Con la secolarizzazione che avanza, l’invadenza religiosa è sempre meno tollerata. Nella vita di ogni giorno, ma anche negli spazi che ci circordano. Ed è sempre meno giustificabile, visto che serve a ribadire nella pratica uno status di religione di Stato ormai negato dalla norma giuridica. Non solo scuole, ospedali, tribunali subiscono questa marcatura ideologica: le vette delle montagne non sfuggono all’ansia crucifizzante. Con l’aggravante che va anche a deturpare la bellezza naturale di tanti luoghi. Non è evidentemente un problema, per chi ritiene di agire in nome di poteri sovrannaturali.
In varie parti d’Italia si assiste all’imposizione di croci enormi in spazi pubblici, cosa contestata da anni proprio dall’Uaar. Come accaduto a Ginosa, in provincia di Taranto, dove nel 2010 il Comune ha posizionato sul belvedere una croce alta diversi metri. Altra installazione sul monte vicino a Sasso Marconi, in provincia di Bologna, in una zona privata ma soggetta a vincolo. Un nostro socio aveva raccontato, anche su L’Ateo nel 2010, di come anche il Club Alpino Italiano facesse orecchie da mercante rispetto alla questione, sebbene venisse sollecitato.

L’associazione ambientalista Mountain Wilderness, visto il proliferare imbarazzante di croci abusive posizionate da solerti evangelizzatori con lo zaino in spalla, chiede che si limiti la marcatura cristiana delle vette (fino a prova contraria, di tutti). Oltre a regole precise e sobrietà, Mountain Wilderness chiede esplicitamente la “rimozione di tutte le opere imposte alle vette, sovradimensionate e ingiustificabili, che incidono in modo negativo sul paesaggio montano tradizionale”. “Con sempre maggiore frequenza, il tradizionale uso di segnalare con una modesta croce il culmine delle montagne ha assunto un carattere sempre più vistoso e autoreferenziale”, si legge nell’appello sottoscritto da WWF Italia, Pro Natura, Amici della Terra, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, Altura, Comitato Nazionale per il Paesaggio. “La montagna viene usata come palcoscenico di ambizioni personali o di gruppo, per imporre aggressivamente convinzioni religiose, marcare il territorio con un proprio segno inconfondibile, o per costruire business”, fa notare Mountain Wilderness.
Ora proprio il CAI pare voglia affrontare la questione. Il presidente nazionale Umberto Martini si appella al buon senso e propone soluzioni come il posizionamento di croci e sculture varie dentro chiesette, senza però togliere quelle più famose o che non deturperebbero il paesaggio. Non si può però ignorare la tendenza al gigantismo e l’ansia di dominare dall’alto, in particolare del cattolicesimo. Sebbene vada sempre di moda fare affermazioni sulla “povertà” e la “sobrietà” della Chiesa, proprio in questi giorni è stata inaugurata una statua alta quasi 14 metri e pesante 10 tonnellate di Giovanni Paolo II a Czestochowa in Polonia.
I cattolici hanno visto nella diffusione del turismo di montagna l’ennesima opportunità di evangelizzazione, a maggior ragione in tempi di fede calante. E pazienza per chi vi si reca alla ricerca di silenzio, e si imbatte soprattutto in quello dei politici nei confronti di discutibili iniziative di marcatura del territorio. Tocca agli amanti della montagna muoversi ed è importante che qualcuno stia cominciando a farlo.
La redazione
