La partecipazione religiosa allunga la vita? Come le altre forme di socializzazione

Negli ultimi anni diversi studi hanno affrontato a livello scientifico i vantaggi della religione dal punto di vista sociale ed “evolutivo”. Ricerche talvolta citate dagli apologeti come una delle poche armi ormai valide per sostenere la giustezza della fede, quantomeno per banali questioni “materialistiche” di convenienza e sopravvivenza. Una sorta di scommessa di Pascal post-moderna. Quello che tuttavia emerge è che la religione “funziona” perché si lega a meccanismi evolutivi e sociali tutti terreni, non perché abbia qualche magico valore aggiunto irreperibile altrove. Come già abbiamo scritto, gli studi di Robert Putnam e altri hanno messo in risalto come fosse la partecipazione e socializzazione a gruppi a incrementare la felicità e il capitale sociale, non tanto la religione in sé.

Una nuova ricerca di Eran Shor e David J. Roelfs pubblicata sul Journal for the Scientific Study of Religion (marzo 2013, pubblicazione presente nella nostra biblioteca) che confronta una grande mole di studi e i dati di almeno 300mila persone mette in luce che la partecipazione, a prescindere dal fattore religioso, si associa a un minor rischio di mortalità. Non ci sono in sostanza differenze se il gruppo è religioso o meno. La questione è dibattuta perché un filone di pensiero ritiene che con la religione si viva meglio e di più per due fattori: la partecipazione sociale e l’efficacia intrinseca della fede religiosa.

Visto che diversi studi hanno associato la partecipazione religiosa a livelli più alti di benessere fisico e mentale e di felicità, è opinione diffusa che la partecipazione religiosa sia più utile per migliorare la qualità della vita rispetto ad altre forme di socializzazione. Shor e Roelfs mettono quindi a confronto vari tipi di gruppi (religiosi, di volontariato, ma anche ricreativi, club, associazioni) per capire se è la religione il fattore chiave, considerato che già altri studi hanno suggerito che dà beneficio anche la partecipazione ad associazioni di volontariato e club.

Ci sono quattro ordini di motivi per cui la partecipazione sociale in generale si lega alla salute e alla minore mortalità. Prima di tutto, si sviluppano le relazioni con gli altri: cosa che contribuisce al benessere mentale e fisico. Inoltre, il “controllo sociale” fornisce agli individui regole di comportamento e garantisce in senso lato un monitoraggio da parte di altre persone, riducendo comportamenti a rischio. La partecipazione ad attività sociali dà poi alle persone uno scopo e permette loro di avere un ruolo, migliorando autostima e benessere. Infine, fornisce una percezione maggiore di “controllo e padronanza sulla vita”, dando più sicurezza per affrontare le sfide della vita e lo stress, diminuendo ansia e depressione.

La frequentazione di incontri religiosi per alcuni studiosi darebbe invece benefici unici. Perché i sermoni e le regole di una confessione condannano comportamenti che aumentano il rischio (come il fumo, l’uso di droghe, l’eccessiva alimentazione, bere alcoolici) favorendo uno stile di vita più sano. Inoltre, la religione darebbe a chi ci crede un senso di conforto spirituale durante i brutti periodi e maggior motivazione nelle attività sociali. Anche i rituali ripetitivi, come già teorizzato da Emile Durkheim, possono dare più senso di sicurezza e tranquillità. C’è anche chi sostiene che le preghiere siano efficaci, sebbene la maggior parte delle ricerche smentiscano che possano migliorare le condizioni di salute delle persone cui sono dirette.

Ma l’analisi ad ampio raggio di Shor e Roelfs non dà supporto all’utilità intrinseca della religione. “Il risultato più eloquente del nostro studio”, commentano, “è che la partecipazione è utile a prescindere dal tipo di attività sociale alla quale una persona prende parte”. Nella mancanza di differenza tra attività sociali caratterizzate religiosamente o meno non contano i fattori socio-economici o di salute. Come sostenuto da varie teorie, il solo fatto di interagire con gruppi sociali “aiuta gli individui a guadagnare e mantenere relazioni sociali utili, dà loro l’opportunità di impegnarsi in attività che vedono come produttive e gli fornisce motivazione e autostima”. Mentre gli aspetti “spesso associati nello specifico alla religione (es. provare un senso esistenziale, partecipare a un rituale, credere in un Dio che protegge) può darsi che abbiano scarso o nessun effetto”.

Non si può escludere, sostengono gli autori, che i benefici della religione messi in evidenza dagli studi passati possano essere controbilanciati da comportamenti dannosi favoriti proprio dalla fede: come dare prevalenza alla vita dopo la morte trascurando quella terrena, o affidarsi a guaritori e preghiere invece di rivolgersi ai medici, o ancora il culto della sofferenza, il cosiddetto “dolorismo”. Di fatto questo potrebbe dare somma zero, contribuendo a spiegare perché è ugualmente efficace la partecipazione a gruppi religiosi e non religiosi. Anche la crescente importanza del volontariato e dei gruppi negli ultimi decenni si riflette in maniera crescente sulla salute, considerando che la società “si fa più individualista e diminuiscono le tradizionali fonti di sostegno”.

La conclusione dello studio è chiara: l’associazione tra alti livelli di partecipazione religiosa e ridotto rischio di mortalità deriva non da un’intrinseca efficacia della religione, ma dal fatto che si partecipa, ci si attiva, si fa parte di una comunità. “Il tipo specifico di partecipazione (es. religiosa rispetto a non religiosa) non ha un effetto significativo sull’incidenza del rischio relativo”, si legge. Questo suggerisce che i benefici maggiori dalla partecipazione per religiosi e non “derivino da fonti simili, in particolare l’accresciuto supporto sociale e il senso di autostima che forniscono”.

Siamo animali sociali ed è intuitivo ritenere che condividere esperienze, attività e attitudini con altre persone contribuisca a migliorare le condizioni psico-fisiche e dia un valore aggiunto alla nostra vita. Spesso gli atei e gli agnostici devono scontare un complesso di inferiorità, indotto dai promotori della fede, perché vengono etichettati come asociali e poco sereni. Ma anche in questo caso si tratta di un pregiudizio: i non credenti, al netto della benefica dose di individualismo, possono impegnarsi attivamente nella società e fare community, proprio come i credenti, ma senza dogmatismi, verità rivelate e autorità calate dall’alto. L’Uaar d’altronde esiste anche per questo.

La redazione

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59 commenti

faber

Questi studi correlativi non mi sono mai piaciuti. Sono senz’altro utili per fare da “apri-pista” ma senza l’individuazione di un meccanismo causale lasciano il tempo che trovano e lasciano aperta qualsiasi interpretazione. In questo caso, per esempio, non è da escludere che la relazione sia inversa e cioè: persone con una maggiore autostima, meno soggette a depressione, con comportamenti maggiormente votati alla cura di sè e degli altri e in definitiva con una vita più sana sia psicologicamente che fisicamente, abbiano maggiore propensione a sviluppare rapporti di socializzazione. Onestamente, in questo caso mi sembrerebbe la spiegazione più probabile, anche banalmente per osservazione “empiriche” delle persone che conosco.

gmd85

Concordo. Anche il fatto di propendere per la partecipazione a gruppi di qualsivoglia tipo dipende dall’attitudine all’interazione. Ora, tale interazione può avere presupposti negativi o positivi che possono dipendere dai singoli individui o dall’impostazione del gruppo. In un gruppo di fanatici i presupposti sono tutt’altro che positivi. In un gruppo religioso “normale” i presupposti possono essere positivi. Ciò non toglie che tali presupposti si possano trovare in un qualsiasi gruppo, soprattutto se gli intenti sono di utilità nei confronti altrui. Riti e nenie in quanto tali non hanno effetto alcuno.

DISCLAIMER: prima che qualcuno si risenta, il discorso vale per tutti e non per qualcuno in particolare.

Dario Colombera

Non c’è nessuna associazione a delinquere che dia soltanto risultati negativi.
Invito i credenti di qualsiasi religione, con particolare riferimento ai cattolici, a liberarsi dai religiosi psicopatici, criminali e ignoranti, che hanno creato una cultura dove non esiste alcuna crescita interiore. Se sei un cattolico per bene e non fai nulla per eliminare il male dalla chiesa, sei solo una utile pecora, che vive da pecora e fa la fine della pecora.

ale cattolico

Voi atei morite presto,noi cattolici viviamo a lungo,pensate a Pio ix

MASSIMO

Guarda, preferisco morire giovane e con il pisello che ancora mi tira che non fare la fine di quei vecchi che vanno nelle case per anziani e se la fanno addosso e devono apettare l’infermiera per farsi cambiare. Questo onore lo lascio a quelli come te.

Priapus

@ aluccio
si certo, i carognoni ve li covate con tutti i riguardi, a quelli decenti, come Albino Luciani, propinate subito un caffè corretto.

Diocleziano

ale,
allora morirai molto presto perché frequenti le cattive compagnie…

(Chissà se la capisce! 😉 )

Florasol

Ale, che pensiero pieno di carità cristiana e di quello che voi intendete per amore (cioè odio, astio e cattiveria gratuita)
cos’è, invidia per la nostra libertà?
Pensa, tu se (e ti assicuro che non te lo auguro!) finisci come un vegetale in un letto, ti sentirai obbligato a soffrire
se capiterà a me chiederò di farmi smettere di soffrire. A quel punto saresti ancora contento di vivere più a lungo? scommetto di no…

parolaio

Ma l’idea che uno possa fare una battuta no eh?
Cosa si deve fare davanti a studi ridicoli come questo, se non scherzare e prendersi un po’ per i fondelli?

gmd85

@parolaio

Rispetto a minkialex cattolico sei qui da poco. La sua non è una battuta, è un’escrementizia esternazione.

Quanto allo studio, penso che più ridicolo sia chi afferma che chi crede vive meglio, gettando le basi proprio per studi del genere. Non trovi?

parolaio

@gmd85

Le università dovrebbero avere una capacità di discernimento sugli studi da finanziare.
Se io inizio a sostenere che scaccolarsi fa guarire dai tumori, qualcuno deve subito buttarsi a pesce a verificare se ho detto il vero?
Comunque l’approccio del tipo “C’è chi fa di peggio” per giustificare qualunque str… è una delle radici del dissesto etico italiano.
Per me l’autocritica è alla base del miglioramento, in tutti i campi.

fab

parolaio, tu frequenti il sito da poco, altrimenti sapresti che Aluccio è lo zero assoluto perfino fra i troll più puri. Le sue non sono battute, ahinoi.

gmd85

@parolaio

La religione è spiattellata ogni giorno. Perché non dovrebbe essere oggetto di studio?

Per l’approccio, mi riferivo a coloro che sono convinti che credere faccia vivere meglio e lo ribadiscono in ottica dispregiativa nei confronti di chi non crede. Un po’ come la metafora anatomica dell’altra news.

Scaccolarsi come metodo di cura per i tumori suona ridicolo già a sentirsi. Con questo voglio dire che, gli argomenti meritevoli di studio si notano anche a prima vista. Tra l’altro, non mi sembra che la ricerca in questione sia di tipo universitario.

Diocleziano

parolaio
”…Comunque l’approccio del tipo “C’è chi fa di peggio” per giustificare
qualunque str… è una delle radici del dissesto etico italiano…”

Hai davvero ragione! Però hai notato che quella frase è esattamente
equivalente a ”Chi non ha peccato, scagli la prima pietra”?
Gesù è stato il primo ben’altrista della storia.
Se non altro, abbiamo scoperto le radici giudaiche del ben’altrismo.

fab

Poi la realtà non conta niente, vero Aluccio? Povera testa di catto.

Florenskij

@ Diocleziano. Esempio di interpretazione biblica a capocchia da mettere in cornice.

Primo caso: Gesù conferma che l’adultera va lapidata secondo la lettera della Legge ed eccolo integralista, legalista, favorevole all’oppressione delle donne e della libertà individuale.

Secondo caso: Gesù salva l’adultera dicendo che tutti sono peccatori ( in continuità del discorso della pagliuzza e della trave ), ed eccolo fautore del lassismo morale. Strano però che concluda dicendo “Va’ E NON PECCARE PIU'” e non “Va’ pure tranquilla, chi più chi meno sgarriamo tutti, e la tua “trasgressione” è stata un’inezia. ( Magari anche:”Io stesso con Maria Maddalena… ci siamo capiti!” )

Conclusione per Diocleziano tutto fa brodo pur di arrivare a qualche conclusione acida contro le radici giudaiche e quant’altro di annesso e connesso. E se invece il benaltrismo fosse un “meccanismo di difesa” universalmente diffuso per tacitare la coscienza che gli antropologi possono individuare e studiare presso l’umanità in genere, come la “proiezione” per la quale si attribuiscono agli altri i sentimenti di odio che proviamo noi per primi? Oppure come a scuola: copiano tutti alla grande, se possono, e lo faccio anch’io”.

Sandra

Ma visto che nessuno scaglia la pietra, significa che tutti sono adulteri (cosa che secondo la teologa Ranke-Heinemann era tollerata per i maschi a patto che non consumassero con la moglie di un altro). E allora perché il monito “va, e non peccare più” solo alla donna? Se tutti erano peccatori, correttezza implica esortare anche i maschietti a non peccare più! Per cui per loro si legge proprio “andate tranquilli” 😉

faber

Aggiungo che l’affermazione “siamo tutti peccatori” è la migliore prova che, nel migliore dei casi (per un credente), il creatore si sia divertito a mettere al mondo creature non solo imperfette e dotate di libero arbitrio, ma proprio dedite a tutte le nefandezze possibili. Ovviamente in tal caso la spiegazione più economica è che non esista alcun creatore o in alternativa che le regole non le abbia fatte lui. Ma questo è un altro discorso…

Diocleziano

Flo
Touché?
Alla mia interpretazione biblica a capocchia hai risposto con una
esegesi biblica a capocchia con scappellamento a destra come se fosse antani,
come è tuo solito.
T i sfugge che se il senso della frase del giudaico gesù fosse preso
alla lettera, tutto il sistema della giustizia universale andrebbe
a farsi fo††ere? La maggior parte dei colpevoli la passerebbero liscia perché
si troverebbero davanti giudici indegni e quindi impossibilitati a condannarli.
Mentre altri colpevoli che si trovassero davanti a dei giudici integerrimi
sarebbero condannati duramente. Quindi rimane valida l’osservazione:
”…è una delle radici del dissesto etico italiano…”
Il buonismo e il ben’altrismo del giudaico gesù non sono etici.
(Nemmeno la chiesa seguiva il pensiero del giudaico gesù, poiché
per la giustizia non si limitava a un compassionevole ”non farlo più”…
ma anzi, in anticipo sui tempi, aveva delocalizzato il servizio del boıa.)

Vedo che il tema del copiare a scuola ti tormenta ancora:
antichi rimorsi mai sopiti?

fab

Florenskij, i tuoi interventi, che nemmeno mi prendo la briga di leggere, valli a sbattere da qualche altra parte.

Reiuky

E non vi dispiace questa cosa?

Cioè, voi cattolici aspettate il paradiso che sapete vi arriverà (visto che avete le istruzioni esatte per entrarci), quindi il sapere di dover attendere anche anni prima che arrivi il paradiso deve essere frustrante per voi, che non potete neanche suicidarvi perché sulle istruzioni per andare in paradiso sta scritto di non farlo.

MASSIMO

“Anche i rituali ripetitivi, come già teorizzato da Emile Durkheim, possono dare più senso di sicurezza e tranquillità”

A me invece rompono solo i coglioni.

“C’è anche chi sostiene che le preghiere siano efficaci, sebbene la maggior parte delle ricerche smentiscano che possano migliorare le condizioni di salute delle persone cui sono dirette.”

Se ci provassi io a pregare, mi sentirei tutto scemo perchè penserei di parlare da solo.

“La frequentazione di incontri religiosi per alcuni studiosi darebbe invece benefici unici.”

A me codesto effetto me lo da solo la frequentazione di una bella gnocca (LOL).

whichgood

” La frequentazione di incontri religiosi per alcuni studiosi darebbe invece benefici unici. Perché i sermoni e le regole di una confessione condannano comportamenti che aumentano il rischio (come il fumo, l’uso di droghe, l’eccessiva alimentazione, bere alcoolici) favorendo uno stile di vita più sano.”

Non mi sembra molto logico. Le stesse regole delle grandi confessioni monoteistiche reprimono la libera sessualità e inculcano sensi di colpa. Poi se a questo sommiamo il fatto che il dio di queste religioni è fondalmentalmente misogino non si può mettere sullo stesso piano il modo in cui i donne e uomini vivono la religione. Alla fine un bicchierino in più o una sigaretta fa molto meno male che una infelice vita da sentimenti repressi, al massimo l’accorciano ma non la fanno di sicuro più qualitativa.

Laverdure

@
Basta ricordare come numerose sette condannano tutt’ora l’uso dei vaccini,le trasfusioni sanguigne o parecchie altre pratiche della medicina moderna,con le conseguenze ben note.
In un passato non lontanissimo anche la Curia condannava la vaccinazione antivaiolosa,
gia diffusissima in Europa,e se in seguito abbandono questa politica ci vuol poco a capire che vi fu costretta dal pericolo di esporsi a critiche inaccettabili.
E tutto questo favorisce la salute ?

MarcusPrometheus

Caro Laverdure, sono ateo ed anticlericale, ma una specifica ostilita’ della Curia Papale di Roma contro le vaccinazioni non risulta documentata.
In merito alle vaccinazioni io sono riuscito a trovare pochissimo
sia quando scrissi il “Calendario Laico” (reperibile su blogspot) per ricordare le malefatte delle religioni ed il coraggio di chi si oppose loro, sia adesso che sto scrivendo Cristiani Contro Tutto con l’elenco specifico di tutte le cose a cui le religioni cristiane si sono opposte.

di documentato ho trovato solo:
8 Giugno 1763 Un’ordinanza del Parlamento di Parigi sobillato dal clero proibisce le inoculazioni (primitive, pre-vaccino di Jenner) contro il vaiolo
(Voltaire ne aveva celebrato l’utilita’ nelle sue Lettere Filosofiche).
Non risulta invece mai una presa di posizione della Curia o del governo dello Stato della Chiesa contro le vaccinazioni vere e proprie.
Contro la vaccinazione antivaiolosa vera e propria si ritiene che la Chiesa sia stata agli inizi, contraria, ma invece proprio niente risulta nell’ottocento ne’ nel novecento! Vari autori attribuiscono a Leone XII il divieto di vaccinazione contro il vaiolo attribuendogli le seguenti frasi: « Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di Dio: il vaiolo è un castigo voluto da Dio, la vaccinazione è una sfida contro il Cielo. » Ma queste citazioni non risultano autentiche dato che non si hanno mai i riferimenti ad un eventuale documento specifico.
Pare che all’origine di queste citazioni sia stato l’ambasciatore austriaco a Roma, che tentò, a suo tempo, di impedire l’elezione di Leone XII. Ciò era dovuto ad una politica del papa più filo-spagnola e filo francese, a quel tempo potenze nemiche dell’impero asburgico.
E’ solo accertato che Papa Leone XII si limitò a togliere l’obbligatorietà della vaccinazione (invisa a larghi strati della popolazione per la sua supposta o magari anche reale pericolosità, sebbene fosse stata resa obbligatoria nello Stato Pontificio pochi anni prima dal conte Monaldo Leopardi, gonfaloniere e padre di Giacomo Leopardi). Pero’ e’ documentato che papa Leone XII la mantenne su base volontaria e ne mantenne il carattere gratuito:
« Rimane obbligo a Medici e Chirurgi condotti di eseguirla gratuitamente (la vaccinazione antivaiolosa, NdR) a quanti vogliano prevalersene, essendo questa la cura ed il preservativo di una malattia alla quale, come a tutte le altre, essi hanno l’obbligo di riparare. » (Leone XII, Circolare legatizia 15 settembre 1824). E’ importante notare che “l’antivaiolosa” all’epoca non era obbligatoria in molti stati europei, compreso l’illuminato Regno di Sardegna (poi Regno d’Italia), in cui divenne obbligatoria solo nel 1859.
Ma se la Chiesa ufficiale non e’ colpevole di opposizione ai vaccini antivaiolosi nell’Ottocento e nel Novecento, pentita di tanta illuminata benevolenza, almeno adesso cerca decisamente di rendersi colpevole di opposizione ad un altro vaccino:
Contro il vaccino anti Hpv, Human papilloma virus, l’infezione che causa i tumori al collo dell’utero. Questa vaccinazione promossa dal ministro della Sanità nel 2009 va fatta sulle ragazze di 12 anni, ma “solleva dubbi etici” tra gli operatori di obbedienza religiosa, come dimostra un articolo pubblicato dalla rivista che fa capo al comitato bioetico dell’istituto Gemelli, che teme di “favorire un comportamento sessuale libero” in quanto lo Hpv e’ una malattia sessualmente trasmissibile. Il ragionamento moralistico e non medico scientifico non tiene comunque conto del gran numero di donne innocenti che vengono contagiate. Inoltre ci sono infezioni che non dipendono dalla vita sessuale: in ragazze che vivono in comunità e che, usano asciugami già utilizzati da altre ragazze o talvolta si scambiano indumenti intimi.

bruno gualerzi

O nel gregge o fuori dal gregge. Nel gregge si è in qualche modo obbligati alla solidarietà; fuori dal gregge la solidarietà è – dovrebbe essere – come per tutto il resto, una libera scelta. L’uomo sarà anche un animale sociale, ma l’unico uomo veramente esistente è il singolo individuo, che ha a che fare con altri individui: solo se il rapporto con gli altri si realizza a questo livello si potrà parlare di vera solidarietà perché avrà come base la comune condizione umana. E’ ciò che Schopenhauer chiamava com-passione (patire/sentire insieme).
Naturalmente gli uomini hanno necessità di aggregarsi, di dare vita e forma alle cosiddette istituzioni, ma queste istituzioni spesso finiscono per diventare vere e proprie entità metafisiche nelle quali l’individuo si annulla come individuo, si aliena… come sempre quando ritiene di realizzarsi in una dimensione che lo trascende come individuo. Necessità delle istituzioni quindi, ma occorre fare in modo che questa necessità non vincoli fino a soffocare i suoi componenti. Perché così operano le religioni, una delle cui etimologie è ‘legare insieme’, ‘sottoporre a vincoli’, dal latino ‘re-ligare’.
Saluti anarchici.

Stefano Grassino

Vedi Bruno, io mi sono sempre scontrato con una certa mentalità del tipo “devi andare a trovare i nonni”.
Il dovere esiste sul posto di lavoro: tu hai l’obbligo di produrre e l’impresa che ti ha assunto, quello di pagarti per la tua prestazione.
In famiglia come nell’amicizia, esiste solo l’affetto, il desiderio di stare con l’altro e soprattutto comprendere che aiutare il prossimo è una necessità che l’umanità si è sempre data: una mano lava l’altra e tutte e due, lavano il viso.
Per il resto, come dice l’articolo, noi siamo in grado di fare community ma non abbiamo i soldi del vaticano o come era una volta quelli del PCI. Ti ricordi gli oratori o le sedi di partito? C’era un bar, tavolini per giocare a carte, tavoli da biliardo, campetti di calcio e posti per ballare, così tanto per abbordare fanciulle che non aspettavano altro.
Anche se la nostra associazione potesse mettere su attività come erano quelle in ogni circolo………ma qui almeno per adesso, stiamo sognando.

Marcoz

“il prossimo è una necessità che l’umanità si è sempre data”

Mi riesce difficile immaginare qualcuno che “si dà una necessità” (escludendo i masochisti, ovviamente).
Quindi, Stefano, suppongo volesse dire “una necessità che l’umanità si è ritrovata ad avere”, giusto?

bruno gualerzi

“Ti ricordi gli oratori o le sedi di partito? C’era un bar, tavolini per giocare a carte, tavoli da biliardo, campetti di calcio e posti per ballare, così tanto per abbordare fanciulle che non aspettavano altro.
Anche se la nostra associazione potesse mettere su attività come erano quelle in ogni circolo………ma qui almeno per adesso, stiamo sognando.”

Vedi Stefano, fin che si trattava di giocare a carte, a calcio o altre attività ludiche quale ragazzo non voleva frequentarli? Il guaio – almeno per me – cominciava quando, prima o poi, scattava il ricatto. Se eri all’oratorio (don Camillo) ti facevano sentire l’obbligo di frequentare le funzioni religiose o partecipare ad altre iniziative chiaramente improntate all’indottrinamento. Se eri nella sede del PCI (Peppone) non potevi non sentire l’obbligo di, anche qui, partecipare ad attività proprie del partito in quanto tale, indottrinamento compreso. E ad un certo momento dovevi decidere: intrupparti o andartene. A me almeno è capitato così. Poi sono andato in collegio dai salesiani, e puoi immaginare come mi sono trovato. E così mi hanno espulso.
Ora, sarò franco: dal mio punto di vista non vedo con favore che UAAR – avendone la possibilità materiale – metta in piedi qualcosa del genere. Capisco perfettamente la sua necessità, se vuole trovare visibilità in un contesto sociale nel quale intende operare, di darsi un’organizzazione adeguata (circoli con locali attrezzati per incontri, iniziative pubbliche ecc.)… ma dovrebbe avere ben presente – e proprio in quanto UAAR – il rischio che l”istituzionalizzazione’ sempre comporta.
Personalmente poi, identificando anarchismo (nonviolento) e ateismo, ed avendo un’età dove alcune scelte di fondo non sono più ‘rivedibili’, mi sono posto all”esterno’, e, per dare comunque una mano… provo a fare il grillo (minuscolo… di questi tempi non si sa mai!) parlante. Col rischio, ovviamente, di essere spiaccicato sul muro.
Buona giornata.

Tiziana

io non credo affatto che avere una vita sociale religiosa allunga la vita e nenache avere una vita sociale in genere. c’è chi, come me, è un tipo solitario che si accontenta di avere due o tre amici fidati e basta
però ritengo grave che la preponderanza della vita religiosa cattolca escluda, ad esempio in importanti momenti collettivi. come i cosiddetti funerali di Stato di cui scrivo qui http://www.iloveroma.it/articoli/dovesiamo-39.htm .

ADeo

Mitico MARCOZ: le tue correzioni sono sempre puntuali e nevessarie.

Unico caso al mondo di entomologo che fa il professore di italiano 🙂

Marcoz

ADeo, è vero che io uso spesso l’ironia ma, quando dicevo che in cima alla lista degli individui da eliminare andrebbero messi quelli che usano gli eoticon, ero serissimo.

bruno gualerzi

@ADeo
Visto che sei presente anche su questo post, mi puoi togliere, se ti va di farlo, una curiosità?
L’affermazione fatta in un post precedente:
“Dio non esiste, per cui il dio creato dagli uomini va combattuto e distrutto: e non c’ è altro modo che il metodo cruento……quello che utilizzo’ Stalin !!!”
è una provocazione;
uno scherzo;
o ne sei convinto veramente?
Francamente – anche se ho provato a replicare come se tu lo pensassi veramente – non sono riuscito a capirlo.
Grazie.

Marcoz

Gentile Stefano, nessun aiuto. A differenza di quanto crede il sig. ADeo, non sono mosso dalla pedanteria di chi si diletta a correggere gli altri, ma dalla curiosità. Mettiamo il caso che lei avesse voluto proprio dire quello che ha scritto, sarebbe stato interessante scoprirne le ragioni.

Saluti

parolaio

Un intervento che da un senso ad un thread di per se ridicolo.
Non che io sia d’accordo, perché non sono d’accordo con l’assioma di partenza: ‘nel gregge o fuori del gregge’ come sintesi della fede. Però almeno spiega un punto di vista, con i suoi valori e con le sue debolezze.

gmd85

Non penso che con l’espressione “nel gregge o fuori dal gregge” gualerzi volesse riferirsi esclusivamente al fenomeno di gruppo. Anzi, direi che è stato piuttosto imparziale, riferendosi al concetto di gruppo, indipendentemente dalla matrice.
Sta di fatto, che anche io concordo con lui.

Florasol

Stefano Grassino ha scritto:
io mi sono sempre scontrato con una certa mentalità del tipo “devi andare a trovare i nonni”.
Il dovere esiste sul posto di lavoro

perfettamente d’accordo. Mai sopportato gli obblighi degli affetti.
Infatti fin da quando ero piccola mi sono sempre rifiutata quando possibile di fare cose che non volevo perchè “se no poi la signora Pirolotti ci resta male”

esempio? Mai vista la tomba di mio padre. Per me andare lì sarebbe un esercizio di inutilità (lì non c’è altro che un cadavere), se voglio pensare a mio padre (e voglio!) posso farlo dovunque io mi trovi. Non ci andrò solo perchè qualcun altro pensa che dovrei farlo, se la cosa non mi viene spontanea, oltretutto non faccio danno a nessuno….

Francesco

La partecipazione religiosa allunga la vita?
Durante il periodo dell’inquisizione si. 😆

francesco

‘Non si può escludere, sostengono gli autori, che i benefici della religione messi in evidenza dagli studi passati possano essere controbilanciati da comportamenti dannosi favoriti proprio dalla fede: …’

Quanto pressapochismo e confusione su un tema che potrebbe anche essere interessante.
Nelle ultimi decenni sono state fatte più di una ricerca su questo argomento, sia da parte di gruppi religiosi (che in quanto tali possono essere invalidate dall’evidente conflitto di interessi) che da parte di istituzioni accademiche laiche.
I risultati portano sempre alla stessa conclusione. La partecipazione attiva a gruppi cosiddetti religiosi allunga (in media, ovviamente) la vita e sopprattutto migliora la qualità della vita. Questo è il dato di fatto che risulta dalle ricerche. La nota aggiuntiva ‘ Non si può escludere che i benefici della religione messi in evidenza dagli studi passati possano essere controbilanciati da comportamenti dannosi …’ è totalmente antiscientifica ed irrazionale. Chi volesse indagare su questo aspetto aggiuntivo lo potrebbe tranquillamente fare se lo volesse davvero. Buttare lì questa frasetta è solo un segno della miseria di chi per motivi idelogici (non avendo nessun argomento razionale da opporre ai risultati di tante ricerche) non ha niente di serio da dire.
Sarebbe molto più logico (e razionale) chiedersi il perchè di questi risultati.
Perchè chi appartiene (in modo attivo) ad una religione vive di più e meglio?
I vantaggi dell’appartenere ad una religione sono uguali per tutte le religioni o variano da una religione all’altra?
L’appartenere ad una religione ha un effetto simile all’appartenenza ad altre aggregazioni sociali non religiose?
Sono questi i punti da esaminare per chi è realmente interessato a capire e non solo a sostenere senza argomenti (al di fuori di vuote chiacchiere) le propria identità ideologica.

bruno gualerzi

“Sarebbe molto più logico (e razionale) chiedersi il perchè di questi risultati.
Perchè chi appartiene (in modo attivo) ad una religione vive di più e meglio?”

Io lo chiedo: perché? Sulla base dei risultati di tali ricerche? Per quel che ne capisco io possono tutt’al più stabilire il ‘di più’… ma coma si fa a stabilire il meglio? Quali parametri si usano?
E non mi riferisco a queste ricerche in particolare, ma a tutte quelle che si prefiggono di quantificare aspetti qualitativi. Tu che evidentemente sei addentro alla questione, mi dici come si fa? E tieni presente che la mia domanda riguarda non solo la religione…

gmd85

@francesco

Dimmi, gli integralisti islamici che inneggiano come esaltati alla morte degli infedeli, che mazzolano le donne per un niente come li definiresti se non comportamenti dannosi favoriti proprio dalla fede. Lo stesso vale per gli integralismi religiosi nostrani.

I risultati portano sempre alla stessa conclusione. La partecipazione attiva a gruppi cosiddetti religiosi allunga (in media, ovviamente) la vita e sopprattutto migliora la qualità della vita.

Rispetto a quale valore di partenza? No, perché tale risultato avrebbe senso solo se si potesse affermare che chi non partecipa ad attività religiose di gruppo viva di meno (in media). E non mi sembra che da questo punto di vista ci siano dati concreti.

Marcoz

Ammettiamo pure che sia dimostrato incontrovertibilmente che solo l’appartenenza a un gruppo di carattere religioso allunghi la vita (lascerei perdere la qualità, di difficile valutazione). E allora? Mi viene in mente il personaggio di W. Allen, Boris Yelnikoff, che dice di preferire la morte, piuttosto che mangiare diverse porzioni di frutta al giorno.
Ecco, voi fate come volete: io, se per qualche anno in più devo darmi alla religione, non voglio vivere.

Sandra

Come chi mangia poco poco e scondito…. non ha senso, vivere da malati per morire sani.

faber

@francesco
Come dicevo più su è la tipologia stessa di studio a non poter essere conclusiva. Per esempio, in base a quali elementi si può escludere l’ipotesi che illustravo nel mio commento precedente, in base alla quale la relazione sia inversa? Mi sembra molto più logico al netto delle posizioni ideologiche.

alessandro pendesini

Vivere miseratamente cento anni non mi interessa più di tanto. La qualità della vita, intesa come benessere e gioia di vivere senza nessuna alienazione, è la sola che posso sperare. Solo il tempo vissuto armoniosamente ma anche intensamente conta. In altre parole è la « qualità » e non la « quantità » della vita che mi interessa, pur ammettendo che ogni tanto è « necessario » un contrasto, cioé un relativo -chiamiamolo pure- malessere passeggero…..
P.S. -Non mi risulta che esistano seri studi scientifici o statistiche che confermano che la vita dei credenti, sia più lunga, ma anche « migliore », di quella dei non credenti o agnostici !

Francesco

Papa (ufficiale): Chi crede in Dios campas cent’annos.
Segretario: Sua Santità!
Papa (ufficiale): Anche chi si fa gli affari suos campas cent’annos quindi non romperese le bellotas.
Segretario: Uffaaaa….

Francesco

Papa (ufficiale): Ma quale vitas….. la partiecipazione religiosas allunga il penes.
Segretario: Sua Santità ma insomma…
Papa (ufficiale): Sono securos che con estas escusas reclutamos più fedeles.

DucaLamberti74

Confermo che la partecipazione religiosa allunga la vita…

Quando mi sento un po’ triste o di malumore.

Se rivedo su youtube le perle del profeta della mia religione e tutte le sue interpretazioni multiformi mi torna il sorriso ed il buonumore.

Quando sono inca@@@to e NON riesco a comprendere o gestire un problema (personale o lavorativo) se recito le preghiere della mia religione quasi spesso come per magia vedo le cose in un’ottica differente e riesco a trovare una possibile soluzione.

Inoltre, ho avuto modo di constatare, in caso di piccoli incidenti domestici che il mio pregare funziona ed allevia il dolore.

Per cui confermo…la partecipazione a forme di religione allunga la vita.

DucaLamberti74

P.S.: La mia religione è l’agnosticismo mosconiano. 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂

giuseppe

Che cosa bizzarra ! Costretti ad ammettere i benefici della fede, non vi resta che arrampicarvi sugli specchi, affrettandovi a dire che anche altre forme di associazione, la vostra pure, possono produrre gli stessi risultati. Ma alla lunga sarete costretti ad ammettere che i risultati non sono gli stessi. E non credo affatto che una grande folla di uaarini, individualista e faziosa come si manifesta, possa produrre risultati significativi in certe opere.

gmd85

Vedi, ragazzo mio, non è che lo diciamo noi. Lo dicono anni di studi socio-etnografici. E sono sicuro che tu sei in grado di smentirli tutti, uno per uno.
Non è che da fastidio a te ammettere che è la socializzazione a funzionare e non altro? Sei sotto tono, ultimamente.

Marcoz

È tutto nella norma, signori: assistiamo a una delle tante varianti del gioco in cui si fa a chi ce l’ha più lungo. Solo che, nella fattispecie, è dura prendere le misure.

Priapus

Si, come le vecchiette che quando mi trascinavano in chiesa da bambino, vedevo appol
laiate nei banchi a recitare per ore litanie in latino che neanche capivano e mi facevano
l’impressione di vecchie galline stipate in gabbie per polli.
peppiniello, la felicità per te sarà starnazzare all’infinito, rinchiuso in una gabbia per polli
e sarà così anche post mortem, in paradiso; chi nasce gallina convien che razzoli.

lucman

Ribadisco, muore giovane chi è caro al signore.
Ma i credenti riescono sempre a dire tutto e il contrario di tutto senza sentrirsi ipocriti nemmeno un pò.
Uaarini poi è simpatico ma non so quanto corretto visto che non siamo ne una religione ne una corrente filosofica o di pensiero ma solo un’associazione di liberi pensatori.
Acluni più e altri meno liberi o pensatori (mi viene in mente Gaber)ma almeno pensatori con il proprio cervello.
Cervello che è più o meno funzionante come per tutti.
Non ci sentiamo più intelligenti, al meno per qul che mi ruiguarda, ma solo più critici in generale e non solo nei confronti della religione.

erie5

Le Religioni sanno dare il più potente degli effetti placebo!
erie5

whichgood

Strano, perchè a me causa un concreto e potente effetto lassativo.

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