Reddito, benessere e religiosità

Negli ultimi anni sono aumentati gli studi su religione e non credenza riguardanti diversi aspetti della vita. E spesso accade che contribuiscano a smentire, dati alla mano, luoghi comuni propagandati dagli apologeti della religione. Solitamente si crede che la religione sia un potente antidoto alla depressione e un buon ricostituente per l’autostima e la salute psicologica: ma anche questa idea risulta più difficile da sostenere quando si esce dal campo dell’aneddotica, quella per intenderci dei depressi “convertiti” che abbondano sulle riviste di gossip. Si tende anche a sovrastimare il contributo della fede all’economia.

Una recente ricerca pubblicata su Psychological Medicine su più di 8mila persone nell’arco di un anno e su sette paesi smentisce l’assunto secondo cui la religione favorisce la salute psicologica e costituisce un’antidoto alla depressione. Anzi, secondo questa ricerca la depressione ha colpito il 10,3% dei fedeli, a fronte del 7% dei non credenti. E quelli più credenti paiono più soggetti a questi problemi rispetto ai fedeli più tiepidi. I dati variano da paese a paese, ma in Gran Bretagna i credenti hanno avuto tre volte il rischio degli altri di sperimentare un episodio di depressione. Per gli autori, quindi, “non c’è alcuna prova che la religione operi quale freno per prevenire la depressione dopo un evento grave nella vita”. Inoltre, “i risultati non supportano l’idea che una concezione della vita religiosa e spirituale migliori il benessere psicologico”.

Un altro recente studio focalizza invece l’attenzione sul rapporto tra reddito, autostima e religiosità. Ne parla una ricerca dell’università Humboldt di Berlino e di quella di Southampton, con un questionario su più di 187mila persone di 11 differenti culture religiose. Lo studio parte dal dato (suffragato da un’abbondante mole di evidenze) che un maggior reddito è legato a un migliore equilibrio psicologico. Aggiunge che la dottrina contribuisce a migliorare l’autostima di chi vive intorno o al di sotto della soglia di povertà, ma anche che gli insegnamenti pauperistici della religione danneggiano quella di chi non ha particolari difficoltà a sbarcare il lunario. Quindi, mentre permette di sopportare meglio la povertà, la religione peggiora l’attitudine di chi sta meglio a livello economico, probabilmente perché tende a colpevolizzarli. È nota la retorica cristiana del denaro “sterco del demonio”, che demonizza la ricchezza e svaluta moralmente il ricco, fin dal Vangelo. Gli autori concludono che con il declinare della religiosità il beneficio del reddito sull’equilibrio psicologico potrebbe aumentare ulteriormente. La religione può essere per certi versi utile ai più poveri, ma fino a un certo punto. Forse lo stesso benessere assicurato dall’effetto placebo.

elemosina

Difficile dire quanto queste conclusioni possano impattare sulla macroeconomia. Il sociologo Max Weber sosteneva che lo “spirito” del capitalismo sia originato dall’etica della riforma protestante e che quindi i paesi luterani si siano potuti sviluppare meglio rispetto a quelli cattolici e ortodossi. Ma questa tesi alla prova dei fatti non è precisa, e altri sembrano essere i fattori in gioco: il livello di istruzione, per esempio, o una concezione religiosa che favorisce una certa disciplina in aspetti della vita utili all’imprenditoria o che incoraggia allo studio. L’accento sul grado di istruzione è stato posto da una ricerca dell’università di Warwick, generalmente più alto tra i protestanti. Nel confronto economico tra nazioni a maggioranza protestante o cattolica giocano ancora, nonostante la secolarizzazione, idee che hanno un sottofondo religioso: in particolare nell’attitudine critica che ha la Germania verso i paesi cattolici riguardo l’integrazione nella moneta unica.

Ma al di là di queste speculazioni, il dato rilevante è che il Pil è più alto nei paesi secolarizzati, dove si registra anche un alto indice di felicità. Non sorprende, proprio perché c’è una positiva correlazione tra felicità e benessere, con buona pace degli esponenti religiosi che tendono a esaltare la povertà come pura e felice. Anche papa Francesco sembra battere questa strada, tanto che secondo indiscrezioni la sua prossima enciclica si intitolerà Beati pauperes. Nonostante l’ostentazione di pauperismo, la storia delle religioni è sempre stata legata al denaro — quantomeno per la capacità di mobilitare persone e quindi capitali. Un testo come Il mercato di Dio di Philippe Simonnot offre diversi spunti interessanti, anche per leggere in chiave economica lo sviluppo delle religioni, la loro capacità di integrazione con il sistema sociale e produttivo (o improduttivo).

Non si può per esempio negare che l’impianto feudale e la manomorta ecclesiastica hanno sicuramente costituito un freno allo sviluppo, tanto che la pubblicistica ottocentesca accusava di “parassitismo” e inefficienza i vertici religiosi. Non era l’unico freno: i soldi investiti nella costruzione di chiese invece che in servizi utili a tutti (ma che ora diventano poli d’attrazione per il turismo), o le decime imposte ai contadini, che ne peggioravano la situazione già precaria. Ancora oggi, in Italia, i costi della Chiesa gravano per oltre sei miliardi sui conti pubblici. Ci sembra dunque che sia soprattutto la laicità a costituire un volano, anche perché gli stati etici che discriminano le minoranze non rendono felice chi ne fa parte e non lo invogliano certo a impegnarsi per la costruzione di una società più florida. E questa costituisce una – se non la principale – ragione del crollo dei paesi ex comunisti, che pure non si basavano su un’ideologia religiosa.

La redazione

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27 commenti

serlver

“È nota la retorica cristiana del denaro “sterco del demonio”, che demonizza la ricchezza e svaluta moralmente il ricco” quando, ovviamente, non sono i suoi! Perché non mi sembra che il clero abbia tanto a dispezzo la ricchezza e gli ori che li circondano, anzi…

MASSIMO

“È nota la retorica cristiana del denaro “sterco del demonio”, che demonizza la ricchezza e svaluta moralmente il ricco, fin dal Vangelo. ”

….azz…. questa se la leggono i dirigenti dello IOR si fanno certe risate….

Francesco S.

Il denaro non compra la felicità … ma aiuta.

Non so se gli stati a più alto PIL siano i più felici. Se è vero che esiste una relazione tra felicità e ricchezza questa non è solo nel valor medio di ricchezza ma anche nella “dispersione” di quest’ultima. Il capitalismo ne alza il valor medio ma ne riduce la dispersione , gaussiane alte e strette di “felicità”.

La cultura e lo stato sociale allargano le gaussiane, rendendole meno ripide, una riduzione di “felicità” per alcuni ma più “felicità” per molti.

Si sa che l’oppio si da agli infelici, meno sono gli infelici meno “oppio” e necessario.

serlver

misurare la felicità sul PIL per me è fuorviante, non è quanto sono sono ricco a dirmi quanto sono felice, ma la possibilità di poter soddisfare, volendo, i miei desideri.

Diocleziano

Ho il sospetto che le due cose vadano di pari passo,
ricchezza e soddisfazione dei desideri. 😎
Certo nessuno può dire se sei felice in base alla tua ricchezza,
abbiamo l’esempio di un ricco che vive da disperato;
ma penso che i soldi, per essere abbastanza, devono avanzare.

Federix

In alternativa al perverso PIL (che aumenta anche in caso di disastri naturali perchè aumenta la compravendita di case, il prezzo degli interventi per la sicurezza ambientale, ecc., e aumenta anche semplicemente in caso che Tizio venda una cosa a Caio e poi Caio la rivenda a Tizio allo stesso prezzo), è stato proposto il BIL = Benessere Interno Lordo, ma non sembra che i politici, e tanto meni gli economisti, ne tangano conto…
http://it.wikipedia.org/wiki/Benessere_interno_lordo

Frank

La prossima enciclica di papa Francesco si intitolerà “Beati pauperes”.

Papa Umile: Ho siempre adorado Walt Disney.
Segretario: Mah….?

Otzi

Quello di papa Francesco è populismo conservatore, una marca sempre nuova di tinta bianca utile per ritinteggiare i sepolcri vaticani. E a proposito dell’ostentata vocazione alla povertà del nuovo Francesco, vescovo di Roma, ecco queste sue parole: “Come diceva san Josemaria (il santo dell’opus schei!) sicuramente la povertà porta all’uomo un tesoro sulla terra”. Non occorre tanta fede per crederlo!!! Anche perchè il povero Cristo rincalza: “Non accumolate tesori sulla terra”. Dateli al suo povero vicario! E anche le povere vedove tirano fuori l’ultima monetina….

Diocleziano

Se il grande impostore seguisse quello che predica, dovrebbe mordersi la lingua almeno cento volte al giorno. Non gliene resterebbe abbastanza per leccare un francobollo.

whichgood

“Non accumolate tesori sulla terra”

Infatti, nello IOR e nelle chiese i tesori riposano su altari, casseforti, dietro muri blindati, vetrine blindate, e tutti sorvegliati da sistemi di allarme, mai sulla terra.

RobertoV

In un’intervista riportata in Germania, ma che non ho visto in Italia l’attuale papa si era definito un peronista.
Non è mai stato vicino alla teologia della liberazione.

Halftrack

Se la ricchezza non dà la felicità … figuriamoci la miseria!
Comunque, visto che nel nostro paese circa l’80% dei cittadini si dichiara credente e battezzato si può ragionevolmente pensare che circa l’80% dei depressi sia credente e, anche, circa l’80% dei suicidi, dei corrotti, degli stupratori ecc. ecc.
Oneri e onori della maggioranza.

alessandro pendesini

Ringrazio la redazione per la chiarezza e pertinenza dell’articolo

Infatti l’effetto “benefico” della religione (quando esiste) non oltrepassa l’effetto placebo ! I credenti monoteisti non hanno i “problemi” degli atei, ma altri, quelli correlati alla loro religoine !…..
Molti credenti sono convinti che la religione -la loro ovviamente- puo’ riconfortare i loro discepoli. Ma studi relativamente recenti condotti da psicologi (B.J. Deacon, J.S.Abramowitz, David Tolin, 2008), hanno potuto dimostrare che, ad esempio, i protestanti -convintissimi della loro ortodossia- manifestano dei disturbi o sintomi ossessivo-compulsivi con una maggiore incidenza % rispetto agli agnostici (non praticanti) o atei !
Quindi ritenere che la religione possa essere un “antidoto” (oltre l’effetto placebo), ad esempio per depressivi (come dice giustamente l’articolo), ma anche possa migliorare il benessere psicologico, mi sembra non solo discutibile ma anche dubbio. Che io sappia, nessun studio razionale ha potuto dimostrarlo. Personalmente la considero come una propaganda clericale illusoria e infondata……
Idem per i ricchi. Moltissime persone sono convinte che possono gioire della vita grazie alla ricchezza. Basti vedere quanta gente (molti più credenti che atei !) spende soldi con la speranza di vincere alla lotteria ecc.. Ho personalmente letto aneddoti di persone che hanno vinto notevoli somme, ereditato beni di una certa entità (conosco gente di questo tipo), non ho mai notato ho letto che questi abbiano una vita migliore di persone non ricche o relativamente povere; anzi, molte volte è proprio il contrario che capita….
L’uomo ricco o povero che sia, non puo’ evitare la bipolarità (un ecquilibrio a volte armonioso, ma sovente “caotico”, tra piaceri e dispiaceri), cosi come l’insoddisfazione cronica dovuta alla natura umana, ma puo’ solo modularla o cercare di inibirla. Forse i soldi in questi casi, come in certi stati patologici, potrebbero essere di un certo aiuto, a patto che il cervello non sia affetto da squilibri nevrotici, o psicotici, cioé deliri e allucinazioni…..

Ermete

La domanda interessante e l’indagine da fare per me sarebbe una: è la religiosità ad impedire lo sviluppo economico di un Paese, o viceversa una serie di cause di economia politica ne impediscono lo sviluppo e la religiosità rimane forte come ‘oppio dei popoli’ (nel senso meno spregiativo e più profondo in cui lo scrisse Marx se si legge il passo, mentre la vulgata ne ha fatto un insulto) ?
Non ho dati nè evidenze di ricerca, ma penso che nel mondo umano le cose non siano mai così strettamente consequenziali, ma, se vogliamo, più dialettiche, per cui penso che se un primo mancato sviluppo c’è stato per motivi strutturali e dunque la religione è rimasta forte come consolazione degli strati più poveri, essendo un fenomeno diffuso socialmente in qualche caso ha influito sulla mentalità generale e sui costumi contribuendo a peggiorare la mobilità economica e sociale.
Devo dire però che si tende a riflettere poco sul fenomeno degli USA, che secondo me spiazza un po’ questi studi: uno Stato ipersviluppato e ipertecnologico che ha sacche di enorme laicità ma che è però la capitale mondiale del pericoloso ed aggressivo fondamentalismo neovangelical, con larghi numeri, grossi capitali ed esportazione in Africa o Sud America di predicatori che condannano i gay, negano l’evoluzione e invocano crociate mondiali…una sorta di contraltare ricco dell’islam, per dire uno slogan che come tutti gli slogan è semplificato; allo stesso modo Israele che è Stato sì formalmente abbastanza laico, ma in cui la religione ebraica è fortissima è egualmente uno Stato molto sviluppato economicamente e come infrastrutture, dove spesso i poveri sono i cittadini israeliani di etnia palestinese (oppure gli ebrei neri venuti da Etiopia e Sudan, i beta israel o falasha), ma in cui la religiosità, ebraica musulmana e cristiana, è comunque un fattore sociale notevole.
D’altra parte abbiamo Repubblica Ceca e Cina, dove c’è una forte percentuale di ateismo, che non sono paradisi di benessere, ma anche in questo caso ciò può dipendere dalle peculiari esperienze storiche e politiche dei due Paesi, e non direttamente all’ateismo, che in quei luoghi si è diffuso più per imposizione del comunismo che per diffusione sociale ‘naturale’ del sentimento laico e del pensiero ateo o comunque non religioso tra le masse.
Per cui, forse, se non mi sbaglio in quel che dico, qualcosa nello studio sulla correlazione tra ricchezza, sviluppo, istruzione -che c’è sia in USA (per chi può permetterselo, ma spesso i neoevangelicals sono WASP e non minoranze etniche povere), sia in Israele- è stato posto in modo non preciso.

Tiziana

io penso che la religiosità, in particolare il cristianesimo che contempla il perdono , porti ad una sorta di rassegnazione.. e anche una certa tendenza a delinquere.
ovviamente le mie convinzioni non sono suffragate da testi e ricerche (credo) . con l’esperienza alla sora lella mi risulta che tra i 16 condomini del mio palazzo l’unica che ha fatto questioni per pagare le 220 euro del montascale per un invalido (non obbligatorie) sia stata una che dice di andare a messa tutte le mattine. Problemi di soldi non credo, più o meno credo che siamo sullo stesso piano economico tutti e 16.

Francesco S.

A delinquere non credo, forse rassegnazione. Tutti i miei parenti stretti sono cattolici e nessuno di loro ha tendenze a delinquere. Forse la tendenza a delinquere prevale nell’alto clero o quelli che fanno i cattolici per convenienza politica, ne è pieno il parlamento.

Personalmente preferisco criticare la dottrina religiosa non i fedeli, che considero nella maggior parte vittime di un condizionamento culturale, da cui non è sempre facile liberarsi.

Federix

@ Tiziana
Forse quella tale che va a messa tutte le mattine è rimasta senza soldi perchè li ha dati quasi tutti al furbissimo prete? 😉

Ermete

Io invece penso che molto dipenda dal tipo di società in cui la religiosità si esercita: una medesima religione in due società a diverso sviluppo industriale da vita a fenomeni differenti…sono cattolici sia molti spagnoli che molti austriaci che molti ugandesi, per dire in rapidissima sintesi e con un esempio evidente cosa intendo.

Federix

http://www.presepioelettronico.it/Public/data/emila/201054231645_presepe%20palestinese1.jpg

Chiesa, 2mila miliardi di immobili nel mondo – Il Sole 24 ORE
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-15/chiesa-2mila-miliardi-immobili-082813.shtml?uuid=Ab3cTeUH

Come si dice in questi casi? “Ne ha fatta di strada”??? 👿

Però:
“E’ più facile che un cammello passi per una cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli”
(ah, la coerenza… questa sconosciuta ai “cristiani”!!!).

RobertoV

Sarei cauto nel collegare reddito, benessere e religiosità, perchè in fenomeni complessi vi sono sempre più cause ed è sempre difficile generalizzare i risultati.
Va, però, detto che all’interno del mondo cristiano non vi sono nazioni ortodosse ricche e tra quelle cattoliche solo Belgio e Austria eccellono, nazioni con storie particolari. A queste va aggiunta anche la Baviera che è il Land più ricco della Germania (ma anche li la quota dei cattolici è ormai attorno al 53%, anche se resta un feudo della cattolica CSU, come ribadito anche alle elezioni locali di due settimane fa). Per il resto sono nazioni protestanti o con storia protestante (oggi molto secolarizzate) ad eccellere, sia come PIL che con gli indicatori di benessere e sviluppo umano.
Va detto che come aveva indicato Weber mentre la chiesa cattolica è sostenitrice del concetto del giusto reddito, situato storicamente molto in basso ed abbia sempre preferito un mondo aristocratico e contadino, più facile da controllare da una ristretta elite (per la quale valgono altre regole) e più stazionario e si sia opposta in passato ad una diffusione della cultura anche alle classi povere (ed alla democrazia) per il timore di non poterle poi controllare, in campo protestante, la responsabilità e libertà individuale si è meglio adattata alla rivoluzione industriale.
In campo protestante la capacità di generare ricchezza è considerata un dono di dio, ma da mettere al servizio degli altri. Quindi nella versione iniziale avrebbero dovuto redistribuire il tutto, cosa che non è mai stata fatta. Ed infatti l’interpretazione è stata modificata nel dovere morale di fare beneficienza, cosa che si vede fare da miliardari protestanti. Ed i protestanti sono stati i primi a porsi il problema dell’istruzione per tutti, anche perchè funzionale alla loro religione.
Però adesso le cose stanno cambiando ed emergendo nazioni con tradizioni religiose differenti come Giappone, Corea del Sud, Cina ed India.
Leggevo che i Giapponesi hanno una religiosità molto formale e pratica, cioè sono amanti dei riti e mischiano riti di varie religioni, utilizzandoli in modo “scaramantico”. Ed i livelli di istruzione presso giapponesi e sud-coreani sono i più elevati (anche i Russi, come eredità del passato recente, non certo per merito della chiesa ortodossa, visto che a fine ‘800 il 90% della popolazione era analfabeta).

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