Intese sempre più larghe e sempre più democristiane

Il governo di Enrico Letta è salvo, con il voto di fiducia anche del Pdl che ha cambiato rotta dopo gli iniziali affondi di Silvio Berlusconi. Dalla giornata di ieri esce un governo che potenzialmente può durare fino al 2018, se non ci saranno altre marette tra le componenti che lo sostengono. E che ha una base dove il contributo degli ex democristiani è risolutivo: il gruppo di dissidenti Pdl che vede Angelino Alfano e Roberto Formigoni, Scelta Civica con Pierferdinando Casini e Mario Monti, la componente cattolica del Pd che ha tra gli esponenti lo stesso Letta e Dario Franceschini. Tutto questo nonostante gli elettori abbiano votato altrimenti, dando vita a un Parlamento potenzialmente meno clericale dei precedenti. Il baricentro, complice l’instabilità politica del dopo elezioni e la necessità di non far cadere il governo, sta spingendo al compromesso i centristi come ai tempi della Dc.

Tutto questo nonostante i democristiani non siano affatto la maggioranza tra Camera e Senato. I laici del Pdl che pure non mancano, come fanno intuire le posizioni di Giancarlo Galan e persino di Sandro Bondi, hanno proferito immolarsi per Berlusconi. Quelli di Scelta Civica, come Benedetto Della Vedova e Irene Tinagli, sono ormai ininfluenti su certi temi. Mentre quelli del Partito Democratico sembrano paralizzati dalla spregiudicatezza di Matteo Renzi in vista del congresso e hanno quindi preferito dare il sostegno per la presidenza-bis a Giorgio Napolitano e poi al governo Letta. Il Movimento 5 Stelle, che è l’unico al momento ad avere una componente laica visibile, come dimostrano le iniziative su omofobia e obiezione di coscienza selvaggia negli ospedali, ha troppa paura di incidere per incidere veramente.

letta-alfano

Da ieri sono quindi determinanti personaggi come il plurindagato Formigoni, gli integralisti Lupi e Roccella e Giovanardi, il Borghezio democristiano, la cui scia clericale è molto lunga (tra le ultime, le posizioni contro le leggi sull’omofobia e sul matrimonio gay). Un cambiamento di rotta nell’assetto politico che risponde a quanto preteso dai vescovi con ripetuti appelli alla “stabilità” politica. Solo pochi giorni fa il segretario generale della conferenza episcopale, Mariano Crociata, ha ribadito un appello per non turbare le large (e clericali) intese. Anche Avvenire, quotidiano dei vescovi, in un commento aggiungeva che “serve che una certa parte della magistratura eviti di arroventare il clima con iniziative dirompenti e non necessarie”. Alcuni giornali evidenziano il contributo dietro le quinte anche della Chiesa a favore del governo: su Il Messaggero si parla de La tela della Chiesa per salvare l’esecutivo, mentre lo speciale de Il Fatto Quotidiano Tv sul solerte impegno degli ambienti dentro e fuori il Parlamento per sostenere l’esecutivo fa dire che “è l’ora dei cattolici”.

Viste le premesse, anche questa legislatura si sta dunque rivelando un’occasione laica sprecata in nome della “ragion” di Stato, come già si intuiva mesi fa. Del resto, il concetto di “Ragion di Stato” è stato ideato da un gesuita, Giovanni Botero, per giustificare e promuovere strategie politiche a sostegno della Controriforma.

La redazione

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22 commenti

gmd85

Un’altra baracconata. Che non risolverà comunque una mazza in tema di occupazione e crisi e che continuerà a piegarsi ai desiderata d’oltretevere.

stefano

non me ne frega un carajo di questi schifosi che fanno finta di litigare, piuttosto vorrei sapere come fate voi dell’uaar a scrivere che questo governo è potenzialmente più laico del precedente; io vedo i soliti democristiani, fascisti e leccapiedi assortiti che fanno a gara a chi per primo bacia la mano al prete di turno.

claudio285

il Parlamento, non il Gov.
Comunque come avevo previsto a suo tempo ci stiamo sempre di più avvicinando alla formazione della repubblica confessionale, una repubblica neoguelfa che vedrà anche in costituzione un riconoscimento formale di alcune istanza cattoliche che mettano al riparo la legislazione da possibili “deviazioni laiciste”, e che sarà dominati da due grandi partiti di destra cattolica (con alcune piccole differenze tra loro – PD e PDL) e una progressivo spostamento dei cittadini dalle scuole pubbliche a quelle paritarie e una completa dominazione cattolica in tutto ciò che è sociale e sanitario.

gmd85

Timore legittimo. Ma penso anche che l’opinione pubblica, su alcune tematiche, si sia un po’ svegliata e continui a essere schifata dai politucoli. Solo che abbiamo la tendenza ad agire non prima di essere arrivati sull’orlo del baratro.

stefano

@claudio285

ho letto benissimo 😀 e ho usato il termine governo perchè se avessi usato parlamento avrei detto una scemenza in quanto non esistendo più nessuna opposizione, a parte quella ignorata ed ostracizzata del m5s, decade il termine per mancanza di uno dei due antagonisti che dovrebbero comporre un parlamento democratico infatti maggioranza e opposizione sono ormai una cosa sola, cattolica e indissolubile.

Francesco S.

Comunque all’opposizione non c’è solo M5s, che sicuramente è il gruppo più consistente.

Poi sulla laicità di tale partito ho dei dubbi, si tratta di un partito di protesta che raccoglie dal complottaro dei chip sotto pelle a diversi ad alcuni scienziati e persone assennate, ma difficilmente può fare qualcosa di più che un ruolo di controllo sugli sprechi, quando si fa politica bisogna anche avere anche un’omogeneità di idee che al M5s manca, quella che è letta dalla redazione non è paura, ma impossibilità di agire in un verso o nell’altro, causa la base disomogenea, daccordo solo sul controllo degli sprechi e che “Grillo è il mio pastore, non manco di nulla”.

whichgood

In un paese normale personaggi come Formigoni o Borghezio non solo non mettono piede in Parlamento ma nemmeno per strada. Ma si sa, lo ha ribadito il Papa ultimamente: la Chiesa è formata da peccatori. E con questa banale scusa infantile tutto il resto merita perdono, anche l’omicidio, l’odio razziale, la truffa aggravata, peculato, ecc, ecc.

Federix

Formigoni, Borghezio, ecc. ecc. … E non può mancare nella lista il più “impresentabile”: Berlusconi, che tra l’altro è da tempo deriso ed esecrato quasi dal mondo intero oltre che da molti Italiani: http://www.societacivile.it/memoria/articoli_memoria/dossier_economist.html
Quanto a Dell’Utri, cofondatore di “Forza Italia 1.0”, nell’ultima puntata di “Report” è stato riferito trovarsi non in galera come meriterebbe, ma a Santo Domingo con passaporto diplomatico (!!!).

Francesco

Registro con soddisfazione che dall’UAAR comincia ad arrivare il conto economico (sebbene assai parziale e a piccoli report contingenti) di una Italia che è già in un baratro clericale che non ha precedenti neppure nel 20ennio fascista.
In quegli anni infatti, Stato e Chiesa -seppur solidali- erano agguerriti concorrenti su certe porzioni della torta, come l’indottrinamento infantile e il consenso conformista, e dunque entrambi caparbiamente presenti sul territorio con le proprie istituzioni.

Da una 30ina di anni a questa parte, ovvero dall’inizio della spregiudicata ed ideologica gestione polacca, col determinante apporto del ventennio berlusconiano (Berlusconi che, col battesimo nella banca Rasini, sarebbe figlio del matrimonio affaristico tra Mafia e Chiesa), l’Italia è preda di ripetuti e crescenti attacchi all’economia, alla politica e al potere (del consenso) mediatico.

Nell’articolo pubblicato da poco, su Assisi e la polizia di Stato, si fa riferimento alla polizia religiosa presente in Arabia Saudita. Era ora… E’ ora che ci si renda conto che la sicumera con la quale i cosiddetti “laici” si trastullano nella certezza di appartenere ad una civiltà aperta ed evoluta, li lasci guardare con occhio meno mediatico e più oggettivo la nostra realtà.

In Iran circa il 40% dell’economia passa dalle mani del clero, un clero che tristemente, ma palesemente, tiene l’iran sotto il tacco opprimente della teocrazia.
Ma se guardiamo in casa, troviamo che quasi un quarto del valore immobiliare su suolo italiano è di proprietà clericale; il Sole24ore stima -precisando che si tratta di una stima al minima, giacché è impossibile una conta esatta- in 1.500 miliardi di euro il valore immobiliare in mano alla Chiesa, mentre lo Stato italiano (lo Stato!) ne possiede 300 milardi, appena un quinto delle proprietà clericali.
E’ poi ovviamente impossibile calcolare il giro d’affari delle numerosissime e spesso molto potenti associazioni confessionali. Ma basterà ricordare come Formigoni ha gestito la regione più ricca d’Italia, come fosse il suo personale orto.
La politica di penetrazione del Vaticano nella finanza e nel settore bancario è a crescita esponenziale.

La penetrazione nella sfera strettamente politica ha ridisegnato prima i partiti, totalmente assoggettati al mondo Vaticano ed ai preti intraprendenti e affaristi. Da loro, dai partiti, emerge un quadro istituzionale desolante, privo di idee e di iniziative, se non quella di mantenere il posto, farsi e fare dei (grossi) favori, e per il resto attenersi ai diktat vaticani. Finanche sollecitandole queste direttive, come mostrano i (pochi) particolari emersi dall’archivio Gotti Tedeschi.

Infine lo sconfinato potere mediatico. A nord del mediterraneo per domare le masse non si usano i fucili, o i cannoni e neppure il gas. Si fa ricorso volentieri a manganelli e galere, ma solo quando alla riduzione degli individui in massa, attraverso il loro massacro mediatico, sfugge qualche fastidiosa spina vacante.

In questo momento non esiste uomo sul pianeta che abbia, come qui in Italia, una copertura mediatica pari ad un decimo della propaganda esistente a favore di Josè Mario Bergoglio. Appena apparso era già sui binari di un palese culto della personalità. Con lui è in atto la costruzione di un idolo per tutti e per ognuno. Un uomo per il quale è risibile preconizzare la rapida santificazione, perché vi era destinato alla sua elezione, La sua icona già affianca quella di K. Wojtila nelle case e nei bar d’Italia.
Una operazione mediatica spudorata e tanto più facile in quanto poggia su binari collaudati e oleati (quelli utilizzati nel trentennio polacco), con il supporto di finanziamenti che vanno ben al di là delle pur notevoli ricchezze ecclesiali (vedi i 50 milioni di dollari prelevati dalle tasche dei cittadini brasiliani per la prima Kermesse di Bergoglio all’estero) e conta pure su reverenze politiche che non hanno ritegno e neppure frontiere.

Tutto quanto -troppo- detto fin qui vuole richiamare l’attenzione sul fatto che le poche conquiste ottenute in nome dei diritti individuali, in Italia, come nell’intera sfera geografica cristiana (cosiddetta occidentale) non può difenderla nessuno per noi.
Il potere di definire e ridefinire quelle conquiste è già nelle mani di personaggi che non gradiscono l’individuo, se questo non si fa “strumento di un disegno superiore”. Se quest’individuo non è mera molecola della massa è senza meno da correggere, in un modo o in un altro.

Stiamo dunque in guardia, e non facciamoci pie illusioni.
Se un po’ di ironia e autoironia non guasterà mai, si spera anche che questi pochi decenni di benessere, di democrazia e diritti conquistati, non ci abbia del tutto rammolliti.

claudio285

@FRancesco,
Anch’io sono tra quelli che ritiene che l’Italia sia a rischio teocrazia, una teocrazia blanda, basata sulla mediazione ecclesiastica degli affari economico-finanziari, selezione della maggior parte della classe politica (sia a livello locale che politico) e intermediazione/intervento diretto nel legislativo (CEI come corte di cassazione delle leggi, come filtro sulla correttezza cattolica delle leggi).

Io problema è: che fare?
Come posso evitare che, ormai non io, ma i miei figli vivano in uno stato teocratico, sebbene blandamente teocratico?

Dobbiamo solo stare accorti? Denunciare? O non è forse giunto il tempo di dare il tutto per tutto?
Basta una campagna trita e ritrita sui – per altro giustissimi – referendum? Non è possibile individuare forme di lotta contro quella che è, e che sarà sempre di più, non una semplice ulteriore diminuzione del grado di laicità di una nazione, ma che sarà diminuzione della democraticità di una nazione, perchè non c’è democraticità senza laicismo. Almeno senza assolutamente nemmeno un grammo di laicismo.

Se qualcuno ha delle idee, sarebbe bello discuterne

Francesco

caro @claudio285,
“Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte; ma dubito, ancora che io vivessi molto, non ne vedere alcuna; uno vivere di repubblica bene ordinato nella cittá nostra, Italia liberata da tutti e’ Barbari, e liberato el mondo dalla tirannide di questi scelerati preti” [cit. Guicciardini]. Sono passati 5 secoli e abbiamo ben poco da sperare anche noi, come il Guicciardini allora, che ciò accada.

Il tuo invito al “che fare?” non è stato raccolto da nessuno qui. Credo che, con tutto ciò che di positivo fa l’UAAR, e sempre con maggiore presenza e convinzione, non sia l’organismo adatto ad organizzare, promuovere e difendere la cittadinanza laica dallo strapotere clericale. E’ un presidio, fondamentale, ma non sufficiente.
Sarebbe necessario un organismo politico, com’è stato il partito radicale tra gli anni ’70 e i primi anni ’90, fino all’inflazione dello strumento referendario. Ma il PR è affondato nel protagonismo del simpatico Pannella ed ha esaurito la sua parabola politica senza lasciti significativi.

Delle idee, generali, più che particolari, ce le ho, ma non ho come scriverle e descriverle in questo spazio. Mi riservo di farlo altrove e di lasciare qui un segnale.

Buona domenica. Atea.

claudio285

Caro Francesco
Mi basterebbe un terzo di ciò che chiese Guicciardini, e quando ho chiesto che fare mi aspettavo che nessuno rispondesse. Però tu hai risposto. Premettendo che non avevo in mente l’uaar che fa tutto il suo possibile e va bene così, mi permetto di rimanere in attesa di leggere qualche tua idea (di modo che poi tu ti sentirai in obbligo di leggere le mie :D)
saluti

Frank

Papa: Anche por Berlusconi sta bien la frase “Sic escort gloria mundi”.
Segretario: Transit non escort…. Santità.
Papa. Como sei suscetible, siempre de una ford se tratta.

Frank

P.s.

Papa: E poi quelo iera Marrazzo non Berlusconi.
Segretario: Vedo che continua a persistere.

Bruno Rapallo, apostata e ateo

In tema di “Intese sempre più larghe e sempre più democristiane”, vi riporto nel seguito il testo integrale, alquanto ironico, pubblicato sul Manifesto alcuni giorni fa dal mio concittadino giornalista e docente universitario, prof. Pierfranco Pellizzetti.
In passato aveva criticato anche duramente varie iniziative dell’UAAR che riteneva poco incisive in quanto di pura e semplice testimonianza e alcune, secondo lui, persino controproducenti.
Personalmente non ho mai condiviso queste sue critiche e almeno in un’occasione ho avuto modo di discutere con lui le nostre ragioni, ma comunque ritengo che un giornalista che scrive articoli di simile feroce ironia sia di fatto un nostro alleato, pur nella diversità di opinioni su singole questioni di strategia.
Buona lettura e buon “divertimento” (si fa per dire, il quadro delineato è così desolante e realistico che se avessi 30 anni di meno avrei voglia di emigrare in Finlandia o in Norvegia !); favolosa comunque la definizione di “chierichetti con le zanne” per certi aspiranti neo-democristiani ….

da “Il Manifesto”: I gemelli diversi del PD

È diventato un luogo comune dire che ci stiamo “ri-democristianizzando”.
Uno scioglilingua che pone alcuni interrogativi sul come e sul chi.
Non sul perché, visto che questo eterno ritorno avviene all’insegna del “non ci sono alternative”; quanto per mezzo secolo fu il vero punto di forza della Democrazia Cristiana D.O.P.
Ora come allora, è stato lasciato campo libero ai “chierichetti con le zanne” (il premier Letta jr. con il suo vice Alfano, ma anche il candidato in pectore alla rifondazione mediante rottamazione Renzi), ultimi virgulti delle parrocchie del potere; ossia la rete avvolgente della presenza cattolica nel politico e nel sociale.
Eccoli – dunque – piantare i loro paletti nella desolazione di un quadro politico che sta desertificandosi; mentre la parola “alternativa”, molto anni Settanta, si rivela l’eterna chimera: purtroppo l’ “Altra Politica”, tra protagonismi inconcludenti (Ingroia) e attivismi narcisistici (Grillo), non riesce ad attivare progettualità di rifondazione civile, sociale ed economica; per fortuna l’ex-Cavaliere barricato nel bunker di Arcore conferma l’inevitabilità della sua uscita di scena con l’evidente schizofrenia dei messaggi che emette.
Sicché restano solo loro, i post/neo/democristiani. Forti di quella straordinaria capacità illusionistica con cui i loro padri spirituali ammansirono destre xenofobe e sinistre di lotta, affondando tutti e tutto nel calderone centrista.
In effetti, quando nel 2007 nacque il Partito Democratico dalla fusione tra gli eredi dell’Ulivo prodiano – gli ex PCI e dintorni raccolti nel PDS e i sopravvissuti della Sinistra democristiana (con l’aggiunta di qualche converso ex laico) della Margherita – qualcuno disse che, in base ai rapporti numerici tra contraenti, nella cucina della politica si stava sfornando il “pasticcio tra un cavallo e un’allodola”; in cui il sapore equino avrebbe cancellato ogni altra traccia, stante la forza (seppure residuale) degli eredi del partito di Togliatti e Berlinguer.
Chi lo disse non teneva conto di due fattori: l’anagrafe, che gioca a favore dei “margheriti”, e la superiore capacità politica dei meno rispetto ai più.
Alla lunga questo si è verificato puntualmente: forte di antiche tecnologie del potere interiorizzate nel proprio DNA, la componente cattolica si è fatta un boccone dei cosiddetti “giovani turchi” (gli Andrea Orlando, i Matteo Orfini…); ben presto relegati dalla quotidianità in una marginale dimensione da “vecchi otto_mani”: in quanto pronti ad afferrare posti, ma sempre con addosso il tipico grigiore di chi è invecchiato precocemente nei corridoi opachi delle nomenclature burocratiche.
Difatti ora rimangono in campo soltanto Matteo Renzi ed Enrico Letta; politicamente due gemelli siamesi destinati all’inevitabile destino dei “fratelli coltelli”: danzano sulla stessa piastrella, sicché – per la legge dell’impenetrabilità dei corpi – uno deve per forza espellere l’altro. Impensabile un team tra loro e perciò mai se ne è parlato. Ma il corpo di ballo a cui fanno entrambi riferimento per imbastire i loro show è proprio identico ? Si potrebbe dire sì e no.
Sia Renzi che Letta ipotizzano la “reconquista” dell’elettorato finito sotto le insegne berlusconiane, invertendo lo slogan di Alcide De Gasperi “il PD è un partito di sinistra in marcia verso il centro”.
Su questo concordano; così come non paiono in grado di risolvere il problema conseguente, che neppure si pongono: come tenere agganciato l’elettorato progressista. Tema che li lascia indifferenti, vista la loro intima natura conservatrice (l’aggettivo “moderato” che tanto piace loro, in politica non significa niente, al massimo sta a indicare un aspetto caratteriale). Forse ritengono di recuperarlo giocando sulla leva dell’illusionismo, che hanno dimostrato di manovrare con una certa perizia: il premier raccontando da due mesi la favola de “la crisi è finita”, il sindaco martellando con successo la panzana del “rinnovamento che si riduce a una carta d’identità”.
Dove – invece – sembrano differenziarsi è nella scelta dei perimetri in cui giocare le rispettive partite per la presa del potere: Renzi sceglie il campo del PD, facendo appello all’opportunismo di un ceto dirigente interessato soltanto alla propria sopravvivenza (i vari Franceschini). Letta, diretto erede del tesoretto delle “grandi intese”, potrebbe rivolgersi alla più vasta platea dell’intera diaspora democristiana, in parte migrata nel partito di plastica berlusconiano, la cui tipologia perfetta è l’Alfano. Guarda caso, da tempo non era dato riscontrare una sintonia ai vertici di governo come quella tra premier e vice nel durare per il durare (antica arte democristiana), avviluppando nelle proprie reti le vecchie guardie dei rispettivi partiti. Operazione che riporterebbe nell’area “centrista” un po’ di ciellini (Lupi, Mauro), ma anche una pattuglia di conversi ex-laici radical-socialisti (Quagliariello, Sacconi).
Sicché: il destino di morire democristiani è certo. Il dubbio è come.
Pierfranco Pellizzetti

gmd85

Peccato che il concetto di chiesa povera di Bergoglio, sia solo quello di andare fra i poveri. Se non si attiva sul serio, il suo è un predicare bene e razzolare male. Concordo con il resto e con l’altro articolo.

Sarà il cambio di stagione O_o

Engy

Massì, sarà quello.
Io sto bene al freddo, quindi …
Andrà a finire che diventeremo amiconi, hai visto mai ?? 🙂

dv64

Che dire, ringraziamo della svolta clericale la santissima duità Grillo&Casaleggio, se solo avessero voluto l’ala filoclericale del PD sarebbe stata zittita per la ragion di stato a cui i nostri politicanti tengono di più, anche più delle indicazioni dei preti: la poltrona.

FSMosconi

Be’, in questo caso direi che, sapendo che ora il gruppo è relegato proprio nell’alternativa un tempo negata, la vecchia DC si è semplicemente ben ri-organizzata ritirando al solito a campare. Nil novi sub sole. 🙁

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