Gli apostati brasiliani del dio Pallone

Non c’è più religione, si sente spesso dire. Gli esseri umani sarebbero sempre più distratti da altri interessi, altre “fedi” più materiali. Lo sport, e in particolare il calcio, viene ai primi posti: subito dopo i soldi e il sesso, si direbbe, stando alla propaganda apocalittica di tanta stampa cristiana. Ora però abbiamo anche le prime contestazioni di massa del dio Pallone. E hanno luogo addirittura in Brasile, una sorta di Santa Sede di questa nuova Chiesa.

A San Paolo, e in altre grandi città del paese, sono infatti in corso imponenti manifestazioni di protesta contro i costi dei mondiali di calcio, che il prossimo anno si svolgeranno per l’appunto in casa dei cinque volte campioni del mondo. Il clima è teso e non sono mancati scontri con la polizia. Gli animi si sono ulteriormente riscaldati a causa delle dichiarazioni del presidente della Fifa, Sepp Blatter, il quale ha sostenuto che “il calcio è più importante dell’insoddisfazione delle persone”.

Brasile

Una reazione, quella di Blatter, che non sarebbe stonata in bocca a Marie Antoinette. Ma che suona assai simile a certe dottrine integraliste. In fondo, era lo stesso Gesù che invitava ad abbandonare tutto per seguire la sua fede… che veniva dunque prima di tutto il resto. L’accostamento non suoni irriverente. L’etnologo Christian Bromberger ha, per esempio, effettuato studi sulle similitudini tra le due “fedi”: nel 1987 ha pubblicato l’inchiesta L’Olympique de Marseille, la Juve et le Torino. Variations ethnologiques sur l’engouement populaire pour les clubs et les matchs de football, e in seguito ha scritto cose come I rituali dello sport e Il calcio come visione del mondo. Le similitudini sono molte. Molto più numerose di quelle tra fede e ateismo.

La novità, rispetto a qualche anno fa, è che anche una “nuova” religione come il calcio sembra in crisi. Non c’è più religione. Nessuna religione?

La redazione

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74 commenti

Paul Manoni

Io personalmente, superati i 16 anni, posso ritenermi felicemente “disintossicato” da tutte le fedi…Sia quella religiosa, che quella calcistica.

Devo essere sincero però. Qualcosina della fede calcistica mi è rimasto…Quantomeno la bellezza dei gesti attletici e sportivi, la suspence delle partite importanti, o l’estro agonistico di alcuni giocatori. 😉

Ermete

Secondo me non c’è niente di male ad amare uno sport se lo sia ama in quanto sport e non in quanto distrattore di massa o come valvola di sfogo violenta per le proprie frustrazioni.
Anzi, di solito secondo la mia modesta esperienza, più si ha cultura sportiva più ci si allontana dagli eccessi di certe frange ultras (dico certe perchè gli ultras non sono tutti uguali) e dalla concezione passiva di sport, per cui la SS Trinità partita-divano-birrone fa dimenticare tutti gli abusi sociali e politici che viviamo.

Ermete

Evidentemente molti brasiliani sono abbastanza maturi da capire che una vita decente viene prima del calcio di elite.
D’altronde, soprattutto negli ultimi dieci anni, il Brasile è ben diverso dallo stereotipo di tanti film e pessimo giornalismo all’italiana di un tempo: felicità = ballo, pallone, spiaggia e sesso facile (tutte cose bellissime e che là piacciono, ma che da sole creano solo stereotipi rispetto alla società brasiliana).

Flavia

Devo dire che i brasiliani, quelli acalcistici, mi hanno positivamente sorpreso; se il Brasile è maturato in pochi anni … non posso dire la stessa cosa per la stragrande maggioranza degli italiani, di qualsiasi età e ceto sociale… una manifestazione contro il calcio in Italia è, purtroppo, ancora un’utopia.
Gli antichi Romani (i politici) davano al popolo: “pane e circensi” per tenerli psicologicamente occupati in modo che non ci fosse alcun interessamento alla politica; a distanza di 2000 anni i politici Italiani e il Vaticano continuano a fare la stessa cosa, hanno soltanto sostituito pane e circensi in CALCIO, VARIETA’ e TELENOVELA, ottenendo lo stesso identico risultato.
Complimenti…. a loro … non certo a noi italiani!!!!!!

Federix

Cioè dici che i Brasiliani siano “maturati” durante i tempi di Lula?
Però il fatto è che non sappiamo (o almeno: io non so) bene come i Brasiliani in generale fossero …”prima”. Che fossero tutti appassionati del calcio potrebbe essere uno stereotipo falso, come quello per cui gli Italiani sarebbero tutti mafiosi e mangiatori quotidiani di pizza o spaghetti.

Ermete

@ Federix

Certo che è uno stereotipo da sempre.
Per maturati intendevo più che altro che stanno riuscendo a trasformare in protesta ed in risultato politico un malcontento latente e che magari prendeva altri sfoghi.
Forse Lula, prima che l’artefice, è stato il risultato più evidente di un processo di maturazione, o forse sbaglio io con quello spartiacque ;).
Fatto sta che questi fatti dimostrano che gli stereotipi, proprio in quanto tale, non rendono giustizia alla complessità delle situazioni.

Floris

Ottima osservazione, questo Blatter sta sulle palle a mezzomondo e ancora continua con le sue battutine a buon mercado, per quello che mi riguardo é un Stronzo e a paura di fare la faccia di Merda davanti al mondo calcistico perché noi brasiliani non ci stiamo piu com questa istoria di Si,,,Si..BADRONE.Inoltre sono giustamente quando se fanno queste manifestazione a livello mondiale é che dobbiamo manifestare, inoltre anche in Itália quando se fanno i G7,G8 ecc… ilpopolo aprofitta pr manifestare il malcontentismo.

Federix

Chissà se un giorno anche gli Italiani si renderanno conto che è meglio finanziare l’istruzione e la sanità (PUBBLICHE!) piuttosto che costruire ancora campi di calcio!!!
I quali campi di calcio poi costano ancora molto dopo la fine della costruzione: per le manutenzioni, per tutto il personale di polizia o simili che viene coinvolto ad ogni partita per impedire atti vandalici, e per tutto il disagio dei cittadini a vedersi periodicamente chiuse alcune strade al traffico e al parcheggio, e perfino per la rimozione momentanea e successivo riposizionamento di tutti i cassonetti delle immondizie che si trovano nelle vie che vengono chiuse al traffico…
Per non parlare delle cifre assolutamente folli che gli spettatori spendono per andare a vedere una partita, in cui 22 miliardari fingono di contendersi un pallone per 90 minuti…

E anche chissà se un giorno gli Italiani si renderanno conto che è meglio finanziare l’istruzione e la sanità (PUBBLICHE!) piuttosto che il ponte di Messina, o la TAV, o l’Expo di Milano, o l’acquisto dei 120 aerei da guerra F35 Lockheed, o il mantenere da più di 10 anni eserciti inconcludenti all’estero, o continuare a regalare montagne di soldi alla chiesa cattolica ovvero alla multinazionale della truffa più ricca del mondo…

Antonio

Appena i frigoriferi saranno vuoti vedrai tutte le proteste che vuoi…

Tiziana

invece noi a roma abbiamo l’aumento del biglietto del bus (e non di sette centesimi ma di 50) per lil solo sogno di alemanno di fare le olimpiadi e la formula uno.

Federix

@ Tiziana
Ricordo male o fu lo stesso Monti a decidere che le olimpiadi non s’avevano da fare (e proprio per motivi economici)?
E Marino ora che dice?

tiziana

Federiw

si fu monti, ed è cosa di cui tutti i romani e gli italiani devono ringraziarlo. Marino non so cosa pensa, l’ho votato ma non sono il suo esegeta. In genere queste cose ai politici piaggiono perchè nella corruzione sguazzano

benjamin l'@sino

Concordo al 1000% con quanto qui osservato da Federix, chiunque egli sia. Mi stupisco ogni giorno di più di quanto, come collettività e a volte anche come individui, riusciamo a essere IMBECILLI nello stilare la lista delle priorità e/o nel pretendere che chi dovrebbe rappresentarci lo faccia a dovere.

Il campionario di SPRECHI IMBECILLI citato da Federix potrebbe, ovviamente, essere parecchio ampliato, ma è già un buon punto di partenza così com’è.

max

Per amore della verità va precisato che la faccenda del pane e delle brioches è un falso storico

Marco Mosconi

Ovvio che sarebbe meglio più istruzione e salute, rigorosamente pubbliche. Ci mancherebbe! Volevo solo dire che il calcio ha rotto le palle e che, se parliamo di sport, sarebbe bello dare più spazio ai cosidetti sport minori, anziché alimentare le solite cose. Io amo le MMA e tutto ciò dove si combatte, ma ognuno sceglie ciò che preferisce.

Stefano Seguri

E’ segno dei tempi: con le primavere arabe ancora aperte (nonostante gli sforzi di normalizzarle da parte dell’oligarchia politico-finanziaria internazionale e di quella nazional-islamista), la rivolta in Turchia e la polveriera greca, una nuova generazione che vive la precarizzazione lavorativa, abitativa, previdenziale e assistenziale, di fronte all’iperaccumulazione di profitti tutelati con la forza pubblica e costantemente detassati che entrano nelle tasche del gotha del Capitale, comincia a svegliarsi. E’ chiaro che, di conseguenza, molti miti “popolari” usati dalle classi dominanti come sfogatoio oppieggiante per estranearsi dalla realtà vanno in crisi.

Ed ecco che i lacchè cortigiani, che si sono gonfiati pancia e conti in banca, poteri personali e vantaggi di ogni tipo con tale traffico mitologico, spaventati dal possibile crollo degli introiti e soprattutto dalla demistificazione popolare dell’intero sistema, si mettono ad urlare come isteriche dame di corte terrorizzate dalla fine dell’aristocrazia.
Blatter è una di queste dame isteriche. Ce ne saranno altre, ognuna pronta a difendere i profitti della propria prostituzione cortigiana.

Poi, a proposito di Blatter, cè qualcuno nel mondo del calcio che, entrato in contatto in quel di Napoli con informazioni riguardanti la camorra, ha potuto raccogliere testimonianze accurate di strette amicizie affaristiche tra il presidente FIFA e alcuni esponenti mafiosi….e ne ha pure parlato (ma in Italia hanno fatto orecchie da mercante in fiera…). Chiedere di questo “qualcuno” (famoso) dalle parti argentine, se non è a curarsi a Cuba…

bruno gualerzi

“Il ‘dio Pallone'”. Siamo sicuri che si tratti solo di un’innocua metafora, della semplice mutuazione di un linguaggio appartenente in senso proprio a tutt’altra sfera, quella religiosa… e non invece un surrogato della stessa? Con la stessa carica alienante? Le analogie sono impressionanti…

Federix

“Le analogie sono impressionanti…”
Concordo certamente.
E provo a spingermi anche un po’ più in là, con delle mie illazioni: il “dio della religione” è un dio che irretisce più le donne che gli uomini, mentre il “dio pallone” è un dio che irretisce più gli uomini che le donne.
Sarà forse che le donne credenti desiderano un “centro di gravità permanente” o un surrogato ideale del “padre”, mentre gli uomini tifosi desiderano identificarsi nell'”orda guerriera”?
A ciascun (alienato) il suo “dio”?

john

Questo articolo è molto interessante e, se posso permettermi un piccolo rilievo, secondo me tocca un nervo scoperto dell’attivismo ateo. Vi chiedo di considerarle solo come riflessioni a voce alta a scopo di confronto reciproco.
Anzitutto definisco la mia posizione (o la ri-definisco per chi la sa già): io sono un credente in Dio ma un ateo del calcio, e tendo a muovere al mondo calcistico più o meno le stesse obiezioni, di ogni ordine e natura, che voi muovete al mondo religioso, e a considerare assurda e irrazionale l’adesione al mondo calcistico quanto voi considerate assurda e irrazionale l’adesione alle chiese.
(In realtà, come sapete, anche verso la chiesa – seppure da una prospettiva più “interna” – ho molte posizioni assai critiche sulle quali non nego l’assonanza con voi, che in certi casi porta ad una totale coincidenza di vedute: un esempio fra i tanti è l’8 per mille. Diciamo che verso la chiesa mi pongo analogamente ad una persona che ama lo sport come tonificante fisico ma che respinge tutto ciò che è degenerazione nell’universo calcistico).
Detto tutto questo, mi chiedo: dal momento che il calcio presenta effettivamente moltissime analogie con la chiesa vista dai vostri occhi (business torbido, irrazionalità, sfruttamento della debolezza psicologica dei più poveri per l’arricchimento di miliardari, auto-perpetuazione, cultura del privilegio e dell’irregolarità consentita ai più forti, appoggio alla passionalità irrazionale delle masse, incapacità di migliorare il sistema dall’interno, e così via dicendo), non ritenete – in onestà – che vi sia un’incoerenza nel fatto che un ateo-anticlericale (quindi ciascuno di voi, fatte le dovute eccezioni) sia tifoso di calcio, che vada allo stadio, che segua le partite, e che viceversa non abbia per il calcio la medesima repulsione (magari con la stessa spinta attivistica) che ha rispetto alla chiesa?
(se poi mi rispondete: tutti noi odiamo il calcio, accetto la risposta e apprezzo sinceramente la vostra coerenza)
Non è una provocazione, è solo una proposta di riflessione.

Federix

Dal canto mio, proprio per i motivi che tu elenchi, aborro sia il “calcio” sia la “chiesa”.

Federix

@ Francesco
In passato ho avuto modo di leggere altri interventi di john, e di farmi un’idea generale negativa di quel che diceva.
Però trovo che in questo particolare intervento pone una questione molto interessante.

Francesco

Per Federix.
Non è quello che dice ma è quello che è, credimi è solo tempo perso dargli retta.

Rester

Anche a me il calcio non piace e pare stupido. Ma fino a prova contraria, dire “Calciatore random cane” non è legalmente perseguibile. Dire “Divinità cattolica cane” sì. Dire “Calciatore random non esiste” non è considerata blasfemia. Dire “Divnitià cattolica non esiste” lo è. Questa è la differenza tra calcio e religione. Il calcio è ancora oltre che di nome anche di fatto uno sport. Sporco, falso, stupido, ma comunque sport. È considerata religione da pochi pazzi fanatici che si scannano ogni domenica. Quando aumenteranno di numero, come succede adesso in quel di Roma, verrano chiamati fedeli e lo stato farà, manutenzione ai loro luoghi di culto, a Milano quindi oltre al Duomo dovrà pagare anche per il Meazza

Federix

E’ che lo Stato non ha fatto “Concordati” (almeno: non inseriti nella Costituzione) con le squadre di calcio 😉

John

Frederix, perdonami, ma su questo punto mi sento di replicare.
La FIGC, che è un’associazione di diritto privato, è riconosciuta dal CONI che è un ente pubblico.
Certo, tu mi dirai che ciò non avviene con una norma costituzionale bensì di rango legislativo, e ti do ragione. Però occorre osservare che un riconoscimento giuspubblicistico dell’organizzazione calcistica in Italia è assolutamente presente.
Aggiungo che non si può negare che vi sia del denaro che transita dalla sfera pubblica, quindi dalla fiscalità generale, verso l’organizzazione calcistica, in diverse forme.

Diocleziano

John,
devi riflettere sull’aspetto sportivo educativo e non competitivo che il calcio ha nell’educazione dei giovani. E fin qui concordo con i finanziamenti statali, oltre sarebbe opportuno che i costi siano sostenuti dalle società sportive, in proporzione ai ricavi.
A questo punto non farmi il paragone con la funzione educativa dell’ora di religione: non ti leggo, ho un attacco di uveite fulminante che cesserà alla chiusura del thread.

john

Diocleziano:
Ovviamente credo che siamo d’accordo che il campionato di serie A non abbia alcun profilo “educativo e non competitivo”. Io ho dei dubbi anche sul calcio in sé come tipo di attività fisica (v. il mio commento qua sotto delle 14:21), ma quest’ultima è davvero una mia posizione molto personale.
Ciò che volevo precisare è un’altra cosa: che io sono assolutamente contrario all’insegnamento della religione nelle scuole.

benjamin l'@sino

Rester, “calciatore [nome a caso] cane” non è relazionabile con “divinità cattolica cane”. Per poter effettuare una comparazione dovresti piuttosto proporre “calciatore [nome a caso] cane” in relazione a “divinità [identificativo a caso] cane”. Oppure, simmetricamente, “calciatore [cognome e nome] cane” in relazione a “divinità [esplicitazione identificativa] cane”. Solo a parità di condizioni potresti valutare le diverse reazioni, e non è detta che sostituendo [cognome e nome] con dati esatti tu ottenga lo stesso risultato, poiché alcuni calciatori si farebbero una risata o ti compatirebbero, laddove altri ti denuncerebbero con determinazione certosina. Allo stesso modo, sostituendo [esplicitazione identificativa] con l’identificatore di divinità diverse probabilmente otterresti reazioni diverse comprese nel vasto ambito risata/compatimento/denuncia/condanna a morte per le vie brevi. Insomma, serve un po’ di sano metodo scientifico (anche se occorre essere consapevoli che pure la scienza assume spesso le caratteristiche d’un feticcio religioso).

fab

john, dubito che gli atei tifosi (io non sono fra quelli) in genere si prendano davvero sul serio. In ogni caso, nessun tifoso in quanto tale crede in qualcosa di contrario alle leggi della fisica, pretendendo che abbia uno statuto epistemologico privilegiato. L’analogia è interessante, ma non completa.

Diocleziano

John,
be’, se sei ateo del calcio sei già a metà strada.
Con un po’ di buona volontà ce la puoi fare anche per l’altro problema… 😉

Adesso che mi ci fai pensare forse aborro più il calcio che non la religione…
naaaaa… ho scherzato, aborro ambedue!

bruno gualerzi

@ john
“(…) non ritenete – in onestà – che vi sia un’incoerenza nel fatto che un ateo-anticlericale (quindi ciascuno di voi, fatte le dovute eccezioni) sia tifoso di calcio, che vada allo stadio, che segua le partite, e che viceversa non abbia per il calcio la medesima repulsione (magari con la stessa spinta attivistica) che ha rispetto alla chiesa?”

Personalmente non ho tanto repulsione per il calcio (lo giocavo, e neanche tanto male, purtroppo molto tempo fa), ma certamente per ciò che il tifo calcistico può .appresentare e spesso rappresenta: cioè un culto dedicato alla propria squadra, a suoi atleti, che sa tanto di alienazione analoga all’alienazione religiosa, dove il diverso oggetto di culto spesso altro non è che una sostituzione di un oggetto con un altro, ma con le stesse motivazioni. Quando il calcio è vissuto a certi livelli… e non mi riferisco alle frange più estremiste dove il calcio è solo un pretesto per dare sfogo a varie frustrazioni… diventa un puro surrogato della religione. “Il calcio è una fede, e la fede non si tocca” si afferma magari sorridendo… ma il bisogno di una qualche ‘fede’ è maldestramente celato. Come del resto analoghi aspetti alienanti si riscontrano anche in tante altre ‘pratiche’ non esplicitamente religiose.
Quindi, ribadisco, non ho alcuna repulsione per il calcio né per chi lo segue con passione… ma – a parte tutti gli altri aspetti importanti presi in considerazione in relazione alla notizia – lo vedo spesso, e nelle persone più insospettabili, diventare pretesto, più o meno consapevole, per alienarsi… nel “dio Pallone”. Per alcuni un vero e proprio ‘dio’, e comunque un suo surrogato,

@Francesco
“Lascialo perdere è un pirla.”

Scusa, ma non mi sembra un giudizio adeguato per uno dei pochi interlocutori credenti che propone argomenti – ovviamente condivisibili o meno – e non le solite trollate.

john

Bruno,
mi trovo d’accordo con te su molto di ciò che dici, ma su un punto mi sento di essere decisamente più radicalista. Io non solo provo una repulsione per il calcio-business (e sono molto disturbato dal fatto che parte delle mie tasse vada a finanziarlo), ma sono contrario anche al calcio-gioco, non solo alle partite di serie A, ma anche ad una partitella tra amici, a cui non parteciperò mai. Se ho bisogno di fare movimento fisico e di socializzare, potendo scegliere (e posso), perché devo preferire una situazione in cui tiro un pallone con le gambe fra 22 amici maschi, divisi in due gruppi aprioristicamente uno contro l’altro, con un tempo di 90 minuti stabilito chissà quando da chissà chi, piuttosto che andare a correre in riva al mare con un amico (o con un’amica), per il tempo che decido io (con lei), senza avere nessuno contro che spera che io abbia la performance peggiore possibile, senza gente che sta sedentaria a guardarmi… insomma, io considero irrazionale anche proprio la scelta, fra tutte quelle possibili, del calcio come sport praticato. Ma qui siamo su un altro piano, volevo solo esprimere questa mia convinzione.

bruno gualerzi

@ john
Converrai che la tua avversione per il calcio giocato (quello parlato e ‘commercializzato, diventato il classico ‘circense’ per rincoglionire la massa, lo trovo ogni giorno di più disgustoso… il che poi mi porta a non guardare nemmeno più le partite) è una questione tua personale, ovviamente rispettabilissima, ma leggermente… paranoica. Quello che tu denunci del calcio a me sembra invece… retorica a parte (il calcio come ‘metafora della vita’, come per certi giornalisti a corto di idee)!)… avere una sua potenzialità positiva come tuti i giochi di squadra. Il fatto di giocare ‘contro’… se da un lato può diventare una specie di allenamento per lo scontro vero e proprio, quello militare (non a caso il football è stato inventato dai gentlemen inglesi come allenamento, appunto, per le loro imprese imperialistiche e come tale prevedeva anche il famoso fair play, lo scontro corretto… riservando le ‘scorrettezze’ alle guerre coloniali)… dall’altro si tratta pur sempre di fare un’esperienza di gruppo dove ognuno mette a disposizione dei compagni un suo qualche talento, campione o brocco che sia. Diverso il discorso quando il gioco si trasforma in professione, dove il ‘valore’ dominante, lì come altrove, è la concorrenza (bisogna ‘vincere’, altro che ‘partecipare’!) … che comunque (qui parla proprio l’amante del calcio giocato) permette di ammirare veri e propri talenti, capaci di giocate a loro modo ‘geniali’. Ricordo quel genio controverso di Carmelo Bene che considerava veramente divine (del resto era lui che ‘era apparso alla Madonna’, non viceversa) certe giocate, se non ricordo male dei giocatore della Roma Falcao.
Adesso basta se no mi scopro a mia volta ‘alienato’ 🙂

RobertoV

Una cosa è il calcio sport, un’altra cosa sono il calcio spettacolo ed il tifo.
Una cosa è il calcio inteso come attività sportiva, ludica, socializzante ed un’altra cosa tutto ciò che orbita attorno al calcio-business e l’ossessione tipicamente italica per il calcio e l’eccessiva importanza che gli viene attribuita. Non bisogna dimenticare che vi sono nazioni in cui il calcio è solamente a livello dilettantistico e sono tante le nazioni in cui non è lo sport più seguito e praticato.

Tra l’altro spesso i tifosi non sono neanche degli sportivi nel senso stretto del termine (cioè non praticano nessuno sport) e sono anche poco interessati a seguire la partita, ma più a tutto ciò che sta intorno.

E sono stati questi aspetti deleteri a farmi piacere meno il calcio e ad essere molto critico nei suoi confronti, ma ciò non toglie che in campo vengano fatte delle prestazioni atletiche e di gioco anche di alto livello e non può ciò che sta intorno, inficiarle.

Il Coni non finanzia solo il calcio, ma anche gli altri sport ed utilizza i soldi guadagnati tramite il calcio anche per finanziare gli altri sport: possiamo discutere su tale meccanismo, ma non ritenere illeciti i finanziamenti pubblici agli sport.

Lei John pretende che una sua personale avversione e le sue scelte vengano elette a modello per gli altri (questo si è un atteggiamento religioso): il fatto che lei preferisca andare a correre è una sua scelta personale e glielo dico da tesserato e praticante da 30 anni dell’atletica leggera. A molta gente non piace, preferisce altri sport. Ognuno ha le sue preferenze personali e ci sono tanti tipi di sport per soddisfarle.
Il problema nasce quando qualcosa diventa oggetto di culto (e questo può succedere non solo in campo sportivo e precipuamente nel calcio), ma anche nella musica, nella politica, ecc., ma sono degenerazioni.
Per confronto il rugby, pur essendo lo sport più seguito in alcune nazioni, riesce ancora ad essere molto più concentrato sull’aspetto sportivo e ludico.

Francesco

Per Bruno ma anche per gli altri.

Io vi ho avvisato, poi fate quello che credete meglio.

bruno gualerzi

Scusa Francesco, o ci dici il motivo per cui bisogna diffidare di John, oppure il tuo ‘avviso’ – almeno a me – suona… oscuro.
Per non dire poco simpatico.

John

Bruno,
Le tue riflessioni non sono alienanti, tutt’altro. Le trovo pertinenti e utili in primis a me stesso per fare autocritica.
Confermo che la mia avversione al calcio giocato è un mio tratto molto personale. Diciamo che, più che una paranoia (perché ovviamente non è che sto a pensare a questo giorno e notte) è una forma di estremismo… In questo sono molto “di sinistra” e un po’ anarchico, nel respingere ciò che è identificazione in un gruppo o accettazione di condotte prestrutturate, e infatti questo è anche il modo in cui tendo a vivere la mia condizione di credente. Perdonami, sono sceso sul personale, ma era per chiarire la mia posizione. Riportiamo pure il discorso sulla dimensione del calcio-business, del tifo e di ciò che dicevo nel mio primo intervento e che è stato ripreso in modo molto stimolante da altri interlocutori.

Francesco

Per Bruno.
Ho avuto una discussione con lui in passato (non capiva o non voleva capire, che il credente crede senza avere le prove mentre l’ateo non crede proprio perchè non ci sono prove dell’esistenza di un dio). Comunque ho letto il suo primo commento a questo articolo e devo dire che se lo avesse scritto Florenskij sarebbe già sommerso da una valanga di commenti ironici. Questo non lo trovo corretto, cosa avrebbero di speciale le argomentazioni di questo individuo rispetto a quelle di Florenskij?

bruno gualerzi

@ Francesco
Grazie per la precisazione. Rispetto ovviamente la reazione che hai avuto leggendo il suo intervento, ma – per discutibile che sia – non lo metterei in alcuno modo sullo stesso piano di quelli dell’amico Florenskij… il quale a sua volta – anche se io da tempo ho smesso di leggerlo per intero e considero solo la conclusione per vedere, se possibile, dove ha voluto arrivare ed eventualmente replicare nel metodo – è pur sempre per me preferibile ai vari Giuseppe, del tutto incapaci, del tutto impossibilitati, ad uscire dai più vieti stereotipi.

Francesco

Per Bruno.
Guarda che non volevo fare un raffronto con Florenskij e John e che mi sembra strano che lui venga trattato in un modo e john in un’altro, quando in realtà cambiano solo i modi ma entrambi sono due teste molto “dure” di comprendonio (ora se mi legge Florenskij ce scappa a “lenzuolata”).
Io personalmente tra i due tra i due prefersisco Florenskij (incredibile ma vero……. 😆 ).

Giorgio Pozzo

John,

perdonami, ma non riesco proprio a vedere un parallelismo tra il calcio e la religione cattolica. Come non riesco affatto a vederlo, in prospettiva, tra lo sport in generale e la religione in generale.

In questo, forse, sono pure in disaccordo con le premesse dell’articolo.

Io simpatizzo per una certa squadra di calcio (facilissimo indovinare), ma questo non significa affatto che io sia catalogabile come “tifoso” irrazionale. Voglio invece riconoscere al calcio un merito che mi faceva notare un collega inglese: si tratta di uno sport con forti componenti ludiche, quindi un gioco, che tecnicamente può essere praticato a qualunque livello. Anche da ragazzini scalzi con una scatola di plastica. Di qui la sua popolarità. Piace e, soprattutto, diverte.

Non vedo alcuna componente ludica nella religione (accidenti, si prende maledettamente sul serio! Inventano addirittura il vilipendio e la blasfemia, che sono concetti idioti), anche se non posso e non voglio impedire alle persone di sentirsene irrazionalmente attratte. E, comunque, a ben vedere, nessuno mi impone di pensare in termini calcistici, mentre preti e politici mi stanno imponendo di pensare in termini cattolici.

John

Giorgio,
pieno rispetto per la tua visione, però credo di poter argomentare che la frase “nessuno mi impone di pensare in termini calcistici” è errata.
Nei piani urbanistici e nella viabilità delle nostre città ampie aree sono strutturate in funzione degli stadi di calcio; la costruzione di molte opere pubbliche è cadenzata nel tempo in ragione degli eventi calcistici, spesso con effetti disastrosi (“Italia 90” e il terminal di Roma Ostiense è solo l’esempio meno distante dalla sede UAAR); nei periodi in cui vi sono campionati, tutti gli altri eventi sono condizionati, e tutto l’anno la programmazione radiotelevisiva è modificata quando vi sono partite, anche nelle reti pubbliche; infine, come già osservato, una parte delle tasse pagate da tutti i cittadini, anche gli indifferenti o gli avversi al calcio, è destinata al finanziamento del mondo calcistico, senza che peraltro sia possibile in sede di dichiarazione dei redditi scegliere di indirizzare quel denaro ad altre destinazioni.
Ieri ho percorso in auto una strada a quattro corsie deserta, che seguiva un tracciato totalmente inutile, pensata anni fa in funzione di una struttura calcistica. Non me la sento di dire che “nessuno mi impone di pensare in termini calcistici”.

bruno gualerzi

@ Giorgio Pozzo
Se non ricordo male, ci siamo già altre volte trovati in disaccordo su tale questione. Non si tratta – almeno per quanto mi riguarda – di equiparare lo sport alla religione, ma di stigmatizzare la pratica sportiva (in questo caso il calcio) quando si trasforma in vera e propria occasione – come argomentavo più sopra – per trovare comunque un oggetto da adorare, da idolatrare. Dirai che si tratta, se mai, di frange fanatiche che – come si dice sempre – con i veri tifosi non hanno niente a che fare, e non parliamo poi i quanti trovano nella partita il pretesto per sfogare con la violenza le proprie frustrazioni … ma quando si sentono certi discorsi, quando vedi persone che da mattina a sera non parlano d’altro e che si appassionano veramente solo per le vicende che riguardano la propria squadra, quando vedi giornali, e non solo sportivi, che titolano a tutta pagina, che so “il Milan, forse, sta trattando per l’acquisto di…” ecc…. l’analogia con il culto religioso, con tanto di rituali, dogmi e clero annessi, è difficilmente nascondibile. E’ più di una innocua questione di linguaggi.
Tu poi basi la improponibilità di questa analogia quando affermi (cito):
“E, comunque, a ben vedere, nessuno mi impone di pensare in termini calcistici, mentre preti e politici mi stanno imponendo di pensare in termini cattolici.” Non ne sono affatto convinto: nessuno dovrebbe imporre niente a nessuno, quindi meno che mai ‘imporre di pensare in termini calcistici’, figuriamoci… ma questo accade. Basta ascoltare certe disquisizioni: la teologia, al confronto, è roba da dilettanti.
PS: Cosa penso io del calcio ho scritto in commenti precedenti.

gmd85

@John

Secondo il tuo stesso ragionamento, capirai che le critiche qui mosse sono fondate. Ludico o no, l’ambito urbanistico-religioso ha un’estensione notevole. Per non parlare dello spazio dato dai media.

Giorgio Pozzo

Ragazzi, non posso darvi torto sul fatto che il calcio sia diventato una specie di irrazionale ossessione. Volevo semplicemente dire che non mi viene da paragonare tale ossessione ad una fede religiosa.

Piuttosto, se proprio un parallelo lo volessimo considerare, suggerirei quello, molto più stretto, tra religione e politica. Anzi, diciamo meglio: tra fede religiosa e ideologia politica. Sono entrambi dogmatismi, e l’ossessione per il calcio, per criticabile che sia, non mi sembra molto assimilabile ad una ideologia.

Secondo me, il parallelismo appropriato per il tifo calcistico è invece il senso di appartenenza ad una tribù. Sotto questo aspetto, allora, potremmo dire che l’irrazionale senso di appartenenza alla propria tribù, pur essendo retaggio evolutivo, porta alla difesa cieca della propria squadra o della propria religione. Ma, in questo caso, la base comune non è la religione, bensì il senso del clan o della tribù. La propria tribù va difesa ad oltranza, e mai tradita, pena l’ostracismo/eresia.

bruno gualerzi

@ Giorgio Pozzo
Condivisibili per tanti aspetti le tue precisazione, ma – per quanto mi riguarda – tutte i tuoi rilievi tesi giustamente a porre in evidenza il carattere irrazionale di tanti comportamenti, è proprio ciò che ricalca l’alienazione religiosa.
In quanto poi all’equiparazione della fede religiosa all’ideologia (io aggiunge sempre ‘vissuta religiosamente’) non solo la condivido in pieno, ma considero l’ideologia così vissuta la fonte di alienazione più prossima all’alienazione religiosa, quasi un’identificazione per le conseguenze che ha sempre comportato e che comporta.

John

gmd85,
La tua obiezione è indubbiamente sottile e valida. Replico con due ordini di considerazioni.
1) anche io, come ho affermato già in passato, contesto gli eccessi del mondo ecclesiastico, anche in ambito urbanistico e radiotelevisivo.
2) nello stesso tempo devo osservare che, circa il mondo calcistico, la repulsione verso di esso mi conduce a disinteressarmene il più possibile, e quindi, nonostante il calcio sia onnipresente, riesco ad essere ad esso totalmente impermeabile. Ignoro chi sia l’allenatore della Juventus, in che serie giochi il Napoli, dove saranno i prossimi mondiali e chi abbia vinto lo scudetto quest’anno (sempre che il campionato sia finito, non lo so). Bene: mi chiedo perché un ateo non possa vivere con la stessa serenità il suo non-rapporto con la chiesa. Il vostro modo d’essere, secondo me, è come se io fondassi un’associazione, l’ UAAS (Unione Antisportivi Anticalciofili Sedentari) e facessi i un sito che si occupasse minuziosamente di calcio dalla mattina alla sera. Non dico di non combattere storture come l’8 per mille o l’IRC, ma quelle cause non hanno nulla a che vedere con l’ateismo, lo dimostra fatto che possono avere il pieno appoggio di credenti come me. Ho invece difficoltà a capire la vostra attenzione su come si vestono i cardinali (su cui siete diventati molto più esperti di me), su ogni sillaba pronunciata dal Papa o il fatto che vi lamentiate del troppo spazio della chiesa in tv. Io la tv l’ho spenta da anni e vivo assai bene. Nessuno entra a casa vostra ad accendervi la tv nel canale in cui sta parlando il papa, come nessuno mi ha mai acceso la tv sugli europei di calcio e infatti ignoro serenamente chi li ha vinti). Ripeto: non sono contro singole campagne, che però possono essere portate avanti non in nome del l’ateismo, ma di un’età a condivisa, anche da me.

gmd85

@John

Le singole campagne, più che in nome dell’ateismo vengono portate avanti in nome della laicità.

Personalmente, del calcio non m’interessa e non lo seguo, ma troverei logico se esistessero canali solamente di tipo sportivo e canali solamente di tipo religioso.
Ciò detto, non è che il calcio pretende parte dei miei redditi, non pretende di essere insegnato a scuola o di essere manifestato con un suo simbolo pensando che vada bene per tutti.

John

gmd85,
Permettimi due contro-repliche sulla frase “Ciò detto, non è che il calcio pretende parte dei miei redditi, non pretende di essere insegnato a scuola”
1) una parte dei miei redditi va al calcio eccome. Le società di serie A non hanno finanziamenti pubblici? Gli stadi non sono costruiti e mantenuti con fondi pubblici? Il fatto che non vi sia un meccanismo che permetta al contribuente di scegliere se destinare quella parte del suo reddito al calcio è qualcosa che rende questa situazione ancora più grave del già pessimo 8 per 1000.
2) quando io ero a scuola l’insegnante di educazione fisica ci faceva giocare a calcio, solo perché non aveva voglia di insegnare la materia in modo più scientifico (p.es. Non teneva il minimo conto delle diverse capacità dei singoli: ci mandava in un campo e basta, si doveva giocare selvaggiamente a calcio. Ovviamente era scontato ne tutti sapessero le regole del gioco (e io non le sapevo, p. Es. Ignoravo il significato dell’espressione “fuori gioco”).e questa era prassi comune e temo che lo sia ancora. E i dirigenti scolastici non fanno nulla per impedire ciò. Quindi direi che è errato affermare che non sussista un problema di gioco forzato del calcio nelle scuole.

gmd85

@John

Vero, il CONI riceve finanziamenti pubblici, ma, per quanto io non sia d’accordo, almeno l’intento è chiaro.
Quanto alla scuola, che il tuo professore non sapesse fare il suo lavoro non vuol dire che ci fosse o che ci sia una legge che obbligasse a giocare a calcio nelle scuole.

John

gmd85,
eppure – prendilo pure come un cruccio – ma io in generale nell’insegnamento dell’EF nelle scuole ci trovo qualcosa di fascista…

benjamin l'@sino

John: “la frase “nessuno mi impone di pensare in termini calcistici” è errata. […] Non me la sento di dire che ‘nessuno mi impone di pensare in termini calcistici’.”

Direi che questa affermazione, così come le spiegazioni che ho espunto per brevità, è INECCEPIBILE alla prova dei fatti, indipendentemente da chi l’ha espressa. Direi anche che affermazioni dello stesso tipo potrebbero essere enunciate in merito a una miriade di altri temi, con altrettanta inattaccabilità. Che sia che sostituire la rappresentanza democratica dell’interesse comune con l’imposizione proterva di voleri particolari sia una caratteristica intrinseca della nostra specie (in particolare quando si raduna in corpi sociali di dimensioni mostruose come il nostro demenziale corpo sociale di oltre 60 milioni di persone [450 e passa se ragioniamo in termini europei, come ci viene sempre più imposto di fare])?

gmd85

@John

Se eseguite con criterio, le attività sportive sono raccomandabili. Che poi ci siano insegnanti incompetenti, è un altro paio di maniche. Ma stiamo andando fuori tema.

Senjin

Il calcio mi annoia a morte come sport in se per se e mi fà schifo che 22 imbecilli siano pagati miliardi per cazzeggiare con i milioni di onesti lavoratori che non arrivano a fine mese. Per non parlare della galassia di affari sporchi che ci gravita attorno.
Dove abito l’Inter voleva costruirsi lo stadio nuovo spianando un area verde, dopo varie proteste il comune ha ricattato la squadra: gli avrebbero lasciato costruire un stadio solo se avessero acquistato un terreno adiacente da adibire a parco con manutenzione a loro spese. Della serie visto che qui fra traffico e violenza causerete solo problemi vedete di fare anche qualcosa di utile. Chissà come mai l’Inter ha poi deciso di lasciar perdere….. per nostra fortuna.

benjamin l'@sino

Senjin: “mi fà schifo che 22 imbecilli siano pagati miliardi per cazzeggiare con i milioni di onesti lavoratori che non arrivano a fine mese”

Mi unisco senza riserve allo schifo espresso da Senjin, chiunque egli sia. Chi non vomita in compagnia, o è un ladro o è una spia.

nightshade90

io per il calcio ho il più completo disinteresse: poichè lo stato non cerca di farmi vedere le partite, la fifa non appende i suoi simboli nei luoghi pubblici e coloro che si dichiarano juventini non ricevono privilegi sugli altri, e in generale nessuno cerca di convertirmi alla fede calcistica, esso non mi tange minimamente.

lo stesso non posso dire del cattolicesimo (nè dell’islamismo): la chiesa ha vari privilegi che i comuni mortali non hanno (primo tra tutti imu mancante sulle sue attività commerciali grazie a cavilli vari e la sua reliogione insegnata “di default” nelle scuole, ma anche il sistema truffaldino dell’8×1000 per incassare più introiti possibili anche da chi non vuol dare i propri soldi a loro), interferisce con la politica pilotando per avere le leggi che vuole ed, in generale, tale oragnizzazione compie crimini che fuoriescono dalla semplice cerchia dei religiosi (vedi ior che pulisce i soldi sporchi della mafia o protezioni verso i preti che compiono atti di pedofilia, tutte cose che danneggiano non solo i membri di tale religione e l’organizzazione ma l’intera comunità italiana). l’islam (o almeno molti suoi membri) invece vuole “solo” seguire unicamente le proprie leggi e non quelle dello stato in cui vive (e se possibile sostituire direttamente tali leggi a quelle dello stato per tutti, anche i non mussulmani, ma questo solo sul lungo periodo).

se non vi fossero tali particolari, sarei del tutto disinteressato anche della questione religiosa (esattamente come lo sono per quanto riguarda gli indù, i tdg, i buddisti, i rastafariani, gli scientologysti, eccetera.) così come lo sono di quella calcistica

Francesco S.

Mettiamo i puntini sulle ‘i’, quella non è una protesta contro lo sport del calcio, ma una leggittima preoccupazione su come investire i soldi pubblici, quindi questi eventi devono essere a carico della federazione.

Io credo che lo sport a livello professionale non debba ricevere finanziamenti, quello amatoriale no, Mens sana in corpore sano.

Non condivido l’impostazione della “fede” calcistica, sebbene alcuni la vivano così non bisogna generalizzare. Ieri ad esempio ho applaudito ai gol segnati dal Giappone per la bravura dei giocatori.

Bisogna distinguere tra tifosi e sportivi. Io simpatizzo per l’Inter (sic!) ma quando qualche volta sono andato allo stadio mi son tenuto ben alla larga dalle curve proprio per godermi la partita (godere è il termine giusto, lo sport va goduto non urlato).

John

“sebbene alcuni la vivano così non bisogna generalizzare”.
È esattamente la tesi che sostengo io relativamente alle critiche (spesso giuste) che voi muovete al mondo religioso.

Francesco S.

Ha fatto un errore quale “voi”? Ci sono solo “io”, mai fatto generalizzazioni, provengo da una famiglia cattolica e molti miei amici sono credenti, anzi delle volte mi stanno più simpatici di certi noncredenti.

Le purtroppo ragiona secondo le categorie religiosa, ci sono tanti ateismi quanti sono gli atei, non esiste una dottrina atea.

Mentre per definirsi cattolico tra le altre cose bisogna ritenere l’omosessualità un peccato, i rapporti prematrimoniali peccato, divorziare peccato etc per dottrina per essere atei non c’è bisogno di credere che tutti i credenti siano idioti.

Stefano Seguri

Ma quì mi sa che ci si fa prendere troppo dall’idealismo (anche nella sua versione laica): il calcio, come pratica atletica in sè non ha nulla di negativo (e lo pratico pure io)….quì la questione è: il calcio eelvato a feticismo mercantile-capitalistico (con annesso sistema elitario) ed il suo utilizzo – da parte delle classi dominanti – come oppio dei popoli.

Diocleziano

Il problema è di quelli che lo sport non lo praticano per niente, ma lo parlano. Sia a livello giornalistico che dei comuni tifosi. Niente di più aberrante che vedere trasmissioni tv dove la teologia calcistica è sviscerata nella più totale noncuranza del ridicolo da calciosofi e calciologi.
Ogni volta rimango sbalordito nel vedere trasmissioni tv dove un tizio guarda la partita in un monitor e la racconta al pubblico che non può vedere nulla; potrebbero anche inventarsi tutto e il pubblico non capirebbe… Questo sì che è molto vicino alla religione.

Ermete

Sinceramente faccio fatica a inquadrare il fanatismo sportivo come religione, ma lo inquadro meglio come, appunto, fanatismo sic et simpliciter.
Il fanatismo permea di sè diversi ambiti: c’è il fanatismo politico, il fanatismo verso l’idolo dello spettacolo, il fanatismo per la realizzazione della carriera e mille altre forme verso le quali esso può incanalarsi, senza che ciò avvenga necessariamente (ci sono tifosi non fanatici, gente con idee politiche forti ma senza fanatismo e anche credenti non fanatici).
In sostanza penso che il fanatismo sia una categoria trasversale e che sia sufficiente questa per definire gli esaltati del tifo sportivo.

Ermete

Hai ragione, Marcus, l’etimo manda dritto alla religione.
Ma, se dalla religione tout court si è distinto e ha assunto uno spettro semantico più ampio, vuol dire che i termini non coincidono.
D’altronde anche il massone etimologicamente è un muratore e l’economia è la legge di casa… 😉

MarcusPrometheus

I significati dei due termini fanatismo e religione non coincidono certo al 100 %
Sono d’accordo con te.
Ma spero sarai d’acccordo con me che i due termini parzialmente si compenetrano eccome!
Sono decisamente due insiemi che in parte si sovrappongono.
NON sono due insiemi totalmente separati, estranei, lontani.

La comune origine ha lasciato tracce, ecco perche’ la rammentavo con l’etimologia.

Ermete

Certo che sono d’accordo con te, anzi, eccezion fatta per i valdesi e per gli ebrei riformati e per pochi altri, si potrebbe dire che un credente è tanto meno fanatico quanto meno è credente, ma da laicista non mi preoccupo dei problemi interni alle religioni per cui accetto il dato di fatto che il fanatismo è assai connesso con la religione ma non per forza le due cose coincidono.

LaBusta

Che polemica idiota. Il calcio non pretende di insegnare l’etica, la cosmogonia e non dice quale stile di vita bisogna adottare.
Non prende solitamente soldi pubblici, eccezion fatta per manifestazioni come europei e mondiali che in realtà ripagano abbondantemente la spesa.
Se ogni passione deve essere confusa con una religione mettiamoci anche:
-la musica
-l’arte in generale
-l’ambientalismo
-l’animalismo

Questo articolo più che da atei razionalisti è da snobbettino da salotto.
Se si vuole mantenere credibilità si deve rimanere nei propri confini, altrimenti si fa la fine della ccar che pretende di mettere becco su tutto

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