Le scuole religiose che discriminano devono essere finanziate dallo Stato?

La domanda non sembri retorica, avendo già elencato le tante ragioni per cui è opportuno che lo Stato non finanzi le scuole private. Tra queste, però, quella che a noi dell’Uaar preme maggiormente è il rispetto del principio costituzionale di laicità dello Stato. Due casi avvenuti all’estero permettono di illustrarlo meglio.

In Australia, le scuole private religiose possono attualmente espellere gli alunni gay, facendosi scudo con i propri principi di fede che ostracizzano gli omosessuali. Questo andazzo può avere gravi ricadute in un’età di passaggio come l’adolescenza. I legislatori stanno cercando di rimediare per evitare il dilagare di discriminazioni, ma vengono criticati dai gruppi religiosi più integralisti. Il deputato indipendente Alex Greenwich, eletto nello stato del New South Wales (che comprende Sidney) e attivista gay, ha presentato un progetto di legge per abolire le eccezioni di cui godono le scuole private religiose. In modo da applicare anche in quel contesto le norme del New South Wales Anti-Discrimination Act che vietano l’espulsione sulla base dell’orientamento sessuale.

Da parte cattolica Ian Baker, direttore esecutivo della commissione che gestisce queste scuole private, ammette che qualche espulsione di gay c’è stata. L’esenzione di cui godono gli istituti religiosi sarebbe però  “esercitata con grande cautela e considerazione”, non per “punire” ma “per proteggere i diritti di quelle famiglie che mandano i loro figli” in certe scuole. Ovvero per far contenti i genitori omofobi, magari terrorizzati dalla prospettiva che i loro figli conoscano dei gay, si cacciano omosessuali e lesbiche. La posizione di alcuni gruppi religiosi è di mantenere i privilegi dell’esenzione per difendere la propria “libertà di religione”. Len Hain, che rappresenta le scuole ebraiche, ritiene però che estendere anche a quelle religiose le disposizioni previste dalla legge contro le discriminazioni non comporti “alcuna limitazione pratica o l’imposizione di un qualche onore concreto”.

Ci si interroga anche in Australia se le realtà religiose, che ricevono sussidi pubblici o agevolazioni, possano essere esentate da ciò che si chiede a chiunque altro. Di recente il Parlamento australiano ha esteso la legge contro la discriminazione sessuale anche a tutte le persone lgbt, ma concedendo larghe eccezioni alle istituzioni religiose.

scuola

Un altro caso che fa riflettere sulle pratiche attuate dalle scuole religiose è esploso in questi giorni in Francia. Manon — nome di fantasia — una ragazza di quindici anni che frequentava una scuola privata cattolica di Thoinville viene stuprata a fine maggio durante una gita con la classe a Berlino. L’istituto l’ha quindi espulsa assieme a due compagne, dopo alcune settimane, motivando il provvedimento con la violazione delle regole che genitori e studenti avevano sottoscritto prima di partire, in particolare il divieto di uscire dalla camera dopo le 22 e di consumare alcoolici.

La ragazza era infatti uscita a chiacchierare nel corridoio dell’albergo con due amiche, in un’area dell’ostello non riservata alla classe. Lì incontrano un ragazzo conosciuto poco prima, che le invita in camera. Ma lì ci sono anche altri suoi amici, che fanno bere le ragazze e quindi violentano Manon. Il fatto viene denunciato e si indaga, ma il consiglio d’istituto approva all’unanimità l’espulsione della giovane, puntando frettolosamente a lavarsene le mani: forse più interessato a salvaguardare il buon nome della scuola che a venire incontro alla vittima. La famiglia ha presentato ricorso amministrativo, giudicando eccessivo il provvedimento.

Le scuole pubbliche sono scuole di tutti, permettono l’incontro e la condivisione a prescindere dall’appartenenza della famiglia; le scuole confessionali invece sono scuole di parte, concepite quali ghetti identitari che promuovono differenziazioni anche tra i più piccoli. Non stupisce quindi che le scuole confessionali abbiano valori di parte e che, tra questi, vi sia anche un atteggiamento diverso, se non discriminante, nei confronti di alcune categorie (gli omosessuali) o comportamenti (le relazioni sessuali), solo per restare agli esempi proposti. Ma pensiamo anche all’insegnamento dell’evoluzionismo, sotto attacco soprattutto nelle scuole degli Usa dove si pretende di affiancarlo all’indottrinamento biblico.

Lo Stato moderno, laico e democratico, non può non essere universalista e deve considerare tutti i cittadini uguali, a prescindere da come si comportano e da quali idee hanno. Non ci può dunque essere contrasto più stridente. Se lo Stato combatte settarismo e discriminazioni, non può contemporaneamente finanziare le strutture che li promuovono. Una semplice questione di coerenza, dunque, da cui non si può scappare facendo appello alla “libertà di religione”.

La redazione

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