Quanta intolleranza contro i musulmani in Italia?

Nei giorni scorsi le comunità islamiche italiane hanno scritto al presidente Napolitano. Lamentano “atteggiamenti ostili” e chiedono che si elimini “ogni forma di tensione sociale” contro i musulmani. Altrimenti, “stanchi di questa situazione, prima o poi decideranno di scendere in migliaia in piazza a manifestare”. Qual è la realmente la situazione?

Sempre nei giorni scorsi sono stati arrestati sei integralisti islamici, che secondo gli inquirenti stavano organizzando una cellula terroristica in Puglia. A capo Hosni Hachemi Ben Hassen, tunisino di 45 anni e già imam ad Andria. Sulla base delle intercettazioni è emerso che il gruppo aveva intenzione di agire anche in Italia. Un altro dei coinvolti, Essid Sami Ben Khemais, gestiva la sicurezza dello sceicco Abu Iyad, a capo del gruppo salafita Ansar Al Sharia e ricercato per l’attacco all’ambasciata Usa a Tunisi del settembre 2012. Ben Khemais è già stato condannato perché vicino a un gruppo terroristico. Secondo gli inquirenti i terroristi intendevano dare man forte ai gruppi islamisti nei teatri di guerra all’estero e anche aggredire un sacerdote di Adria. Un pentito, Elassi Rihad, ha riferito che in Lombardia vengono proiettati, anche nelle moschee, video anti-occidentali, e si attua un’opera di indottrinamento basata sull’odio e con la promessa del paradiso, soprattutto verso i più poveri.

Dopo gli arresti, si sono registrati diversi casi di aggressione in Puglia nei confronti di musulmani del tutto estranei ai fatti e tentativi di danneggiamento verso moschee. Contro questi episodi di intolleranza Sharif Lorenzini, vicepresidente della Comunità Islamica Italiana (CII), ha indirizzato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera aperta. Lorenzini parte dalla reazione di suo figlio di sette anni di fronte alla notizia degli arresti e contesta le “dichiarazioni dei media” e degli inquirenti che alimentano un certo “terrorismo psicologico” verso gli islamici. Una forma di propaganda volta a “equiparare un cittadino di fede islamica a un potenziale terrorista”, “eversivo”, o per lo meno (traendo spunto dalle dichiarazioni fatte dai carabinieri del ROS di Bari) a un “arrabbiato sociale” che avrebbe pieno il cuore di “odio” verso l’Italia, o verso altri Stati “come USA o Israele”, aggiunge.

Lorenzini lamenta che in Italia anche solo esprimere “la propria opinione verso scelte sociali ed economiche di uno Stato” (ad esempio la critica verso Israele o gli Stati Uniti) possa portare all’accusa di terrorismo. Ed esprime “forti perplessità” per l’arresto di “cittadini di fede musulmana”, nonché “piena solidarietà verso quelle famiglie musulmane che si sentono oppresse dall’attuale clima di tensione, “anti islamico” largamente diffuso in Italia”. Secondo l’esponente musulmano sono proprio la diffusione di “atteggiamenti ostili” verso coloro che professano l’islam che impedisce “la libertà di professione religiosa garantita dalla Costituzione” e “sta costringendo sempre più musulmani a ghettizzarsi e a non integrarsi totalmente nella società”.

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Lorenzini chiede quindi l’intervento del capo dello Stato per “garantire tutela in favore della comunità islamica per eliminare ogni forma di tensione sociale contro islam e musulmani che, stanchi di questa situazione, prima o poi decideranno di scendere in migliaia in piazza a manifestare”, ammonisce. L’appello è rivolto anche alle forze dell’ordine, affinché non si facciano “trascinare dalla psicosi anti islamica”, e ai mass media, a cui chiede di fornire un’informazione equilibrata.

È indubbiamente un errore logico bollare tutti gli appartenenti a una fede — in questo caso, quella islamica — come integralisti che diffondono odio e sognano la distruzione di coloro che non condividono la loro religione. Pregiudizi, demonizzazioni e generalizzazioni forzate non sono d’altronde molto razionali: i non credenti dovrebbero saperlo bene, visto che ne hanno sempre subiti, praticamente da ogni religione. Ma non si può nemmeno spingere sull’acceleratore del vittimismo bollando come islamofobia la critica di comportamenti o modi di pensare che fomentano intolleranza e odio. Soprattutto se si parte da un fatto di cronaca grave come l’arresto di diverse persone con l’accusa di terrorismo, da anni oggetto di indagini sulla base di indizi consistenti.

Dai sondaggi risulta che tra gli stessi islamici sono più diffuse posizioni intolleranti verso i non credenti e contro diritti umani per categorie come gli omosessuali o le donne, o più retrive su temi come la sessualità (si veda quella prematrimoniale). Nei paesi retti da teocrazie le leggi liberticide colpiscono pesantemente atei e agnostici, nonché le confessioni religiose di minoranza, e l’apostasia è un reato. Anche nei paesi occidentali ricorrono casi di violenze su donne e ragazze giustificate da pratiche religiose o di proteste con molto toni violenti, dove si inneggia anche alla morte dei “blasfemi”. Negli stati occidentali dove la legislazione ha aperto al comunitarismo emergono comportamenti settari che limitano i diritti degli individui e le comunità si fanno più chiuse, in balia dei leader religiosi. Tutto questo fa comprendere meglio perché l’opinione pubblica intercettata dai sondaggi veda l’islam come una religione intollerante. Spesso, è vero, abbondano anche i pregiudizi che sfociano nel razzismo.

Alcuni dati sono utili per valutare quanto è diffusa la discriminazione nei confronti degli islamici. Un rapporto della European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) del 2009 nota che in Italia c’è una maggiore intolleranza nei confronti dei nordafricani, ma più su base etnica che religiosa. Tant’è che indossare simboli religiosi distintivi, come il velo, non incide sulla discriminazione percepita da coloro che si dichiarano islamici. Sono i più giovani (tra i 16 e i 24 anni) a sentirsi più discriminati, mentre con il passare del tempo la probabilità di subire discriminazioni cala. L’Eurobarometro del 2012 evidenzia un aumento delle discriminazioni con la crisi economica. L’Italia è tra i paesi dove la percezione della discriminazione nei confronti delle minoranze è più diffusa. Ma occorre notare che altre minoranze (specie sulla base dell’orientamento sessuale) patiscono un clima ancora meno favorevole rispetto a quelle religiose. Secondo uno studio del 2009 condotto da Open Society, cresce in Europa il sentimento anti-islamico. Lo evidenzia anche un rapporto di Amnesty International del 2012: il clima è peggiorato a causa degli attentati alle Twin Towers dell’11 settembre 2001 e aumenta l’insofferenza per pratiche come quella di indossare il velo integrale, che in paesi come la Francia sono diventati oggetto di limitazione su base legislativa.

Alla luce di tutto questo, è importante vigilare per impedire il diffondersi di certi atteggiamenti e per favorire la convivenza e il rispetto non solo tra individui di culture diverse, ma anche quello nei confronti delle persone che hanno lasciato la cultura d’origine. Ciò però non deve diventare permissivismo nei confronti di culture che fomentano esse stesse segregazione e discriminazione che intaccano laicità e diritti, magari lamentandosi di subirne. Non sembra che l’intolleranza nei confronti dei musulmani sia assai più alta che nei confronti di altre minoranze. Bisogna riflettere sul fatto che forse non è tanto il terrorismo islamico, quanto l’assunzione di posizioni contrarie alle conquiste più diffuse nelle società democratiche contemporanee che non aiuta a presentare i musulmani sotto una luce migliore rispetto, per esempio, ai buddhisti. Uno Stato laico tutela ogni minoranza, ma tutela anche le libertà espressione e di sceltadegli individui. È giusto che lo Stato italiano garantisca eguali diritti ai cittadini di religione islamica, ma anch’essi sono inevitabilmente chiamati a fare la loro parte per invertire la tendenza: ad esempio, cominciando ad assumere loro stessi comportamenti più laici e tolleranti nei confronti dei non musulmani. E sarebbe ancora più opportuno che anche le comunità islamiche riconoscessero la libertà di espressione e di critica di chi non ne fa parte. Senza gridare come purtroppo troppo spesso accade, all’islamofobia e al razzismo. esattamente un mese fa chiedemmo loro di prendere le distanze dalle richieste di impiccagione dei giovani blogger atei bangladesi: non ci risulta che nessuna di esse l’abbia fatto.

La redazione

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