Edifici pubblici senza crocifisso? Si può fare

Sono passati due anni dalla sentenza con cui la Grande Camera della Corte di Strasburgo, rovesciando il verdetto di primo grado, respinse il ricorso della socia Uaar Soile Lautsi sostenendo che l’imposizione del crocifisso nelle aule scolastiche non violasse la Convenzione europea. Quella sentenza politica della Cedu arrivò dopo una pressione internazionale senza precedenti dei paesi più retrivi, tra cui l’Italia. E ben lungi dal sancire l’obbligo di affissione come viene talvolta sostenuto da chi è particolarmente interessato nell’inchiodarlo ai muri (o impreparato), attribuì al crocifisso una mera funzione di suppellettile “passiva”. Di fatto svilendolo e ritenendo che non avesse alcuna influenza né caratterizzazione religiosa. Resta dunque sempre possibile evitare di contrassegnare in senso confessionale gli edifici pubblici. Una facoltà che, ogni tanto, qualcuno traduce anche in pratica.

Come accaduto all’università di Firenze, dove a seguito dei lavori di manutenzione è stato rimosso il crocifisso affisso nell’aula magna del rettorato in piazza San Marco. Finito il rifacimento, su decisione del rettore Alberto Tesi non è stato ricollocato. La questione non è stata affrontata dal Senato o dal Consiglio di amministrazione dell’ateneo: proprio il rettore ha spiegato molto semplicemente di aver “ritenuto opportuno che l’aula magna, sempre luogo d’incontro e di confronto, non preveda la presenza di simboli confessionali”.

Nell’aula magna di Firenze pare che il crocifisso fosse stato presente da pochi decenni e non si sa bene chi l’abbia messo. Già nel 1994 il consiglio di Facoltà di Architettura approvò all’unanimità la rimozione del crocifisso in un bar dentro la sede di Santa Verdiana, dopo la richiesta degli studenti dei collettivi, perché “discriminante per altre confessioni religiose”. E venne rimosso senza grossi scandali. Critico Franco Scaramuzzi, professore emerito di Agraria, ex rettore dell’ateneo fiorentino e ora presidente dell’Accademia dei Georgofili. Secondo lui era meglio non procedere con la rimozione del crocifisso, perché “bisognerebbe evitare di attivare contrapposizioni” e perché “indipendentemente da ogni fede o ideologia”, si tratterebbe di un “simbolo millenario della nostra storia e della nostra civiltà”.

aulamagna

Nonostante la retorica e i toni tragici di alcuni, è proprio voler imporre a tutti i costi il crocifisso che fomenta divisioni, specie con l’attivismo dei clericali che negli ultimi anni si sono fatti sempre più baldanzosi nell’imporre questo e altro in nome dei “valori”. L’appello alla tradizione — impreciso e senza indagare sulle modalità e sulla logica discutibili con cui questa veniva imposta — non può comunque essere usato come giustificazione nel presente di pratiche e comportamenti ormai sempre meno in linea con il sentire comune. Comportamenti tradizionali che magari vengono contestati ad altre confessioni, come l’islam, perché giudicati poco laici e contro i diritti di tutti. È evidente che in una società sempre più secolarizzata, e dove il cristianesimo non è più religione di Stato, il simbolo in questione non rappresenta tutti: a voler essere pignoli neppure tutti i cristiani, ma solo i cattolici e, anzi, solo quelli che lo pretendono. Quindi non ha senso imporlo in una struttura pubblica che dovrebbe essere laica e di tutti e dare preferenze a particolari confessioni. Se non cominciamo da questo semplice buonsenso laico, che prescinde dall’essere credenti o meno, come possiamo pretendere atteggiamenti laici dalle altre comunità religiose? E come possiamo arginare seriamente le richieste di privilegi da parte di altre fedi, o lamentarci dell’integralismo altrui, se non cominciamo da casa nostra?

Anche in precedenza lo stesso rettore avevamo dimostrato una sensibilità laica non scontata. Nel 2010, l’università aveva inviato agli studenti l’invio alla messa per l’inaugurazione dell’anno accademico. Il nostro circolo di Firenze aveva chiesto chiarimenti sulle modalità di partecipazione al rito religioso e il rettore aveva precisato che questa sarebbe avvenuta “ovviamente, fuori dall’orario di servizio usufruendo degli istituti contrattualmente previsti quali flessibilità, permessi, ferie”. L’Uaar aveva ringraziato il rettore per la risposta.

Il principio è in fondo semplicissimo e non ci dovrebbe essere bisogno di avviare azioni legali per affermarlo, né merita le rumorose levate di scudi crociati ossessionati dalla difesa della propria identità: negli spazi di tutti non ci devono essere simboli di parte, come appunto il crocifisso. Ma per alcuni homines sapientes (diversi dei quali maschi alfa) l’impulso biologico di marcare il territorio per riaffermare il proprio potere è evidentemente insopprimibile. Un comportamento così naturale che non sorprende affatto. Va semmai rilevata l’incoerenza di porlo in essere in nome del sovrannaturale.

La redazione

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67 commenti

Stefano Grassino

Io dico che la battaglia della nostra socia alla CEDU, il segno in molte coscienze lo abbia lasciato e che, anche se molto lentamente, i suoi frutti li vedremo.
Perdere una battaglia non vuol dire perdere una guerra. Ben peggiore è non battersi mai perché quella è la sconfitta assicurata per sempre.

Florenskij

@ Stefano Grassino ( e Ferrer ). Sono in OT, ma solo parziale, perché il crocifisso ( della pubblica permanenza nei luoghi pubblici non sono un fan estremo ) è l’emblema del “giusto sofferente” e talora del sofferente punto e basta, anche se non esente da colpe: il “povero cristo”.

La sua risposta alla domanda sul “mal di Pansa” è risultata per me tale da consentirmi un’appropriata deduzione e merita una messa a punto.
Lei immagina che uno ( nello specifico io ) “sponsorizzi” Pansa per suggerire che alla fin fine i fascisti non era poi tanto peggio dei partigiani, forse anche sullo stesso piano, o perfino meglio, dato il numero delle vittime della mattanza post 25 aprile ( c’è chi parla di sessantamila morti ).

Nient’affatto. Lascio agli storici e ai giuristi l’onere di valutare la proporzione di crimini ed efferatezze dall’una e dall’altra parte, come pure di atti di valore e coerenza morale.
Il richiamo a Pansa vale per me come ulteriore dimostrazione del concetto che nell’essere umano convivono l’uomo e potenzialmente l’angelo, la bestia e talvolta la belva. Nelle guerre civili troppo spesso si scatenano anche queste due tendenze, sotto qualsiasi bandiera politica o religiosa, nessuna esclusa: l’odio come un veleno che circola nel sangue e dà alla testa.

I fatti presentati da Pansa erano già noti da tempo, con indicazioni degli storici, come Pavone, però “all’ingrosso”. Pansa, da giornalista, li ha raccolti e descritti minuamente, il che non è illegittimo, anche se può dare fastidio ai manichei ideologici i quali vorrebbero vedere e mostrare il bene tutto da una parte e il male dall’altra. E’ vero che quei racconti riducono l’alone ideale mantenuto attorno ai Partigiani; però non lo eliminano.

Niente impedisce di inorridire per fatti come quello che spinse Tina Anselmi ad aderire alla Resistenza: un viale alberato di Vicenza con l’esibizione in due file dei corpi impiccati di decine di giovani partigiani. Come pure per quello che lessi molti anni fa nelle memorie di un frate ex ufficiale dell’esercito, e poi in Pansa. Una ragazza astigiana di ventitré anni, Maria Raposa, era fidanzata con un milite della GNR, addetto all’interrogatorio dei prigionieri ( dunque presumibilmente un picchiatore e torturatore, Pansa lo dice a chiare lettere ne “i Guardiani della memoria” ). Dopo l’uccisione del giovane la fidanzata per evitare il peggio si trasferì a Torino. Riconosciuta per strada da un gruppo di partigiani astigiani venne portata nella loro sede, processata sommariamente e condannata a morte per spionaggio, non saprei dire se vero o presunto. Rapata e denudata, venne condotta per via Roma con un cartello su cui era scritto “così saranno vendicati i partigiani che ho fatto uccidere”. Lungo il tragitto, ricordava il frate, piangeva e invocava la mamma. Alla fine della “via crucis” in piazza Castello le spararono in tanti e a distanza tanto ravvicinata da fare il corpo a brandelli.
L’umanità del cuore si dimostra anche nel COME si punisce il colpevole, vero o presunto.

Tutto qui. Si tratta di una domanda e di un invito alla riflessione sulla natura umana e sula sua inclinazione alla depravazione, non di un “rigurgito fascista”.

Stefano Grassino

Non ho mai fatto retorica in vita mia ed in conseguenza di ciò, non ho mai detto che da una parte vi erano eroi giovani, belli e con gli occhi azzurri.
Sono solo stanco del rigurgito fascistoide e revisionista che il ducetto Silvio e la chiesa cattolica stanno, assieme ai pentiti del partito democratico, avallando in questi ultimi 20 anni.
Concordo con lei Sig. Florenskij quando dice che l’essere umano è violento per natura e nessuno è senza peccato.
C’è solo una differenza di pensiero tra noi due: quando la violenza si scatena, occorre sempre e comunque comprendere chi, come e quando, ha innescato la miccia. Si ricorda bene cosa è stato il fascismo vero?
Chiudo con la risposta che dette il comandante della R.A.F. a chi gli faceva notare, nel 1945, la durezza dei bombardamenti sulla Germania: “chi semina vento, raccoglie tempesta”.

Ferrer

@ flo

Se ha letto il mio intervento avrà visto che ho scritto: “Alcuni partigiani hanno approfittato della guerra per “regolare i conti” o perpetrare crimini veri e propri? Non erano tutti idealisti, ma tra loro c’erano anche i pazzi, i violenti, gli opportunisti? Certamente sì, così come succede tra tutti i soldati di tutti gli eserciti di tutte le guerre.”
(09/05/13 ore 10:00)
http://www.uaar.it/news/2013/05/07/andreotti-morto-dc-no/

Il punto è che Pansa in vari scritti avanza tesi palesemente false e strumentali:

1) presenta come sue “scoperte” fatti già noti e trattati da altri.
2) asserisce falsamente l’esistenza di una”congiura del silenzio” per occultare le violenze partigiane, di cui invece si tratta ampiamente in saggi storici, libri e film.

Tali cose da sole bastano a togliere ogni serietà storica ai lavori di questo pseudo storico e giornalista prezzolato (che notoriamente lavora per giornali del neofascista Feltri o del falsario Sallusti).

Il carattere del tutto propagandistico degli scritti di Pansa emerge con evidenza dal fatto che essi presentano (soprattutto per i lettori di scarsa cultura storica cui sono evidentemente rivolti) le violenze come opera principalmente dei partigiani “rossi” mentre episodi del tutto analoghi a quelli da lei descritti si verificarono anche ad opera di resistenti d’ispirazione liberale-nazionale dove erano questi ultimi a comandare(e.g. gollisti in Francia), per non parlare dei bombardamenti sui civili e delle violenze degli angloamericani.
Si rende così evidente l’unico reale scopo degli scritti di Pansa: la criminalizzazione delle istanze di giustizia sociale e di coloro che le sostengono.
Pur con tutti i crimini che possono essersi verificati nel campo antifascista, quello che è inaccettabile sul piano storico è l’equiparazione (o “pacificazione” come si dice oggi) tra chi allora si schierò con la reazione nazi-fascista e chi invece si schierò per un’idea di liberazione e di giustizia sociale pur variamente declinata (liberal-democratica, socialista, anarchica, ecc…).

Diocleziano

Flo,
”…L’umanità del cuore si dimostra anche nel COME si punisce il colpevole, vero o presunto…”
Suppongo che, mentre lo scrivevi, tu fossi distratto…

gmd85

@Flo

L’emblema del giusto sofferente? Quindi? Quale messaggio dovrebbe trasmettere? “Ricordati che mi sono fatto accoppare per te?” Dai…

Florenskij

@ gm85. Nel 1988 Natalia Ginzburg, scrittrice ebrea, atea, umanista, comunista einaudiana, scrisse in proposito un celebre articolo, che può trovare con comodo on line.
Mettiamo da una parte della bilancia il suo “Dai… “, dall’altra la corale della “Passione secondo san Matteo” inserita da Pasolini nel suo film su Gesù.. Si tratta di un’immagine-icona come quella della bambina vietnamita nuda e ustionata che fugge da un bombardamento. A certe cose si arriva o non si arriva. Lei non ci arriva

Comunque, come ho detto, non sono un fan del crocifisso nei luoghi pubblici. L’intervento per Grassino, Ferrer e certe affermazioni faziose, con “interpretazioni psicologico-politiche” del tutto sballate.

gmd85

@Flo

La bambina vietnamita nuda e ustionata non viene imposta, per quanto, a mio avviso, sia più pregna di significato quell’immagine del crocifisso. Ce ne sono tante di immagini-icona. Attaccarsi parossisticamente a una e ostentarlo, ha un qualcosa di feticista. A certe cose si arriva o non si arriva. Tu non ci arrivi.
Quanto alla Ginzburg, cercherò l’articolo, ma dovrei darle ragione a prescindere perché atea, umanista, comunista, einaudiana? Certo che sei messo maluccio. O vuoi farmi credere che hai calcato su questi attribuiti per amor di completezza?

Marco T.

Bach ha scritto “un” corale, non “una” corale, termine usato dai frequentatori di parrocchie per indicare il coretto della chiesa. Ognuno ha i propri orizzonti musicali…

Ferrer

@ Flo

La Ginzburg è stata deputata della Sinistra Indipendente (non mi risulta si sia mai definita “comunista”).

Florenskij

@ Diocleziano- Stefano. Fuori di testa, capirà… Un “idiota erudito” pensa che la pena, prevista in tutti i sistemi giudiziari, formali o informali come nel caso del 25 aprile e dintorni, possa essere volutamente umiliante, il che è da evitare.
Avere mai avuto un insegnante che si divertiva a sbandierare i brutti voti di qualcuno, magari anche facendo conoscere ad alta voce gli errori più marchiani?
Gesù venne trattato come un “re da burla”, l’Inquisizione spagnola metteva cappelloni a cono sulla testa degli eretici, uno dei congiurati del 20 luglio 1944 dovette presentarsi al giudice tenendosi con le mani i pantaloni che altrimenti sarebbero scivolati giù…

Diocleziano, io per l’intasamento di libri e citazioni nella testa non capisco tante cose, ma mi sembra di capire la piccineria d’animo di certi che si credono “umanisti”e “progressisti”..

Diocleziano

Sei il solito malmostoso, stizzoso e permaloso.
Visto che hai citato l’inquisizione: fuochino!

L’umanità del cuore si dimostra anche (soprattutto) con il rispetto
di sé stessi: cosa che non fanno coloro che si dilettano di perversioni
come l’uso del cilicio, la vita di clausura…
Ripassa il capitolo ‘Piccineria’, non l’hai capito.

firestarter

caro Pretenskji,

le faccio presente che lei adora un dio che manda all’inferno chi si fa le pippe. Sara’ anche vero, come ci insegnano i poveri esegeti, che l’inferno e’ la volontaria separazione da dio, ma la condanna alla dannazione eterna mi pare comunque esagerata.

Questa e’ materia per enrico, il quale da fine esegeta ed apologeta quale e’ vorra’ correggermi (dandomi del lei) se ho sbagliato nel dire che iddio onnipotente non ama chi si fa le pippe.

Florenskij

@ Ferrer. Giusto per precisare.

Dal riassunto di “I racconti di Cantebury” di Pier Paolo Pasolini su Wikipedia:
“Per un lurido frate goloso di ricchezze c’è una brutta giornata che l’aspetta. L’uomo si reca da un ricco signore in fin di vita, bramando la sua eredità. Questi dichiara che ciò che cerca si trova poco sotto il suo sedere e il frate vi ci infila la mano, ottenendo una sgradevole sorpresa. Quella notte in casa del frate giunge un angelo che l’invita a seguirlo all’inferno. Giunti in un’atmosfera surreale… l’angelo si rivolge a Satana, chiedendogli quale sia la pena per i dannati avidi. Questi alza la coda e scarica un tremendo peto, imitato subito da tutti gli altri diavoli che scoreggiando fanno uscire fuori dall’ano una moltitudine di piccoli frati come se fossero feci”.

Dal riassunto di “Salò o le 120 giornate di Sodoma”:
“Girone della merda”. “Vi renderete conto che non esiste cibo più inebriante, e che i vostri sensi trarranno nuovo vigore per le tenzoni che vi attendono” ( la signora Maggi – una delle narratrici ex prostitute ).
In questo girone la seconda narratrice, la signora Maggi, narra le sue esperienze nel campo delle pratiche anali, in particolare quelle relative all’oroanalità e alla scatofilia, coronamento metaforico del film. Accanto alle sempre più fitte chiacchiere erudite dei Signori, che discutono sulle raffinatezze del libertinaggio e del gesto sodomitico, vengono celebrati falsi matrimoni fra i libertini e le giovani vittime ( vestite da spose ), un “concorso” per premiare chi ha il deretano più bello
e scene di coprofagia; prima il Duca costringe una ragazza in lacrime a mangiare con un cucchiaino gli escrementi che ha appena defecato al centro della sala, successivamente tutte le vittime vengono obbligate a non espellere i loro bisogni per alcuni giorni, nonostante si provochino loro intossicazioni alimentari, ed infine le feci, da loro prodotte tutte assieme, vengono raccolte e servite a tavola durante la cena”.

Questo su Wikipedia. A lei in commenti a prosieguo di quanto detto del poveraccio che dà lezioni di stile.

Ferrer

@ Flo,

Guardi che i film di Pasolini li ho visti, non ho bisogno del riassunto…
Non capisco a che pro il suo intervento: non le piacciono quei film? Li trova troppo volgari? Faccia a meno di guardarli! Chi la obbliga?
Quello che trovo veramente squallido è che lei – che si ritiene in diritto di dare lezioni di stile agli altri – abbia usato in modo evidentemente denigratorio il nome di un poeta che dovrebbe ispirare umana compassione per le circostanze orribili del suo omicidio. Inoltre, la sua frase: “Evidentemente il foro d’uscita delle deiezioni solide vi affascina, come affascinava Pier Paolo Pasolini” mi sembra chiaramente una squallidissima allusione omofobica all’omosessualità di Pasolini. Se lei – come adesso vuol far credere – voleva solo riferirsi al fatto che in alcuni film si vedano dei culi, perché fare il nome di Pasolini? Di film pieni di culi ce ne sono a bizzeffe non solo quelli di Pasolini…

Gianluca

“E ben lungi dal sancire l’obbligo di affissione come viene talvolta sostenuto da chi è particolarmente interessato nell’inchiodarlo ai muri (o impreparato), attribuì al crocifisso una mera funzione di suppellettile “passiva”.”

Infatti la corte gli aveva attribuito una funzione di suppellettile passiva perchè il ricorso verteva sulla presunta influenza del crocifisso sulla libertà di religione dei bambini che vanno a scuola. In questo caso sarei anche d’accordo, in fondo dopo un po’ non lo si nota più, al pari di altri arredi.
Diverso è il caso sulla violazione della laicità dello stato, per quella nessuno ha (ancora?) fatto ricorso alla cedu. Anzi, non so se si possa, dato che la corte giudica su presunte violazioni di diritti individuali.

Reiuky

Quello che mi sono sempre chiesto è… se il crocifisso è un suppellettile, perché sputare su un crocifisso e pulire con uno straccio è considerata blasfemia, mentre fare lo stesso con la mensola dell’armadietto solo pessima pulizia?

bruno gualerzi

Ma proprio perché non si tratta di un semplice suppellettile, bensì, per la maggioranza dei sostenitori della sua necessità, di un vero e proprio feticcio… sputargli sopra è come infrangere un tabù. Che, per il superstizioso, è forse più grave di una bestemmia…

Florenskij

@ Marco T. Il termine “orizzonte” sui riferisce alla dimensione orizzontale, mentre il significato DEL corale “O Haupt voll Blut und Wunden” non può essere compreso senza dimensione verticale della spiritualità cristiana: il “profondo” dello strazio e l'”alto” delle promessa di acquietamento e resurrezione. Un famoso filosofo-critico antropologo ha scritto un libro centrato su questo argomento.

Non essendo papa non mi sono mai ritenuto infallibile ( e in quasi argomenti, come pure nel giudizio sul sugo della pastasciutta nemmeno il papa lo è ). Diverse volte ho sentito autorevoli esperti musicali incappare in lapsus come “le LAUDI medievali anziché “LE LAUDE” oppure “i LIEDER” di Schubert pronunciando I ed E staccati anziché “LIDER” come si fa in Tedesco. La sua “garbatissima” osservazione, che la rivela persona tanto, tanto cortese, conferma forse la sua capacità “medianica” di conoscere quello che ho ascoltato o quanto ho ascoltato? Quello che ho letto o non ho letto di storia della musica? Per me conferma che in lei non manca una certa acidità.

@ Ferrer. La Ginzburg apparteneva all’ambiente della borghesia laico-progressista torinese che costituì il nerbo del Partito d’Azione e poi, dopo la sua mancata presa elettorale confluì nel PCI o ne divenne collaterale, mantenendo la sua “fucina” nella casa editrice Einaudi, a cui tanto dobbiamo.

Qui il problema non è principalmente di giudicare Pansa, ma di rispondere a chi bolla la citazione di Pansa come segno di animus reazionario a tutti costi. Bolli allo stesso modo ( con “umanistico” tono di disprezzo -“poveraccio” e quant’altro, proprio da gentiluomo ) chi ricorda la strage dei cittadini di Melos ad opera dei “democratici” ateniesi portata ad esempio di cinismo politico in Tucidide.

Ripeto: avendo visto come a scuola per gli studenti fa lo stesso che il crocifisso ci sia o non ci sia, non mi riconosco come fan assoluto del crocifisso nei luoghi pubblici.

gmd85

Ah, quindi subordini il tuo parere alle reazioni degli studenti e non riconosci il problema a monte?

Quanto alla Ginzburg: a che pro questa discussione?

Priapus

@ Flo
Attento alla dimensione verticale della spiritualità cristiana, non dimentichi mai
che talvolta giunge usque ad sidera, ma sempre ab infera ascendit.

Ferrer

@ Flo

Ciò che la qualifica come “poveraccio” sono proprio interventi maldestri e in totale malafede come questi: “Qui il problema non è principalmente di giudicare Pansa” quando è stato proprio lei ad iniziare la discussione domandandoci di motivare un giudizio negativo espresso sui libri di Pansa. Le è stato risposto esaustivamente spiegandole perché consideriamo Pansa un propagandista reazionario e fascistoide e lei, al suo solito, cambia le carte in tavola parlando di Melos e dell’antica Atene.

Ferrer

@ Flo

Ribadisco che non mi risulta che la Ginzburg abbia mai preso la tessera del PCI; come esponente della Sinistra Indipendente, si collocava tra quelle personalità che, pur non riconoscendosi nel PCI , conducevano assieme ai “comunisti” alcune importanti battaglie politiche e civili. Quindi, il suo etichettarla grossolanamente come “comunista” è semplicemente l’ennesima prova della sua superficialità.

Ferrer

Errata corrige: faccio ammenda di un errore, avendo controllato meglio: la Ginzburg prese effettivamente la tessera del Pci nel 1947 ed usci dal partito nel 1952.

Florenskij

@ Firestarter. Il tema dell’Inferno rappresenta la più grande difficoltà e spunto di obiezione nei confronti del Cristianesimo, tanto da turbare alcuni fra i più grandi teologi, compreso Hans Urs Von Balthasar, quello che considero il più grande del ‘900. Alla fine della sua vita scrisse alcuni testi ( il più noto è “Sperare per tutti” ) in cui affacciava un’ipotesi che credo così riassumibile, a meno di equivoci da parte mia: nulla ci autorizza a dire esplicitamente e formalmente che i dannati saranno alla fine in qualche modo salvati; però, conoscendo la Bontà di Dio, che nel Figlio per solidarietà con l’uomo ha provato lui stesso l’esperienza dell’Inferno ( “descendit ad Inferos” ), possiamo supporre che riuscirà a dare una soluzione positiva; ciò senza distoglierci dall’atteggiamento di “timore e tremore”. L’impegno per il bene va preso sul serio e non si preannunciano condoni prima del tempo per favorire l’abusivismo. Da notare che Von Balthasar, pur avendo suscitato notevoli sospetti di eresia, e in materia grave, ebbe il prestigioso premio Paolo VI per la teologia e fu nominato cardinale. Idem il card. Martini. Posizione analoga e più accentuata nel filosofo tomista Jacques Maritain, uno dei più grandi promotori della svolta conciliare. Da parte loro i teologi “modernisti”, eretici o tendenzialmente eretici come Kung e Mancuso negano decisamente l’Inferno.

Nell’educazione cattolica di un tempo, quando i preti avevano un ampio e solido consenso sociale, il discorso sull’Inferno era usato abbondantemente, pesantemente e grossolanamente ( la cosa scandalizzava meno, perché allora erano comuni le condanne a morte con tortura anche nel sistema penale statale, data anche la carenza degli strumenti di investigazione scientifica: colpirne uno per educarne mille ).
Nei tempi moderni , più miti ( tranne che per cosette come Auschwitz, Dresda e Hiroshima ) le cose sono cambiate: l’Inferno cominciò via via ad essere per molti giovani elemento di scandalo e fattore determinante di allontanamento dalla Chiesa.
Oggi quasi tutti i preti preferiscono glissare. Chi ancora dice di crederci, si basa principalmente sull’argomento per cui solo apparentemente è Dio ad emettere la condanna; è piuttosto l’anima del reprobo che rifiuta di congiungersi con Dio
( suprema fiamma d’amore ) per la freddezza del suo odio pervicace: se fosse caldo di amore in quel fuoco sarebbe beato per conseguita connaturalità. Quanto all’infinità delle pene, si afferma che lo spazio e il tempo nella dimensione dell’eternità ha caratteristiche per noi inimmaginabili. In ogni caso reprobo non è CHI FA IL MALE
( magari trovandosi in situazioni di bisogno o di confusione o di quasi costrizione, come nel caso di soldati precettati in guerra ) ma CHI AMA IL MALE, compiendolo per una specie di compiacimento sadico.

Che cosa c’è di tanto terribile per le “pippe” da cui secondo Freud cui nessuno è esente ( “L’uomo che non si è mai masturbato semplicemente non esiste” ).
C’è che secondo la dottrina cristiana, come per altre dottrine spiritualiste, l’essere umano è destinato a “trasfigurarsi”, superando le sue psico-fisiodipendenze, che ne fanno un’imbarcazione sballottata da tutti i venti, per assumere con la “sublimazione” il pieno controllo di se stesso, passando dal piacere alla gioia come suprema fonte di gratificazione.
Di una “pippa” giovanile è difficile capire se si tratta di un comprensibile e scusabile sfogo di energie esuberanti oppure di una ricerca intenzionale ( e di cattivo gusto ) di un piacere sregolato che fa arretrare alla condizione della bestia, anzi peggio quando il tutto è accompagnato da una specie di proterva “sfida intellettuale” come nel caso del sadismo teorizzato del “Divin Marchese”. Può trovarne l’esemplificazione del fenomeno portato all’estremo in quanto riferito sopra sul film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”.
Non credo proprio che Dio condanni qualcuno alle fiamme eterne per una pippa, bensì per una volontà sadica o, come nel caso di chi stupra e uccide in nome di una specie di voluta “antimorale”. Nei casi meno estremi c’è l’indifferenza, la freddezza per l’altrui personalità di chi tratta l’altro o l’altra solo come uno strumento di piacere, senza alcuna ricerca di comunicazione emotiva.

Mi spiace per la lunghezza, ma la cosa è semplicissima, oppure molto complicata.

Florenskij

@ Ferrer. Non intendevo riferirmi a Pasolini uomo, che peraltro ebbe le traversie che ebbe, molto prima di morire, ma del film in cui non si tratta affatto solo di “culi”, ma di quello che vi passa attraverso, con compiaciuto ritorno alla bocca, proposto in modo maniacale, quasi al livello di uno “snuff movie”, con l’aggiunta di pretese di profondità intellettuale, suppongo molto gonfiate.
Io personalmente sono rimasto sconvolto da quel film, e non per questioni di omosessualità; in gran parte per le azioni e situazioni in cui Pasolini mise comparse ventenni, a rischio di incidere sulla loro personalità in modo traumatico. Questo non è interpretabile come irresponsabilità e squallore?
Pasolini sapeva anche essere un uomo buono, e in lui Maria Callas, semidistrutta dalle sue traversie sentimentali, trovò un appoggio, anzi probabilmente se ne innamorò, arrivando perfino a sperare di fargli cambiare orientamento sessuale.
Il mio riferimento è stato infelice, perché si prestava all’equivoco; però era l’espressione di sgomento e orrore provati, venuti fuori in un’occasione di cui conservo scarso ricordo.
Lo capisca se lo vuole capire. A sinistra non tutti lodarono o difesero il film “salò”. Si Google ho letto almeno una critica durissima proveniente da quella parte.

gmd85

Questo non è interpretabile come irresponsabilità e squallore?

Tu che ne sai di quanto un/a ventenne sia in grado di elaborare qualcosa? Avete il brutto vizio di pensare per gli altri cosa sia giusto o sbagliato in base ai vostri gusti.

Dai, era un altro commento inutile.

gmd85

Ma lo Scaramuzzi si rende conto che proprio lui sta manifestando opposizione?

Florenskij

@ Ferrer. Non ci vuole granché ad accettare la sua ammenda: errare humanum est, approfittare dei piccoli lapsus altrui come se si trattasse di chissà cosa diabolicum.
A me invece interessa avere un suo commento su quanto le ho riferito di Pasolini. Siccome lei ha dimostrato di detestarmi ( o peggio ) tenendo perfino nota per giorno, mese e anno delle mie cadute di stile, argomento nel cui ambito mi impanco a giudice, le ho fornito il riferimento preciso di ciò che mi aveva impressionato enormemente come “fissazione” di Pasolini; con il che credo di aver proposto elementi di riscontro oggettivo.
E’ probabile che il “poeta estinto” a lei caro avesse in sé qualcosa di inquietante: uno che è autore del più bel film su Gesù mai girato e anche di una cosa assolutamente rivoltante come “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, sia pure con finalità ( o pretese ) altamente intellettuali.
Ho letto che solo due attori ( fra cui Paolo Bonacelli ) fra i tanti che hanno partecipato alle riprese hanno poi voluto rilasciare dichiarazioni in merito; presumibilmente gli altri si vergognavano. Nel Medioevo hanno certamente dipinto scene orripilanti, ma una cosa è stendere campiture di colore su un muro, un’altra coinvolgere ragazzi e ragazze ventenni in carne e ossa in scene rivoltanti, opprimenti, tali da disturbarne potenzialmente la personalità. Il tutto ad opera di un ex insegnante di Lettere, uno che aveva iniziato come educatore. Guardi, guardi su Youtube, poi mi dirà.

Florenskij

@ Ferrer. Dimenticavo. Le faccio presente che per me dire di uno “comunista” è una semplice constatazione ( eventualmente sbagliata ), aliena da qualsiasi animosità, come sarebbe dire che Brunetta è basso, Dario Fo alto, Berlusconi un barzellettiere.
Il giudizio sulla personalità di un altro prescinde larghissimamente dalle sue scelte ideologiche, che possono derivare da mille cause diverse, come l’imprinting familiare, gli incontri con personalità significative e quant’altro. Quello che conta è l’autenticità della sua spinta al bene, della sua effettiva “umanità”, qualunque sia la bandiera sotto la quale trova espressione.

Ferrer

E con questo?
Io le ho semplicemente fatto presente che la Ginzburg non era comunista (e non era neppure atea), lo era stata per un breve periodo, ma non lo era sicuramente più quando ha scritto l’articolo che lei citava.

Stefano Grassino

Sono sicuro che le contraddizioni giocano a favore della laicità. E’ solo questione di tempo. Il fatto che urlino e si dimenino lo sta a dimostrare.

whichgood

Ogni tanto una buona notizia. Riconfortante.
Personalmente trovo di miglior gusto il modo di marcare il territorio usato dai cani che dai cattolici con quel simbolo così lugubre e nauseabondo.

Francesco

Papa (ufficiale): Ma Alberto Tesi Rettore de Universida, se era Preside de un istituto superior, se sarebbe chiamato Alberto Esame de Maturità?
Segretario: Come vorrei cambiare mestiere.

Tizio

Miii pensate se invece di crocifiggerlo lo avessero impalato 😉

Federix

…o se invece di crocifiggerlo lo avessero “impalato” con un girarrosto e poi fatto arrosto, col fuoco sotto!
Una volta arrostito, gli apostoli avrebbero potuto mangiare “il corpo” di Gesù realmente, e non simbolicamente come nell’ “ultima cena”.

Augusto

@ Florrnskij

A proposito di Pansa: 1. Pansa ha usato come fonti i libri scritti da un certo numero di vecchi o nuovi fascisti, non documenti inediti. Ha solo riproposto con linguaggio diverso fatti già noti, e non “all’ingrosso” ma in dettaglio dalla memorialistica. 2. Chi parla di sessantamila morti, post 25 aprile mente spudoratamente. La rinvio per informazioni, tra molti, al libro di Nazario Sauro Onofri, Il triangolo rosso, pubblicato nel 1994 ma ristampato nel 2007: le cifre ormai accertate parlano di un numero di vittime tra ottomila e diecimila. Certo molte, ma meno di quante non ve ne siano state in paesi come la Francia. Pensare poi che una guerra come quella scatenata da nazisti e RSI potesse chiudersi ai prima di maggio 1945 (Pansa parla disonestamente del 25 aprile, fingendo di ignorare che si combattè ancora per una settimana e che molti eccidi furono commessi in quei giorni) di colpo, significa ignorare le dinamiche sociali, psicologiche che eventi come quelli di cui parliamo scatenano.
Di Pansa rilegga “Guerra partigiana tra Genova e il Po”: la seconda edizione ha una prefazione molto interessante.

Mizar

Ma ancora gli state a rispondere… Florenskij non si legge, si stronca: il crocifisso è un simbolo religioso, di parte, negli edifici pubblici ce l’ha messo il puzzone, noi lo togliamo, fuori dalle balle, fine. 8)

Stufo

Ma che belle discussioni pacate, tutte incentrate su un cordiale confronto di opinioni supportato da argomentazioni razionali e condivisibili. Speravo di trovare qualcosa di interessante, ma non siete migliori in nulla dei fanatici della parte avversa. Fanatismo contro fanatismo: ecco come “progredisce” l’umanità!

Florenskij

@ Mizar. Lei sa leggere? Direi di sì; allora vuol dire che non vuole capire.
Ho detto e stradetto di non essere un fan del crocifisso nei luoghi pubblici proprio perché la situazione sociale e ( multi )culturale è cambiata radicalmente; però una cosa è chiedere la rimozione del crocifisso, un’altra sminuirne, anzi avvilirne sanculottescamente il significato di icona ( axis mundi, giusto sofferente e quant’altro ) in modo becero, volgare e offensivo per qualsiasi persona che non sia afflitta da faziosità e ignoranza cronica..

gmd85

@Flo

Che sia icona per te , non vuol dire che lo sia per gli altri. Sai leggere? Direi di si: allora vuol dire che non vuoi capire.

Mizar

Se i tuoi commenti si limitassero a condensare le tue legittime opinioni con queste poche righe potresti essere anche preso in considerazione… Ma sai, le lenzuolate, dopo un po’ (due secondi) stuccano, e si finisce per non leggerle: se devo utilizzare del tempo che sia più di qualche minuto per leggere preferisco farlo con autori più degni di lei, come può facilmente immaginare, a lei concedo la “quota internet”, se lei la supera non posso farci niente, guardo e passo… 8)

Florenskij

@ Gm85. Qualcuno si riconosce nell’icona della pecora, qualcun altro nell’icona della capra.

FSMosconi

Ergo: l’icona, intesa come connubio tra oggetto in sé e il suo messaggio, non esiste.
Esiste semmai l’oggetto in sé e l’interpretazione soggettiva di essa (sia essa stabilita a priori da una comunità sia essa attribuita singolarmente da ciascuno).
Ma il legno rimane legno.

E ciò rende la tua “lampante offesa” pari a quella di uno che dinanzi al test di Rorschach pretenda che ciò che vede DEBBA essere uguale per tutti…

gmd85

@Flo

Se è per questo c’è anche chi si riconosce in erudito quando invece stenta a riconoscersi in pedante fracassapal.le. 😆

Florenskij

Gm (5,. Dimenticavo. Ha presente l'”Uomo vitruviano”, probabilmente disegnato da Leonardo, quello con le braccia e gambe aperte, inscritto in un cerchio e in un quadrato? Di solito è considerato l’icona dell’UOMO come proteso verso lo spazio e potenziale dominatore dell’universo. Però, volendo, potrebbe essere visto semplicemente come uno che sta facendo la pipì. Sono sempre possibili altre spiegazioni, secondo il gusto di ciascuno.

FSMosconi

Figurarsi che per i cinesi l’uomo si idealizza semplicemente ponendo un ideogramma, che appunto significa “essere umano” (人) tra quello di cielo (天) e quello di terra (土) e inscrivendo il tutto nel Dao Ji Tu. (per esempio)

Figurati quando può importare loro di Vitruvio…

gmd85

@Flo

Quindi? Stavamo parlando di icone religiose, non di calcoli. A parte il fatto che Mosconi ti ha già risposto, allontanarti dalle premesse non attacca.
Vogliamo comunque rimanere sulla tua linea di pensiero? Il crocifisso può rappresentare la sofferenza come può rappresentare l’inutile gesto di un esaltato. Sono sempre possibili altre spiegazioni, secondo il gusto di ciascuno.

Florenskij

@FS Mosconi. Su Google potrà trovare la presentazione di “Civiltà laica”, un’associazione con finalità molto simili a quelle dell’UAAR, che si è scelta come logo appunto l'”Uomo vitruviano”.
Lei ha presentato alcune icone cinesi che, nella loro sinteticità, non sono lontane dallo schema della croce. Il romano Vitruvio riteneva che l’architettura dovesse reperire i “moduli” delle parti proporzionali del corpo umano per riprodurli negli edifici, in modo da renderli espressione dell’armonia cosmica: concetto assolutamente congruente con le tematiche centrali della cultura cinese.
Per il resto ripeto l’indicazione dell’articolo di Natalia Ginzburg e confermo: togliete il crocifisso se ci vedete una “marcatura del territorio”, ma evitate il cattivo gusto di negarne il ( possibile ) significato “alto”.

gmd85

@Flo

Quindi? Continui a voler indicare il valore di una determinata icona come universale. Che cosa vuoi dimostrare con l’esempio di civiltà laica? Ah, si, che le icone hanno valenza diversa per ciascuno. Ma guarda, te lo stiamo dicendo noi.
Accostare gli ideogrammi alla croce è semplicemente ridicolo 😆

Florenskij

FS Mosconi. Dimenticavo. Le “icone” hanno la caratteristica precipua dell’essenzialità geometrica, come nel caso dei segnali stradali, indicati appunto da Sgarbi come capolavori di arte iconica.
La macchie del test di Rorschach non hanno questa caratteristica; piuttosto rappresentano l’elemento della casualità; caos interpretabile in mille possibili modi a seconda delle tendenze del singolo, non cosmos.

Gm 85. Era dunque un esaltato Spartaco, il capo dei gladiatori ribelli che furono crocifissi a migliaia lungo la via Appia. Quanto al resto, la sua volgarità è premio a se stessa.

gmd85

@Flo

Le “icone” hanno la caratteristica precipua dell’essenzialità geometrica, come nel caso dei segnali stradali

Anche i crocifissi enormi e intarsiati o le icone bizantine? Flo…

Spartaco lottava per la propria libertà. Non si lasciava inchiodare perché qualcuno aveva stabilito che dovesse sacrificarsi per chissà quale risultato. A me, uno così fa pensare tanto agli schizofrenici. Continua a usare esempi non coerenti, mi raccomando.

Ah, se sei emotivamente diarroico, problema tuo.

Florenskij

@ Gmg85. Nei luoghi pubblici non vengono più solitamente appesi ( o non rimangono più appesi ) crocifissi enormi, o super-intarsiati, ma di linee essenziali e di piccole dimensioni. Le auguro di venire in possesso un’icona bizantina autentica, così potrà venderla a buon prezzo e compraci quello che vuole. A me personalmente le icone bizantine. non piacciono molto: preferisco l’arte italiana, non tanto puntata sull’espressione del”sovrannaturale”.

I crocefissi ornati e preziosi spostano l’accento sull’elemento della “gloria”, vale a dire del trionfo attraverso la morte e dopo la morte, in una raggiunta “armonia e splendore del cosmo pacificato”. Comunque ci sono crocifissi enormi e bizantineggianti, come quello di Cimabue in Santa Croce, purtroppo danneggiato dall’alluvione del ’66, in cui l’espressione di Gesù è dolorosa: è ancora un “povero” Cristo. I critici, credenti o meno, considerano quel danneggiamento un disastro per il patrimonio artistico italiano.

Padre Massimiliano Kolbe diede la sua vita, con una crocifissione metaforica ( morte per fame e sete ) allo scopo di salvare un padre di famiglia e insieme di dare un esempio di donazione estrema. Qualcosa del genere fece anche Salvo D’Acquisto: un SACRIficio, vale a dire un’azione SACRA. Anche gli eroi atei possono SACRIficarsi per una causa.

Secondo la teologia cattolica Gesù si fece uccidere e torturare per condividere la condizione umana pagando una specie di “riscatto” alle forze del male che tenevano prigioniera l’umanità. E’ espresso benissimo nel film di Mel Gibson. In ogni caso non è questa l’occasione per discutere della fondatezza on “follia” di una simile concezione.
Quanti dei gladiatori e servi crocefissi dopo la sconfitta di Spartaco morirono “dannati” senza speranza, come il cosiddetto “cattivo ladrone” del Golgota? Gesù morì sperando oltre l’angoscia: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.

Oltre che il brano della Ginzburg, lei dovrebbe leggersi il testo della canzone di Fabrizio De André “Si chiamava Gesù”:
“… non intendo cantare la gloria / né invocare la grazia e il perdono / di chi credo non fu un altro che un uomo / come Dio passato alla storia / ma inumano è pur sempre l’amore / di chi rantola senza rancore / perdonando con l’ultima voce / chi lo uccide fra le braccia di una croce”. C’è del buono anche nelle parti non citate del testo.

“Emotivamente diarroico”? Visto che ama esprimersi in questo modo, continui a rivoltolarsi nella melma della sua voluta grossolanità, culturale e spirituale.

gmd85

@Flo

Irrilevante. Essenziale o meno, il simbolo ha un significato ben preciso.

L’azione di Kolbe è stata un tantino più concreta, per quanto gli altri siano morti con lui. E smettila di sottolineare l’etimologia del termine, che nell’accezione originaria indicava tutt’altro. Sai da cosa deriva immolare, si?

Quanti dei gladiatori e servi crocefissi dopo la sconfitta di Spartaco morirono “dannati” senza speranza, come il cosiddetto “cattivo ladrone” del Golgota? Gesù morì sperando oltre l’angoscia: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.

Speranza non è certezza, vecchio mio. Tu cosa ne sai di cosa pensavano i gladiatori?

Ti rifaccio la domanda: dovrei prendere per buone le posizioni della Ginzubrg e di De Andrè in automatico?

Visto che ama esprimersi in questo modo, continui a rivoltolarsi nella melma della sua voluta grossolanità, culturale e spirituale.

E lo vedi che sei emotivamente diarroico? 😆

Complimenti. Sei stato in grado di montare il solito discorso sul nulla. Sei quasi una conferma, vecchio mio. 😉

gmd85

Ah, sacrificarsi è semplicemente rinunciare a qualcosa per raggiungere un fine. Che tu ci veda sempre una sacralità è un tuo problema.

Florenskij

@ gmd85. Sacrificarsi è essenzialmente soffrire sulla PROPRIA pelle per avvantaggiare ALTRI con gesto gratuito, cioè non strettamente necessitato, secondo una logica “normale”,non semplicemente astenersi da qualcosa per un risultato migliore a vantaggio proprio ( ed esempio rinunciare a una vacanza sciistica per preparare un esame ). In questo caso può trattarsi di una semplice “saggia allocazione di risorse energetiche e di tempo”.
Il sacrificio può giungere fino alla donazione della vita: MORIRE ( por fine alla propria esistenza individuale ) PERCHE’ ALTRI VIVANO. Il che implica un legame antropologicamente profondo, come di una cellula che sente di far parte di un più vasto corpo, estendentesi nello spazio e nel tempo. Il che si esprime appunto con il termine “sacro”. Trovi lei un sinonimo, visto che ci sono anche atei che si sacrificano.
Un mio problema ( magari anche “diarroico” )? Cerchi “SACRO” su wikipedia ( prontuario veloce ), così potrà vedere quale vasta gamma di valenze abbia il termine nell’ambito antropologico. Cerchi pure “saggio sul dono” di Marcel Mauss. Ritornando ai ricordi pre-maturità può anche vedere ne “Dei sepolcri” di Foscolo un minisaggio sul SACRO in un contesto ateistico e insieme parareligioso. E’ che lei sente ovunque odor di sacrestia e s’in… quieta.

gmd85

Te l’avevo già trovato il sinonimo. IMMOLARSI. Cercati l’etimologia.
La pagina di wikipedia sul sacro dovresti leggertela tutta, compresi gli studi di Durkheim e di Otto. E leggiti anche Saggio sul sacrifico di Mauss. Quanto al dono, ti consiglio Ring of Kula di Bronislaw Malinowski.
Ciò detto, parlavamo di compiere un’azione per un fine. Se all’inizio il sacrifico serviva per omaggiare la divinità (e qui l’etimo SACRO ha senso), successivamente il termine è diventato indicativo di una perdita per ottenere qualcosa. Si sacrificano mezzi, vite, beni. L’accezione che dai tu al sacrificio è estremamente idealizzata e piace solo a te che vuoi infilarla dappertutto.

Florenskij

@ gmd85. Chi prende le posizioni in automatico ( negativo e livoroso ) è lei, sistematicamente. Quelle di De Andrè e della Ginzburg ( quest’ultima ricca di sfumature, dubbi e ipotesi alternative, se la legga bene ) sono e rimangono per me opinioni, peraltro rispettabili e tali da indurre a evitare l’opposizione “muro contro muro” al modo manicheo come vuol fare gmd85.
I gladiatori crocefissi? A meno che non credessero in una qualsivoglia religione di risurrezione, in cosa potevano sperare se non in una morte rapida? Mi dica lei.

Le ripeto, anche se fa finta di non averlo capito: per me possono togliere i crocefissi dai luoghi pubblici.

“Vecchio mio”. Mi dica pure vecchio, ma lasci perdere il “mio”. Non sono una sua proprietà né un familiare, e il suo tono pseudovezzeggiativo – di compatimento – superiorità è tristo e triste: qualunque persona minimamente educata riterrebbe squalificante. Lei rimane troppo attaccato al “sarcasmo intimidatorio” come surrogato delle argomentazioni.

gmd85

No, sei tu che prtendi che io le prenda epr buone in automatico. Non parac.ulare 😉

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