In Italia il caso di Eluana Englaro ha portato il precedente governo Berlusconi a puntare ad un testo che limita fortemente l’autonomia del singolo, il famigerato ddl Calabrò, che risponde di fatto alle direttive della Chiesa cattolica. Invece nello stato della British Columbia in Canada la Corte Suprema ha stabilito che il divieto per i medici di aiutare i pazienti nel suicidio assistito è incostituzionale.
Il caso è quello di Gloria Taylor, donna di 64 anni affetta da sclerosi laterale amiotrofica. E’ una delle cinque persone che si sono rivolte ai tribunali per ribaltare una sentenza contraria di una ventina d’anni fa. Il giudice Lynn Smith le ha concesso, viste ormai le critiche condizioni di salute, di poter accedere al suicidio assistito.
Criminalizzare queste pratiche, rileva ora il giudice, è una violazione dei diritti e potrebbe anche spingere coloro che hanno malattie terminali a suicidarsi prima, quando possono farlo da soli. Il giudice dà al Parlamento un anno per approvare una legge che tenga conto della volontà della persona.
La signora Taylor, intervistata lo scorso novembre, aveva così spiegato le ragioni che la porteranno a scegliere l’eutanasia: “Devo dirlo chiaramente: non voglio morire. Non voglio morire più di quanto non voglia farlo ognuno di voi. Voglio vivere ogni giorno possibile al massimo, un giorno alla volta. Ciò che non voglio è morire di una morte in agonia, lenta, difficile, spiacevole, senza dignità”.
AGGIORNAMENTO DEL 13 LUGLIO. Il ministro della Giustizia canadese, Robert Nicholson, ha recentemente annunciato che il governo presenterà un ricorso contro la decisione della Corte Suprema della British Columbi, per difendere la norma esistente in materia di fine-vita fortemente restrittiva. Una secca risposta contro l’autonomia individuale che ricorda quella del governo Berlusconi nei confronti del caso Englaro.
…in Italia si dibatte, nel mondo si progredisce
GIURAMENTO DI IPPOCRATE (http://it.wikipedia.org/wiki/Giuramento_di_Ippocrate – giuramento moderno)
« Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica;
di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali;
di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente;
di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione. »
Ha spazio la “CULTURA DELLA MORTE”?
quando hai tempo, rispondi all’elenco che hai lasciato in sospeso?
copincollalo da qualche sito di tua fiducia se ti va, dato che non mi sembri in grado di fare molto di più.
Hey!! Look: a troll!
si, è piuttosto palese, ma sto giocando un pochino.
1 il giuramento di ippocrate è un giuramento vecchio di migliaia di anni, frutto di una società ben diversa (e che tu stesso, nel tuo tentativo di definire il cristianesimo “unico creatore della civiltà”, hai definito incivile e barbarica). i medici lo ripetono in modo puramente formale e tradizionale, oggigiorno la società ha fatto passi avanti da allora nelle libertà individuali. tale giuramento non è vincolante più di quanto lo stesso comandamento “non uccidere” sia vincolante per i cristiani che entrano nell’esercito: così come il cristianesimo ha fatto “l’esegesi” di tale comandamento, in modo da permette di UCCIDERE in alcuni casi (anche se il comandamento è piuttosto chiaro: “non UCCIDERE”, non “non uccidere tranne in alcuni casi che non stiamo a specificare”), in quanto tale comandamento se preso alla lettera è in contrasto con l’ordinamento terreno della società, allo stesso modo si fà con il giuramento di ippocrate: l’interpretazione del giuramento si china davanti ai bisogni, ai nuovi diritti ed all’etica della nuova comunità, non è la società a chinarsi ad un giuramento inventato in un’epoca in cui bastava bestemmiare gli dei per essere messi a morte e, nel paese del “popolo eletto” (e quindi per i tuoi standard più civilizzato), bastava commettere adulterio/avere rapporti omosessuali/mangiare molluschi od indossare vesti di tessuti diversi per essere ammazzati per ordine delle leggi date dallo stesso dio…..
2 cultura della scielta. così come la tortura continuata fino alla morte è peggio di una morte rapida ed indolore, così costringere una persona a soffrire per mesi ed anni le più atroci sofferenze senza possibilità di guarire quando vorrebbe semplicemente farla finita E’ MILLE VOLTE PEGGIO, E PIU’ MALVAGIO, CHE ESAUDIRE IL SUO ULTIMO DESIDERIO E FARLA FINITA SUBITO, con meno sofferenza prolunga ed inutile per tutti.
Tra l’altro in alcuni paesi (non so l’Italia, ma per un certo tempo anche in essa) i medici militari non facevano questo giuramento. Ci sono testimonianze giurate durante la guerra del Vietnam di medici americani che hanno ucciso i feriti vietcong catturati invece di curarli.
Ormai è morto, ma quello che per alcuni anni fu il mio medico di base mi aveva confidato di non aver fatto il giuramento di Ippocrate, proprio perchè aveva iniziato a fare il medico durante la guerra e come militare. Purtroppo spinge erba da diversi anni.
Cultura della morte?
Intendi quella cattolica che anela all’aldilà, al martirio, alla santificazione e ad altre simili boiate?
Ricoverati, ipocrita.
Quindi il giuramento di Ippocrate è superato e va adeguato al mondo civile.
@ Gemini
Quella che tu chiami “cultura della morte” è puro e semplice RISPETTO DELLE VOLONTÀ DELL’INDIVIDUO su questioni che riguardano lui e nessun altro.
Ma ovviamente voi cattolici ipocriti e tiranni fate finta di difendere dei “valori” che non esistono quando invece volete soltanto imporre le vostre idee sui corpi e sulle menti altrui. E questo la dice lunga sulla sottospecie di barbari che non siete altro.
Gemini,
nel giuramento di Ippocrate leggo “sollievo della sofferenza”.
@gemini
A parte che proprio nella società di Ippocrate, cui rimando la giusta osservazione di night’, il suicidio in sé e per sé non era ritenuto tabù se non per futili motivo (cui certo non rientrava la sofferenza), vien da chiedersi come non si possa conciliare la volontà del paziente riguardante appunto il sollievo della sofferenza tramite l’extrema ratio con quella del medico di non eseguire il suo volere.
Poi citi di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona scordandoti bellamente che sicuramente tratta più che della morte deliberata dal medico o da altri ma non dal paziente stesso, così non fosse il passaggio successivo sarebbe contraddittorio: di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico Quali, se permetti, a mio parere mantenere in vita una persona con farmaci quando questi non vuole mi par rientrare nella categoria, di contro dire di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze significherebbe anche accettare per il rispetto della vita altrui anche la sua fine deliberata dallo stesso malato date le condizioni per lui non dignitose.
Oh: complimenti per l’ideologica distorsione del significato di “rispetto della vita” senza considerare le implicazioni quali “rispetto delle scelte di vita”.
Questo non e’ il giuramento di Ippocrate! IGNORANTE
Si può essere favorevoli o contrari ad aborto/eutanasia/matrimoni gay/fecondazione assistita, ecc, ma le leggi tra i vari paesi si devono omologare. Deve essere possibile in assoluta serenità poter abortire o decidere che è giunto il momento di togliersi la vita, senza restrizioni giuridiche, altrimenti si creeranno cittadini di serie A, quelli con i soldi che per fare quello che vogliono vanno in paesi dove è permesso, e quelli di serie B, i cittadini comuni, i poveracci che non arrivano a fine mese e sono costretti a subire legislazioni medievali solo perchè hanno il conto in banca in rosso.
Tutto qua. Il voler parlare di etica o di morale è completamente fuori dal contesto reale.
rispettare e facilitare il diritto di scelta del medico viene MOLTO DOPO IL DIRITTO DI SCELTA DELL’AMMALATO!!!!
“La signora Taylor, intervistata lo scorso novembre, aveva così spiegato le ragioni che la porteranno a scegliere l’eutanasia: “Devo dirlo chiaramente: non voglio morire. Non voglio morire più di quanto non voglia farlo ognuno di voi. Voglio vivere ogni giorno possibile al massimo, un giorno alla volta. Ciò che non voglio è morire di una morte in agonia, lenta, difficile, spiacevole, senza dignità”.
AMEN
Sono felice che da alcune parti la civiltà si faccia strada.
Secondo me il giuramento di Ippocrate è ancora in ottima salute e assai contemporaneo. Se fosse davvero osservato l’intera medicina cambierebbe totalmente faccia. Il medico “ippocratico” si propone di:
– sollevare dalla sofferenza;
– curare “ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario”,
– “prestare, in scienza e coscienza” la sua opera, “con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità”,
– astenersi “DA OGNI ACCANIMENTO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO (questo è per i cattroll)”.
Credo che sia abbastanza rivoluzionario invece. Quanto alla difesa della vita: cos’altro deve fare di grazia un medico se non allontanare, se possibile, il paziente, TUTTI i pazienti, dalla malattia e dalla morte? E’ poi evidente, a mio parere, che il “non uccidere” è destinato come memento a persone che, grazie alla loro arte, hanno conoscenze che, non indirizzate al “bene” li rendono potenzialmente più “pericolosi” di altri.
il Dott. Kevorkian infatti additava precisamente l’ipocrisia dei medici che interpretano il giuramento di Ippocrate secondo dettami religiosi. Consiglio a tutti “You Don’t Know Jack”, il film sulla sua storia, magistralmente interpretato da Al Pacino (dovrebbe essere trasmesso dal servizio pubblico, ma tant’è…)
Quel giuramento è puramente simbolico:
http://archiviostorico.corriere.it/2007/dicembre/09/Giuramento_Ippocrate_Vecchio_vieta_aborto_co_9_071209083.shtml
Contano le leggi alla fine (contassero dicono da noi)
Il problema è un altro..
NON è cultura della morte e nemmeno cultura della vita.
Per i cattolici (specie quelli italioti) la sofferenza è bella e gioiosa e quando soffri gesù bambino è contento…CHE SCHIFO E CHE IPOCRISIA @@@@@
Egregi signori cattolici la vita è bella perchè degna di essere vissuta e senza sofferenze.
Se ritenete giusto che uno passi la vita tra una dose di morfina e l’altra e quando è “sveglio” soffra dolori atroci i casi sono due:
01) Siete ipocriti. Perchè quando poi tocca a voi qualche cosa mi dice che vi rimangerete il vostro credere a dio alla madonna ed a tutti gli angiolini.
02) Se esiste il vostro dio gode delle sofferenze altrui. E qui allora … finiamola con la ipocrisia che è bello e buono…se esiste NON dovrebbe permettere che la gente soffra quando NON è più in condizioni di vivere.
DucaLamberti74
La mia solidarietà umana va alla signora Taylor, e la mia stima va a questo giudice della British Columbia. Fa piacere notare come almeno gli altri progrediscano, mentre invece qui da noi non si riesce ad avanzare di un millimetro.
San Dokan,
forse un millimetro in Italia è una misura insormontabile, ben al di sopra delle capacità intellettive dei nostri connazionali che si proclamano seguaci della religione dell’Amore Universale e poi ti condannano alla sofferenza.
Però, posso dirti che il circolo UAAR di Torino sta organizzando un evento per novembre che dovrebbe farci avanzare almeno di un millesimo di millimetro. E non sarà stato vano. Abbiamo alcuni invitati di spicco, i quali parleranno del testamento biologico e di bioetica.
A gente come gemini vorrei solo ricordare che esistono tantissimi cattolici, anche parenti e amici miei, che posseggono la sensibilità umana che a lui manca, non essendo affatto contrari alla libertà di scelta individuale. Senza contare i Cristiani non cattolici e altri credenti. In Italia, gli atei non saranno magari la maggioranza, ma se parli un po’ con la gente qualsiasi, ti rendi conto che quasi tutti sono favorevoli alla libertà.
@Gemini
quale squallida visione della vita ti appartiene, piccolo uomo senza spessore intellettuale e morale, se ancora oggi per misurarti con il mondo che ti circonda usi strumenti di uomini che furono, loro sì, grandi nella loro epoca e nel loro tempo?
Non hai mai argomentazioni, su qualsivoglia argomento, che non sia un andare a rispolverar leggi e nozioni di diritto risalenti a migliaia di anni addietro?
Nulla è valso il tempo passato per te? Solo morte e rovina vedi al suo passaggio?
Eppure sei figlio di questa società moderna che ti ha partorito e nutrito: quale apporto di tuo puoi dunque darle che non sia un citar sempre gli antichi?
Pensi davvero che qui nessuno abbia sentito parlare di Ippocrate e di tavole di Mosè?
Non ti viene mai in mente, piccolo uomo cattotroll, che la cultura va esercitata con il pensiero attivo e che in tutto il mondo in tutte le forme di pensiero, dall’arte alla scienza, dalla filosofia alla letteratura, vi è stato, vi è e vi sarà sempre un’evoluzione figlia del pensiero che a sua volta si evolve in base alle esperienze che lo circondano?
Ti sei mai soffermato a chiederti a chi e a cosa serve questo tuo berciare invano?
Nella tua buia e desolata mente hai mai provato ad immaginare, per tornare in tema, cosa significhi una malattia che ti privi ogni giorno delle tue capacità motorie, una malattia che non ti permette più di alzare un dito per grattarti un piccolo prurito, una malattia dove sei inerme ed alla mercè altrui?
Una malattia dove il dolore è continuo in ogni tuo momento?
Hai mai sentito parlare di padroni di cani/gatti ed altri animali domestici che per pietà preferiscno sopprimere la bestiola sofferente?
Se pure, piccolo insignificante cattotroll, non riesci ad avere empatia per il dolore, quello inutile e senza speranza, verso un altro essere vivente per via della conclamata mancanza di materia cerebrale che ti contraddistingue dovresti almeno avere quel barlume di egoismo che dovrebbe farti pensare a cosa faresti tu se ciò ti dovesse, dall’oggi al domani, accadere!
Hai mai pensato che come sei libero di andare ad espletare i tuoi bisogni quando e come vuoi, di pregare il dio che ti pare, di scrivere baggianate sui forum che vuoi, di sposarti chi vuoi e/o di non sposarti, sia giusto anche decidere se curarsi o non curarsi, se morire tra atroci ed inutili sofferenze o se chiedere che ti venga risparmiato tutto cio?
Hai mai pensato che con questa legge nessuno ti obbliga a morire se non lo vorrai mentre tu stai obbligando qualcuno a vivere nel dolore e nella sofferenza senza che lui lo voglia?
Quale essere malvagio ed ipocrita si aggira fra le pieghe di voi altri cosidetti cristiani?
@ DanieleN
Bravissimo.
E’ semplice, DanielN: quell’essere malvagio e ipocrita che si aggira tra i cristiani, non è altri che il”Dio” che loro stessi hanno creato.
@DanielN
E però anche Lei, a parte la sua paternale a gemini che ricorda quella di un parroco di campagna al rovescio, ancorchè afferma di essere un uomo moderno e magari anche di mondo, pare che abbia le idee un po’ confuse su questi argomenti. E’ evidente che un malato terminale privo di qualsiasi capacità motoria non possa darsi il suicidio, assistito o non assistito.
E forse non sa che la maggior parte dei suicidi registrati ogni anno in Italia (circa 4000) sono evidentemente commessi da persone oppresse da dolori disperanti, o in alternativa, dei malati psichici gravi, altrimenti è ovvio che non si darebbero il suicidio. ll problema è infatti come si fa a tabellare oggettivamente i vari livelli del dolore umano, visto che cosa più soggettiva non ce n’è. Quando ammettere il suicidio e quando non ammetterlo: dove lo mettiamo lo spartiacque?
E siamo certi che il limite, con il “progredire” della società e forse anche con il regredire delle condizioni socio-economiche del ceto medio, non si ritiri sempre più in là fino a scomparire del tutto?
A che serve a questo punto uno Stato che spende ed investe in farmaci e cure di malati psichici quando potrebbe, almeno in teoria, consentire la libertà di suicidarsi in strutture appositamente attrezzate? E’ così che si intende tutelare il malato che soffre, ovvero non investendo in cure palliative che allievino le sofferenze, ma sopprimendolo all’istante? L’essere umano non può mai essere paragonato ad un cavallo zoppo in pieno deserto.
“Quando ammettere il suicidio e quando non ammetterlo: dove lo mettiamo lo spartiacque?”
direi, ad esempio, di permetterlo solo in caso di malattia cronica non guaribile (o comunque con speranze di guarigione criticamente basse) e causante disagi gravi (come ad esempio tetraplegia, o tumore avanzato) e solo dopo una perizia psichiatrica che attesti la sanità mentale del richiedente. magari imponendo che tra la richiesta e l’attuazione debba passare almeno un mese o più, in modo tale da assicurarsi che la richiesta non sia dovuta ad una depressione momentanea, che ne dici?
E da quando la depressione si misura in settimane?
Qualcuno potrebbe obiettare che si dovrebbe allargare ulteriormente la platea dei richiedenti. A coloro i quali replicano che una tale regolamentazione sarebbe una chiara limitazione della libera autodeterminazione cosa rispondi?
Inoltre, secondo me, chiunque faccia richiesta dell’opzione suicidio assistito non può essere che in uno stato depressivo. Quindi secondo i tuoi parametri il suicidio assistito non si dovrebbe consentire mai.
@ Antonio72
Sei un individuo estremamente arrogante ed ignorante (nel senso che ignori -cioè non conosci- la realtà dei fatti) se dici che non si può desiderare la propria morte in maniera del tutto razionale e cosciente. Ma da un cattolico, non è che ci si possa aspettare molto di meglio.
@ Ant’onio72
Sei un individuo estremamente arrogante ed ignorante (nel senso che ignori -cioè non conosci- la realtà dei fatti) se dici che non si può desiderare la propria morte in maniera del tutto razionale e cosciente. Ma da un cattolico, non è che ci si possa aspettare molto di meglio.
@ wichgood
certo che si, semplicemente volevo mettere in evidenza che se il guramento di Ippocrate è quello riportato dal trollonzo, citarlo, per loro, è un autogol.
bisogna iniziare con la legalizzazione del suicidio, fino a quando il suicidio è reato non si và da nessuna parte.
La giudice canadese appunto ” …pointed out that suicide is not illegal in Canada. Therefore, criminalizing doctor-assisted suicide is a charter violation which denies full equality to disabled people.”
A quanto mi risulta il caso di Eluana Englaro non è un caso di suicidio assistito. Vediamo di non fare di questi argomenti, già di per sè complessi, un minestrone immangiabile.
Per quanto riguarda il suicidio assistito, non c’è bisogno di andare così lontano, basta la vicina Svizzera dove il turismo della morte pare sia abbastanza sviluppato, incluse relative aberrazioni umane.
Naturalmente, il modo migliore per evitare il minestrone immangiabile è usare espressioni come “turismo della morte”.
Non è una mia espressione e purtroppo rappresenta bene la realtà.
@ Antonio72
Tu lo chiami “turismo della morte”, io invece uso la definizione “fuga verso la libertà (di scelta)”, una fuga simile a quella dei tedeschi dell’Est che scappavano ad Ovest quando c’era il Muro di Berlino. Sai com’è, se un diritto fondamentale (in questo caso, quello di crepare decentemente se e quando lo si desidera) non viene rispettato, è logico andare là dove invece questo rispetto della libertà di scelta altrui esiste (magari anche per ragioni di natura economica, ma esiste). Viva la Svizzera.
@ Ant’onio72
Tu lo chiami “turismo della morte”, io invece uso la definizione “fuga verso la libertà (di scelta)”, una fuga simile a quella dei tedeschi dell’Est che scappavano ad Ovest quando c’era il Muro di Berlino. Sai com’è, se un diritto fondamentale (in questo caso, quello di crepare decentemente se e quando lo si desidera) non viene rispettato, è logico andare là dove invece questo rispetto della libertà di scelta altrui esiste (magari anche per ragioni di natura economica, ma esiste). Viva la Svizzera.