Intesa Stato-Uaar: i commenti dalla terra della caciara

La notizia della sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso del governo sulla richiesta di intesa da parte dell’Uaar ha generato reazioni sgangherate non appena uscita. Nonostante le spiegazioni, nei giorni seguenti è stato anche peggio, come emerge da diversi esempi.

Il Giornale berlusconiano ha pubblicato una breve nota in cui sostiene che è “possibile che abbiano una formula atea con un altare dedicato alla dea ragione”. Sul quasi omonimo Il Giornale d’Italia, diretto da Francesco Storace, sfila invece la “logica” di Micol Paglia, che considera contraddittorie la sentenza della Cassazione e la richiesta della nostra associazione. L’articolista la butta a sua volta sulla “Dea ragione” ed è preoccupata che gli atei e gli agnostici vogliano “gli stessi diritti dei credenti”. Non sembra a conoscenza dell’articolo 3 della Costituzione. Su Avvenire è apparso il già citato trafiletto della rubrica “Controstampa” che etichetta l’Uaar come una “chiesa” e si chiede se “avranno sacerdoti di un non-dio”. Su Blitz Quotidiano si è invece espresso Riccardo Galli, che menziona la “Ragione” e tratteggia un “matrimonio ateo, celebrato da un sacerdote ateo” Ventila persino la possibilità di sposarsi “sotto lo sguardo di Minerva o giurando su un testo di Giordano Bruno”: una divinità e un religioso poi scomunicato e arso al rogo. Battute del genere, oltre a liquidare il discorso come poco serio, sono indice di una certa difficoltà nel concepire situazioni che esulino da culti e simili, segno evidente di una influenza profonda della religione nella forma mentis.

La sentenza in questione afferma solo che il governo non può cassare richieste a sua discrezione, ma deve entrare nel merito: quindi l’Uaar non ha sinora ottenuto niente di concreto. Il problema è che la nostra Costituzione e l’impianto giuridico scontano la tendenza a privilegiare il fatto religioso (macroscopica è la blindatura del Concordato nell’art. 7) e a non considerare atei e agnostici. Nel corso dei decenni non sono mancate sentenze che hanno finalmente contemplato l’esistenza dei non credenti, ma la strada per una pari dignità è ancora lunga. Dall’Europa arrivano importanti riconoscimenti e non si capisce perché per le religioni debba sussistere un regime privilegiato, mentre i non credenti rimangono cittadini di serie B.

Notiamo, specie tra i conservatori più clericali, una sorta di giochino. L’ateo è dipinto come una persona senza alcun principio o identità stabile, con estrema libertà e indipendenza da tutto e tutti: un personaggio da stigmatizzare, dunque. Ma la cattiva immagine che viene tracciata è propedeutica a ulteriori discriminazioni, perché è funzionale a negare anche la necessità di organizzazioni che creino socializzazione o lo tutelino. Una sorta di legittimazione dello status quo perché tronca qualsiasi possibilità di unirsi e agire. Quell’individualismo estremo spesso contestato come difetto diventa un valore quando fa comodo: ovvero quando si tratta di zittire i non credenti o renderli inattivi. Altrimenti si diventa una “religione”: basta far balenare questo spettro per inibire anche numerosi non credenti e suscitare in loro una reazione pavloviana di disgusto.

The Combat of Mars and Minerva

E poi dicono che Dawkins ha torto quando parla del meme: talvolta basta un fraintendimento (voluto) o una battuta per diffondere nell’opinione pubblica un’idea totalmente distorta della realtà, che tende a replicarsi perché ripresa come un refrain in maniera del tutto acritica da legioni di commentatori, i quali si fanno passivo veicolo piuttosto che interrogarsi su quanto ci sia di fondato. In Italia scontiamo, anche tra gli anticlericali e i non credenti, uno strisciante condizionamento del pensiero religioso che genera antipatia per qualsiasi realtà abbia un minimo di struttura e organizzazione, etichettata come “chiesa” senza andare a indagare le differenze, o per sentito dire. Salvo poi lamentarsi della radicata influenza della Chiesa e dei condizionamenti in tutti gli ambiti, chiedendosi come mai ciò sia possibile. E senza rispondersi che ciò è anche dovuto al fatto che i non credenti non agiscono in maniera compatta e costruttiva e con la dovuta consapevolezza, magari riducendosi a soddisfare il proprio ego nel sentirsi superiori ai credenti a suon di condivisioni di vignette su Facebook o con uscite caustiche disperse nell’oceano di bit, o atteggiandosi a solitari alfieri dell’ateismo nel proprio paesello. Oppure non facendo nulla, sostenendo che non c’è nessun problema, che tutto va bene (madama la marchesa) e domandandosi perché siamo così attivi: salvo poi lamentarsi per l’ora di religione del figlio o per il confessionalismo in politica. Risultato? Si fa sempre il gioco del clericalismo.

Molti non hanno compreso, o non vogliono comprendere, che richiedere gli stessi diritti di una confessione religiosa per tutelare i non credenti non significa esserlo. Significa pensare in grande per avere davvero pari dignità e tutele rispetto agli altri cittadini che trovano una sponda nelle confessioni religiose, per combattere contro le discriminazioni e per la laicità. Questo i rappresentanti dell’associazione spiegano anche sul recente numero di MicroMega. Come hanno fatto gli omosessuali, che con un movimento di massa partito da Stonewall sono arrivati al matrimonio gay e non sono diventati di certo etero. Come le donne oppresse da logiche maschiliste e patriarcali, che con il femminismo e la mobilitazione di piazza hanno ottenuto importanti conquiste come la riforma del diritto di famiglia, il divorzio, la possibilità di interrompere una gravidanza e autodeterminarsi, ma non sono certo diventate uomini. O come gli afroamericani, che hanno lottato contro la segregazione razziale con figure come Rosa Parks e Martin Luther King, ottenendo diritti e opportunità sociali: non hanno cambiato il colore della pelle e uno di loro, Barack Obama, è diventato presidente degli Usa. Di certo il cambiamento non riguarderebbe solo gli iscritti all’associazione, ma tutti i cittadini, credenti o meno. Tra l’altro l’Uaar già fornisce a tutti i propri servizi, senza pretendere l’esibizione della tessera o facendo lo screening sulla religione professata.

Volendo guardare ai fatti, ci si rende conto che le richieste dell’Uaar non sono così bislacche. In sede europea il Trattato di Lisbona stabilisce la parità tra organizzazioni umaniste e chiese e in Belgio, Olanda e Germania le associazioni di non credenti hanno già da tempo ottenuto delle Intese, perché ne viene riconosciuta la funzione di tutela dei diritti e di rappresentanza per atei e agnostici. Stessa cosa per l’assistenza morale non confessionale nelle strutture come gli ospedali, praticata addirittura da decenni. Diversi sono anche i paesi che hanno legalizzato i cosiddetti matrimoni umanisti, e se ne discute in numerosi altri, come la Gran Bretagna, dove il fenomeno è in forte crescita. Recentemente persino nella cattolicissima Irlanda hanno ottenuto riconoscimento legale. Si vanno sempre più diffondendo poi funerali laici, un’esigenza diffusa per elaborare un lutto nei casi di scomparsa di persone che non volevano cerimonie religiose.

È ovvio che l’Uaar, essendo un’associazione, punta a dar voce e unire le forze dei non credenti, proprio per superare certi stereotipi di asocialità, narcisismo ed egotismo, ma nel rispetto della libera e critica individualità di ognuno e senza imporre una linea dottrinaria, con un approccio pragmatico. Figuriamoci se si tratta di istituire un sacerdozio o un culto. L’Uaar vuole pari diritti: la strada maestra è l’abrogazione degli articoli 7 e 8 della Costituzione, Concordato e Intese. Visto che nessuno sembra disponibile a questo passo, l’associazione ha percorso una strada alternativa, avanzando la richiesta di un’Intesa. Totale indisponibilità anche in questo caso. Eppure nessuno rileva la patente discriminazione: si preferisce invece sbeffeggiare i discriminati. I potenti si divertono del resto così, da che mondo è mondo.

Se è possibile pensare che molti giornalisti non siano al corrente di tutto questo (e questo ci fa sorgere dei dubbi sulla loro professionalità) è difficile “credere” che ad Avvenire vivano su Marte: in questo caso vien da pensare che siano proprio in mala fede. Buttarla in caciara è una vera e propria ars italica, a cui si ricorre sempre quando non si hanno argomenti. Del resto paga: ci sono stati atei che ci hanno attaccato perché credevano che volessimo realmente edificare un culto a Minerva o alla dea Ragione. Purtroppo la già enorme sproporzione nelle rispettive capacità mediatiche viene ulteriormente rafforzata dalle condizioni in cui versa un paese in cui non sono diffuse né la capacità di analisi di un testo né lo spirito critico, e dove regna un diffuso provincialismo che impedisce di guardare poco oltre il proprio naso. Senza che nessuno voglia intervenirvi. Vi sembra così strano, che nessuno voglia farlo?

La redazione

29 commenti

fab

“estrema libertà e indipendenza da tutto e tutti: un personaggio da stigmatizzare”
Certo diventa un po’ difficile ricattare qualcuno su cui non hai potere; i potenti in generale e quelli di destra in particolare sono orripilati all’idea che qualcuno non appartenga al gregge. Se ne facciano una ragione, non tutti sono giuseppi.

Tiziana

la mia domanda è: potrà ancora l’uaar partecipare a dibattiti e scrivere qualcosa sulla importanza dell’abolizione del concordato? grazie

MetaLocX

Notiamo, specie tra i conservatori più clericali, una sorta di giochino. L’ateo è dipinto come una persona senza alcun principio o identità stabile, con estrema libertà e indipendenza da tutto e tutti: un personaggio da stigmatizzare, dunque.

Il giochino mi sembra semplice: dire come il “vero ateo” dovrebbe comportarsi, stereotipare l’ateo dipingendolo spesso come un indifferente o stigmatizzandolo per poi attaccarlo quando non rientra in questo stereotipo.
Ma anche far si che quando l’ateo chiede, legittimamente, che lo stato non discrimini tra cittadini credente e cittadini non-credenti, gli si risponda che senza queste discriminazioni l’ateismo diverrebbe un culto.

Questo è il comportamento di chi sentendosi al di sopra delle critiche crede di avere sempre ragione, non accetta il dissenso e si sente in diritto di negare o ridimensionare la libertà di espressione degli altri.

Federix

Quando non si hanno “buoni motivi”, ci si aggrappa alle “magre scuse”.
Quando non si hanno nemmeno “magre scuse”, ci si aggrappa alle falsità.

Serlver

L’italia, si sa, è il paese di bastian contrari di professione: se fai A, perchè hai fatto A, se fai B perchè non ha fatto A. L’inno d’Italia dovrebbe essere sostituito dalla canzone “Pietre” di Gian Pieretti.

FSMosconi

Non mi stupisco che dai clericali di destra spuntino fuori i classici cliché reazionari e irrazionalisti… su Storace c’avrei messo la mano sul fuoco.

whichgood

Ammesso che l’ateismo sia una religione (solo per accontentare questi adoratori del gran Feticcio) mi piacerebbe che esprimessero pubblicamente il loto ripudio verso le altre religioni come lo fanno in questo fantomatico caso. Perchè non dicono chiaro e tondo che gli ebrei non meritano alcuna intesa con lo Stato?, sarà perchè hanno paura di entrare in merito alla discriminazione ?.

gmd85

Io mi stupisco sempre di come ci mettano in mezzo la discriminazione dei credenti. Secondo quali implicazioni logiche, non si capisce. Due sono le cose: o velano il fatto che, per loro, l’unica libertà di espressione è quella del credente o temono che a essere discriminato sia solo l’aspetto economico 😆

luca

io sono ateo e iscritto all’uaar.
In questa battaglia appoggio pienamente l’associazione.

Se un giorno ci sarà una intesa sarò strafavorevole anche alla ripartizione dell’otto per mille.

Gli atei che hanno attaccato l’associazione per quella bufala dei templi di minerva, o sono dei troll, oppure degli atei deficienti.

Solidarietà e plauso all’Uaar. Nonostante la pochezza dei mezzi siamo grandi.

whichgood

Ho comprato il numero di MicroMega (un po caruccio ma è valso la pena) e gli articoli sull’ateismo sono impeccabili e come detta il titolo anche belli.
La verità è che si vuole nascondere la questione con battutacce da bar sport. Stile Berlusconi, il popolino si diverte e distrae con partite di calcio e battute da bar sport. Ma ad un certo punto anche i più incalliti tifosi del Milan si ressero conto di cosa nasconde il sorrisso del gran Buffone. La verità è che quando compare il Papa in tv la gente cambia canale o se ne infischia calmorosamente. Inutile continuare a servire la solita minestra clericale, neanche i credenti ne possono più.
Infischiamocene dei solit Buffoni e aspettiamo la risposta ufficiale dello Stato italiano.

Stefano Grassino

Aspetti la risposta di uno stato buffone? Ricordati che siamo il paese dell’avvocato azzeccagarbugli.
Qua se non arriviamo alla CEDU, sempre che legalmente il percorso ci possa portare fin là, non risolviamo nulla.

demos

Secondo me, la vera domanda che si pongono è:
Se l’UAAR ottiene una intesa con lo Stato, la sede dell’UAAR, e la sede dei circoli sul territorio, saranno anche loro esentati dal pagamento dell’IMU?
Se no, si rende evidente una ulteriore discriminazione nei confronti delle associazioni religiose, se si, la gente potrebbo cominciare a pensare che le associazioni religiose hanno troppi privilegi (magari).

Manlio Padovan

Ciò che stupisce di più me, è il fatto che non si prenda per buona la ragione generale (ed astratta?) della sentenza della Cassazione; ragione che è chiarissima e principio di una vera democrazia: come può in democrazia un potere affermare che è per il no (o per il sì) senza darne ragione? Sarebbe posizione contarddittoia e troppo comoda, ingiusta tout court. Qui è evidente la grande malafede di quei commentatori.
Di Amato ho già scritto in altro post e certo non ha mai avuto attitudine agli studi di giurisprudenza: forse, come capita sempre a quelli che pur intelligenti non hanno attitudine, conosce bene le formule anche senza averle capite.

Diocleziano

Dio non è morto: non è mai esistito.
È la chiesa che è morta, ma finge di respirare ancora.
È solo godendo di privilegi che può far credere di avere un ruolo.
Ogni parificazione con altre organizzazioni è sentita come una sminuizione.
E in effetti lo è rispetto allo status artificiale che si sono creato.
Se ne facciano una ragione: un giorno sarà strappata la tenda e, come il mago di Oz,
saranno spu††ana†i.

francesco

Vai Diocleziano facci vedere tu come strappi la tenda alla Chiesa….perchè il tuo omonimo circa 2000 anni fa ha fallito miseramente..ahah

Titti

Rispondo a Engy ed a Milamber: abbiamo “esportato” la mafia! Un ottima ragione per prenderci la delinquenza, anzi, mettiamo caso che venga per l’ennesima volta derubata, o peggio, lo accetterò in nome di quel torto che devo espiare perchè l’Italia ha la mafia ecc. ecc. Engy, vai tu, nei paesi di provenienza di questi emigranti, vai e vediamo l’accoglienza che ti riservano, mi raccomando eh, poi facci sapere!

Milamber

@Titti
Non capisco ‘sto “salto della quaglia”, potevi rispondermi di la (se scrivi il mio Nick difficilmente non lo noto)
Non era quello che ho scritto io! Io non giustifico la delinquenza, solo evidenzio che non è una prerogative degli immigrati. Sei stata derubata da un immigrato? E quindi ritieni di poterli punire tutti? Io sono stato derubato una sola volta, In italia capita. Seono entrate in casa ingannando mia madre e si son fatte qualche centone… a ma erano due ragazze (donne) e pure italiane… cosa dovrei dire? dar ragione ai mariti violenti? Direi di no, giusto?

Titti

Se ti ho risposto in questo post, è perchè nell’altro erano state bloccate le eventuali risposte….in pratica era stata chiusa la discussioni, io ho fatto il salto della quaglia, ma tu mi vai di palo in frasca, ma che ci azzeccano i mariti violenti? Perchè mi devo sentire in colpa, se ci sono paesi che affamano all’inverosimile la popolazione? O credi che sono stata io ad affondare i barconi o a fare da scafista? Se tu hai un figlio affamato, ed un bambino lontano parente affamato, a chi pensi prima? Siamo obiettivi, e dai!

Milamber

@Titti
I mariti violenti c’entrano quanto gli immigrati c’entrano con quelli che ti hanno derubata, visto chi chi ha derubato me erano due donne italiane, mi sembrava si capisse. Era un modo figurato per dire che il razzismo è un’arma a doppio taglio. Tu hai un figlio affamato o è un modo figurato per giustificare l’ultima sparata di Boso?

Milamber

@Titti
Aggiungo che la frase che tanto ti ha alterato “abbiamo “esportato” la mafia!” (non è una citazione letterale, vedo) era una battuta. Infatti scrivevo: “Ok, questa è una battuta, non è colpa mia, e penso nemmeno tua, se l’itelia ha esportato prima la mafia (epoca proibizionismo sugli alcolici), e la ‘ndrangheta poi (epoca proibizionismo sule altre droghe), ma serve a correggere il paradigma.”.
(L’ho riportata letterale, con anche gli errori), evidentemente ho fallito. Mi arrendo, non è la prima volta che mi capita “toccando” certi valori.

Ermete

Il fatto è che un Paese come il nostro, tra i primi nelm ondo come mafie, ha sempre bisogno di serbatoi di microcriminalità da utilizzare…un tempo erano i tossici o, spesso nell’immaginario da luogo comune, i meridionali emigrati al nord, oggi sono gli stranieri.
Finchè non si risolve il discorso-mafia (discorso che non tocca solo l’ordine pubblico ma anche la gestione dei loro affari legali, dunque l’economia) cambieranno i microcriminali ma è atto di fede pensare che possa finire la microcriminalità.
Finchè c’è un macro così forte, è illogico pensare di poter eliminare il micro…che siano italiani, stranieri o…marziani! 🙂

Lino

Capisci di avere vinto una discussione quando i tuoi avversari ti accusano di essere esattamente come loro (in questo caso, una chiesa).

ANCIA LIBERA

la questione può essere risolta a mio avviso nel seguente modo:
poichè da ateo pago le tasse come un religioso allora ho gli stessi diritti e doveri del credente. puntoo e capo !

maximi

Bellissimo e toccante editoriale.
Complimenti alla Redazione.
Questa è a mio avviso la strada maestra che deve percorrere l’Uaar.

Commenti chiusi.