Pro o contro l’uomo?

Stefano Marullo

Fotina Marullo 2

A volersi cimentare in un esercizio di crossdressing potremmo ben dire che agli occhi di un credente un certo ateismo radicale, non di rado, possa apparire come accecato da un bieco razionalismo inadeguato (per il momento, ci si permetta la chiosa) a dare risposte ai grandi misteri della vita che pure la fede rinvia nell’aldilà.

Dal punto di vista degli atei coloro che credono accettano il rischio di una scommessa soverchiante il cui gioco, non ce ne abbia Pascal, non vale affatto la candela, e la cui vittoria non è affatto garantita; la fede nei suoi gradi più elevati richiede notti oscure, spoliazione di sé e sacrificio dell’intelletto. Sperare contro ogni speranza rappresenta l’unica dimensione possibile di una fede sincera e totale. L’approccio kierkegaardiano al messaggio cristiano come pura follia, per quanto indigesto, appare la sola, almeno a parere di chi scrive, scelta possibile a chi vuole avventurarsi sull’irto cammino di una fede che sarà tanto più feconda quanto più sarà cieca.

Certo si dovrebbe potere immaginare un mondo in cui professarsi ateo o credente sia una semplice sfumatura, non più rilevante delle preferenze cromatiche degli individui. Sarebbe pensabile un argomento in forza del quale taluno potrebbe far valere la scelta a favore del colore verde quanto a piacevolezza estetica rispetto al blu o all’arancione? Ma un mondo siffatto sarebbe da mettere nell’alveo dei pii desideri. Invero la faccenda è maledettamente più complicata. Ateismo e credenza sono intrinsecamente incompatibili e tendono per loro logica interna a “combattersi”. Nella migliori delle ipotesi l’uno funziona da preambolo all’altro. Importante sarebbe, nel gioco delle parti, non considerare necessariamente la “conversione” da ateo a credente un progresso e necessariamente il processo inverso, lo chiameremo sconversione, un regresso. Dirò di più, da credente evolutosi verso l’ateismo, un primato assiologico all’ateismo, contro la boria di quanti, da credenti, considerano questa condizione affetta da una qualche mancanza va sicuramente riconosciuto. La negazione atea in realtà è affermazione della propria libertà ontologica mentre le religioni proliferano, sovente, sull’indigenza riempendo quei vuoti esistenziali nelle pieghe (e soprattutto nelle piaghe) dell’umana condizione.

Nondimeno esiste un terreno per atei e credenti entro il quale appare difficile barare, l’unico possibile, forse auspicabile, oltre gli steccati ideologici e filosofici, su cui misurare principi e sensibilità di ciascuno. In una parola: Umanesimo. Stabilire, in fin dei conti, cosa e quanto si possa fare per affermare l’uomo (e la donna, naturalmente), la sua dignità di essere pensante (magari solo per un errore di trascrizione del DNA che ne fa una scimmia affatto originale, come vuole qualcuno) , la sua capacità di progredire in armonia con i suoi simili. Ma, con buona pace degli umanesimi integrali alla Maritain, le religioni manifestano in questo campo tutta la loro ineluttabile ambiguità e la loro irredimibile inanità. Non che non esistono episodi di antiumanesimo come propaggini impazzite di una prospettiva atea degna di questo nome. Penso ad autori quali Albert Caraco, che in modo singolare riesce a conciliare ateismo e antiumanismo, la cui lettura più attenta rimanda però ad uno gnosticismo ateo che nel disprezzare la “massa di perdizione” (così chiama Caraco l’umanità) prefigura al contempo l’avvento di un Uomo Nuovo che assomiglia vagamente all’Ubermensch di nietzschiana memoria. Ma questa è un’altra storia. Piuttosto il fanatismo nelle religioni più che un incidente di percorso appare un destino consueto alla loro integrale affermazione. Bypassare l’individuo per sacrificarlo sull’altare di leggi e rituali che poco hanno di umano e che, tradotti in precetti divini, non divengono meno inumani ma ancor più disumani, è un habitus che rema contro ogni umanesimo. L’uomo ne esce umiliato, la divinità si afferma come Molok.

C’è una letteratura ampia, spesso sconosciuta, che come carrellata grottesca non ha davvero nulla da invidiare ai racconti più sorprendenti di un Marcel Mauss o di una Margaret Mead. Ve ne propongo solo un assaggio spaziando su tre continenti. Gli studiosi di religioni amerindie narrano degli Anasazi, un popolo che abitava le regioni semiaride del sudovest degli Stati Uniti, il quale tra i propri riti ne annoverava uno di chiara ispirazione sciamanica che consisteva nella deformazione intenzionale del cranio dei bambini di sesso maschile ottenuta comprimendo la parte posteriore del cranio dei piccoli tra le assi della culla. Tale rito sembra fosse diffuso nell’aria andina. Facendo un salto di molti secoli, nel Novecento appena trascorso, in alcuni paesi dell’entroterra siciliano, il rito della lingua a strascicuni era pratica di ringraziamento diffusa e consisteva, per il devoto che si riteneva beneficiato di una grazia, nel leccare (letteralmente) il pavimento di una chiesa dal portone di ingresso fino all’altare in posizione prona. Ancora nel terzo millennio nelle Filippine, il Paese più cattolico d’Asia, durante la Pasqua cristiana qualche fedele si fa inchiodare (letteralmente) sulla croce per rivivere la passione di Gesù. D’altronde l’uso di battitori a sangue come pratica penitenziale è trasversale alle grandi (l’aggettivo qui appare quantomai eufemistico) religioni. Si dirà che si tratta di manifestazioni estreme non di rado sfuggite al controllo degli stessi amministratori del culto. Non si deve però dimenticare, ad essere onesti, che sul dolorismo la Chiesa Cattolica ha fatto le sue fortune e la sua fabbrica dei santi vede, non di rado, stigmatizzati e penitenti elevati a modello di virtù.

L’antiumanesimo tipicamente religioso, attitudine a vilipendere la persona nel nome di, risulta talvolta più sottile e meno estemporaneamente ributtante. Di recente Benedetto XVI durante un Angelus in cui ricordava  le vittime del disastroso terremoto in Emilia (per le quali sia il pontefice che il Dalai Lama non cessano di pregare lo stesso dio, il minuscolo è d’uopo, che probabilmente ha permesso che ciò avvenisse) ha parlato di “Gesù sotto le macerie”. Poteva anche essere un’immagine altamente poetica e, se volete, fortemente evangelica. Ebbene no. Il “Gesù sotto le macerie” non era l’operaio, la mamma, il bambino che non è riuscito a mettersi in salvo. Era Gesù sacramentato, l’eucaristia che non si è potuta salvare dal crollo delle chiese. E’ troppo considerare questa blasfemia, seppur profferita da un pontefice? E’ troppo vedervi un caso perfetto di antiumanesimo insultante per le vittime di quella tragedia? Il Gesù dei vangeli irrideva quelli che ammiravano la maestosità del tempio di Gerusalemme dicendo che sarebbe crollato rimanendo pietra su pietra dando al contempo primato al “corpo”, tempio dello spirito.

Spesso si parla, oziosamente, della cosiddetta inversione dell’onere della prova. Sei tu, credente, che devi dare ragione di ciò a cui credi e non io, ateo, a doverti giustificare la mia miscredenza. Questioni di lana caprina. Si tratterà, piuttosto, unicamente di dimostrare, od almeno mostrare, cosa di buono, di bello, di utile si possa fare per il genere umano per salvarlo dell’estinzione. Non esiste laicità o teologia che valga fuori di questo imperativo etico. E se i tanto vituperati atei, che “non sono totalmente umani” (così dice il cardinale Cormac Murphy-O’Connor) fanno merito del loro esiziale difetto di mettere l’uomo al centro al posto di Dio, attendiamo che le religioni trovino una formula per consentire all’ingombrante divinità di non schiacciare l’uomo e la sua libertà.

Sapere poi se l’anima è infusa al momento del concepimento o se lo Spirito procede dal Figlio oltre che dal Padre, è necessario almeno, per dirla con Arthur Bloch, quanto la bicicletta ad un pesce.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.

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77 commenti

il parroco di Funo

“Si tratterà, piuttosto, unicamente di dimostrare, od almeno mostrare, cosa di buono, di bello, di utile si possa fare per il genere umano per salvarlo dell’estinzione.”

Matteo 25, 31-46

FSMosconi

Peccato davvero che il passo in questione alluda ad un’escatologia affatto ebraica bensì più vicina al Frashokereti di persiana origine, riportata persino in Plutarco il quale asserisce nel suo De Iside et Osiride come i Magi ritenessero come una volta finita la lotta di seimila anni fra Horozes e Arimanios in seguito cui alla sconfitta di quest’ultimo “esisterà una sola vita, una sola cittadinanza e una sola lingua per tutti gli uomini, finalmente beati, gli uomini troveranno la felicità, non avranno più bisogno di mangiare e non proietteranno più ombra”.
Purtroppo per te: qui stai parlando di ideologia escatologica, per altro dimentica delle sue origini astrologiche, non certo di dati fattuali come richiesto nell’articolo.

Ritenta, sarai più fortunato.

MASSIMO

Voi preti siete bravissimi a fare le chiacchere.
E apparentemente sembrano tutte belle e tutte giuste.
Ma i libri di storia dicono chiaro e tondo come vi siete comportati quando avete avuto il cosiddetto “potere temporale”.

Francesco

Per il parroco di Funo

“ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”

Considerando quello che accade nelle sagrestie ai vostri fratelli piu’ piccoli e visto che crede alla parole del vangelo di Matteo, dovrebbe essere un tantino preoccupato.

Manlio Padovan

Ero pronto a pensare che ci avrebbe presentato, piuttosto che quel brano che nulla dice di concreto, il “Non siate con ansietà solleciti del domani…” vero vangelo di pura Anarchia, perché l’anarchico non disprezza il ricco bensì la ricchezza,e se il domani deve essere sollecito di se stesso i cattolici al governo non avrebbero cancellato l’articolo 18 dello Statuto.

enrico

“Il Papa pensa «con affetto» alle persone e alle comunità colpite dal terremoto in Emilia, «ringrazia»anche i cristiani «per quanto stanno facendo a favore dell’intera popolazione» e invita a essere «sempre più uniti nel nome del Signore»: dalla condivisione della Eucaristia «nasce la capacità di condividere la vita e i beni, di portare i pesi gli uni degli altri”

Vatican Insider

Senza soffermarmi troppo, perchè già più volte qui ricordato, al concetto cristiano di riconoscere Cristo nel sofferente partendo come esempio dagli xenodochia e via discorrendo.

Molto attenti ai bisogni dell’uomo si sono invece rivelati tutti i regimi di matrice atea che il secolo XX ha prodotto.

FSMosconi

Non fai altro che ripetere a macchinetta quando ti si sbatte in faccia una domanda chiara a cui non sai rispondere giusto?

“Il Papa pensa «con affetto» alle persone e alle comunità colpite dal terremoto in Emilia,

In concreto?

«ringrazia»anche i cristiani «per quanto stanno facendo a favore dell’intera popolazione»

Buon intento salvo poi…

invita a essere «sempre più uniti nel nome del Signore»: dalla condivisione della Eucaristia «nasce la capacità di condividere la vita e i beni, di portare i pesi gli uni degli altri”

Che è come dire: non lo faccio per pura filantropia e senza particolari interessi, bensì in favore di. Inscenando quindi una pantomima che ricorda tanto una propaganda non dissimile da quel tale che millantava l’azione della “propria” Protezione Civile in favore degli sfollati de L’Aquila…

Il resto pare:
1) ignorare quanto esplicitamente detto dal Papa nell’Angelus portando altre “generalità” come se quei concetti non fossero mai stati espressi
2) invoca a dei fantomatici regimi-sparring-partner buoni solo per innescare sottaciuti ragionamenti in bianco e nero. Salvo poi ricordarsi della Rat Line, Franco, Mussolini, i Patti col Terzo Reich e Pinochet e passare d’incanto alla posizione a dir poco patetica di “tutti contro il Mondo”….

Ma cresci un po’.

FSMosconi

Oh, e tengo a specificare che nemmeno io son comunista.
Lei può fare lo stesso nei confronti dell’Inquisizione Spagnola, Enrico?

Stefano

@ enrico

atei comunisti enrico.
Hanno commesso crimini come i credenti cristiani cattolici.

Lei è credente cristiano cattolico? Io non sono ateo comunista.

Per cui non ho la minima difficoltà a condannare nel modo più severo i crimini dei comunisti nel XX secolo. Aspetto che lei faccia altrettanto con quelli che la sua religione ha commesso durante il XX secolo e i 19 anteriori.

Non dovesse comprendere provi con i diagrammi di Venn

Senza contare che per le volte che ho fatto rimarcare (come altri qui) la differenza risulta ormai STUPIDO uscirsene con la solita solfa. Ma se lei va fiero di queste sortite, come i suoi correligionari….

Riguardo al concetto cristiano di riconoscere CRISTO nel sofferente, anziché riconoscere semplicemente il sofferente, il farlo notare dimostra che ha letto l’articolo di Marullo invano.

enrico

@ Stefano

Ohhhhh dottor Stefano ma smarcarsi adesso è piuttosto comodo.
Un comunista non può essere razionalista?

A proposito l’UAAR per il terremoto che ha fatto?

enrico

@ Stefano

A sì dottor Stefano.
Attraverso questo giochetto lei si smarca all’infinito.
Può scegliere una qualunque categoria piccola a piacere o un sottoinsieme e smarcarsi fino ad arrivare a se stesso.
Dunque?
Con questo giochetto chi pensa di ingannare a parte se stesso?

Stefano

@ enrico

Ripeto, io non sono comunista. Lei è cattolico?
Il resto è un suo miserabile tentativo di difesa.
Non avesse compreso: io condanno senza alcun problema i crimini comunisti, lei condanna o crimini cattolici?
Si
No
Risponda dottor enrico

PS. Veda un pò se il comunismo come è stato implementato nei paesi che lei accusa è razionale. Veda un pò come viene applicato il principio di autorità. Veda se quei regimi accettavano la revisione dei loro principi in base all’evidenza e scoprirà per l’ennesima volta che non è capace di ragionare.

Provi a non farsi spiegare l’ovvio, non va a suo merito….

bardhi

@ enrico
ma un cattolico non può essere razionalista? pure tu lo sei, almeno quando non parli di resurezione e vergine, quindi la tua parte razionale si deve sentire in colpa per quello che hanno fatto i comunisti razionalisti??

Stefano

@ enrico

A proposito l’UAAR per il terremoto che ha fatto?

Veda lo statuto e scopra cos’è l’UAAR. Si accorgerà che non è un’istituzione che non ha lo scopo di raccogliere 100 per destinarne 20 a chi ha bisogno.
E non si fa mantenere e si fa bella con i soldi degli altri.
Su enrico, provi a capire sia cosa pensa sia cosa scrive. Le rammento il suggerimento: fa molta più figura quando non interviene.

Stefano

@ enrico

enrico, il contrario di ateo è credente.
Ai crimini atei si contrappongono quelli di TUTTI i credenti.
Tra gli atei ci sono i comunisti. Questo significa che non tutti gli atei sono comunisti. A onor del vero non tutti i comunisti sono atei.
Il sottoinsieme degli atei non comunisti NON è piccolo a PIACERE.
Tra i credenti ci sono i cristiani. Tra questi i cattolici.
Ripeto: io non sono comunista. Lei è cattolico?
Se insiste, sono costretto a rinfacciarle i crimini di TUTTI i credenti.

Murdega

dalla condivisione della Eucaristia .
Siamo alla follia pura, roba da chiodi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

manimal

i cittadini dello stato della chiesa, mi domando…
quali attenzioni avevano ai loro bisogni di uomini da parte del regime che su di loro dominava?

avranno avuto istruzione gratuita per tutti? un posto di lavoro per tutti? cure mediche per tutti? un tetto sopra la testa per tutti?

dovrò documentarmi…

El Topo

Stefano, ti propongo una mia visione delle cose, il punto su cui ti invito a ragionare ed esprimere un tuo parere è quello che chiami (o meglio il prelato chiama) il “difetto di mettere l’uomo al centro al posto di Dio” lasciando intendere che si tratti di un’alternativa opposta e contraria a quella del credere.
Personalmente, e penso di non essere l’unico, ritengo che l’essere ateo mi abbia portato a togliere di mezzo l’antropocentrismo. Solo la visione “atea” delle cose mi permette di considerarmi un animale tra gli altri e talvolta nemmeno particolarmente fiero di appartenere alla mia specie. Il dio creatore dell’uomo, padrone e privilegiato tra i viventi non fa altro che consentire una sorta di narcisismo riflesso in un’immagine creata ad hoc, dio appunto, facendo della religione il vero fulcro dell’antropocentrismo. La religione a mio avviso ha la funzione di dare all’uomo lo status di superanimale; il migliore, quello degno ad avere una vita oltre la morte fisica e questo a mio avviso è il tripudio dell’antropocentrismo e dio è riducibile anche ad una scusa per questo gioco di delegittimazione e sopraffazione dei viventi da parte degli uomini.

manimal

in effetti, uno dei motivi che mi ha condotto alla non credenza, è l’intuizione che l’uomo alla fin fine è animale come gli altri (con tutta la sua intelligenza ed evoluzione sociale e tecnologica).

faber

Be ci sarà un motivo se ancora oggi l’evoluzionismo è così tanto osteggiato… 😉

Felix

@faber
Secondo me la ragione fondamentale per cui l’ Evoluzionismo é e sarà sempre osteggiato, al di la di qualsiasi evidenza presente o futura, é che ha distrutto il giocattolo fondamentale dei credenti di tutti gli dei, la “creazione”.

giordanobruno

Il disprezzo dell’Uomo (o antiumanesimo che dir si voglia) è l’essenza ultima del cattolicismo. Se questo animaluccio insignificante, chiamato Uomo, scomparisse all’improvviso dalla faccia del nostro pianeta, l’Universo continuerebbe tranquillo e indisturbato la sua lenta ed inesorabile evoluzione. Peccato però che non ci sarebbe più nessuno a creare ed elaborare quella cosuccia insignificante chiamata Scienza. In vita tua hai mai conosciuto una galassia capace di affrontare e risolvere problemi di geometria riemanniana? Io no.

giordanobruno

A scanso di equivoci, la mia risposta era rivolta a El Topo.

manimal

neanche io, ma penso che la galassia non se ne cruccerebbe affatto, e la lenta e inesorabile evoluzione dell’universo non per questo subirebbe qualche mutamento…

ovvero, la nostra “intelligenza” peculiare, ha sì enorme valore, ma alla fin fine solo per noi esseri umani.

El Topo

Ti invito a leggere un vecchio saggio di Francisco Varela ed Humberto Maturana (è abbastanza breve ed avvincente): L’albero della conoscenza, Garzanti, 1987.
E ti condenso (in modo superficialissimo) la questione così: gli uccelli conoscono già da un pezzo tutta la fisica inerente al volo tant’è che hanno imparato a volare molto prima di noi (senza andare tanto a disturbare le galassie).
Ovviamente parlo così per provocare e devo ammettere che il nostro sistema nervoso è assolutamente peculiare e ci rende unici senza dubbio (io come esempio avrei portato l’arte della fuga di Bach piuttosto che un problema di geometria reimanniana) resta comunque il fatto che l’intelligenza di cui tanto ci beiamo è riducibile alla proboscide di un’elefante o alla coda di un pavone, uno strumento evolutivo (più o meno utile) che non ci da nessun diritto di trattare gli altri esseri viventi con superiorità. In questo senso ritengo che il concetto stesso di umanesimo vada superato e sostituito da una visione vita-centrica in una sorta di “solidarietà” tra i viventi che si rende possibile solo e proprio grazie al fatto che l’uomo ha sviluppato una ragione che gli permette di trascendere il proprio egoismo di specie e gli permette di osservare e capire i rapporti tra i viventi oltre a poter gustare l’assoluta unicità del fenomeno della vita di cui è parte e di cui deve diventare responsabile tutore.

giordanobruno

@ El Topo

Perdere tempo in discussioni oziose, soprattutto con il caldo di luglio, non è propriamente quello che più amo nella vita. Mi limito pertanto a ricordare alcune banali verità, che troppo spesso vengono ignorate:

a) Il cattolicismo, inteso come ideologia politico-religiosa coerente nelle sue premesse dogmatiche e nelle sue inferenze dottrinali, nasce soprattutto con Agostino d’Ippona. Da bravo retore di matrice ultraconservatrice, il nostro Agostino amava Cicerone ed in particolare il suo Hortensius; però odiava l’Uomo ed ogni forma di umanesimo: l’umanità era per lui soltanto un vas damnationis. Dovrebbero tenerne conto tutti quelli che, un po’ troppo superficialmente, parlano ancora oggi di “umanesimo cristiano”. E dovrebbero tenerne conto anche quegli atei che, non meno superficialmente, si illudono di dare al loro ateismo un solido fondamento teoretico, attaccando l’Uomo e l’umanesimo.

b) L’anima di tutta la scienza moderna non è né la fisica né la biologia (già immagino le contumelie che mi pioveranno addosso da parte dei vari fisici e dei vari biologi che frequentano questo blog) ma la matematica. Se la scienza medioevale aveva il suo fondamento nella metafisica, e segnatamente nell’ontologia, questo fondamento è oggi occupato dalla matematica e solo da essa. Se i cattolici nutrono una malcelata antipatia nei confronti della scienza di Abel, dovrà pur esserci un motivo, dopo tutto.

c) La matematica è una pura creazione della mente umana: tutti i concetti dell’analisi (insieme, numero, funzione, limite, continuità, derivazione, integrazione ecc) e tutti i concetti della geometria (spazio, gruppo di trasformazioni, varietà algebrica, varietà topologica ecc) esistono soltanto dentro il cervello dell’Uomo. E non da altre parti. Ovviamente, il giorno che avrò notizia di una galassia capace di dimostrare un teorema di analisi o di geometria, sarò pronto a sottoporre il mio punto di vista ad una rigorosa revisione critica.

d) La centralità della matematica nella scienza moderna non è altro che il segno inequivocabile della centralità dell’Uomo nell’universo.

stefano marullo

@ El topo

Non ho parlato di antropocentrismo, l’uomo non ha alcun ruolo rispetto al creato di cui egli stesso è materia, l’umanesimo affronta il problema del destino dell’uomo tra i suoi simili. Non si può, comunque lo si guardi, non riconoscere all’uomo una sua “specificità” che non è necessariamente superiorità. L’uomo si pone domande di senso, magari per un errore di duplicazione del DNA rispetto agli altri esseri. Malato, genio o folle che sia, questa è la sua peculiarità. Mi pare che l’ultimo numero dell’Ateo 3/2012 tratti bene la questione nell’articolo del compianto Achille Taggi che parla dell’uomo come “animale eccedente”.
Poi, a scanso di equivoci, Camus dice “morto Dio restano gli uomini, cioè la storia che bisogna comprendere e costruire”. Dichiararsi atei è un punto di partenza non di arrivo. E’ una situazione tragica. La nostra è la condizione dei naufraghi che dopo aver perso tutto (anche Dio) si ritrovano in un’isola deserta da scoprire e devono industriarsi per sopravvivere. Gli altri (i credenti) sono quelli che non hanno voluto lasciare i propri beni e non si sono buttati sulle scialuppe attendendo che qualcuno venisse a prenderli.

El Topo

Ti rimando alla risposta che ho dato a Giordanobruno alle 13:03 (poco sopra) ed aggiungo che non concordo con la tua visione dell’ateo come naufrago, per me che ho attraversato le canoniche per passare al dio personale fino al panteismo il raggiungere la tranquilla e serafica condizione dell’ateo è stata una liberazione, lo squarcio di un velo che mi impediva di vedere la luce, una vera conversione al contrario che mi ha fatto capire cosa significhi essere liberi (tant’è che ho smesso pure di fumare) e responsabili. Se sono naufrago allora l’isola è stupenda, ci sono palme e bambù, è un luogo pieno di virtù…(chiedo scusa per la citazione).
In realtà mi spiace per chi perde tempo a macerarsi nei sensi di colpa o vivendo nelle false speranze senza rendersi pienamente conto della fortuna incommensurabile di essere finiti su questo pianeta azzurro-verde brulicante di vita e di cose da vedere e da scoprire.

stefano marullo

La tragedia non è avere perso dio, ma “l’abisso della libertà” (Pareyson) che abbiamo di fronte, la responsabilità di fondare i valori perchè “condannati ad essere liberi” (Sartre). L’etica è un tratto marcatamente umano (senza escludere che nel regno animale, come dimostrato, ci siano consorzi solidali non istintivi) perchè l’uomo è l’unico essere che non si accontenta di “essere quello che è”. E non è affatto appannaggio delle religioni. Vedi “Etica atea” (n. 5/2011 de l’Ateo) o se vuoi i miei “Prolegomeni alla fondazione di un’etica atea” su questa sezione. Questa condizione la si può vivere anche senza drammi o con ineluttabile senso del destino universale a cui questo mondo è votato, ma non la si può prendere con leggerezza. Naufragio (un’immagine tradizionalmente presente nella filosofia esistenzialista) declina al meglio il senso di trovarsi “gettato” in mezzo alla storia senza essere stati interpellati

giordanobruno

Anch’io ho alle spalle un’educazione cattolica, con tanto di liceo frequentato in un istituto privato retto da gesuiti, dei quali peraltro conservo un ottimo ricordo. Anch’io, superata la soglia fatidica dei twenties, ho deciso di voltare le spalle (PER SEMPRE) a santa madre chiesa. Non so quanto possa interessarvi, tuttavia vi enuncio brevemente le cause della mia evoluzione da credente a non credente:

a) Di fronte ai grandi problemi dell’uomo (quello della morte, per esempio) il cattolicismo sa proporre solo miti in parte di origine assiro-babilonese ed in parte di origine iranica. Non so come la pensiate voi, ma secondo il mio modestissimo parere nelle avventure extraconiugali di Zeus ora con questa ora con quella ninfa c’era più serietà, o quantomeno erano più divertenti.

b) Quando si parla di dio, troppo spesso (anzi quasi sempre) ci si dimentica che il dio (iniziale minuscola) della tradizione religiosa giudaico-cristiano-islamica non è affatto Dio (iniziale maiuscola) quale viene inteso comunemente in ontologia, ma solo l’evoluzione di un’antichissima divinità cananea, conosciuta con il nome di El e ritenuta padre degli dei e degli uomini e creatrice del cielo e della terra. Sapete una cosa divertente? Questo El mica era single come pensano i cattolici, ma aveva una moglie di nome Ashera. Poi si sono lasciati. Che volete farci? Si vede che anche loro sono riusciti ad ottenere l’annullamento del matrimonio dalla Sacra Rota…

Scusate se gli argomenti da me addotti alla discussione del thread sono un po’ terra-terra, ma vi ricordo ancora una volta che io non sono un filosofo. Insomma, bisogna che vi accontentiate.

faber

Personalmente non ho ricevuto un’educazione particolarmente cattolica, piuttosto direi un’educazione “media”. Mia madre credente non praticante (si va in chiesa perchè si deve alle feste comandate per intenderci) mio padre non credente. Ho frequentato il catechismo come tutti gli altri coetanei e ho ricevuto la prima comunione. Poi crescendo la non-credenza mi è semplicemente apparsa come la scelta più logica. Non riuscirei ad individuare una causa o motivazione specifica. Semplicemente l’ipotesi di dio (per citare Dawkins che all’epoca non conoscevo neanche di nome) mi è sembrata verosimile più o meno quanto quella di babbo natale. Devo dire che l’idea che mi è stata più difficile da accettare (ma che in realtà è sorta in maniera altrettanto naturale) è stata quella della mortalità mia e delle persone a me care. Di pari passo, grazie allo studio (non solo scolastico anzi…), ho maturato una coscienza critica che mi ha permesso di vedere la CCAR per quello che è: un manipolo di manigoldi. Dici che non sei un filosofo e pertanto le tue argomentazioni sono terra-terra: be non me ne vogliano i filosofi che frequentano le ultimissime ma probabilmente questo aiuta! Gli arzigogoli filosofici mi sono sempre risultati indigesti e li ho sempre visti come fumo negli occhi 😉

FSMosconi

A onor del vero El risulta certe volte anche figlia di Elianu (forma estesa di El/Il/Al/Ilu traucibile, to’, con altissimo 😉 ) più o meno come lo è Ishtar con Ba’al/Bel. Di contro il caro Jah risulta semplicemente un dio minore come dimostra Deut. 32,8 nella sua variante del Qumran, per altro: la cosa è persino riportata in nota nella versione della CEI … e nemmeno tanto simpatico.
Lo dico giusto per onor di completezza. 😉

giordanobruno

@ FSMosconi

Ti ringrazio per la precisazione. Tuttavia, al di là della specifica tradizione religiosa cananea, che non poteva non influire sulla genesi e l’evoluzione del dio di Israele, resta il fatto che il nucleo mitologico vero e proprio (oserei dire lo zoccolo duro) del cristianesimo va cercato in antichi miti iranici ed assiro-babilonesi: qui penso in particolare al mito del Pairidaeza, a sua volta derivato dal mito indoeuropeo della Saturnia Tellus e della corrispettiva età dell’oro. Ha un senso, per un uomo del XXI secolo, assumere questi miti quale orizzonte ultimo della propria esistenza?

FSMosconi

@giordanobruno

Be’, a onor del vero lo zoroastrismo non venne considerato dall’ebraismo se non per pochi concetti per altro sui generis (Saosyant = Messia, solo che questi era per gli ebrei un semplice uomo con finalità di conquista; Frashokereti = Apocalisse, solo che questi ebbe un’importanza relativa solo nelle componenti meno ortodosse facenti capo libri come Baruc, Enoc e i Testamenti dei Patriarchi…) per dire: il concetti di Diavolo è del tutto estraneo all’Ebraismo sin all’epoca Ellenistica ove lo mutua dalla Yle Platonica. Non che YHW non avesse degli sparring-partner, ma erano intesi in senso cananeo come identificazioni di periodi astrali determinanti dati periodi agrari (Leviatano = Yam-Tiamat che è essenzialmente lo Scorpione dell’inverno contrapposto al Yhwh-Ba’al che in questo caso è palesemente Orione; Behemot = il Toro inviato da Ishtar contro Gilgamesh nonché omonima costellazione).
Se proprio volessimo addentrarci nelle origini del cristianesimo dovremmo indagare nel sottobosco di tali credenze durante il periodo post-alessandrino…. e credimi: le attinenze ebraiche diventano allora solo un pretesto, mal posto per altro. 😉 😉 😉

“Ha un senso, per un uomo del XXI secolo, assumere questi miti quale orizzonte ultimo della propria esistenza?”

Certo che no: però se sei accorto ti fai un bel ripasso d’astronomia che non fa mai male, è pur sempre qualcosa di cui parlare… 😀

giordanobruno

@ FSMosconi

Se si nega il mito del paradiso terrestre e del peccato originale, l’azione salvifica di Cristo diviene del tutto superflua. E tutto il cristianesimo finisce a … signorine di malaffare. Ma il mito del paradiso terrestre e del peccato originale da che cosa è saltato fuori? Per il resto, condivido in toto quanto hai scritto.

alessandro pendesini

…. l’uomo alla fin fine è animale come gli altri…..
@Manimal :
Che l’uomo sia un puro prodotto dell’evoluzione non ci sono dubbi, ma si differenzia dal regno animale almeno per quattro motivi :
–E’ indiscutibilmente il più irrazionale degli animali…
–E’ l’unico (con le formiche) che combatte fino alla morte, non per necessità ma per istinto bellico e/o di dominio…
–Il solo dotato di caratteristiche epifenomenali uniche…
–Ma anche perché dobbiamo riconoscere che la specie umana ha potuto sottrarsi dalla selezione naturale ! Infatti non abbiamo nessun altro predatore che noi stessi…
Personalmente non considero l’uomo una riuscita o qualcosa che possa apparentarsi ad una qualsiasi forma di genialità ! Dispiaccia ai creazionisti e/o tutti coloro che ritengono l’uomo una « creatura divina », pur ammettendo che l’esperienza della vita puo’ essere molto esaltante, e che vale la pena di essere vissuta, anche se a volte mi capita di pensare il contrario…. Homme : qui êtes vous ?

manimal

beh… che l’uomo si sia sottratto dalla selezione naturale e non sia preda, non lo trovo propriamente esatto.
basta poco per accorgerci che fuori dalle nostre “isole” di civiltà la natura, pur bellissima, sia ampiamente ancora in grado di dettarci legge…
basta farsi una passeggiata per i monti con queste calure per rendersi conto della nostra immensa fragilità di “esseri evoluti”.

indubbiamente la nostra specie ha peculiarità uniche, ma nel complesso sono più le similitudini con gli altri mammiferi che colpiscono la mia personale attenzione: da cui ho dedotto una inplausibilità nell’ipotesi dell’essere umano figlio di dio e creato a sua immagine, che in anni beati della mia gioventù non mettevo in discussione.

ateo

Faber dice:
“Be ci sarà un motivo se ancora oggi l’evoluzionismo è così tanto osteggiato… ”
Be, Intanto si dovrebbe mettere in luce la differenza tra evoluzionismo e darvinismo, spesso confusi. Ora, sul fatto dell’evoluzione non v’è più chi dissenta, se si eccettuano alcuni fanatici fondamentalisti di tutte le religioni; credenti come, ad esempio, F.J. Ayala, hanno offerto importanti contributi alla conoscenza dell’evoluzione. Il dibattito esiste, invece, per quanto concerne i meccanismi evolutivi per cui si discute se siano di tipo classicamente darviniani o, in aggiunta a questi, di altri meccanismi riconosciuti dal progresso scientifico. Tutto ciò è una situazione normale per una teoria scientifica e dimostra, in tal modo, la sua vitalità. La scienza non ha dogmi o verità assolute, ma certamente ci indica quali sono le favole da non tenere in conto e che teologi di vari orientamenti vorrebbero mantenere in vita con improbabili girigogoli linguistici.

faber

“Ora, sul fatto dell’evoluzione non v’è più chi dissenta”
Be ufficialmente la CCAR è su posizione che praticamente sono quelle dell’Intelligent Design…

Batrakos

Probabilmente sbaglio, ma quel che dice Ateo e l’ID credo siano molto vicini.
Dire che le mutazioni possano essere derivanti da meccanismi ad oggi sconosciuti (e non dal caso) significa accettare il processo evolutivo ma sottoporlo al determinismo (ad oggi non provato, almeno credo); se le mutazioni fossero, per assurdo, prodotte da leggi determinabili cadrebbe l’indeterminismo metafisico e dunque si riproporrebbe il logos nella natura che ridarebbe un certa validità ad argomenti teisti.

SilviaBO

@ Batrakos
Non ho mica capito il tuo ragionamento, forse anche perché la mia preparazione filosofica è paragonabile a quella di un babbuino, il che mi porta a fraintendere alcuni termini.
Perché se le mutazioni fossero prodotte da leggi determinabili si dovrebbe supporre l’esistenza di entità sovrannaturali o comunque di un fine?
Da quanto mi dice Wikipedia, mi pare che la parola “deterministico” abbia un significato diverso in filosofia rispetto a quello che ha nelle scienze. In ambito scientifico, deterministico non significa determinato da qualcuno per un certo scopo, significa semplicemente governato da leggi che, se conosciute, permettono di prevedere perfettamente il fenomeno in questione.
Possono esistere leggi di natura senza che nessuno le abbia create. Se così non fosse, anche l’esistenza della gravità sarebbe una prova dell’esistenza di dio. Perché eventuali leggi governanti le mutazioni avrebbero un significato diverso rispetto alle tante leggi naturali già note?

Batrakos

Silvia.

Un cavallo di battaglia del teismo è l’ordine determinista e matematico che c’è in natura.
Poi magari le leggi naturali si possono giustificare in altri modi, ma se tutto è retto da leggi e ordine matematico e determinato non si può escludere un’intelligenza creatrice-ordinatrice a monte.
Se invece, e infatti questo è un cavallo di battaglia dell’indeterminismo, la natura prevede l’indeterminismo e dunque il caso diventa molto più difficile ammettere un’intelligenza creatrice-ordinatrice.
Non a caso, l’argomento teleologico e quello causale dell’esistenza di dio sono confutati molto fortemente da quando si è scoperto che il determinismo non è ferreo come si credeva.

faber

Al problema delle mutazioni prodotte o meno dal caso ha risposto egregiamente Lederberg con il suo esperimento sulla resistenza ai batteriofagi negli anni ’50. Per cortesia, guardiamo avanti!!!

Batrakos

Faber.

Io non ho detto che hanno ragione quelli che negano il caso, visto che non ho nemmeno le competenze per pronunciarmi in merito; ho solo detto che ID e determinismo possono andare a braccetto.
Sull’esperimento di Lederberg…non lo conosco, ma mi sembra strano che, se fosse un’evidenza scientifica così cristallina e indubitabile. ci siano ancora scienziati che si pongono il problema.

Batrakos

Faber.

Che poi, per spiegarmi, ti dico quel che ho capito leggendo dell’esperimento ( ppbm.brunomondadoriscuola.com/bios/materiali/schede/bios_scheda_13.pdf ).
Lederberg dimostra che la capacità di resistere alla streptomicina è precedente all’esposizione e che dunque la selezione opera su meccanismi pre esistenti.
Ma il fatto che siano pre esistenti, a livello logico, non dimostra necessariamente che questa precedenza sia dovuta alla casualità, ma potrebbe derivare da precedenti meccanismi genetici che non conosciamo.
Ripeto, intendo a livello esclusivamente logico: se scientificamente invece si deduce che l’unica spiegazione è il caso, si dedurrebbe che gli scienziati che non accettano questa posizione siano di fatto fuori dalla comunità scientifica.
Mi piacerebbe avere dettagli di chiarimento su questo punto, già che ci siamo, almeno imparo qualcosa di nuovo.

SilviaBO

“Se tutto è retto da leggi e ordine matematico e determinato non si può escludere un’intelligenza creatrice-ordinatrice a monte”
Perché, altrimenti si può escludere? Perché si suppone che un dio debba fare necessariamente le cose per bene? Un universo disordinato in cui tutto va a rotoli potrebbe essere stato creato da un dio distratto o noncurante.

Giorgio Pozzo

Un dio distratto non sarebbe un dio. O meglio, non sarebbe un essere perfetto come tutti i credenti ritengono che sia. Chi avrebbe allora creato il dio imperfetto creatore del nostro universo?

faber

Personalmente ritengo che sia impossibile stabilire scientificamente che un qualche fenomeno sia legato al caso. Mettiamo il caso banale del lancio di un dado. Lanciandolo per un numero sufficientemente grande di volte otterremo grosso modo ciascun numero in circa un sesto dei casi. Ora questo è palesemente dovuto al caso, ma non esiste una prova scientifica che possa smentire pinco pallino che arrivi a dire: “non è casuale, esiste un qualche processo fisico che non conosciamo che porta a questo risultato”. La scienza potrà soltanto escludere di volta in volta delle ipotesi, ma non avrà mai la prova definitiva della casualità.
Per quanto riguarda Lederberg, l’esperimento dimostrò che le mutazioni avvengono in maniera indipendente dal contesto selettivo in cui si evolve un organismo. In altri termini Lamark aveva toppato. Sembrerà banale, ma è stato il primo esperimento a dimostrarlo, in maniera tra l’altro molto elegante. Questo, a mio modo di vedere, implica che la mutazione sia indifferente al contesto selettivo e, pertanto, non finalizzata al raggiungimento di una “perfezione” evolutiva. Accostando impropriamente Lederberg ad un ipotetico dio, egli aveva “creato” l’ambiente all’interno del quale crescevano quelle colonie ma il fenotipo di queste se ne infischiava di che tipo di ambiente egli avesse predisposto, così come se ne infischiavano le mutazioni che avvenivano nel DNA.

Batrakos

Faber.

In realtà se c’è una fenomeno in cui la casualità è apparente -ovvero è impossibilità di conoscere e riprodurre minuziosamente tutte le cause di un fenomeno- secondo me è proprio il lancio del dado da parte di una persona.
Se si potessero ricreare tutte le medesime ed identiche condizioni fisiche del primo lancio, uscirebbe teoricamente sempre lo stesso numero; cosa nei fatti impossibile (stessa forza impressa, stessa inclinazione del polso e del dado, ecc… che in una persona sono variabili e dunque impossibili da ripetere in modo identico).

Appunto, allora avevo capito bene l’esperimento: è una confutazione del lamarckismo nè c’entra il finalismo nel senso di perfettibilità (concetto che peraltro nell’evoluzione è errato perchè umanista ed antropocentrico) ma un altro problema: ovvero, dando pacifico che la mutazione precede la selezione, la mutazione potrebbe comunque non essere al cento per cento ascrivibile alla casualità ma potrebbe derivare, sempre in teoria, da situazioni e leggi ad oggi ignote.

E qui si pone il grosso problema: come dici tu, il caso non è dimostrabile a livello scientifico perchè è problema filosofico.
Certo è che, se si dimostra impossibile ogni legge o meccanismo causale, per esclusione non resta che il caso.

Però, in sintesi, io semplicemente dicevo (penso in linea con quel che voleva dire Ateo) che l’ID accetta l’evoluzione come fatto -a differenza del creazionismo stretto- però concepisce (e qui andiamo su un problema filosofico/teologico, come per il caso, anche se, appunto, se si possono escludere leggi di natura ignote non resta che esso) meccanismi causali -ad oggi assolutamente non dimostrati, finchè, per assurdo, non si scopriranno leggi sinora ignote- anzichè casuali.

ateo

Non ho ben capito chi sono questi del CCAR, ma come dicevo “non v’è più chi dissenta, se si eccettuano alcuni fanatici fondamentalisti di tutte le religioni”

faber

Concordo con te Batrakos, in un certo senso non esiste la casualità ma soltanto un insieme molto complesso di fattori più o meno indipendenti che concorrono nella generazione di un fenomeno. Del resto se poniamo per assodato che ogni effetto abbia a monte una causa, è evidente che tale causa possa in linea teorica essere individuata. Ma qui entriamo nell’ambito complesso della teoria del caos. Anche nel caso della mutazione, se poniamo per assurdo che due cellule si trovino in due istanti diversi nelle identiche condizioni fisico-chimiche sia esterne che interne e nelle medesime condizioni biologiche (fase del ciclo cellulare, identica attività delle migliaia di enzimi, identiche concentrazioni di nutrienti, cofattori e sostanze tossiche, uguale attività trascrizionale e così via) allora quelle due cellule riprodurranno la stessa mutazione. Il problema è però su un piano diverso: tali cause così complesse hanno una forma di intelligibilità dietro? La causa, in altri termini, è una causa “pensante e progettuale”? Per quanto mi riguarda tale ipotesi non è nè verificabile nè falsificabile e soprattutto nulla aggiunge e nulla toglie alla natura dei processi in atto. Ergo non è un’ipotesi scientifica. Fin quando un credente non mi dimostrerà il contrario allora rimarrò nel mio stato di agnosticismo indifferente che, per quanto mi riguarda, si traduce in ateismo de facto. Ti dirò di più ma questa è un’opinione molto personale: l’indifferenza del processo mutazionale dall’ambiente circostante rivela semmai che, se esistesse, l’ID sarebbe un Idiot Design! Generare miliardi di miliardi di organismi inadatti all’ambiente che lo stesso disegnatore ha generato…dio non ci fa una bella figura! 😉

Batrakos

Anche secondo me dietro la mutazione genetica potrebbe esserci qualche causa (fisica, non divina) che non conosciamo.
Lo dico perchè ho sempre avuto un dubbio, oltre che per le spiegazioni sottostanti di Pendesini.
La mutazione viene trasmessa attraverso la riproduzione.
Ora, perchè ci sia una possibilità di sopravvivenza e diffusione tramite riproduzione, la mutazione deve coinvolgere un numero sufficientemente alto di individui in popolazioni contigue e pressochè nello stesso tempo.
Ora, ciò che avviene in modo diffuso e contemporaneo difficilmente può essere attribuito al caso, che, proprio perchè tale, avverrebbe su pochissimi individui contemporaneamente.
Se puoi darmi qualche delucidazione in merito ti sarei grato.

Sul ‘dio intelligente’ e ‘dio stupido’, il tuo è buon argomento, tuttavia, almeno così a pensarla breve per parlare, non è detto che l’eventuale intelligenza fosse interessata alle singole specie o all’uomo (come vorrebbero i monoteismi abramitici) ma può aver semplicemente posto in essere la materia con le sue leggi senza alcun fine preciso verso specie o individui ma soltanto come opera creativa.

faber

Attenzione, fai un errore non trascurabile. La selezione non avviene sul genotipo bensì sul fenotipo. Non necessariamente una singola mutazione porta alla comparsa di un nuovo fenotipo e sono in realtà pochi i fenotipi che seguono le leggi della genetica mendeliana classica. Questo è tanto più vero, quanto più è complessa l’organizzazione di un organismo. Ciò significa che in moltissimi casi vengono accumulate, trasmesse e ricombinate mutazioni genetiche che hanno nessuno o lieve impatto sul fenotipo e di conseguenza sulla fitness riproduttiva. E’ evidente che nel corso dei millenni questo accumulo graduale si rifletta in modifiche sostanziali che a questo punto diventano fattori importanti di selezione. E’ evidente che siano esistiti “grandi balzi evolutivi” legati alla comparsa di mutazioni con un impatto molto consistente sul fenotipo ma, l’idea che mi sono fatto (parlo da biologo ma non da specialista in evoluzione) è che si tratti di grandi eccezioni più che della regola. Anzi, solitamente quando singole mutazioni producono effetti fenotipici molto evidenti, si tratta di effetti deleteri non vantaggiosi.

faber

Ah scusate il doppio commento, ho dimenticato di rispondere ad un punto. Riguardo al disegnatore disinteressato…be più che di disegnatore a quel punto avrebbe più senso parlare di fabbricatore di matite. Stiamo parlando di una presunta entità che avrebbe creato le leggi dell’universo senza una finalità specifica, pertanto ciò non rende necessario neanche imputargli una qualche qualità intellettiva. Anzi, aggiungo che in questo caso avrebbe ancora più valore l’idea di essere umano come incidente cosmico. In ogni caso il loop dialettico mi riporta sempre a considerare l’inutilità di un tale essere e pertanto a infischiarmene allegramente (di lui non dei suoi falsi profeti che bastonerò, figuratamente si intende, sempre volentieri 😉 )

Batrakos

Secondo me l’umanesimo ateo è tale quando ha una carica sociale che vorrebbe liberare l’uomo dalle ingiustizie che non solo i preti ma anche i ‘padroni del vapore’ perpetrano a livello sociale, o almeno alleviarne le condizioni. Alle solite obiezioni, e senza entrare su Marx e il marxismo, rispondo che non è necessario essere marxisti o comunisti per proporsi una società più giusta..
Per quanto riguarda le religioni: dove esiste un meccanismo ‘imperiale’ come è la struttura della CCAR e un’attenzione al business decisamente esasperata rispetto alle necessità della sopravvivenza dell’istituzione, difficilmente ci saranno, riprendendo ed estendendo il discorso dell’umanesimo ateo, concretizzazioni agli slanci solidaristici e umanisti che comunque tra i cattolici di base esistono.

giordanobruno

@ Batrakos

Perché, ancora non lo avevate capito che io sono un ateo umanista? Quanto hai scritto è semplicemente perfetto, tanto che nutro il sospetto (perdona questa mia piccola malignità) che tu abbia soltanto citato un passo di qualche saggio di carattere storico o politico da te letto di recente. Se invece è tutta farina del tuo sacco … allora tanto di cappello!

Mi permetto di aggiungere una postilla al tuo intervento, sperando di non banalizzarne con questo il contenuto. Il disprezzo dell’uomo e dell’umanesimo inizia con Agostino di Ippona (pensa solo all’ossessione per il peccato originale, che lo tormentò fino all’ultimo dei suoi giorni) e viene in seguito ampiamente ereditato e rielaborato dal pensiero teologico protestante. La cultura borghese, che ha nel protestantesimo la sua fondamentale matrice ideologica e religiosa, si è guardata bene dal rinnegare questo antiumanesimo. E perché mai avrebbe dovuto farlo, del resto? Solo insegnando all’uomo a disprezzare se stesso si può ragionevolmente sperare che egli adori il mercato quale unico dio in terra. Non sei d’accordo con me?

Batrakos

Ti perdono la piccola malignità e ti ringrazio molto per l’apprezzamento! 🙂

Devo dire che a me pareva di esprimere una banalità, mentre la tua preziosa postilla offre ottimi spunti di riflessione.
Il protestantesimo è certamente intriso di pessimismo antropologico (ci si salva per predestinazione alla fede, ma diceva Lutero che nessuno sa fino all’ultimo giorno se manterrà la fede, quindi nessuno ha indizi per la propria salvezza), eppure a me pare che fu proprio il calvinismo a dare un recupero ottimista sulla predestinazione, che -e qui arriviamo al punto che ci interessa- si può vedere dalle fortune in vita: soldi e ruolo importante nella società (da gestire sobriamente, di qui il famoso ‘rigore calvinista’).
Ora, certamente se le fortune sociali sono un segno della predestinazione, in qualche modo il mercato diventa quasi lo specchio delle decisioni divine, ma sappiamo tutti -e lo sapevano già loro- di quali crudeltà il mercato è capace verso i più deboli (che probabilmente sono i predestinati all’inferno).
Una concezione del genere non pare umanista neppure a me…

alessandro pendesini

Già da tempo mi astengo di utilizzare il termine “progresso” per descrivere l’evoluzione biologica. Preferisco utilizzare termini più obiettivi e neutrali quali una “ crescente complessità”, specialmente quando trattasi di evoluzione del nostro cervello.
Gould, dopo Darwin (e non solo), ci insegano che l’esistenza dell’uomo sulla terra non richiede nessuna giustificazione. Questo concetto dell’uomo “incidente cosmico” non è il risultato di una finalità voluta o guidata da un ipotetico creatore, né nella sua natura né nelle sue produzioni.
Potremmo chiederci qual’è l’obiettivo principale della macchina umana ? La risposta puo’ scandalizzare nonostante sia evidente : a niente, se non a proliferare !!
P.S. : Un uomo non è meglio (o peggio) “riuscito” di una papera, uno scarafaggio o elefante ecc.., si è solamente adattato, al termine di una storia diversa, ad un altro tipo di vita, quella che noi tutti conosciamo !

Federico Tonizzo

“Spesso si parla, oziosamente, della cosiddetta inversione dell’onere della prova. Sei tu, credente, che devi dare ragione di ciò a cui credi e non io, ateo, a doverti giustificare la mia miscredenza.”. Giustissimo!
Vorrei porre una considerazione “laterale” (forse leggermente scontata, ma mai menzionata nei “media” e solo occasionalmente menzionata in queste nostre discussioni, e che secondo me meriterebbe invece fiumi di inchiostro) al discorso di Stefano Marullo.
La parola “a-teo”, cioè “senza dio”, sembra indicare una mancanza, un’assenza di qualcosa che sarebbe “normalmente” necessario, o dato per scontato avere; sto pensando cioè all’analogia di “a-teo” con parole quali “a-genesia” (di una parte del corpo), “a-fasia”, “a-stenia”, “a-patia”, “a-nomia”, “a-ritmia” (cardiaca), “a-nomalia”, e simili.
Penso che occorrerebbe invece destrutturare completamente e capovolgere, invertire tutto questo, e porre molto bene in lampante evidenza il fatto che non sono gli “atei” a mancare di qualcosa di necessario o di normale o di scontato, ma sono invece i cosiddetti “credenti” ad avere (in mente) qualcosa di “troppo”, di “non necessario”, di “non scontato”, di “non normale”, di “fardello parassitario”, di “tumorale”. Che denominazione proporre, dunque, che sia adatta per costoro? “Teofili”, o “t/deisti”, o “teodipendenti”, o “teofantasisti”, o “teofantasticanti”, o “teopatici”, o “teofissati”, o “teodopati”, “teoinfetti”, o “teomani”, o “teofrenici”, o “teati”…
Personalmente propenderei per “teati” (parola che suggerirebbe il fatto che la convinzione dell’esistenza di qualche “teo” è stata inflitta/imposta alle persone quando queste non avevano abbastanza indipendenza e forza mentale per opporvisi, come nei casi della circoncisione e delle m.g.f.), oppure per “teopatici” (con riferimento a residuati psicologici di infantilismo mentale), oppure per “teofrenici” (termine puramente descrittivo, con riferimento all’orientamento mentale alla credenza in un “teo” qualunque esso sia, senza connotati di psicopatologia, ma con una sottintesa strutturazione mentale impostata sulla credenza in qualche “teo”, con tutte le eventuali implicazioni che ne conseguono), con preferenza assoluta (mia) per “teofrenici”.
Ma ovviamente sarò felice di leggere altre proposte (… e anche eventuali contestazioni). 😉

Stefano

@ Federico

teofantasisti, teopatici, teodopati, teomani le mie preferite 🙂

Biondino

Mamma mia, ho dato una scorsa al dibattito: e che è, un forum di storia delle religioni o un dibattito teologico?

ateo

Il termine caso, nel discorso evoluzionistico, non si riferisce alle mutazioni del genoma, le quali avvengono in base a processi chimico-fisici, esso, invece, indica che tra le mutazioni genomiche ed il risultato eventualmente adattativo del fenotipo non v’è necessaria corrispondenza, è la selezione che agisce da anticaso promuovendo quelle forme più adatta alla riproduzione.

Batrakos

Sulla selezione concordo (ovvero, nel discorso di Monod, ha il ruolo della necessità).
Ovvio che la mutazione è un fenomeno chimico, tuttavia se non si trova una causa della mutazione (e a quel che so nei processi evolutivi naturali non si è trovata), quella mutazione viene indicata come casuale in quanto non causata e dunque non prevedibile nè riproducibile.
Almeno io la sapevo così, poi se sbaglio lieto di essere corretto, almeno imparo.

alessandro pendesini

Qualche chiarimenti :
Perché queste mutazioni che, una volta avvenute in una cellula germinale, vengono trasmesse di generazione in generazione? Il supporto del nostro piano, l’ ADN, è una molecola fragile che a volte si altera a causa degli errori di copiatura che si verificano durante la divisione cellulare, o a causa di diverse sostanze chimiche, quali agenti ossidanti (che respiriamo o mangiamo !) ma anche ai raggi cosmici, o d’origine umana, tutto cio’ puo’ alterare l’ADN ! Quindi, una volta su un milione di divisioni cellulari si produce una mutazione. Questa viene generalmente riparata, ma il nostro sistema immunitario, una volta su circa diecimila, fallisce. E ‘poco, ma si formano talmente cellule germinali, in tante persone, che queste mutazioni avvengono, anche se nella maggior parte rimangono relativamente rare. E’ questo è il prezzo che paghiamo per la flessibilità della vita che rende possibile l’evoluzione, senza la quale non esisteremmo !!! Naturalmente, le stesse malattie esistono anche in altre speci, ma questi animali scompaiono rapidamente e…naturalmente.

Batrakos

Grazie per il chiarimento.
Se potessi chiarirmi il dubbio che ho espresso pochi secondi fa più sopra in risposta al thread con Faber te ne sarei grato.

alessandro pendesini

Ma anche :
–La CONTINGENZA domina largamente nella costruzione dell’individuo biologico.
–La razionalità della natura non è sempre quella di un architetto, anche con l’ausilio della selezione naturale, senza offesa per i sostenitori dell’epistemologia evolutiva.
–Ragionare significa deliberare e/o decidere, ma i limiti della razionalità umana sono numerosi….(su di questo potremmo riempire un’intera enciclopedia !)
–Il nostro cervello può alterare le informazioni che vengono proiettate sulla retina, -cioè siamo in grado d’ignorare (inconsciamente) la realtà che ci circonda- per dargli la forma che si adatta e/o conviene alle nostre convinzioni, comprese le assurde..Ed occulta tutto cio’ che considera senza importanza o già noto…
Création divine dites vous ?

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