Quanto è laica la stampa “laica”?

A molti sarà venuto da ridere, venendo a conoscenza dell’album di figurine su papa Bergoglio. C’è sempre chi cerca di far soldi sul trend del momento, in questo caso la Gedis, casa editrice che fa capo al sindacato dei giornalai italiani (Snag-Confcommercio). Ma un comportamento del genere è diffuso, in Italia, anche in sfere che si pretendono più elevate, come i massimi quotidiani italiani.

Il Corriere della Sera, in teoria il quotidiano “laico” e liberale di riferimento in Italia, sull’onda della papolatria ha venduto qualche giorno fa il libro-intervista Papa Francesco. Il nuovo papa si racconta scritto dai giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti. Ma anche un dvd celebrativo sull’elezione del nuovo pontefice con immagini gentilmente fornite dal Centro Televisivo Vaticano e con la collaborazione di Rai Eri. Anche sul versante di sinistra Repubblica vende un Il cielo e la terra, libro scritto a quattro mani da Bergoglio e il rabbino argentino Abraham Skorka, con riflessioni su varie tematiche tra cui l’ateismo e l’omosessualità.

Moda del momento, si dirà. Non proprio. Se si analizza il comportamento della grande stampa “laica”, quella che si vuole indipendente, tanto indipendente che è sempre prodiga di consigli sulla formazione di governo, la situazione non è affatto delle migliori. Ovunque vaticanisti che pensano di ingraziarsi il personale dei Sacri palazzi per avere in anteprima qualche scoop. La tendenza al vatigossip è ormai endemica, con numerosi articoli su indiscrezioni, voci, smentite su qualsiasi fatto che possa coinvolgere la Santa Sede, non solo quando attua ingerenze verso lo Stato italiano. Persino su Repubblica c’è da anni Joaquín Navarro Valls, direttore fino al 2006 della Sala Stampa vaticana. E ora anche Paolo Rodari, che ha scritto un libro con le testimonianze dell’esorcista padre Gabriele Amorth.

Il Fatto Quotidiano è invece più anticlericale che laico. Si ricorderà la posizione di un giornalista di riferimento come Marco Travaglio sull’affaire crocifisso, che per difendere l’imposizione del simbolo cattolico negli uffici pubblici contro la prima sentenza della Cedu nel 2009 esaltava proprio lo stereotipo moralistico e celebrativo — accettato acriticamente da tantissimi che si dichiarano laici — che vuole Gesù simbolo di “libertà”, “umanità”, “sofferenza”, “speranza”, “resistenza inerme di giustizia ma soprattutto di laicità”.

Proprio come vuole la propaganda revisionistica pilotata dal Vaticano, che ora esalta Cristo come “laico” sulla base del “date a Cesare”. Ciò va in senso diametralmente opposto rispetto alla dottrina professata dalla Chiesa, che con quella frase storicamente ha sempre inteso piuttosto esaltare la propria superiore autorità rispetto a qualsiasi altro ordinamento. È questa la logica esposta da Tarcisio Bertone, non a caso segretario di Stato vaticano. E che porta poi a ribaltare totalmente il concetto di “laicità”, che in maniera orwelliana diventa “sana” solo se accetta supinamente l’influenza in ogni ambito della religione, e quello di “libertà religiosa”, che diventa la facoltà di imporre senza alcun ostacolo i proprio dogmi a tutti i cittadini, anche coloro che non li seguono. Si arriva al punto che un alto prelato come il cardinale Angelo Scola, già papabile in quota Cielle e già formatore politico di Berlusconi, può tranquillamente affermare che la “neutralità” dello Stato mina la “libertà religiosa” ricevendo solo alcune sporadiche critiche. Ora che è uscita la sua ultima fatica in libreria (Non dimentichiamoci di Dio) in cui ribadisce tali concetti, invece latitano intellettuali e giornalisti che dalle colonne dei giornali denuncino la gravità di certe affermazioni e ribadiscano come è proprio questa neutralità uno dei cardini dello stato moderno e della democrazia, tale da garantire a tutti, credenti o meno, la libera espressione della propria fede senza però imporla ad altri.

Rimane in generale, nella stampa di sinistra, il vezzo di criticare in superficie e in maniera moralistica la Chiesa per le sue ricchezze e perché non si adegua agli ideali di utopica povertà che professa. Come se il pauperismo spinto debba essere necessariamente un modello e non porti invece a un sostanziale abbrutimento della persona e della società. Cosa che porta all’esaltazione della sobrietà e alla tendenza al deliquio nei confronti di personaggi, come proprio papa Bergoglio, che sapientemente utilizzano i media per photo opportunity in atteggiamenti ostentatamente caritatevoli, o che si lanciano in dichiarazioni di principio tendenti al buonismo. Uscite che sembrerebbero totalmente banali o fin troppo zuccherose e ipocrite se non provenissero da un religioso. In generale, nella migliore situazione l’atteggiamento preferito è quello di dare molto spazio alla dissidenza interna alla Chiesa: quindi al teologo Vito Mancuso, al vaticanista Marco Politi, ad Altrachiesa sul sito della rivista MicroMega diretta dall’ateo Paolo Flores d’Arcais. Su una simile lunghezza d’onda il quotidiano comunista il Manifesto. L’Unità poi è embedded per ragioni di ditta, considerando che il Partito Democratico è composto anche da correnti di derivazione cattolica e l’attuale direttore, Claudio Sardo, era già attivo nella stampa cattolica.

Tirando le somme, sulla stampa italiana è riservato tanto spazio alla religione “buona”, poco spazio alle critiche e quasi nessuno spazio all’incredulità, che pure raccoglie un sesto della cittadinanza. Abbiamo solo il già citato Flores d’Arcais qui e là, Piergiorgio Odifreddi talvolta e nascosto a centro giornale, e pochissimi altri. Oppure si dà ampio spazio agli “atei devoti”, come i filosofi che “dialogano” (ovvero accettano senza discutere troppo ciò che dice un qualsiasi prelato) e che ribadiscono la propria sottomissione intellettuale al pensiero religioso. Ma non è proprio laico coprire, quasi sempre inginocchiati, una sola convinzione del mondo. Ormai sta diventando tabù qualunque tipo di critica rispettosa e ragionata alla religione sui giornali: non sta bene e non è serio infatti parlare di certe cose, ci rassicurano i soloni che si proclamano “laici” dalle loro colonne, quasi si passasse automaticamente da anticlericali beceri se si osasse esprimere un’idea non allineata al diffuso inginocchiamento clericale.

Più frequente che si parli di laicità, ma solo quando è impossibile non farlo. Curioso che si critichino le uscite clericali delle gerarchie ecclesiastiche, quasi con tono di sorpresa, come se rovinino il quieto vivere. D’altronde è da sempre che la Chiesa fa sentire il suo peso a livello politico cercando di orientare governi e amministrazioni. In quel caso i commentatori sostengono che quella dei vescovi è solo “una voce fra le tante”, che non deve interessarsi degli affari correnti. Bene, ma sarebbero più credibili se seguissero questa linea sempre, e non soltanto quando diventa impossibile seguirla. Sono proprio loro a enfatizzare l’importanza della religione, perché poi lamentarsi se i cardinali si danno importanza?

Sui giornali (e soprattutto) nei telegiornali passa tranquillamente un’opera esplicita esaltazione del cattolicesimo. In tv si distinguono da destra il clericalizzato Tg2, che infila in ogni occasione qualche spot alla religione (cattolica), e da sinistra, con la nuova devota direzione e l’overdose di “notizie” che vedono protagonista il nuovo papa, RaiNews24. Non mancano poi notizie di dubbia provenienza, ma tali da esaltare la religione o creare un immaginario favorevole, rilanciate in maniera acritica e senza nessuna banale verifica delle fonti da parte dei giornalisti, ridotti al ruolo di semplici megafoni.

Non ci soffermiamo troppo sulla Rai solo perché, più onestamente, non ambisce nemmeno a definirsi laica. Proprio l’ex direttore vicina all’Opus Dei, Lorenza Lei, in un convegno vaticano aveva parlato di una comune mission. Ma se in Italia siamo ancora qui a chiedere il minimo sindacale laico — come unioni civili, testamento biologico, rimozione degli enormi ostacoli a fecondazione artificiale e all’interruzione volontaria della gravidanza — è anche colpa di questo atteggiamento di sudditanza dei media nei confronti della Chiesa.

La redazione

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74 commenti

Tiziana

Purtroppo la stampa non è laica, a neanche è in grado di parlare di religione.
In questi giorni in cui tutti erano vaticanisti io che non sono cattolica sono riuscita a cogliere degli svarioni incredibili.
Quando invece si parla di altre religioni …. i buddisti ridono sempre (come constatiamo nel Myanmar), i musulmani girano con la scimitarra e gli ebrei sono ricchi e potenti e soprattutto tantissimi.
Grazie a papa Francesco quest’anno alcuni giornali si sono ricordati che gli ebrei in questi giorni festeggiavano la Pesach (auguri di papa a rabbino capo di Roma e viceversa) .
Non è stato qui segnalato e a me piace ricordare un tremendo articolo di Cazzullo in cui indicava la figura del buon papa nuovo ai candidati sindaci di Roma. In parte per riparazione sul Corriere di oggi è stato pubblicato un articolo di Ostellino tenuto in stand by per un pò di giorni che è qui http://liberelaiche.wordpress.com/2013/04/03/troppa-retorica-su-papa-francesco/

robby

di che stiamo a parla,ve lo ricordate,il vaticanista che nel 2009,mi sembra uso un laptus,o un refuso quasi di tenerezza addicendo che durante le vacanze di nazingher xvi..,a castel gandolfo,ci saranno i soliti 4 gatti.con tanto di inquadratura su gli stessi gatti..(mi ricordo il servizio)..che successe??.fu cacciato e spari dalla circolazione..ed era un vaticanista del tg3…

bruno gualerzi

“Rimane in generale, nella stampa di sinistra, il vezzo di criticare in superficie e in maniera moralistica la Chiesa per le sue ricchezze e perché non si adegua agli ideali di utopica povertà che professa.”

La chiesa ‘povera’ si sta preparando a tirare a sé i vecchi, e soprattutto i nuovi, poveri, che la crisi incombente sta già creando. Nel gioco delle parti del quale la chiesa è maestra indiscussa, dopo il ‘papa restauratore’, ecco il papa ‘progressista’. Quello che piace a tanta sinistra, perché… sembra aver sposato le sue istanze! Come se nel vangelo ‘interpretato’ dalla chiesa non ci fosse già tutto e il contrario di tutto in cui pescare a seconda delle circostanze.
Emblematico a questo proposito vedere sia il titolo che l’articolo apparso sul sito del Fatto Quotidiano. Titolo: “Il papa elogia le donne: hanno ruolo primario anche nel Vangelo”. L’articolo che segue altro non è che il resoconto delle parole ‘francescane’ tutto infarcito di “il Papa ha detto”, “il Papa ha ribadito”, “il Papa nella catechesi ha spiegato”…e così via, dove la ‘neutralità’ del cronista non tenta nemmeno di nascondere l’ammirazione per tanta dottrina. Soprattutto per tanta ‘novità’…

Tiziana

Poi io comprendo che non è qui il caso, ma mi chiedo chi crede veramente che il papa creda in quello che dice. Nelle gerarchie cattoliche ci sono persone molto colte, che hanno studiato in prestigiose università, hanno viaggiato… possibile che credano alle cose religiose? Un rabbino mio amico – che evidentemente crede – mi dice sempre che credere è difficile perchè Dio ci ha dato l’intelligenza. Che è già un modo più raffinato di metterla piuttosto che Gesù è in croce per noi.

Sandra

Il colpo al fatto che nemmeno il papa ci crede è stato inferto da Ratzinger, che chiaramente non ha avuto fiducia nel sostegno dello spirito santo.

Non sapevo che anche Scola avesse appena scritto un libro…. interessante il timing dell’uscita, contavano davvero in molti sui buoni uffici dello ehm spirito santo per vendere più copie dopo la promozione? Sicuramente credono che quello in cui dicono di credere renda bene.

Diocleziano

Praticamente il papato è svilito al pari di una marchetta a ‘Che tempo che fa’
:mrgreen:

bruno gualerzi

@ Tiziana
“Un rabbino mio amico – che evidentemente crede – mi dice sempre che credere è difficile perchè Dio ci ha dato l’intelligenza. Che è già un modo più raffinato di metterla piuttosto che Gesù è in croce per noi.”

Il rabbino è ‘razionalista’. Il cristiano è ‘fideista’, punta sul mistero, sull’assurdo.
Per questo credo che il ‘gioco’ (i conti con la propria coscienza) riesca meglio al secondo.
Molti si chiedono – come te – se il papa, e con lui la gerarchia, credono veramente in ciò che dicono. Penso si possa rispondere con il titolo di un opuscoletto del credente Vattimo: “Credere di credere”. Non male come autoconvincimento… che credo necessario per non farsi poi troppi scrupoli.

alessandro pendesini

…..« Nelle gerarchie cattoliche ci sono persone molto colte, che hanno studiato in prestigiose università, hanno viaggiato… possibile che credano alle cose religiose? »
@Tiziana
Quando dici : « ci sono persone molto colte », a che tipo di cultura ti riferisci ? La maggioranza di queste persone non conosce la differenza tra « meningi » e « encefalo » ; magari la loro ignoranza si limitasse a questo !
« In prestigiose università » ? E quali sarebbero queste prestigiose università italiane, quando la migliore, Bologna si trova circa al 200° posto nella graduatoria mondiale e la Sapienza allegramente oltre ?
–La formazione dell’intellettuale in Italia (e non solo) lo lascia generalmente in una sorprendente ignoranza in certe materie scientifiche , ed è proprio per questo che come il politico, è predisposto a credere in qualsiasi assurdità.
P.S. Ricordo che il ministro dell’Istruzione/Educazione, Letizia Moratti, non tanto tempo fa, sostenne a proposito dell’evoluzione “che l’educazione deve privilegiare le narrazioni fantastiche per promuovere l’approccio del fatto scientifico”….Questo fatto conferma chiaramente quali sono le tendenze in Vaticalia ! Questa brava gente riescono da secoli a mantenere il loro dominio tenendo la maggioranza della gente nell’ignoranza la più arcaica ! Questa è la loro VERA forza !

bruno gualerzi

“La formazione dell’intellettuale in Italia (e non solo) lo lascia generalmente in una sorprendente ignoranza in certe materie scientifiche , ed è proprio per questo che come il politico, è predisposto a credere in qualsiasi assurdità”

Solita polemica. Non è che la conoscenza delle materie scientifiche come tale, di per sé, ‘apra’ particolarmente la mente. Esempi di fior di scienziati, del passato e del presente, che non si sono fatti, e non si fanno, scrupolo di mettersi al servizio delle ideologie più assurde, non mancano certo. Ciò che conta, che dovrebbe contare, è un’educazione improntata prima di tutto a formare coscienze libere. Naturalmente per la formazione di queste coscienze un ruolo fondamentale è poi anche l’acquisizione della cultura scientifica, ciò che non contrasta minimamente con le conoscenze cosiddette umanistiche se acquisite anch’esse in funzione di una crescita culturale a 360°.
Ricordo che tanti regimi totalitari hanno sempre fortemente incentivato – per ovvie ragioni di potere – la conoscenza di materie scientifiche e si sono avvalsi, e si avvalgono, di scienziati di ottimo livello, con una preparazione scientifica approfondita… il che non impedisce a molti di loro di mettersi senza troppi problemi al servizio del potere politico. Che poi, nei regimi ‘laici’, spesso è il potere economico.

Sandra

Bruno,
è vero, la laurea in una disciplina scientifica non è garanzia di una coscienza libera, come la chiami tu, o di spirito critico. La mia impressione è che in Italia la cosiddetta cultura umanistica diciamo standard si confonda spesso con banale nozionismo, una cultura buona a impressionare un uditorio modesto con citazioni, ma priva di reali capacità di giudizi; in generale che la persona colta si misuri per quello che sa, e non per quanto sappia pensare o sia brillante nell’elaborare un pensiero originale. E, sempre secondo la mia impressione, la formazione italiana sia molto spesso improntata alla ripetizione, alla memorizzazione di date o poesie, ma un po’ carente nella ricerca di legami: molti dettagli e poche grandi idee. Avevo letto tempo fa della difficoltà degli italiani rispetto agli altri europei nella comprensione di semplici testi, era un dato che faceva riflettere, proprio perché la preparazione della propria lingua non è considerata lacunosa, a differenza delle materie scientifiche, dagli stessi italiani. Su questa base anche la cultura scientifica può crescere monca.

bruno gualerzi

@ Sandra
Naturalmente sottoscrivo quanto affermi. Con una precisazione che il tuo intervento mi ‘costringe’… perché così ho sempre pensato… a fare. Ho parlato ripetutamente della necessità di formare ‘coscienze libere’… il che va benissimo, ma saranno tanto più libere quanto più dotate – come giustamente rilevi – di spirito critico.

Sandra

Basta integrare le notizie con un po’ di spinoza, e la retorica si ridimensiona….

I Vangeli raccontano quello che le donne hanno visto. Per questo ce ne sono quattro diversi.

Papa Francesco: “Gli apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne no”. Altrimenti non comprerebbero tutte quelle min c h i ate in TV.

Papa Francesco: “Le donne hanno un ruolo fondamentale”. Anche perchè se non ci fossero sarebbero costretti a giustificare per forza i rapporti omosessuali.

Il Papa: “Gli evangelisti hanno solo raccontato quello che le donne hanno visto”.
“Te lo giuro, io ero ferma; quel grosso masso è rotolato e mi ha sfondato il paraurti!”

Sandra

Bee,
sì, avevo letto, ma le battute di spinoza che ho ricopiato qui sopra sono i commenti della notizia di mercoledì su quello che Bergoglio ha detto sull’importanza che avrebbe la donna nella resurrezione. In realtà le battute di spinoza sono piuttosto sessiste, ma hanno purtroppo un fondo di verità nel denunciare che spesso le donne sono più disposte a credere a panzane assortite, tipo maghi tarocchi oroscopi ecc. A me piace quella dei quattro vangeli diversi, che poi sono anche di più se si considerano gli apocrifi. Fra questi c’è quello di Tommaso, che vuol dire gemello… che in effetti è uno scherzo bellissimo da fare, farsi passare per il gemello morto, apparire qui e là, e quando il gioco rischia di scoprirsi, puff, una bella ascensione e si torna alla propria identità.

Giuliano

L’imprinting cattolico ce lo portiamo dentro tutti, chi più chi meno.
E la stampa ha degli editori, che difficilmente si metterebbero vaticano ed inserzionisti contro, e dei giornalisti ,che raramente fanno carriera se si sono distinti in resoconti od inchieste apertamente ostili alla massa critica “benpensante”.
Senza rinfocolare una oramai vecchia diatriba direi che come il Parlamento non è laico non lo è nemmeno la gente italica. Ergo nemmeno la stampa.

dysphoria_noctis

dea, quanto mi sta sulle palle ‘sta storia dell’imprinting accattolico. Di questo passo si arriverà al giorno in cui se vai al cesso e pisci alzando la tavoletta è perché sei cattocolico, se fai un’orgia con 12 uomini e 26 donne è perché sei anti-pippolico, se mangerai cioccolato Milka sarà perché sei simpatizzante protestante e se guarderai una serie TV americana qualsiasi (tipo American Horror Story) sarà perché sei tendenzialmente evangelico.
No, sul serio, ‘sta storia dell’imprinting accattolico mi ha veramente scassinato la minc.hia.

Giuliano

Spiace vedere quale sia l’abbruttimento cui convogliano le scarse, o errate, letture. Provi a digitare “imprinting culturale” o “conformismo cognitivo” e scoprirà molte cose della sua specie.

Diocleziano

Credo semplicemente che le forze del male si siano alleate:
da una parte interessi di bottega che necessitano di un popolo bue e devoto,
pacioso e prevedibile,
dall’altra, giornalisti (si fa per dire) da 10 cent. a riga che cavalcano la moda.
L’unico tg che si salva da queste sbrodolature vatifecali è quello del Mentana,
ma bisogna pagare lo scotto del suo continuo balbettìo. Insopportabile.

È inquietante però vedere giovani intervistati che alla domanda ”chi vedresti
al Quirinale”, rispondono convinti: ”il papa”. Lavaggio del cervello e messa in piega.

fab

Il Corriere della sera laico? Ancora ricordo, quando è venuta fuori la buffonata sul terzo mistero di Fatima, i commenti seriosi e pensosi (e se ben ricordo il titolo a nove colonne) come se il polacco avesse detto qualcosa di importante, invece della sfilza di sfottò, seppure controllati e fra le righe, che era naturale aspettarsi.
Forse Il fatto è un po’ più decente, ma in minoranza schiacciante. E comunque sarà anticlericale, ma è anche laico, dato che la religione non è certo molto presente sulle sue colonne.

faidate

Perfino il Manifesto di oggi, a pag.12, in un servizio sul regista Jesus Franco, propone una inquadratura di un suo film dove compare una persona che tiene in mano un crocifisso. Non si capisce se esso sia di legno, di ferro o d’oro, ma si può chiedere a Francesco I.

dysphoria_noctis

No ma davvero? O_O cioe’ con tutte le tematiche che ha affrontato Jess Franco, hanno scelto la foto col crocifisso? Anche al Manifesto c’e’ chi si droga pesantemente 😀

faidate

@ Dysphoria
Forse ti conviene guardare quella foto, conoscendo le tematiche di Jesus.

John

Io ammetto che il problema sollevato da voi sussista, ma ritengo che debba essere mutata la prospettiva da cui lo si osserva.
Anzitutto, a mio avviso, per “stampa laica” non si può intendere la stampa che “non parla della chiesa”, perchè la realtà religiosa è comunque un fenomeo sociale rilevante, la cui incidenza non è riconducibile a un “tutto positivo” (come fanno i più papisti del papa) o ad un “tutto negativo” come fanno i più ateisti di Dawkins (perdonatemi la seconda espressione, era solo per simmetria 🙂 ), ma presenta sia aspetti positivi che profili di degenerazione.
Osservato ciò, direi che il problema della stampa non è l’argomento “chiesa” o “religione”, ma il fatto di spremere le notizie oltre misura e di speculare sui fenomeni che possono coinvolgere emotivamente le persone. Io, pur essendo credente, contensto l’eccesso di interesse dei giornali per la chiesa (quando non vi sono notizie effettive) e rifuggo i libri sul papa che prolificano in questi giorni con i quotidiani. Ma credo che se si è intellettualmente onesti si debba riconoscere che probema del tutto identico e analogo, esiste per l’eccesso di attenzione dato dai giornali al gioco del calcio: una vera e propria mafia che costringe le persone a guardare in tv ventiquattro miliardari dopati che si scambiano un pezzo di gomma, anzi in questo caso il problema è peggiore perché almeno la chiesa, anche vista da un ateo, ha anche un obiettivo ruolo solciale, mentre le società di calcio non costruiscono ospedali o mense per poveri. Per cui credo che sia onesto da parte di chiunque affermare che il problema non è “la chiesa” ma “la stampa”, e che non sia la non-laicità ma la morbosità, quale che sia l’oggetto della speculazione giornalistica.

FSMosconi

Prevalenza (chiamala pure morbosità: non è sbagliato) di una sola confessione è proprio sintomo di non-laicità.
Le cose non si escludono.

fab

john, la chiesa è molto presente in questa società e quindi quando succede qualcosa che la riguarda un periodico generico non può non scriverne, pena distorcere il senso della realtà sociale; fin qui, OK.
Ma deve appunto succedere qualcosa. Aprire un telegiornale col fatto che il papa a Pasqua ha detto messa è esattamente una non notizia; la stessa non notizia che si ripete tutti gli anni. E, quanto a questo, la stessa non notizia di tutte le estati in cui gli “esperti” consigliano col caldo di bere molto e mangiare frutta. Immagino che quest’ultimo genere di lavatività giornalistica irriti anche te; bene, la mia irritazione è uguale in tutti i casi citati.

john

fab:
« deve appunto succedere qualcosa»: sono d’accordo, è proprio ciò che ho scritto anche io sopra. Però distinguerei: una qualunque messa di pasqua non è motivo di notizia; la prima messa di pasqua di un capo religioso insediato quindici giorni prima, può eventualmente essere una notizia (come i primi discorsi di Obama o, quando ci sarà, del nuovo Dalai Lama) magari da non enfatizzare troppo.

«quanto a questo, la stessa non notizia di tutte le estati in cui gli “esperti” consigliano col caldo di bere molto e mangiare frutta»: anche qui, mi sembra che mostri di accettare la tesi che sostengo anche io, cioè che il problema sono le “non-notizie” in sé, quale che sia l’argomento trattato, che sia la chiesa, che sia lo sport (e direi che il risultato di una qualunque partita di serie A è una non-notizia), che sia il caldo estivo ecc. Per questo non mi è chiara la ragione per la quale l’articolo che stiamo commentando ponga un problema di “laicità”, spostando sul contenuto un problema che invece è di metodo giornalistico e che riguarda la chiesa al pari del calcio, del cinema commerciale o di profili di gossip politico del tutto irrilevanti sul piano istituzionale. Per queste ragioni dire che il problema è la laicità, a mio avviso, è improprio.

Diocleziano

Non vedo dove sia la notizia nel fatto che un nuovo papa dica messa:
a meno che si voglia disquisire sulla scenografia e sull’interpretazione
del protagonista… Concordo in linea di massima, ma quello che mi
infastidisce è il forte sospetto che quell’insistenza nell’imporre il personaggio
sia un deliberato condizionamento della massa.

(Ventiquattro giocatori? ma che partite guardi, il campionato degli apostoli? 🙂 )

fab

john, in effetti è possibile che il difetto stia nel manico (cioè la distorta concezione del giornalismo in Italia indipendentemente dai contenuti).

john

«Ventiquattro giocatori? ma che partite guardi, il campionato degli apostoli? »

Scusami, ma non conosco proprio le regole del calcio, ho qualche ricordo di quando ero bambino e ancora mi abbindolavano con queste cose e mi sembra di ricordare qualcosa come 12 giocatori per squadra, di sicuro ora che sono adulto e razionale ho dimenticato tutto… 🙂

Diocleziano

No John, dopo che è andato via Giuda sono rimasti in undici… :mrgreen:

Sandra

Quelli che dicono che non gli piace il calcio ma è che non capiscono il fuorigioco, oh yes.

massi

“[Il genere umano] non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascicato sui patiboli; essendo gli uomini prontissimi a sofferire dagli altri o dal cielo qualunque cosa, purché in parole ne siano salvi.”
(G. L.)

tommaso

Questo papa, secondo me, è ancora più oscurantista del precedente, ma è molto più “furbetto”
e sta prendendo tutti per il cu….lo con atteggiamenti che solo i superficiali possono definire “accattivanti”.

Non ci vorrà molto, la verità verrà a galla.

Lo aspettiamo alla prima occasione……che non tarderà !

PS

non per nulla è GESUITA !!!!!!

bruno gualerzi

A me, già da adesso, sta più simpatico – il che è tutto dire – l’autoesautoratosi B16: forse era meno ipocrita di questo.

Enrico

Dove sarebbe questo clericalismo nella stamoa italiana?Travaglio clericale solo perchè afferma che amare significa soffrire?

Augusto

La Rai dedica servizi su servizi ai messaggi papali domenicali, presentandoli sempre come verità indiscutibili. L’articolo elenca una serie di comportamenti “clericali” da parte dei principali quotidiani che raramente danno voce a posizioni critiche nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche (su Repubblica G. Zagrebelsky, su La Stampa Rusconi, sul Corriere non mi viene in mente nessuno: forse perchè non c’è nessuno ?). Mi pare ce ne sia abbastanza per parlare di clericalismo giornalistico. Quanto a Travaglio, credo che sarebbe stupito nel vedersi trasformato da Enrico in un sostenitore del masochismo.

Enrico

La RAI cita i fatti e dice cosa ha detto il papa sta a noi accettare o meno il messaggio papale.Cosa dovrebbe fare un giornalista?

Bee

Chi lo sa, lo hai tirato fuori tu. Io so solo che qualche volta si è dichiarato cattolico, punto. Del resto la religione non è certo parte delle questioni di cui di solito si occupa.

Bee

“La RAI cita i fatti e dice cosa ha detto il papa sta a noi accettare o meno il messaggio papale.”

Be’, diciamo che basterebbe anche metà del tempo che gli dedica…

Enrico

*Bee

Lei è battezzato?Allora la definisco cattolico, alla sua stregua direi potrebbero dedicargli il doppio del tempo invece da persona che crede nella laicità dello stato e delle sue istituzioni dico bene cosi.

fab

Enrico, sappiamo che sei cieco alla vostra distortissima posizione nel mondo, non c’è bisogno che ce lo ricordi ogni volta.

gmd85

@Enrico

Ah, ecco. Basta essere battezzati, contro la propria volontà, per essere definiti cattolici. Quindi, se tu fossi iscritto all’associazione mondiale dei pi*la, contro la tua volontà, ti potremmo definire pi*la. Due gocce d’acqua non hanno valore. E poi basta, davvero, non ti si può leggere più. Propini le stesse boiate, a cui nessuno dà credito. Finiscila, impiega il tuo tempo a vivere invece di sproloquiare la tua pseudomorale qui.

Bee

Mi dispiace, rifiuto qualunque identificazione con il cattolicesimo, dato che un atto compiuto contro la mia volontà non è certo sufficiente a definirmi cattolico.

Enrico

*Bee

Rifiuta anche l’eredità materiale dei suoi ascendenti?

*gmd85

la chiesa non è una semplice associazione.

gmd85

@Enrico

E invece , si, è un’associazione. Schifosamente potente, ma è un’associazione. Tutto l’apparato dottrinale è accessorio, almeno per le persone di buon senso.

E, si, l’eredità se è pessima si rifiuta, senza sé e senza ma. Che tu non riesca a concepirlo è un problema esclusivamente tuo.

Bee

“Rifiuta anche l’eredità materiale dei suoi ascendenti?”

Come una fede religiosa sia assimilabile ad una “eredità materiale”, specie se il “bene” trasmesso attraverso il battesimo mi è stato dato senza il mio consenso, non riesco proprio ad immaginarlo. Mi dai tu dei suggerimenti?

Enrico

Lei riiuta il dono del cattolicesimo ma il dono dei beni materiali, l’eredità mica si merita, la accetta?

gmd85

@Enrico

Il cattolicesimo non è un dono. S anche lo fosse, viene imposto. L’eredità la si può rifiutare tranquillamente. E, posto che il paragone non sussiste, l’eredità, almeno in parte la si può dover meritare.

Bee

“Lei riiuta il dono del cattolicesimo”

Prego, spiega in che modo il cattolicesimo rappresenta un dono. Già che ci sei, dimmi se consideri anche l’induismo/ebraismo/buddismo/cristianesimo protestante/confucianesimo/shintoismo/zoroastrismo ecc… un dono.

Anche perché i doni si possono, in teoria, anche rifiutare (eredità comprese). Mentre a quanto pare tu continui a considerarmi cattolico per il solo fatto che sono stato bagnato con un po’ di acqua durante un rituale di cui non ho memoria e che non è dipeso dalla mia volontà, nonostante io non mi ci riconosca affatto. Che sono, un vitello su cui il padrone originale ha imposto un marchio?

Enrico

Perchè qualcuno è morto in croce per lei.

Onori ed onori non si può accettare quello che si vuole e rifiutare il resto vale anche per l’eredità.

Bee

“Perchè qualcuno è morto in croce per lei.”

Enrico, io non sono cattolico perché non condivido le affermazioni della suddetta religione.
Come puoi pretendere di giustificare il cattolicesimo (e il suo essere un “dono”) con il cattolicesimo stesso? Un tantino autoreferenziale, non trovi?

“non si può accettare quello che si vuole e rifiutare il resto”

E chi lo dice?

Bee

“non si può accettare quello che si vuole e rifiutare il resto”

Ok, allora se ti va bene…

“Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro”. (Matteo 7:12)

Devi pure accettare…

Se tuo fratello, figlio di tua madre, o tuo figlio o tua figlia o tua moglie, che riposa sul tuo seno, o l’amico, che è come un altro te stesso, vorranno ingannarti in segreto, dicendo: «Andiamo, serviamo altri dèi», quelli che né tu né i tuoi padri avete mai conosciuto, dèi adorati dai popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani, da un’estremità all’altra della terra, tu non acconsentirai, non gli darai retta; l’occhio tuo non abbia pietà per lui; non risparmiarlo, non giustificarlo; anzi uccidilo senz’altro; la tua mano sia la prima a levarsi su di lui, per metterlo a morte; poi venga la mano di tutto il popolo; lapidalo e muoia, perché ha cercato di spingerti lontano dal SIGNORE tuo Dio, che vi ha fatti uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù (Deuteronomio, 13:6-10)

Dato che “non si può accettare quello che si vuole e rifiutare il resto” temo per i tuoi familiari, dovessero mai convertirsi a un’altra religione…

gmd85

@Enrico

Perché qualcuno è morto in croce per lei.

Io non gliel’ho chiesto. Problema suo. E tuo, se sei così patosensibile.

non si può accettare quello che si vuole e rifiutare il resto

Ah, si? E invece dovresti renderti conto che si può. Magari ti cambia la vita.

fab

“Perchè qualcuno è morto in croce per lei.”
Enrico, aspetto l’equazione che lega il morire in croce di qualcuno con l’eliminazione del peccato originale di qualcun altro.
Poi serve anche l’equazione che collega il peccato originale con lo svantaggio personale.
Poi serve anche l’equazione che collega il peccato originale di qualcuno con quello dei suoi discendenti.
In realtà servono anche un sacco di altre equazioni, ma mi fermo qui.

RobertoV

“Dove sarebbe questo clericalismo nella stampa italiana? ”
Provi a guardare la stampa estera europea e noterà la differenza……
Provi a guardare delle trasmissioni straniere europee sulla religione e noterà la differenza…..

Enrico

appunto ho visto televisioni americane piene di telepredicatori.

Bee

RobertoV

“Provi a guardare la stampa estera EUROPEA e noterà la differenza……
Provi a guardare delle trasmissioni straniere EUROPEE sulla religione e noterà la differenza”

Enrico

“appunto ho visto televisioni AMERICANE piene di telepredicatori.”

*SIGH*

stefano

e voi in un paese come il nostro dove esiste ancora un ordine dei giornalisti di mussoliniana invenzione vorreste la libertà di stampa e magari la laicità? 😀 scusate ma siete proprio ingenui e un pò retorici visto che vi fate delle domande alle quali esiste un’unica ovvia risposta: no, non esiste ne libertà di stampa ne stampa laica.

Gérard

La Chiesa cattolica ha infantilizzato il popolo italiano ( Federico Fellini dixit ) dunque non c’è da miravigliarsi se giornali radio ti danno su un tono enfatico notizie del tipo ( oggi mercoledi ) : “Il Papa è andato appore la sua firma sul gesso di un bambino malato presente all’ udienza di oggi”!
Il papa in Italia viene un po visto come il sovrano di questo paese , sul tipo di Elizabeth II oppure di Mohammed VI del Marocco . Aveva ragione uno scrittore francese del secolo scorso quando scrisse che Pio XII aveva fatto plebiscitare la repubblica dopo la guerra onde essere l’ unico monarca d’ Italia !

chris

Vero, un po’ come il presidente della repubblica per i francesi.

gmd85

Il presidente francese è stato eletto da una nazione. Il papa no.

kefos93

@ Enrico

Sono battezzato, però, purtroppo o meglio per fortuna sono figlio di N.N. e stò cercando di sbattezzarmi ( e purtroppo ci vorrà un pò di tempo )-
Quello che non riesco a capire è come tu possa essere ” cristicolo ” se non conosci affatto la ” Storia “.
Il ” gesù ” cristicolo non è mai esistito ! O meglio diversi ” terroristi ” si son fatti passare per Cristi.
Prova, se ti riesce, studia la ” STORIA “.
Bye,Bye.

bruno gualerzi

Scorrendo le immagini dei giornali ormai si può già prendere visione di tante “scene della vita del beato Francesco papa” come usava – a scopo didascalico – nel medioevo con una sequenza di vicende della vita del santo illustrate sulle pareti delle chiese. Così abbiamo: “il Papa scende a piedi tra la folla” – “Il Papa abbraccia una donna portatrice di handicap” – “Il Papa bacia un bambino” – “Il Papa prende in braccio un neonato” – “Il Papa lava e bacia i piedi di un detenuto” – “Il Papa (omaggio alla ‘modernità’) fa il gesto di indossare la maglia di un calciatore”… e così via.
B16 si richiamava al medioevo come modello teologico.
Francesco Uno si richiama al medioevo della devozione popolare.
Sempre di medioevo (mito e nostalgia più o meno inconsci del medioevo) si tratta.

bruno gualerzi

Un nuovo tassello – che si può vedere sul sito di Repubblica – da aggiungere alle scene che ci raccontano i momenti più significativi della vita del novello Francesco: “Il Papa mentre consuma una frugale colazione”.

Angelo Ventura

La stampa italiana è di una piaggeria verso Papa e Vaticano che va oltre il grottesco. L’agiografia e la santificazione preventiva verso il nuovo Papa prima che questi abbia avuto il tempo di fare, come Papa, alcunchè di significativo , ne è la riprova. Non solo, le assurde critiche di Scola alla laicità dello Stato sono state riportate praticamente senza alcuna critica, come del resto qualsiasi parola di papi e prelati. Povera Italia1

alessandro pendesini

Noto che in certi Paesi -Italia compresa- la democrazia scientifica è (volontariamente?) mal conosciuta, questo porta ad una confusione drammatica tra la scienza e la tecnologia. La famosa frase “la scienza senza coscienza non è che rovina dell’anima” crea molti equivoci poiché confonde la scienza e le sue applicazioni tecnologiche, cioé la tecnologia !!! N.B. I terroristi che hanno inviato due aerei contro le Twin Towers di N.Y. erano dei fondamentalisti laureati in scienze e ingegneria. M.Harun Yahya, autore di “L’Atlante della creazione”, dichiara Darwin responsabile di questa tragedia, allora che dalle loro convinzioni religiose e la loro formazione, questi terroristi avevano pochissime possibilità di leggere Darwin, specialmente quando i fondamentalisti lo respingono e che i tecnici amano il “disegno intelligente” ! P.S. Quando la tecnologia si mette al servizio del fanatismo, dove è la scienza ?

bruno gualerzi

@ alessandro
Quindi riconosci che la conoscenza e la pratica scientifica come tali – applicazioni tecnologiche o meno – di per sé non sono sinonimo di apertura mentale. D’altra parte una ricerca scientifica pura, non condizionata dalla tecnologia, e proprio per i livelli sempre più dispendiosi necessari alla ricerca stessa, oggi come oggi più di ieri, non credo sia praticabile. A meno di rinunciare completamente alle verifiche sperimentali
In ogni caso, se ti riferisci a quanto ho postato più sopra, il discorso si riferiva alla scuola dove… assieme indubbiamente alla necessità di incentivare le conoscenze scientifiche… se non si va di pari passo con un formazione culturale generale, con un’abitudine all’approccio critico contro ogni forma di dogmatismo, può poi generare quell’uso tragicamente distorto delle conoscenze scientifiche che giustamente richiami. Forse lo davi per scontato… ma credo che, proprio per quanto detto sopra, oggi più che mai è invece necessario porlo in primo piano.

Angelo Ventura

Oh, il nuovo Papa è un genio delle Public Relations, al confronto del precedente. A parte che che non ci vuole un genio per capire che parlare di umiltà e povertà vestiti d’oro e porpoea come un satrapo orientale non è molto coerente….

Alberto Reale

Ho lasciato un commento sul sito del Fatto Quotidiano, all’articolo di Travaglio “Ma io difendo quella croce” e me l’hanno censurato. Riporto qui il commento:

Da tutti mi sarei potuto aspettare un articolo del genere, tranne che da lei. Innanzitutto la invito subito a dimostrare che “Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture”. Ma un fatto storico non avrebbe bisogno di prove storiche affidabili? Invece esse mancano.

Da “Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)” di Piergiorgio Odifreddi:

«Nei documenti storici contemporanei o poco successivi all’epoca di Gesù, di lui
non si parla mai. In seguito, solo quattro storici fanno qualche riferimento: Flavio
Giuseppe, Plinio il Giovane, Svetonio e Tacito. Il primo lo cita in questo passo delle
Antichità giudaiche:
A quel tempo visse Gesù, un uomo saggio, se pure si può chiamarlo uomo: perché
compì opere straordinarie, e insegnò a coloro che amavano la verità. Egli portò a sé molti
Ebrei e molti Gentili. Egli era il Cristo. E quando Pilato udì che era accusato dai nostri
governanti, lo condannò alla croce. Coloro che lo avevano amato dagli inizi non persero
la fede in lui, ed egli apparve loro redivivo il terzo giorno, perché i profeti avevano
previsto questa e altre mille altre meraviglie su di lui. E la tribù dei Cristiani, che prende
il nome da lui, non si è estinta fino ad oggi.
Ora, questo passaggio è tardo, perché l’opera è del 93 e.V. Inoltre, in molti
manoscritti pervenutici non c’è. Infine, non è stato citato nel III secolo da Origene,
che pure conosceva le Antichità, e si lamentava invece che Flavio Giuseppe «non
accettava Gesù come Cristo», così come Clemente di Alessandria notava che egli
«non diceva niente delle cose meravigliose che il Signore aveva fatto». Poiché una
versione molto più estesa è stata interpolata anche nell’altra opera di Flavio Giuseppe
La guerra giudaica, questa volta in maniera dimostrabile, tutto fa pensare che lo
sia stato anche nella precedente, a partire dal IV secolo: la testimonianza più antica
del brano è infatti quella di Eusebio nel 323.
Un secondo riferimento si trova in una lettera del 112 di Plinio il Giovane a
Traiano e parla genericamente dei Cristiani:
Affermavano che le loro colpe o errori si riducevano al fatto di incontrarsi in un giorno
stabilito prima dell’alba per cantare un inno a Cristo come se fosse un dio [quasi deo], e
di ritenersi vincolati da un giuramento non già a compiere un crimine, ma a non
commettere furti, rapine o adultèri, a non tradire la fiducia, e a non rifiutarsi di restituire,
se richiesti, ciò che avevano ricevuto in custodia.
Un terzo riferimento, contemporaneo al precedente, è di Gaio Svetonio nelle Vite
dei Cesari:
poiché gli Ebrei fomentavano continui disturbi su istigazione di Cresto, [Claudio] li
espulse da Roma.
“Cresto” è la traduzione dell’originale latino Chrestus: un nome derivato dal greco
Chrestos, “Buono” o “Valoroso”, riferito a qualcuno che era a Roma nel 54 e.V. Più
che di un errore di trascrizione di Christus sembra trattarsi della citazione di un
appellativo che si sa essere stato comune tra gli schiavi, e il brano parla appunto di
una loro rivolta.
Qualche anno dopo Tacito cita un paio di volte i Cristiani nei suoi Annali,
dicendo che erano presenti a Roma ai tempi di Nerone, dunque tra il 54 e il 68, e che
Cristo, da cui prendevano il loro nome, fu mandato a morte da Ponzio Pilato,
procuratore della Giudea durante il regno di Tiberio.
Di tutti i quattro frammenti questo è l’unico che sembra costituire una qualche
“prova” indipendente della storicità della morte, e dunque dell’esistenza, di Cristo:
ma non sappiamo se essa viene citata come un fatto o riportata soltanto come una
credenza dei Cristiani. Probabilmente la seconda ipotesi, visto che Tacito sbaglia
nell’assegnare a Pilato il ruolo di procuratore, invece che di prefetto: il che fa pensare
che egli parli per sentito dire, più che citando fonti ufficiali.
Questi sono dunque i brani non cristiani dell’antichità che citano in qualche
maniera Gesù: certamente troppo pochi, vaghi e indiretti, per poter costituire una
convincente prova esterna della sua esistenza.»

Nel Mein Kampf è presente una diffusa enfasi sul cristianesimo quale base ideologica della dottrina hitleriana; Hitler paragona l’ascesa del nazismo a quella del cristianesimo originale, ed equipara sé stesso a Gesù nella sua opposizione alle istituzioni ebraiche. Non così tanto pagano, l’atteggiamento di un führer che prese quale esempio di programma antisemita le bimillenarie parole della Chiesa Cattolica contro il giudaismo.
Poi farebbe bene a scegliere con più attenzione le citazioni da fare. “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione”? Ma non è il fatto stesso di esporre solo questo simbolo religioso una discriminazione nei confronti di tutte le altre religioni? Che senso ha che uno stato laico (!) esponga nei luoghi aperti al pubblico il simbolo di una religione in particolare? Non viviamo in uno stato confessionale, e non è opportuno che esso favorisca una religione a discapito delle altre. “È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente”? E lo spargimento di sangue non lo vogliamo ricordare? Le crociate? La caccia alle streghe? Il crocifisso è innanzitutto la miniaturizzazione di uno strumento di tortura. Esso è anche il simbolo della tradizione sanguinaria del cristianesimo, che si è diffuso in tutto il mondo a spese dei diritti fondamentali delle persone. Non esiste nella storia una religione più mortifera del cristianesimo. Neanche il terrorismo di stampo islamico dei tempi moderni può minimamente essere paragonabile con l’orrore generato dalla religione cristiana nel corso di due millenni. Ciò che rappresenta il crocifisso è una persona morta torturata, monito della miseria morale dell’uomo. E se le persone hanno bisogno di un pezzo di legno, per ricordarsi di questo oppure di tutti i valori di cui il cristianesimo si fa portatore, allora mi sa che il problema è ben più grave di come presentato nell’articolo.

Klement

Se non hanno lo scopo di spingere alla devozione magari feticista, le figurine del Papa sono ugualmente laiche che quelle di un calciatore, i cui tifosi spesso hanno un’esaltazione non meno delirante che quella religiosa. Se non lo si presenta come autorità ma invece come uomo alla mano, proprio per questo verrà facile accoglierlo al pari del crocifisso simbolo di laicità. Ho sentito dire che se non fosse diventato santo, Tommaso d’Aquino sarebbe molto più apprezzato come filosofo. Dopo la Contestazione, più si rifiutano i simboli del potere più si è adorati.
Non dubito che il Papa creda davvero alla povertà, ma non basta ridursi lo stipendio per essere un bravo politico, né la cura Di Bella era valida solo perché lui era santo.

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