Israele, divorzio: musulmana vuole arbitro donna, il tribunale islamico dice “no”

Anche se molti non lo sanno, lo Stato di Israele riconosce i tribunali islamici, che basano le loro sentenze sulla sharia. Rappresentano una tipica istituzione comunitarista che, inevitabilmente, antepongono le dottrine delle comunità ai diritti civili degli individui.

Una donna musulmana, un anno fa, ha avviato un procedimento di divorzio. Ha chiesto che l’arbitro fosse una donna. La normativa in vigore, che si basa per l’appunto sulla sharia e che si rifa al diritto di famiglia ottomano, riserva tuttavia tali casi ad avvocati di sesso maschile. Il tribunale islamico ha quindi detto “no”, rifacendosi a pareri giuridici di oltre un millennio fa.

La donna, scrive Haaretz, ha presentato ricorso, ma una corte islamica d’appello ha confermato la liceità della discriminazione di genere. A questo punto si è rivolta alla giustizia civile, sostenuta da un avvocato ebreo e da un’associazione femminista araba, e il caso è approdato alla Corte suprema, che ha chiesto al tribunale islamico di motivare le sue “ragioni”.

La vicenda mostra ancora una volta le falle dei sistemi basati su un approccio multiculturalista. In tali contesti l’appartenenza confessionale ereditata dai genitori si rivela una gabbia da cui, giuridicamente, è sovente impossibile uscire.

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77 commenti

Manfredi

Tante cose si danno x scontate, tra queste, il pensare che Israele fosse l’unico stato laico del medio oriente, con queste ultimissime non ne sono piu’ tanto sicuro.

Laverdure

@Manfredi
E l’ironia della cosa,se ci pensi un attimo,e’ che se Israele imponesse il proprio sistema di diritto,sicuramente molto piu’ simile all’occidentale,alle comunita arabe sotto il suo controllo,si attirerebbe feroci critiche non solo,come e’ ovvio, da tali comunita,ma anche dai “progressisti multiculturalisti occidentali “.
O ne dubiti ?

fab

Probabile. Se invece Israele vietasse questi tribunali abbattendo allo stesso tempo il muro di Gaza e riconoscendo lo stato palestinese, magari tutte queste critiche non ci sarebbero.

Laverdure

@Fab
E probabilmente dopo un po’ non ci sarebbe piu’ nemmeno Israele.

Diocleziano

fab,
il problema è che questi sono lì da prima che arrivassero quelli che hanno voluto fare lo stato di Israele. Non sono immigrati a cui si dice o fai come vogliamo noi o vai da dove sei venuto: erano già lì e vivevano in quella maniera. Quindi sarebbe difficile vietare i loro tribunali.

Manfredi

Laverdure, io parlo solo in mio nome non a nome dei “progressisti multiculturalisti occidentali”, se Israele contemplasse nella sua legislazione solo tribunali laici e non religiosi, se imponesse il servizio militare anche ai religiosi barbuti, se li facesse lavorare invece di mantenerli sarebbe un posto molto piu’ civile.
Poi il riconoscimento dello stato palestinese e’ altro discorso.
Pero’ rifuggo da divisioni manichee Israele buono-palestinesi cattivi o palestinesi buoni- israeliani cattivi.
A volte quando si parla di Israele- palestina sembra di essere in un forum di tifosi Roma-Lazio!

Laverdure

@manfredi
Pienamente d’accordo.
C’e solo un dettaglio:mentre sia gli israeliani che i palestinesi hanno un mucchio di giustificazioni,attenuanti ecc per il loro comportamento,dato che per entrambi e’ una questione di sopravvivenza,non ne hanno assolutamemnte nessuna gli stati arabi circostanti che da decenni si servono della causa palestinese per i loro sporchi giochi di potere,dato che Israele non e’ certo una minaccia alla loro sopravvivenza.
E i progressisti occidentali che da anni sostenevano la rinuncia da parte di Israele a territori di vitale importanza strategica come le alture del Golan “in cambio di pace,”
o piu’ esattamente di “promesse di pace”farebbero bene a esaminare l’attuale situazione di Siria,Egitto e soci.
Col senno del poi,avere tenuto quei territori ti sembra frutto di malafede o di buon senso elementare ?
Se fosse in ballo la sopravvivenza del TUO paese e non di Israele,ti fideresti delle promesse dei vari Assad e dei vari governi teocratici nascenti ?
Ti fiderersti di piu’di un bel trattato elegantemente firmato su carta pergamenata,
o di un buon numero di cacciabombardieri con relativi piloti superaddestrati ?

Gianc

@Laverdure
permettimi qualche dissenso… se quei territori dovevano servire da zona cuscinetto non ci avrebbero costruito gli insediamenti, penso.
Scusa ma il TUO paese è lo stesso del MIO? Perché il MIO paese confina proprio con uno stato non democratico, è un impero, teocratico al 8×1000.
Ultima annotazione, viste le piallate fatte a più riprese dall’esercito israeliano… forse era meglio qualche cacciabombardiere in meno e qualche addestratore in più 😉

fab

E’ stupendo come Diocleziano e Laverdure mi riprendano da due posizioni diametralmente opposte. Mi capita di rado di finire in una posizione moderata! 🙂

Laverdure

@Gianc
Se la gente accetta di andare a vivere in “zone cuscinetto” malgrado i rischi,perche’
impedirglielo ?
L’utilita strategica di tali zone non viene certo intaccata.
Dimentichi che lo stato teocratico da te citato ha dovuto abbandonare da anni la pretesa di decapitare,impiccare,squartare e bruciare la gente sulla pubblica piazza,ed e’ dovuto passare a mezzi piu’ sottili (come le mazzette ai politici)per mantenere il suo potere sulle masse
Una virtu di pura necessita ,perche il potere glielo tolsero a cannonate i piemontesi,ma tant’e’.
Quello che invece e’ certo che queste simpatiche usanze permangono largamente
nei paesi islamici,anzi,ultimamente stanno avendo un evidente rilancio.
Bisogna ammettere che la tattica di hamas di nascondere santabarbare sotto gli ospedali, e installazioni militari in mezzo a quartieri popolosi ha creato grossi problemi agli israeliani nelle recenti operazioni,(la famosa guerra asimmetrica),anche se non so se avrebbe lo stesso successo se dovesse affrontare nemici differenti in futuro,cosa tutt’altro che impossibile vista la
“fraterna amicizia” che i popoli islamici mostrano tra di loro da sempre (es sciti e sunniti)

giulio

@ Manfredi

“Tante cose si danno x scontate, tra queste, il pensare che Israele fosse l’unico stato laico del medio oriente, con queste ultimissime non ne sono piu’ tanto sicuro.”

Israele è relativamente laico per standard mediorientali, non lo è per standard europei.
Tieni conto che anche in Gran Bretagna sono riconosciuti i tribunali islamici, però in Israele hanno più potere perchè il matrimonio civile non esiste.

Laverdure

@Giulio
“Israele è relativamente laico per standard mediorientali…”
A quanto mi risulta in Israele le donne non solo fanno il militare,ma hanno la possibilita di accedere ai gradi di ufficiale e posti di comando.
E pure gli omosessuali dichiarati hanno la possibilita di far parte di un’istituzione,l’esercito,che ovviamente e’ di importanza vitale per la sopravvivenza del paese.
E la giustizia non prevede la pena di morte,salvo probabilmente casi eccezionali come alto tradimento.
Penso che questi pochi esempi bastino a ricordare come questo stato,sotto molti aspetti fondamentali si ponga anni luce al di sopra degli standard mediorientali,altro che “moderatamente”,quali che siano le sue inevitabili lacune.

DURRUTI 51

Il multiculturalismo va bene in cucina,in letteratura, arti raffigurative etc. ma per la legge l’unica soluzione è la legge civile e laica uguale per tutti.

mistergrey2

Appunto , ci vuol tanto a capirlo?

Comunque va bene in cucina con l’eccezione di certe ricette orientali

Paul Manoni

Concordo con tutta la forza che si possa avere in corpo! 😉

Paul Manoni

Oltretutto non ho mai capito come fanno taluni a conciliare la loro versione di rispetto, tolleranza ed integrazione delle diverse culture attraverso il “multiculturalismo”, con gli stessi “Valori non negoziabili” di cui fanno estremi difensori a spada tratta (?).
Come si fa ad auspicare una reciprocità delle diverse culture, e poi avvinghiarsi all’assurda logica delle “radici giudaico-cristiane” (?).

Secondo me occorre usare la forza della ragione per far convivere quetse diverse culture, non facendole diventare dei “contenitori”, ma esaltando le potenzialità di ogni singolo individuo. Basterebbe anche solo riuscire ad identificare un valore in ogni persona che arriva e porta la sua cultura.
Ovvio poi che dipende da quanto questa sua cultura garantisca la felicità (o la minore sofferenza) agli individui che ci vivono intorno.
Se la cultura che porta un individuo proveniente dall’esterno, funziona correttamente quando e’ a contatto con le altre, bene.
Altrimenti, non e’ possibile parlare di una integrazione di diverse culture (multiculturalismo), proprio per le difficoltà che ha nel relazionarsi una specifica cultura individuale con le altre diverse culture.
Tirando le somme, forse e’ davvero il caso di prendere ciò che e’ buono e sbarrare la strada a ciò che inevitabilmente rischia di non funzionare o creare disagio e problemi a tutti quanti.

Laverdure

@Paul Manoni
Per l’ennesima volta,bisogna togliere alle “culture” quel velo di sacralita e intoccabilita dalle critiche che molta gente sembra conferirgli.
E rispettare soltanto cio’ che di veramente rispettabile contengono (ammesso che ce ne sia)rfiutando nettamente cio che e’ inaccettabile.

Paul Manoni

@Laverdure
Precisamente…! 😉

Ma come si fà a livello pratico? 😯

Come nel Regno Unito, che e’ più tendente a quel multiculturalismo, dove – specie a Londra – vivono una quantità enorme di comunità diverse, quasi compartimentate fra loro, in quelli che i detrattori definiscono dei veri e proprî ghetti, e dove anche a livello sociale è favorita la ricreazione degli ecosistemi dei Paesi d’origine?
Oppure come in Francia, dove il modello e’ improntato sull’assimilazione al cui cuore c’è una Laicità che “vieta la costruzione di ulteriori chiese e moschee”, e che si è mostrato non esente da difficoltà, come le rivolte nelle banlieue del 2005 hanno testimoniato?

P.S: Basta filosofeggiare ed alimentare il parolaio della teoria per non vedere nulla di concreto nella pratica. A me piacerebbe leggere di soluzioni concrete, visto che io ammetto di non averne.

Laverdure

@manoni
Come sempre,nella pratica non si tratta di scegliere una “soluzione” che in pratica non esiste,perlomeno a breve scadenza,ma semplicemente il male minore.
E difficolta o meno io preferisco l’atteggiamento della Francia.

Otto Permille

Non esistono legislazioni “laiche” uguali per tutti. Il mondo del diritto è comunque caotico, farfuglione, pieno di correnti e scuole di pensiero, dove infine tutto è opinabile. Ci scandalizziamo (giustamente) per queste discriminazioni, senza pensare che nel nostro ordinamento un pericoloso mafioso è stato rimesso in libertà perché su un foglio mancava un timbro.

Southsun

Quella del timbro è un’aberrazione burocratica made in Italy, non una mancanza “del diritto” in generale.

Una volta che si incardina un sistema giuridico su pochi e chiarissimi, immodificabili assunti – tipo che “la legge è uguale per tutti, senza eccezioni” (sputando in faccia ad Andreotti) e che “lo Stato è laico, equidistante da tutte le religioni”, tutto diventa più scorrevole e chiaro.

Quando invece il sistema giuridico ha 1 eccezione per ogni fisima religiosa, ecco che si arriva al caos più totale, con tanti “particulares” tante quante sono le religioni che pretendono avere voce in capitolo.

serlver

Scusate, ma solo io sono perplesso dall’incoerenza di questa donna? si rivolge lei per prima a un tribunale islamico, che sa benissimo che non applica la legge normale ma quella basata tradizione della sharia, ma poi chiede, anzi pretende, un arbitro fuori dai dettami della tradizione: insomma mi sembra un po’ il caso degli omosessuali cattolici che pretendono di essere accettati dalla chiesa cattolica.

Kaworu

ho pensato più o meno la stessa cosa (ma può esser un positivo segno di un islam fai da te, così come è il cattolicesimo?)

Roberto Grendene

ragionamento condivisibile
il problema è se quella donna non ha altra scelta, se il “multiculturalismo applicato” non le dà scampo

paniscus

E le istituzioni civili dello stato di Israele riconoscon il diritto delle corti islamiche di condannare a morte chi fa a postasia dall’Islam? All’anima della vanteria di essere “l’unico stato laico e democratico del Medio Oriente”…

Lisa

Laverdure

@Paniscus
E’ ovvio che non gli permettono di eseguire condanne a morte sul loro territorio,ci mancherebbe,in un paese dove non c’e la pena di morte.
In caso contrario sarebbero costretti a concedere tale diritto anche agli integralisti
ebraici,che se potessero fare di testa loro spesso non sarebbero meno intolleranti.
La “Realpolitik” vale dovunque,anche in paesi con un sentimento nazionale infinitamente piu’ deciso del nostro.

Tiziana

Un musulmano israeliano non è tenuto a farsi giudicare secondo la Sharia.
Francamente Israele sul suo territorio (che gli è stato assegnato anche se la maggior parte del mondo anche quello di questo sito ritiene che non lo doveva avere il che è posizione legittima e che nessuno sanzionerebbe) dovrebbe applicare solo le sue leggi, non come facciamo noi in Vaticalia, ma essendo un paese fortemente ostracizzato (mettendo d’accordo anche le due principali teocrazie) apre in maniera esagerata. Ricordo, forse anche su questo sito, che un paio di mesi fa ci furono polemiche incredibili per un deputato arabo eletto allal knesset che non cantò l’inno di Israele. Peraltro difeso addirittura da Netan., primo ministro .

paniscus

“Ricordo, forse anche su questo sito, che un paio di mesi fa ci furono polemiche incredibili per un deputato arabo eletto allal knesset che non cantò l’inno di Israele. ”
———————

Negli ultimi 20 o 30 anni l’Italia è stata strapiena, e lo è tuttora, di parlamentari, ministri, sindaci e pubblici rappresentanti che si vantano di non cantare l’inno nazionale, che compiono atti di spregio alla bandiera, e che rifiutano di presenziare alle cerimonie civili nelle ricorrenze fondanti della Repubblica…

Lisa

cyberego

@ Roberto Grendene
Tutte le religioni prevedono la morte per apostasìa dottor Grendene (accadeva anche da noi), solo che adesso più sottilmente, da noi, la pena di morte fisica è
stata commutata in pena di morte…sociale.Non avverte a volte la sensazione di
essere “invisibile” come non credente ?Non prova disagio entrando in un ufficio
pubblico dove le pareti sono, non tappezzate da circolari o decreti, ma da panoplie di crocifissi, santini, calendari religiosi?Non prova fastidio sollevando lo sguardo su una vetta, che dovrebbe essere di tutti i cittadini, e scopre che è stata “infilzata” dall’ onnipresente crocifisso?Non si sente defraudato come cittadino (e sicuramente contribuente) dalla esistenza di odiose leggi confessionali che limitano i suoi diritti, come quello di disporre della sua vita e del suo corpo?
Come “apostati italiani” noi siamo più fortunati dottor Grendene ci lasciano in vita
ma il messaggio è chiaro:
“avete voluto abbandonare il gregge? ca**i vostri!”

Roberto Grendene

@ paniscus e cyberego

no, israele non permette la condanna a morte per apostasia dall’islam
ma in altri paesi puo’ capitare
ci sono altre religioni che, oggi, lo prevedono?

giulio

@ serlver

In Israele non esiste il matrimonio civile, esiste solo il matrimonio religioso. Quella donna non ha scelta, se vuole sciogliere il suo matrimonio deve per forza adire il tribunale islamico, il tribunale civile non ha giurisdizione, a differenza di quello che accadrebbe in Italia dove gli effetti civili di un matrimonio religioso sono sempre dissolubili da parte della giustizia civile indipendentemente da quello che stabilisce quella religiosa.

@ roberto grendene e paniscus

In Israele non è ammessa nessuna pena per apostasia di qualsivoglia religione.

Leonardo

Infatti, la cosa ha poco senso. A parte che, a rigor di logica, la discriminazione di genere la compie lei quando pretende un giudice a propria misura.
Non capisco perchè la gente si rivolga a questo tipo di tribunali, che sono per definizione parziali.

faber

Sinceramente mi sembra tutto un pò assurdo. Scusate ma se io in una causa di divorzio chiedessi in tribunale di non essere giudicato da un giudice donna…giustamente mi si risponderebbe con una pernacchia…l’unico vero motivo per cui possa essere giustificato un cambio di giudice è la non corretta applicazione delle leggi. In questo caso penso che la sharia la applichino (purtroppo) bene! Discorso diverso sarebbe disconoscere l’intera istituzione ma è un discorso diverso.

antonello

“Non capisco perchè la gente si rivolga a questo tipo di tribunali, che sono per definizione parziali.”
per un motivo molto semplice: in Israele il divorzio è monopolio religioso, ovvero si può chiedere solo agli equivalenti locali della Sacra Rota, cioè i beth din (tribunali religiosi ebraici) per gli ebrei, e le corti della sharia per i musulmani. Lo stato si limita a riconoscere gli effetti civili delle sentenze delle corti religiose, in cui ovviamente gli uomini la fanno da padroni (nel caso ebraico, se l’uomo non accetta il divorzio, la corte non lo concede, mentre lo fa nel caso opposto).
Ecco perchè la signora si è dovuta rivolgere al tribunale islamico. E visto che DEVE farlo, non è una sua libera decisione, avere solo giudici maschi è una discriminazione. Non si può scegliere il sesso del giudice, ma non si può nemmeno costringere una donna ad averlo maschio per forza.
Inutile aggiungere che , i tribunali religiosi concedono il divorzio per motivi religiosi, per cui se una moglie vuole il divorzio perchè il marito la picchia, al giudice non gliene può fregare di meno. Se però il marito mangia prosciutto (che non è kasher, cioè consentito dalle regole alimentari dell’ebraismo) allora il giudice concede subito il divorzio. Insomma, la solita fetente ipocrisia che è alla base di ogni religione monoteista…

Fri

La donna non ha richiesto un giudice donna, ma un mediatore donna. Costui, o costei, e’ una persona (cosi si legge nell’articolo linkato), il cui compito e’ di trovare una riconciliazione fra i coniugi. Se la riconciliazione non e’ possibile allora il mediatore raccomanda che alla coppia sia concesso il divorzio.

Leonardo

@antonello
Sei sicuro che le cose stiano in questa maniera ? Lo chiedo per mia ignoranza, perchè se davvero fosse così, Israele sarebbe meno laico della maggior parte degli stati arabi.
E se due atei vogliono divorziare, a chi si rivolgono ?

giulio

@ leonardo

Nella gran parte dei paesi arabi il matrimonio civile o non esiste oppure va fatto abbinato a quello religioso, ed è civile per modo di dire perchè è regolato dalla sharija.
In Israele due atei hanno poca scelta, o si sposano e divorziano con rito religioso, oppure convivono more uxorio (con molti dei diritti delle coppie sposate).
Un alternativa è sposarsi civilmente all’estero e farsi registrare il matrimonio in Israele, ma in quel caso non so chi decida in materia di divorzio.

Fri

Secondo l’articolo questa e’ solo una interpretazione della corte a cui si e’ rivolta la donna. La scuola di giurisprudenza islamica Hanafi ammette che le donne possano assumere questo ruolo.

Hanafi school of Islamic jurisprudence, which Sharia courts accept on other matters, woman can be arbitrators.

faber

Senti, possiamo fare le dovute puntualizzazioni, ma la tizia musulmana che si metta a fare la femminista davanti al tribunale islamico (scelto da lei) mi sa tanto di sindrome di Stoccolma. Soprattutto in una nazione come Israele in cui non è obbligatorio doversi rifare alla sharia. Certo bisogna contestualizzare, capire le influenze culturali in cui è cresciuta ecc ecc ma è altrettanto vero che come dice quella splendida canzone siciliana: “ti lamenti ma che ti lamenti, pija lu bastune e tira fora li denti!” Se non altro bisogna riconoscere l’onore e il coraggio di quanti e quante hanno sacrificato la vita per i propri diritti.

Fri

Hai ragione, ma non tutti hanno l’animo per sacrificare la propria vita per i propri diritti.

faber

Si questo lo comprendo e lo rispetto, ma al tempo stesso mi sono un pò scocciato di sentir dire “poverini” nei confronti di:
– donne musulmane che vivono in paesi con libertà religiosa;
– omosessuali cattolici;
– chi frigna contro i privilegi ecclesiastici e continua a votare per baciapile;
Potrei continuare ma con altre categorie rischierei di finire in OT

Soqquadro

@serlver non è questione di incoerenza, ma di obbligo.
Funziona in questa maniera: chi si sposa all’interno di Israele può contrarre solo matrimonio religioso (di qualunque religione), da ciò consegue che un eventuale divorzio è poi regolato dal tribunale di arbitrato religioso di riferimento. Qui è la falla. Chi vuole matrimonio civile deve, al momento, rivolgersi all’estero (le coppie eterosessuali vanno a sposarsi in Cipro, quelle omosessuali in Canada), e quindi per divorziare dovrà seguire l’iter leglislativo di riferimento (cosa che coi divorzi complica un po’). L’unica soluzione sarebbe approvare (so che è nel programma, e speriamo…) al più presto il matrimonio civile, affrancandosi dal ricatto dei tonaconi delle varie confessioni. Certo, ci sarebbe cmq un grande lavoro culturale poi da fare allo stesso tempo, perchè in molti casi i numbendi subirebbero pressioni di vario tipo dalle famiglie per continuare a contrarre matrimoni religiosi, e a reiterare il problema.
L’Inghilterra ne è la dimostrazione.

Silvano

@soqqadro
Un pò più sotto Tiziana scrive che la quetione è aggirata dagli isareliani grazie alle unioni civili completamente euiparabili al matrimoniio

Soqquadro

E’ vero, è aggirabile con l’unione civile, ma appunto è un’altra contrattualizzazione rispetto al matrimonio. Benissimo che ci siano le unioni civili, ma il matrimonio civile va istituito cmq. Poi, chi non vorrà usufruirne preferendo la procedura più snella dell’unione civile continuerà come ora.

Silvano

io invece penso che il matrimonio anche in Italia dovrebbe essere riservato al sacramento. Il fatto che in assenza di parole e poi con il concordato si unifica è una distorsione grammaticale. Il civile in Italia è di fatto un contratto chiamato matrimonio per convenzione.

Tiziana

@Soqquadro e Silvano

In effetti io penso che in italiano dovremmo riservare la parola matrimonio solo al sacramento (!).
in ebraico è diversa anche la radice ad esempio.
sembra una questione di lana caprina,
in realtà si smorzerebbero tante esagerazioni cattocristiane come ad esempio l’annosa questione dei matrimoni omosessuali.

mistergrey2

“E le istituzioni civili dello stato di Israele riconoscon il diritto delle corti islamiche di condannare a morte chi fa a postasia dall’Islam? All’anima della vanteria di essere “l’unico stato laico e democratico del Medio Oriente”…
Lisa”

Se ho ben capito le “corti islamiche” si occupano solo di cause civili, come pare che avvenga anche in U.K

Il penale è “ovviamente” escluso.

Per me si tratta di concessioni in ogni caso inaccettabili.

“All’anima della vanteria di essere “l’unico stato laico e democratico del Medio Oriente”

Mi sa che, appunto, è una vanteria. Per quanto ne so, la religione israelitica ha un sacco di privilegi ,un po’ come quella cattolica da noi e in altri paesi bacchettoni tipo Irlanda e Polonia. Certamente in Israele non impiccano gay e adultere, anzi chi vuole può divertirsi a iosa (tolto il giunbotto antiproiettile).

Senjin

@Paniscus

Ehm… non c’è bisogno di condanne a morte ufficiali, solo una fatwa in mosche e un bell’incidente. Potrebbe “incidentalmente” cadere dalle scale, essere investita, ecc….

Manfredi

Ad onor del vero non sappiamo molto di questa donna, magari è una musulmana “riformatrice”, credente ma che vuole modernizzare la sua religione.
Forse è semplicemente terrorizzata/soggiogata dal suo ambiente, e pur non avendo il coraggio di allontanarsi da esso vorrebbe dal suo stesso mondo un trattamento piu’ equo (pio desiderio).
Ho pensato alle scelte che le si parano davanti:
1) Accetta il tribunale religioso tradizionale ma dopo questo assaggio di insubordinazione l’esito del verdetto la vedra’ soccombente (e forse soccombente anche fisicamente).
2) Riuscira’ ad ottenere un arbitro donna ed eventualmente una vittoria in sede processuale, ma si vedra’ costretta a combattere in un mondo a lei ormai ostile (ma forse prima non lo era?)
3) Si rivolge al tribunale civile ed in ogni caso verra’ emarginata dal suo ambiente (con pregiudizio della sua vita) ed al contempo si vedra’ costretta a vivere in un ambiente non suo che forse non la accettera’.
Buona Fortuna

Fri

Si rivolge al tribunale civile

Siamo sicuri che lo possa fare? dall’articolo non e’ chiaro, ma non vorrei che essendo nata musulmana abbia l’obbligo di rivolgersi ad un tribunale musulmano.

Manfredi

Eh Fri, spero per tutti nel “civilissimo” Israele che sia facoltativo rivolgersi ai tribunali religiosi.

Tiziana

ovviamente poteva rivolgersi al tribunale civile. come ho scritto sopra il tribunale è una scelta in più (che secondo me israele fa male a concedere) un pò come noi in vaticalia comunque.

Fri

Ma non so se e’ tanto ovvio! guardando un po’ in giro in internet ho letto che ai tribunali religiosi (non solo musulmani, ma anche ebrei e cristiani) vengono demandati gli affari riguardanti il diritto di famiglia. Anche se non e’ obbligatorio mi pare di capire (ma chiaramente posso sbagliare) che e’ prassi comune per gli israeliani rivolgersi al tribunale religioso per queste cose. Gia’ solo il fatto che questi tribunali non sono solo riconosciuti, ma anche finanziati dallo stato, la dice lunga…

Laverdure

Tanto per puntualizzare,mi risulta,correggetemi se sbaglio,che in Italia gli annullamenti di matrimoni religiosi, sanciti dalla Sacra Rota,hanno pure validita civile
anche se per la stessa causa il tribunale civile avesse stabilito la mancanza degli estremi necessari per un annullamento.
Insomma ,per l’annullamento il parere favorevole religioso prevale su quello negativo del tribunale civile.(Fortunatamente cio ‘non vale per la decisione opposta).
Quindi non occorre andare poi fino in Medio oriente per certe incongruenze.

Tiziana

FRI

Il matrimonio in Israele è solo religioso. Volendo, e credo che la maggior parte lo fa, ci si sposa all’estero e si fa registrare, oppure, come ormai da molti anni, si profitat dell’unione civile che ha gli stessi effettid el matrimonio , reversione della pensione, adozione, ricongiungimento e riguarad anche le coppie dello stesso sesso.
naturalmente per sciogliere il religioso (anche con effeti civili) si ricorre al rabbinato.
Ricordo che in Italia ilo scioglimento del matrimonio religioso (che peraltro avviene immediatamente) non ha effetti civili come per quello cattolico.

Mauro Ghislandi

Domandona: ma nei tribunali ecclesiastici ci sono giudici donne? Cosí, tanto per sapere.

whichgood

Di sicuro ci sono sentenze donne: punizione, sofferenza, umiliazione.

mistergrey2

“@Manfredi
E l’ironia della cosa,se ci pensi un attimo,e’ che se Israele imponesse il proprio sistema di diritto,sicuramente molto piu’ simile all’occidentale,alle comunita arabe sotto il suo controllo,si attirerebbe feroci critiche non solo,come e’ ovvio, da tali comunita,ma anche dai “progressisti multiculturali”

Ma dove li vedi tutti questi progressisti multiculturali?

I veri progressisti, se ne avessero la possibiltà, andrebbero oltre il puro laicismo affrontando il problema in modo “radicale”.

Te lo do io l’halal. 🙂
La vera ironia della cosa è che voi laici destrorsi non vi accorgete di avere molto in comune con sottane, zucchetti .

whichgood

Affidati a un tribunale religioso e mettiti a correre. Cretina.

giulio

Non ha scelto lei di affidarsi a un tribunale religioso, vi è obbligata, in Israele i tribunali civili non hanno giurisdizione in materia di matrimonio.

fab

Ma se non hai nemmeno capito di che cosa si sta trattando, sgorbio.

mistergrey2

“Ma come si fà a livello pratico?
Come nel Regno Unito, che e’ più tendente a quel multiculturalismo, dove – specie a Londra – vivono una quantità enorme di comunità diverse, quasi compartimentate fra loro, in quelli che i detrattori definiscono dei veri e proprî ghetti, e dove anche a livello sociale è favorita la ricreazione degli ecosistemi dei Paesi d’origine?
Oppure come in Francia, dove il modello e’ improntato sull’assimilazione al cui cuore c’è una Laicità che “vieta la costruzione di ulteriori chiese e moschee”, e che si è mostrato non esente da difficoltà, come le rivolte nelle banlieue del 2005 hanno testimoniato?”

Forse le rivolte nella banlieu hanno una motivazione più sociale che religiosa, anche se poi gli islamisti possono strumentalizzarle.

Io tendo a pensare che il multuculturalismo del Regno Unito sia una precisa scelta politica piuttosto che un segno di debolezza.

Personalmente preferisco il modello “francese”, ma l’assimilazione , per funzionare davvero, dovrebbe essere pure socioeconomica e qui cominciano le dolenti note: la “democrazia” affluente è in declino da trent’anni e perciò non c’è più trippa per gatti, nemmeno in Germania, dove parte della popolazione dislocata nell’est vive miseramente di carità pubblica, nonostante dal crollo del Muro siano passati in fondo 23 anni.

Mazze e panelle fanno i turchi belli , niente panelle e solo mazze, fanno i turchi pazzi.

In linea di principio il modello migliore di tutti sarebbe quello albanese di qualche decennio fa, ma la sua applicazione presuppone un assetto politico molto diverso da quello che vige nei paesi occidentali.

fab

I moti delle banlieue si sono alla fine ridotti ad incendi di macchine. Se cerchi i dati su Wikipedia e li metti su un grafico, trovi che il loro andamento è molto simile a quello di un’epidemia infettiva; in sostanza, furono un fenomeno “di moda”, presto esaurito.
In ogni caso, il disagio delle comunità magrebine e arabe a Parigi è dovuto al fatto che quella popolazione è separata dal resto dei francesi. Se li si fosse sparpagliati per Parigi fin dall’inizio, oggi la situazione non sarebbe così incancrenita. Ormai è impossibile trovare soluzioni a breve termine: bisogna riqualificare quartieri, scolarizzare davvero, attrarre i giovani lontano dalle comunità di riferimento; il tutto con costi enormi, ma soltanto così si può sperare che si smetta di usare l’islam come una bandiera della gang magrebina contro quella occidentale.

MarcusPrometheus

In Francia non e’ proibito certo costruire nuove chiese o nuove moschee.
Questa e’ una sciocchezza fattuale.
Ma egualmente secondo me e’ sbagliato definire il sistema francese assimilazionista. E’ solo integrazionista (oltre a funzionare troppo poco, dati anche gli enormi numeri e la testardaggine dell’antagonismo islamista, e come qualcuno ha giustamente rilevato anche a causa della concentrazione in zone compatte, le banlieux ovvero “ghetti” che realizzano perfino il comunitarismo anche se non riconosciuto dallo stato come in Gran Bretagna. In Olanda stanno gia’ cercando di invertire tendenza alla autoghettizzazione ed assegnano alloggi popolari soltanto disperdendo le etnie le une nelle altre. )

Dunque assimilazione significa molto di piu’ della semplice integrazione, significa tendenza a tralasciare completamente (alla fine) ogni abitudine legata al gruppo originario per assumere _tutte_ proprio tutte quelle del gruppo a cui ci si assimila, iniziando dai matrimoni misti e per degli immigrati exraeuropei in Francia si potrebbe parlare di assimilazione se avessero un numero di figli simile a quello dei francesi indigeni (non quadruplo, tanto per capirsi) ed anche tendere ad abbandonare la religione d’origine per l’ateismo, o per l’ indifferenza religiosa o per il tiepidissimo cristianesimo d’oltralpe (e di tutta Europa). Per qualcuno e’ proprio cosi’. Ma per la maggioranza invece no, eppoi per un’altra grossa fette molto attiva e pericolosa le velleita’ sono proprio tutt’altre e rivolte semmai all’adempimento del comandamento Coranico di conquista del mondo intero,
magari con mezzi demografici, ma anche per qualcuno con le spinte ribelliste islamiste, e l’intimidazione di chiunque non si sottometta alla sottomissione che quelli hanno in testa come valore supremo: Islam = sottomissione, disposti anche a bruciare mezzo mondo se un infedele brucia un Corano o se pubblica una vignetta “offensiva” del “Profeta”.

whichgood

Avere la possibilità di rivolgersi a un tribunale religioso è il sogno di tutti i nostro parlamentari. Pensate ad esempio Berlusconi con il processo Ruby, il Vaticano contestualizzerebbe subito (così come ha fatto con la bestemmia) e SANTO SUBITO.

diego

si rifa al diritto di famiglia ottomano, riserva tuttavia tali casi ad avvocati di sesso maschile. Il tribunale islamico ha quindi detto “no”, rifacendosi a pareri giuridici di oltre un millennio fa.

C’erano gli ottomani oltre un millennio fa?

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