Stefano Marullo
Un caso emblematico, a titolo meramente esemplificativo, per capire di cosa stiamo parlando. Un uomo in ginocchio appena fuori dal tempio (e che tempio, la Basilica di Sant’Antonio a Padova, gremito di gente) in una domenica solenne, e un altro che si china verso di lui, gli prende la mano con la sua sinistra mentre la sua destra la appoggia sulla spalla dello sventurato e lo rincuora dicendo: “Ricordati che hai un Padre che ti vuole bene”. Ripasso pochi minuti dopo, l’uomo che mendica è ancora lì a chiedere l’elemosina, il Buon Samaritano è scomparso. Ancora lì, con un Padre che lo ama, ma senza il fratello che si è volatilizzato, forse senza manco dargli una moneta.
Un esempio lampante, più che per sottolineare lo iato tra annuncio e pratica cristiana, per marcare la distanza che spesso ci può essere tra il dire e il fare. Complementari, unicum, a volte irriducibilmente confliggenti, Teoria e Prassi confondono e avvincono. Come districarsi? La Teoria senza prassi è demagogia pura. La Prassi senza Teoria è antagonismo di maniera, militanza senza speranza, pura testimonianza. La cifra della distanza tra le promesse e la loro realizzazione ce lo danno le estenuanti campagne elettorali (in questi giorni un po’ dappertutto) che di fronte al disincanto di sempre più elettori, sdegnati dalla bugie dei politici-politicanti, paradossalmente premiano non più chi la spara più grossa, memori delle amnesie di chi ha governato, ma chi dà prova di realismo, capovolgendo il noto slogan facendo sì che ormai si chieda l’impossibile solo restando realisti. La promessa (mancata) sembra consustanziale al sistema della rappresentatività basata sull’elettorato passivo, per delega. Curzio Malaparte, in un libello di qualche anno fa, “In difesa dell’Anarchia”, scriveva a ragione, che un sistema veramente democratico dovrebbe potere dare la possibilità ad un popolo di giudicare (magari con un sistema elettronico, allora fantascienza oggi no) in tempo reale le decisioni dei propri governanti esprimendo il gradimento come si fa con le trasmissioni televisive. Senza entrare nei meandri della scienza della politica, il peccato originale, più che nel sistema discende probabilmente nell’insanabile frattura tra Teoria e Prassi, marcatamente spiccata nella nostra cultura di ponente.
Inutile negarlo, siamo stati abituati ad operare una vera e propria scissione tra Teoria e Prassi, siamo portati per deformazione concettuale o semplificazione scolastica a dare talvolta pregnanza alla Teoria, di cui la Prassi non sarebbe che mera conseguenza, altrove a conglobare in una Prassi operosa la stessa Teoria. In teologia, l’indirizzo militante di talune pratiche liberazioniste ha talmente enfatizzato la cosiddetta ortoprassi da ritenere la stessa riflessione teologica un atto secondo, spesso neanche tanto necessaria (molti teologi della liberazione, a dirla tutta, più che ad elaborare un pensiero, hanno scritto per difendersi da accuse, e uno dei rimproveri più serrati a questo tipo di teologia è propriamente la debolezza teorica. Sulla Civiltà Cattolica un articolo a suo tempo parlava, a proposito della Teologia della Liberazione, di una sorta di “deriva pragmatistica della Scienza di Dio”). Annoso problema stabilire, per restare in campo teologico-morale, se sia più vicino alla Verità padre Zanotelli che si è “immerso negli inferi” (per usare parole sue) vivendo per anni nella più grande bidonville africana, o Benedetto XVI che pontifica dai suoi Sacri Palazzi.
Nella moderna scienza, come ha mostrato con ineguagliabile maestria Stephen Jay Gould (a cui L’Ateo ha dedicato uno dei suoi ultimi numeri), non c’è un diverso livello gerarchico di certezza tra Fatto e Teoria, e se le teorie sono costruzioni mentali per spiegare i fatti, i fatti medesimi non hanno la garanzia della certezza assoluta, anzi se l’avessero non sarebbe più scienza (rimando al principio della falsificabilità di Popper). In letteratura, particolarmente interessanti sono le riflessioni di Jean Paul Sartre sul ruolo dello scrittore, mirabilmente espresse nel saggio “Che cos’è la letteratura?”. L’intellettuale esistenzialista che per lungo tempo considerò “la penna come una spada”, era fermamente convinto che nello scrittore impegnato la parola fosse azione, e che, per dirla con Sergio Moravia, “svelare è cambiare”.
Ma più di tutti, in ambito filosofico, nel Novecento, si deve segnalare il contributo di Theodor Wiesengrund Adorno, esponente illustre della Scuola di Francoforte, che sul rapporto Teoria-Prassi ha scritto diffusamente. La sua ostentata ostilità verso la ragion pratica, la diffidenza verso certo azionismo studentesco, nasce da una non celata delusione della storia (che ricorda Albert Camus) e dall’esito tragico delle prassi trionfanti di fascismo e stalinismo, si carica di un giudizio politico (e storico) senza appello riguardo al suo tempo. Scrive infatti Adorno: “L’ostilità contro la teoria che è nello spirito del nostro tempo, la sua estinzione, la quale non è per nulla accidentale, la sua messa al bando da parte dell’impazienza, che vuole cambiare il mondo senza interpretarlo, avendo dichiarato sull’istante che i filosofi finora avrebbero meramente interpretato il mondo, tale ostilità per la teoria diventa la debolezza della prassi”.
Teoria versus Prassi, Prassi versus Teoria, o semplicemente TeoriaPrassi. Attorno a questi concetti si gioca forse uno degli ultimi baluardi della nostra consapevolezza di essere coscienza critica nel mondo contemporaneo. Senza aspettare Godot. D’altronde di “Che” Guevara non ne nascono tutti gli anni.
NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
Ottimo memento per tutti; ma, soprattutto, per certi affaccendatissimi cacciatori di dollari (come li chiamava Marx) e per i venditori di fumo.
E pensare che il rapporto dialettico tra teoria e prassi sarebbe così semplice: non c’è prassi senza teoria (altrimenti è azione confusa, caotica e mal finalizzata) e non c’è teoria senza prassi, visto che analizzare la realtà è la prima molla per capire se è necessario cambiarla e, nel caso la risposta è ‘ sì, è necessario’, come.
Una postilla: anche il conservatore che attraverso la teoria pensa che non ci sia bisogno di un’azione volta a mutare la realtà, sta adottando di fatto una prassi.
@ Stefano Marullo. Di scarti fra ideale e messa in pratica* del medesimo, tra buone intenzioni e realizzazione son piene le fosse ed è lastricata la via dell’inferno ( con la minuscola in quanto metaforico ). E i non scarti? Le situazioni in cui qualcuno coerentemente si rimbocca le maniche e fa realmente? Ce ne sono, ce ne sono, e non occorre che siano proclamate a suon di tromba. Spesso l’ideale interiormente vissuto dà al comportamento, nel breve come nel lungo periodo, una “coloritura” che non è orpello esteriore, ma espressione stilisticamente configurata della sostanza. Mi vien da pensare all’obolo della vedova o al soccorso del buon samaritano di cui non sapremmo niente se non fossero stati registrati nel Vangelo
( con la maiuscola ). Su questo il meraviglioso “Inno alla carità” di san Paolo: “La carità non si gonfia, non gode del male… ”
Non posso giudicare Alex Zanotelli, perchè la vera consistenza di una personalità in ultima analisi è un “segreto del cuore”, ma dico chiaro e tondo che molto “profeti” ( spesso dichiaratii tali da un entourage interessato ) sono affetti da un protagonismo che non è affatto una virtù evangelica, ma un sottocapitolo dell’orgoglio: l’orgoglio di stare dalla parte dei poveri, del progresso, della liberazione; (e nella rivista “Nigrizia” dei Comboniani – eA.Z è uno di loro – trovo un atteggiamento di fondo che mi mette molto in sospetto. Gerolamo Savonarola, che era decisamente una brava persona, prima di dare addio alla vita ( impiccato e poi bruciato ) ammise di essere caduto in questo peccato: gonfiarsi con la convinzione di essere una “tromba dello Spirito Santo”.
Dottor Mrullo, darei molto per comprendere se la sua assidua frequentazione della letteratura e dei mass-media cattolici ( perfino la magna rivista dei Gesuiti ) siano il segno della nostalgia per un’Itaca perduta o qualche altra cosa. Per quanto vesdo sul blog l’Uarrino tipico disprezza troppo queste cose per curarsi di esaminarle.
Colgo l’occasione per precisare a proposito della sessualità “naturale”, sulla cui esplicazione mi ha fornito statistiche.
Crede proprio che non sappia nulla dei comportamenti “sregolati” dei medesimi ( omosessualità, masturbazione e quant’altro di “non riproduttivo” )? Io ho detto semplicemente una verità lapalissiana: l’energia sessuale è fornita dalla natura essenzialmente come incentivo alla riproduzione ( qualsiasi cosa intendiamo con il termine “natura” ). Poi, data la sua esuberanza, può essere usata per altri scopi, ma l’elemento sostanziale ( la bistecca rispetto al contorno ) è quello. Avete presente quella specie di catenina con ciondolo-chiave che pende dall’asse di spinta dei carrelli di supermarket? Uno può usarlo pure, che so io, per togliere la patina del numero di una carica telefonica, ma la sua destinazione, come prevista dal creatore, è di infilarsi nel foro di un’altro carrello ( con l’incentivo-premio della moneta da un euro ) per ricostituire file di carrelli.
Nella mentalità contemporanea stranamente si usano espressioni come “fare sesso” come se la riproduzione non c’entrasse niente.
Dal momento che attualmente vivo in questo pianeta, saprò ben qualcosa degli altri usi della sessualità, che oltretutto ( per fortuna ) colora la psiche in senso maschile, femminile o altro; ma mi sembra assai problematico che si possa escludere praticamente del tutto lo scopo riproduttivo. In particolare, meditando sull'”Humanae Vitae”, di cui per moltissimi anni non ho capito la logica, sono arrivato alla conclusione che i comportamento kamasutreschi contraddicono in modo esteticamente ripugnante la “simbolica del’amore da cui nasce la vita” che dovrebbe distinguere la sessualità umana da quella bestiale ( nel senso peggiore ) o da quella del genere “macchina impazzita”. ( Ma come? Tu credi che lo sfregamento del fiammifero sulla carta vetrata sia destinato ad accendere la fiamma? Sei retrogrado, aggiornati! ).
@ Kaworu, Stefano, Ferrer e altri gentiluomini-gentildonne:
Ecco che il dottor Marullo ha offerto un brano pomposo, esibizionistico, logorroico, citazionista, prolungato come una bistecca stesa col batticarne e quant’altro. Io dico di no, perchè si tratta semplicemente del taglio di un discorso letterario-filosofico-umanistico fatto da una persona competente che si pone problemi; ma voi, che risolvete tutto con una battutaccia, un cachinno e un insulto, non ci arrivate o piuttosto non ci volete arrivare.
si, poi mi rispondi alla domanda che ti ho fatto sul libro della concia?
marullo comunque non mi pare che abbia come “modus operandi” quello di fare sempre brani pomposi, esibizionistici, logorroici eccetera.
tu si.
sempre e comunque.
@ Kaworu
“si, poi mi rispondi alla domanda che ti ho fatto sul libro della concia?”
Mi sa che ti toccherà aspettare parecchio…
poveraccio, del resto ha qualche decina di domande che attendono ancora risposta: sui criteri di falsificabilità delle sue affermazioni, sulla falsificabilità dell’ID, sugli anarchici nel Poum, sull’ateismo di Robespierre, sui testi “alternativi” di Quasimodo, Pascoli, Carducci, sulla prima edizione del “Pinocchio” di Collodi, su quale versione latina della Bibbia riporta “redibis” al posto di “reverteris”ecc, ecc, ecc….
vabbè dai, quella che gli ho fatto è ben più facile 😆
A Ferrer.
Caro amico, cosa non darei per capire tutto, proprio tutto e concretamente, di ciò che hai scritto! ( a parte gli anarchici del POUM che conosco ed ammiro). Per “redibis” se non ricordo male è legato alla sibilla cumana: vero?
A noi bastano informazioni vere.
Scusa l’intromissione.
Ciao Manlio
@ Manlio
Ciao,
ovviamente aveva un carattere ironico e si riferiva ad una serie di affermazioni di Florenskij a cui io, Stefano e altri avevamo chiesto spiegazioni che lui si è ben guardato dal dare. I criteri di falsificabilità glieli aveva chiesti Stefano, “gli anarchici del Poum” lo aveva scritto lui in un post in cui si vantava di essere un “grande esperto” della Guerra di Spagna, al che gli ho fatto notare che il Poum non era composto affatto da anarchici ma da marxisti anti-stalinisti, “redibis” al posto di “reverteris” è l’ennesima citazione sbagliata del nostro della frase del Genesi “in polvere ritornerai”.
In pratica è una presa in giro della pomposità saccente del nostro Flo.
Reitero il suggerimento dato a fronte di un precedente commento di Flo su un altro commento: porre un limite alla lunghezza come criterio di accettazione del commento stesso.
mario
Voglio sempre ricordare quei poveretti (a parte i lecchini, quelli con un professore come lui se la saranno passata alla grande) degli alunni (pensanti) di Florenskij.
Non accusatemi di fare battutacce, perche’ cerco di smorzare i toni, ma il mio e’ un commento molto serio.
@ Florenskij
“Avete presente quella specie di catenina con ciondolo-chiave che pende dall’asse di spinta dei carrelli di supermarket?”
Non so se questo esempio ti è venuto in mente mentre meditavi sull’”Humanae Vitae”, secondo me è molto bello e calzante al tuo ragionamento, ma ti consiglio di aprire un po la tua visuale e ti accorgerai, che in natura i carrelli compongo un bel trenino…………..
che esempi arguti, non trovi?
😆
vabbè, da uno che si aggiorna con Reich…
probabile che si aggiorni anche con l’invenzione della ruota, chissà.
magari tra qualche mese arriva al fuoco.
e si kaworu, flo è un genio mai io provo di immagginare come si sentirebbe una donna di qui il marito meditando sull’”Humanae Vitae”, arriva alla conclusione che “i comportamenti kamasutreschi contraddicono in modo esteticamente ripugnante la “simbolica del’amore da cui nasce la vita”” e invece come esempio “previsto dal creatore” ovviamente “del’amore da cui nasce la vita” porta l’incastro fra i carrelli di supermercato. No comment.
che poi, come si spiega il fatto che nei carrelli si possono pure infilare monete (tutte diverse! le vecchie 500 lire, 1 euro, 2 euro…) e perfino (orrore!) dischetti di plastica o di metallo?
😆
chissà che paragone ci sta, qui.
il paragone di flo è molto profondo……… pensa un po che ci sono pure supermercati che hanno i carrelli liberi, non legati, quelli da portare a mano, ect ect ………. 🙂
che scandalo!
non c’è più religione, dove andremo a finire???
e da alcune parti ci sono addirittura i cestelli! e i cestelli con le ruote, che possono essere usati come cestino o come carrello!
abominio, sia anatema su quei supermercati!!!
Florenskij crede nel finalismo intrinseco del Progetto Intelligente. Beh, ce ne sono moltissimi come lui che al momento popolano questo pianeta.
Con queste persone agisco sempre su due fronti: da un lato, chiedo che mi spieghino il finalismo di certe caratteristiche umane che non hanno alcuna funzione, e dall’altro insisto nel cercare di far loro capire che comunque, l’utilizzo di qualcosa in modo diverso dalla funzionalità “primaria” non deve essere osteggiato, anzi, è indice di flessibilità mentale, immaginazione e creatività finalizzati comunque (opposto alla cosiddetta fissilità mentale).
Nel caso 1, per esempio, vorrei che mi spiegassero a che cosa serve l’appendice, oppure il DNA “spazzatura”, oppure i menischi del ginocchio, o, meglio ancora, delle cavità mascellari enormi rispetti alla taglia dei canini (già, se vi toccate le gengive superiori, sopra i due canini, ai lati del naso, sentite delle grosse protuberanze che sono i resti evolutivi ereditati dai nostri antenati che avevano dei canini grossi almeno il doppio dei nostri).
Nel caso 2, per esempio, vorrei semplicemente ricordare che proprio ieri, in mancanza di una chiave inglese appropriata, ho dovuto svitare un bullone arrugginito con delle pinze. Anatema e bestemmia!!!!! Le pinze non sono mica state disegnate per svitare bulloni!!!!!!!!!!!!!!!
Nel caso
@ Giorgio Pozzo
sara un casino per flo giustificare l’uso della supposta 🙂
spero che la trovi meditando sull’”Humanae Vitae” 😀
Sarebbe interessante che Florenskij ci spiegasse cos’è l’osso coccige. Forse dio (che ci ha creato a immagine e somiglianza) aveva (o aveva avuto) la coda ?
@whichgood
alcuni ce l’hanno ancora. di paglia XD
@Giorgio Pozzo
La sua sembra una critica al darwinismo piuttosto che al Progetto Intelligente. Paradossalmente Darwin nel suo libro L’origine della specie l’unica cosa che proprio non riuscì a spiegare fu l’origine della specie.
I neodarwinisti, quando non balbettano, rispondono così:
“Non ha molto senso applicare questa teoria ai primissimi eventi all’origine della vita sulla Terra e nemmeno, probabilmente, agli eventi che hanno portato alla formazione delle prime grandi suddivisioni del regno animale e di quello vegetale. Ma da quel punto in poi, vale a dire per tutti gli ultimi 500 o 600 milioni di anni, è stata la selezione naturale a creare, modellare e rimodellare le specie viventi.” (Boncinelli).
Il suo caso 2 è emblematico, in quanto smentisce il meccanismo portante del darwinismo, costituito da mutazione genetica casuale e selezione naturale. Secondo la teoria, se avesse aspettato qualche milione di anni avrebbe trovato una bella chiave inglese del tipo adatto al suo bullone.
Veniamo al Progetto Intelligente. L’alternativa è appunto la casualità guidata dalla selezione naturale.
Come afferma il genetista R. Lewontin la molecola del DNA è una delle molecole più inerti in biologia, tanto che gli scienziati ci misero un bel po’ ad inquadrare la sua fondamentale funzione. Inoltre la molecola del DNA di per sè non fa nulla senza proteine e se non è inserita in una cellula non può nemmeno replicarsi. Ed ancora è dal DNA che l’RNA messaggero converte l’informazione per produrre le proteine. E quindi la molecola del DNA non fa nulla senza proteine e queste non possono essere prodotte senza l’informazione del DNA. Sembra un circolo vizioso ma non lo è: l’errore è credere che si erediti solo la molecola del DNA e non un complesso di sostanze nutritive e proteine che formano una cellula. E per costruire la più elementare cellula di lievito si dovrebbe miniaturizzare il numero di componenti presenti in un Boeing 777 e poi farle entrare in una sfera di soli cinque micrometri di diametro; fatto ciò si dovrebbe convincere quella sfera a riprodursi. Ed un organismo umano contiene all’incirca diecimila trilioni di cellule. Ora, provi a chiedere ad un matematico, qual è la probabilità che nasca una cellula casualmente da un qualsiasi brodo primordiale composto da qualsiasi sostanza. Sarebbe pressapoco come mettere alla rinfusa tutti gli ingredienti di una torta in un tegame, chiudere il coperchio, agitare con forza più volte (se vuole anche per miliardi di miliardi di anni) e ritrovarsi bella e pronta una torta multistrato con le candeline tutte accese.
Ed ancora non è tutto, perchè non ha ancora spiegato la vita, ovvero come si possa passare dalla materia inerte ad una cellula vivente. Infatti a quanto ne sappiamo oggi la vita proviene solo dalla vita. E la vita può formarsi solo in un universo adatto ad ospitarla, la cui formazione casuale è all’incirca della medesima grandezza di misura (astronomica) dell’origine della vita.
Allora la genialata: siccome non possiamo spiegarci l’origine casuale dell’universo antropico, si è pensato bene di moltiplicare gli universi, più o meno, all’infinito (in totale spregio al Rasoio di Occam). Così la probabilità di un universo antropico diviene un fatto. E’ come se per essere sicuro della vincita all’Enalotto mi compro 622 milioni di schede. Tante infatti sono le combinazioni possibili. Come dice un noto spot televisivo: ti piace vincere facile?
@ Antonio72
Pensa qual è la probabilità a priori che un preciso granello di sabbia abbia esattamente la forma e la posizione che ha e non potrai che concludere che non può essersene occupato che dio. Che farebbe bene ad occuparsi anche del modo in cui ragionano quelli che vogliono difenderlo,
che si producono in:
“l suo caso 2 è emblematico, in quanto smentisce il meccanismo portante del darwinismo, costituito da mutazione genetica casuale e selezione naturale. Secondo la teoria, se avesse aspettato qualche milione di anni avrebbe trovato una bella chiave inglese del tipo adatto al suo bullone.”
e nel farlo non ridono.
Non solo, il nostro non contento usa in modo sistematico e allegro le fallacie logiche (devono avere un pacchetto in dotazione dalla parrocchia) per cui se non si sa come è avvenuta una cosa ALLORA lo sappiamo noi.
“a quanto ne sappiamo oggi la vita proviene solo dalla vita”
a quanto ne sappiamo la materia proviene solo dalla materia, o no?
Antonio, vedo che la vacanza ha portato grossi benefici….
Và, documentati un pò:
http://whyevolutionistrue.wordpress.com/2012/05/07/can-god-create-mutations-eliottt-sober-says-we-cant-rule-that-out/
Ti dedico la riflessione finale di Coyne:
I think that the absence of evidence for God, when there should be such evidence, is indeed empirical evidence against God, just as the absence of evidence militates against the existence of pink unicorns living in New World rain forests
@Giorgio
Condivido il tuo intelligibile (e non solo) commento !
Purtroppo come già detto in altre occasioni, l’umano è l’unico animale che puo’ ignorare deliberatamente le informazioni “razionali” prodotte dal suo cervello quando è invaso da passioni e/o dogmi che prende per verità assolute….
L’uomo nasce predisposto ad essere (anche se relativamente) razionale, ma lo diventa solo se le circostanze nelle quali evolve sono faforevoli, e comunque esenti da qualsiasi forma di dogmatimo.
Mi sia concesso aggiungere che acquisire la fiducia in sè, è il primo segreto del benessere e successo umano…E in questo la scienza (con l’eventuale aiuto di un filosofia ”rispolverata” ) puo’, entro certi limiti, aiutarci molto più che dogmi, preghiere e miti. Ritengo che l’approccio filosofico/teologico eccelle nella retorica e nel formulare domande, ma è molto meno convincente quando si tratta di rispondere alle problematiche umane odierne !…..
@Stefano
Ma un granello di sabbia, anche se uno diverso dall’altro nella forma, resta pur sempre un granello di sabbia. La materia proviene dalla materia. Ma la materia vivente da dove proviene? Solo dalla materia inerte? Allora fai in modo che si possa filosofeggiare con un sasso.
Non ho detto che noi sappiamo, ma che razionalmente non vedo perchè si debba preferire la teoria della mutazione genetica casuale, piuttosto che il contrario. E l’ho dimostrato con i numeri, non con la metafisica. L’ultima riflessione non è una riflessione ma una boiata.
PS
Non sono contro la teoria evolutiva ma contro il neodarwinismo, il quale fa acqua da tutte le parti. E non sono l’unico a pensarla così. Ho citato la fonte: R. Lewontin. Vai a documentarti anche tu.
Abbiamo capito che Flo non ha letto il Kama Sutra, e se lo ha letto
non lo ha capito. Tanto per cambiare…
Da uno che legge il ‘De Rerum’ scambiandolo per un pamphlet ateistico
non c’era da aspettarsi di più.
(Flo, la chiavetta del carrello ha un creatore, il pistoIino no)
@ Florenskij
> darei molto per comprendere se la sua assidua frequentazione della letteratura e dei >mass-media cattolici ( perfino la magna rivista dei Gesuiti ) siano il segno della
> nostalgia per un’Itaca perduta o qualche altra cosa
Nessuna Itaca. Sono sempre stato onnivoro quanto a letture (ma anche musicalmente riesco a spaziare da Haendel fino ai Rudimentari Peni). Tutto qui.
@ Forenskij
Le mente sapendo di mentire.
Credo sia una delle persone più intellettualmente disoneste passate per questo sito.
Lo dico con piena cognizione di causa e in grado di fornire tutte le prove di cui dovesse aver bisogno.
Ho conservato ormai decine di thread in cui ho fornito risposte dettagliate (altro che cachinni) ai suoi interventi, criticando ogni punto che lei invariabilmente e maleducatamente ripropone inalterato.
Sono in grado di riportarli, pur che mi si metta a disposizione un apposito thread (!).
Credo abbia ormai superato ogni limite. Almeno così ritengo ogni volta, ma riesce a sorprendermi facendo sempre peggio.
Si vergogni, ammesso ne sia capace.
@Stefano
“Le(i) mente sapendo di mentire.”
Ho trovato tante volte questa espressione sia nella stampa che nei mass media che non resisto (indipendentemente da tutto il resto del discorso,notare bene).
Questa espressione e’ un’assurdita semantica:
come diavolo si puo’ mentire senza saperlo ?
per definizione mentire significa dire DELIBERATAMENTE il falso,chiunque dica cose false credendole vere potra essere un imbecille,un ingenuo,un superficiale,una vittima di un sofisticato inganno deliberato di altri o di un concorso di circostanze fortuite,ma non puo’ essere per definizione un mentitore !
O forse vogliamo considerarlo un artifizio retorico come un ossimoro ?
@ Laverdure
O forse vogliamo considerarlo un artifizio retorico come un ossimoro ?
Esatto, serve a rafforzare l’affermazione.
@ Laverdure
http://www.davidealgeri.com/menti-sapendo-di-mentire.html
@Stefano
“Esatto, serve a rafforzare l’affermazione.”
Un po’ come dire “Gli USA volevano Bin Laden morto, a costo di ammazzarlo ” ?
@ Florenskij che scrive:
> sono affetti da un protagonismo che non è affatto una virtù evangelica…
> e nella rivista “Nigrizia” dei Comboniani…
La rivista Nigrizia (una delle riviste più longeve in Italia) è un patrimonio editoriale di tutto rispetto, di protagonismo c’è solo l’Africa e i suoi problemi. Conosco bene chi ci lavora, è gente molto seria, capace e che non le manda a dire a governi, chiese, multinazionali. Le ricordo che Zanotelli è stato “spedito” in Africa quando era direttore di Nigrizia, per una inchiesta sulle armi che chiamava in causa l’allora ministro Spadolini
“La magna rivista dei gesuiti” fu quella che si oppose alla istituzione della istruzione elementare per tutti affermando, lei magna rivista magna, che sarebbe stato “un lavare la testa all’asino”!
Mi piacerebbe riportare qui le affermazioni esatte della rivista e ci sarebbe di certo di che vergognarsi per chi la considera “la magna rivista dei gesuiti”.
Caro Flò il sesso è anche divertimento, alla bisogna per dirlo a suo modo,
si usa per quello che serve, mi sembra di capire che lei
per l’esercizio di tale attività preferisca l’aspetto della riproduzione,
contento Lei contenti tutti e mi raccomando solo nella nota posizione
del missionario, vorrei suggerire la rivisitazione del Kamasutra con le 64
forme , ma stia attento si rischia l’inferno.
Chiedo scusa ai lettori per l’intervento così colorito .
@ Murdega
Ho già chiesto a Florenskij più volte cosa ne pensi del bersi un Brunello di Montalcino, visto che bere serve a placare la sete (bere vino transustanziato è atto contro natura per ben due motivi a questo punto).
Silenzio tombale.
Non risponde. Al contrario è prontissimo a rilevare cachinni di chi si è spazientito di fronte a questo atteggiamento maleducato. E’ proprio un gran signore.
Ammettiamo per un momento un creatore cosciente onnisciente ed onnipotente.
Questo creatore dunque ha creato gli esseri umano con una sessualita’ a modo suo, pienamente voluta da lui.
Da come questa sia si puo’ pertanto risalire o cercare di risalire ragionandoci alle intenzioni del creatore di tutto per la specie Homo sapiens sapiens.
EBBENE cosa dedurreste voi dal fatto che in media e’ stato calcolato che agli esseri umani (senza uso di anticoncezionali) servono oltre 500 atti sessuali per produrre un figlio, a differenza della generalita’ delle altre specie di mammiferi che ce la fanno ad avere prole con molto meno?
La scienza ci dice che l’evoluzione ha creato questo rapporto 500: 1 fra sesso senza produzione di prole a sesso con produzione di prole per cementare il rapporto tramite il sesso gioco piacere ed affetto dato che la maggiore arma dell’uomo, il suo cervello ha bisogno di molti anni per APPRENDERE in modo variabile in base ad esperienze specifiche.
Voi dite che invece il padreterno che ci ha creati ipersessuati rispetto alla maggior parte degli altri mammiferi salvo i nostri cugini Bonobo, lo ha fatto solo per poi proibirci di esserlo ed offendersi profondamente se lo siamo?
Ne dedurrei due cose, una scientifica-biologica ed una filosofica-teologica:
La prima: è evidente che stia aumentando la sterilità maschile, come è anche evidente che si fa molto sesso nei periodi in cui la donna non è fertile. In passato, nemmeno tanto remoto, si sfornavano numerosi figli sia perchè non esistevano problematiche di stress psicologico da vita moderna, come oggi, sia perchè non esisteva la tv, ovvero il più grandioso anticoncezionale e sonnifero che l’uomo abbia mai inventato (altro che condom).
La seconda: Dio ci punisce e si offende proprio per renderci coscienti di non essere i nostri cugini bonobo. Poi venne Darwin a riportarci con le zampe anteriori sul ramo dell’albero…..ma questa è un’altra storia.
Riservandomi di entrare più nel merito del tuo intervento che sostanzialmente condivido e apprezzo, la citazione da Adorno mi ha rimandato (più si invecchia e più si vive di ricordi… anche se non è una gran scoperta) ai lontanissimi anni in cui elaboravo la mia tesi di laurea che prendeva spunto proprio da certi temi della scuola di Francoforte (per la precisione soprattutto da ‘Dialettica dell’illuminismo’), prima di moda e poi – come sempre succede quando è la moda a stabilire ‘cosa è giusto pensare e cosa no’ – sempre più snobbati. Oggi, non dico che sono tornati di moda (saremmo alle solite), ma mostrano tutta la loro chiaroveggenza. Come sta capitando al vecchio Marx.
(Il titolo della mia tesi era: “Per una ridefinizione di progresso. Dalla crisi dell’illuminismo al rilancio della ragione”. Scusa se è poco !(^_^))
Mendicante: “Fate la carita’, fate la carita'”.
Credente: “Ricordati che hai un Padre che ti vuole bene”. E se ne va.
Ateo: “Questo e’ un esempio lampante, più che per sottolineare lo iato tra annuncio e pratica cristiana, per marcare la distanza che spesso ci può essere tra il dire e il fare. Complementari, unicum, a volte irriducibilment……” E se ne va riflettendo.
Mendicante: “Saranno credenti, saranno atei, ma alla fine qui di soldi non ne sgancia nessuno”.
> alla fine qui di soldi non ne sgancia nessuno
Io non ho scritto cosa è successo dopo, né credo sia importante che tu lo sappia. L’aneddoto era solo funzionale al mio discorso.
“Io non ho scritto cosa è successo dopo”
Ho scritto ateo non stefano marullo per questo, forse ti sei infastidito perche’ ho utilizzato parte del tuo commento ma mi riesce difficile scrivere discorsi complicati e l’ho presa in prestito. Che cosa c’e’ in giro un epidemia di Florenskite? Ammazza quanto sei permaloso pero’. Ma la battuta letta, senza vederla come una questione personale, la trovi divertente o no?
> Ma la battuta letta, senza vederla come una questione personale, la trovi
> divertente o no?
Sì, molto
Grazie stefano, la prossima volta cerchero di essere meno “equivoco” per evitare di risultare offensivo.
Mi spiace di aver dato la sensazione di essere permaloso.
Ho la sensazione che alla fine quello che abbia fatto la figura del permaloso sia stato io. 😆
TEORIA E PRASSI DEL CATTOLICO:
In teoria siamo BUONISSIMI,
nella prassi comune, siamo DELLE CAROGNE…
E’ quello che stavo per scrivere io….
Il titolo dell’articolo di Civiltà Cattolica (che ho citato a memoria) non è esatto. Era “La dissoluzione pragmatistica della Scienza di Dio” (non la “deriva”). Mi scuso con i lettori.
A proposito di teoria e prassi, bisogna ricordare l’attualissima campagna dell’8×1000 che la Chiesa fa tutti gli anni per incassare il più possibile e, a volte spendendo di più per la propaganda che per le azioni di carità (questo ricorda anche il “non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra”). Questo auto-elogio della Chiesa cattolica non annula certamente quel che di buono ha fatto ma di sicuro lo rende una azione interessata, rivolta a ottenere più introiti economici per sè stessa. Bisogna tener presente anche quel concorso “educativo” che porta ai bambini e ragazzi a persuadere i nonni e parenti di lasciare l’8×1000 alla Chiesa per ottenere un premio economico di € 1000 (ifeelCUD). Tutto molto educativo e disinteressato, pensiamo che bella lezione di marketing e commercio per i bambini: “inganna i tuoi parenti e vinci dei soldi”. Questo è la vera supremazia morale della Chiesa cattolica.
Scriveva Adorno:
“L’ostilità contro la teoria che è nello spirito del nostro tempo, la sua estinzione, la quale non è per nulla accidentale, la sua messa al bando da parte dell’impazienza, che vuole cambiare il mondo senza interpretarlo, avendo dichiarato sull’istante che i filosofi finora avrebbero meramente interpretato il mondo, tale ostilità per la teoria diventa la debolezza della prassi”.
E’ cambiato molto da allora? Nel gergo politico, ma non solo, lo slogan imperante è “fatti non parole!”… con ottime ragioni se le parole sono solo chiacchiere, con pessime ragioni se si presume che i fatti valgano per se stessi, indipendentemente dalla loro interpretazione. “Poche chiacchiere, qui occorrono dei fatti!!” si sente sostenere ovunque… salvo poi dover constatare che sono i fatti, che dovrebbero essere risolutivi per se stessi, a cadere in balia delle chiacchiere, intese come ‘interpetazione a posteriori’, cioè dovendo subire il loro ricatto (quando sono accaduti, non si può più tornare indietro) e cercando così di ‘leggerli’ a seconda delle convenienze, degli interessi. Sono proprio le conseguenze dei fatti, che dovrebbero essere ‘oggettive’ a diventare preda di ogni soggettività. Se invece li si fosse visti, e poi attuati, alla luce di una visione generale, diciamo pure di una teoria, da avere sempre come guida, le loro conseguenze sarebbero valutate alla luce di questa visione generale, l’unico criterio col quale valutarli. Naturalmente questa ‘visione generale’ potrà essere tutt’altro che condivisibile, ma, se la si conosce, è questa che dovrà essere giudicata, perchè è lì che i fatti devono trovare la loro ragion d’essere. Non facendo riferimento a questa visione generale perchè si ritiene sia solo ideologica… si caccia l’ideologia dalla porta e quella, nel modo più subdolo e pericoloso perchè ‘rimossa’, rientra dlla finestra. Che lo si voglia o no, ci si muove sempre in base ad una ideilogia… e allora è meglio che la si conosca esplicitamente e la si giudichi piuttoeso che la si lasci agire indisturbata. Quando discuto con un credente che presume di interpretare la realtà con la stessa logica con cui la interpreta un non credente, mi forzo sempre di rimandarlo alla sua fede, perchè è lì che in realtà sta la ‘verità’ di ciò che sostiene. In caso contrario… non è un credente.
E ciò naturalmente, avviene per ogni ideologia vissuta fideisticamente, religiosamente.
Cosa succede nel mondo politico attuale? Tutti si scagliano contro le ideologie (“basta con le ideologie, basta destra e sinistra, pensiamo solo ai contenuti, ai fatti concreti”), come se i contenuti, nella loro elaborazione, fossero davvero indipendenti dalle ideologie. Le quali ideologie a loro volta possono essere (e certamente attualmente sono) pura chiacchiera… ma perchè non si confrontano veramente con la realtà, con la prassi, lasciata in balia di se stessa ma vengono relegate in una dimensione, la trascendenza comunque intesa, nella quale trovano sempre giustificazione, legittimazione, i fatti. Quali che siano.
Da qui, come sosteneva Adorno, e anche prima che il fenomeno esplodesse in tutta la sua tragicità, prendono vita i vari totalitarismi, dove in realtà sono sempre i fatti a legittimare le idee e non viceversa come si vorrebbe dare a credere, perchè le ideologie vissute fideisticamente, appunto, in realtà non guidano i fatti essendo collocate in un empireo dove vi si può sempre trovare ciò che si vuole trovare.
Nessun rapporto tra teoria e prassi e così “avendo dichiarato sull’istante che i filosofi finora avrebbero meramente interpretato il mondo, tale ostilità per la teoria diventa la debolezza della prassi”.
Quando si afferma che l’importante è combattere l’8×1000 senza tante questioni teoriche, dottrinarie, non si tien conto che fino a quando non si affrontano e si smantellano queste ultime resteranno sempre le condizioni perchè il credente paghi l’8×1000.
Grazie Bruno, si vede che Adorno è nelle tue corde. Lo considero anch’io un autore originale e decisivo per lo sviluppo della filosofia nel Novecento. Particolarmente interessanti trovo le sue riflessioni estetiche sul ruolo dell’arte, nella società. Molti sono i pensatori “dimenticati” (a volte è anche un bene che sia così, ci vuole tempo anche per apprezzarli) che andrebbero rivisitati. Penso ad Albert Caraco, geniale filosofo autosepoltosi dai suoi simili i cui scritti cominciano a circolare in Francia non da molto tempo
@ Stefano Marullo
Anche stavolta ho letto con interesse il tuo articolo. Consentimi una postilla. Il grande corruttore del pensiero occidentale è stato Platone – questo non bisognerebbe mai stancarsi di ripeterlo. Poi è venuto il cristianesimo. Sono venuti i vari Origene ed i vari Agostino, i quali hanno volgarizzato il platonismo e lo hanno eletto a filosofia ufficiale dei cristiani, ed i cristiani a loro volta lo hanno imposto quale filosofia ufficiale di tutto l’Occidente. Il risultato è che, oggi, un contadino dello Iowa, il quale nella vita ha letto solo la Bibbia nella King James Version, cita il Fedro od il Menone senza manco rendersene conto. Perché ti scrivo ‘ste cose? È semplice, ragazzo mio: secondo te, l’insuperabile difficoltà, mostrata tradizionalmente dal pensiero occidentale a superare la diastasi tra teoria e prassi, da che cos’altro deriva se non dal platonismo e dalla sua aberrante dottrina delle idee? Nonostante i suoi limiti, di per sé abbastanza evidenti, la teologia della liberazione ha avuto se non altro il merito incontrovertibile di purificare il cristianesimo dalle sue molte incrostazioni platoniche, e di superare con questo la diastasi tra pensiero teologico ed azione politica, tra ortodossia ed ortoprassi: un altro motivo in più per suscitare l’ira funesta dell’inquisizione romana e della sua occhiuta vigilanza poliziesca sugli sviluppi della teologia postconciliare.
Eppure, eppure anche nel grande corruttore del pensiero occidentale, che è stato Platone appunto, esiste un passo, che ha me è sempre piaciuto: dopo tutto, anche un orologio fermo segna l’ora esatta due volte al giorno. Questo passo è tratto dal Teeteto [174 a-b], un dialogo abbastanza letto da noi matematici per motivi che dovrebbero essere anche troppo ovvi, ed è Socrate che si rivolge a Teodoro:
ὥσπερ καὶ Θαλῆν ἀστρονομοῦντα, ὦ Θεόδωρε, καὶ ἄνω βλέποντα, πεσόντα εἰς φρέαρ, Θρᾷττά τις ἐμμελὴς καὶ χαρίεσσα θεραπαινὶς ἀποσκῶψαι λέγεται ὡς τὰ μὲν ἐν οὐρανῷ προθυμοῖτο εἰδέναι, τὰ δ’ ἔμπροσθεν αὐτοῦ καὶ παρὰ πόδας λανθάνοι αὐτόν. ταὐτὸν δὲ ἀρκεῖ σκῶμμα ἐπὶ πάντας ὅσοι ἐν φιλοσοφίᾳ διάγουσι. τῷ γὰρ ὄντι τὸν τοιοῦτον ὁ μὲν πλησίον καὶ ὁ γείτων λέληθεν, οὐ μόνον ὅτι πράττει, ἀλλ’ ὀλίγου καὶ εἰ ἄνθρωπός ἐστιν ἤ τι ἄλλο θρέμμα• τί δέ ποτ’ ἐστὶν ἄνθρωπος καὶ τί τῇ τοιαύτῃ φύσει προσήκει διάφορον τῶν ἄλλων ποιεῖν ἢ πάσχειν, ζητεῖ τε καὶ πράγματ’ ἔχει διερευνώμενος. μανθάνεις γάρ που, ὦ Θεόδωρε• ἢ οὔ;
Lascio queste parole alla meditazione di te e degli altri che sono presenti nel blog. Ti mando, come sempre, un caro saluto.
“Come anche di Talete si racconta, o Teodoro, che mentre mirava gli astri e guardava in su, cadde nel pozzo: e una servetta di Tracia, piuttosto in gamba e carina, prendendolo in giro gli disse che lui desiderava conoscere i fenomeni celesti, ma si lasciava sfuggire quelli che aveva davanti a sé e sotto ai suoi piedi. Questo motteggio è ben appropriato a tutti coloro che i occupano di filosofia. In realtà a chi è tale non solo sfugge chi è presso di lui, e cosa fa il vicino, ma quasi è incerto se è un uomo o qualche altra creatura. Ma cosa mai è l’uomo e cosa a una tal natura conviene fare o subire, a differenza degli altri esseri, egli ricerca e di tale attività si occupa. Mi segui, ora, Teodoro, o no?”
Bella traduzione, e bellissimo aneddoto.
Da raccomandare agli amici filosofi, più che agli amici scienziati che
di solito, hanno ben presenti le realtà concrete, rispetto a quelle “iperuranie”.
cybersaluti
@ stefano
Però l’aneddoto che riguarda Talete irriso dalla serva perchè guardava le stelle e non si curava dove metteva i piedi, viene ‘compensato’ dal fatto – ovviamente anche’esso aneddotico – che Talete, guardando il cielo, ne ricavava indicazioni circa l’andamento delle stagioni e, riuscendo a prevedere annate di magra, faceva incetta di alimentari (credo si parlasse di fave) che poi vendeva,o barattava, con grande vantaggio economico.
Un bell’esempio, tra l’altro, dell’ambiguità del termine ‘speculazione’, che viene usato per significare sia l’esercizio disinteressato della conoscenza che la strumentalizzazione per il proprio vantaggio di qualsiasi forma di sapere.
@ giordanobruno
Se Platone fosse anche ‘il grande corruttore del pensiero occidentale’ (affermazione già di per sè, a mio parere, molto ‘ideologica’), la ‘colpa’ non sarebbe tanto di Platone quanto di chi si è lasciato corrompere.
A mio parere Platone comunque non ha corrotto nessuno, affrontando invece questioni ancora di grande attualità. Basta considerare la sua speculazione un punto di partenza e non un punto d’arrivo.
“Touché” professor Gualerzi,
conosco anche io l’aneddotica su Talete inventore dell’ “aggiotaggio”!
Devo ricordarmi di non incrociare i ferri, con un filosofo di vaglia…
cybersaluti rispettosi
@ cyberego
Sei proprio sicuro che gli amici scienziati abbiano sempre ben presenti le realtà concrete rispetto a quelle “iperuranie” degli amici filosofi? Temo che il Brecht di “Leben des Galilei” non sarebbe molto d’accordo con te. E poi, ti sei mai chiesto perché lo sviluppo postgodeliano della matematica novecentesca è stato infettato dal cosiddetto platonismo matematico?
@ giordanobruno (bel nick complimenti)
Scusa se rispondo adesso:
Sì se permetti, naturalmente non vorrai porre come esempio Brecht di cui
amo l’opera, ma il cui punto di vista è “squisitamente” artistico.Dovremmo invece
immedesimarci nella visione del Grande Pisano come è riportata nel “Saggiatore”:
“Questo grandissimo libro…io dico l’Universo…egli è scritto in lingua mathematica
e i caratteri sono triangoli cerchi ed altre figure…”
Questo mi sembra linguaggio scientifico e concreto, anche trattando di cose “uranie”, in greco “ouranòs” significa “firmamento”.Per quanto riguarda il tuo campo (devi essere un logico) , e in cui hai buon gioco mi spiace ma non posso seguirti: sono solo un “cerusico” ( e neanche esercito).Ma nel mio ambito posso dirti questo: se il “galenismo” non fosse stato messo in discussione da Vesalio e dalle sue dissezioni anatomiche-molto pratiche e ben poco platoniche-dopo un migliaio di anni di dogmatismo concettuale indiscusso (e Galeno era anche filosofo), noi staremmo ancora discettando di “equilibrio degli umori”, come eziopatogenesi.
*A proposito di Godel, mi ha sempre affascinato da ateo, l’idea di una dimostrazione matematica dell’esistenza di Dio è possibile?
(io Dio al microscopio elettronico-tipo TEM non L’HO MAI VISTO, e neanche dopo una craniotomia autoptica ho visto fuoriuscire l’anima) .
Ma sono sicuro, che con la tua chiarezza espositiva, potrai illustrarmelo con grande vantaggio per la mia limitata comprensione della Matematica Superiore.
**Riconosco lo stile, ho frequentato il Liceo Classico statale, ma il mio insegnante di Religione era un Gesuita…sfortunatamente sono diventato ateo lo stesso.
cybersaluti postgalenici
@ cyberego
No, non sono un logico: le mie conoscenze di logica matematica derivano tutte da quello che ho potuto apprendere a livello universitario. E ti garantisco che non è moltissimo. Il mio campo di studi attuale riguarda le applicazioni dell’analisi funzionale non lineare alla fisica matematica, cose che con la logica matematica c’entrano ben poco. Mi piacerebbe ora “raccontarti” in che consiste lo sviluppo postgodeliano della matematica; purtroppo, se tu non hai mai frequentato un corso universitario di logica, non so come fare a spiegarti il “senso filosofico” dei teoremi di incompletezza di Godel, e soprattutto perché hanno inferto un colpo mortale al programma finitista di Hilbert. Però una cosa te la posso dire lo stesso: è assolutamente impossibile dimostrare matematicamente l’esistenza di dio, per il motivo molto semplice che questo è un problema di ordine ontologico e sfugge a qualsiasi tentativo di indagine da parte sia della matematica sia delle scienze positive della natura.
Tu sei medico, ed hai la fortuna di operare all’interno di una “nicchia” del pensiero scientifico, che è sempre stata immune dal platonismo e dalla sua nefasta influenza: nel campo biomedico non esiste infatti alcuna diastasi tra teoria e prassi. Almeno, questo è ciò che ho capito dai discorsi di mia madre, che è italiana ed è medico. Temo però che il tuo riferimento a Galileo non sia molto felice. Suo padre Vincenzo lo mandò a Pisa a studiare medicina, ma non gli riuscì di cavarci niente; pur essendo nato a Pisa, Galileo era cresciuto a Firenze ed aveva respirato fin da piccolo l’aria profondamente intrisa di platonismo che vi si respirava: questo spiega il suo amore viscerale per la matematica. Anche a Cambridge si respirava un’aria profondamente intrisa di platonismo, e guarda caso in quell’università si formerà l’altro padre illustre della fisica moderna, che è Newton. A livello storico, non si può negare che il platonismo abbia avuto un ruolo determinante nella rivoluzione scientifica del ‘600. Ma questo non deve impedirci di dimenticare il suo significato profondamente equivoco nello sviluppo del pensiero scientifico e filosofico dell’Occidente.
@ giordanobruno
Te la prendi spesso con Platone, ma forse sarà utile ricordare che per tutto il medioevo (complice la Scolastica e l’uso politico che ne fece la Chiesa Cattolica ) autorità indiscussa non fu Platone ma Aristotele che della filosofia aveva una concezione meramente “contemplativa”.
@ stefano marullo
Caro Stefano, veramente Aristotele è solo colui che si è sforzato di reinterpretare il pensiero di Platone in termini più aderenti alla realtà concreta di questo nostro povero mondo. Quanto poi alla scolastica medioevale, mi pare di ricordare che solo a Parigi e Bologna (ed un po’ anche a Palermo presso la corte di Federico II) si leggeva e commentava Aristotele, mentre ad Oxford e Cambridge dominava il platonismo più puro e duro. Ma tu conosci la storia della filosofia molto meglio di me, per cui preferisco evitare questo tipo di discussioni, per non rischiare qualche brutta figura.
Cambiamo discorso. Come te, anch’io ho alle spalle un’educazione cattolica: figurati che ho persino frequentato il liceo dai gesuiti! Non so che cosa ti abbia indotto a voltare le spalle al cattolicesimo. Nel mio caso, le cause sono state più di una: inconciliabilità del pensiero razionale moderno con la mitologia giudaico-cristiana, insofferenza per l’autoritarismo cattolico ecc. Ma, come si dice in questi casi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata proprio la lettura di Frei Betto, uno dei più noti teologi della liberazione. Da bravo domenicano, Frei Betto è un profondo conoscitore sia di Aristotele sia di Tommaso d’Aquino, e la “sua” teologia della liberazione in fondo non è altro che un tentativo di liberare il cristianesimo dalle pastoie del platonismo. Ma a Roma non hanno mostrato di gradire molto questo tentativo. Come poi è andata a finire, lo sai anche tu.
Dal canto suo però c’è da dire che il cristianesimo deve ben molta cosa dal platonismo: d’altronde anche negandolo Aristotele è un discepolo di Platone, no?
Altra cosa da dire è che in fondo essi furono molto travisati, e vien da chiedersi se volontariamente o per semplice ignoranza.
😐
@ FSMosconi
@ giordanobruno
A me sembra che si stia facendo più che altro della archeologia filosofica. Personalmente credo si debba avere un altro approccio ai pensatori del passato. Puntare a stabilire ‘che cosa ha veramente detto’ il tale o tal altro filosofo (come recitavano i cosiddetti ‘bignamini’, che ai miei tempi andavano a ruba in prossimità degli esami di maturità) mi sembra impresa destinata all’insuccesso, comunque ben poco produttiva perchè… o lo si travisa di proposito facendogli dire ciò che si vuole abbia detto (operazione non difficile)… oppure, andando più in profondità, perchè esiste sempre un margine di oscurità… e qui io dico per fortuna… che lascia aperte molte possibilità di interpretazione, naturalmente non gratuite, ma determinate da una qualche suggestione da rapportare alla propria sensibilità, alla propria capacità di rielaborazione. Solo così, io credo, si rendono utilmente rivisitabili i pensatori del passato, altrimenti, appunto, diventano solo reperti archeologici. Solo così li si rende intellettualmente ‘produttivi’, ancora attuali. Un pò provocatoriamente, ma non tanto, direi che a volte un travisamento non preconcetto può essere il modo migliore, ancorchè inconsapevole, di ‘utilizzare’ il pensiero di un filosofo, perchè lascia campo per costruirvi sopra pensieri del tutto originali, comunque messi in moto dal suo accostamento.
Questo discorso naturalmente vale per qualsiasi opera del passato, ma credo che valga a maggior titolo per le opere filosofiche.
Ribadisco poi che ‘incolpare’ o ‘premiare’ un pensatore per le conseguenze delle sue tesi mi sembra… senza nulla togliere alla legittimità di un giudizio fortemente critico delle stesse e del loro autor… che debba riguardare chi intende utilizzarle per sostenere una propria tesi, una propria scelta interpretativa globale. Anche questo del tutto legittimo, purchè se ne sia ben consapevoli e lo si dica espressamente.
PS. Questa ‘tirata’ è provocata anche dal modo di ‘gestire’ il patrimonio filosofico – fatte salve le solite eccezioni – nelle università. E’ Il trionfo dell’accademia, nell’accezione più negativa del termine.
@ Bruno Gualerzi
“Prendi il più grande dei pennelli, il più nero di tutti i colori e dividi con un tratto la mia vita tra il mio ieri ed il mio domani. Impugna la verga di Mosè e dividi il tempo che fluisce come un fiume; prosciuga il letto del tempo, soltanto allora tu sarai in grado di comprendere il mio oggi”
[Leonid N. Andreev, Diario di Satana]
Riesci allora a capire perché detesto tanto e poi tanto Platone?
A me invece queste discussioni piacciono tantissimo, anche perchè, rispondendo a Gualerzi e visto che si parla di teoria, anche un po’ di pura accademia è utile perchè ci consente di conoscere bene le origini e i filoni delle direttrici culturali, senza le quali personalizzare rischia di essere avventato, come la prassi senza teoria.
Più che di Platone forse sarebbe maggiormente corretto parlare di neoplatonismo, nato nel III secolo fuori dall’ambiente cristiano ma prontamente ripreso in ambito cristiano.
Il neoplatonismo, in particolare Plotino, integrava già in qualche modo Platone ed Aristotele, attraverso il concetto dell’ Uno ( e dell’emanazione) che in Platone mancava.
Inizialmente il neoplatonismo fu la filosofia centrale del cristianesimo (Agostino il più celebre), ma poi anche negli aristotelici come Tommaso ci furono sempre integrazioni neoplatoniche, basti pensare alla teoria del bonum diffusivum sui che è chiaramente neoplatonica.
Senz’altro Batrakos. Che poi, a dirla tutta, Dio (ove esistesse) sarebbe l’applicazione perfetta della TeoriaPrassi, (la Potenza è Atto), l’Uno. L’uomo come “dio mancato” è incapace di questa sintesi. Ho semplificato un po’ euristicamente…
@ giordanobruno
“Riesci allora a capire perché detesto tanto e poi tanto Platone?”
No.
Comunque provo ad interpretare (tento, ma non ci credo molto) il brano di Andreev che riporti.
In sintesi: taglio netto col passato come condizione per vivere consapevolmente lil presente.
Se così fosse (se ti va, me lo dirai tu), due considerazioni:
a) dipende da che tipo di rottura è veramente possibile col passato. Da un certo punto di vista per essere liberi, o condizionati il meno possibile, occorre recidere le cosiddette radici, quali che siano, non farsene soffocare (e qui concorderei)… ma nello stesso tempo tenere gli occhi ben aperti per non illudersi che ciò sia del tutto possibile. Che lo si voglia o no, siamo sempre gli eredi di quanto ci ha preceduto. Si tratta (aggiungo io) di rielaborarlo senza troppi problemi filologici.
b) sempre se la mia interpretazione fosse più o meno corretta… non capisco (non capirei) perchè detesti così tanto Platone (o chiunque altro).
Un saluto.
@ Batrakos
Il tuo e quello di cyberego sono stati gli interventi più sensati tra quelli scritti in questo thread. Hai provato a leggere, così, giusto per curiosità, i deliri di Florenskij? A ‘sto punto mi viene il sospetto che costui, ogni volta che per sbaglio si tracanna un’intera boccetta di guttalax credendo che sia un semplice aperitivo, viene poi in questo blog ad espletare i suoi bisognini fisiologici.
Il problema, da te posto circa i rapporti tra cristianesimo e neoplatonismo, è molto complesso ed abbastanza difficile da inquadrare in termini storici corretti. Qui entra in gioco con prepotenza un altro problema: quello del rapporto tra cristianesimo e gnosticismo. Certamente già lo saprai, se oggi c’è una questione molto dibattuta tra gli storici delle religioni, questa riguarda proprio l’origine e gli sviluppi della cosiddette sette e dottrine gnostiche. Per i padri della chiesa (Ireneo & Co) la gnosi derivava solo da una indebita contaminazione della dottrina cristiana con le varie correnti filosofiche dell’ellenismo. Oggi però gli storici delle religioni sono di parere alquanto diverso, e ritengono che la gnosi esistesse già prima del cristianesimo quale risultato sincretistico di antichi miti e dottrine in buona parte di origine iranica ed assiro-babilonese, e che si sia sviluppata parallelamente ad esso fino a dissolversi completamente nelle sue dottrine. Una cosa comunque è certa: tra cristianesimo e gnosticismo sono esistiti rapporti di influenza reciproca notevoli e consistenti. Nel NT esistono non poche interpolazioni gnostiche (pensa solo all’importantissimo prologo del IV Vangelo) ed è soprattutto sotto l’influsso dello gnosticismo che si è giunti alla progressiva divinizzazione dell’uomo Gesù. Del resto, va poi ricordato che Plotino non distingueva i cristiani dagli gnostici. Conclusione del discorso: la pesante contaminazione del cristianesimo con il platonismo, che ha fatto nascere gli equivocissimi sistemi teologici di Origene ed Agostino, non può prescindere, a livello di analisi storica, dal rapporto tra cristianesimo e gnosticismo. Almeno, questo è il parere di molti.
@ giordanobruno, Batrakos e altri
Scusate se mi sono intrufolato nel vostro dottissimo dibattito con considerazioni non pertinenti… ma credevo che l’opinione’ di Marullo trattasse soprattutto di ‘teoria e prassi’.
@ Bruno Gualerzi
Il guaio della formazione filosofica di stampo prettamente umanistico è che ritiene il pensiero filosofico ed il pensiero scientifico reciprocamente indipendenti ed autonomi. Nessuno ti fa una colpa, se ti sei laureato con una tesi su Adorno (a me, che sono di sinistra ed amo immensamente il teatro di Brecht, solo sentirlo menzionare dà un leggero senso di fastidio, chissà perché) – tuttavia dovresti renderti conto che i veri problemi del pensiero filosofico sono, oggi come ieri, ben altri da quelli agitati dai cosiddetti francofortesi. Secondo te, parlare di Platone e dei disastri da lui causati nel pensiero occidentale è solo banale archeologia filosofica. Ne sei proprio sicuro? La colonna portante della scienza moderna è la matematica, scienza sommamente detestata dai tuoi amici francofortesi, e non certo l’ontologia: questo lo credono ormai solo i cattolici. E lo sai che cosa c’è all’origine del pensiero matematico occidentale? Te lo dico subito, così non ti tengo troppo in ansia: ci sono proprio i dialoghi di Platone, c’è in particolare il Teeteto da me ieri citato in questo thread. Se tu devi dimostrare un qualsiasi teorema di analisi o geometria (poco importa se riguarda gli spazi di Sobolev o le sigma-algebre nell’integrazione di Lebesgue o le varietà topologiche differenziabili) devi prescindere completamente da qualsiasi considerazione di ordine empirico, dal momento che così vuole Platone. Anche questo è vuoto accademismo archeologizzante?
In questo thread (almeno così ho capito io) si pone il problema grave (ed apparentemente insuperabile) della diastasi tra teoria e prassi, che il pensiero occidentale ha sempre mostrato, e che non è mai stato capace di superare se non scadendo in equivoche posizioni filosofiche fatte di idealismo più o meno misticheggiante ovvero, all’opposto, di becero pragmatismo da fast-food cucinato in salsa yankee. Adesso una domanda legittima: secondo te, questa diastasi tra teoria e prassi da che cos’altro deriverebbe se non proprio dalla dottrina delle idee enunciata da Platone e posta alla base di tutto il pensiero filosofico e scientifico dell’Occidente? Adorno (a proposito, è morto od è ancora vivo?) era un musicologo molto colto – peccato però che i veri problemi della scienza e della filosofia siano altri.
I miei ossequi.
@ Gualerzi.
La faccio più semplice e spiccia di GiordanoBruno.
Tu hai detto che ritieni questo discorso archeologia filosofica, io e altri ti abbiamo detto, proprio per via del problema tra teoria e prassi, i motivi per cui non siamo d’accordo con questa tua affermazione…e mica c’è bisogno di risentirsi, visto che nessuno ha offeso te o le tue riflessioni….
@GiordanoBruno.
Interessantissimo il discorso della gnosi!
In qualche modo alcuni punti embrionali del cristianesimo possono anche essere ricollegati all’enochismo (Enoch etiopico) , Enoch verso cui ci sono riferimenti chiari in Matteo.
Ma anche enochismo e gnosi, con il discorso della caduta dei ‘figli della luce’, vista anche l’area geografica, potrebbero essere indagati.
@ giordanobruno
Evidentemente… ed è più che legittimo, sia ben chiaro… non hai presente i tanti interventi che ho fatto in questo blog. Nel qual caso (ma credevo di averlo evidenziato anche qui) sapresti che non mi sento appartenente ad alcun indirizzo filosofico (o, è lo stesso, mi sento appartenente a tutti). La ragione? La mia preparazione filosofica è poco più che manualistica, e conosco (si fa per dire) quanto ho cercato di assimilare dei principali temi della storia del pensiero per rapportarmi agli studenti con un minimo di competenza essendo diventato insegnante di filosofia del tutto inopinatamente, dopo aver fatto tutt’altro in precedenza. Non me ne vanto certo, ma nemmeno me ne pento perchè posso dire che ho fatto un’esperienza bellissima, gratificante per me e per i ragazzi, proprio perchè di fatto ho imparato affrontando con loro i temi filosofici che mi sembravano più rilevanti… utilizzando per altro, come detto, soprattutto i manuali. E così, forte di quell’esperienza certamente poco ortodossa ma per me estremamente positiva, ho pensato di mettermi, per così dire, a ‘pensare in proprio’ e – avendo avuto la ventura di stringere amicizia con un pensatore per me straordinario (Pietro M. Toesca – c’è qualche notizia su di lui su Google), dalle discussioni fatte con lui ha preso forma un libro che è la trasposizione cartacea di quanto è presente nel mio sito. Si basa tutto sull’incipit del capolavoro di Schopenhauer (capolavoro per me, ovviamente, se non altro perchè è il pensatore che, assieme a Nietzsche, mi ha invogliato a farsi leggere quasi per intero)”Il mondo è la mia rappresentazione”, che ho sviluppato… non so con quanto rispetto del pensiero di Schopenhauer… parlando dell’attività della coscienza come ‘circolo vizioso’ che caratterizza ogni forma di sapere. Ovviamente anche quello scientifico.
Adorno? Non sto a farla troppo lunga: non sapevo, se non vagamente, cose sostenesse la scuola di Francoforte, poi mi è capitato in mano – perchè allora era di moda – ‘Dialettica dell’illuminismo’ e mi è piaciuto molto, e l’ho utilizzato per la tesi (per altro in pedagogia). Tutto qui. L’ho citato… intanto perchè questa frase di Adorno la trovo (porta pazienza) molto attuale (e in un intervento più sopra, se ti è capitato di leggerlo, ho provato a spiegare perchè)… e poi, non lo nego, ho pensato che fra tanti citazonisti poteva ‘fare fino’ citare anch’io qualcosa. E ormai è troppo tardi per pentirmi.
Scienza e filosofia. Sempre col patrimonio (si fa per dire) filosofico di cui dispongo ne ho parlato nel mio libro, e i tre paragrafi relativi alla questione sono finiti nella sezione contributi di UAAR. Dico solo che, esattamente al contrario di quanto mi attribuisci, in quegli scritti affronto il problema del rapporto tra scienza e filosofia provando ad andare a fondo (sempre con i miei mezzi) delle questioni che portano a dividere o a unire quelle che una volta (altro tormentone di anni fa) si definivano ‘cultura umanistica’ e ‘cultura scientifica’. In quel contesto parlo anche della matematica con riferimento, era inevitabile, proprio a Platone. Naturalmente per entrare nel merito di tutto ciò e per chiarire meglio come la penso su tante questioni… oltre, come dicevo, agli interventi fatti su questo blog… non posso che rimandarti (lo dico per completezza, non certo per spingerti a leggerlo) al libro di cui ti ho parlato.
Ancora un paio di note.
Se sono presente, ormai non so più da quanto tempo, su questo blog è perchè, prima ancora che conoscessi UAAR, avevo impostato un sito, quello cui accennavo, intitolato ‘ateismo da ripensare’ in quanto è poi in realtà l’ateismo, sia pure ‘da ripensare’, ciò che sta impegnando in questi anni le mie facoltà mentali residue. Ed è in questo contesto che, con valutazioni che non sto qui a riprendere ora, ho ‘parlato male’ – pensa un pò – dell’umanesimo come spressione pur sempre di un pensiero che chiamo magico-religioso..
Infine, se proprio, dovessi appiccicarmi un’etichetta, politica e culturale, e pure filosfica… mi considero un anarchico nonviolento.
Scusa se ti ho propinato la storia della mia vita, quanto meno quella culurale, ma, con le persone che stimo, non mi va di passare per quello che non sono. Anche per colpa mia, certo, ma quando posso cerco di porvi rimedio.
Cordiali saluti.
@ Batrakos
“(…) e mica c’è bisogno di risentirsi, visto che nessuno ha offeso te o le tue riflessioni…”
In effetti mi sono un pò risentito… in parte perchè, come detto, mi sembrava si fosse svicolato dal tema del post… ma forse (figurati quante colte anch’io ho ‘svicolato’, e ben contento di farlo) anche perchè mi sono sentito tagliato fuori. Ogni tanto soffro il peso dei miei limiti culturali, compresi quelli fislosofici.
Fermo restando ovviamente che resto del mio parere… più che rispettato, lo so bene (e ti chiedo scusa)… in merito alle questioni trattate.
Con una lunga tirata spero di essermi spiegato con giordanobruno. A te naturalmente la risparmio.
Ti saluto
Bruno.
‘Ogni tanto soffro il peso dei miei limiti culturali, compresi quelli filosofici.’
Ma figurati! Per quel che mi riguarda leggo quasi sempre le tue riflessioni perchè molto spesso costituiscono uno sguardo in profondità, e alla fin fine è quello ciò che conta davvero, anche e soprattutto in filosofia.
Un caro saluto e buona serata.
@ Bruno Gualerzi
Quando da ragazzino ero un figlio devoto di santa madre chiesa, la storia delle religioni mi suscitava lo stesso interesse che avrebbe potuto suscitarmi la storia del ricamo nell’Inghilterra vittoriana; da quando sono diventato ateo, nella mia biblioteca si sono moltiplicati anno dopo anno testi e manuali che trattano questa scienza storica, che ora reputo affascinante come poche altre. Ed è stato proprio il mio interesse per la storia delle religioni a condurmi, giusto due anni fa, a leggere qualcosa su una delle figure più singolari e sconcertanti del monachesimo medioevale: mi riferisco a Gioacchino da Fiore. Questo monaco medioevale calabrese non era né uno scienziato né un filosofo, insomma non aveva la stoffa né di Alberto di Colonia né di Tommaso d’Aquino. Era solo un asceta. O, se preferisci, un Francesco d’Assisi che conosceva il latino e sapeva leggere la bibbia in questa lingua. Nient’altro. Eppure questo monaco medioevale è stato il primo uomo dell’Occidente a comprendere una verità, che era del tutto sfuggita a Platone: la storicità “divina” dell’uomo. Mi sono procurato un testo con commento del suo “Enchiridion super Apocalypsim”, forse la sua opera più importante, ed in una delle pagine iniziali mi è capitato di leggere la strana citazione del Diario di Satana di Leonid N. Andreev, che ti ho riportato sopra. Non riuscendo a comprendere perché il curatore del testo avesse inserito una citazione così sibillina e singolare, e per giunta all’inizio di uno dei testi più notevoli di tutta l’ascesi medioevale, ho deciso allora di procurarmi anche questo Diario di Satana. Eccellente lettura. Da allora, il mio odio per Platone ed il platonismo ha perso ogni asprezza sanguigna: è divenuto freddo e puro come il cristallo. Ora ti è chiaro il senso della mia citazione?
ora et labora
@ il parroco di Funo
Ecco, adesso ogni problema è risolto…
beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli
Fortuna allora che ci sono persone come i vescovi, i cardinali, i monsignori ed il Papa a lavorare giorno e notte. Perché e’ questo che fanno, giusto? Viste quante vuote previste dicono, per tenersi al passo come minimo stanno ricostruendo l’Aquila di persona, vero?
A proposito, dimmi, i 3000 euro al mese che dai alle tue suore dell’asilo li dai più per il “labora” altamente qualificato, per l'”ora” empiricamente efficace o per un misto di entrambi? No perché ci sono dei poveri mortali ultralaureati che si limitano solo a “laborare” che vorrebbero sapere perché loro prendono molto meno el mese per lavori anche peggiori…….sara’ che non “orano” abbastanza….
Vorrei commentare, dissentendo in qualche modo, il punto riguardo alla moderna scienza e Gould. Mi riferisco alla frase … non c’è un diverso livello gerarchico di certezza tra Fatto e Teoria.
Secondo me invece esiste, eccome, un diverso livello gerarchico tra Fatto e Teoria. Un fatto è un avvenimento, qualcosa di accaduto; teoria è invece la vera e propria scienza: qualcosa di metafisico, razionalizzato, e totalmente differente.
Il fatto, o esperimento, fa parte della scienza sperimentale, nel senso che una persona prende atto di un certo fenomeno che fa parte del mondo. L’esperimento nasce come qualcosa di soggettivo (lo sperimentatore), ma applicato a qualcosa di oggettivamente valido (il fenomeno). Se lo sperimentatore descrive il fenomeno sperimentato in modo che questo possa essere replicato da un altro soggetto, cioè da chiunque, in qualche modo ha descritto un fenomeno ripetibile. Se non ci riesce, significa che il fenomeno, pur essendo in qualche modo oggettivo, non è ripetibile.
Nel primo caso, si tratta allora di scrivere una teoria universale che sia valida per descrivere TUTTI i fenomeni simili, individuali ma ripetibili. In altre parole, passiamo da affermazioni particolari ad affermazioni universali. Questa è scienza.
Nel secondo caso, non è per forza di cose possibile, in quanto siamo di fronte a un fatto/fenomeno irripetibile, scrivere una legge generale, una teoria universale. Questa non è scienza.
La scienza è un insieme di teorie universali, mentre i fatti sono sempre casi particolari. Non tutti i fatti sono descrivibili dalla scienza. Mi sembra che ci sia una bella differenza.
La falsificabilità poi, è un’altra storia: è l’unico metodo per tracciare una linea di demarcazione (come la definiva Popper stesso) tra scienza e metafisica. Metafisica intesa come insieme di teorie che non sono scientifiche, tipo Intelligent Design.
Il problema è che il DNA umano è unico ed irripetibile, e questo è un fatto scientifico, ovvero l’uomo stesso è un fatto unico ed irripetibile. E per complicare ancor più le cose la sua è una irripetibilità dinamica, non statica.
Ma sappiamo che ciascun uomo, a prescindere dal colore della pelle, dalla cultura e tradizione, condivide il 99% del DNA. Quindi si può dire che l’umanità è una grande famiglia allargata. Ed anche questo è un fatto scientifico.
Se ci si concentra sul primo aspetto qualsiasi teoria è impossibile e allora prevale la prassi individualistica.
Se invece si prende atto che l’umanità ha un sostrato comune sul quale poggiano le varie particolarità intese gerarchicamente: Stato, comunità, famiglia, per finire all’individuo, allora una teoria universale diventa possibile.
Ma qual è il fondamento di questo universalismo umano? Siccome non può essere di certo un fatto fisico deve quindi essere metafisico. Ma eliminata ogni espressione metafisica o degradata al livello delle favole per bambini, non rimane che la prassi individualistica ad imporsi sulla società. Le vostre intenzioni di trovare un fondamento filosofico diverso sono lodevoli, ma secondo me completamente inefficaci e sterili, oltre che umanamente aride. E la scienza non può fare di meglio visto che degrada l’uomo ad uno scimpanzè glabro.
Mi spiegate quale grado di attendibilità dovrei assegnare ad uno scimpanzè glabro che voglia fondare addirittura un’etica universale?
E’ perchè Talete e successori e quindi anche Platone guardavano in cielo che l’uomo si è potuto elevare. Oggi il cielo è scomparso e si deve tutti guardare per terra. Certamente non si cadrà in nessuna buca, tuttavia c’è il serio rischio di sbattere la testa contro il primo albero che si incontra.