Rischia di finire in carcere il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi di reclusione. In ballo il delicato equilibrio tra libertà di espressione, onestà intellettuale e diffamazione a mezzo stampa. Oggetto del contendere, un articolo pubblicato dal quotidiano che allora dirigeva, Libero, nel febbraio del 2007. Firmato da un non meglio precisato ‘Dreyfus’. Un pezzo virulento contro uno spinoso caso di aborto di una tredicenne. Indicativo del clima oscurantista e criminalizzante che certi giornali hanno contribuito a creare, per affossare la l’autonomia delle donne e smantellare la legge 194 che, con tutti suoi i limiti, la garantisce. Ed è per questo che, tra i commenti che si accavallano questi giorni, ce ne occupiamo anche noi.
Ma prima di tutto è utile ricostruire i fatti. Tutto nasce il 17 febbraio 2007, quando La Stampa monta il caso, titolando Obbligata ad abortire a tredici anni. Fornisce una ricostruzione parziale, considerato il momento concitato e le notizie che ancora si rincorrono, e sostiene che la ragazza sia stata forzata. Nei giorni successivi prosegue il valzer delle accuse e delle insinuazioni, dove la parte del leone la fanno gli ultrà cattolici come Paola Binetti.
Tra le tante bordate arriva quella di Libero. Dreyfus dà sfogo al suo integralismo, dipingendo una storia a tinte foschissime e dalla trama assolutamente falsata. Attribuendo al giudice e ad altri azioni mai commesse, in particolare di aver imposto l’interruzione di gravidanza. Fino a sostenere che, “se ci fosse la pena di morte, e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il giudice”.
Si scopre ora che dietro Dreyfus si celava in realtà Renato Farina. Noto integralista cattolico radiato dall’ordine dei giornalisti per aver fornito e diffuso notizie false e collaborato con i servizi segreti, con il nome in codice ‘Betulla’. Farina ha ammesso di aver scritto il pezzo, assumendosene “piena responsabilità morale e giuridica”, nonché chiedendo scusa al giudice: “le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa”.
La vicenda riguarda una ragazza di 13 anni, che viene ribattezzata Valentina per esigenze di privacy. Una minorenne con una storia difficile. Orfana di origine peruviana, subisce molestie e poi viene adottata da una coppia italiana, che però si separa. La ragazza abusa di alcool e droghe, ha un rapporto con il fidanzato di 15 anni e rimane incinta.
Assistita dalla madre, decide di abortire. Una scelta sofferta, considerando che le sue condizioni sono instabili. Come prevede la legge, madre e figlia si rivolgono al tribunale perché il padre non è informato. Il giudice tutelare di Torino, Giuseppe Cocilovo, esaminato il caso e constatato che la ragazza vuole interrompere la gravidanza, ne prende atto come da prassi e autorizza l’aborto. Dopo l’intervento, lei avrà un esaurimento nervoso e sarà ricoverata.
Ma ormai gli attacchi sono partiti e il tribunale si sentirà in dovere di precisare come stanno le cose. Il giudice, sentitosi diffamato, ha denunciato Libero e la responsabilità è ricaduta sull’allora direttore, per l’appunto Sallusti. Che è stato condannato in primo e secondo grado, con pena confermata dalla Cassazione.
In questi giorni si sta ricostruendo la vecchia storia, come fanno ad esempio Repubblica e Corriere della Sera. La quasi totalità degli opinionisti – con qualche eccezione – contesta la pena che ha colpito Sallusti. È di certo grave e preoccupante che un giornalista finisca in galera, una condanna forse sproporzionata. Ma elevare l’ex direttore di Libero a simbolo e martire della libertà di stampa, ferma restando la solidarietà umana, ci pare francamente un po’ troppo. Come fanno notare ad esempio Michael Braun, su Internazionale, e Alessandro Robecchi su MicroMega. Nelle prossime settimane comunque si vedrà se la decisione sarà confermata o mitigata, grazie anche all’interessamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il problema non è la virulenza degli attacchi portati avanti all’epoca – e che stanno ripartendo in modo strisciante – da parte degli integralisti cattolici, particolarmente accesi quando si parla di aborto. Sebbene violente nella forma, certe opinioni rientrano nella libertà di espressione. Noi stessi ci abbiamo fatto il callo – anche ormai alla pura e becera diffamazione. D’altronde, non ci si può aspettare molto di più da chi antepone il proprio dogma integralista al buonsenso e al rispetto dei diritti individuali. Quello che cerchiamo di fare è di andare avanti senza scendere al livello di chi ci attacca, tentando di presentare i fatti in maniera per quanto possibile corretta e con quel minimo di rispetto dovuto, senza sudditanza ma con franchezza.
In questi ultimi tempi si parla molto di libertà di espressione, per il film anti-Maometto The Innocence of Muslims e le vignette satiriche del settimanale francese Charlie Hebdo. Diffamare persone – e invocarne la morte, come fanno ad esempio i fondamentalisti islamici – non può essere spacciato in maniera semplicista per libertà di espressione, come nel caso della satira o della critica. Anche se i confini possono certamente essere labili. Oggi assistiamo al tentativo, da parte dei governi e delle istituzioni internazionali, di inasprire la repressione contro la libertà di espressione per motivi religiosi. Stupisce quindi che la stampa italiana stia dibattendo con tanto impegno sul caso Sallusti, mentre passano in sordina affermazioni gravi come quelle del ministro degli Esteri Giulio Terzi – a cui l’Uaar ha scritto – sulla condanna della ‘blasfemia’.
La questione si pone semmai quando i giornali manipolano sul serio e in maniera consapevole la realtà per pompare una campagna di disinformazione ideologica. Che diventa ancora più esplosiva se in ballo c’è la difesa del ‘sacro’. Preoccupante è che in certi ambienti si torni a parlare del caso ripetendo che la ragazza sia stata “costretta ad abortire”. Oggi il giornale dei vescovi Avvenire parla di “accanimento giudiziario” e di condanna al carcere per quello “che si configura sostanzialmente come un reato d’opinione”. E nei prossimi giorni, di certo altri commenti simili non mancheranno.
Non spetta di certo a noi stabilire in maniera granitica i limiti della libertà di espressione e la portata della condanna per diffamazione. Di certo, non invochiamo punizioni esemplari. Perché gli atei e gli agnostici tengono in maniera particolare a queste libertà e sono assai più tolleranti della media della popolazione. Comprendono quanto sia importante avere il diritto di esprimersi, in quanto loro stessi sono storicamente stati vittime della censura. Come dimostrano ancora oggi i casi di angherie, arresti e minacce che subiscono nel mondo. Censure anche preventive, anche in Italia, si veda il caso dei nostri ‘ateobus‘.
Ma è importante che se una legge esiste questa valga allo stesso modo per tutti e sia volta ad inibire quantomeno la falsificazione smaccata dei fatti. Tenendo fermo il diritto di ognuno di gestire, nel privato, la libertà di espressione come meglio crede, una possibile bussola per orientarsi risiede nel concetto di diffamazione: il raccontare il falso su persone reali per fini poco nobili, piegando la realtà ad interessi di bottega, di ideologia o di credo. Ed è evidente che distribuire pubblicamente patenti di ‘assassino’ a chi sostiene posizioni laiche in materia di aborto, soltanto perché si è pervasi dal sacro fuoco della fede, non è esattamente il massimo.
La redazione
Io non lo manderi in galera, lo costringeri a scrivere articoli seri per 14 mesi. 😆
Scusate, manderei e costringerei, ora mi condanno a scrivere decentemente. 😆
@Francesco
“lo costringeri a scrivere articoli seri per 14 mesi”
Sei un sadico,sarebbe come costringere un eterosessuale a rapporti omosessuali o viceversa.
Se è per questo, ha già la sua condanna. E’ il compagno della Santaché.
Francesco
Questo è anche peggio della detenzione per certi personaggi.
Ebbene si, sono una persona crudele. 😆
Usando lo stesso stile giornalistico a Pecorelli andò peggio.
Io non sono personalmente contraria o contrariata dalla condanna di Sallusti (e questo non dipende solo dalla mia personale antipatia per il personaggio). Qui non stiamo parlando di un reato di opinione. Sarebbe stato un reato di opinione se Sallusti (o, meglio, Farina) avesse espresso l’opinione che, se il giudice aveva forzato l’aborto, allora era un X (assassino? criminale?).
Invece l’articolo dava per appurati fatti che tanto fatti poi non erano. E non poteva essere una cosa inconsapevole, visto che la vicenda era pubblica.
Trovo questa vicenda profondamente diversa dalle varie problematiche di blasfemia, per varie questioni:
1. blasfemia è l’offesa verso il divino; essendo il divino non dimostrato e, perciò, non un fatto, qui si tratta sempre e comunque di eventuale reato di opinione. E se iniziamo a punire le opinioni, al di la’ del livello di buon gusto con cui vengano espresse, la strada è pesantemente in picchiata verso la censura totale.
2. la blasfemia è un reato senza vittime. Se insulto dio, o dio si presenta in tribunale, o nessuno può prendere il suo posto. Se qualcuno si sente offeso dalla blasfemia, è libero di sentirsi offeso; non è libero di impedire l’altrui espressione, visto che l’espressione stessa non lo lede o lo impedisce in alcun modo (piccola parentesi per le opinioni che incitano all’odio e alla violenza. Saranno anche solo opinione, ma caspita se ne fanno, di danni). Il “caso Sallusti”, invece, delle vittime le ha. E sono persone e rappresentanti di istituzioni, non vaghe entità ultraterrene.
concordo. Aggiungiamo che Sallusti è recidivo ha già una condanna simile.
Io togliere la sanzione pecuniaria e lascerei solo il carcere, anche per una questione di equità : altrimenti finirebbe che chi può pagare può diffamare.
ERRATA
toglierei.
concordo: una cosa è l’opinione, un’altra è dire il FALSO (che il giudice avesse obbligato ad abortire!), perciò scrivere che “distribuire pubblicamente patenti di ‘assassino’ a chi sostiene posizioni laiche in materia di aborto, soltanto perché si è pervasi dal sacro fuoco della fede, non è esattamente il massimo” è troppo blando: non è “il massimo”, è un REATO; poi si può discutere se 14 mesi di carcere siano pochi o troppi, ma questo è un altro discorso
da noi un ubriaco ha ucciso con l’auto due fidanzati……era recidivo……non ha fatto un giorno di prigione…. forse un pò di proporzione nelle condanne non guasterebbe…
Personalmente ritengo la pena assolutamente spoporzionata rispetto al reato, a maggior ragione che ad essere colpito non è direttamente l’autore ma il direttore responsabile. Fermo restando che l’autore dell’articolo ha commesso un illecito gravissimo avendo denigrato la dignità professionale (del giudice e del ginecologo) e personale (della madre) dei protagonisti della vicenda. A ciò si aggiunga l’odio profuso da una richiesta di condanna a morte che, alle orecchie di qualche folle, potrebbe apparire qualcosa in più di un invito. Tuttavia penso che in questo caso le sanzioni debbano essere più di tipo civile che non penale (sospensione dall’albo, pene pecuniarie, obbligo di ritrattazione ecc.). Questo per il caso specifico.
Per quanto riguarda il tema più generale dei limiti della libertà di parola, si tratta semplicemente di stabilire se si possa considerare un diritto la libertà non di offendere (concetto poco oggettivo) ma di scrivere e divulgare falsità. Non considererei condannabile chi, per esempio, insulta qualcun altro facendo riferimento a fatti e/o circostanze reali, discorso diverso per chi pur di denigrare l’avversario finisce con l’inventare di sana pianta tutta una vicenda.
Condivido
La condanna pare sproporzionata perchè c’è l’aggravante della recidiva. Comunque non sembra che siano intenzionati a metterlo in carcere, forse si faranno degli domiciliari o lavori socialmente utili.
Quello che mi da fastidio è la difesa dell’ordine dei giornalisti che si comportano da corporazione, si potrebbe risolvere il tutto con la radiazione dall’ordine.
Tra l’altro è come se l’ordine degli ingegneri difendesse un’iscritto che sbagliando una perizia dichiara il falso e per di più lo fa per la seconda volta. Purtroppo credo che i giornalisti non prendano troppo seriamente la responsabilità di controllare le fonti.
@Francesco
“Quello che mi da fastidio è la difesa dell’ordine dei giornalisti che si comportano da corporazione…”
Caro Francesco,il tuo candore mi stupisce.
Quando si tratta di difendere i loro privilegi di categoria i nostri prodi “Clark Kent” non sono inferiori a nessuno.
Ti sei dimenticato il caso Boffo ?
A quanto mi risulta nemmeno il Manifesto o l’Unita si sognarono di riportare la condanna del loro illustre collega per gli edificanti motivi che sai.
immagino che una condanna sia basata su articoli del codice penale che prevedono fattispecie di reato e pene applicabili.
quindi, la questione secondo me si riduce al fatto se i fatti contestati rientrino nel reato previsto dalla legge.
se la legge è iniqua, esistono strumenti per modificarla.
preferibile farlo senza sospetti di favoritismi “ad personam”…
non mi pare che si scateni un putiferio mediatico paragonabile a quello di questi giorni, quando un cittadino qualsiasi, rimane coinvolto in errori giudiziari o viene condannato per la mera osservanza formale di norme che nella fattispecie in oggetto si rivelano vessatorie.
quindi, scusate tanto, ma il buon sallusti proprio non riesce a suscitare in me alcun senso di solidarietà.
e non esprimo un giudizio di merito sul suo modo di fare giornalismo.
Streicher, che personalmente non ammazzò nessuno, fu impiccato a Norimberga in quanto “solo” editore dello Sturmer (la più famosa rivista antisemita tedesca). Non vedo perchè professionisti della calunnia come Sallusti e Farina la debbano passare liscia. La calunnia non è libera espressione, è un atto di violenza esercitato con la penna anzichè il bastone, ma fa male altrettanto. E la pena deve essere conseguente.
quoto al 100×100
Mah, mi trovo sostanzialmente d’accordo con Robecchi. Ci sono parti dell’articolo incriminato che sono opinioni e altre che sono falsità belle e buone. E se queste falsità ledono la reputazione di qualcuno (o arrecano altri danni, specie se materiali o lesioni…) è giusto che ci siano delle conseguenze. Mi pare però che in questo caso si configuri un reato penale forse è troppo?
Secondo me occorre una sanzione che dissuada i diffamatori di professione prezzolati dai ricchi e dai potenti, e per questo la sola sanzione economica non basta. A che serve multare un Sallusti se tanto paga Berlusconi a pie’ di lista?
Perché non dovrebbe andare in galera chi diffama scientemente e sistematicamente? Che c’entra questo con la libertà di espressione? Che tutti così sono i giornalisti?
troppo?troppo poco a me invece sembra.questi signori tentano di scardinare l’unica istituzione sana del paese,cioe’ l’unica istituzione che loro temono e che gli sbarra la strada……..il sign. farina,lavora non per se,ma per altri.se lavorava per se ,si firmava o lo diceva chiaramente dal pulpito del parlamento.
“In ballo il delicato equilibrio tra libertà di espressione, onestà intellettuale e diffamazione a mezzo stampa”
In questo caso non c’e’ nulla di tutto cio’! Si tratta di un articolo con notizie che anche una persona vagamente informata dell’ordinamento guridico vigente riconosce essere platealmente false! L’idea che si possa proteggere la diffusione di notizie palesemente false e noto essere false da chi scrive (qui non si tratta di una notizia rivelatasi falsa dopo piu’attento esame!) con la clausola della “liberta’ di informazione” e’ assotamente assurda.
Infatti altri giornali avevano dato l’informazione corretta e non ci fu rettifica da parte del direttore.
“Prospettando un dopo, quando l’Europa riconquisterebbe un’autonomia vera, dovremmo immediatamente sospendere tutti i patti militari NATO, chiudere le basi USA e vietare agli ebrei ogni ruolo pubblico dal punto di vista sociale, politico ed economico. Quindi, banche e Hollywood chiusi! Eh… ragazzi, le rivoluzioni son cosi’, eh…”
questo commento (non il piu’ duro, tanto per intenderci) arriva da un sito di fascisti/complottisti, luogocomune. mi chiedevo se di questa ‘liberta’ di espressione’ se ne possa anche fare a meno.
non chiediamoci da dove arrivi breivik. mi domando : ma internet e’ immune alla legge (al buonsenso di sicuro) ? credo di non essere ot, se cosi’ fosse me ne scuso.
buon lavoro.
inquietante davvero…
Per chi si vuole fare un opinione personale di quanto accaduto manca, nell’articolo dell’UAAR, un elemento fondamentale: la versione dell’accaduto della parte offesa, il giudice Cocilovo.
Ecco la sua versione: http://www.corriere.it/politica/12_settembre_27/intervista-giudice-sallusti_ff183326-087f-11e2-b109-0c446f94a4e2.shtml.
Inviterei a leggere attentamente tutto l’articolo prima di esprimere opinioni.
In effetti il giornale poteva pubblicare una smentita. A questo punto la condanna ci sta non solo la malafede ma pure la perseveranza nella malafede.
Già letto, hai fatto bene a segnalare
La vicenda della tredicenne è stata manipolata ed estremizzata da un fanatico integralista al quale Sallusti come Direttore ha convalidato la diffamazione a/m stampa allo scopo di compiacere gli amici clericali del suo padrone e attaccare la legge 194 senza rispetto dei diritti individuali. La condanna di Sallusti é in base ad un articolo del codice fascista Rocco e deve ringraziare il suo padrone e i suoi gerarchi che per quasi venti anni hanno pensato solo a salvare il loro Duce Conducator di Arcore senza cambiare la legge da penale a civile.
Leggevo ieri sul manifesto che Sallusti è stato vittima della ex Cirielli; magari capitasse sempre così ai tirapiedi, specie se i loro padroni sono dei criminali.
“Il problema non è la virulenza degli attacchi portati avanti all’epoca – e che stanno ripartendo in modo strisciante – da parte degli integralisti cattolici, particolarmente accesi quando si parla di aborto. Sebbene violente nella forma, certe opinioni rientrano nella libertà di espressione.”
Mi permetto di avere quantomeno dei dubbi in proposito. Ma, a parte questo, in effetti forse nel caso in oggetto erano meglio sanzioni civili più che penali, come quelle citate da Faber. E soprattutto doveva essere colpito anche l’autore dell’articolo.
“Noi stessi ci abbiamo fatto il callo – anche ormai alla pura e becera diffamazione.”
Siamo sicuri che sia un fatto positivo?
“gli atei e gli agnostici […] sono assai più tolleranti della media della popolazione.”
Sì, ma non credo che la nostra tolleranza sia infinita (vedi Popper). Almeno per quanto mi riguarda, no di sicuro.
Io sono contrario alle sanzione pecuniarie che implicano “chi paga diffama”, ma se si può evitare il carcere proporrei:
1) Obbligo di rettifica e scuse ufficiali in Prima Pagina
2) Obbligo di radiazione d’ufficio del giornalista e del direttore dall’ordine
3) lavori socialmente utili.
La diffamazione è un reato serio contro la persona.
1) obbligo di rettifica dopo anni e dopo una condanna ha effetto sulla vittima quasi nulla sul reo ancora meno
2) mi son sempre domando se questi casi non dimostrano in maniera evidente l’inutilita’ dell’albo,nel caso l’autore e’ gia’ stato radiato dall´albo.
3) magari
sulla pena pecunaria dipende da due fattori
1) se e’ correlata al reddito del reo (non e’ il caso in italia): se il reo e´milionario e gli dai una multa di 100.000 euro non e’ una pena, se la stessa la commini a un poveraccio lo rovini
2) se e’ correlata al danno: il reo deve capire in base alla pena il danno che ha provocato alla vittima altrimenti la pena non serve a nulla! un giudice per esempio e´abbastanza probabile che si veda stravolte le motivazioni del suo agire una madre che assiste la figlia 13enne abortire no!
Multa progressivamente proporzionale al reddito e si risolve. Più soldi hai e più anche in percentuale e non solo in senso assoluto paghi.
Una cosa che non ho capito e’ come mai,a quanto mi risulta,l’autore degli articoli incriminati non
abbia subito azioni giudiziarie,che hanno colpito solo il direttore del giornale.
Eppure si suppone,almeno in teoria (e’ bene specificarlo),che la redazione di un giornale sia composta di adulti capaci di intendere e volere, e in quanto tali responsabili legalmente delle loro azioni.
O sbaglio ?
Da quanto ho capito io (ma forse sbaglio) essendo l’autore anonimo (aveva utilizzato uno pseudonimo) il direttore è legalmente responsabile di quello che pubblica. Oggi Farina, l’autore dell’articolo, si è fatto avanti, tant’è che Mentana ha così commentato la vicenda: http://www.repubblica.it/politica/2012/09/27/foto/caso_sallusti_mentana_contro_farina_infame-43391880/1/?ref=HRER1-1
@ Laverdure
Per firmare l’articolo in questione è stato usato lo pseudonimo di Dreyfus.
@Pastore
Quindi anche se l’identita dell’autore e’ assolutamente nota,il’uso di un nickname
in calce all’articolo lo esime da ogni responsabilita ,lasciandola tutta al direttore ?
Molto furbi questi giornalisti ( e direttori),non e’ vero ?
@ Laverdure
Il problema che l’identità non è stata svelata durante il processo. Farina, l’ha confessato solo oggi e poi bisogna vedere se è la verità.
Farina, essendo un parlamentare, non rischia una mazza.
Quindi non avrebbe pagato nessuno. E non pagherà nessuno. Ci penserà Ciccio Napolitano, dandogli la grazia.
@Pastore
Di bene in meglio:vorresti dire he il direttore stesso non sapeva la vera identita dell’autore di un articolo ?
Non credo proprio che questo sia possibile,perfino nei NOSTRI giornali.
@ Laverdure
Ma ci fai o ci sei.
Il giornale era Libero.
Dato che l’articolo si prestava a una possibile querela, o quanto meno a delle grane, l’autore ha usato lo pseudonimo.
E’ ovvio che Sallusti, essendo il direttore del giornale, sapesse chi era.
Renato Farina, che ha scritto l’articolo dietro lo pseudonimo di Dreyfus, ne era invece il vicedirettore.
Sallusti durante i processi non ha voluto rivelare chi si nascondeva dietro lo pseudonimo. Ed esiste una legge che ne condanna il direttore.
Chiaro
Cosa c’entra la liberta di espressione in questo caso?
Io invece sono d’accordo sulla condanna penale oltre ovviamente che ad una enorme somma di denaro a titolo di risarcimento. Non dico che debba andare in carcere e sicuramente non darei 14 mesi ma almeno una condanna penale, per così dire simbolica, che costituisca un precedente per l’individuo in modo che non possa farlo una seconda volta.
Qua non si tratta di una lite di condominio.
In questo caso, la sola condanna a livello civile, con conseguente pena pecuniaria, non funzionerebbe da deterrente, in quanto essendo più una battaglia ideologica, come specificato nell’articolo, messa in piedi dalla parta più oscurantista della società, dotata di enormi risorse economiche, il diffamatore potrebbe essere tranquillamente solo la sua avanguardia.
Ma vi rendete conto cosa potrebbe significate per una persona ed in particolare per un magistrato, un’accusa del genere? Oltre ad esporla al rischio di una “vendetta” di qualche fanatico”.
E’ giusto che paghi Sallusti, altrimenti con lo stratagemma dello pseudonimo,qualsiasi giornale potrebbe continuare a diffamare chiunque.
Come già è stato detto, l’ordine dei giornalisti, invece di fare fronte comune (con le lodevoli eccezioni, per esempio di Robecchi e Michele Serra) nel difendere l’indifendibile Sallusti, doveva far fronte comune per denunciare un articolo (da chiunque sia stato scritto) che riportava fatti già assodati come assolutamente falsi, di cui anche l’ultimo dei giornalisti avrebbe dovuto in ogni caso sincerarsi prima di sparare giudizi… che per altro da soli qualificano un giornalista. E, se mai, doveva proporre di radiare Sallusti dal’albo dei giornalisti… prima che anche i giornalisti siano ritenuti una casta.
Se si voleva difendere la libertà di espressione, come naturalmente deve essere difesa, questa era l’ultima delle occasioni da sfruttare.
E vedere adesso questo individuo che si atteggia a vittima… è veramente vomitevole.
@Gualerzi
Mai vomitevole come la vicenda Boffo,ricordi ?
Dove tutte le testate,di ogni colore,si “autocensurarono”(per usare il famoso termine coniato da Giorgio Bocca)per difendere il “buon nome”(parole loro) di quell’esimio personaggio,all’insegna di uno spirito che piu’ che di “corpo” appare “di cosca”,dopo
una condanna per reati difficilmente definibili “di opinione”.
Arrivando prendere provvedimenti ufficiali contro il Feltri che aveva osato (per motivi non proprio morali,in verita)violare la congiura del silenzio.
Fu la stampa italiana al completo a fare una solenne figura da “scarto intestinale”,ammettiamolo.
io sono iper l’applicazione dell’articolo 21 anche per l’odioso Sallusti.
Sono però per l’abolizione dell’ordine dei giornalisti, per la quale a suo tempi i radicali fecero un referendum .
Trovo grave più che altro che l’articolo sia stato firmato col nome Dreyfus, che al contrario dell’autore dell’articoletto su Libero era un militare fedelissimo allo Stato francese da cui fu tradito. e che la smentita sia stata relegata a suo tempo in un margine invisibile . Certamente Sallusti ne vuole fare un caso politico e probabilmente ci riuscirà perchè i giornalisti sono una casta e non lo abbandoneranno.
Ma, soprattutto per chi ha un sito o un blog dovrebbe riflettere prima di sparare su Sallusti.
Mi sono dimenticato di aggiungere. Perchè deve sempre valere la forma invece della sostaza, il diritto prima della deontologia? Certo, i diritti vanno reclamati e difesi… ma prima si dovrebbe difendere l’onestà. Almeno da parte di chi intende salvaguardare veramente la dignità della propria professione.
(Leggo adesso che Mentana – difensore come tanti altri di Sallusti – avendo appreso che in realtà l’articolo l’avrebbe scritto Farina, lo apostrofa come infame! Credo che questo Farina sia stato radiato dall’albo dei giornalisti… ma se anche così fosse, cosa cambia? La solta forma?)
@Gualerzi
ma stiamo parlando del principio non del fatto. come del resto per il film isull’islam entrambe le cose sono gratuite, volgari e sostanzialmente inutili. quanto a farina che è stata radiato dall’ordine (che ribadisco andrebbe soppresso) il provvedimento nei suoi confronti lo dovrebbe prendere ila camera o il senato (non so dove sia) . mi fa strano comunque che sallusti , direttore di quel giornale, non sapesse.
Forse per me estenderei il reato di diffamazione a mezzo stampa anche ai siti web che costituiscono testate giornalistiche ufficiali, intendendo con questo che hanno sede legale, partita IVA e scopo commerciale, ovvero fanno pagare un abbonamento.
Ne sarebbero esclusi in tal modo i blog volontari personali o meno, Wikipedia, le Ultimissime UAAR (ringrazio gli Admin che se ricordo erano volontari) etc, ovvero tutte situazioni in cui non si può garantire il controllo, sarebbe giusto ed equo.
Se poi l’ordine procedesse d’ufficio alla radiazione e “sporcamento” della fedina penale, oltre alle scuse ufficiali e rettifica in prima pagina con carattere 12 pt allora si potrebbe evitare il carcere, ma una pena solo pecuniaria non è adeguata perchè si finirebbe che “chi ha i soldi diffama”.
ERRATA
Forse per me = Fosse per me
“….. radiato dall’ordine dei giornalisti per aver fornito e diffuso notizie false e collaborato con i servizi segreti….”
Piccolo pensierino:
ogni giornalista che conosca il suo mestiere e abbia anni di esperienza si e’ ovviamente creato la sua rete di confidenti,e quando gli passa tra le mani qualche informazione troppo scottante per pubblicarla,(perche’ sarebbe “politicamente scorretto”)credete che la butti via ?
La vendera ovviamente ,sottobanco,a chiunque ne sia interessato e sia disposto a pagarla adeguatamente,e fra questi ci saranno ovviamente in prima fila i servizi segreti di ogni nazionalita.
Non penserete che questi raccolgano informazioni soltanto con mezzi rocamboleschi alla James Bond,vero ?
Se davvero radiassero tutti i giornalisti rei di contatti con i servizi segreti ( o di aver diffuso notizie false,se e’ per questo)l giornali si ridurrebbero all’oroscopo e alle rubriche di cucina.
Sì insomma, ormai il berlusconismo ha fatto scuola, e la deontologia è materia per moralisti da strapazzo mentre non solo è lecito fregarsene di tutte le regole, ma è buona norma, fa molto spregiudicato anticonformista, anche vantarsene. Come, a proposito di servizi segreti, ha fatto l’ateo devoto Giuliano Ferrara.
Contenti così…
@Gualerzi
Guarda che il comportamento che ho citato sopra data da molto prima della nascita del berlusconismo,e’ iniziato assieme alla (teorica) “liberta di stampa”.
Sì certo… si può datare dal famoso, “E’ la stampa bellezza” di Bogart citato spesso a sproposito per legittimare ogni comportamento ‘spregiudicato’ in campo giornalistico… ma costituiva pur sempre un comportamento considerato, in molte circostanze, più che discutibile, mentre con il berlusconismo il ‘discutibile’ – in questo come in altri campi – è assunto a norma e chi riesce a infrangere le regole fa anche bene a vantarsene. Fingendo così di combattere l’ipocrisia, come Ferrara… ma nel modo più ipocrita.
Contenti i giornalisti e i lettori di giornali…
Secondo me, qui non si tratta di limitare la libertà di espressione.
Nell’articolo si diceva che il magistrato avrebbe fatto pressione sulla minorenne perché abortisse.
E’ diffamazione e io sono d’accordo sulla condanna penale oltre ovviamente che ad una enorme somma di denaro a titolo di risarcimento. Non dico che debba andare in carcere e sicuramente non darei 14 mesi ma almeno una condanna penale, per così dire simbolica, che costituisca un precedente per l’individuo in modo che non possa farlo una seconda volta.
Qua non si tratta di una lite di condominio.
In questo caso, la sola condanna a livello civile, con conseguente pena pecuniaria, non funzionerebbe da deterrente, in quanto essendo più una battaglia ideologica, come specificato nell’articolo, messa in piedi dalla parta più oscurantista della società, dotata di enorme potere economico, il diffamatore potrebbe essere tranquillamente la sua avanguardia.
Ma vi rendete conto cosa può significare per una persona ed in particolare per un magistrato, un’accusa del genere?
Dato che è stato usato lo pseudonimo, chi doveva pagare? Nessuno? Quindi i giornali, con lo stratagemma dello pseudonimo, possono scrivere qualsiasi cosa.
Farina ha chiesto scusa al giudice ma non alla ragazza e alla sua famiglia. Tipico comportamento cattolico falso e opportunista.
Mentre Sallusti e il Giornale Non hanno chiesto scusa al giudice nè hanno mai pubblicato una rettifica.
Rinnovo l’invito a leggere attentamente e completamente l’articolo del corriere della sera con la versione del giudice Cocilovo (vedi intervento delle 16.46) prima di esprimere opinioni.
In questo caso non si tratta di tutelare la sacrosanta libertà di stampa, ma di punire quello che può essere definito senza troppe enfasi, oltre che una pesantissima calunnia nei confronti del magistrato Giuseppe Cocilovo, un attentato ai nostri principi costituzionali; voglio ricordare, qualora ce ne fosse bisogno, che la pena di morte è aborrita non solo dall’ordinamento giuridico del nostro paese, ma da tutti gli stati membri dalla comunità europea di cui peraltro siamo parte. Sallusti per l’appunto ha auspicato la pena di morte per i genitori della ragazzina, il ginecologo quindi il già citato servitore dello stato, dopo aver riportato notizie completamente false circa la triste vicenda. Qualora poi il giudice in questione avesse commesso delle così gravi irregolarità, sarebbe sicuramente intervenuto il CSM, comunque anche in tal caso non si sarebbe ovviamente parlato di pena capitale. L’essere direttore di un’importante testata giornalistica implica notevoli gratificazioni (anche sul piano economico), ma altresì grandi responsabilità. Sallusti ha commesso un reato gravissimo ed è quindi sacrosanto che ne paghi le dovute conseguenze. Deve essere ben chiaro che una cosa è esprimere la propria opinione, ben altra cosa è ciò che ha commesso Sallusti che non ha niente a che vedere con la libertà d’espressione. Per concludere tengo a dire che Le sentenze senz’altro possono essere soggette a critiche, ma vanno comunque rispettate.
l’agente “betulla” dovrebbe essere in galera e non in parlamento. l’ex direttore di libero sapeva benissimo chi era “dreyfus”. se ha avvallato un simile obrobrio e giusto che la paghi. ciò che fa specie, è l’attacco alla magistratura (in perfetto nanesco) e non a una legge arcaica che la politica non si è decisa ancora ad attualizzare. la libertà di stampa “qui” non c’entra un tubo. allora i “suiveurs” anti l.194 come oggi non si sono fatti scrupolo di dileggiare un magistrato che non ha fatto altro che applicare una legge vigente. cialtroni erano e cialtroni sono,però stanno facendo proseliti anche nella parte avversa e ciò preoccupa un po’. si vede che l’intelletto non è un dono di dio (he!he!he!)
vorrei capire un cosa che non mi è chiara: se un cittadino qualunque diffama va in galera se un giornalista diffama invece in galera non ci deve andare in virtù della liberta di informazione – ma nei tribunali se non erro c’è scritto: la legge è uguale per tutti; informare è raccontare la verità dei fatti così come sono avvenuti; distorcere la verità, diffamare, ecc. non è fare informazione, quindi di quale libertà di informazione staimo parlando; colui che diffama compie un vero e proprio crimine e per questo va punito – se necessario anche con la galera , ed in questo caso credo che lo sia visto che non uno straccio di rettifica è stato fatto e/o chiesto pubblicamente scusa alla vittima; infine un’ultima considerazione: in questo paese si tende sempre a difendere chi delinque ma alla vittima chi ci pensa ?
….e credo sia questo il caso (di mandarlo in galera) visto chenon uno straccio…..
Invocare la libertà di espressione per giustificare la pubblicazione di falsi, è un po’ come invocare il proprio credo religioso per giustificare l’accoltellamento di qualcuno.
Solo un po’ meno grave, forse… mah, se consideriamo invece che l’accoltellamento vero e proprio qualcosa come l’incitazione a delinquere, allora direi che il livello di gravità sia circa simile.
La punizione per chi scrive un articolo COSI’ “sbagliato” non dovrebbe essere il carcere ma la figura di merrda di aver fatto del PESSIMO giornalismo… tale da non fargli scrivere più una riga nemmeno su topolino!
Pensierino malizioso:
ovviamente i sostenitori di Sallusti accusano la magistratura di opportunismo perche il diffamato,
guarda caso,ne fa parte ,mentre un’infinita di cause di diffamazione ai danni di personaggi
estranei ad essa si sono conclusi in maniera molto piu’ “accomodante”.
E onestamente,tenendo conto delle passate performances di detta magistratura,e’ difficile scartare a priori questa accusa come completamente campata in aria.
D’altra parte pero anche i “rappresentanti della pubblica informazione”,come amano autodefinirsi
non sono gli ultimi arrivati in materia di difesa dei privilegi di casta,come l'”affare Boffo” ha dimostrato abbondantemente.
O sbaglio ?
un’infinità di cause di diffamazione non arriva a sentenza perché c’è rimessione della querela in cambio di rettifica o pagamento di una somma (che non è una rettifica di diritto ma di fatto lo è). Qui si è arrivati a sentenza di condanna non perché il diffamato è un magistrato, ma perché il diffamatore non ha né rettificato, né pagato (soldi che sarebbero andati in beneficienza). Che oggi poi il vicedirettore di Libero, Franco Bechis, se ne esca dicendo che non hanno rettificato perché la correzione è arrivata via ANSA e loro non sono abbonati all’ANSA perché costa troppo (ma prendono soldi pubblici a Libero!) è un’ulteriore presa per il culo.
@Watchdogs
“… né pagato (soldi che sarebbero andati in beneficienza).”
Nel suo ardente “J’accuse ” sul Giornale il Sallusti ha sottolineato di aver rifiutato di
“conciliare”la faccenda con il querelante con (parole sue):”Quelle poche migliaia di euro che sarebbero state ancora piu’ squallide per lui che per me!”
Chissa perche ha tralasciato di specificare che il querelante aveva richiesto che tale cifra venisse versata direttamente all’associazione “Save the children”.
Senza dubbio una dimenticanza dovuta alla tensione nervosa.
Diavolo,anche i direttori di giornale sono esseri umani,no ?
(Anche se spesso sembrano scordarsi pure questo !)
Non sarò politicamente corretta e allineata, ma a questi due un po’ di galera gli starebbe bene.
Sono per la libertà di stampa, di opinione e di satira, su qualsiasi argomento politico o religioso. Ma quando si fa diffamazione personale contro qualcuno e si raggiungono questi livelli di cattiveria e immoralità, oltre che di illiceità, sia il “giornalista” (!!??) radiato Farina, che il suo direttore Sallusti che l’ha lasciato fare, un po’ di meditazione nelle patrie galere se la meriterebbero. Magari seguita da un congruo periodo di affidamento ai servizi sociali . E proprio nell’interesse della dignità della professione giornalistica così infangata. E invece uno ce lo ritroviamo in Parlamento, e quindi intoccabile, e l’altro direttore di un giornale che attacca tutti nei modi beceri che sappiamo su carta stampata e in TV al servizio di padron Berlusconi; quindi anche questo intoccabile.
Ennesimo episodio del degrado a cui ci ha portato chi ha fatto il bello e il cattivo tempo nelll’ultimo ventennio.
Ho ascoltato l’intervista al magistrato che ha querelato Sallusti. Provo a riassumere la sua versione.
vari giornali avevano pubblicato la notizia come Libero tranne il commento sulla pena di morte da comminare.
Tutti, tranne Libero, si sono accorti di aver dato una notizia errata ed hanno pubblicato la rettifica.
Il magistrato diffamato ha inviato una richiesta di rettifica a Libero.
La redazione di Libero si è rifiutata di farlo dicendo che l’articolo era corretto e quindi il magistrato ha provveduto alla querela.
Il giudice ha ricevuto un risarcimento di 30.000 € (secondo me pochi) in sede civile.
Quella penale è andata avanti. il magistrato aveva proposto di ritirare la querela a fronte di un versamento di 20.000 € a favore di Save the children.
Sallusti ha rifiutato perchè ha voluto fare la parte del martire.
Purtroppo una persona a me cara ha sofferto molto per un episodio di diffamazione a mezzo stampa, abbastanza simile nella sostanza a questo caso; è una specie di tragedia, soprattutto per le persone degne. Per cui, mi spiace, ma viva la galera, galera vera, così magari ci pensano un po’ prima di rovinare la vita alle persone, per interesse, politica, ma, vi assicuro, anche per motivi molto meno “seri”.
Tra l’altro conosco molto bene l’ambiente, e ho la fondata certezza che, fatte le dovute,minime, eccezioni, cercare oggi come oggi l’onestà intellettuale tra i giornalisti è come cercarla tra i politici. Vedete un po’ voi.
@Alle
“….cercare oggi come oggi l’onestà intellettuale tra i giornalisti….”
C’e’ di peggio: cercare alcunche’ di “intellettuale” tra i giornalisti nostrani e’ come cercarlo tra i politici.
Basta pensare ai piccoli sondaggi fatti in passato dalle “Jene” tra gli onorevoli.
E tra ignoranza ( magari condita da stupidita) e malafede ,e’ difficile dire quale faccia piu’ danno.
La famosa battuta di Prezzolini “Fare il giornalista e’ a volte faticoso, ma e’ sempre meglio che lavorare !” suscita oggi pensieri molto diversi di un tempo ( e molto meno allegri).
Mah sembra che si voglia equiparare diffamazione e libertà di opinione, a me pare siano due concetti diversi e abbastanza ben distinti, pare che quello di Sallusti non stia in una zona grigia tale da invocare la difesa della libertà di stampa. non dico che la galera sia giusta ma il nostro Nosferatu del giornalismo ha ben trenta giorni per decidere in quale servizio sociale applicarsi per scontare la pena (tale il significato della sospensione) magari potrebbe andare in un consultorio… Ma se non fossi contrario al gioco d’azzardo scommetterei che rifiuterà qualsiasi servizio sociale alternativo al carcere giacché l’obiettivo del nostro pennivendolo mi sembra sia quello di farsi passare per martire. E intanto a noi ci martirizzano le rotule con questo petulante signor nessuno con discorsi che hanno poco a che fare con la libertà di opinione.
Perchè un giornalista che non ha rubato niente si arresta, e uno COME FIORITO CHE FA FESTINI CON I NOSTRI SOLDI NON LO POSSIAMO ARRESTARE???….
Dipende da cosa intendi per ‘niente’. Sei sicuro che chi ti accusa falsamente – come nel caso – di aver costretto una bambina ad abortire e ti dà dell’assassino, non ti ‘rubi’ niente?
E’ che in Italia si può rubare secondo la legge: Libero, il quotidiano degli Angelucci che hanno sostenuto la Polverini:
http://www.liberoquotidiano.it/news//375587/I-vescovi-si-schierano—Questo-voto-sia-contro-l-aborto-.html
e che quindi hanno indirettamente consentito a gente come Fiorito di festeggiare (cosa che continuerà a fare a nostre spese)
http://roma.corriere.it/roma/notizie/politica/12_settembre_26/fiorito-vitalizio-2111984253178.shtml?fr=box_primopiano
“Nei sette anni che intercorrono dal 2003 al 2009, Libero ha beneficiato di contributi pubblici per 40 milioni di euro” wiki – fonte Forbice, Mazzucca
Io mi accontenterei che restituissero quello che hanno avuto e che non era meritato. Ma è un’illusione, si ricicleranno e li vedremo ancora spesso.
La libertà di stampa è una delle colonne portanti della democrazia; essa è insostituibile per ogni stato che voglia garantire la convivenza civile.
La diffamazione a mezzo stampa, è l’unica che può distruggere la libertà d’espressione e con essa, la facoltà di partecipare alla vita pubblica attraverso la penna e l’opinione dei cittadini.
Condannare Sallusti in quanto non informatore ma palesemente diffamatore, vuol dire difendere tutti coloro che credono nella libertà d’espressione.
Vorrei solo segnalare che 5 anni avevate idee un po’ diverse…
http://www.uaar.it/news/2007/02/17/obbligata-abortire-anni/
L’aborto è sempre una sconfitta per tutti, non trinceriamoci dietro a schieramenti e fazioni…
Pace e Bene
Sig. Gesù ci Ama,
evidentemente a lei sfugge che il nocciolo della faccenda sta nell’infondatezza del pezzo pubblicato da Libero a suo tempo.
L’articolo UAAR che lei segnala (così si può dedurre dai commenti) deve essere stato pubblicato poco dopo la diffusione delle notizie false secondo cui la ragazza sarebbe stata costretta all’aborto; quindi il contenuto è coerente con l’idea di fondo che non è possibile obbligare all’aborto una donna; idea che non viene assolutamente stravolta da quanto si dichiara nell’articolo che stiamo commentando oggi.
Piuttosto, se proprio vuole trovare un eventuale mancanza nel comportamento della redazione di questo sito, dovrebbe appurare se, successivamente, è stata pubblicata una doverosa rettifica oppure no.
@ Gesù ci ama
All’epoca le Ultimissime Uaar erano sostanzialmente una ripresa di notizie da altri siti. Riprendemmo quindi anche la notizia proveniente dal sito della Stampa, quella che ha dato la stura a tutta la vicenda. Quando in seguito apparvero altri articoli di altro tenore, che smentivano quello della Stampa, demmo notizia anche di quelli.
@ Gesù ci ama e la chiesa vi fotte.
Ai cattolici manca sempre quel qualcosa per comprendere le notizie fino in fondo. Forse vi stordisce l’incenso.
Comunque sia, cambiare idea è sintomo di mente aperta, adogmatica, e ragionevole. Non è affatto un difetto di ragionamento o tolleranza, anzi…
Naturalmente. Infatti, credo che il sig. Gesù ci Ama accoglierebbe come un fatto positivo un ex ateo che ha sostiene di aver visto la luce.
Tuttavia, al di là di questo aspetto che consideravo implicito, ritengo che il sig. Gesù ci Ama volesse solo cogliere al balzo l’occasione per tacciare altri di opportunismo o di disonestà intellettuale.
Qualcuno mi sa dire (non è una domanda maliziosa… o solo un pò) come sia così facile pescare in tempo utile – sia pure per fare una triste figura, ma non è questo il punto – un post di 5 anni fa mentre io impiego un sacco di tempo, e poi quasi sempre rinuncio, anche solo per ripescare un post di un mese fa?
Diciamolo, non è vero che Gesù ama tutti allo stesso modo…
I casi sono due:
A) Buona memoria
B) Ossessione stile serial killer che ritaglia i pezzi di giornale e li attacca al muro.
😀
@ Gesù ci Ama
Perché il ci è scritto minuscolo? Chi siamo noi? feccia’ (con la f minuscola).
Per Gesù ci Ama.
http://www.google.it/imgres?q=ges%C3%B9+dito+medio&hl=it&biw=1024&bih=611&tbm=isch&tbnid=J7bXxYUP7aCZ3M:&imgrefurl=http://mushroomqualunque.blog.tiscali.it/2011/09/07/il-vangelo-incollato/&docid=sBDv1gvGUAAFAM&imgurl=http://mushroomqualunque.blog.tiscali.it/files/2011/09/gesu.jpg&w=500&h=497&ei=-qhlUPGiHIXT4QTEiIGwAQ&zoom=1&iact=hc&vpx=86&vpy=131&dur=539&hovh=224&hovw=225&tx=139&ty=122&sig=107296090636972615984&page=1&tbnh=131&tbnw=121&start=0&ndsp=16&ved=1t:429,r:0,s:0,i:68
😆
purtroppo salusti è il diretto responsabile degli articoli che si pubblicano, ha pubblicato un articolo diffamatorio talmente palese che in primo grado lo hanno condannato a pena pecunaria, il caro salusti ha chiesto l’appello, ora o l’avvocato è idiota o lui è stupido o lo ha fatto apposta perchè non si spiega, cosa si aspettava che andando in appello gli avrebbero detto il fatto non costituisce reato? quando la diffamazione è praticamente palese, questa non è libertà di espressione, si sta pregiudicando una persona fisica la diffamazione è un reato che ha anche portato al suicidio del diffamato, o all’assassinio del diffamato, alla perdita di lavoro del diffamato, all’ostracizzazione sociale del diffamato, in oltre salusti è colpevole di reiterazione del reato, in appello è stata appurata questo fatto come aggravante, e la pena è stata aggravate nel senso che è consuetudine pagare un pena pecuniaria anche se la diffamazione prevede anche il carcere, in appello è stato giudicato il carcere che ovviamente è convertibile con altre forme riabilitative….forse il carcere è stato troppo, ma salusti questa volta non ha pisciato solo fuori dal vaso ma è riuscito a pisciare fuori da un cesso grosso come una piscina olimpionica, nel senso oltre ad aver commesso un reato PALESE perchè la diffamazione valuta i fatti reali è mica opinioni, non solo in giudizio si da la zappa sui piedi chiedendo l’appello, ma allora salusti ma sei scemo? ma che avvocato di merda hai? da avvocato avrei accettato il primo grado paga e stai zitto che cazzo chiedi appello che la diffamazione era talmente palese che brillava come il sole di mezzogiorno…….la libertà di espressione non è libertà di pregiudicare le persone fisiche esponendo fatti che sono palesemente falsi in malafede e potenzialmente pericolosi. SEI IL RESPONSABILE DI UN GIORNALE e ne rispondi in sede penale se pregiudichi le persone fisiche anche se l’articolo non l hai scritto te ma il responsabile sei te, salvo che la delega di responsabilità è di un altro e questo sarebbe risultato dagli atti dell’ente che dirigevi
Dici giusto… ma come faceva poi a presentarsi ai suoi lettori come un cristo in croce, vittima di un sopruso che grida vendetta di fronte a dio e agli uomini? Secondo me (opinione, opinione, sia chiaro) avrebbe preferito andare in galera… diciamo per almeno un paio di settimane… così il martirio sarebbe stato consumato con tutti i crismi.
io l’avrei mandato in galera solo per questa sua ”libertà di opinione e di espressione” :
Sallusti sul G8 di Genova «Giusto sparare a Giuliani»
video : http://www.lettera43.it/video/giusto-sparare-a-giuliani_4367529217.htm
Ma tornando ad oggi..
ALTRO CASO DI ‘OMESSO CONTROLLO’
(ASCA) – Nuove grane giudiziarie per Alessandro Sallusti. L’ex direttore del Giornale e’ infatti indagato con un accusa di omesso controllo per una causa avviata nei confronti della giornalista di Libero, Barbara Romana, e del generale Antonio Pappalardo.
Questo l’articolo — > http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=EVLKS
Sallusti risponde in qualita’ di ex direttore di Libero, quotidiano che il 3 luglio 2007 pubblico’ un’intervista al generale Antonio Pappalardo firmata dalla giornalista Barbara Romano. Ma il contenuto di quella pubblicazione e’ stato ritenuto diffamatorio nei confronti del sostituto procuratore militare di Padova, che ha presentato querela. In questo caso, pero’, Sallusti risponde soltanto dell’ipotesi di omesso controllo, mentre il reato di diffamazione viene contestato alla giornalista e al generale che rilascio’ l’intervista.
Insomma è recidivo
volevo segnalare questo articolo, lungo ma a mio avviso vale
http://liberthalia.wordpress.com/2012/09/24/brodo-di-cottura/
Che poi c’è un altro aspetto che nessuno dei fantasmagorici cronisti ed opinionisti main stream ha messo in evidenza: se si tutela la “libertà” di scrivere qualsiasi cosa su un giornale, come si tutela il cittadino dalla diffamazione a mezzo stampa? Come può il cittadino qualunque, che non ha i mezzi oggettivi per poter fornire la propria versione, difendersi da accuse lanciate a casaccio? Peggio ancora, se il cittadino qualunque fosse un avversario politico, un concorrente in affari, semplicemente il vicino di casa con cui si è in causa per la gestione del condominio, cosa può prevenire una vera e propria forma di ricatto? Mettiamo il caso (ipotetico eh…) che esista un signor Bernasconi che è un facoltoso proprietario di un giornale, e che questo signor Bernasconi abbia un avversario politico di nome Persani. Se esistesse solo la sanzione pecuniaria, questo signor Bernasconi potrebbe scegliere di “investire” i propri soldi in una “campagna elettorale non convenzionale” mettendo in giro attraverso i propri giornali la voce che il signor Persani è un ladro, un farabutto o, perché no, un omicida. In fondo sono sicuro che, a parità di costo, renderebbe molto meglio di tanti manifesti elettorali.
perché, non è quello che fa da 20 anni a questa parte? marrazzo ne è un esempio…
Be ma vedi, nel caso Marrazzo, in quello della casa di Montecarlo di Fini, quello delle foto della Bocassini e così via, per quanto fosse infame il tentativo di demolire tramite pubblica umiliazione un avversario politico (per par condicio reputo assolutamente infami anche molte campagne stampa di Repubblica contro Bernasconi, ehm pardon Berlusconi) almeno si trattava di fatti reali. Quindi, al netto degli altri reati (per esempio l’estorsione nel caso Marrazzo) la diffamazione non sussisteva o non era così grave. Il problema è che si deve IMPEDIRE (e utilizzo un termine forte di proposito) che chicchessia possa inventare di sana pianta delle vicende e utilizzarle per ricattare o danneggiare un’atra persona.
E’ incredibile la mobilitazione a favore di questo tristo figuro. Pd, Pdl, il paglietta partenopeo, proprio tutti, anche la FNSI non ne esce bene. Quello che si chiede è la libertà di insultare impudentemente, ricordate il caso Boffo!? Il fatto poi che l’articolo l’abbia scritto il Farina (bono quello!!!) non cambia la cosa. Vi faccio notare che i difensori di Sallusti sono gli stessi che giudicano le vignette di Charlie Hebdò provocatorie. Ipocriti matricolati. Comunque sono d’accordo con chi propone di trasformare la pensa in lavori di pubblica utilità, a mio avviso condannerei Sallusti a dare il cencio tutte le mattine in piazza San Giovanni.
Certo che le vignette di Charlie Hebdò sono provocatorie! Ed è altrettanto certo che dobbiamo difendere a spada tratta la libertà di pubblicare vignette provocatorie.
Perchè, insegniamo ai musulmani che ne chiedono la censura, da noi la libertà di stampa è cosa sacra.
Diventa però difficile sostenere questo principio quando contemporaneamente si vieta di pubblicare le foto di Kate nuda, o si mettono in galera giornalisti per gli articoli da loro pubblicati.
Ovviamente le tre situazioni sono diversissime fra di loro, ma ciò che voglio sottolineare è che quando si apre il coperchio della censura si corre il rischio di non riuscire più a controllare cosa ne salterà fuori.
Qui non si tratta di censura, ma di offese recate a mezzo stampa verso una persona, che ha sporto querela per diffamazione ed ha vinto la causa, la questione delle vignette è tutt’altra cosa, nessuna persona o organizzazione musulmana ha querelato Charlie Hebdò ed ottenuto ragione in tribunale. La questione è la libertà di stampa va garantita assieme all’onorabilità delle persone private. La galera non è la soluzione, forse la migliore sarebbe quella di obbligare un giornale a concedere al diffamato lo spazio necessario per le sue ragioni o addirittura l’obbligo di pubblicare la sentenza con il dovuto risalto.
Che si tratti di censura è palese: non è che se tu (o legge) reputi che sia giusto censurare ciò che scrive qualcuno (perchè diffamatorio, perchè palesemente falso), per questo non possa essere chiamata censura, solo perchè il termine ha una connotazione negativa.
Limitare la libertà d’espressione (bada bene, d’espressione, non d’opinione: non è detto che ciò che si esprime sia solo un’opinione) è una censura, in certi casi da noi esplicitamente previsto dalla legge.
Credo che anche i musulmani provvederanno a querelare Charlie Hebdò (basandosi sul precedente delle foto censurate di Kate), ed è proprio questo tipo di deriva che temo.
Ognuno ha i suoi buoni motivi per cercare di tappare la bocca al prossimo, mi domando solo a chi toccherà la prossima volta…
Mi piace molto il taglio dato alla notizia dalla redazione, ed esprime una posizione estremamente vicina alla mia: la libertà d’espressione è estremamente importante, ogni scusa sembra buona oggi per calpestarla (il “ferimento del sentimento religioso” è un vera e propria mostruosità), e bisogna avere estrema cautela nel punire autori di reati di natura “verbale” (che sicuramente in questo caso siamo molto oltre alla mera libertà d’espressione, ma rimaniamo comunque sul piano delle parole), perchè, fra l’altro, questo può rivelarsi un boomerang per chi, come gli atei, spesso deve battersi per difendere la libertà d’espressione. Oggi infatti si condanna un giornalista per aver calpestato la verità in maniera diffamatoria, ma domani un integralista potrà chiedere la condanna di un ateo che proclamasse, per esempio, che “Cristo è una figura mitologica”: basterebbe trovare per questo un giudice cristiano, per il quale è fuori discussione che quell’ateo ipotetico mente.
Trovo quindi estremamente pericolosa la proclamazione di “verità di Stato”, così come il punire chi esprime il proprio pensiero, per quanto falso, mostruoso od odioso questo possa essere.
A mio modesto parere i limiti (che qualche limite deve esserci) devono essere molto ampli, e la cautela deve essere massima quando si valuta casi come questi.
Dove porre allora questi limiti ? Il segno dovrebbe essere il danno arrecato al prossimo: se con le miei parole provoco un danno (un danno reale ed accertato, nulla a che vedere col “sentirsi offesi”), allora si può procedere anche con la galera. Se ad esempio scrivo che l’autore di un certo film blasfemo si trova ad un certo indirizzo, ed invito la gente ad andare ad ucciderlo, e qualcuno per davvero lo uccide, allora è giusto che anch’io venga perseguito come chi materialmente ha compiuto l’atto.
Ma se mi limito ad asserire che chi compie una certa azione (che questa consista nel promuovere l’aborto, o nell’offendere Maometto è irrilevante) merita la pena di morte, si rimane nel campo dei deliri, e per quanto spregevoli possano essere queste parole trovo comunque pericoloso perseguire chi si limita ad esprimerle.
Quindi traggo la conclusione logica al mio pensiero (sicuramente molto impopolare :-)) per il caso in questione: il giudice ha subito un danno morale da quell’articolo ? Che Sallusti paghi per risarcire il danno.
Sallusti pubblicando delle palesi menzogne si dimostra più adatto al fiction che al giornalismo ? Che venga buttato fuori dall’ordine.
Ma in questo caso nessuno è morto, nessuno è stato ferito: il carcere no, quello lasciamolo a chi realmente lo merita.
Posto che effettivamente 14 mesi di carcere mi sembrano una pena sproporzionata, rimangono le obiezioni, giuste, sollevate da più di una persona nei commenti. In particolare: la sanzione pecuniaria potrebbe legittimare un “diritto di diffamazione” per censo. Cosa impedirebbe a gente facoltosa di utilizzare la propria forza economica per piegare a suon di diffamazione e ricatti qualcun altro? Cosa tutela il cittadino comune dalla diffamazione? Ma più banalmente, i 30000 euro di multa potrebbero risultare bruscolini se con uno scoop diffamatorio io vendo 100000 copie in più del giornale. Il punto è che, al contrario di quanto affermato da tutti i giornalisti, nel caso di Sallusti non si tratta di un reato di opinione. Farina nell’articolo non aveva affermato: “secondo me permettere ad una 13enne di abortire è un omicidio” (questa sarebbe un’opinione, odiosa, assolutamente non condivisibile ma un’opinione). Lui ha scritto che “il giudice ha obbligato la ragazzina ad abortire”. Non bisogna necessariamente tirare in ballo una verità di Stato, in questo caso i fatti sono chiari e sotto gli occhi di tutti: ciò che ha scritto il “giornalista” è falso e ha leso la dignità professionale del giudice e del ginecologo oltre che quella personale di tutti i protagonisti.
La pena pecuniaria può essere collegata alle disponibilità: vista la gravità del fatto, e la mancanza di rettifiche e scuse immediate, avrebbero potuto anche essere 300.000 euro di multa, anzichè 30.000
Quanto alla natura del reato, ho scritto chiaramente che si è andati oltre all’espressione di un’opinione, questo è chiaro: si è diffusa una menzogna diffamatoria, è fuori discussione per chiunque.
Mi domando però che mostri si possano scatenare dalla proclamazione del principio che i giornali devono scrivere “la verità”: magari non in questo caso, ma in mille altri non esiste “la verità”, esistono mille sfumature di grigio ed un milione d’interpretazioni. Secondo me solo in uno Stato teocratico esiste “la verità”, che può venire imposta con la forza ai cittadini.
E’ un terreno minato quello delle “verità”, su cui bisogna procedere con estrema cautela…
La verità fattuale è diversa dalla verità interpretativa. Il fatto può essere: il terrorista xy ha ucciso 1000 persone (verità fattuale, può essere accaduto o no). Le verità interpretative possono essere infinite : ha fatto bene, ha fatto male, merita l’ergastolo o la pena di morte, è colpa sua o è colpa della società e così via.
Se io scrivo: “b16 ha detto che non si deve usare il preservativo; secondo me questa affermazione potrebbe aumentare la diffusione dell’AIDS” esprimo un’opinione e, in quanto tale, deve essere tutelata. Ma se scrivo: “b16 ha infettato con l’HIV milioni di persone” sto commettendo una diffamazione e, in quanto tale, devo essere punito. Il carcere deve essere previsto, secondo me, solo se sussistono delle aggravanti pesanti come la reiterazione del reato o la volontà diffamatoria per secondi fini.
Non sempre la distinzione tra le due verità è così netta, anzi.
Per un credente è facile: la Verità è ciò che dice Dio (o la Chiesa, o Maometto, o chi più ne ha, più ne metta), tanto è vero che Torquemada torturava per “portare alla luce la verità”.
Per un laico è tutto molto più complicato.
Ad esempio, quando la Santanchè afferma che “Maometto era un pedofilo”, sta pronunciando una verità fattuale o una verità interpretativa ?
Dev’essere messa in galera lei oppure (dal momento che se una cosa è vera, il suo contrario è falso), chi lo nega ?
Stando alle affidabilissime (oserei dire infallibili) fonti a cui si riferisce (il corano o, nel caso di Giuseppe, il vangelo) e stando all’attuale definizione di pedofilia, la Santanchè aveva ragione (non avrei mai pensato di dire una cosa del genere :O ). Affermare il contrario (Maometto e Giuseppe non erano pedofili) invece non è un reato, dal momento che non è lesivo di nessuno.
Tornando alle cose serie, sono d’accordo con te, la verità spesso non è un concetto semplice da stabilire ma converrai con me che, qualora i fatti siano palesi, è inutile avvitarci in complesse argomentazioni filosofiche. Farina sapeva di scrivere una falsità e, pur di offendere gli avversari, l’ha scritta comunque facendola passare per vera. Ha commesso un reato.
Gli islamici controribattono alla Santanchè dicendo che in quell’epoca era normale sposarsi giovanissimi, e che non avendo senso applicare i criteri odierni per una società di secoli fa, l’accusa di pedofilia a Maometto è infamante: per questo parlavo di mille sfumature relativamente alla “verità”.
Affermare che la Santanchè è una bugiarda (perchè sostiene che Maometto era un pedofilo) è quindi diffamatorio nei confronti della deputata ?
Tornando alle cose serie, dobbiamo domandarci: ci conviene davvero che esista un reato di questo tipo, nel nostro codice penale ? Che si vada in galera per aver scritto delle balle diffamatorie ?
Io, personalmente, preferirei vivere in una società in cui corressi il rischio di venir diffamato impunemente, piuttosto che in una in cui siano giudici o politici a poter stabilire cosa si può scrivere, e cosa no.
In una società in cui si può venire diffamati impunemente sono gli editori a stabilire cosa si può scrivere e cosa no, chi debba godere della stima pubblica e chi no, chi possa essere eletto e chi no…non lo vedo un grosso passo in avanti…
In questo caso la difesa viene dalla pluralità delle voci, e dal prestigio di chi scrive (che a diffamare viene compromesso).
Pluralità delle voci tipo possedere: 3 televisioni, un gruppo editoriale con svariate pubblicazioni e gestire altre 3 televisioni? 😉
Io preferirei vivere in un paese dove i reati vengono puniti, Sallusti lo ha fatto, sallusti deve essere punito, diffamare è una cosa seria e i giornalisti lo devono capire.
Un altro professionista se commette un errore in buona fede, ad esempio un ingegnere che sbaglia una perizia, viene punito e si deve prendere le responsabilità.
Il direttore è il responsabile degli articoli, se la legge prevede pene detentive in caso di recidiva (caso di Sallusti) vanno scontate.
Io se diffamo Leonardo dicendo che è un ladro e poi si rivela non vero vengo punito, perchè un tizio che fa parte di un determinato ordine professionale deve essere superiore alla legge? A me sembra di tornare alle corporazioni medievali.
Soprattutto dove sono i diritti delle vittime di diffamazione? La diffamazione lede la dignità dell’individuo che è protetta dalla costituzione. Sarebbe un non-senso prevedere un diritto e poi non tutelarlo.
Se un medico o un ingegnere sbagliano, muore qualcuno.
Se a “sbagliare” è un giornalista, al massimo si lede la rispettabilità o l’onore di qualcuno: oggettivamente, si tratta di due cose diverse.
E’ vero, la Costituzione difende la dignità dell’individuo, ma anche la libertà d’espressione: evidentemente i due diritti possono essere conflittuali, e dove porrei paletti è una decisione politica, e quindi arbitraria.
Nessuno nega che la legge attuale sia fatta in un certo modo, e che ciò che ha commesso Sallusti sia reato; ed io non pretendo certo che riceva un trattamento particolare, diverso da quello che spetterebbe a qualsiasi altro cittadino.
La riflessione che faccio è se la legge ci piaccia così com’è, o se sarebbe più opportuno spostare questi “paletti” in favore della libertà d’espressione.
Io ritengo di si, per i motivi che ho già lungamente esposto.
Temo di non concordare… come già espresso in un commento precedente, qui si mettono sullo stesso piano l’opinione e la falsificazione volontaria dei fatti.
A mio parere (e penso di essere in linea con la legislazione corrente) i criteri per comminare una pena (e poi possiamo discutere se civile o penale) sono due:
1. stai dicendo qualcosa di verificabilmente falso?
2. stai danneggiando qualcuno?
L’esempio del cristo mitologico non calza in alcun modo: la teoria del cristo mitologico ha delle prove e delle argomentazioni (non conclusive) così come le ha la teoria del cristo storico (a loro volta, non conclusive). Non c’è una certezza, perciò dichiarare “Cristo è una figura mitologica” è una posizione ragionevole e non dimostrabilmente falsa.
Inoltre, dichiarare “Cristo è una figura mitologica” non provoca danni a delle persone reali. (e, correggetemi se sbaglio, solo il danneggiato può denunciare per diffamazione… se Cristo decide di andare a sporgere denuncia, la questione si risolve da sè, giusto? XD).
Nel caso in questione, entrambi i requisiti sono ampiamente presenti. I fatti erano falsi (non ce ne frega niente del fatto che si auspicasse la pena di morte. Se fosse così, il reato ascritto non sarebbe la diffamazione). Verificabilmente falsi. Palesemente falsi.
E i danni? Non so, ma a me ricevere telefonate minatorie, vedere scritto sulla stampa nazionale che, in quanto giudice, ho fatto una cosa illegale (costringere una persona all’aborto E’ illegale), trovarsi a dover spiegare ai propri figli che no, non ho costretto una bambina all’aborto… io lo chiamo danno morale (grazie Crebs per il link all’articolo).
E’ sufficiente attenersi rigidamente ai due criteri di cui sopra, e i rischi di escalation verso la penalizzazione delle opinioni improvvisamente sparisce.
ERRATA CORRIGE: uff… l’ultima parola era “spariscono” XD
@ilaria
Hai detto ciò che non riuscivo a spiegare bene grazie 🙂
Ilaria, il serio professionista deve stare attento a ciò che dice e come lo dice. Se un giornalista scrive che Stefano Grassino è un ladro e non porta le prove, è un diffamatore, passibile di denuncia. Se lo stesso pubblica la seguente notizia: “Ilaria ha detto che Stefano Grassino è un ladro” citando testimoni che hanno sentito, è una notizia che la libertà di stampa gli consente di pubblicare.
Non dimentichiamo mai che personaggi del calibro di Montanelli, Biagi e tanti altri di cui non ricordo il nome, hanno avuto un comportamento di una professionalità indiscutibile. Se e quando hanno sbagliato, lo hanno fatto in buona fede (almeno per quello che mi risulta) e comunque hanno poi chiesto scusa. Ultimamente si è avuto un abbassamento di professionalità enorme rispetto a venti anni fa. Sbaglio?
Ilaria, ciò che è opinione per te, è Verità per qualcun altro.
Non sto ovviamente affermando che le due situazioni siano identiche, ne tanto meno m’interessa la disquisizione puramente giudiziaria (che è chiarissimo a tutti che la legge in questo caso è stata palesemente violata).
La riflessione va però fatta, secondo me, analizzando il problema un pochino da più lontano, un pochino più distaccati.
Cosa sia offesa e cosa no, e pure cosa sia verità e cosa opinione, è davvero in molti casi estremamente soggettivo: solo i credenti hanno la certezza d’avere la verità in tasca, noi poveri laici dobbiamo il più delle volte navigare a vista.
Di fondo, il problema che abbiamo è che esiste la possibilità di finire in galera per quello che si esprime dalle colonne di un giornale, imponendo così una censura di fatto. A seconda dei casi (ed appunto, delle diverse culture e sensibilità), questa possibilità può apparirci orribile o auspicabile: chi invocava la galera per i giornalisti che divulgavano le intercettazioni fra politici, è oggi in molti casi schierato dall’altra parte della barricata, e chiede la libertà per Sallusti. Così come chi si poneva a favore del diritto di pubblicare vignette offensive per il sentimento islamico, oggi è entusiasticamente a favore della galera per i giornalisti diffamatori.
Io ho trovato molto imbarazzante quando, in risposta alle dichiarazioni di principio secondo cui in occidente non è possibile censurare film o vignette satiriche, i musulmani hanno risposto: e le foto di Kate nuda, allora ? La dignità di una reale inglese è forse più importante di quella di Maometto ?
Ribadisco, perchè sia ben chiaro, il fatto che le situazioni siano ben diverse, e che la legge attuale in alcuni casi permetta di mettere a tacere la stampa, ed in altri no, è irrilevante: la legge viene scritta dalle persone e non può certo essere autogiustificativa quando si analizzano i principi di base che concorrono a formarla.
Magari in Iran la legge sarebbe contraria alle vignette, e assolverebbe i deliri offensivi di un fanatico religioso, ma non ci basterebbe questo per approvare come corretta la legge stessa, e la troveremmo liberticida ed ingiusta nello stesso modo in cui altri trovano liberticida ed ingiusta la nostra.
Ed allora, come regolarci ?
A mio parere deve valere prima di tutto un criterio d’estrema cautela quando si entra nel campo della limitazione delle libertà d’espressione: che non vuol dire che si può scrivere tutto quello che si vuole, ma che comunque la questione dev’essere trattata con estrema delicatezza ed una buona dose di tolleranza (non si tratta d’essere “buoni”, ma ancora una volta di ribadire con forza che garantire la libertà d’espressione è una questione importante, per gli altri e quindi per noi).
E se si deve intervenire, dev’essere solo quando il danno apportato da chi scrive è reale, verificabile, oggettivo, e la pena eventualmente erogata dev’essere commisurata al danno effettivamente prodotto.
Per questo reputo eccessiva la galera, anche in casi d’offese e diffamazioni gravi, quando queste non portino a conseguenze realmente drammatiche nella vita della vittima.
Mi viene solo da dire che se tutti i giornalisti che scrivono balle fossero al gabbio, in questo Paese quasi non uscirebbero più i giornali.
Ci sarebbero da ripensare- quindi- tante cose: la deontologia professionale dei giornalisti in primis.
Per il resto concordo con il tweet di Mentana alla, tardiva, confessione di Farina: “infame”. (E di articoli assolutamente infami, come opinionista non essendo più giornalista, ne ha scritti). Non condivido affatto, invece, la possibilità di pena carceraria: costringerlo alla rettifica e al risarcimento del danno alla famiglia e al magistrato, si.
Sarebbe ora di mettere fine all’impunità di chi diffonde notizie false.
Siamo arrivati all’assurdo che diffonde notizie vere (vedi wikileaks) va in galera ed è considerato un pericoloso criminale mentre chi diffonde notizie false può reiterare il reato per tutta la vita e fare carriere favolose. Non è un caso che questi delinquenti occupino in genere posti altolocati (direttori di giornali, parlamentari e via dicendo) e che siano in combutta col regime o parte di esso.
Quei rari giudici che hanno il coraggio di sostenere la legalità contro la italica prassi di diffondere impunemente notizie false sono una provache il regime non è ancora riuscito a corrompere tutto.
Pienamente d’accordo con te e con Soqquadro. Al 100% !
Dato che si parla di corretta informazione, è bene ricordare che la legge 194/78 ha come “Obiettivo primario la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto attraverso la rete dei consultori familiari, un obiettivo che si intende perseguire nell’ambito delle politiche di tutela della salute delle donne” (Ministero della Salute).
Quindi è una legge a tutela della salute prima che della libertà e dell’autonomia (l’articolo 4 richiede infatti per l’IVG il prerequisito del “serio pericolo per la salute fisica o psichica”) sebbene oggi sia interpretata prevalentemente nella seconda accezione.
Torniamo con la mente a quei tempi, in cui le ragazze madri soffrivano l’ostracismo sociale e non esisteva il test del DNA a tutela del riconoscimento (nè, prima della riforma del diritto di famiglia, un uomo sposato poteva riconoscere un figlio nato fuori dal matrimonio); l’idea di fondo della legge 194/78 non fu “il controllo delle nascite” (articolo 1), ma l’evitare che le donne si ammazzassero con i ferri da calza, i veleni o ricorrendo a mammane e praticanti senza scrupoli.
Tutto ciò, ovviamente, c’entra con il tema dell’articolo come i cavoli a merenda.
O_O
Rain man.
Sta partecipando ad un dibattito relativo ad una vecchia Ultimissima.
Fra qualche anno troveremo in un’altra Ultimissima un suo post che si collega a quella di oggi. E’ normale nella sua condizione di fanatico antiabortista, tranquilli. Tot volte al giorno deve parlarne.
Non mi sembra di essere fuori tema; il pezzo cita “…l’autonomia delle donne e smantellare la legge 194 che, con tutti suoi i limiti, la garantisce…” e mi è parsa doverosa una precisazione.
A me piace leggere gli articoli di UAAR.it perché credo vi siano utili spunti di riflessione e di critica anche per chi non si riconosce nell’UAAR. Poichè il giornalista e il pubblicista hanno il diritto di non essere imparziali, ma dovrebbero essere obiettivi, se mi pare che una notizia o parte di essa non siano riportate in modo oggettivo trovo lecito puntualizzarlo.
Se ciò è sgradito, si dovrebbe trasformare questa piattaforma in una intranet riservata ai simpatizzanti e agli iscritti.
Lasciami dire Pastore Tedesco, non credo di essere proprio io tra i fanatici su questo sito. Non insulto a priori, non categorizzo e soprattutto non giudico.
E non ricordo di aver mai toccato in precedenza il tema dell’aborto, quindi la frase “Tot volte al giorno deve parlarne” è fuori luogo.
PS: non sono tra coloro che obbligherebbero tutte le donne a portare a termine la gravidanza. Vorrei però che la legge 194 fosse rispettata in toto; il fatto che tale legge non piaccia nè agli antiabortisti, nè ai sostenitori del libero aborto vuol dire che probabilmente va nel verso dell’unico compromesso fattibile.
@ Alex Irene
Continuo anch’io a pensare che il tuo intervento sia fuori luogo.
Comunque, mi rendo conto di non aver compreso quello che intendevi dire.
E’ il caso che me ne vada con la coda tra le gambe, nella mia cuccia.
Ti chiedo scusa.
@Alex Irene
Per curiosità puramente personale: è nome e cognome o siete una coppia? Chiedo perché ci sono coppie che si firmano con i nomi dei componenti, eh.
Comunque: il problma, qui, non è la 194. Vero, è riportata nell’articolo, ma non è il tema principale. Portare la discussione su di essa costituirebbe uno straw man (o fallacia logica dello spaventapasseri). Era questo quello che ti si voleva far notare. Tutto qui.
@gmd85
Ciao, non è nè il nome e cognome nè siamo una coppia.
Alla prossima
@ Alex Irene
Quindi stai dicendo di essere a favore della pubblicizzazione e distribuzione (eventualmente anche gratuita) di profilattici ed altri metodi contraccettivi?
Qualora la risposta fosse “No”, mi chiedo (e ti chiedo) in che consista allora il succo del tuo discorso, il quale a tal punto, con un rifiuto dei metodi contraccettivi (quelli seri eh, non il coito interrotto e l’Ogino-Knaus!) in funzione di prevenzione dell’aborto, non avrebbe alcun senso.
Non ho tenuto alcun discorso; ho soltanto citato alcuni passi estratti dal testo della legge e dal sito del ministero della salute.
Francamente non credo che gli unici due metodi per una procreazione responsabile siano la distribuzione urbi et orbi di contraccettivi e l’aborto; esistono anche le vie di mezzo, a seconda dello stato e delle aspettative della coppia.
Senza offesa, ricordo un vecchio editoriale di Raffaele Carcano in cui faceva un po’ di autocritica e trovava che molti simpatizzanti dell’UAAR fossero portati a vedere tutto o bianco o nero, o pro o contro.
Personalmente, se è questo che t’interessa, trovo che la posizione (almeno quella ufficiale) della Chiesa Cattolica sulla contraccezione sia molto rigida; non vorrei mettere altra carne al fuoco, ma – diversamente da ciò che forse pensi – mi risulta che il coito interrotto non sia ammesso dall Chiesa e quindi non andrebbe accostato all’Ogino-Knaus. Alcuni, by the way, non approvano neanche quello.
Mah. E’ una materia delicata. Saluti
@Alex Irene
E vabbè, ormai la discussione ha deviato. Io mi chiedo: ma secondo quale nefasto presagio o scondo quale assurda logica vedete l’IVG come metodo contraccettivo a go go? Pensate davvero che si faccia per quello?
Sul preservativo , poi, non mi va neanche di commentare. Avete una visione assurda.
Tutto detto con la massima calma e il massimo rispetto, eh.
@ Alex Irene
Scusa, ma il succo del discorso è questo: se un individuo fertile ha voglia di avere dei rapporti sessuali con un partner -altrettanto fertile- di sesso opposto senza il rischio di gravidanze indesiderate, ha queste alternative:
1) sterilizzazione;
2) utilizzo di metodi contraccettivi (preservativo, pillola, spirale, cerotto, e chi più ne ha più ne metta);
3) astinenza.
Qualora non venga messo in atto nessuno dei suddetti metodi, il rischio di gravidanza indesiderata (con conseguente I.V.G.) diventa concreto.
Detto ciò, sta a te (ed alla tua ragionevolezza) pensare quale sia la soluzione più appropriata tra pubblicizzare e diffondere i metodi contraccettivi e la sterilizzazione, e il fare risibili e fondamentalmente inutili appelli all’astinenza la quale, per come è fatta la natura umana, è quasi praticamente impossibile rispettare anche per chi vorrebbe farlo.
P.s.= mi lancio anch’io nel toto-nick: ho il sospetto che “Alex” e “Irene” siano i nomi dei figli, o comunque di qualche parente. Ho indovinato?
Sono direttore di un quotidiano provinciale, “La voce di Rovigo”. Sono certo che se la condanna fosse arrivata a me nessu no si sarebbe mobilitato, ma tant’è, prendiamo della cosa il lato positivo: almeno se ne parla. I direttori di giornale oggi vengono accusati di diffamazione a prescindere dal fatto che siano o no autori dell’articolo incriminato, e pure di “omesso controllo”, incredibile reato visto che si immagina con questo che i ldirettore conosca e verifichi TUTTE le notizie che appaiono sul suo giornale. Residui di antichi codici che volevano una “testa di turco” da punire comunque. Odioso, nel caso Sallusti, è soprattutto che la punizione riguardi un commento, non la notizia, data da altri. Se responsabilità c’è, dovrebbe essere individuale (dell’autore, non “oggettiva” del direttore), ed eventuali condanne pecuniarie per danni provocati dagli articoli dovrebbero nel caso colpire gli autori degli articoli e nel caso le società editrici, non i direttori. Ma tant’è. Vi ricordo che siamo in un Paese che non brilla per libertà e che l’articolo della Costituzione dedicato al tema è il PIU’ LUNGO della Carta, denso di “si’, ma…” Negli Stati Uniti è un brevissimo emendamento: non si possono fare leggi che limitino la libertà di stampa.
Nei giornali trovo spesso la figura del ‘direttore responsabile’. E’ una figura diversa dal direttore, e, se sì, In cosa dovrebbe consistere la sua responsabilità?
Per punti:
1) Il fatto che ci sia una tale mobilitazione sul caso Sallusti mentre, come giustamente fa notare, non ci sarebbe stata in casi meno “mediatici” la dice lunga sulla qualità della gestione dei sindacati giornalistici;
2) In questo caso, mi corregga se sbaglio, la responsabilità ascritta al direttore serve ad evitare che chiunque, utilizzando uno pseudonimo, possa scrivere qualsiasi cosa senza che sia possibile rintracciare un responsabile. Per farle un esempio attinente, correggettemi anche in questo caso se sbaglio, se io stampo dei manifesti con i quali commetto un reato la responsabilità di tale reato è, in assenza di un autore noto, del committente.
3) Il direttore non può, evidentemente, verificare tutte le notizie del giornale. Tuttavia deontologia professionale vorrebbe che almeno dopo che si è sollevato un vespaio su un particolare articolo lo verifichi e provveda ad una eventuale smentita.
4) Il problema della libertà di stampa in Italia non riguarda gli articoli di legge, quanto piuttosto la gestione oligopolistica dei gruppi editoriali.
5) Libertà di stampa non è libertà di diffamare. Se io scrivo su un giornale che lei è un assassino, è giusto che io venga punito.
6) Se la diffamazione diventa una sistematica arma politica, come nel caso di tanti lecca-deretani dei foglietti politici, porvi un freno non significa limitare le libertà anzi, al contrario, significa evitare le famose “macchine del fango” che puntualmente in tempi di campagna elettorale riprendono a funzionare. E questo è un discorso bipartisan.
@Cristiano Draghi
Va bene.
Tuttavia, riferendosi alla circostanza specifica e non a un discorso generale, va pure detto che, pubblicato l’articolo, il direttore non è stato subito portato via da una coppia di Carabinieri.
A quanto risulta, infatti, alla testata è stato chiesto di fare una rettifica a fronte di una palese insussistenza dei fatti raccontati (cosa che altri giornali che avevano diffuso la stessa versione, hanno tranquillamente provveduto a fare); quindi, a quel punto, il direttore del giornale poteva attivarsi in maniera mirata e trarre le conseguenze del caso. Perché non lo abbia fatto, naturalmente, andrebbe chiesto a lui.
Come ha già detto qualcuno il direttore nel caso di Sallusti è responsabile perchè l’articolo è stato pubblicato sotto pseudonimo, tra l’altro da un ex giornalista radiato dall’albo.
Vorrei ricordare che altre professioni prevedono colpe in vigilando ad esempio l’ingegnere che “mette firma” su un progetto di un subordinato, il direttore dei lavori se non controlla l’uso dei dispositivi di protezione individuale. Perchè non dovrebbe fare altrettanto un direttore? Gli articoli sono troppi? Si faccia aiutare. Che poi quali sono gli articoli che possono essere critici: quelli di politica e cronaca giudiziaria.
Più potere = più responsabilità. E comunque il Sallusti avrebbe potuto evitare il tutto rettificando come gli era stato chiesto, ha voluto fare la testa dura ora paga le conseguenze.
io mi devo fare 6 mesi per una canna in tasca e sto fascista non puo’ farne 14 per sappiamo bene quale causa?
essere buoni NON e’ sempre la risposta. io NON tollero gli intolleranti o questi personaggi usciti dal ventennio. la liberta’ di espressione te la guadagni con le dichiarazioni che fai, non ti deve essere data perche’ ‘siamo tutti fratelli’. NON siamo tutti fratelli. questa ‘liberta’ e’ una pistola caricata ad infamita’, sarebbe l’ora di revocare queste dannate licenze di porto d’armi.
Beh, via … ammettetelo … Dall’esame comparativo di questa “ultimissima” e di quelle assai recenti sui casi Charlie Hebdo e del ventisettenne greco che gestiva una pagina “pastafariana” su Facebook, uno zinzirillino di doppiopesismo mi sembra vi si possa attribuire.
E non m obiettate che Sallusti ha diffamato una persona in carne ed ossa, mentre le religioni sono astratti sistemi d’idee.
E’ vero che lo sono, ma ogni loro seguace e’ un essere umano concreto che certa “satira” insulta e diffama.
Saluti.
attendevo ansioso l’ovvio pseudo-contributo di chi (volente o per carenze congenite) si ostina a non leggere o a non capire un c di niente di quello che legge.
Saluti alla perpetua.
Se dovessimo mettere in galera tutti quelli che insultano, non ci sarebbe un religioso a piede libero. Soli il fatto che vi sentiate superiori a tutti perché avete la verità rivelata mentre noi atei siamo senza valori………….
Non comprendere la differenza tra blasfemia e diffamazione oltre a costituire dimostrazione di ignoranza giuridica (perdonabile) costituisce una grave forma di cecità mentale selettiva.
Forse dovresti dare un’occhiata a un vocabolario d’italiano per farti un’idea della differenza tra satira, insulto e diffamazione.
Essalutamme a’ssorreta!
A proposito di verbi transitivi. 🙂
Boh, io sul caso Sallusti avrei gradito una dichiarazione stile “è assurdo che un giornalista possa andare in carcere per reati di diffamazione, è una cosa fascista”.
questo dall’uaar mi aspettavo.
Caro Gutul,
lei è poco informato. Sallusti non è stato condannato per aver espresso un’opinione – come sottolineato da molti partecipanti alla discussione – ma per aver attribuito falsamente al magistrato una condotta in violazione di una norma di legge (l’aver “costretto” una adolescente ad abortire). In questo caso la libertà di espressione non c’entra affatto: ricordi le campagne di stampa di Sallusti e soci contro le campagne giornalistiche di Travaglio, D’Avanzo ed altri. La verità e che Sallusti è bravissimo a fare la vittima: e in questo la corporazione dei giornalisti gli dà una grossa mano. Comunque neanch’io lo manderei in galera: sarebbe una condanna grave per gli altgri detenuti.
Si, Sallusti mi sta proprio antipatico, nonostante ciò finisce in carcere perquello che ha scritto. E questo non è accettabile.
E’ grottesco che si faccia del diffamatore a cottimo Sallusti un martire della libertà d’opinione, scomodando persino il povero Dreyfus. Sallusti non va in galera per “un’opinione”. A prescindere dal fatto che sia o meno giusto (per me non lo è, basterebbe una pena pecuniaria) che ci vada, l’articolo incriminato, scritto da un individuo, Farina, radiato dall’ordine dei giornalisti, era diffamatorio e distorceva i fatti in modo assurdo(un giudice che ordina un aborto?). La diffamazione e la calunnia sono reati non opinioni, e falsare deliberatamente i fatti non è necessariamente un reato, ma resta una menzogna. Non facciamo quindi di Sallusti un martire della libertà d’opinione, e, per favore, lasciamo in pace il povero Dreyfus.
* C’è stato un momento politico (…)
C’è stata una fase politica surreale nella quale il Giornale sparava titoli ed articoli fuori di senno, tra PDL e Lega Nord al governo, fanatismo clericale cattolico strumentale alle stelle, la corruzione ed il debito pubblico esplodevano mentre il Paese era al dissesto istituzionale ed ideologico.
L’indignazione plebiscitaria e la solidarietà trasversale tributata a Sallusti da pressoché tutti giornalisti italiani (cito Marco Travaglio, Enrico Mentana etc.), da tutti i politici italiani, dai gerarchi cattolici e addirittura l’intervento preventivo e le pressioni esercitate pubblicamente verso i giudici della Cassazione dal Presidente Napolitano prima della discussione del ricorso, allo scopo di influenzarne la decisione, dimostrano (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che l’Italia è una repubblica della banane nella quale non vige né la legalità né il principio dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Sallusti non è stato condannato perché ha manifestato liberamente la propria opinione -come falsamente si vuole far credere- ma perché ha diffuso notizie FALSE e diffamatorie sul conto di un giudice e di altri soggetti. Diffondere sulla stampa la notizia che il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e i giornalisti Marco Travaglio ed Enrico Mentana hanno adescato dei bambini e li hanno poi sodomizzati non significa esercitare il diritto di libertà di pensiero e di opinione, ma diffondere notizie FALSE e diffamanti sul conto di persone innocenti. Trovo quindi squisitamente vergognoso che il Presidente Napolitano, la corporazione dei giornalisti e l’egregia corporazione dei nostri stimati politici si siano fatti paladini di chi ha commesso un atto criminale, peraltro ai danni e a discapito di chi è stato vittima di quell’atto criminale. Soggiungo anche che questo atto criminale è stato anche compiuto con l’usuale e proditoria vigliaccheria di chi non ha neppure il coraggio delle proprie azione, cioè firmando l’articolo diffamatorio con uno pseudonimo al posto del nome reale dell’autore dell’articolo, al fine di garantire ed assicurare l’impunità al criminale. E questo è avvenuto grazie alla fattiva collaborazione, alla complicità e all’omertosa copertura da parte del Sallusti, che si è ben guardato di rivelare alla magistratura e alle vittime della diffamazione chi fosse l’autore del pezzo criminale.
Trovo vergognoso e squallido che ci si indigni per le condanne inflitte a delinquenti del calibro del Sallusti, che hanno diffamato persone fisiche ben individuate ed esistenti e non ci si indigni, invece, per le condanne inflitte a chi non ha diffamato nessuna persona esistente ma si è limitato ad esprimere delle critiche satiriche contro astratte ideologie religiose. Nella Repubblica pontificia italiana vengono ancor oggi puniti la bestemmia -che nient’altro è se non il vaniloquio contro gli UFO- ed il vilipendio della religione, cioè le critiche che vengono mosse contro le credulonerie propalate da sciamani che teorizzano l’esistenza della aria fritta e di altre astruse ed astratte amenità: stranamente nessuno si indigna per queste repressioni penali, che non hanno nulla da invidiare alle criminali repressioni perpetrate dai gerarchi cattolici ai danni degli eretici e dei liberi pensatori.
Concordo con tutto e leggo su fonti indipendenti che il Sallusti potrà chiedere pene alternative al carcere e comunque avrebbe evitato il tutto se avesse rettificato quando gli fu chiesto.
Sembra quasi che la colpa del reo sia di chi applica la legge.
Se un giornale dichiara cose false deve essere condannato, non centra niente la libertà di espressione.