Matrimoni civili superano quelli religiosi nel Nord Italia

Una recente indagine dell’Istat sul matrimonio in Italia mostra come ormai vi sia una decisa crescita delle nozze civili, tale da erodere il primato di quelle religiose. A dimostrazione di come la secolarizzazione, seppure in maniera meno decisa rispetto agli altri paesi occidentali, si affermi anche in Italia.

La forbice tra nozze in chiesa e quelle in comune va riducendosi: se nel 2008 erano rispettivamente più di 155mila contro 90mila, nel 2011 si arriva a 124mila e 80mila. I matrimoni civili rappresentano ora il 39,2% delle unioni. Se il numero totale di matrimoni è in calo, quelli civili hanno una flessione più contenuta anche perché aumenta sensibilmente (dal 18,8% al 24%) la quota delle prime nozze non celebrate in chiesa, che in valore assoluto superano i secondi matrimoni con rito civile, in linea con la tendenza all’allontanamento dalla dottrina cattolica soprattutto nelle generazioni più giovani. Ma il rito civile viene scelto anche perché sono in aumento i matrimoni successivi al primo, non consentiti in chiesa a meno che il primo non venga dichiarato nullo dai tribunali ecclesiastici. E anche perché aumentano le nozze tra italiani e coniugi di origine straniera.

In particolare, nel Nord Italia i matrimoni civili hanno per la prima volta  sorpassato quelli religiosi, toccando il 52%. Al Centro sono al 47%, mentre al Sud solo al 23%. Quindici anni fa i matrimoni civili erano soltanto il 20% del totale. Le province dove è maggiore l’incidenza del matrimonio civile sono Livorno e Trieste (62,5%), Massa-Carrara (56,5%), Bolzano (56%), Genova e Ferrara (55,7%), Grosseto (55,3%) e Udine (55,1%).

matrimoni-civili-2011

È indicativo l’estendersi di comportamenti secolarizzati in tutte le fasce della popolazione. Mentre negli anni Novanta i matrimoni civili erano più caratteristici delle coppie con alto livello di istruzione, di recente si diffondono anche tra gli sposi con un titolo di studio inferiore. Segno che il matrimonio civile coinvolge sempre più la popolazione e la società nel suo complesso e non è ormai più qualcosa di ‘elitario’. E la crescita del matrimonio civile sarebbe ancora più forte se non esistesse il privilegio del rito concordatario e se i comuni offrissero spazi consoni e accoglienti per le cerimonie e promuovessero formule in cui le coppie possano autodeterminarsi, come il matrimonio del migliore amico.

Altro fenomeno interessante è l’affermazione delle convivenze, il cui numero è raddoppiato. Evidenziando come il modello matrimoniale cattolico sia sempre più sorpassato. Ormai le coppie che seguono alla lettera i precetti matrimoniali della Chiesa cattolica, come la castità prima delle nozze o il sesso solo a fini procreativi, sono sempre meno.

Eppure l’Italia è l’unico paese dell’Europa occidentale, microstati esclusi, a non riconoscere le unioni di fatto. Quand’è che la politica prenderà finalmente atto dei cambiamenti intervenuti nella società?

La redazione

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148 commenti

giuseppe

E allora ? La cosa non é per nulla preoccupante per noi. Sappiamo benissimo che la secolarizzazione si é fatta strada negli ultimi anni. Ora ha toccato la sua punta massima prima di una inversione di tendenza che c’é, malgrado il boicottaggio dei media. Ne riparleremo tra cinque anni. Io ho sempre buona memoria.
A parte questa considerazione, riportare questi dati é un modo come un altro per autoglorificarsi che non serve a niente. Non vi lamentate poi se in alcuni post noi segnaliamo statistiche di altro genere. Lo dico per tutti quelli che continuamente ( Stefano e Kawvoru in primis) sciommiottano sempre quando riporto qualche cifra. Vi aspettavo al varco.

Gaglia

Giuseppe ti ho già detto che sei triste? Cioè, letteralmente, devi capire che io non ti odio, affatto: provo profonda commozione per la tua situazione. Ti sono vicino col cuore, ciao.

gmd85

@giuseppe

Aspettavi al varco? Ma come ti vedi? Tu hai gli strumenti per smentire i dati dell’ISTAT? Fallo. Ma servono fonti altrettanto autorevoli, non ricerchine da quattro soldi citate dall’UCCR.

Giorgio Villella

All’età di 28 anni io mi sono sposato in municipio nel 1964.
In quell’anno, secondo l’ISTAT, la percentuale dei matrimoni civili in Italia è stata del 1,4 percento. Negli anni successivi questa percentuale è cresciuta costantemente, sempre secondo l’ISTAT:
Anno 1974: 8,3%
Anno 1984: 13,7%
Anno 1994: 19,1%
Anno 2004: 31,9%

Anno 2009: 37,2%

Stefano

@ giuseppe

La cosa non é per nulla preoccupante per noi. Sappiamo benissimo che la secolarizzazione si é fatta strada negli ultimi anni. (giuseppe, emisfero destro)

Ora il tempo é scaduto, la gente é stanca e comincia a svegliarsi (giuseppe, emisfero sinistro)

I due non si conoscono.

FSMosconi

“I due non si conoscono.”

Come hai detto te: va in fase maniacale per evitare quella depressiva.
😉 🙁

Stefano

@ giuseppe

“riportare questi dati é un modo come un altro per autoglorificarsi che non serve a niente”

Questa frase ora è impressa nella pietra.

” Lo dico per tutti quelli che continuamente ( Stefano e Kawvoru in primis) sciommiottano sempre quando riporto qualche cifra”

Stefano e Kaworu (e chiunque altro) semplicemente fanno notare quanto sei bugiardo…

@ Paolo

Mancava il corpo calloso…

Lucman

Burlone.
la memoria ce l’hanno lunga anche gli elefanti, il cervello, come te, molto meno.

Stefano

@ giuseppe

Vorrei ricordarti che quelli che fannno affermazioni eccezionali (sui parti, le camminate, le moltiplicazioni e i preservativi) siete voi. Quindi le VOSTRE affermazioni eccezionali devono essere supportate da prove eccezionali, solidissime. Kaworu e Stefano (solo per prendere i due citati), al massimo, riportano semplici controesempi a quelle che dovrebbero essere le vostre fantastiche informazioni di supporto. Insomma, semplicemente il colpettino che serve a far cadere il castello di carte.
Non siamo noi a dire che senza ombrello ci si bagna di più che ad usarlo.
O che il vostro ombrello invisibile ripara meglio di qualsiasi altro (detto mentre vi asciugate).

Del resto giuseppe raramente troverai scritto da qualcuno di noi l’equivalente di affermazioni trionfali sull’avanzata della fede insieme ad ammissioni quali quella che hai fatto in questo thread per giustificare l’aumento dei matrimoni non religiosi.
O credi che nessuno si accorga che secondo te se esce testa vinci tu e se esce croce perdiamo noi?

FSMosconi

@giuseppe

“prima di una inversione di tendenza che c’é, malgrado il boicottaggio dei media.”

Mi spieghi in un campo statistico così platealmente verificabile (le diocesi faranno pure i conti di quanti matrimoni stipulano… o no?) che differenza ci sarebbe tra una tendenza di ritorno taciuta e nessuna tendenza di ritorno?
Così: giusto per certificare se [non] sei in malafede…

fab

Ma non siete voi quelli che se viene meno la tradizione la società va allo sfacelo? Non vi preoccupate? Veramente non fate altro.

Tizio

Se tutti frequentassero la chiesa e io mi sentissi di non farlo, continuerei a non farlo, se tutti non la frequentassero ed io mi sentissi di farlo, lo farei. Un modo banale per dire che i numeri e le maggioranze a me interessano poco, sono le pecore che si mouvono all’unisono come un sol gregge, gli esseri umani dovrebbero ragionare e scegliere secondo il proprio personale orientamento.

Detto ciò, è chiaro che questi numeri indichino una tendenza, almeno nel breve termine (ossia in questo contesto storico), resta da vedere se questa diventi una tendenza a medio e lungo periodo, ne ha tutte le possibilità.

giuseppe

Tra l’altro, é molto positivo che la forbice sia diminuita a nostro sfavore; vuol dire che quelli che resistono sono più convinti degli altri e ci si libera della zavorra, cioé di quelli che vogliono il matrimonio in chiesa solo per l’apparenza. Io spero che diminuiscano ancora un pochino.

Murdega

Chiedo l’autorizzazione per piangere con te Gaglia.
Se mi autorizzi ho degli amici che potrebbero farlo a pagamento.

faber

Su questo sono d’accordo con te. Quella che tu chiami “zavorra” è la maggioranza delle persone che si sposano in chiesa e prendono i sacramenti come pura convenzione sociale, senza alcuna traccia di fede che, infatti, non viene testimoniata in alcun modo essendo il loro standard di vita lontano anni luce da quello del cattolicesimo. Tolta questa “zavorra” rimarrete poche migliaia e finalmente avrete il ruolo che vi meritate: una minoranza chiaramente e giustamente rispettata ma che non potrà più dettare legge agli altri. In bocca al lupo

gmd85

@giuseppe

Rileggiti il commento, per bene. A parte che sembri un bambnetto inca**ato, ti rendi conto di quanto seimesso male ad uscirtene in affermazioni simili?

utente

Sono d’accordo con te. Per avere la chiesa perfetta con la diminuzione dei fedeli si dovrebbero diminuire anche i soldi pubblici erogati in favore della tua chiesa per sostituirli gradualmente con elargizioni dirette dei veri cattolici.

robby

lo vedi che sei solo un provocatore.
ho un impressione che vivi di mediocri vanaglorie e si vede,
se adesso la gente si sposa di pari passo ho di piu non in chiesa che succede ,ti stracci le vesti,prepari una bomba..ma davvero in che mondo vivi giuseppe…ììììì

FSMosconi

@giuseppe

Fammi capire:

prima tratti la diminuzione al pari dell’aumento, tanto che ti inventi un presunto ritorno di fiamma

e poi però ti smentisci dicendo che è meglio essere pochi e fedeli

I fatti sono due: o hai problemi bipolari o come diconi gmd85 e robby sei solo una persona infantile inca**ata che vive di vanagloria.
E sinceramente per te non so che augurarti più delle due.

Kaworu

io direi la prima, col litio e altri stabilizzanti dell’umore ha buone chances di una vita normale.

nel secondo caso, la questione diventa più dispendiosa sotto ogni punto di vista perchè ci vorrebbe una psicoterapia.

Tizio

@giuseppe

ma perché dici “a nostro favore”?

Io non capisco che significhe vedere le questioni religiose come “noi” e “loro”.

Io non sono persuaso dell’esistenza di dio, e sto bene senza occuparmi di lui (se esiste, saprà badare a se stesso), però non mi sento parte di una comunità e non sento che tu, credente, faccia parte degli “altri”. Sarebbe come far parte della comunità di quelli a cui piacciono le scarpe blu, o che hanno le lentiggini ecc…

Credere o non credere (o essere scettici) sono scelte/propensioni individuali, non di gruppo (almeno così dovrebbe essere), tu credi a titolo personale in un dio, non a titolo collettivo.

Se sei felice credendo in un dio, perché questo ti realizza, perché è un modo di vivere che è buono per te, ottima cosa, continua.

Ma se un altro è felice e vieve bene senza credere in un dio, anzi proprio questo mancato bisogno di un dio rende possibile la sua felicità, tu lascia che lui stia bene così.

Perché fare le guerre tra quelli che pensano x contro quelli che pensano y?

Davvero questa pertigianeria non la capisco.

Elena

Giusto ieri mi è stato detto da una persona che si sarebbe sposata in chiesa per questione scenografica e, santi numi!, il prete ha accettato di sposarla anche se non è cresimata… mi pare che stiano facendo i saldi per vendere quanti più matrimoni possibile.
Più che l’atteggiamento di chi vuole trattare solo con clienti realmente fedeli mi sembra quello di chi cerca di arraffare più clienti possibili, fidati o meno, giusto per non dover chiudere bottega.
Impressione mia.

gmd85

Ah, beh, non so nel resto d’Italia, ma dove vivo io non poche parrocchie hanno abbassato l’età dei cresimandi, proprio per il calo di presenze.

DucaLamberti74

Consulenza per la CCAR per fare risalire il numero di matrimoni religiosi.

Il suggerimento riprende come modello marketing un piano tariffario telefonico.
Segue suggerimento opzioni attivabili con l’offerta SPOSATI IN CHIESA CON CCAR.

#A) one_free_divorce:
—-
In caso di NON facile convivenza sarà possibile accedere gratis al nuovo sacramento della CCAR disponibile dal 2014. il sacro divorzio benedetto dallo spirito santo dove la coppia avrà la benedizione diretta del papa senza passare dalla sacra rota romana.

Se uno dei due contraenti decide di risposarsi tale opzione NON sarà attivabile ma è previsto uno sconto del 50% per offrire i servigi della sacra rota romana cattolica per accelerare le procedure di divorzio.

Tale sacramento di speed_divorce NON è attivabile se non dopo tre anni dal matrimonio.

#B) speed_divorce:
—-
Se attivata gli sposi potranno divorziare solo dopo un anno previo consulto con parroco e relativo corso pre-divorzio. L’opzione #A e #B sono da escludersi.

#C) allfriends_sposi:
—-
Se durante la cerimonia una coppia degli invitati degli sposi decide di sposarsi seduta stante usufruirà di uno sconto del 50% sulla cerimonia se sarà stabilita entro sei mesi successivi da datadi matrimonio.

#D) padrepio_benediction:
—-
Con questa opzione è garantito che il santo beato padre pio seguirà la coppia per tutta la vita nel loro cammino spirituale.

#E) madonna_impestata_benediction:
—-
Con questa opzione la madonna impestata seguirà la coppia per tutta la vita nel loro cammino spirituale.

Le opzioni #D) ed #E) NON possono essere attivate insieme.

Ma soprattutto

#F) conversion_package
—-
Se uno sposo è socio della CCAR e l’altro è ateo, agnostico, musulmano, ebreo, scientologista o altro… è possibile fare TUTTI I SACRAMENTI INSIEME LO STESSO GIORNO DEL MATRIMONIO.

COSA ASPETTI…sposati con CCAR … NON fare la persona civile che si sposa in municipio…ormai tutti si sposano in municipio tu sposatti con CCAR.

CCAR la nuova chiesa rinnovata pronta ad ascoltare le giovani coppie chevogliono sposarsi.

La sottoscrizione del contratto obbliga a presentarsi ogni domenica per confessare i propri fattacci, al consumo di pane e vino e soprattutto ad impegnarsi a generare nuovi soci CCAR solo e soltanto tramite attività sessuale nei giorni consentiti da calendario.

DucaLamberti74

sin.night.

Quella del corso pre-divorzio mi ha fatto sgnignazzare! 😀

Gli unici appunti che potrei fare sono sul nome un po’ “colorito” dell’opzione E (io sono l’ultima persona che si offende – infatti ho dovuto rileggere due-tre volte prima di rendermi conto che c’era qualcosa di strano – però era mollata lì in modo un po’ gratuito…), sulla mutua esclusione tra le opzioni D ed E (non può assolutamente mancare un’opzione “Ognissanti”!!!), sulla non attivabilità dell’opzione A in caso uno si voglia risposare (io l’avrei resa attivabile previo acquisto di una carta servizi, che in caso di nuovo matrimonio entro 6 mesi verrà interamente rimborsata e darà diritto ad uno sconto ulteriore del 5% sulla nuova celebrazione… è fondamentale fidelizzare – il termine casca a fagiuolo – il fedele!) e sulla mancanza tra le clausole contrattuali dell’obbligo di versamento dell’8×1000 ed oboli vari (che vale sempre la pena rimarcare, specialmente per chi sceglie l’opzione F proveniendo da una fede diversa e deve quindi impegnarsi formalmente a partecipare a queste forme di “donazione spontanea”).
Infine per completare la campagna marketing avrei rimarcato che solo scegliendo l’offerta di divorzio tramite S.C.C.A.R. (Santissima Chiesa Cattolica Apostolica Romana) si potrà godere del beneficio di non avere ulteriori obblighi nei confronti dell’ex patner, quali il versamento dell’assegno di mantenimento.

😛

FSMosconi

@DucaLamberti74

Eh no, così non va caro Duca’: ti sei scordato il #Friendship Bonus: un comodo sconto sulla cerimonia per chi convince i propri amici e parenti a sposarsi all’agenzia, che varia a seconda dell’appartenenza:
-10% per i già soci CCAR
-20% per le altre confessioni cristiane più congeniali all’agenzia
-21% per evenguali TdG o Mormoni
-30/40% per i rimanenti (+9% se appartiene ad una setta con ritorno economico)
-50% se ateo o agnostico
-60%-100% se i nuovi soci danno visibilità mediatica

😉

San Culamo

😀 😀 😀
però manca: “aut. min. conc.” alla fine

DucaLamberti74

@Tutti_quanti:

E poi si viene a dire che noi dell’UAAR siamo intolleranti, squallidi, un pericolo per l’umanità che noi agnostici e atei abbiamo generato i totalitarismi, ecc. ecc.

Ma se siamo qui a fare consulenze gratuite per rilanciare la CCAR…

Dovrebbero solo dirci grazie e leggerci con attenzione i vari giuseppi, enrichi e compagnia cantante 🙂 🙂 🙂

DucaLamberti74

El Topo

Immaginate quando approveranno i matrimoni tra appartenenti allo stesso sesso (come peraltro avviene già in parecchi paesi europei).

DucaLamberti74

SE il popolino italiota continua a votare PD(meno ELLE) e PD e liste civiche assortite varie legate a politici italioti del nuovo che avanza…

ASPETTA E SPERA CHE CI SIA IL MATRIMONIO (CIVILE SIA BEN CHIARO 🙂 🙂 🙂 …la CCAR continui pure come vuole) TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO.

DucaLamberti74

Marco T.

E’ una cosa che avverrà con ogni probabilità, visto il trend nel mondo occidentale. Così fu per aborto e divorzio.
Quel giorno oltre Tevere rosicheranno per benino.
Spero di esserci.

Reiuky

Quel giorno rosicheranno. Ma il giorno dopo diranno che loro si sono sempre battuti a favore di ciò e cercheranno di convincere le coppie omo a sposarsi in chiesa (dietro giusto tributo, ovviamente)

tiziana

ho lavorato per un assessore al comune di roma (consiiatura veltroni) e preparai per lei un ordine del giorno per proporre prestigisi lughi della città (sale, musei…) di proprietà del comune da adibire a sale per celebrare matrimoni civii. il utto anche con un ritorno economico per il comune. il capo di gabinetto del sindaco ne chiese il ritiro (cioè non fece neanche raccogliere le firme tra i consiglieri per presentarlo alla discussione) in quanto santa romana chiesa avrebeb potuto risentirsi. la chiesa è evidentemente consapevole che molti matrimoni si celebrano in chiesa per la location.

Kaworu

per la location, perchè “sennò mamma non ci fa il regalo, e zia non la si può scontentare, sai poi se mettiamo il nome del defunto marito al bambino, forse ci lascia una fetta di eredità”, perchè “eh l’abito bianco… (quando forse son vergini le orecchie)”…

insomma, apparenza.

cosa che contraddistingue e caratterizza i cattolici nostrani. tipo il 90%.

paniscus

Io credo onestamente che tutti questi fattori “accessori”, attinenti molto di più a una sorta di sensibilità estetica e romanzesca piuttosto che a convinzioni personali, tendano ad andare a scomparire spontaneamente per un motivo molto semplice: l’innalzamento dell’età media al matrimonio, e la grande libertà personale dei giovani per tutti i (lunghissimi) anni precedenti.

Ossia, escludendo quelli che ci tengono molto a sposarsi in chiesa perché ci credono davvero, e che quindi lo farebbero comunque, in qualsiasi circostanza, esiste tutta una “zona grigia” intermedia alla quale non importa nulla della religione, ma che lo farebbe solo per commozione romantica. E io penso che tale esigenza (del tutto irrazionale, ma a suo modo comprensibile) diminuisca drasticamente con l’età e con le esperienze di vita pregresse.

Immaginiamo due tipologie di spose (parlo di “spose” perché conosco meglio le dinamiche femminili, e perché statisticamente è più comune che tale impulso parta dalla donna, ma anche per gli sposi va bene lo stesso!), entrambe sostanzialmente agnostiche, o comunque lontane dalla chiesa cattolica e per nulla praticanti.

Una ha 25 anni, non ha mai vissuto fuori di casa dei genitori prima, e si sposa con il primo e unico uomo della sua vita, che era stato il suo fidanzatino fisso fin dall’età di 16 anni, e del quale si era innamorata in un contesto e in un linguaggio decisamente adolescenziale; l’altra ne ha 35, e si sposa col compagno con cui già conviveva, e con cui si era messa insieme dopo i 30 anni, e dopo aver già avuto diverse altre relazioni importanti.

Quale delle due è più facile che “ci tenga” a sposarsi in chiesa anche se in realtà non ci crede, solo perché la cerimonia è più commovente?

E’ chiaro che se ci sono fortissime pressioni familiari, possono avere effetto su entrambe.

Ma in generale, la visione della cerimonia nuziale come coronamento di un sogno romantico (con il fascino del vestito bianco e del suono di campane a distesa, e del padre commosso che accompagna la figlia a braccetto e la “affida” allo sposo), su una coppia di età abbastanza matura e con all’attivo una certa esperienza di vita, dovrebbe tendere a ridimensionarsi da sola.

Di sicuro la sposa over 35, convivente da anni dopo essere stata già fidanzata due o tre volte, e magari incinta o con bambino già in braccio… mediamente si sente un po’ ridicola a presentarsi all’altare col vestito bianco accompagnata dal padre con cui non vive più da 10 anni.

Nella mia esperienza, anche chi, in quella situazione, sceglie ugualmente di sposarsi in chiesa, di solito lo fa abbastanza sottotono, con una cerimonia meno tradizionale e meno vistosa.

Per cui, l’associazione di idee, diffusa in passato, tra “matrimonio in chiesa” e “festa sontuosa in location affascinante” (mentre il matrimonio civile veniva considerato triste, squallido e poco romantico) viene a cadere spontaneamente.

Certo il cambiamento è lento, ma alla lunga la decisione libera, piuttosto che l’affidarsi alla tradizione, prevale.

Lisa

Tizio

@Kaworu

“per la location, perchè “sennò mamma non ci fa il regalo, e zia non la si può scontentare, sai poi se mettiamo il nome del defunto marito al bambino, forse ci lascia una fetta di eredità”, perchè “eh l’abito bianco… (quando forse son vergini le orecchie)”…”

Ok, ma se la gente ragiona così, si merita la chiesa e lo stato che si ritrova, ti pare?

tiziana

purtroppo ho potuto constatare che queste resistenze (regali, felicità dei parenti ecc.) sopravvuivono per il battesimo. con mia grande sorpresa addirittura ne sentii parlare al circolo uaar di roma che ho frequentato per un paio di mesi. però qualche anno fa,

Kaworu

ma certo, tiziana.

e il “su dai, fai la comunione, così la nonna che fa la madrina ti fa il regalo grosso… cosa vuoi, l’xbox o la playstation 3?”

Paolo

La Chiesa Cattolica ha creato intorno al matrimonio un alone di sacralità (difatti è un sacramento) che ha influenzato tutti. Ci si deve avvicinare al matrimonio con rispetto, devozione, timore. Non si può sbagliare perché il matrimonio può essere uno solo ed è indissolubile. La sacralità del matrimonio, guarda caso, è/era un sentimento molto diffuso in Italia; più che in altri paesi. Da ateo ammetto che l’importanza del matrimonio ha contagiato anche me; difatti mi sono sposato solo a 54 anni (ovviamente in municipio), ma non lo avrei mai fatto se mia moglie non fosse stata straniera.

Scoprii di avere anch’io questo senso di timore e rispetto verso matrimonio quando negli Stati Uniti un’amica (single) mi disse che si era sposata tre volte. Rimasi meravigliato; non era certo una donna volubile o instabile. Lei si sorprese della mia meraviglia. Ne parlammo e ripensai ai rapporti di lunga durata che avevo avuto nel corso della mia vita; ne contai proprio due o tre di importanti. Probabilmente anch’io mi sarei sposato due o tre volte se fossi nato negli USA. In quel paese il matrimonio è sentito da molta gente, più come un contratto tra persone che un atto sacro.

Dopo questo preambolo vorrei commentare la notizia. Le convivenze in Italia aumentano in modo considerevole? Certo! Perché nel momento in cui dovesse finire il rapporto, nessuno vuole più impiccarsi a tre, quattro o cinque anni di separazione (e ai relativi costi) prima di arrivare al divorzio.

I matrimoni religiosi diminuiscono? Da una parte c’è il calo inarrestabile della religiosità. Dall’altra il motivo proviene proprio dalla sacralità del matrimonio. Si cominciano a rifiutare gli aspetti più “celebrativi” del matrimonio, come le nozze in chiesa in pompa magna. Anche in Italia si diffonde l’idea che il matrimonio è un patto; patto che può essere solo temporaneo e al quale non si vuole più dare l’importanza di un tempo.

Chi ha sostenuto e sostiene la sacralità del matrimonio; chi si è battuto contro il divorzio; chi ha impedito che il divorzio breve diventasse legge, è il responsabile dell’aumento delle unioni di fatto. Chi ha combattuto contro la legalizzazione delle unioni di fatto è il responsabile delle nefaste conseguenze che spesso le coppie di queste unioni, e i loro figli sopportano.

Qualcuno, parlando di questi aspetti, dovrebbe abbassare gli occhi, battersi sul petto e dire “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”.

paniscus

Paolo: in questo senso hai ragione.

Ossia, il problema tipicamente italiano è sempre stato quello di presentare anche il matrimonio civile non come un normale patto tra due individui, ma come una sorta di istituzione solennissima e nobilissima che regge le fondamenta dell’intera società. Per cui, anche il matrimonio civile finisce con l’essere visto come l’equivalente di un sigillo sacramentale… anche se magari meno tradizionale e meno “per bene” del sacramento vero.

Altrimenti non si spiegherebbe come mai, anche in ambienti fortemente cattolici, c’è una tolleranza inspiegabile verso il matrimonio civile, quando invece rimane a una fortissima avversione alla convivenza libera.

Questa francamente è un’anomalia che non ho mai capito del tutto: se uno è cattolico, e crede davvero che qualsiasi unione familiare umana debba essere benedetta dal sacramento del matrimonio cattolico, altrimenti è peccaminosa, per quale motivo dovrebbe fare qualche differenza tra chi si sposa solo civilmente e chi convive e basta?

Se per un cattolico il problema morale consiste nel concubinato fuori dal sacramento, allora che differenza dovrebbe esserci tra sposarsi civilmente o non sposarsi affatto? Dovrebbero essere esattamente uguali, e condannabili tutti e due!

E invece adesso la percezione è decisamente cambiata, e la stessa tipologia di famiglie che 40 o 50 anni fa si sarebbe disperata per la vergogna di avere una figlia sposata “solo in Comune”, adesso sospira di soddisfazione perché si è sposata “almeno in Comune”.

E questo perché? Perché appunto, è stata fatta passare la concezione del matrimonio civile come “una specie di matrimonio religioso, solo un po’ meno bello”…

Lisa

Alex Irene

Paolo, concordo con te.
E’ vero, il matrimonio è vissuto a) come una scelta estremamente impegnativa e vincolante, firmata col sangue b) come un evento che comporta spese ingenti.

Sempre più famiglie, comprese quelle cattoliche o sedicenti tali, preferiscono una meno vincolante convivenza che minimizza certi rischi e non obbliga a portare 150 persone al ristorente. Questo vale soprattutto per la parte più abbiente; i papà si preoccupano (e non hanno tutti i torti) che i propri figlioli debbano un giorno lasciare la casa e mezzo stipendio alle mogli in caso di separazione (evento che ha quasi una probabilità su 2 di verificarsi nell’arco di una dozzina d’anni).

Relativamente a b), il matrimonio civile molto spesso è meno solenne e autorizza a contenere le spese. Pour parler, mi piacerebbe sapere da una società di banqueting se il budget allocato cambia significativamente tra rito civile e religioso.

Alex Irene

In realtà la chiave di lettura è più ampia.
L’istituzione del matrimonio è in calo – come bene sanno, ahiloro, fotografi, sarti, esperti di banqueting – perché pone un vincolo molto forte del quale al giorno d’oggi si fa ben volentieri a meno.

La spada di Damocle di una separazione, con i problemi economici che si porta dietro, è ben presente alle coppie e le statistiche sulla durata dei matrimoni (circa 4 coppie su 10 non andranno oltre il 10° anno) non sono incoraggianti. Inoltre, le precarie condizioni economiche dei giovani sconsigliano costosi banchetti e sono sempre più quelli che rinunciano anche per questa ragione alle nozze (civili o religiose). Spesso incoraggiati dalle famiglie che, temendo di perdere un appartamento o un appannaggio in denaro a seguito di separazioni/divorzi, sono ben felici che i figli vadano a convivere piuttosto che sottoscrivere un impegno matrimoniale.

L’incidenza del fattore economico ben si legge nella Figura 4 del foglio di calcolo fornito dall’Istat: il calo nella nuzialità è preponderante per i ceti sociali bassi (-25%) e in questa fascia di popolazione il calo è pressochè identico per il matrimonio civile e religioso.

Del resto, una società individualista e in cui il cambiamento è sempre più rapido mal si coniuga con i vincoli del matrimonio, a maggior ragione se tali vincoli sono permanenti e richiedono un impegno formale all’indissolubilità come nel caso del matrimonio cattolico.

Ultimo ma non ultimo, non mi stanco mai di ripetere che le statistiche vanno interpretate ed elaborate.
Nel prospetto numerico 4 fornito dall’Istat si nota che, limitando l’analisi ai primi matrimoni, tra il 2008 e il 2011 la proporzione tra rito religioso e civile si è modificata da 72/28 a 70/30: variazione significativa ma non epocale. L’incidenza del rito religioso è in crescita (dal 17% al 20%) per le nozze con almeno uno sposo straniero.

In definitiva, credo che l’evidenza statistica non indichi tanto il cedimento del matrimonio religioso (che peraltro c’è, se si considerano i soli matrimoni tra italiani) e la secolarizzazione della società, quanto una maggiore incertezza sociale e una crescente instabilità della famiglia.

Kaworu

famiglia instabile adesso, o forse una volta la famiglia era “stabile” ma sofferente?

dottore, il paziente è stabile.

stabile non significa “oh è un fiore”.

FSMosconi

Come non concordare?

D’altronde, magari pur con le buoni intenzioni (di certo non è giuseppe intendo 🙂 ), Alex non sta considerando dove i matrimoni tra stranieri siano maggioritari e quale sia il trend in quei luoghi.
Perché se fossero il trend si manifestasse in maggioranza nel Sud sarebbe molto meno probante rispetto ad un ipotetica maggioranza nel Nord.
Ma questi sono dettagli, dico bene? 😉 😉 😉

FSMosconi

*perché se il trend si manifestasse per buona parte …. un’ipotetico exploit nel Nord*

Scusate la confusione più totale: capita quando vien voglia di scrivere in un modo ma ti balza in mente un modo migliore.

Alex Irene

@ FSMosconi: scusami ma… non ho capito molto del post!

In realtà i matrimoni con almeno uno sposo straniero sono in netto calo dovunque (prospetto 2 del foglio Excel disponibile sul sito ISTAT: da -20% Nord Est a -33% Nord Ovest e Sud). Sono calati soprattutto quelli tra sposa italiana e sposo straniero (-50%), probabilmente perché il nostro paese è meno attraente per i Nordafricani che hanno la parte del leone nello sposare donne italiane.

L’Istat però non riporta il dettaglio del rito per i matrimoni con almeno uno straniero nella varie aree d’Italia, pertanto non è facile verificare la tua ipotesi.

Ad ogni modo (Figura 5 e Prospetto 5 del suddetto supporto informatico) si nota che il rito civile guadagna terreno soprattutto al Centro-Nord tra gli sposi italiani, e la crescita è stata maggiore nei ceti medio-bassi.

Sicuramente il mix di fattori economici e sociali è piuttosto complesso: personalmente mi chiedo quale sia il peso relativo dell’allontanamento dalla Chiesa e quale quello delle maggiori difficoltà economiche delle coppie, dello scenario sempre più fluido e incerto, delle difficoltà di contrarre impegni a lungo termine.
Credo non sia facile rispondere.

Riflettiamo: la velocità dei cambiamenti nel nostro mondo aumenta in modo esponenziale. Siamo realisti: oggi si cambia città e lavoro più spesso e non sorprende che anche l’orizzonte temporale delle nostre unioni si vada riducendo.

Saluti

FSMosconi

“oggi si cambia città e lavoro più spesso e non sorprende che anche l’orizzonte temporale delle nostre unioni si vada riducendo.”

Paradossale: perché pensavo che cambiare città non fosse mai così semplice, la deduzione più semplice invero sarebbe proprio la tesi contraria: ci si affeziona di più ai propri luoghi. Estendendo il concetto ci si affeziona di più a tutto ciò che sa di familiare,

Quindi il ragionamento a priori è invalidato per assurdo.

A questo punto più che il mondo in sé in questo calo andrebbe considerato qualcos’altro.

Alex Irene

Non credo, sai.
Nei paesi sviluppati – in cui, come afferma il sociologo Crepet, la sussistenza è già garantita dal sistema economico – c’è una significativa correlazione tra elevata mobilità geografica e impegno lavorativo da un lato, e bassa natalità/minore nuzialità dall’altro.

Non è un caso, ad esempio, che la durata dei matrimoni, l’incidenza degli stessi e la natalità siano generalmente inferiori nelle aree geografiche e nei ceti sociali in cui è maggiore l’occupazione femminile.

In modo più letterario, questo concetto lo ricordava già una ventina d’anni fa lo scrittore Luciano De Crescenzo.
Il matrimonio unico e indissolubile è una opzione che meglio si adatta a una società più statica, più lenta al cambiamento, meno ricca di sollecitazioni, meno votata all’individualismo. Come era la nostra fino agli anni ’50, in cui i mutamenti significativi – a parte gli sconvolgimenti epocali come le guerre – avvenivano su scala temporale paragonabile alla darata della vita attiva.

Non dico che fosse migliore o peggiore: era diversa.

paniscus

“Non è un caso, ad esempio, che la durata dei matrimoni, l’incidenza degli stessi e la natalità siano generalmente inferiori nelle aree geografiche e nei ceti sociali in cui è maggiore l’occupazione femminile.”
—————————————–

In realtà non mi risulta che questo sia vero in generale, per tutte le categorie e per tutti gli ambienti.

Probabilmente è stato vero nella fase intermedia, in cui si è passati bruscamente, nel giro di pochi anni, dal modello di famiglia con “marito lavoratore dipendente con stipendio fisso, moglie casalinga di bassa scolarità e con disponibilità illimitata di tempo da passare in famiglia, e diversi figli”… a quello di “uomo e donna entrambi lavoratori a tempo pieno e con tempi di vita privata limitatissimi”.

Però, se si considerano le differenze ATTUALI tra classi sociali ed economiche, credo che la situazione si sia quasi ribaltata.

Supponiamo che ci siano due donne, entrambe regolarmente sposate o conviventi stabili, che entrambe hanno fatto il primo figlio intorno ai 30 anni.

Quale delle due è più probabile che dopo tre o quattro anni si decida a fare anche il secondo, o magari addirittura il terzo?

Quella laureata, che si è sbattuta per anni per conquistarsi un lavoro stabile che le consente guadagni discreti, e che ha un marito che fa a sua volta un lavoro dello stesso genere, e che complessivamente può permettersi di pagare qualche aiuto domestico o la retta dell’asilo nido…

…o quella che ha solo la terza media e fa la cassiera precaria nel minimarket che la assume tramite cooperativa, che ha il marito operaio precario a sua volta, e che non ha la maternità pagata, né alcuna garanzia di essere riassunta dopo?

Lisa

Alex Irene

@ Paniscus: grazie per l’interessante osservazione.

Lessi tempo fa uno studio dell’Università Bocconi che puoi trovare al link
http://www.ds.unifi.it/ricerca/interessi/demografia/bassa-fecondita/workshop3/giraldo-lincei.pdf

Anticipo le conclusioni:
“Nel dibattito sulla bassa fecondità, si è spesso discusso il ruolo del reddito nella
decisione di avere un figlio. Sembra infatti che la relazione tra disponibilità economica e numero di figli generati non sia lineare: evidenze empiriche mostrano una correlazione negativa tra reddito e fecondità” [a reddito + alto corrisponde cioè minore natalità].

L’effetto cui hai accennato c’è, ma è compensato dalla valutazione di “costo-opportunità”: una donna con una discreta occupazione da una parte ha un maggior reddito, ma dall’altra affronta un elevato costo (perdita di guadagno e di opportunità lavorative) se trascura o lascia temporaneamente la sua posizione per fare figli. E il secondo effetto è prevalente, almeno nelle classi medie.

Peraltro lo studio ha qualche anno, può darsi che nel frattempo si siano amplificati gli effetti di cui parli tu.

Questa caratteristica anticiclica della natalità ha qualche aspetto in comune con la formazione. Una ricerca americana di pochi anni fa mostrò che la recessione economica aveva portato a un picco di iscritti ai corsi post-laurea: i giovani avevano sì meno soldi (il che avrebbe scoraggiato la frequenza dei master), ma era drammaticamente diminuito anche il costo/opportunità della formazione perché per studiare non dovevano più abbandonare posti di lavoro ben pagati.

RobertoV

Già decenni fa i demografi riportavano come l’aumento del reddito e dello sviluppo di un paese portasse ad una diminuzione della natalità, ma quando il reddito diventava molto alto la tendenza si invertiva, questo perchè chi ha un’elevato benessere non ha preoccupazioni per il mantenimento dei figli e perchè può disporre di tutti quegli aiuti facilitatori nella cura dei figli a cui le altre coppie non possono accedere.
Secondo indagini fatte presso le varie coppie c’è una disparità tra il numero dei figli che si ha e quelli che si vorrebbero avere e, mi pare che nei dati ISTAT ci sia la differenza di circa 1 figlio. Quindi se ci fossero le condizioni di benessere molte coppie farebbero un figlio in più almeno.
Nazioni più ricche di noi, come per esempio i paesi scandinavi, hanno oltre a livelli di occupazione femminile più elevati anche natalità decisamente più elevate di quella italiana (in Svezia sfiorano i 2 figli per donna) che si trova agli ultimi posti al mondo per natalità.

Alex Irene

@ Roberto V.

Vero. Per i redditi molto alti il costo opportunità diventa trascurabile; è spiacevole parlarne in questi termini brutali, ma chi ha mezzi economici abbondanti tende a presentare curve di domanda individuali meno elastiche e quindi, essendo poco sensibile al prezzo, è disposto a “pagare di più” per un figlio. Questo vale poi per tutto: chi è molto ricco se ne sbatte se il distributore sotto casa è caro, mentre chi fa i conti col budget va a far benzina nottetempo all’iperself.

Ma come sottolinea anche lo studio che ho citato, le persone con redditi molto alti in Italia sono relativamente poche.

L’indagine ISTAT (che è del 2007) che lei ricorda fa riflettere, ma se ha voglia di prenderla in mano per intero potrà leggervi che la ragione prevalente per cui le donne intervistate rinunciano poi a fare altri figli è solo in un caso su 5 quella economica.

Va anche detto che le politiche a sostegno della maternità in Italia sono migliorate, ma sono lontane da quelle svedesi: queste concedono un anno di maternità a pieno stipendio alla madre e 1 mese al padre.
Ciò detto, il tasso di natalità dell’Italia è del 10% inferiore a quello svedese, ma su questo incide anche la bassa percentuale di immigrati presenti in Italia (meno della metà che in Svezia, paese molto appetito dai migranti); i cittadini d’origine straniera tendono infatti a essere più prolifici.

paniscus

Ma io specifico che non parlavo di redditi eccezionalmente alti, eh: semplicemente, mi pare accertato che al momento in Italia (quindi, a parità di leggi e di istituzioni sociali, NON facendo il paragone con la Svezia), e fra le famiglie italiane (quindi, escludendo anche gli immigrati)… le regioni con maggiore natalità siano quelle in cui sono più alti sia il livello di scolarizzazione femminile, sia il tasso di occupazione femminile. Qualcosa vorrà dire?!

Lisa

paniscus

Sull’aspetto “anticiclico” che citi tu, credo che valga per quasi tutte le tendenze sociali e di costume, dalle più importanti scelte di vita alla più frivola delle mode.

Per qualsiasi comportamento o stile di vita, si alterna la fase in cui è ancora minoritario e quindi è considerata una cosa “di elite” (economica, o intellettuale, che adesso non coincidono più)… e quindi, dopo un’iniziale diffidenza si instaura un processo a cascata per cui tutti aspirano a imitarlo per sentirsi uguali all’elite, fino a che diventa un’abitudine di massa che di elitario non ha più nulla, ma anzi viene percepita come dozzinale e volgare, a cominciare dalle elite che a sua volta se ne sganciano, in cerca di scelte più raffinate e più accurate 🙂

Alex Irene

@ Lisa

Ciao, mi hai stimolato a leggere l’ultimi rapporto ISTAT sul tema (http://www.istat.it/it/archivio/74300).

Parlando delle donne italiane, nelle regioni del Nord (in cui maggiori sono inserimento nel lavoro e scolarizzazione delle donne) è sì aumentata la natalità negli ultimi 20 anni, mentre al Sud è leggermente diminuita. L’età media delle madri è cresciuta in entrambe le macroregioni.

Tuttavia, ancora oggi, il tasso di natalità delle donne italiane è più alto al Sud e più bassa l’età media,

Se invece consideriamo anche le donne straniere, il tasso di natalità complessivo al Nord diventa maggiore che al Sud per la più elevata presenza di famiglie di immigrati; e questo fa pensare, perché le immigrate hanno reddito e prospettive occupazionali peggiori rispetto alle donne italiane, eppure hanno una fecondità superiore del 50% (sia pure in calo).

paniscus

“Se invece consideriamo anche le donne straniere, il tasso di natalità complessivo al Nord diventa maggiore che al Sud per la più elevata presenza di famiglie di immigrati; e questo fa pensare, perché le immigrate hanno reddito e prospettive occupazionali peggiori rispetto alle donne italiane, eppure hanno una fecondità superiore del 50% (sia pure in calo).”

—————————————

Perché evidentemente le famiglie immigrate conducono ancora stili di vita abbastanza simili a quelli delle famiglie italiane di qualche decennio fa, ossia stili di vita in cui:

– esiste ancora una forte considerazione sociale positiva nel fatto di fare molti figli;

– c’è meno consumismo e meno concessioni alle comodità e ai divertimenti, per cui, in fondo, fare un un figlio in più, pur costituendo sempre un certo aggravio del bilancio familiare, costa pur sempre “di meno” rispetto a quello che costa in una famiglia benestante;

– la donna comunque non lavorerebbe, o al massimo avrebbe accesso solo a lavoretti marginali e saltuari (tipo, fare le pulizie a ore) che non fanno una grande differenza per il bilancio complessivo della famiglia e non hanno grande impatto sul senso di realizzazione e di autonomia.Per cui, sulla donna non esistono grosse pressioni sulla SCELTA tra “fare un altro figlio e lasciare il lavoro”, oppure “rinunciare al figlio in più, ma tenersi il lavoro con cui si è ingranato bene”.

Lisa

giuseppe

Gaglia risponde:

martedì 4 dicembre 2012 alle 11:43

Piango per te e con te.

Rispondi

Murdega risponde:

martedì 4 dicembre 2012 alle 12:14

Chiedo l’autorizzazione per piangere con te Gaglia.
Se mi autorizzi ho degli amici che potrebbero farlo a pagamento.

Gaglia risponde:

martedì 4 dicembre 2012 alle 13:23

Sìsì piangiamo insieme per Giuseppe.

A leggere voi e tutti gli altri con la solita sfilza di insulti c’é davvero da piangere. Gentaglia che non accetta nessun confronto ed é capace solo di insultare. Con uno spirito da branco, che fa pensare ai bulli delle scuole medie.

faber

Perché vedi solo gli insulti e non il 90% delle risposte che ti vengono date e che volutamente ignori? Sarà mica perché non ti interessa il confronto bensì lo scontro?

giuseppe

Ma quali risposte e risposte. Se ogni volta che si cerca di argomentare ricominciate ad insultare ! Abbi un briciolo di onestà intellettuale.

gmd85

Il problema è cerchi di argomentare, ma non ci riesci pur essendo convinto del contrario.

Gaglia

Giuseppe, le mie lacrime di compassione sono per te. Non sei solo in questa tua triste condizione, io sono con te.

Kaworu

seriamente, parlare con questo è come pretendere che una persona con eminegligenza spaziale unilaterale presti attenzione al lato negletto.

Stefano

@ giuseppe

Tu sei un insulto all’intelligenza giuseppe, le contraddizioni sono sopra e sono tue.
C’è poco da confrontare, solo da rilevare quanto sei irrazionale (e mi trattengo) e in malafede.

Se poi questa “gentaglia” non ti piace ed è destinata all’estinzione dall’avanzata vittoriosa delle tue favole, ritirati a recitare il rosario, sii casto, mettiti il preservativo in testa che tanto non serve ad altro e non farti più vedere.
Ma che caspita aspetti?

Confronto? Ma tu non sai nemmeno confrontare quel che dici TU nel giro di cinque minuti….

Gaglia

No giuseppe, ma che hai capito, io non ti sto insultando! Io ti voglio bene! Provo profonda pietà per te e vorrei tanto aiutarti, sappi che ti sono sempre molto vicino.

firestarter

Se vuoi aiutarlo posso darti il numero degli infermieri che spesso vanno a prelevarlo quando rifiuta le pillole per troppo tempo. Sapessi quante te ne possono raccontare! giuseppe e’ uno spasso! pensa che si vanta di andare in giro ad argomentare quando invece non fa altro che imbarazzarsi scrivendo frasi cretine che lasciano intravvedere la sua indole da soggettone mai cresciuto.

Murdega

Gentaglia che non accetta nessun confronto ed é capace solo di insultare.
———————————————————————————————————
Si tratta solo di una sana satira,nessuno ha intenzione di insultare,
comunque ad ogni buon fine di seguito e per quanto di interesse :
“La satira, storicamente e culturalmente, risponde ad un’esigenza dello spirito umano: l’oscillazione fra sacro e profano. La satira si occupa da sempre di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni.”
Se pensi che in qualche modo ti abbia o insultato od offeso scusa, ma il tenore
delle tue esternenazioni è palesemente aggressivo.

paniscus

“Il contrario di “civile” è…”

——————–

Questa è esattamente la stessa risposta che ho sempre dato ogni volta che ho sentito parlare di “figli naturali”:

“Perché, quelli nati all’interno di un regolare matrimonio, invece sono INNATURALI? Poveretti, non lo sapevo, mi dispiace per loro!”

Lisa

diego

e chi ha voglia di sposarsi davanti a un rappresentante di un’organizzazione criminale?

florasol

è esattamente il motivo per cui mi sono sposata civilmente.

florasol

p.s e proprio perchè per noi era un impegno importante e serio non abbiamo voluto tutto quel circotogni di abiti bianchi, bomboniere, regali, cene e chi più ne ha… Ci siamo sposati oltreoceano senza dirlo a nessuno. Tanto dopo 23 anni di convivenza, che stavamo insieme i nostri amici già lo sapevano 🙂

mistergrey2

Orrrrrore , il concubinaggio dilaga, sta dilagando, ha dilagato.

Fabio

“Ormai le coppie che seguono alla lettera i precetti matrimoniali della Chiesa cattolica, come la castità prima delle nozze o il sesso solo a fini procreativi, sono sempre meno.”

A volte mi stupisco dell’ingenuità con la quale proponete certi temi.
Anzitutto la Chiesa insegna la castità perenne e non come si dice nell’articolo solo prima del matrimonio (il rapporto coniugale volto alla procreazione è definito casto) ma, quello che mi lascia ancora più stupito, è che voi atei (o quantomeno chi ha scritto l’articolo) pensiate che le infrazioni a queste norme di morale siano appannaggio dei giorni nostri o che attualmente siano maggiori a quelle di di un tempo: mi sembra il tipico discorso della vecchietta che dice “quando ero giovane io c’era più rispetto (e così per 1 ora di fila)”.
Io sono cattolico, e di certo non mi fa piacere vedere così tanti matrimoni civili, ma non mi sognerei mai di dire che una volta non si facesse sesso prima o fuori delle del matrimonio.
Un esempio che posso portare a sostegno della diffusione del fenomeno è che nei registri parrocchiali riguardanti i matrimoni a partire dall’800 (cioè a partire dai primi registri prestampati); vi è una riga dedicata ai figli legittimati, che sono bambini nati illegittimi e poi resi legittimi da un matrimonio o anche solo da un rescritto (un atto unilaterale della Santa Sede); ed una alle annotazioni varie.
E la riga veniva usata spesso (diversamente bastavano solo le “annotazioni varie”), il tutto senza contare i cosiddetti matrimoni riparatori.

paniscus

…e allora quale sarebbe il senso del “credere nel matrimonio cattolico”, se poi viene fuori che non ci ha mai creduto veramente nessuno nemmeno nei secoli passati?

Fabio

Non è che nessuno credeva nel matrimonio, sicuramente il numero di chi lo credeva per convincimento proprio e non convenzione o costrizione sociale era molto esiguo (in % credo simile a quello odierno).

Però, una cosa che faccio notare spesso quando parlo con conoscenti atei, o anche cattolici, è che il matrimonio è stato e sempre sarà una sorta di contratto (il Codice Canonico parla di patto matrimoniale elevato da Cristo a sacramento) con ripercussioni anche economiche.
L’unica differenza tra il passato ed oggi è che uomo e donna hanno realmente la possibilità di scegliersi chi sposare, un tempo se lo si voleva fare bisognava ricorrere a sotterfugi (anche se in teoria il consenso doveva essere libero, diversamente il matrimonio sarebbe stato nullo).
Ora la domanda che penso mi farai tu è: ma se è un contratto perchè non lo si può rescindere?
La risposta è piuttosto semplice: se guardiamo il fatto che il matrimonio cattolico è un sacramento si capisce subito che la Chiesa non lo potrà mai dichiarare annullabile o rescindibile, ne andrebbe dell’efficacia dei sacramenti tutti.
Ed e per questo che esistono le dichiarazioni di nullità (non annullamenti) e le dispense papali; le quali (nullità e dispense) sono piuttosto facili, ma lunghe, da ottenere se si capisce il meccaniso burocratico che le sottende.

gmd85

Per la serie fatta la legge, trovato l’inganno. Più che altro, si capisce quanto si debbano ungere gli ingranaggi. Strano, poi, che le condizioni di nullità si trovino solo per determinati sacramenti.

paniscus

“Però, una cosa che faccio notare spesso quando parlo con conoscenti atei, o anche cattolici, è che il matrimonio è stato e sempre sarà una sorta di contratto (il Codice Canonico parla di patto matrimoniale elevato da Cristo a sacramento) con ripercussioni anche economiche.

Ora la domanda che penso mi farai tu è: ma se è un contratto perchè non lo si può rescindere?
La risposta è piuttosto semplice: se guardiamo il fatto che il matrimonio cattolico è un sacramento si capisce subito che la Chiesa non lo potrà mai dichiarare annullabile o rescindibile, ne andrebbe dell’efficacia dei sacramenti tutti.”

—————————-

Ma che c’entra l’aspetto sacramentale con l’aspetto di contratto? Se sono due cose diverse, perché la chiesa è consenziente e connivente sul fatto che vengano confuse?

Fabio

@gmd85
Le dichiarazioni di nullità esistono pressochè per tutti i sette sacramenti, quelle per il matrimonio (e anche quelle dell’ordine sacro) sono le più usate in quanto questi due sacramenti portano maggiori ripercussioni, anche economiche, alle persone che le chiedono.

@paniscus
L’aspetto sacramentale rafforza il patto.
La Chiesa non le confonde: dice che il sacramento “siglilla” il patto; è più o meno quello che succedeva con i contratti feudali e di vassallagio prima che fossero aboliti dai codici napoleonici.

gmd85

@Fabio

Ok, ammetto tanquillmente che non ne ero al corrente.

Dell’aspetto sacramentale m’importa poco, non rafforza un bel niente. Anzi, sembra quasi che, così, la gente si debba sposare con la garanzia (o col timore, fate vobis) del volere divino, senza il quale non avrebbe senso fare nulla. Liberissimi, eh.

paniscus

“Le dichiarazioni di nullità esistono pressochè per tutti i sette sacramenti, quelle per il matrimonio (e anche quelle dell’ordine sacro) sono le più usate in quanto questi due sacramenti portano maggiori ripercussioni, anche economiche, alle persone che le chiedono.”
———————————————————————

Chissà come mai non si sente mai parlare di un battesimo riconosciuto nullo, nemmeno nel caso in cui i genitori stessi non ci credevano e l’hanno fatto solo per consuetudine o per opportunità.

Io, per esempio, circa 40 anni fa, sono stata fatta battezzare “di routine”, ad opera di genitori dichiaratamente agnostici, che poi non mi hanno mai dato nessuna educazione religiosa, e che hanno sempre ammesso tranquillamente di “averlo dovuto fare” solo per evitare dispiaceri traumatici agli anziani di famiglia (tanto è vero che 35 anni dopo non si sono sognati di dire miao, quando invece i loro nipotini non sono stati battezzati, perché oggettivamente non gliene importava nulla).

Per quale motivo un battesimo del genere non dovrebbe essere dichhiarato NULLO… nemmeno se i miei genitori oggi andassero a sottoscrivere una dichiarazione di non averci mai creduto e di aver recitato formule sacramentali fasulle senza essere convinti, e senza aver mai avuto la minima intenzione di allevare davvero i figli nella fede cattolica?

Eppure è esattamente quello che si fa per i matrimoni…

Lisa

Maurizio

La chiesa insegna la castità perenne?! Infatti il verbo fu: “Crescete e moltiplicatevi” se non erro. E poi perché tanto morboso interesse in ciò che succede nelle camere da letto della gente? No, davvero: da dove si pensa che nasca il fenomeno dei preti pedofili (e quelli che ricattano sessualmente i carcerati…).
Ovvio che i rapporti prematrimoniali siano sempre esistiti. Ma di certo la difficoltà oggettiva di un tempo ad eludere il controllo domestico era enormemente più elevata di oggi, senza contare l’assenza di metodi contraccettivi diversi dall’Ogino-Knaus (per chi lo conosceva).
Quindi la gravidanza “illegittima” era comunque l’eccezione. E la convivenza civile, pressochè impossibile.

Fabio

“La chiesa insegna la castità perenne?! Infatti il verbo fu: “Crescete e moltiplicatevi” se non erro. ”

Non erri, ma se leggessi quello che ho messo fra parentesi:
“il rapporto coniugale volto alla procreazione è definito casto”
capiresti che le due cose non sono in contrasto.
Esempio concreto: una mia bisnonna, che non ho mai conosciuto, ebbe quindici figli e quella di una mia conoscente addirittura venti; il tutto in ambito matrimoniale e con tanto di benedizione Apostolica dell’allora Pontefice.

Sandra

“il rapporto coniugale volto alla procreazione è definito casto”

Se la castità è intesa come purezza, dovresti spiegare perché fino al secolo scorso la sposa e madre cattolica, e non il suo omologo sposo e padre, veniva sottoposta alla “Benedictio mulieris purificandae post partum”, Benedizione della donna da purificare (sic) dopo il parto.

Fabio

Castità e purezza hanno significati leggermente diversi nella teologia tomistica mentre coincidono in quella agostiniana.
La purificazione era una benedizione non obbligatoria ma fortemente consigliata, Perchè in base ad una norma, mi pare contenuta nel Levitico, il parto rendeva impura la donna ed il neonato. Per togliere l’impurità si doveva andare al Tempio di Dio e offrire sacrifici, questo rito lo fece, secondo l’inerpretazione di San Girolamo, anche la Beata Vergine che stando al dogma non ne aveva bisogno.

Il Concilio Vaticano II, nella riforma del Benedizionale, ha eliminato questo rito ed ha aggiunto una benedizione particolare alla madre nel rito del battesimo per neonati, nella quale benedizione non si accenna a purificazioni.
Questa modifica fu fatta appunto per non far pensare che la maternità fosse origine o originata da impurità; comunque questa decisione scatenò una polemica molto forte tra i padri conciliari e, probabilmente non lo sai, uno dei principali fautori di questa particolare riforma in senso agostiniano è stato l’allora giovanissimo e ambizioso Ratzinger.

Reiuky

Rimango incantato ogni volta che vedo la vostra abilità nell’arrampicarvi sugli specchi.

Fabio

@Reiuky
Non mi sembra una arrampicata di specchi, con il post precedente non pretendo di convincere nessuno su temi come castità, purezza o visione della donna nel cattolicesimo.
Il post era volto a spiegare come si è giunti ad un certo rito e, soprattutto, per spiegare come le “formule magiche” (per usare una espressione un po’ blasfema ma che magari a voi piace) presenti nei libri liturgici non sono mai frutto del caso ma sono il risultato di discussioni e polemiche intraecclesiali. Discussioni, per voi sicuramente inutili, ma il cui esito influenza (positivamente o negativamente) la carriera ecclesiastica di chi le svolge.

Sandra

Sicuramente viene dal Levitico, gli ebrei erano abbastanza fiscali con impurità di varia natura. Ma la benedizione della donna da purificare ha inizio solo nel 1227, come precisa Carlo Flamigni, il che vorrebbe dire che la tradizione ebraica fu abbandonata per quasi un millennio, per poi essere opportunamente ripresa.

“Le puerpere furono addirittura costrette a riconciliarsi con la Chiesa (concilio di Treviri, 1227) con un apposito rito: una benedizione che, secondo Uta Ranke-Heinemann, rappresenta un miscuglio di leggi di purificazione ebraiche, di condanna cristiana del piacere sessuale e di diffamazione cristiana della donna.
L’abitudine di purificare le puerpere è sopravvissuta fin quasi ai nostri giorni e il rito che consente la riammissione nella comunità dei credenti è descritto in dettaglio in alcuni dizionari cattolici della fine dell’Ottocento Sono riportati casi di donne alle quali fu vietato di essere presenti al battesimo dei propri figli perché non erano ancora state “benedette”.”

Maurizio

La chiesa insegna la castità perenne?! Infatti il verbo fu: “Crescete e moltiplicatevi” se non erro. E poi perché tanto morboso interesse in ciò che succede nelle camere da letto della gente? No, davvero: da dove si pensa che nasca il fenomeno dei preti pedofili (e quelli che ricattano sessualmente i carcerati…).
Ovvio che i rapporti prematrimoniali siano sempre esistiti. Ma di certo la difficoltà oggettiva di un tempo ad eludere il controllo domestico era enormemente più elevata di oggi, senza contare l’assenza di metodi contraccettivi diversi dall’Ogino-Knaus (per chi lo conosceva).
Quindi la gravidanza “illegittima” era comunque l’eccezione. E la convivenza civile, pressochè impossibile.

Maurizio

La chiesa insegna la castità perenne?! Infatti il verbo fu: “Crescete e moltiplicatevi” se non erro. E poi perché tanto morboso interesse in ciò che succede nelle camere da letto della gente? No, davvero: da dove si pensa che nasca il fenomeno dei preti pedofili (e di quelli che ricattano sessualmente i carcerati…).
Ovvio che i rapporti prematrimoniali siano sempre esistiti. Ma di certo la difficoltà oggettiva di un tempo ad eludere il controllo domestico era enormemente più elevata di oggi, senza contare l’assenza di metodi contraccettivi diversi dall’Ogino-Knaus (per chi lo conosceva).
Quindi la gravidanza “illegittima” era comunque l’eccezione. E la convivenza civile, pressochè impossibile.

Sandra

“quello che mi lascia ancora più stupito, è che voi atei (o quantomeno chi ha scritto l’articolo) pensiate che le infrazioni a queste norme di morale siano appannaggio dei giorni nostri o che attualmente siano maggiori a quelle di di un tempo”

Come giustamente detto da Maurizio, la ragazza del 1900 godeva di meno libertà e opportunità per appartarsi di quella del 2000. Questo non significa che non succedesse, succedeva! ma si concludeva con una gravidanza indesiderata e spesso un matrimonio riparatore: il sesso prematrimoniale non durava molto.

Sicuramente anche prima si faceva sesso prima e fuori dal matrimonio, altroché: era persino prevista una multa per ogni figlio di prete da versare al vescovo, prima del concilio di Trento, eppure la castità era in teoria già teoricamente un requisito per il sacerdozio, ma ci si poteva ancora mettere d’accordo.

La contraccezione ha permesso di svicolare dai precetti della Chiesa sul sesso, in termini di sicurezza e quindi di durata delle “infrazioni”. Come lo slogan pubblicitario, “non ce la fai meglio, ma più a lungo”. 😉

paniscus

Ma parliamoci chiaro: in una società in cui ci si sposa a 15 o 16 anni, e in cui si rischiano conseguenze gravissime se si “sgarra” prima, e si vive costantemente sotto strettissimo controllo della famiglia… che interesse ci sarebbe a rischiare? E’ chiaro che quasi tutti aspetteranno il matrimonio, oppure comunque “tamponeranno” sposandosi subito, se proprio dovesse succedere il pasticcio!

Il punto è che la fissazione della “verginità fino al matrimonio” è nata in un tipo di società in cui non era minimamente prevedibile che per sposarsi si aspettasse dopo i 30 anni, dopo aver avuto un amplissimo margine di libertà personale per i 10 o 15 anni precedenti.

Ma che c’entra questo con la morale? Questa è esclusivamente sociologia, antropologia e demografia!

Lisa

paniscus

Ah, aggiungo… ho appena trovato su un’interessante raccolta di statistiche demografiche una voce che non avevo mai visto prima: la DISTANZA temporale (ovviamente, solo per le donne, perché è più facile individuare dati certi) tra il primo rapporto sessuale e la nascita del primo figlio. Adesso è di circa 13 anni, mentre solo trent’anni fa era di CINQUE anni.

Nel giro di una generazione sola, mi sembra una differenza abissale, che la dice lunga sui cambiamenti di costume generali.

Alex Irene

Ciao a tutti,
il tema è molto complesso e secondo me è giusto muoversi anche analizzando alcuni aspetti laterali che il rapporto ISTAT non considera.

1) Il rapporto conta solo i matrimoni religiosi concordatari, attribuendo al rito civile tutte le unioni con sposi di confessione non concordataria che celebrano anche un rito religioso non avente effetti civili. Ad esempio, nel 2011 ci sono stati quasi 2000 matrimoni con sposi provenienti da paesi islamici; è molto probabile che una larga parte di essi siano stati sanciti anche con rito religioso.

2) E’ sempre più frequente, anche se non sono disponibili fonti, il caso degli sposi che contraggono prima un matrimonio civile e poi, separatamente, quello religioso. Ci sono coppie che si sposano di fretta in civile (per comprare la casa e accedere al mutuo o all’edilizia popolare, o per ottenere un trasferimento della sede di lavoro, o per tutelare un nascituro) e “regolarizzano” la posizione sposandosi più avanti in chiesa, magari col battesimo del primo figlio, avendo organizzato le cose con calma.

3) Ultimo ma non ultimo, i matrimoni “morganatici” che non hanno effetto civile. Vedove o vedovi che si risposano solo con rito religioso per non perdere una pensione o per non complicare l’asse ereditario o per non irritare i figli.

Non ho idea dei numeri, ma se anche fossero poche migliaia questo avrebbe un impatto di rilievo sui valori percentuali.
Esempio? Se 1000 dei circa 2000 matrimoni con islamici fossero stati sanciti dall’Imam, e altro migliaio di coppie si fossero sposate prima in municipio e dopo anche dal prete, l’incidenza dei matrimoni religiosi (concordatari e non) passerebbe dal 60% al 62%.

RobertoV

Nel suo tentativo di raddrizzare le statistiche negative ha dimenticato di considerare in opposizione quanti dei matrimoni religiosi sono pro-forma (direi molti di più di quelli che sta cercando di recuperare), cioè fatti per tradizione anche se i contraendi sono poco religiosi o non lo sono affatto e lo fanno per altre esigenze, tipo non scontentare i parenti o per lo stigma sociale in certe realtà provinciali o, magari, per la mancanza di strutture alternative adeguate.
E’ ovvio che una statistica va analizzata considerando altre statistiche, indagini, sondaggi ed è un lavoro complesso, ma dubito molto che tale studio andrebbe nella direzione da lei auspicata.

Ha dimenticato di considerare che a vantaggio del matrimonio religioso c’è la possibilità di annullarlo in modo più rapido ed economico rispetto al divorzio civile (ed infatti negli ultimi anni c’è stato un forte incremento del lavoro della Sacra Rota). Qualcuno potrebbe fare anche questa considerazione.

RobertoV

Riguardo all’aumento dei divorzi si fa sempre la considerazione sul degrado e sul minor desiderio di rapporti di lunga durata attribuiti alla società presente rispetto al passato, ma non si considera i cambiamenti che sono avvenuti nel ruolo della donna da allora ad oggi, dalla posizione succube di allora a quella più paritaria di oggi. E’ inevitabile che quando la posizione diventa paritaria i problemi aumentano rispetto alla situazione in cui una donna doveva cercare solo qualcuno che la mantenesse e sperare che la trattasse in modo accettabile ed era obbligata anche dallo stigma sociale a sopportare situazioni che oggi sarebbero inaccettabili. Quando dal matrimonio e dal partner ci si attende di più è inevitabile che la probabilità di fallimento aumenti.

Alex Irene

Veramente non ho nessun tornaconto personale a “raddrizzare” statistiche: mi piace capirle meglio, e mi sembra semplicemente doveroso e interessante aggiungere elementi di rilievo a una discussione tra persone con idee più o meno diverse.

Molto spesso – e me ne dispiace, perché mal si concilia con un sano spirito critico – noto che in questo forum c’è una tendenza ad avversare a priori gli interventi di chi non è schierato con la maggioranza.
I post vanno letti, valutati e criticati per il loro contenuto, non perché li ha scritti questa o quella persona; appiccicare etichette è una forma di pregiudizio con cui si giudicano gli individui e non le singole riflessioni.

Ciò detto, sono d’accordo sul suo secondo post delle 12:16. L’emancipazione femminile, doverosa, ha inciso notevolmente sulla durata dei matrimoni anche perché la condizione di separati o divorziati è oggi perfettamente accettata socialmente.

Anche da molte parrocchie che, specie nelle grandi città, dedicano delle attività specifiche ai separati e ai divorziati.

giuseppe

Fabio scrive:

5 dicembre 2012 alle 0:01
“Ormai le coppie che seguono alla lettera i precetti matrimoniali della Chiesa cattolica, come la castità prima delle nozze o il sesso solo a fini procreativi, sono sempre meno.”

La chiesa non dice sesso solo ai fini procreativi, ma nell’ambito del matrimonio con apertura alla vita. Si parla di “mutua donazione dei coniugi”.

paniscus

“La chiesa non dice sesso solo ai fini procreativi, ma nell’ambito del matrimonio con apertura alla vita. Si parla di “mutua donazione dei coniugi”.”

—————————

E allora perché consente di usare i cosiddetti “metodi naturali”, che in generale non funzionano in maniera affidabile… ma che anche se funzionassero sarebbero esattamente una ESCLUSIONE deliberata dei “fini procreativi”?

Voglio dire, mettiamo che il metodo dell’individuazione dell’ovulazione funzionasse davvero in maniera ferrea (NON E’ VERO, ma ammettiamolo per un attimo a titolo approssimativo).

In tal caso, perché mai una coppia che usasse quel metodo per evitare categoricamente i giorni fertili, in modo da essere sicura di avere rapporti solo quando questi NON possono portare a una gravidanza, sarebbe da considerarsi “aperta alla vita”?

Lisa

Kaworu

sapevi che solo in italia praticamente si usa la dicitura “procreazione medicalmente assistita”, e nel resto del mondo “fecondazione”?

curiosa differenza

Fabio

Spero che giuseppe non si offenda se ti rispondo io:
quella coppia da te individuata come caso ipotetico non si potrebbe considerare aperta alla vita. Infatti nell’enciclica Humanae Vitae Paolo VI afferma che anche i “metodi naturali” possono essere usati per scopi non retti ma che tali metodi restano comunque leciti.
La differenza che si pone con i comuni mezzi cotraccettivi è che questi ultimi vengono considerati intrinsecamente illeciti.
L’enciclica continua dicendo che uno dei principali meriti, ad esempio dell’individuazione dell’ovulazione, è che pone dei limiti temporali non modificabili e quindi sottolinea come la sessualità umana non è qualcosa di “libero” non regolato ma è soggetto ai ritmi stabiliti da Dio.

In sostanza i metodi naturali sono la quintessenza della morale cattolica:
il cattolico può discutere se è lecito baciare, tenere in braccio, avere rapporti e se si di che tipo con la propria fidanzata o moglie (e viceversa per le donne) ma non può dire “facciamo ciò che ci pare”; detto questo non è che sia esente dal peccato, anzi non sò quale comico disse ironicamente: sono cattolico perchè se non è peccato non c’è gusto.

gmd85

E cosa ti fa pensare che l’enciclica in questione sia un testo da prendere a modello?

Ritmi stabiliti da Dio… tzè.

Fabio

@gmd85
Bella domanda: anche perchè personalmente sono lontano qualche chilometro da quel modello…io sono più per il caro vecchio “sin and spill the beans”!

gmd85

E certo, tanto basta l’intercessione del confessore, qualche preghiera e via…

Fabio

Beh servono anche pentimento o perlomeno timore della dannazione e ripromessa di non farlo di nuovo e redimersi…ma la Congregazione per la Dottrina della Fede ha emanato un decreto che dice sono presunti per il semplice fatto che uno va a confessarsi, salvo non sia manifesto il contrario (es. convivenza).

paniscus

Scusa, ma se quei ritmi rappresentano l’unico metodo eticamente accettabile di regolazione della fertilità “perché sono stabiliti da Dio”… come mai Dio ha permesso che venissero scoperti solo negli anni venti del Novecento, ossia meno di un secolo fa, quando invece la specie umana esiste da (almeno) centinaia di migliaia di anni, e la rivelazione cristiana da circa duemila? A tutti quelli che hanno avuto la sorte di nascere prima, ossia la stragrande maggioranza dell’umanità, tale possibilità è stata negata per dispetto?

Lisa

DucaLamberti74

@giuseppe:

E quindi se parla di “mutua donazione dei coniugi” …

Per qual motivo NON si può fare un dono (un qualche cosa di nobile è un dono di per nulla peccaminoso) al proprio partner quando si è fidanzati ?

Ahh aspetta ci sono … è un po’ come i bimbi …

Scrivi la lettera a gesù bambino ma il regalo NON si può aprire prima della notte di Natale 🙂 🙂 🙂

DucaLamberti74

P.S.: Leggo sempre i tuoi interventi ma se sei qui per riportarci alla fede…io più li leggo e più trovo irrazionale ed illogica (nel senso più vulcaniano del termine) le regole della CCAR.

Ti ringrazio però che mi regali sempre un sorriso e spunti per interventi ducalamberteschi su questo forum.

Stefano

@ giuseppe

Dunque, considerato quanto hai scritto sin qui, meglio il preservativo della castità.
C’è più possibilità di “apertura alla vita” con quello…
O vanno bene per una cosa e non per l’altra?

fab

La chiesa deve imparare a farsi i fatti suoi e a capire quali regole hanno un senso e quali no.

Fabio

Si lo so, ma ti ringrazio comunque per la precisazione: la mia era solo una citazione di quanto scritto nell’articolo dal quale poi partiva il mio discorso…mica la condivido!!

gcr

pultroppo i politici in italia sono tutti inginocchiati, questo lascia spazio al clero di manipolarli come vogliono, sono i cittadini credenti o non che devono decidere con la propria testa senza impedire all’atro di comportarsi seconda la propria volontà, questo succede spesso più da parte dei credenti che degli atei, non ho mai capito questa loro insistenza nel rompere le balle ai non credenti, lasciateci vivere in pace, ma soprattutto non pretendete privilegi a scapito dei non credenti, dei credenti non me ne frega niente, anche perchè sembra che siano contenti cosi, cioè che le scuole pubbliche abbiano più finanziamenti delle private, che non paghino l’IMU, che lo stato o i comuni ecc diano finanziamenti a pioggia alla chiesa, che i preti pedofili vengano tollerati e nascosti dai loro superiori, che le chiese o gli edifici religiosi delle zone terremotate e non, vengano riparate prima che degli edifici della gente, che i barboni d’inverno muoiano per strada gongelati di notte per il freddo e i conventi, super riscaldati, con dentro quattro preti o suore rimangano chiusì invece di dare un riparo a queste persone sfortunate, dicono: i cristiani devo accogliere tutti gli stranieri poveri ma in piazza san pietro (super protetta) di poveri non se ne vde neanche uno. potrei scrivere per ore ci sono migliaia di motivi per non credere a questa teocrazia non voluta da dio ( se esiste),

Murdega

La chiesa non dice sesso ,,,,,
io invece dico altre cose ……

mauricevi

Mi fa sorridere (per non dire pena) il fatto che la chiesa non dovrebbe preoccuparsi del calo dei matrimoni.

Come ben sappiamo, la matematica non è un opinione ed i numeri parlano chiaro.

Da 40 anni (ripeto 40 anni … non è una cosa passegera) il numero dei matrimoni religiosi sono in caduta libera,

Basta riportare un solo dato: nel 1971 i matrimoni civili erano il 3,9 % ma nel 2011 sono arrivati al 39,25 % …. praticamente si sono DECUPLICATI.

C’è da preoccuparsi ? Personalmente no visto che sono ateo … se fossi invece uno del clero, mi farei qualche esame di coscienza ….

Alex Irene

Mi scuso per la precisazione, che forse è leziosa ma serve a capire che i numeri vanno interpretati.
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Basta riportare un solo dato: nel 1971 i matrimoni civili erano il 3,9 % ma nel 2011 sono arrivati al 39,25 % …. praticamente si sono DECUPLICATI.
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No: è decuplicata l’incidenza, non il numero assoluto. Il numero assoluto è quintuplicato, perché nel 1971 i matrimoni erano stati circa 400.000 (e quindi 16.000 civili) e nel 2011 sono stati 80.000: 80/16 = 5.

Che poi i sacramenti siano in calo è evidente.

Vorrei però essere più realista del re: certi indicatori di adesione ai valori cattolici (obiezione di coscienza e incidenza degli iscritti a università cattoliche) mostrano invece una inequivocabile tendenza al rialzo, il che mi fa pensare che si tratti di scelte di comodo che non sono sempre legate al sentimento religioso.
E’ uno scollamento che preoccupa, perché rende la Chiesa più simile a una lobby che a una comunità sincera di fedeli.

gmd85

E’ uno scollamento che preoccupa, perché rende la Chiesa più simile a una lobby che a una comunità sincera di fedeli.

Gia lo è.

Vorrei conoscere gli indicatori di cui parli. Per pura curiosità, eh. No di rado, ho letto sondaggi con domande tendenzioese e ricerche superficiali.

Sandra

Ma certo che sono scelte di comodo, che non hanno a che fare con il sentimento religioso, e certo che la Chiesa è una lobby e non una comunità sincera!
Si sa di obiettori che eseguono aborti in privato, la cui obiezione è funzionale alla carriera, e l’iscrizione a un’università cattolica contempla altri fattori, che pesano molto di più dei valori cattolici.

E certo che la Chiesa è una lobby e non una comunità sincera! Se lo fosse, il matrimonio come sacramento, e non solo come vincolo civile (tutt’al più benedetto a parte, come per protestanti e musulmani) sarebbe imprescindibile. Non è così: sulle 96 coppie che nel 1971 si sposarono in chiesa, oggi solo 60 opererebbero la stessa scelta. Il trend è al ribasso, per il matrimonio cattolico come per gli altri sacramenti, e non solo in Italia.

Alex Irene

@gmd85:
per l’obiezione di coscienza ho citato a memoria, ma credo troverai varie fonti concordi. La percentuale di obiettori è rimasta stabile intorno al 50% per gli anestesisti e i paramedici negli ultimi 10 anni, mentre è salita fino ad avvicinarsi all’80% per i ginecologi. A parere mio, non perché questi abbiano una visione etica diversa ma perché con l’obiezione i ginecologi aggirano interventi e diagnosi ad alto rischio che possono avere ricadute molto gravi sul prosieguo della carriera e sulla possibilità di rinnovare la copertura assicurativa.

Il dato sulle università cattoliche è ripreso dalla rivista laica “Critica Liberale” che non pesno essere in collusione con enti ecclesiastici.

Alex Irene

@ Sandra:

non sono sicuro che l’obiezione dei ginecologi abbia a che fare solo con la progressione di carriera o col poter esercitare in determinati ospedali; se fosse per questo, probabilmente si assesterebbe a regime su un tasso di incidenza vicino a quello (50% circa) dei paramedici e degli anestesisti.

I ginecologi, come scrivevo a gmd85, aderendo all’obiezione hanno la possibilità di evitare diagnosi complesse e interventi che comportano un rischio non trascurabile. Soprattutto si mettono al riparo da errori nella diagnosi prenatale e limitano l’eventualità che le assicurazioni non rinnovino loro la copertura. Penso che il prof. Flamigni, che tra l’altro credo sia un socio onorario dell’UAAR, abbia in passato ribadito questi elementi. Non condivido diverse sue posizioni, ma sulle cause dell’obiezione mi pare abbia ragione.

Facci caso; la professione medica attira ancora, ma le specialità di chirurgia e di ginecologia hanno perso molti clienti negli ultimi anni per via delle innumerevoli cause milionarie intentate con l’appoggio di avvocati “ambulance chaser”.

paniscus

…e comunque, anche da un punto di vista strettamente egoistico, immagino che fare aborti sia la parte più emotivamente SGRADEVOLE del mestiere di ginecologo o di ostetrica, e che di sicuro ci sia più soddisfazione ad essere circondato da mamme felici che aspettano con emozione bambini cercati e voluti, piuttosto che da donne tristi e disperate che li rifiutano.

Ma questo non giustifica la distorsione di comodo della legge: l’obiezione di coscienza sarebbe prevista per evitare al lavoratore di dover mettere le mani su qualcosa che va profondamente contro i suoi principi morali…

…non come una comoda scusa per scaricare sulle spalle di qualcun altro un’attività che semplicemente NON PIACE e non si fa volenteri, per motivi puramente egoistici.

Altrimenti, con la stessa logica, gli infermieri dovrebbero avere il diritto di fare obiezione di coscienza a cambiare pannoloni fetenti, perché gli fa schifo, gli insegnanti di sostegno dovrebbero fare obiezione di coscienza a seguire casi gravissimi perché “fanno impressione”, e via dicendo.

Qualunque cosa si pensi sul “diritto” o meno all’obiezione, la sua motivazione non può essere distorta in questo modo!

Lisa

Sandra

Se così fosse si dovrebbe assistere a un calo di ginecologi in tutti gli altri paesi, per lo meno occidentali. Errori di diagnosi non sono esclusiva dei ginecologi. Così come errori di interventi chirurgici. L’obiezione in ambito ginecologico è così una vigliaccata che ha molto poco del professionale, e molto del para…smo. Di certo non va sotto la voce valori, né cattolici né altro. Fare il medico implica assumersi la responsabilità, anche una diagnosi sbagliata di un’influenza può portare a conseguenze, no? Non capisco il tuo ragionamento, sinceramente.
In Italia sembra molto più probabile il discorso capo obiettore implica medico obiettore per carriera. Mooolto più banale, e squalliduccio.

mauricevi

@Alex Irene

Ringrazio Alex Irene per la correzione. Il fattore x 10 era riferito alla percentuale e non al numero assoluto dei matrimoni. Ma anche la percentuale è un dato saliente e vorrei dire altrettanto importante.

Mi spiego con un esempio per far capire il dato della percentuale rispetto al valore assoluto.

Se per ipotesi nel 2030 i matrimoni civili saranno 40.000 e quelli religiosi 10.000, potremmo dire
guardando il valore assoluto che quelli civili si sono dimezzati rispetto al 2011 … un calo addirittura del 50%. Ma l’incidenza di quelli civili sul totale salirebbe alla bella percentuale del 80% (40.000 / 50.000).

Questo ragionamento ha senso farlo in quanto nei prossimi 10-30 anni il numero di coppie candidabili al matrimonio sarà di gran lunga inferiore rispetto a quello odierno: avremo moltissimi anziani e pochi giovani. Di conseguenza anche i matrimoni civili avranno un calo come valore assoluto ma quelli religiosi saranno in caduta libera. E la crisi economica che stiamo vivendo, sta dando al matrimonio il “colpo di grazia”.

simon

Non so se il matrimonio ‘concordatario’ sia un privilegio. In tutti i paesi di cultura e diritto anglosassone la celebrazione del matrimonio é consentita anche di fronte ad un ministro di culto (qualunque, anche di culto razionalista) che abbia ottenuto dallo Stato una licenza per assistere al matrimonio. Si tratta di privilegio concordatario dal momento che non vi é concordato in quegli Stati? Per contro in uno stato laico come la Francia, ma anche in Belgio o in Svizzera il matrimonio religioso (cattolico) non ha alcun valore per lo Stato, un po’ come si trattasse della festa delle fragole. Ma per celebrare la festa delle fragole i nubenti non sono costretti a celebrare obbligatoriamente prima il matrimonio civile, lo sono invece (in Francia sotto pena di multa e di prigione in caso di recidiva per il ministro cattolico, non per quello delle fragole) per celebrare il matrimonio canonico, che vale per lo Stato francese anche meno della festa delle fragole o delle albicocche. Warum?

paniscus

Io mi chiedo che motivo ci sia di vietare il matrimonio solo religioso e di multare chi lo celebra: non basterebbe semplicemente IGNORARLO, considerarlo inesistente dal punto vista legale, esattamente come se fosse la festa delle fragole?

Secondo me è un residuato patetico di una concezione dello stato come balia amorevole e autoritaria che deve proteggere il povero cittadino debole e ignorante dalle sue stesse scelte.

Almeno, quando fu introdotto il matrimonio concordatario in Italia, negli anni venti, una delle motivazioni era proprio questa: la preoccupazione che ci fossero enormi masse di analfabeti ingenui e ottusi, non abituati ad avere a che fare con la legge e con la burocrazia, che si sposavano solo in chiesa senza sapere che non fosse legalmente valido, e poi “scoprivano” dopo decenni di non aver diritto a nessuna pensione di vedovanza, o che i figli risultassero illegittimi (il che, all’epoca, faceva la sua bella differenza).

Ma non vedo perché estendere questa visione all’Italia o alla Francia di oggi.

Lisa

libero

….. se si calcolano anche le coppie di fatto, che ogni anno si formano, la percentuale matrimoni civili+coppie di fatto è nettamente superiore ai matrimoni religiosi, nel nord …. nel sud invece il matrimonio religioso è molto praticato … singolare … il sud è la parte parte più tradizionalmente religiosa del paese, nonostante in 2.000 anni i papi meridionali siano stati pochissimi ! … poco più di una quindicina, mentre gli altri 250 papi sono tutti del nord-centro e un pò di stranieri, …. la sproporzione è ancora più grande se si considera che l’ultimo papa del sud è stato eletto la belleza di …. 300 anni fa, Benedetto XIII° di Gravina di Puglia, nel 1724 ! …… ma i cittadini del sud non pensano mai che la chiesa cattolica li discrimina, facendo quasi sempre papi del nord-centro !

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