La semiologa Giovanna Cosenza ha pubblicato sul suo sito un intervento critico nei confronti della nostra campagna pubblicitaria. Sin dal titolo si rivolge a noi con una domanda: Uaar: sicuri che “vivere senza D” sia ridursi a un misero “io”? Una risposta le è senz’altro dovuta.
A nostro avviso non c’è proprio nulla di misero nell’io. Vivere senza D significa infatti valorizzarne le potenzialità, che sono inevitabilmente limitate quando si dipende da D, e soprattutto dai dogmi imposti dai suoi rappresentanti terreni. Cosenza sembra però ritenere che tali potenzialità siano soltanto negative. Critica infatti tutti coloro che sono “sempre lì a inseguire i valori dell’io: individualismo, edonismo, egoismo, autoreferenzialità, e chi più ne ha più ne metta”. Mischiando così cose diverse e discutibili (la ricerca del piacere non è considerato un disvalore da molti), ma soprattutto pone sullo stesso piano individualismo ed egoismo. L’egoismo è una cosa (l’anteporre i propri interessi a quelli altrui), l’individualismo un’altra: l’anteporre i diritti degli individui alle limitazioni imposte dalla comunità. Sia la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, sia la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 fanno propria questa impostazione, che trova peraltro un ulteriore richiamo nell’articolo 3 della nostra Costituzione.
Con la sua campagna l’Uaar voleva trasmettere quattro messaggi: atei e agnostici sono tanti, vivono generalmente bene, spesso sono discriminati (a partire dalla stessa legislazione: basta dare un’occhiata alla nostra Agenda) e in questo caso c’è chi è al loro fianco per aiutarli. Quattro informazioni di cui l’opinione pubblica sa poco o nulla, grazie a una diffusa disinformazione. Eppure di quei dieci milioni di individui l’esistenza è provata, a differenza di quella di D. Senza dimenticare, come abbiamo già scritto, che dieci milioni di Io sono un gigantesco Noi. Un Noi, ci permettiamo di aggiungere, che ha a sua volta enormi potenzialità, perché a differenza dei “con D” non è per nulla un gregge.
“L’effetto boomerang mi pare assicurato”: così conclude il suo articolo Cosenza. Assolutamente no, come mostrano gli stessi commenti dei lettori al suo post. L’Uaar è sommersa di richieste di cittadini che vorrebbero che la campagna fosse estesa pressoché ovunque. Non dispone di fondi così cospicui, purtroppo. Ma farà di tutto per accontentarli, anche senza l’aiuto di D.
La redazione
Fermo restando che certi slogan (per le ragioni richiamate nel post precedente) non mi convincono molto, ma che comunque secondo me l’UAAR fa benissimo a diffondere… questa storia della ‘miseria dell’Io’ che verrebbe riscattata affidandolo a qualche dio, non fa altro che riprendere ciò che in sostanza è l’assunto base di ogni religione. O di certe filosofie che in realtà sono delle teologie.
Di fronte alla constatazione che l’io, (il soggetto, la coscienza, o comunque si voglia chiamare la facoltà di pensare, da considerare in ogni caso un aspetto di quei principi vitali che presiedono all’esistenza di ogni uomo) ha dei limiti… nel senso che non può rispondere esaurientemente alle tante domande che lui stesso propone, e comunque non può che procedere in base a sempre nuove conoscenze da cercare e verificare… si salta la barricata e ci si convince (in realtà ci si autoconvince perché non c’è alcuna possibilità di verifica veramente alla portata dell’io) che ‘aldilà’ – quale che sia il modo di intenderlo – le risposte finalmente ci saranno. E definitive.
Si tratta della forma più radicale (con tante ricadute poi di varia natura) di alienazione della propria umanità, cioè di svendita della condizione umana in cambio di un desiderio, di una speranza… in realtà di una paura che può ingenerare. Questa è la vera miseria cui è ridotto l’io: la negazione dell’individuo come individuo, cioè dell’unico essere realmente, concretamente, esistente. Parafrasando Ockam: non esiste l’umanità, esistono gli uomini; non esista la Vita, esistono i singoli individui viventi. Altro che condanna dell’individualismo… a meno che non lo si intenda – come rilevato dalla redazione – in quanto egoismo (termine per altro anch’esso da precisare). Il vero egoismo, la vera presunzione, è ritenere di possedere la verità. Anzi, la VERITA’
Aggiunta d’obbligo. E’ il rapporto degli individui in quanto individui che può veramente fondare le relazioni umane sulla solidarietà (sulla com-passione, diceva Schopenhauer), e non i rapporti di gruppi in quanto tali – ampi o ristretti che siano – dove gli individui si annullano come individui. E’ nel gruppo che l’egoismo dell’individuo, la sua aggressività, può trovare il terreno più adatto per scatenarsi. Le guerre sono sempre state condotte da gruppi: clan, tribù nazioni, stati, etnie o quant’altro dove l’individuo è annullato, reso anonimo, defraudato della sua individualità, cioè della sua umanità.
Saluti anarco-pacifisti.
Si Bruno concordo su molte cose. Tengo però a precisare che la violenza è innata in ciascuno di noi, probabilmente come arma di autodifesa pronta a scattare in caso di aggressione, per cui guai se non ci fosse.
Tu sai che tutte le legislazioni del mondo accettano il concetto giuridico di “legittima difesa”.
E’ ovvio che in gruppo il contatto è maggiore e che questi, avendo maggiori problemi di sopravvivenza, deve “attaccare” o “difendersi” da un attacco esterno al fine di avere un territorio che gli garantisca la sopravvivenza. Da soli non si sopravvive; il guaio della comunità arriva quando qualcuno, senza ascoltare gli altri appartenenti, vuole decidere per tutti ma anche qui ti pongo un quesito: i tutti hanno sempre ragione, o come spesso ha dimostrato la storia, sono i pochi a vedere lontano? E come si fa a comprendere quando è il momento dei “tutti” e del “singolo”?
@ Stefano Grassino
“Tengo però a precisare che la violenza è innata in ciascuno di noi, probabilmente come arma di autodifesa pronta a scattare in caso di aggressione, per cui guai se non ci fosse.”
Questa storia delle ‘violenza innata’ non riesco più a sopportarla. Non naturalmente perché non ci sia, figuriamoci… ma vogliamo o non vogliamo comportarci da esseri razionali? Ma ti rendi conto che se diamo per scontato fatalisticamente che non c’è niente da fare in quanto così ‘vuole’ l’evoluzione non cambia poi molto dal sostenere che l’uomo è ‘cattivo’ per colpa del peccato originale? Vogliamo continuare ad essere dei burattini telecomandati? Che sia dio o la natura a fare di noi solo degli strumenti per realizzare la ‘loro’ volontà, cosa cambia in termini di dipendenza? Dirai: dio non so chi sia nè cosa faccia, mentre la natura è una realtà ben visibile con la quali i conti vanno fatti concretamente, non a chiacchiere… Verissimo, ma se ‘fare questi i conti con la natura’ vuol dire – come io credo – difendercene come modo per difenderla perché siamo noi stessi natura a tutti gli effetti, se ci mettiamo a scannarci tra di noi, chi difendiamo veramente? L’evoluzione – si dice, la scienza dice – deve fare il suo corso che significa la sopravvivenza della specie a spese dell’individuo… ma se – come ognuno che usa il cervello non può che constatare – realmente esistenti sono solo gli individui, e nasciamo, viviamo e moriamo come individui prima che come specie… chi se ne frega della specie? La violenza è necessaria per difendersi dalle aggressioni? E chi sarebbero gli aggressori, degli alieni o degli uomini? Certamente non possiamo andare contro natura nel senso che non può certo dipendere da noi il nascere il crescere e il morire… ma in questo intervallo possiamo o non possiamo autodeterminarci prima di tutto evitando che si sia noi stessi ad ‘anticipare’ la natura eliminandoci a vicenda?
Si continua a ritenere il pacifismo un atteggiamento buonista, da idealisti, da utopisti… ma ci si renderà finalmente conto che invece significa solo comportarsi razionalmente? E che a forza di ‘realismo’ andrà a finire che saremo noi a estinguere la specie anticipando la natura?
PS: qui si cita sempre, giustamente, Bertrand Russell come il grande pensatore che ha detto parole, se non definitive, certamente fondamentali per gli studi logici, e colui che, anche sulla base di questi studi, ha usato parole durissime contro ogni atteggiamento irrazionale, prima di tutto contro il pregiudizio religioso…
ebbene, recentemente in una trasmissione televisiva è stata riproposta un vecchia intervista fatta proprio a Russell, nella quale gli si chiedeva cosa avrebbe voluto che venisse ricordato di lui dopo la sua morte. Cosa ha risposto Il vecchio filosofo (perché Russell era un filosofo, anche se, come del resto tanti altri filosofi – per esempio Pascal – ha deriso la filosofia)? “Vorrei essere ricordato soprattutto per il mio impegno pacifista. Della logica si può anche fare a meno, della vita no”.
Bruno stiamo parlando la stessa lingua senza capirci come spesso accade. Io non faccio l’inno alla violenza. Dico solo che se una persona mi assale, finisco male. Colui che invece è cresciuto in un quartiere malfamato risponde a tono e si salva.
Questi sono i fatti. Amara la pace non vuol dire rinunciare ad una eventuale difesa; non vuol dire essere addestrati alla lotta.
E’, ne più ne meno, come colui che tiene la pistola nel cassetto senza l’idea di tirarla fuori per andare ad aggredire qualcuno.
“Solo l’individuo compone tutta la società” (Giacomo Leopardi)
“Il corpo è l’uomo”
“Ma tra noi già da lunghissimo tempo l’educazione non si degna di pensare al corpo, cosa troppo bassa e abbietta: pensa allo spirito; e appunto volendo coltovare lo spirito, rovina il corpo; senza avvedersi che rovinando questo rovina a vicenda anche lo spirito. E dato che si potesse rimediare in ciò all’educazione, non si potrebbe mai senza mutare radicalmente lo stato moderno della società, trovare rimedio che valesse in ordine alle altre parti della vita privata e pubblica, che tutte, di proprietà loro, cospirarono anticamente a perfezionare o a conservare il corpo, e oggi cospirano a deparavarlo”.
(Giacomo Leopardi – Dialogo di Tristano e di un amico)
“Gli individui sono spariti dinanzi alle masse, dicono elegantemente i pensatori moderni. Il che vuol dire ch’è inutile che l’individuo si prenda alcun incomodo […] Lasci fare alle masse; le quali che cosa sieno per fare senza individui, essendo composte d’individui, desidero e spero me lo spieghino gl’intendenti d’individui e di masse, che oggi illuminano il mondo”.
(Giacomo Leopardi – Dialogo di Tristano e di un amico)
Per carità, senza un dio si vive bene (o meglio, c’è chi vive bene e chi vive male, come succede specularmente a chi ci crede) ma senza l’arroganza di tanti suoi autonominati rappresentanti, sparpagliati in varie religioni, e i privilegi di cui godono a seconda della religione dominante nei vari Paesi, si vivrebbe anche meglio! 😉
” …la campagna sia estesa pressoché ovunque. Non dispone di fondi così cospicui, …”
… provate con una raccolta fondi con http://www.indiegogo.com o altri siti simili di crowdfunding no ?!!?
Solo una mente limitata potrebbe scambiare quell’io per esaltazione dell’egoismo. Il messaggio è chiaro: “senza Dio ci sono Io, ce la faccio da solo e se qualcuno mi discrimina c’è l’UAAR che mi aiuta”, l’UAAR appunto un’associazione di atei agnostici etc che alla faccia dell’egoismo pensano ai diritti degli altri.
Con mente limitata non mi riferismo alla professoressa (tra l’altro ricercatrice di filosofia, ma perchè ora la filosofia si ricerca, credevo si ideasse) ma all’ipotetico lettore scandalizzato da quell’IO.
Caro Francesco S.
vanno benissimo i manifesti e tutto quello che uno vuole, però poi si fiisce sempre col parlare di cose tutt sommato capziose.
non dovrebeb essere il tempo di essere più concreti?
Vedo che l’uaar sta raccogliendo firme per un referendum, da supporto legale a chi ne ha bisogno per motivi che riguardano la laicità, partecipa a manifestazioni per i diritti civili, delle donne e uomini che subiscono discriminazioni, di più non so che può fare (in senso democratico) il resto spetta alla politica.
@Francesco S.
Va bene tutto, trovo inutili questi manifesti
Razionalmente non credo che siano inutili poichè svolgono la funzione di informare gli altri non credenti che non sono soli e che esiste un’associazione che se ne occupa. Se nessuno la conosce chi partecipa alle sue manifestazioni, firma i referendum etc… Anzi forse questo manifesto è ancora più utile degli Ateobus con la frase “la cattiva notizia è che dio non esiste quella buona e che non ne hai bisigno” poichè si rivolge agli atei in maniera informativa.
Se vogliamo cambiare questo paese dobbiamo farci pubblicità e far vedere che non siamo una minoranza silenziosa.
Secondo me, invece, hanno colpito nel segno.
se poi quell’Io dovesse corrispondere all’egoismo ben venga, preferisco essere “egoista” creatore di me stesso che “altruista” pecora del gregge e nel gregge munta e poi scannata.
“Loro” chiamano altruista solo quel popolo che si assoggetta al sovrano!
Parimenti chiamano amore l’amore dei piccoli per i grandi (la dove “il più grande di tutti” è sovrano assoluto).
se alla signora Cosenza l’affermazione della responsabilità dell’individuo, che non esclude affatto solidarietà ed etica civile, e la rivendicazione dei diritti individuali (di ciascun IO) par poco…ben misera è la sua visione di una società che dovrebbe dipendere da un fantomatico essere trascendente e dai suoi più concreti e opprimenti rappresentanti in terra 🙁 Qualche perplessità invece l’avrei sulla dicitura finale, avrei preferito l’espressione “fanno a meno di dio”: lo star bene dipende da tante variabili (lavoro, relazioni, salute…) non solo dalla credenza/non credenza, purtroppo
Bravissima, condivido ogni parola
Amen… 😯
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=33268
Ma, mi domando: questi siti, quanto hanno a che spartire con l’establishment cattolico o con la totalità dei cattolici?
«…Uaar: sicuri che “vivere senza D” sia ridursi a un misero “io”?…»
Per essere la signora una semiologa mi pare che già dal titolo non l’abbia azzeccata. Infatti vivere senza D significa NON ridursi a una misera vita nel riflesso di un personaggio di fantasia. Il contrario di quanto dice il titolo.
Solita ciliegina del politicamente corretto, subito dopo ”rispettare i diritti degli atei”, aggiungere ”come vanno rispettati i diritti dei credenti”: che alla semiologa non sembrino rispettati abbastanza i privilegi, le ingerenze e i finanziamenti di cui godono chiesa e credenti? Sull’altro piatto della bilancia, quello degli atei, cosa c’è? Imposizione del crocifisso, negazione di diritti… fine vita… ecc.
Non posso farla troppo lunga perché lo SMV reclama la mia presenza, ma vorrei chiarire: chi ha stabilito che sia una questione di egoismo? Vogliamo, magari, vederla sotto l’aspetto dell’egotismo, eh?
Ma utilizzare i soldi per fare qualcosa di utile, piuttosto?
“L’egoismo è una cosa (l’anteporre i propri interessi a quelli altrui), l’individualismo un’altra” (…)
In realta` il cattolicesimo romano (a differenza del cristianesimo evangelico) e` un solidissimo sostenitore dell’io, la CCAR essendo divenuta religione del principe, a sostegno del potere per il potere.
Quindi ancora una volta, c’e` equivoco tra morale cattolica romana e relativa codifica del relativo dio/Dio ed etica cristiana evangelica: due religioni e due teologie molto diverse e distanti l’una dall’altra, si potrebbe dire antipodali.
La CCAR e` sostenitrice dell’egoismo perche` antepone, impone ed assolutizza i propri interessi di potere per il potere a quelli altrui camuffandoli da diritti umani; ed e` anche individualista poiche` tramite la superbia della presunzione di essere e di potere per il potere, e per mezzo della pretesa di magistero universale cattolico, sdogana per i propri accoliti edonismo, egoismo, autoreferenzialità, e chi più ne ha più ne metta, pur di raggiungere i propri obbiettivi di potere per il potere.
Ho fatto un bel commento, lo hanno messo in moderazione e ora non si vede piu`. (Tipico)
rettifico: mi hanno passati il commento: grazie Uaar!
😀
“L’egoismo è una cosa (l’anteporre i propri interessi a quelli altrui), l’individualismo un’altra: l’anteporre i diritti degli individui alle limitazioni imposte dalla comunità.”
Vero, e la CCAR e` sia egoista che individualista, anteponendo i propri interessi a quelli di chi non e` clericale, ed anteponendo i diritti dei propri accoliti e correligionari alle limitazioni imposte dalla comunita` dei cittadini (per esempio la obiezione di coscienza cattolica negli ospedali, il privilegio dell’8×1000, ecc…).
OT X ADMIN mi dice che ci sono 9 commenti ma qua vedo solo il primo. Me lo fa anche in altri post!
Adesso li vedo tutti mumble mumble
Tra il nulla di un dio e la realtà di un Io, la signora sceglie come “misero” l’Io.
Forse una (ri)lettura della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non guasterebbe.
Evidente l’io della signora non è un granché e ha bisogno di una fiabetta di pastori del Sinai per non essere egoista.
La semiologa teista Giovanna Cosenza non si rende conto – ma dato il suo condizionamento confessionale dubitiamo sia in grado di farlo – che anche il “Dio” è un prodotto dell’”Io” sotto le pressioni della prassi esistenziale umana e le contraddizioni che questa attraversa.
Cara Cosenza, invece di cercare di assicurarti benefici e protezioni ecclesiastiche e di regime confessionalista per la tua carriera economica, prova a pensare a quanto sia antropizzato il carattere psichico – e a talvolta anche fisico – di questo “Dio”, prova a pensare come mai esistono tante versioni di questo “Dio” e tante interpretazioni (rigorosamente prodotte dal pensiero umano) per medesimi tipi di “Dio”, prova a pensare a quanto l’apicalità qualitativa costituente l’unicità che conferisci al tuo “Dio” ricorda i concetti del limite matematico o della progressione geometrica, cioè: la struttura pratica della razionalizzazione umana.
L’”Io” umano , sotto le pressioni contraddittorie della prassi sociale, ha creato “Dio” come propria versione speculare di onniscienza, potenza e liberazione: “Dio” è un prodotto ideologico. Le stesse pressioni, nel loro divenire storico, hanno portato l’”Io” a concepire il proprio superamento di “Dio”. Questo è evidente persino tra i credenti in “Dio”, poiché gli hanno tolto l’intervento immanente nelle attività umane, relativizzandone la presenza.
Il processo conoscitivo, che determina l’Io”, è sempre dotazione di una prassi determinata (da qui anche la varietà di valore d’uso dell’”individualismo”), la quale investe l’oggetto della conoscenza in termini non esclusivamente conoscitivi. Del resto, la stessa verificazione della conoscenza è possibile, in ultima analisi, solamente all’interno della prassi sociale.
Su quei cartelloni c’è scritto “io” e non capisco chi, forzatamente, chi legge egoismo o egocentrismo. Non c’è scritto.
La mia opinione su questa campagna è che abbia il suo valore, trovo abbia più significati e non tutti immediati, il messaggio può essere letto in chiave atea, in chiave umanista, non trovo sbagliato dire che la D cancellata è anche la D di dogma e soprattutto è un messaggio che richiama fortemente il trema della libertà di espressione. Però penso che abbia anche un punto debole che è stato descritto da un’utente del blog della prof.ssa Cosenza, col quale mi trovo abbastanza d’accordo.
correzione: “non capisco chi, forzatamente, ci legge egoismo o egocentrismo. “
@ MetaLocX
Quindi secondo l’utente che citi non ci si può dire antifascisti perché a qualcuno potrebbe venire in mente di diventarlo….
Non penso siano due cose comparabili. Il fascismo esiste, l’antifascismo sono quei valori che lo negano. Così come esiste il clericalismo e l’anticlericalismo. Non esiste Dio,o almeno non credo 😉 Però è vero che ci sono molti credenti “fai da te” che pensano a Dio poco o nulla e che se lo trovano su un cartellone che in altre circostanze semplicemente ignorerebbero. infondo anche la cattiva pubblicità è pubblicità e spesso la cosa importante è che se ne parli.
Non so bene come spiegarlo, non dico che in quanto atei non dobbiamo mai menzionare dio, dico che dobbiamo cercare di non renderlo predominante e in questa campagna penso abbia troppa rilevanza. O lameno questa è la mia opinione in merito ai pro e ai contro della campagna.
@ MetaLoCX
Non vedo una grossa differenza tra il fatto che una cosa esista o no, riguardo a ciò di cui si discute. Anzi, il fatto che non esista mi sembra un’aggravante.
Insomma se dico di non fumare va bene e se dico di non sragionare no?
E se me la prendo col malocchio figuriamoci?
Papa (ufficiale): Non compriendo porquè esta donna se lamienti del fatto de vivere senza D, proprio lei che es CO senza.
Segretario: Oddio mio.
Non ho mai capito perchè, a differenza di paesi come la Francia per esempio, l’ ateo viene spesso bollato in Italia come egoista ??!! Mi ricordo che ragazzetto i miei genitori avevano amici atei ( ex deportati politici di Dachau ) che erano totalmente dedicati agli altri e con una grande generosita . Mi ricordo aver portato de loro giovani amici tedeschi e che furono ben accolti ( benchè l’ ultima guerra era ancora storia relativamente recente ) . La signora mi spiego che ” Non si puo vivere con l’ odio nel cuore ” .
Ho conosciuto anche atei meno simpatici ma questa storia dell’ ateo egoista etc etc è di sicuro una leggenda metropolitana mandata in giro dalla Chiesa
La pubblicità è l’anima del commercio soprattutto quella contro la concorrenza ed i preti in quanto a commercio, se ne intendono bene.
Si, vabbè, ma quando, la signora, semiologa, Giovanna Cosenza, ha cercato o è riuscita a studiare STORIA ?
Od almeno ci faccia conoscere la ” sua storia e del suo Dio ” .
un ulteriore senza apostrofo!
ho scritto un commento per la signora cosenza invitandola a giudicare con la stessa sollecitudine gli spot della chiesa cattolica per l’otto per mille, sono curiosa di leggerla.
L’Io non ha nulla di misero, l’individuo e la sua libertà – parafrasando l’unico e la sua proprietà – sono il più alto pensiero riconoscibile, la specie umana e la vita esiste perché ognuno conserva sé stesso, non grazie alle religioni.
Ciascuna chiesa-religione pensa di rappresentare l’unica vera morale in quanto discendente direttamente da Dio, quel Dio che appunto rappresenterebbero, quindi è una morale che non si può discutere e non può essere soggetta alla critica di un io-coscienza-individuo pensante. Le religioni-chiese storicizzate hanno una strana concezione dell’etica, se una persona aderisce in modo acritico ai loro comandamenti in questo caso si tratterebbe di un io altruistico, se invece una persona si dedica al prossimo cercando di fare del bene, senza però seguire nessun comandamento ma semplicemente perchè sente di doverlo fare e questo proviene (e non può essere altrimenti) dalla propria intima coscienza individuale, allora in questo caso si tratterebbe di egoismo. In pratica quello che viene comandato o inculcato dovrebbe risultare più autentico di ciò che invece è sentito ed è fatto con convinzione e cioè proviene da se stessi. Oltretutto essere convinti di fare “sempre” del bene verso il prossimo semplicemente perchè si aderisce ad una religione o perchè si crede in Dio lo trovo di estrema superbia, la filantropia mossa dall’arroganza religiosa l’ho sempre trovata inquietante (anche gli inquisitori erano convinti di fare del bene).
Quoto!
Sul sito della professoressa più esperta di comunicazione dell’UAAR ci sono molti interventi critici nei suoi confronti.
Oltre a quello che ho già riportato nel thread “Atti di vandalismo”, quindi, ho aggiunto questo:
Professoressa, visto che è esperta di comunicazione, (e ne sa più dell’UAAR) vorrei farle notare che la sua non è piaciuta a molti, visti i commenti che puo’ trovare qui.
Grazie
“Io povero senza la D”?
E’ vero piuttosto il contrario: più arricchisci dio più impoverisci l’uomo!
Non si può dire di no.