Gli edifici di culto, diminuire la sicurezza per soddisfare gli interessi?

Tra i tanti privilegi di cui godono le Chiese, c’è anche quello apparentemente secondario della deroga alle norme di sicurezza, valide invece per altri edifici come le scuole. Se a cattolici e fedeli di altre religioni può non disturbare riunirsi in locali senza estintori, uscite di sicurezza e altri accorgimenti (anche se c’è da domandarsi quanto siano realmente consapevoli dei maggiori rischi che corrono), il problema si pone invece quando, per esempio, una scuola organizza eventi in un luogo di culto o precetta gli alunni per assistere alla messa. Come spesso ci viene segnalato. Non solo si assiste quindi alla violazione dei principi base della laicità, ma non valgono le regole di sicurezza come quelle per la capienza massima o la presenza di estintori in luoghi frequentati da bambini e anziani.

Dove nasce l’eccezione? L’articolo 831 del codice civile prevede che i beni degli enti ecclesiastici siano soggetti alle norme del codice “in quanto non è diversamente disposto dalle leggi speciali che li riguardano”. Di solito, le leggi speciali (siano esse il Concordato o le Intese) svincolano il concetto stesso di edificio di culto dall’urbanistica. La materia, specie in tema di finanziamenti e permessi edilizi, è regolata spesso a livello regionale e comunale. Per esempio, la Regione Lombardia ha stabilito che anche per gli edifici di culto sia necessario un permesso dell’amministrazione. Una disposizione nata, in realtà, per affrontare la questione dei centri di cultura islamica, talvolta situati in capannoni industriali e che attraverso il cambio di destinazione d’uso potevano eludere controlli urbanistici e di sicurezza e abitabilità.

Nel 2010 il Consiglio di Stato ha stabilito che, pur rientrando fra gli obblighi dei Comuni il concedere spazi adeguati per le esigenze religiose, questi debbano integrarsi rispettando vincoli urbanistici (come il piano regolatore) e di edilizia (come la sicurezza). Ma la decisione del Consiglio di Stato, che pur rappresenta un autorevole precedente, non fa purtroppo legge. E va tenuto presente che sono innumerevoli i contenziosi amministrativi in corso proprio sul punto della sicurezza/abitabilità di nuovi edifici di culto di confessioni che non hanno stipulato Intese (i cosiddetti “culti ammessi” di fascista memoria).

candele

I luoghi di culto non rientrano nemmeno tra le attività soggette ai controlli di sicurezza antincendio. I controlli, infatti, sono obbligatori per le attività elencate nel decreto ministeriale 16 febbraio 1982, che non accenna a questi edifici, che non hanno quindi neppure una norma di riferimento. Come se non bastasse, sulla base del decreto ministeriale del 10 marzo 1998 i locali che non sono elencati nella disposizione già citata sono classificati automaticamente a “basso rischio”. Quindi, a meno che (caso improbabile) non abbiano centrali termiche oltre i 116 kW, non sono soggetti ai controlli di sicurezza antincendio né fanno riferimento a norme specifiche.

In genere, nella prassi vengono individuate come attività soggette a rischio quelle  elencate nel decreto ministeriale del febbraio 1982 e nel decreto del presidente della Repubblica 151 del 2011, che introduce nuove categorie di strutture soggette a controlli. A questo punto sembrerebbe che anche gli edifici di culto debbano avere il CPI (Certificato Prevenzione Incendi), ma… sembrerebbe e basta. Nella risposta ai quesiti per i locali di “pubblico spettacolo” si chiarisce infatti che “non sono locali di spettacolo e trattenimento secondo i chiarimenti contenuti nella circolare n. 52 del 20 novembre 1982, punto 4.1” e “pertanto non sono compresi nel punto 83 del D.M. 16 febbraio 1982”. Ma sono “fatte comunque salve le disposizioni contenute nell’art. 15, punto 5 del D.P.R. del 29 luglio 1982, n. 577″, che disporrebbero anche per le chiese alcuni adempimenti di legge per il certificato di prevenzione incendi.

Lo sappiamo, gli italiani sono allergici a un lungo elenco di disposizioni di legge. Così come sappiamo che a far notare che per le chiese non vale ciò che si pretende alle altre strutture si passa – tanto per cambiare – da guastafeste. A noi però interessa che i cittadini (tutti, credenti e non) siano consapevoli non solo che il loro Paese discrimina gli edifici in base a criteri ben poco degni di uno Stato sedicente laico, ma anche che, entrando in quegli edifici, le norme di sicurezza che li tutelano altrove non sono più vigenti. Senza mettere in discussione in alcun modo la loro libertà di entrarci, ovviamente.

La redazione

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26 commenti

tommasow

Ma pechè buttare i soldi in attivtà di prevezione? Gli edifici dove si riuniscono i “fedeli” non sono AUTOMATICAMENTE sorvegliati dalla divina provvidenza ?

🙂

ALESSIO DI MICHELE

Pare, anzi, che facilitino molto il ricongiungimento a dio: ad esempio omettendo le porte tagliafuoco.

Stefano

@ tommasow

church security expert Carl Chinn says churches and other ministries were the scenes of 135 deadly force incidents in 2012, a 36 percent increase from 2011
😉

untizio

Tutto il mondo è paese. Quando sono stato in Giappone in tutti i templi che ho visitato non ho visto neanche l’ombra di un estintore, in compenso sopra i tetti c’erano delle cose che io avevo scambiato per decorazioni a forma di scarpe dorate mentre in realtà erano delle rappresentazioni di pesci che servivano come protezione magica contro gli incendi

Frank

“Gli edifici di culto, diminuire la sicurezza per soddisfare gli interessi?”

“Edifici di culto, tolte le serrature nei bagni dei bambini.”

cartman666

occhio Uaar, non facciamo come Tafazzi, se dovessimo far adeguare le chiese alla 626, saremmo noi contribuenti a pagargli il conto delle spese.
Lasciamo tutto cosi’ com’e’, tanto se succede qualcosa noi non ci andiamo di mezzo.

untizio

Tanto anche se succede qualcosa siamo comunque noi che dobbiamo pagare i lavori di ripristino.

giuseppe

Tra i tanti privilegi di cui godono le Chiese, c’è anche quello apparentemente secondario della deroga alle norme di sicurezza, valide invece per altri edifici come le scuole.

A conti fatti é una falsità. Lo stato di degrado in cui versano le scuole statali é sotto gli occhi di tutti, mentre quelle cattoiche brillano.

nightshade90

….solo perchè i soldi altrimenti destinati alle scuole pubbliche vengono dirttotati costantemente verso il privato (cattolico), che così a quanto pare non è mai a corto di fondi (mentre il pubblico spesso manco ha i soldi per riparare le porte….)

comunque la tua obiezione è fallace: per legge TUTTE le scuole sono tenute a rispettare le norme di sicurezza (a differenza delle chiese). il fatto che lo stato poi ne approfitti per sgarrare nelle sue (tanto è sempre lo stato a controllare, e le eventuali multe le dovrebbe pagare a sè stesso) non cambia che tale legge ci sia

tommasow

Ovvio, con amministrazioni Statali, Regionali, Provinciali, Comunali, più preoccupate del voto parrocchiale che dell’ incolumità del ragazzi, di più non si può pretendere.

Comunque, come ha detto cartman666, alla fin fine che i luoghi di culto siano sottratti alle norme di sicurezza, è un falso problema perchè BASTA NON FREQUENTARLI !!

🙂

gmd85

@giuseppe

A parte il fatto che hai riportato uno stralcio in cui si parla dei privilegi e delle deroghe per le chiese (da capire perché non debbano rispettarle, poi) e non uno stralcio sulle condizioni delle scuole, se quelle statali ricevessero la metà dei finanziamenti che incamerano le private la situazione sarebbe ben diversa. Tra l’altro, sono sicuro che tu abbia girato tutte le scuole cattoliche d’Italia per poter fare un’affermazione simile, vero?

lucman

Adesso faccio il giuseppe al contratrio.

La chiesa è corruzione e delinquenza di potere incontrollabile.
La mafia a confronto è delinquenza minorile.

Renditene conto quando parli di mafia…..

RobertoV

Dovrebbe dimostrarlo dati alla mano, non con semplici affermazioni come al solito.
L’indagine sul livello d’istruzione di due anni fa aveva evidenziato che le scuole cattoliche offrivano di meno, meno attrezzature, minore qualità dell’insegnamento.
E chiudono le scuole disinteressandosi degli studenti e scaricandoli sullo stato quando non ci guadagnano più, come successo di recente a Milano.

Tiziana

però quando poi c’è un terremoto o un alluvione è lo Stato l’ue e gli sms dei cittadini generosi che rimettono in piedi gli edifici.

giuseppe

Tiziana scrive:

giovedì 14 novembre 2013 alle 10:10

però quando poi c’è un terremoto o un alluvione è lo Stato l’ue e gli sms dei cittadini generosi che rimettono in piedi gli edifici.

Dopo la protezione civile, in questi casi di disgrazie la chiesa é sempre la prima ad intervenire con le sue strutture ( caritas in testa) uscendo soldi di tasca propria e assistendo le persone. Basta informarsi correttamente.

RobertoV

La protezione civile e l’esercito non sono la caritas. Quanti soldi mette realmente la caritas, un po’ di dati mai vero, sempre meglio millantare?
E’ sempre molto brava a farsi pubblicità e a fare un po’ di elemosina e a guadagnarci quando girano parecchi soldi tipo in Abruzzo.

Dan Gurney

La cultura cattolica trasforma anche il verbo “uscire” da intransitivo a transitivo? Lo dobbiamo considerare un miracolo?

giuseppe

lucman scrive:

giovedì 14 novembre 2013 alle 13:42

Adesso faccio il giuseppe al contratrio.

La chiesa è corruzione e delinquenza di potere incontrollabile.
La mafia a confronto è delinquenza minorile.

Questo tipo di paragoni esprimono palesemente solo la malafede di chi li proferisce. E quanti leggono senza i paraocchi si fanno una idea ben precisa dello spessore culturale di certi membri dell’uaar. Grazie, con il tuo intervento aiuti la gente a non sbattezzarsi. Continua cosi e ci renderai sempre un grande servizio.

giuseppe

Continua pure a parlarti da solo, tanto non attacca. Ogni tanto amo ricordartelo per poi riprendere ad ignorarti beatamente.

Stefano

@ giuseppe

Continua pure a parlarti da solo

O rispondi a gmd85 e allora sei tonto o parli da solo e allora sei tonto.

giuseppe

Ecco l’avvocato difensore correre subito in difesa dell’amico. La tempistica é tale, come pure lo stile, che fate pensare di essere la stessa persona.

gmd85

@giuseppe

Se fossimo la stessa persona gli Ip risulterebbero gli stessi e i commenti verrebbero bloccati. Quale sarebbe la tempistica? Gomblottoh 😆

Seriamente, prenditi una pausa.

Stefano

@ giuseppe

bx fate pensare di essere la stessa persona. bxx

Ma certo giuseppe, siamo la binità.
Tanto ca,zata più o ca.zata meno per te fa lo stesso…

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