardo .

enrico

@ Batrakos

Le fonti di Batrakos…..

Quali Gulag? Ecco i revisionisti di STALIN – Archivio storico …
archiviostorico.corriere.it › Archivio
13 mag 1996 – Due o tre anni fa, in un saggio sull’ American Historical Review, altri due storici, Arch Getty e Gabor Rittersporn, avevano anticipato la revisione …

Batrakos

Manfredi, ti ringrazio delle precisazioni sul discorso militare, ed è molto interessante il ragionamento rispetto alle teocrazie, nei due elementi fondamentali che tu distingui.
Certo che secondo Marx il comunismo sarebbe dovuto darsi solo in Paesi industriali avanzati e giunti alle loro contraddizioni massime, per cui l’industrializzazione non sarebbe dovuto essere compito delle rivoluzioni socialiste.
Invece mai si diede una rivoluzione comunista in un Paese a capitalismo avanzato, e questo per le grandi capacità del capitalismo di rigenerare forme e metodi.
Oggi però credo che il capitalismo sia ad un punto molto critico, perchè unisce ad una forbice di ricchezza ormai insostenibile la crisi del suo esasperato modello di sviluppo, che dovendo creare continuamente bisogni artifciali per alimentare il mercato, sta arrivando a grossi problemi ambientali tali da rischiare di aprire una crisi energetica e strutturale terribile.
E siccome questa sarebbe la ‘rovina di entrambe le parti in lotta’, credo che sarebbe necessario in qualche modo intervenire politicamente in tempo per fare l’esatto contrario dell’industrializzazione staliniana: ovvero una decrescita industriale pianificata (questo per quanto riguarda il primo mondo).
Ma si tratta di mettere in crisi interessi enormi e, se mai un (improbabile) risveglio sociale dovesse esserci, lo scontro sarebbe durissimo visto il livello enorme di ricchezze e mezzi di cui gli oligopoli finanziari internazionali dispongono.

Batrakos

Enrico,

da quando si è fatto avanti il negazionismo dell’olocausto nazista presentato come revisionismo, ogni riapertura della Storia viene tacciata allo stesso modo, con la differenza che il negazionismo dell’olocausto prevede un’assurda teoria del complotto, perchè il riusltato che la mole di testimonianze sarebbe tutta artatatamnte pilotata per inventare camere a gas, sonderkommando, numero di morti ecc… per via della centrale giudaica che controlla il mondo e che avrebbe ordito questa trama.
Nessun elemento di delirio di questo livello è presente nel normale riesame della storia, (se stiamo alla linea per cui ogni riesame della storia è revisionismo, deriverebbe per assurdo che il primo revisionismo è proprio il rapporto Kruscev!!!) e io ho citato tre storici accreditati e docenti anglosassoni, portando eventi, date, nomi e fatti. nè è colpa loro se li cita una rivista di pessimo negazionismo come Historical review.
Tu hai solo cercato di screditare la fonte con l’accusa pregiudiziale di revisionismo…se magari linki l’intero articolo potremmo vedere quali sono i punti controversi di tutto il discorso.

Batrakos

Enrico, tieni pur presente che io Thurston non l’ho mai citato, perchè non mi trova d’accordo (come, già detto, vale per Martens e Losurdo) nella sua esagerata minimizzazione e, se si parla dell’articolo che penso, le confutazioni a Thurston sono giuste, ma il lavoro di Getty, Fitzaptrick e Davies ha tuttaltro spessore e io vorrei, te lo dico per evitarti fatiche, trovare una confutazione al loro lavoro non a quello di Thurston. Già sottolineato la differenza netta del sedicente revisionismo dell’olocausto che aprirebbe la strada ad un’assurda teoria del complotto che non si ritrova nel resto del metodo storico e che lo differenzia da tutte le classiche revisioni storiche.
Faccio anche presente che, se pur è vero che il materiale d’archivio del Cremlino è fonte parziale (anche se prima della loro apertura tutti gli storici della linea-Conquest speravano in una conferma delle loro tesi in questi documenti e faccio presente che se le avessero confermate tute queste riserve non ci sarebbero…tanto per capire come l’ideologia sia sempre non solo da una parte) ma anche il metodo Conquest di calcolo demografico astratto è molto molto discutibile.

massi

Posto che è sempre interessante venire a conoscenza dei metodi inquisitori della Chiesa (onde ben guardarci da accreditargle una qualsiasi funzione pubblica condivisa) e la mia simpatia personale per chi di fronte a qualsiasi prepotenza autoritaria si ribella anziché piegarsi, infine non penso che una fede in qualcosa di assoluto (qualsiasi siano i suoi dogmi) sia emendabile. Perciò, meglio non farci coinvolgere.

Roberto Grendene

Boff scriveva queste cose da religioso credente e cattolico”

come? cattolico?!? ma non sa che allora deve obbedienza e sottomissione ai capi della Chiesa?
non sa che il papa su questioni teologiche è infallibile?

davvero non capisco questi “eretici”: hanno fatto parte e ricevuto soldi per anni e anni di una organizzazione che sapevano benissimo essere non democratica e non rispettosa dei diritti umani
poi un bel giorno la criticano, proprio nelle sue basi (finalmente), ma (incredibilmente!) vogliono continuare a farne parte!
coerenza, correttezza, onestà intellettuale vorrebbe che costoro escano formalmente dalla Chiesa cattolica e magari restituiscano proprietà e averi ricevuti, per diventare (finalmente) religiosi credenti e NON cattolici

Per uscire ufficialmente dalla Chiesa ecco la documentazione:
http://www.uaar.it/laicita/sbattezzo/#09

Antonio

Nessuno ha mai firmato il cosiddetto “contratto” pur essendo tirato dentro così tutti si permettono di girare le regole come più gli piace.

Batrakos

Questa di essere talmente aderenti al catechismo da tagliarsi gli attributi per far dispetto alla moglie non mi convince molto visto che a me del rapporto tra loro e il loro catechismo cale poco anche perchè pensare di sconfiggere il predominio clericale puntando su un’uscita di massa dalla Chiesa mi pare voler conquistare l’URSS, visto che ne parliamo sopra ci sta l’accostamento, con gli scarponi suolati di cartone.
La Chiesa ha molta paura delle sue voci critiche interne se esse si esprimono, e abbiamo visto come le pressioni degli anni ’60 e ’70 abbiano costretto i vertici a recuperarle attraverso diverse concessioni del Concilio vaticano II che ora si stanno tentando di erodere.
Ovvio che a me di una Chiesa migliore cale poco, ma penso che la società non sia fatta per compartimenti stagni e che più la critica interna si esprime e crea fratture interne più la Chiesa sarà costretta ad ammorbidirsi su molte questioni e ovviamente un suo ammorbidirsi avrebbe ricaduta positiva sull’intero assetto sociale, almeno nei Paesi, tra i quali il nostro in cui la Chiesa ha molta reputazione sociale.
Prendersela con questi come il vero nemico perchè non escono mi pare un po’ la tattica del ‘tanto peggio tanto meglio’ per questo io più emergono dissensi interni più penso che ci siano possibilità di cambiamento, dal momento in cui i credenti, e questo è un fatto e i fatti sono più forti dei catechismi, tendono a fare un po’ come vogliono ma a sentirsi egualmente cattolici e pensando anche che molti ‘preti contro’, soprattutto quelli che non hanno popolarità televisiva, diverrebbero d’un colpo dei ‘signori nessuno’ le cui opinioni avrebbero tanto seguito quanto le mie o le tue, mentre esercitando dentro la Chiesa possono avere un auditorio più ampio.

stefano marullo

@ Roberto Grendene

Ad onor del vero Leonardo Boff ha deciso autonomamente di lasciare il sacerdozio e di uscire dall’ordine francescano ritenendo intollerabili le restrizioni che la Chiesa Cattolica voleva imporre al suo pensiero. Chi vuole può leggere le motivazioni che la rivista Concilium ha pubblicato nel n. 2 (servizio speciale) del 1993 p. 195 – 199. Oggi Boff è considerato un leader dell’altermondismo e scrive molto su ecologia e sviluppo sostenibile. Interessante è la sua idea del “Gesù cosmico” che va oltre l’esperienza del Gesù storico. Ma questa è un’altra storia.

Sulla “infallibilità” del papa, la definizione del Vat. I è stata più volte “ridefinita”. Il Vat. II la mette in relazione con la “comunione episcopale”, come a dire, il papa è sì infallibile su questioni di fede e morale ma tale infallibilità non può essere “disgiunta” dal corpo episcopale tutto. Per alcuni teologi, tra cui lo stesso Boff, non può essere disgiunta neanche dal “popolo di Dio” cioè da tutti i fedeli, cioé la fede della Chiesa. Il Magistero secondo Boff e altri teologi “eretici” appartiene a tutti i battezzati, senza differenze gerarchiche tra laici e non, se non di “funzione” (non di “dignità”). Nelle prime generazioni cristiane era senz’altro così.

Ottone

Concordo con Grendene, il mio pensiero è simile. Non concordo affatto con Batrakos.

Quanto all’articolo di Marullo (ottimo) voglio ricordare che al di là dei processi portati avanti con metodi molto discutibili in questo caso la congregazione per la dottrina della fede ha ragione da vendere (secondo il punto di vista cattolico ovviamente).

Senza dilungarmi troppo in letture di teologi che non conosco e di cui francamente non me ne frega un c… vorrei ricordare la professione di fede che si fa durante la messa:

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli; Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu pure crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, e morì e fu sepolto e il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture . È salito al cielo e siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e da la vita, e procede dal Padre e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei Profeti. Credo nella Chiesa Una, Santa, Cattolica ed Apostolica. Professo un solo Battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del che verrà. Amen.

Mi pare che solo leggendo questo brano (che per un non credente è semplicemente delirante) risulta evidente, se quello che dice Marullo nell’articolo è vero (e penso che ovviamente l’articolo riporta la verità) il signor Andrés Torres Queiruga si è posto automaticamente fuori dalla ccar.

Su questo non c’è niente da fare ha ragione la congregazione per la dottrina della fede, non si può troppo tergiversare, se negano la divinità di Cristo (per me ovviamente non esiste) casca il palco.

Ottone

Pardon

oltre alla divinità se negano la resurrezione come fatto realmete e storicamente avvenuto (secondo laccar ovviamente) casca il palco.

Batrakos

Ottone.

Spesso c’è una strana sintonia tra gli ‘atei duri e puri’ e i cattolici più intransigenti che direbbero la stessa cosa che dite voi, e spesso la dicono anche qua…ovvero che quando uno si pone fuori dalla CCAR, piuttosto che contestarla è meglio che la lasci.
In genere quando due posizioni contrapposte hanno esiti uguali, uno dei due sta sbagliando.
Io mi domando sempre ‘a chi giova’ se questi escono dalla CCAR?
Sia io, che, evidentemente, i cattointegralisti ci rispondiamo che queste uscite gioverebbero alla CCAR (ecco perchè loro le caldeggiano e io no).
Se tu pensi che invece le andrebbero contro e non le gioverebbero, sarei lieto di sentire motivazioni di questo tipo anzichè ascoltare un’inquisizione laicista un po’ strana come si sta facendo qua, quando, addirittura credo niceno alla mano, si pontifica se sono cattolici o meno o quanto lo sono.

Ottone

Alcune precisazioni Batrakos, per me se tu la pensi diversamente non è affatto un problema, non penso di certo di avere la verità in tasca e forse posso anche sbagliarmi quindi non preoccuparti non ho derive da ateo duro e puro 🙂 .
Faccio però delle valutazioni generali sull’andamento della religione, si badi, non se una parte della popolazione crede o no in qualcosa, ma proprio sulla religione.
Giacchè la ccar e tutto l’ambaradan della superstizione è entrata in una crisi di cui non se ne vede la fine (a mio avviso) penso che sia bene cominciare a dare alla popolazione delle alternative esterne e antitetiche alla ccar (o altro, per noi il problema pricipale è la ccar) per fare in modo che i pensieri e le idee diverse dal moloc della chiesa che sono presenti nella società possano esprimersi e soprattutto cominciare a sostituirla.
Cosa voglio dire? Che le battaglie che porta avanti l’uaar sbattezzo, cerimonie laiche in edifici laici ecc possono creare qualcosa di nuovo senza interferenze superstiziose.
Il mio problema per intenderci è quello di evitare di dare delle chance di rivincita alla superstizione organizzata all’interno del nuovo corso culturale che l’umanità pian piano sta intraprendendo.

Batrakos

Ottone.

Giusto quello che dici, ma intanto più dissensi interni ci sono più la Chiesa si indebolisce; e, secondo me, le iniziative UAAR possono andare avanti lo stesso e meglio se intanto la Chiesa ha da tenere a bada il proprio dissenso interno: non mi sembra che le due siano iniziative in conflitto, tantopiù che l’UAAR è in primo luogo pensata per non credenti.
Sono opinioni, per carità, e il mondo è bello perchè è vario.

Ottone

Batrakos

Io penso di no perchè se la ccar da una sola visione, chi non ne è d’accordo alla fine ne esce. Basta vedere quello che accade in usa dove la politicizzazione di alcuni elementi delle varie dottrine (non mi dilungo ma penso che tusappia di cosa parlo) sta facendo allontanare la gente ed è questo che a me interessa. L’allontanamento dall’organizzazione religiosa alla fine è più devastante, più serrano il pugno più gente ne esce, e ne esce definitivamente. E’ inutile girarci intorno questo è il mio personale obiettivo: – fedeli = – potere

Batrakos

Ottone.

Non capisco il nesso logico con quello che dici sopra.
Quando la gente si convincerà a uscirne ne uscirà, ma è proprio dalla repressione del dissenso interno che può venire questa voglia di uscire.
Se ognuno che dissentisse se ne andasse zitto zitto senza estremizzare la tensione interna, non si evidenzierebbe nemmeno la repressione del dissenso, e questo lo sanno bene i cattointegralisti che, sapendo a chi giova, sono i primi a dire ‘se non gli sta bene esca’.
Ed è proprio questa coincidenza di intenti su posizioni opposte che mi fa capire che uno dei due sbaglia valutazione e, in base a quanto detto, temo che in questo caso non siano i cattointegralisti.

Ottone

Batrakos

Ti ho fatto l’esempio degli USA, lì la gente se ne va perchè la religione con cui sono cresciuti non li rappresenta, perciò se ne va spontaneamente. L’estremizzazione avviene di per se, basta persare al reverendo Patterson e a Jerry Falwell che in molte occasioni hanno detto che stanno perdendo contro l’ateismo.
Secondo me confondi due piani, uno interno alla chiesa e uno esterno, tra la chiesa e il mondo moderno. Non sarà il mondo a piegarsi alla chiesa ma quest’ultima a soccombere. L’estremizzazione che porta acqua al nostro mulino non è tanto quella interna alla chiesa ma quella tra la chiesa e il mondo esterno ad essa, e da lì non ha via di scampo è perdente.

Batrakos

Ottone.

Non credo di confondere nulla: per i non credenti le iniziative UAAR vanno benissimo, ma la miglior pubblicità che la Chiesa fa contro se stessa rispetto ai credenti è la repressione del dissenso interno, ma perchè questa si dia il dissenso interno deve esserci e non risolversi nell’uscita di qualche prete che, una volta uscito, non avrebbe più alcun peso, a meno che non sia un professore di rilievo come Boff.

bruno gualerzi

Ormai mi sono fatto coinvolgere e mi permetto di intervenire anche sulla questione se è bene o male (tanto per semplificare, sapendo naturalmente che le cose sono tutt’altro che semplici) che ci sia un’opposizione interna alla chiesa, ovviamente giudicando la questione in prospettiva atea. Questa è la mia opinione (ricavata anche da quanto qui leggo in proposito).
Credo che, qui come altrove, si debbano evitare interpretazioni troppo manichhee… richiamo per altro scontato che, se non viene motivato nello specifico, lascia il tempo che trova. Bene, nello specifico ritengo che si possa considerare positivamente la presenza di posizioni eretiche sia pure del tutto interne ad un edificio dottrinario che non ne risulterà certo intaccato più di tanto da questa opposizione, ma che offre comunque strumenti per certi aspetti insostituibili per porre in evidenza quanto in realtà questo monolite poggi, proprio sul piano dottrinario, su una piattaforma estremamente friabile, che rende perplessi e insicuri anche chi per altro non intende certe demolirlo.
Questo con riferimento alla efficace arma polemica che da tutto ciò si può ricavare (personalmente ho ‘sfruttato’ la rievocazione dei processi dell’Inquisizione per equipararli – suscitando il dissenso dell’amico Batrakos – ai processi staliniani)… ma poi c’è anche l’altro aspetto, per me altrettanto importante, che riguarda il giudizio da dare alla persona indipendentemente da ciò che la sua opposizione possa poi sortire sul piano interno. E qui invece concordo con Batrakos, almeno per quanto concerne la sua critica ad un ateismo ‘duro e puro’, che – per dirlo con Kant – antepone il fine ai mezzi anche quando questi ‘mezzi’ sono poi uomini in carne ed ossa che mettono in gioco se stessi per difendere ciò in cui credono. Si può, anzi si deve, mettere in evidenza la contraddizione in cui sono invischiati nel momento in cui non tirano quelle che per noi sono le logiche conseguenze della loro opposizione, e tanto più quanto più riguarda questioni proprio di principio, così come si deve rilevare come spesso servano in questo modo a consolidare l’edificio più che a sgretolarlo… ma poi non si può riconoscere loro – quando ovviamente risulta inequivocabile – il coraggio della loro scelta. L’uomo… e io qui dico l’uomo come individuo concreto, con nome e cognime e in carne ed ossa, non l”uomo in sè’ come sembra intendere Kant… deve venire sempre prima di ogni principio teorico.

Ottone

Aggiungo che se noi diamo spazio a questa gente, diamo spazio e legittimazione alla ccar. A mio avviso va rigettato tutto: integralisti e sedicenti teologi dissidenti.

Batrakos

Bruno.

Qua concordo alla perfezione.
Su Stalin, semplicemente io credo che la Storia, e lo sta facendo, debba giungere ad una sintesi più equilibrata tra due equipollenti letture ideolgiche: la santificazione degli inizi e il non riconoscergli nulla a priori e per principio che è stata quella immediatamente successiva.
La fine della Guerra Fredda e la distanza storica stanno colmando questa lacuna, ma sicuramente è un discorso storico e non attuale perchè oggi c’è piena possibilità di categorie liberali e democratiche nella sinistra. Ecco perchè, pur avendo una posizione storica abbastanza mediata, non mi ritengo uno stalinista, e questo voglio chiarirtelo, anche perchè, fossi stalinista, non avrebbe senso la mia posizione sull’argomento centrale di questo post su cui concordo con te, che certamente uno stalinista non sei e hai ragione a non esserlo.

Ottone

A Bruno Guarlerzi e Batrakos.

Per il grande e distratto pubblico di ogni giorno dubito che facciano le nostre riflessioni, altrimenti la ccar sarebbe stata abbandonata da un bel po’ di persone già da un bel pezzo.
Io guardo al lato pratico della situazione.
1. Questi teologi dissidenti a mio avviso alimentano una speranza di cambiamento che tiene ancora collegata molta gente alla ccar. Tanto per chiarirci, perchè la gente chiamava Giovanni XXIII il papa buono? Qualche motivo ci sarà!
Qualcuno sa chi è Boff? Che cosa gli è successo? Ma un bel po’ di persone sa che ci vogliono 3 anni di separazione per poter divorziare e sa anche chi fa lobby contro il matrimonio breve, non a caso in un’indagine demoscopica in triveneto, per l’evento aquileia due, il 61% degli intervistati aveva una opinione negativa della ccar e in Friuli 2/5 non credono in Dio, alla faccia del dissenso interno.
2. La battaglia del dissenso per me va combattuta tra le posizioni della ccar sempre più medievali e la vita quotidiana di ogni giorno.
Basti pensare, non voletemene per la mia cultura spicciola e nazionalpopolare, alle Fiction, che esaltano sempre figure cattoliche importanti che “dissentono” dalla gerarchia o nel caso di G.xxiii dalla burocrazia vaticana. Un motivo ci sarà!
Scusa l’ignoranza ma non ho capito cosa intendevi con le affermazioni sul fine e i mezzi (e che l’uomo non è un mezzo).

Roberto Grendene

@ Stafano Marullo

Grazie delle precisazioni, alla luce delle quali Boff è meno incoerente di quel pensavo.

Ma rimane tale, a mio avviso, se ribadisce il suo cattolicesimo romano.

bruno gualerzi

@ Ottone
Lascia perdere le rivendiazioni di ignoranza e di cultura spicciola di cui mi considero anch’io un buon rappresentante. Ribadisco quanto scritto più sopra chiedendo di considerarlo in tutti i suoi aspetti che – se non mi sono espresso così male – non credo possano essere visti troppo in contrapposizione con quanto rivendichi. Si tratta solo di intendersi sul ‘lato pratico’ della questione: a me sembra molto ‘pratico’ mettere in evidenza le contraddizioni della dottrina cristiana anche utilizzando le critiche che giungono dall’interno, dando per altro, come ho sottolineato, il giusto peso ai limiti indiscutibili di questa opposizione interna.
Il che però non comporta che non valgano anche altre considerazioni… ed ecco allora la questione dell’uomo da considerare sempre come fine e mai come mezzo, concetto che riprendere da chi l’ha formulato in questi termini, cioè da Kant (sono pur sempre un insegnante di filosofia in pensione, non posso farci niente) non credo sia ostentazione di grande cultura o di poco senso pratico. Comunque la questione, condivisibile o meno, a mio parare è questa: non c’è scelta di vita, sia pure improntata all’ateismo, che, per essere testimoniata, debba sacrificare l’individuo nella sua umanità… umanità che ritengo sia un valore che precede qualsiasi principio per sostenere il quale non si deve mai sacrificare l’individuo. Ecco allora che, quando ritengo che questi oppositori interni alla chiesa diano dimostrazione di coraggio e disinteresse personale non intendo negarglielo in funzione della difesa di un principio in cui credo. Cioè farli diventare mezzo, sia pure involontario, per sostenere un fine… fosse pure, come dicevo, al fine del diffondersi dell’ateismo.
Spero di essermi spiegato.

Batrakos

Ottone.

Ora capisco meglio le tue critiche e personalmente non mi va di entrare allo sfinimento su una discussione delicatissima centrata su un punto: l’impossibilità di forzare i tempi storici ovvero, nel contesto, credere che difficilmente le pratiche UAAR, senza un’opposizione interna, possano fare breccia in un contesto simile e il fatto che i cattointegralisti siano i primi a volere per primi l’uscita di questi dissidenti me lo conferma.
Ma, appunto, sarebbe discorso lunghissimo, che investirebbe le dinamiche sociali e la psicologoa delle masse.
Ma c’è un punto del tuo intervento iniziale, insieme a quello di Grendene, che mi lascia un po’ basito.
Quello che non capisco, detto in sintesi, è la denigrazione individuale dei dissenzienti che mi sembra un po’ un residuo quasi stalinista sull’ ‘oggettivo lavoro per il nemico’, e , se detto da uno (il sottoscritto) che sta contestando storicamente alcune, a suo parere, esagerazioni su Stalin penso che sia una posizione onesta.
Io penso che si possa criticare quanto si vuole dal punto di vista teorico, ma considerare un dissidente in buona fede come il più pericoloso dei nemici mi sembra un po’ esasperato, e mi sembra giovare indirettamente alla volontà di ‘silenzio ossequioso’ o uscita spontanea che gli stessi cattolici più filopapisti difendono in quanto per loro più conveniente.

Ottone

Si forse è meglio non eccedere nel discorso altrimenti ci troveremo autori di qualche voce dell’enciclopedia Treccani.
Mai stato stalinista.
Ma sai, io tendo sempre a vedere il lato pratico delle cose e il resto viene di conseguenza. Comunque tranquillo niente roghi. E che certa gente mi sa di falsità e doppiezza, non tu, ma i vari Boff, Kung e compagnia cantante. Mi pare che la ccar ne abbia combinate troppe per averne misericordia sia di lei che a maggior ragione dei dissidenti (che dovrebbero farsi un esame di coscienza come minimo visto a quali autorità poi alla fine devono rispondere – leggi congregazione per la dottrina della fede, nome nuovo del Sant’Uffizio – e mi par di aver detto tutto).

Batrakos

Ottone, anche io -giuste o sbagliate che siano le mie posizioni- mi esprimo in senso eminentemente pratico (e infatti tutto il discorso sul cui prodest è di tipo pratico), mentre per quanto riguarda il giudizio individuale sui vari teologi dissidenti non mi esprimo perchè ognuno è un caso a sè, ancor più se ci spostiamo in Sud America che è tuttaltro contesto dal nostro (a proposito di Boff, e prima di lui di gente come Camillo Torres), nè mi importa molto il giudizio etico sui singoli, ancor più se non li conosco bene.
Ma penso che le nostre opinioni tattiche siano legittime entrambe e ognuno possa restare sulle sue.
Mi scuso anzi se posso essere sembrato irrispettoso o aggressivo nei tuoi confronti, probabilmente ho risentito della tensione mentale della discussione sopra.

Diocleziano

La chiesa appare democratica solo quando chiede il dialogo con la controparte.
Ma il dialogo è finalizzato a perdere tempo e annichilire le motivazioni avverse.
Dialogo che ‘deve’ avvenire sul loro terreno, cioè con il loro linguaggio e i loro argomenti.
Il problema chiesa andrebbe sciolto come il nodo di Gordio. In modo figurato, eh? 😉

Michele Gaismayr

Si chiamava:
Santa Inquisizione,
poi:
Sant’Uffizio,
poi:
Sacra Congregazione,
poi:
Congregazione (Vaticana) per la Dottrina della Fede.

È proprio il caso di dire che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

whichgood

Come le società che si disfano e rifanno con un altro nome quando vengono indagate.

Felix

C’ é una cosa che mi meraviglia.
Com’ é che non ho sentito ancola il parere “sapientissimo” del caro Flo , con almento un centinaio di pagine ed altrettanto dottissime citazioni ?
Devo dirlo, mi mancano le sue goccie di saggezza, nonchè la immancabile “pagina + del libro”.

Felix

OT.
Una domanda per Stefano, viste le sue conoscenze di teologia.
Sono davvero incuriosito dagli scritti di san Tommaso d’ Acquino e dal suo atteggiamento nei confronti delle donne.

stefano marullo

@ Felix

Tommaso d’Aquino durante i suoi studi parigini fu allievo di Alberto Magno (anche lui santo e dottore della Chiesa). Riguardo alla donna e alla sessualità entrambi (che scrissero cose anche pregevoli filosoficamente parlando, in particolare Tommaso ha un pensiero “politico” modernissimo) scrissero autentiche scempiaggini ma in questo furono coerenti e molto proni ad una certa tradizione patristica ed ecclesiastica imbevuta di misoginia. Il Cristianesimo è stato esiziale sotto questo profilo nella storia occidentale, condizionando negativamente gli imperatori cristiani (si veda Giustiniano) e anche quelli barbari convertiti (Merovingi e Carolingi in particolare, cristianissimi sovrani che praticavano la poligamia e che potevano ripudiare la donna a loro piacimento e su cui avevano potere di vita e di morte). Epigoni di questo pensiero misogino però (il cristianesimo ha avuto influenze nefaste nella cultura e nella politica) sono trasversali ed arrivano anche nelle grandi ideologie moderne (dal liberalismo al fascismo, dal comunismo al capitalismo) con sparute eccezioni (Diderot e Stuart Mill per esempio).
Non ascriveremo tra le cose migliori di Tommaso d’Aquino la sua concezione della donna come “essere occasionale” e “uomo mancato”. Deschner nel libro “La croce della Chiesa. Storia del sesso nel Cristianesimo” (la recensione la puoi leggere nella sezione biblioteca di questo blog) liquida “san” Tommaso con parole molto forti: “Anche la Rivista di teologia cattolica ascrive a gloria dell’Aquinate, il fatto che, accanto alla pienezza dell’uomo, attribuisca alla donna una triplice inferiorità: l’inferiorità nel divenire (inferiorità biogenetica), nell’essere (inferiorità qualitativa) e nella funzionalità (inferiorità funzionale)”. Non credo si possano fare ulteriori commenti di fronte a tali parole deliranti. Nel Credo domenicale andrebbe aggiunta la postilla: Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica e… MISOGINA.

enrico

@ Stefano Marullo

“Per alcuni teologi, tra cui lo stesso Boff, non può essere disgiunta neanche dal “popolo di Dio” cioè da tutti i fedeli, cioé la fede della Chiesa.”

E’ interessante notare che questi teologi, che a lei molto garbano e direi che si tratta di un indizio piuttosto significativo, ricerchino una giustificazione alle proprie posizioni appellandosi ad una fede espressione di tutti i battezzati, il cosiddetto popolo di Dio, ma non accettino che le loro stesse posizioni, personali, risultino in contrasto, e dunque non vengano accettate, da buona parte Chiesa capi e battezzati che sarebbero sempre il popolo di Dio a cui loro stessi si appellano.
E’ un cortocircuito logico piuttosto notevole.
Chi sono costoro per sapere come realmente stiano le cose e per imporre le loro posizioni agli altri?

Queiroga:

“nega la natura storica dell’avvenimento..(..).. da una mentalità “capace di produrre, leggere ed interpretare questo tipo di narrazioni”.

Il racconto evangelico dice altro, con esempi di contatto anche fisico fra apostoli e Risorto, e dettagli descrittivi, come la pietra spostata dall’ingresso del sepolcro.
Può un cattolico avere una simile opinione.
Certamente No.
Si tratta di una posizione ricavabile dalle testimonianze a noi giunte.
No.
E’ una posizione accettabile.
Come libero pensatore certamente sì. Come cattolico no.
E’ una questione ascrivibile alle tematiche di cui si occupa la Congregazione.
Sì partendo da qualunque tipo di posizione personale.

“L’Inferno, nella quale Queiruga nega la possibilità di un Inferno immortale…(..).. come Gregorio di Nissa o Teodoro di Mopsuestia oppure con Origene”

Risposta: Matteo 25,31-46

“Nihil volitum, quin praecognitum, che sostanzialmente vuol dire che nessuno può ragionevolmente scegliere di dannarsi perpetuamente senza conoscere le conseguenze della sua scelte”

Questo nega che l’uomo sia fatto ad immagine e somiglianza di Dio, Libro della Genesi, dunque volto al bene ed alla conoscienza del suo Creatore.
Nega una morale iscritta nel cuore dell’uomo e nella sua coscienza.
Si tratta di una posizione possibile in un libero pensatore, non in un cattolico.

In una qualunque attività o gruppo si accettano le regole interne di quel gruppo e di quell’attività.
Poichè nessuno ha costretto questi teologi ad accettare voti ed una determinata fede, dunque ad essere sottomessi all’autorità del Vangelo e dei Capi della Chiesa, non si capisce verso cosa si lamentino se vengono sottoposti a giudizio dal momentio che volontariamente scelgono successivamente di rifiutarne le rispettive autorità.

stefano marullo

Enrico temo che lei abbia avuto poca frequentazione con i teologi a differenza del sottoscritto. Che dicono chiaramente (ma in privato) di accettare obtorto collo quanto stabilito da quelli che lei con un termine infelicissimo chiama i Capi della Chiesa (ma ognuno ha i “capi” che si merita), spesso per non perdere la cattedra. Vedo anche che lei non ha alcun imbarazzo ad interpretare letteralmente il vangelo (come in Matteo 25,31-46); è pericoloso e le si può ritorcere contro. Perchè o si accetta tutto così com’è scritto oppure servono esegeti e teologi (ah no, questa è una categoria di nessun interesse per lei, basta il Magistero, giusto?)

enrico

@ Stefano Marullo

Io non ho alcun problema ad accettare un’autorità signor Marullo, per il semplice motivo che in tutte le attività umane vi sono gerarchie, metodi e tradizioni grazie alle quali i sistemi, qualunque essi siano, funzionano.
La sua risposta, sprezzante, è per il resto piuttosto scarsa.
Non una parola sul fatto che si pretende autorità da darsi al popolo di Dio ma non si accetta l’opinione di altri che compongono il medesimo popolo di Dio.
Cortocircuito logico che nulla c’entra con interpretazioni letterali o meno, magistero e quant’altro.

Le faccio poi notare che non ho interpretato alcunchè le ho semplicemente citato un passo, uno fra i tanti poi.
Andiamo alla logica allora.
Dunque Dio creerebbe l’uomo libero, libero di sceglierLo o rifiutarLo ma il tutto sarebbe solo un gioco fittizio tanto, con l’apocatastasi finale, tutti indipendentemente dalla propria scelta libera, verranno salvati.
Se esiste un cortocircuito logico, una mancanza di comprensione del termine “libertà” non saprei immaginare esempio migliore

“Enrico temo che lei abbia avuto poca frequentazione con i teologi a differenza del sottoscritto..(..)..”ah no, questa è una categoria di nessun interesse per lei, basta il Magistero, giusto?”

Signor Marullo se gli insegnamenti di questi teologi l’hanno condotta a far parte di un’associazione come l’UAAR, sulla bontà di tali maestri ho i miei seri dubbi.
Non le pare di scegliere solo teologi avversi al magistero e che quindi garbano ad un ateo anticlericale come lei?
Non le sorge questo dubbio?
Mai?
Il Magistero è opera di panettieri infatti….non lo sapeva?

stefano marullo

@ Enrico

> Io non ho alcun problema ad accettare un’autorità signor Marullo, per il semplice >motivo che in tutte le attività umane vi sono gerarchie, metodi e tradizioni grazie > alle quali i sistemi,

neanch’io Enrico, solo però se sono elette democraticamente con maggioranze qualificate

Anticlericale io? Meno di Antonio da Padova e di Leonardo Boff comunque e di molti credenti e praticanti cattolici (avrei una lunga lista da farle).

E faccio parte di un’associazione come l’UAAR giustappunto perchè sono pieno di dubbi.

Saluti

giordanobruno

La chiesa cattolica apostolica romana ha la struttura giuridica di una monarchia assoluta, che le viene dai pontificati medioevali dei vari Gregorio VII (ricordate il Dictatus Papae?), Innocenzo III, Gregorio IX e Bonifacio VIII. Perché stupirsi se al suo vertice manca la benché minima distinzione tra potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario, e se la CDF dà l’impressione di aver mutuato il proprio modus operandi direttamente da Kafka?

Eppure, se solo proviamo ad impostare il problema secondo le logiche di potere che vigono all’interno delle mura leonine, dobbiamo ammettere che la gerarchia cattolica non può agire diversamente. Quello che noi chiamiamo cattolicismo non è altro che la forma medioevale del cristianesimo latino, e può sopravvivere nel mare tempestoso della modernità, soltanto se il suo pensiero teologico evita scrupolosamente ogni contaminazione profana con il razionalismo delle scienze storiche, che di questa modernità rappresenta uno dei frutti più maturi ma anche più velenosi. Questo Andrés Torres Queiruga avrà anche ragione (non essendo teologo, non posso esprimere un parere autorevole in merito) ma a me sembra anche un tantino ingenuo. Consideriamo il problema “storico” della resurrezione di Cristo: è persino banale ricordare che questo evento è solo una contaminazione del cristianesimo paolino con i miti dei culti misterici praticati nel mondo ellenistico (si pensi solo alla morte e resurrezione di Dioniso-Zagreus); ma se noi elimiamo questo evento dall’orizzonte ideologico del cattolicismo, e più in generale del cristianesimo, che cosa rimane in piedi di tutta la teologia cristiana? Qui non sono consentite mezze misure: o si sta dentro la santa madre chiesa e se ne accettano INTEGRALMENTE tutti i miti e tutte le aberrazioni dottrinali, oppure bisogna prendere il coraggio a due mani ed uscire da essa una volta per sempre. Che ne direste di uno che pretende di giocare a bridge dopo essere divenuto membro del circolo rionale della briscola?

enrico

@ giordanobruno

“è persino banale ricordare che questo evento è solo una contaminazione del cristianesimo paolino con i miti dei culti misterici praticati nel mondo ellenistico (si pensi solo alla morte e resurrezione di Dioniso-Zagreus)”

Infatti Paolo precede la nascita della comunità cristiana essendo Paolo stesso un persecutore di tale comunità.
Il suo è un ragionamento piuttosto singolare.

Ottone

Paolo di Tarso è un’invenzione (all’interno di un’altra favola quella neotestamentaria che prende vita, si fa per dire, da un racconto quello veterotestamentario inventato anch’esso).
Un uomo inventato con le sue lettere e i suoi atti (tutti inventati) per correggere il tiro dell’ideologia cristiana (ammesso che un Gesù Cristo sia mai esistito – rotoli di qumran docet) e renderla compatibile con l’impero romano.

nightshade90

peccato che fosse una comunità così “giovane” (anche secondo la bibbia stessa) da essere facilmente plasmabile a piacere da chiunque riesca a raggiungere un grado di potere. difficile essere tacciati di “non seguire la tradizione”, quando tale comunità una tradizione non c’è l’ha ancora ed è ancora in fase di costruzione……

giordanobruno

@ enrico

Egregio dottor enrico, temo che Ella sia caduto nell’errore storiografico, che è proprio di tutto il pensiero cattolico ufficiale, e secondo cui i primi seguaci di Gesù erano già cristiani a tutti gli effetti. Si è mai chiesto allora perché continuavano a praticare il culto nel Tempio?

Quanto poi al problema della resurrezione, si è mai chiesto perché anche nelle religioni di mistero esistono divinità che prima muoiono in modo violento e poi risorgono? Secondo lei l’orfismo, il mitraismo ecc sono solo paccottiglia esoterica derivata dal cristianesimo?

FSMosconi

@enrico

Strano allora che si rivolga a delle comunità evidentemente già ampie e sparse.
In più dimentichi delle frasi che altrimenti lascerebbero piuttosto perplessi:
il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
Efesini 6:12
E
ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
1Corinzi 2:7-8
Visto che i dominatori sono “dei luoghi celesti”, “non di carne” ma nel contempo avrebbero “crocifisso il Signore” che cosa si dovrebbe dedurre?

FSMosconi

@nightshade90

Che una tradizione non ci sia lo ritengo un po’ difficile: i passi sopraccitato potrebbero essere un indizio, indizi ovviamente da appaiare al sottobosco esoterico giudaizzante dell’epoca: vedasi appunto gli Esseni e le varie interpretazioni di Enoch, in molti punti simili all’ideologia cristiana per quanto palesemente plagiata da Zoroastrismo e scuole filosofiche greche…

nightshade90

ho detto che tale COMUNITA’ non aveva una tradizione SUA, non che non abbia scopiazzato per molti tratti le tradizioni di altre comunità…

per certi versi è come con i neopagani: il paganesimo ha antiche tradizioni millenarie, il neopaganesimo no, attinge alle antiche tradizioni pagane, ma non avendo secoli di tradizioni neopagane con cui dover essere coerenti spesso i vari gruppi le reinterpretano a piacere, generando anche grande variabilità e una certa mutabilità del credo nel tempo….stessa cosa per le comunità cristiane quando il cristianesimo era appena nato….

Ottone

Concordo con Giordano Bruno, se negano la resurrezione e la divinità di cristo casca il palco, in questo caso salta il banco (se si gioca a poker).

giordanobruno

@ Ottone

Tu mi dai l’opportunità di completare il mio discorso. Il cristianesimo a noi noto, sia quello occidentale sia quello orientale, deriva interamente dal paolinismo: questo e solo questo è il senso autentico dell’affermazione secondo la quale il vero fondatore del cristianesimo fu Paolo di Tarso e non Gesù detto l’Unto (in greco Хριστός). Le altre forme del cristianesimo primitivo, senza alcun dubbio più fedeli all’eredità religiosa e culturale di Israele e meno disposte a lasciarsi “contaminare” dai vari culti praticati nel mondo ellenistico, sono andate del tutto estinte, anche se hanno lasciato qualche traccia letteraria abbastanza vistosa nel NT: qui mi riferisco in particolare all’Apocalisse di Giovanni, il cui autore non può in alcun modo essere identificato con il Giovanni del IV Evangelo, ed esprime posizioni dottrinali che sono proprie del “cristianesimo giudaizzante” più antico nettamente distinto da quello paolino.

Bene, in che consiste il paolinismo, che è alla base di tutto il cristianesimo attuale? Essenzialmente in questo:

a) Gesù, pur non essendo affatto riconosciuto da Paolo come dio, è il κύριος ὁ ὁρισθεὶς υἱὸς θεοῦ ἐν δυνάμει κατὰ πνεῦμα ἁγιοσύνης ἐξ ἀναστάσεως νεκρῶν (cfr Rm 1, 4) ovvero il mediatore unico tra dio e l’uomo sia nell’ordine della creazione (cfr Col 1, 16-17) sia in quello della redenzione (cfr Col 1, 20).

b) In forza della RESURREZIONE DAI MORTI e solo di essa, Gesù ha posto fine alla tirannia della legge ed alla schiavitù del peccato. Da questo consegue la cosiddetta δικαίωσις ἐκ πίστεως, ovvero il principio soteriologico ampiamente esposto nella Lettera ai Romani, in base al quale solo la fede può giustificare l’uomo davanti a dio.

Adesso, se si nega il carattere storico della resurrezione di Cristo dai morti, che cosa resta in piedi di tutto il pensiero teologico cristiano? Non sono un teologo e non pretendo davvero di insegnare ai teologi il loro mestiere, ma questa mi sembra una domanda abbastanza legittima.

Sergio

«Adesso, se si nega il carattere storico della resurrezione di Cristo dai morti, che cosa resta in piedi di tutto il pensiero teologico cristiano? Non sono un teologo e non pretendo davvero di insegnare ai teologi il loro mestiere, ma questa mi sembra una domanda abbastanza legittima.»

Perché tanta modestia? (“non pretendo d’insegnare ai teologi il loro mestiere”). I teologi sono emeriti coglioni che hanno tenuto il campo fino a qualche tempo fa, ma che ormai sono destinati alla rottamazione (qualche sparuto epigono è ancora in circolazione, ma sono dei poveracci, come i nostri fra pallino e florenskij – anche se fanno la ruota e si credono chissà che cosa).

Credo che la Chiesa abbia ancora una via di salvezza: la contestualizzazione. Se non sarà spazzata via dall’indifferenza e dalla gioia di vivere di tutte le creature (“Freude, schöner Götterfunke, Tochter aus Elysium”) prima o poi dirà che “naturalmente non bisogna intendere le cose alla lettera: la Madonna non era vergine in senso stretto e Gesù naturalmente non è risorto dai morti.”

Il teologo cattolico Drewermann descriveva la “tomba vuota” così: “Maddalena si volse indietro e vide Gesù. È «e v i d e n t e» – dice Drewermann – che non si tratta di una dimensione spaziale, ma temporale. Non è che Maddalena si volti e veda Gesù, ma Maddalena “ripensa il passato” (è il senso di quel “voltarsi”) e “sente” che il suo Gesù è vivo (nel suo cuore) e niente e nessuno potrà strapparglielo.
Io l’evidenza di Drewermann non la riconosco, ma quel che dice “se non è vero è ben trovato.”

P.S. Drewermann è un genio (per me). E ha concluso il suo apprendistato uscendo dalla Chiesa cattolica, come Uta Ranke-Heinemann. I mediocri invece restano dentro – e si vantano della loro fedeltà alla gerarchia.

enrico

@ Giordanobruno

Inutile che scriva in greco.
Nemmeno riconosce le citazioni di Isaia in S. Paolo ed il loro significato.

giordanobruno

@ enrico

Egregio dottore, probabilmente Ella saprà tutto sulla dimostrazione e l’uso del teorema di Nernst in termodinamica, ma di cose religiose mostra di avere la stessa competenza di non-so-nemmeno-io-chi. Approfitto per ricordarLe che, proprio l’anno scorso, Ella fece patapàn giù dal pero, quando io mi permisi di ricordarLe che la sua amatissima Teresa di Lisieux, che voi cattolici venerate come santa e dottore della chiesa, dichiarò di non credere più in nulla nel momento della morte. Dichiarò di essere divenuta atea, insomma.

Vorrebbe adesso spiegarmi, egregio dottore, che c’entra Isaia con la giustificazione per fede enunciata da Paolo? Ma perché non si sforza di riflettere un po’ prima di scrivere i suoi interventi? Vorrebbe poi citarmi (in greco, in latino, in italiano, in dialetto padovano – insomma, faccia Lei) una sola frase delle lettere paoline, in cui si dichiari esplicitamente la divinità dell’Unto?

giordanobruno

@ Sergio

Condivido il tuo ottimo intervento. Consentimi però una breve postilla. Florenskij, fra’ pallino, enrico ecc non sono affatto teologi. Florenskij è solo un sacco scucito di chiacchiere vuote: è persino convinto che gli angeli menzionati nella bibbia vadano identificati con campi morfogenetici (sic) di cui nessuno finora ha sentito parlare; fra’ pallino è solo un fake, e per giunta riuscito anche male; quanto al nostro amatissimo enrico, beh, ho l’impressione che conosca il cristianesimo come io lo shintoismo: prova a leggere i suoi interventi, e comprenderai molte cose. Per il resto, sono del tutto d’accordo con te.

giordanobruno

@ enrico

Le riscrivo la mia risposta, dal momento che quella scritta alle h 11.31 (durante un breve intervallo al dipartimento universitario dove lavoro) era alquanto sciatta sia nel contenuto sia nella forma. Egregio dottore, voglio proprio vedere se Ella ha il coraggio o l’impudenza di negare quanto segue:

a) Le lettere paoline, come del resto tutto il NT, rigurgitano di citazioni tratte dall’AT. Ciò nondimeno contengono anche elementi dottrinali, che sovvertono radicalmente la tradizione religiosa d’Israele, ed è per questo che solo il paolinismo costituisce il vero fondamento del cristianesimo, almeno di quello storicamente a noi noto: mai sentito parlare di giustificazione per fede? lo sa almeno in che consiste?

b) Nonostante la spregiudicatezza con cui prende le distanze dalla teologia tradizionale giudaica, Paolo si guarda bene dall’attribuire una natura divina a Gesù. Ella conosce forse qualche passo di una lettera paolina, nel quale si affermi esplicitamente tale natura?

c) Nel pensiero teologico di Paolo ha una centralità assoluta il mistero della morte e resurrezione di Gesù, anzi è proprio da tale mistero che viene dedotto il principio soteriologico della giustificazione per fede (essendo risorto dai morti, Cristo ha distrutto non solo il “pungiglione” della morte, ma anche la tirannia della legge e la schiavitù del peccato). Vuole cortesemente spiegarmi, egregio dottore, che cosa rimane in piedi di tutto l’apparato dottrinale del cristianesimo, se noi oggi neghiamo la storicità della resurrezione? Le sarei molto grato, inoltre, se nel rispondermi evitasse di tirare in ballo Bultmann ed altri allegri teologi della sua stessa risma.

daniele

Batrakos 19 interventi
Ottone 10 interventi
Bruno Gualzieri 6 interventi
Enrico 4 interventi
Marullo 3 interventi
Giordanobruno 3
Massi 2
Gendene 2
Felix 2
Altri interventi singoli 6.
Mi chiedo: sono solo io a trovare assolutamente assurdo che su un sito di un’associazione che si batte per la laicità dello Stato ci si debba imbattere in queste discussioni da seminaristi? Il fatto che si scriva che le opinioni espresse non coincidono necessariamente con quelle dell’associazione non giustifica che qui si ospiti simili amenità. Chi ha una erudizione di tipo teologico vada per cortesia da un’altra parte ad esibirla e chi ha la responsabilità di accettare pubblicare questi interventi sulle Ultimissime valuti anche i pro e i contro.

stefano marullo

A casa mia Daniele si chiama censura. Nessuno ti obbliga a leggere le cose che non ti interessano. Cambia canale come si dice, o se la questione è di vitale importanza per te (che magari non sei neanche iscritto all’UAAR) comincia a fare una petizione…

bruno gualerzi

@ daniele
“Mi chiedo: SONO SOLO IO a trovare assolutamente assurdo che su un sito di un’associazione che si batte per la laicità dello Stato ci si debba imbattere in queste discussioni da seminaristi?”

Evidentemente – visto che non c’è un solo intervento sul blog che ti vada a genio – SEI PROPRIO SOLO TU a trovare assolutamente (neanche relativamente, proprio ‘assolutamente’!) assurdo, oltre che ameno, ciò che qui si scrive!
Ora, i casi sono due: o tu sei l’unico che sa cosa, e come, si deve trattare su un blog UAAR e gli altri che scrivono qui sono tutti deficenti, oppure… fai un pò tu.
In realtà – forse impegnato più che altro, con sforzo matematico non indifferente, a stabilire il numero dei rispettivi interventi – non ti sei nemmeno accorto che qui molti di questi interventi sono proprio critici sul tema proposto e sul come viene trattato, mentre altri l’hanno ritenuto più che utile… in ogni caso tutti motivando la loro opinione.
Per quanto mi riguarda (opinione mia, poco condivisa da tanti altri) non credo che trattare di argomenti teologici sia improprio per un’associazione ‘che si batte per la laicità dello Stato’ da posizioni ateo-agnostiche. OPINIONE mia, caro Daniele! Ti disturba così tanto questa parola? Sei per il pensiero unico, quello ateo compreso?

stefano marullo

@ Roberto Grendene

Boff nel libro “Chiesa: carisma e potere” considera l’elemento “cattolicistico” una degenerazione del cristianesimo primitivo e una patologia posteriore derivante dal compromesso tra potere imperiale (segnatamente costantiniano) ed altare.
Personalmente sono dell’idea che Boff idealizzi troppo la cd “chiesa primitiva”, ma sulle ‘patologie’ della Chiesa dal IV secolo in poi ha ragioni da vendere.
Scrive Boff: “Niente è più lontano e alieno dallo spirito evangelico di questa pretesa del sistema cattolicistico di infallibilità illimitata, di inquestionabilità, di certezze assolute, di questo incapsulamento del cristianesimo in una espressione unica ed esclusiva, di questa incapacità di riconoscere il vangelo se non in un’unica dottrina, in un’unica liturgia, in un’unica norma morale e in un’unica organizzazione ecclesiastica…Il fetiscimo della mediazione, nel cattolicesimo, è responsabile della sua sclerosi e lentezza storica nel captare i segni dei tempi, tradurre alla loro luce e incarnare sempre daccapo il messaggio liberatorio di Gesù”.
Parole così pesanti contro la gerarchia ecclesiastica romana (“feticismo della mediazione”) non si sentivano dai tempi di Antonio da Padova e di Lutero.

enrico

@ Stefano Marullo

“Niente è più lontano e alieno dallo spirito evangelico di questa pretesa del sistema cattolicistico di infallibilità illimitata, di inquestionabilità, di certezze assolute, di questo incapsulamento del cristianesimo in una espressione unica ed esclusiva, di questa incapacità di riconoscere il vangelo se non in un’unica dottrina, in un’unica liturgia, in un’unica norma morale e in un’unica organizzazione ecclesiastica…Il fetiscimo della mediazione, nel cattolicesimo, è responsabile della sua sclerosi e lentezza storica nel captare i segni dei tempi, tradurre alla loro luce e incarnare sempre daccapo il messaggio liberatorio di Gesù”.

E certo.
La verità che è una Persona è molteplice.
La Chiesa non è il corpo mistico di Cristo di cui è il Capo dunque la Chiesa è fallibile.
Certamente si può credere questo ….basta non essere cristiani però…

stefano marullo

@ Enrico

> dunque la Chiesa è fallibile

In teologia si parla di indefettibilità non di infallibilità della Chiesa. Sono cose molto diverse. Magari ne parliamo un’altra volta.

firestarter

Which is more likely: that the whole natural order is suspended, or that a jewish minx should tell a lie? – David Hume (1711-1776)

Sinceramente quando vedo gli enrichi che discutono nel merito di certe questioni ridicole provo profonda pena per tali individui. E’ patetico che adulti (nel caso specifico anche spocchiosi, come se fosse colpa del resto del mondo se loro credono alle favole da bambini non completati) abbiano un tale disperato bisogno di dare dignita’ a castelli inconsistenti gonfiandosi di nulla e battendo i piedi se li si tratta adeguatamente al livello delle idee che adottano.

giordanobruno

@ Ottone @ Roberto Grendene

Gli unici interventi, che ho apprezzato fino in fondo, sono i vostri, dal momento che rivelano un’esigenza di rigore logico e di pulizia intellettuale che oggi purtroppo sono sempre più rari. Grazie!

Che ne direste di un astrologo, che pretendesse di aggiornare e sottoporre a revisione critica la propria disciplina, ormai considerata da molte persone sfacciatamente “pataccara”, alla luce dei risultati dell’astrofisica e della cosmologia contemporanee? In effetti, negli States qualcuno ha tentato di farlo negli anni passati. Ignoro però con quali risultati. La teologia cattolica è esattamente il prodotto di 2000 anni di speculazioni condotte tra il mito e l’ontologia, tra la Lettera ai Romani di Paolo e le Leggi di Platone – è seriamente possibile conciliarla con le esigenze del pensiero scientifico e filosofico contemporaneo? Io ho i miei dubbi.

Ottone ha (molto opportunamente) ricordato il simbolo niceno, che è la summa di tutti gli articoli di fede del cristianesimo. Prendere o lasciare: tertium non datur. Uno ha tutta la libertà di questo mondo di negare la mediazione del verbo divino nella creazione del mondo oppure la resurrezione della carne, ma non può più dirsi COERENTEMENTE cristiano. Ho sempre provato molta simpatia per quei teologi, che trovano il coraggio di sfidare il potere inquisitoriale romano su questioni dottrinali giudicate scottanti, ma ne proverei molta di più se costoro trovassero anche la coerenza di abbandonare del tutto la santa madre chiesa. Che volete farci? Io la vedo così.

Don Drakh

E se un prete rifiuta di venire nel loro “tribunale”? Se continua a discutere, promuovere e pubblicare le sue teorie? Che cosa gli succede, a parte la scomunica? Perchè queste persone subiscono passivamente questi teatrini dell’orrore?

maxalber

Totalmente OT, ma per me è un tasto sensibile:

Batrakos dice:
(Finlandia che rifiutò accordi commerciali perchè guardava con simpatia al nazismo)

Questo è fuorviante: la Finlandia rifutò ricatti politici della dittatura stalinista, non accordi commerciali e lo fece per evitare di fare la misera fine dei piccoli stati baltici.
E non guardava con simpatia al nazismo: cercava disperatamente una qualsiasi forma di alleanza che le risparmiasse il disastro di un’invsione. Davanti al ritrarsi della Svezia, che alternativa aveva? Battersi da sola contro l’orso sovietico? Qualcuno ha idea delle proporzioni in campo?
Consiglio le cronache di guerra di Montanelli:
http://www.storiain.net/arret/num149/artic5.asp
o, per approfondire, “La guerra d’inverno”.
http://www.francoangeli.it/ricerca/Scheda_libro.aspx?id=17130

Batrakos:
Sulla Finlandia…il rifiuto della proposta commerciale per difendere Leningrado e una certa simpatia verso il nazismo in chiave anitsovietica sono fatti, magari poco noti, ma fatti.
Sarà allucinante, ma intanto è stato un altro tassello del mosaico che ha impedito la vittoria nazista e io, che stimo Machiavelli, penso che in casi come questi la vittoria contro il nazismo valesse la Finlandia.

La simpatia verso il nazismo è un’interpretazione dei fatti, non un fatto.
E ho già provato a dare un’interpretazione diversa.
E che cosa significa “penso che … la vittoria contro il nazismo valesse la Finlandia.”?
Spero proprio che non sia quello che sto pensando.

Chiedo ancora scusa a Marullo e al blog per l’OT che chiudo qui.

Batrakos

Maxalber.

Sì, è un’interpretazione, comunque abbastanza confermata dall’adesione successiva alla guerra a fianco dei nazisti.
E’ un’interpretazione anche dire che sia stato un ricatto, visto che nei fatti le proposte c’erano, e a me risultano essere queste: cessione di quattro piccole isole, porto di Hanko in affitto, parte dell’istmo di Carelia in cambio di una parte, due volte più grande, della Carelia sovietica.
Se mi sbaglio correggimi.
Cosa voglio dire che la salvezza dell’URSS e del mondo dal nazismo valesse la Finlandia?
La risposta me la dai indirettamente tu, quando dici che la Finlandia pur di salvaguardare la sua autonomia combattè successivamente a fianco del nazismo e cosa altro avrebbe dovuto fare?…come dire che la Finlandia val bene l’URSS ed il mondo!!!
Dunque, perchè, se si applica la stessa logica, scandalizzarsi davanti a chi pensava che la salvezza dell’URSS e di tutto il fronte antifascista passasse per la difesa di Leningrado e che per difendere Leningrado servisse proteggersi su quel lato, e che prima di attaccare fece una proposta riportata nei termini che conosco, e dunque subordinò la Finlandia alla salvezza della propria terra (e di tutto il fronte occidentale) visto che indirettamente si dice che fosse stato giusto da parte dei finlandesi accettare di combattere a fianco del nazismo per difendere la propria indipendenza territoriale? A me sembra un controsenso o un doppiopesismo.

Batrakos

Va anche detto che alla fine la Finandia si staccò dall’Asse (anche se la situazione stava precipitando), così come, e ho capito quel che temevi, preciso che certamente l’indipendenza di un popolo è un bene prezioso che andrebbe salvaguardato (anche se prima della guerra il diritto internazionale e l’autoderteminazione dei popoli erano cose puramente astratte ancor più che ai tempi della guerra fredda) ma sono convinto che l’eccezionalità storica di quel momento fosse tale, al di là delle intenzioni imperialiste oltrechè difensive di Stalin.
Sia chiaro, che, anche nelle mie critiche politiche, mi rivolgo ai governi e non certo ai popoli, anzi la grande determinazione dei patrioti finlandesi fu certamente ammirevole (così come le loro tecniche di combattimento, in particolare la grande abilità di sparare sciando) così come quel popolo in generale.
Purtroppo in quella fase storica la dignità dei popoli non la rispettavano nè Stalin nè le potenze coloniali, nè tantomeni i nazisti…e questa è la cornice della mia affermazione, sopra non l’avevo precisata ma è chiaro che la mia critica si rivolgeva al mondo politico e non al popolo, altrimenti sarei un razzista.

simon

Poiché, res mirabilis (e un grazie al sig. Marullo che già aveva ricordato con amicizia e verità don Giulio Girardi) qui si scrive di interessanti questioni teologiche ed in modo serio e veritiero (l’interrogatorio fatto da Casoria, un napoletano poi persino divenuto cardinale, davvero non granché sotto il profilo teologico e tutto il resto, al grande e compianto Ivan Illich, sacerdote cattolico di origine croata, viennese, ebraica, alunno di un antichissimo collegio romano insieme con Ruini et aliis, incardinato nella diocesi di Nuova York ; – a ‘smart gay’ mi disse di lui molti anni orsono il parroco di una parrocchia della 77E Strett (Upper East Side di Manhattan) rispecchia esattamente quanto. leider, accaduto occorre precisare:

Credo in Dio Padre onnipotente
credo in Gesù Cristo Figlio di Dio
credo nello Spirito Santo

Credo la Chiesa, una santa cattolica apostolica

Non é esatto scrivere credo nella Chiesa, come é apparso in questo blog in precedenza, nella trascrizione in lingua italiana del simbolo niceno-costantinopolitano (redatto originariamente in greco e in seguito tradotto in latino – non si deve dime nticare che la lingua liturgica della chiesa romana é stato per diversi i secoli il greco, di cui é poi rimasto solo il Kyrie eleison e l’Aghios Theos, Aghios ischiros, Aghios athanatos del venerdì santo).

La traduzione italiana non é del resto molto felice allorché rende consubstantialis patri (omoousios) con ‘della stessa sostanza’ del padre. Meglio una translitterazione ‘cosostanziale al Padre’.

RobertoV

Il credo niceno è stato imposto con la forza (vedi le persecuzioni contro Ariani e Donatisti) perchè un crudele imperatore pagano, Costantino, ha parteggiato per una parte, quella risultante vincente (evidentemente più adatta al potere e più aggressiva) che ha fatto piazza pulita con la forza di tutti i cristianesimi precedenti e finchè ha potuto di tutti gli eretici, stabilendo un determinato canone.
Il suo cattolicesimo e la sua chiesa sarebbero differenti se avessero vinto gli altri (leider ist das nicht passiert!), evidentemente il cristianesimo si prestava e si presta a molteplici interpretazioni. Zum Glück!

giordanobruno

@ simon

Nel simbolo niceno-costantinopolitano viene affermato quanto segue: πιστεύομεν […] εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν. Nel greco tardo della koinè, la cui sintassi è in parte diversa da quella del greco classico usato dagli ateniesi colti del V sec. a.C., πιστεύειν εἴς τι significa “credere in qualcosa” e non “credere qualcosa”. Pertanto la suddetta proposizione deve essere tradotta ad litteram nel modo seguente: “crediamo […] in un’unica, santa (si fa per dire), cattolica ed apostolica chiesa”.

Poi l’altra proposizione: πιστεύομεν […] καὶ εἰς ἕνα Κύριον Ἰησοῦν Χριστόν […] ὁμοούσιον τῷ Πατρί. Adesso, ὁμοούσιός τινι significa “della stessa sostanza di qualcuno”; per cui la proposizione può essere resa in italiano con “crediamo […] anche in un solo Signore Gesù Cristo […] della stessa sostanza del Padre”.

Insomma, faccio fatica a comprendere in che consista il problema da te agitato. Non è che per caso anche tu sei stato contagiato da enrico e dalla sua megagalattica elasticità mentale? Purtroppo può capitare. Anche ai migliori.

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