I blogger atei del Bangladesh, che gli islamisti vogliono impiccare

Ne abbiamo parlato recentemente, domandandoci se non fosse in corso un’altra primavera. Gli sviluppi della crisi in Bangladesh sembrano purtroppo andare, anche qui, in direzione di un nuovo inverno. Se non peggio: di una vera e propria era glaciale. A Dhaka si sono svolte imponenti manifestazioni di giovani pro laicità e democrazia contro il partito islamista Jamaat-e-Islami, coinvolto nei crimini della guerra d’indipendenza nel 1971. La scrittrice Tasmila Nasreen ha appoggiato la mobilitazione paragonandola a quella egiziana di piazza Tahrir. Proprio la donna colpita dalla fatwa per il suo romanzo Vergogna.

Si sono fatti sentire però anche gli integralisti islamici, che hanno invocato la morte per i blogger militanti bollati come “atei”, accusati di blasfemia per le critiche alla religione. È morto a febbraio accoltellato dai fondamentalisti un noto blogger e attivista per i diritti, Ahmed Rajib Haider. Ma il governo della premier Sheikh Hasina, a capo del partito Lega Awami, invece di difendere gli aggrediti e garantire libertà di espressione, ha preferito tranquillizzare i fondamentalisti. Rivolgendosi ai partiti islamici che chiedono punizioni esemplari per i “blogger atei”, il primo ministro Hasina ha risposto: “Non avete bisogno di fare alcuna mobilitazione. In quanto islamica, ho la responsabilità di agire”. “Abbiamo già deciso i provvedimenti da prendere contro i responsabili che hanno ferito i sentimenti religiosi della gente”, ha aggiunto.

Il governo ha quindi imposto la chiusura di siti giudicati anti-religiosi e promesso che perseguirà chi offende la religione. Si è passati anche all’arresto di almeno tre blogger, che rischiano fino a 10 anni per blasfemia. Proprio il 6 aprile a Dhaka si è svolta una manifestazione organizzata dal gruppo integralista Hefajat-e-Islam con centinaia di migliaia di persone, in cui si chiedeva che i blogger “blasfemi” venissero impiccati. Il grave pericolo per i diritti umani è che un governo intimidito si pieghi alle imbeccate dei gruppi religiosi più facinorosi. In Bangladesh proprio gli islamisti hanno fornito alle autorità una lista nera di “blogger atei”, diversi dei quali sono stati arrestati, i loro sito chiusi o censurati. A rischiare il carcere e pene pesantissime potrebbero essere altre 84 persone, presenti nell’elenco degli islamisti.

Da @PakistanAtheist

Come denuncia con una nota l’International Humanist and Ethical Union, l’organizzazione internazionale delle associazioni di non credenti di cui fa parte l’Uaar, questi arresti rappresentano il “fallimento delle autorità di focalizzare l’attenzione sulle reali questioni di giustizia” e mostrano come il governo stia finendo “nella trappola tesa dai fondamentalisti”. Sonia Eggerickx, presidentessa Iheu, ha aggiunto: “ancora una volta si dimostra come le leggi sulla ‘blasfemia’ siano sempre una rovina per la libertà di religione e di credenza e di certo per l’espressione delle opinioni politiche”, perché vengono usate dai fondamentalisti contro gli oppositori. Il governo del Bangladesh si è impegnato per punire i criminali di guerra islamisti, “ma ora viene distratto da accuse calunniose proprio contro alcune delle persone che hanno fatto campagna per la giustizia”.

Sono stati confermati gli arresti dei blogger Subrata Adhikari Shuvo, Mashiur Rahman Biplob, Rasel Parvez, nonché del più noto Asif Mohiuddin, già aggredito a gennaio. Tutti sono stati interrogati e sarebbero ancora in carcere. Avijit Roy, il fondatore del sito Mukto-Mona che riunisce razionalisti, atei, laici, filosofi, scienziati, attivisti per i diritti umani, denuncia come gli islamisti abbiano “condotto una campagna di disinformazione per etichettare i blogger “atei” e “blasfemi”. E che il governo “con questi arresti ora sta tentando di accontentare questi islamisti”. Sebbene non ci sia alcuna norma che formalmente condanna l’ateismo in Bangladesh, le autorità “stanno incriminando questi blogger con le accuse di offesa all’islam e al suo profeta”. Secondo Roy, l’esecutivo ha fatto questa “facile mossa” per ingraziarsi “una manciata di mullah del cui supporto ha bisogno per vincere le imminenti elezioni”.

Ancora una volta, dunque, i leader religiosi integralisti esprimono il peggio di se stessi prendendosela con chi ha le opinioni più libere e incitando il proprio gregge a fare altrettanto. Le autorità politiche si fanno a loro volta condizionare, preferendo seguire il volere della massa piuttosto che far rispettare i più elementari diritti umani. Rischiando di far naufragare le istituzioni fondate su principi di democrazia, diritti civili e laicità in un autoritarismo integralista su pressione delle organizzazioni religiose più combattive.

Giovani innocenti finiscono in carcere colpevoli soltanto di essere atei. E di dirlo apertamente. Rischiano anche la morte, dentro e fuori dal carcere, come abbiamo già denunciato da tempo. Mentre le istituzioni nazionali e internazionali non rispondono adeguatamente temendo di indispettire gli integralisti religiosi, che invece di ridurre le proprie pretese si fanno sempre più baldanzosi. O peggio, fanno come il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che si era schierato a difesa delle normative liberticide che puniscono la critica alla religione. Terzi si era pure lasciato scappare una certa simpatia per le Costituzioni dei paesi islamici che valorizzano le “radici religiose”. L’Onu e l’Unione Europea hanno intenzione di fare davvero qualcosa per i non credenti e per i laici che rischiano pene pesantissime soltanto per aver espresso le loro idee?

La redazione