Nuovo numero de L’Ateo: “Tanto piacere!”

È in corso di di­stri­bu­zio­ne il secondo numero dell’anno della ri­vi­sta L’Ateo, il bi­me­stra­le dell’UAAR. I soci pos­so­no leg­ger­lo da subito sul sito, attraverso l’area loro riservata.

Il numero è intitolato “Tanto piacere!” e pre­sen­ta con­tri­bu­ti di Turchetto, Christina, Massa, Beani, Rota, Fazio, D’Alpa, Tamagnone, Dondoni, Martarello, Borda, Zucchini, Cartolari, Loroni, Soumois, Ghio, Gravino, Staino.

La Re­da­zio­ne

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9 commenti

Florasol

lo sto leggendo con estremo interesse, mi pare un numero particolarmente ben riuscito, e leggerlo è proprio…. un piacere!

Francesco S.

Ho finito di leggere l’articolo di Renato Massa linkato nel post della Redazione , devo dire che tutto sommato è interessante. Ad un certo punto parla di attività venatoria e sembra legarla non so su che basi a problemi psicologici, mi spiego meglio sembra che per il prof. Massa tutti coloro che pratichino la caccia (chissà perchè per la pesca non dovrebbe valere) soffrano di una specie di sindrome naturalistica che trasformerebbe l’eccessivo amore per la natura nell’uccisione dell’oggetto del desiderio come per i serial killer (parole sue).

La trovo una visione un po’ fantasiosa, pur non negando la possibilità che esistano effettivamente persone affette da questo disturbo, dubito che l’attività venatorio abbia questo fondamento, forse il paragone reggerebbe con il bracconaggio ma anche lì penso che prevalgano i motivi economici su quelli psicologici.

Sembra escludere totalmente la possibilità che esista la possibilità che esistano cacciatori di quaglie, cinghiali, lepri, fagiani etc che lo fanno per il semplice piacere di poi nutrirsi di qualcosa preso da se e non al supermercato, senza la necessità di particolari cause psicologiche patologiche.

Francesco S.

L’articolo di Greta Christina l’ho trovato sublime perchè schietto.

claudio285

Ho letto Christina. Se è vero che le religioni solitamente pongono divieti alla sessualità abbastanza arbitrari, e svalutano i cosiddetti “piaceri della carne”, è anche vero che è spesso difficile distinguere i piaceri intellettuali da quelli sensuali. Leggere un libro illuminante è un piacere intellettuale o sensuale? Apprezzare una discussione è un piacere intellettuale o carnale? A me la cosa che da più piacere è suonare. Io provo un vero e proprio piacere fisico mentre suono. Suonare è un piacere della carne o un piacere intellettuale? Davvero sembra una perfetta fusione delle due cose.
E inoltre, che dire del senso di soddisfazione generato dall’ “aver fatto la cosa giusta” in una certa situazione. Esistono “piaceri morali”?La compassione verso chi soffre non è forse un sentimento così carnale da poterci muovere al pianto, o perfino all’azione più disperata? Non abbiamo forse avuto tutti un moto spontaneo di orrore, disgusto e compassione, “nella carne” quando abbiamo saputo di quella coppia che si è uccisa per non aver i soldi per tirare avanti?
Quel che intendo dire è che la distinzione netta che fa C. tra sensualità e intelletto, tra moralismo e moralità mi sembra aver poca sostanza.

alessandro pendesini

…. Leggere un libro illuminante è un piacere intellettuale o sensuale…..
…. Suonare è un piacere della carne o un piacere intellettuale……
@Claudio 285
Un’emozione puo’ essere « visceralmente o cerebralmente» risentita, a secondo dei casi limiti, come un « piacere » o « dispiacere » con sfumature inermedie. In certe circostanze puo’ essere relativamente modulata o inibita. E’ l’emozione che guida o determina la « decisione » !
Le emozioni sociali sono più recenti in termini evolutivi, e alcune sono anche esclusivamente umane. Questo sembra essere il caso dell’ammirazione e della varietà della compassione che è polarizzata sul dolore mentale e sociale, piuttosto che fisico. Le emozioni sociali implicano una serie di principi morali e costituiscono il fondamento naturale dei sistemi etici.

dissection

Non l’ho ancora letto tutto, concordo con Francesco S. nel giudizio su Christina ma soprattutto ho trovato veramente irresistibile e spiritosissimo l’editoriale di Maria Turchetto!

MarcusPrometheus

Quando alcuni atei non voglion sentir ragioni neppure da 3 degli atei piu’ brillanti e famosi al mondo: DAWKINS HARRIS ONFRAY.

Lo scorso dicembre l’International Humanist and Ethical Union, l’associazione che raggruppa centoventi organizzazioni “atee, razionaliste e umaniste” in oltre quaranta paesi, in occasione della Giornata mondiale per i diritti umani ha pubblicato la sua “watch list”, chiamata “Freedom of Thought 2012”, per denunciare i paesi che perseguitano i “senza dio”. In classifica svettano sette paesi islamici. La settimana scorsa Dawkins è incappato nella contestazione degli studenti musulmani dell’University College London, dove si era recato per una conferenza. E’ successo che l’aula, a causa dell’alta presenza di alunni di fede islamica, era stata divisa fra uomini e donne, in omaggio alla sharia, la legge islamica. Dawkins ha detto che non avrebbe avallato questa “segregazione sessuale”, questa “apartheid”. Giù contestazioni e fischi, quando Dawkins è solito ricevere soltanto applausi.
Richard Dawkins, il più celebre ateo del mondo, ha definito
l’islam “la più grande forma di male al mondo”.
Il 25 marzo il noto evoluzionista incalza: “Non devi aver letto il Corano per avere una opinione dell’islam, così come non devi aver letto il ‘Mein Kampf’ per avere una opinione sul nazismo”.
Sembra di sentir parlare l’olandese volante GeertWilders. Ma è solo un assaggio della miscellanea atea del biologo Dawkins, che riscuoteva ben maggiori consensi quando paragonava il cristianesimo paolino alle molestie sessuali e l’educazione cattolica alla pedofilia.

L’altro ateo che se la passa male è John Harris. Le sue critiche all’islam sono non meno tranchant: a suo dire “gli attentati suicidi sono stati razionalizzati da buona parte del mondo musulmano”. Harris critica coloro che ne minimizzano la relazione con la religione (“chiunque affermi che i precetti dell’islam ‘non hanno nulla a che fare col terrorismo’ non fa che giocare con le parole”) e con i sacri testi (“siamo in guerra proprio con quella visione del mondo prescritta a tutti i musulmani dal Corano, e poi ulteriormente elaborata nella letteratura degli hadith”).
Per queste e altre esternazioni, Harris si è visto tagliare i contatti da parte di organizzazioni liberal come il Center for Inquiry, l’American Humanist Association e Americans United for Separation of Church and State.

Anche l’ateo più discusso di Francia, Michel Onfray, l’autore di quel “Trattato di ateologia” che ne ha fatto il più ricercato opinionista anticattolico (“ateo di servizio”, si è definito egli stesso), è caduto in disgrazia per i commenti anti islamici. Su Le Monde, Maurice T. Maschino, autore del pamphlet anticristiano “La République des bigots”, ha pubblicato un articolo dal titolo: “Michel Onfray ha perduto il suo spirito ribelle?”, perché a suo dire dell’islam dimostra di vedere solo “la faccia nera, cupa e tragica”. E, orrore, scrive Maschino rivolgendosi a Onfray, “ti allinei a Houellebecq”, che per le sue idee anti islamiche fu messo a processo a Parigi.
La “colpa” di Onfray è aver dichiarato al giornale arabo al Watan che “dopo secoli di cultura musulmana non c’è stata nessuna invenzione, nessuna ricerca… sul terreno della scienza laica”.

E come a voler coronare questa cacciata dei nuovi atei dal parterre culturale c’è la messa al bando dei libri darwiniani di Dawkins dalla Turchia neo islamica di Tayyip Erdogan. Per essere osannato, l’intellettuale ateo deve accusare Dio o Yahweh, ma riceverà soltanto fischi quando se la prenderà con Allah.

[ Le considerazioni di cui sopra sono del giornalista Giulio Meotti ] .

claudio285

ebbene Dawkins, in questo caso, ha ragione. Francamente non ho apprezzato molto il suo God Delusion, mi piace più come divulgatore scientifico che come “Ateologista” – ma forse perchè a me piace poco l’ateologia – ma apprezzo il fatto che non si può essere atei solo con gli dei e le religioni che ci stanno più antipatici. Ed è vero che l'”antislamismo” pone gli atei nella stessa posizione dei neoconservatori, e degli atei devoti. Non so dire se sia l’Islam in sè o la l’interpetazione che gli islamici radicali danno dll’Islam il problema. E francamente non mi importa. Perchè dovremmo giustificare con la libertà religiosa dei comportamenti che violano la libertà delle persone, come per esempio la segregazione sessuale?
Sono i conservatori e gli integralisti cristiani ad essere in contraddizione quando rimproverano all’Islam di essere intrinsecamente contro i diriti umani. Loro non hanno il diritto di difendere o di reclamare i diritti umani, perchè sono i primi ad essere contrari ad essi. Noi sì che possiamo, perchè li sosteniamo sempre i diritti umani, non solo quando ci fa comodo. E allora perchè non pensare ad una limitazione della libertà religiosa quando parliamo di Islam? Per carità, mica nulla di invasivo. Mi sembra stupida l’idea “identitarista” che rifiuta a priori la costruzione di moschee, per es. Ma poniamo un limite all’azione dell’Islam. Puoi segregare donne in luoghi pubblici? No, non puoi. Punto e basta. Puoi sconvolgere la dieta di tutta una scuola perchè non puoi mangiare maiale o carne “al sangue”. Chissene, te la porti da casa la pagnotta.

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